alge prova 2
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1. Nel sistema scolastico il termine "dispersione": è oggi sostituito da "selezione". include la sottocategoria della selezione. sostituisce quello di "selezione". è sinonimo di "selezione". 2. Oggi il minor tasso di dispersione degli allievi è accompagnato da: una maggior qualità formativa. una qualità formativa che è rimasta stabile. una più scarsa qualità formativa. una qualità formativa maggiormente dipendente dagli allievi. 3. Per controllare il problema della dispersione, la scuola avrebbe dovuto adottare un modello valutativo: coerente con il contesto economico. coerente con il contesto sociale. che consentisse di non bocciare. premiante per gli allievi più meritevoli. 4. La "cultura della valutazione" riguarda: un cambiamento delle pratiche didattico-docimologiche. un'innovazione del modo di adoperare le strategie didattiche. l'introduzione di nuovi strumenti osservativi. un cambiamento della formazione professionale dei docenti. 5. Il problema della dispersione: è sistemico, poiché riguarda diversi fattori. è sistemico, poiché riguarda l'intero sistema scolastico. ha un unico fattore rilevante, cioè gli allievi. ha un unico fattore rilevante, cioè i docenti. 6. La relazione Gardner ha inteso: Comprendere le difficoltà del corpo docente. Comprendere le difficoltà degli allievi. Comprendere la qualità dell'istruzione. Comprendere la qualità dell'organizzazione scolastica. 7. Nella relazione Gardner si è sostenuto che. L'America è in pericolo in ragione di una politica accademica mediocre. L'America è in pericolo in ragione di una bassa qualità dell'istruzione. La scuola deve cambiare tutti i suoi programmi. La scuola dimostra di essere oramai una realtà superata. 8. Dalla relazione Garner è emerso che l'illetteratismo. è un feneomeno che coinvolge buona parte dei paesi avanzati. è un fenomeno che coinvolge tutt le scuole dell'America. è legato alla disuguaglianza delle opportunità. è legato al merito scolastico. 9. L'illetteratismo possiamo considerarlo. una forma di regressione alfabetica. una forma di regressione intellettuale. una patologia culturale dei giovani di oggi. una patologia culturale dei giovani del passato. 10. La causa principale dell'illetteratismo sembra essere. la scuola e, nello specifico, l'eccessiva burocrazia in essa presente. legata alle poche letture che gli allievi fanno fuori dalla scuola. la scuola e, nello specifico, la sua organizzazone didattica. legata ad uno scarso impegno della scuola nei confronti dell'educazione alla lettura. 1. L'insegnamento tradizionale è composto da: due fasi, trasmissione delle conoscenze teoriche e accompagnamento nella pratica delle teorie. due fasi, trasmissione delle conoscenze e valutazione degli apprendimenti. tre fasi, trasmissione delle conoscenze teoriche, accompagnamento nella pratica delle teorie e valutazione degli apprendimenti. tutto è legato alla soggettività del docente. 2. La lezione frontale ha degli aspetti negativi per l'apprendimento della classe perché: separa quasi nettamente l'insegnamento dall'apprendimento. insegna il saper pensare ma non il sapere. permette agli allievi di interropere e, quindi, disturbare la trasmissione delle conoscenze. valorizza poco gli allievi più timidi. 3. Il "messianismo tecnologico" sottolinea la necessità della modernizzazione dell'educazione: per l'evidente vantaggio nell'apprendimento degli allievi, rispetto alle soluzioni ordinarie. per l'evidente vantaggio nell'insegnamento, rispetto alle soluzioni ordinarie. indipendentemente dalla presenza di un vantaggio nell'apprendimento, rispetto alle soluzioni ordinarie. per l'evidente vantaggio nell'insegnamento delle sole materie scientifiche, rispetto alle soluzioni ordinarie. 4. Nella scuola tradizionale la valutazione: ha un ruolo conclusivo, per verificare che gli allievi si siano adeguati all'iter formativo. vaglia unicamente le capacità che si possono tradurre in competenze. ha un ruolo regolatore del percorso formativo. è utile per conoscere e raccogliereinformazioni sugli allievi. 5. Nella scuola di oggi la valutazione formativa: ha un ruolo regolatore del percorso formativo. ha un ruolo conclusivo, per verificare che gli allievi si siano adeguati all'iter formativo. ha lo scopo di punire coloro che non si sono adeguati al percorso formativo per motivarli. premia gli allievi migliori. 6. Per avere l'uguaglianza formativa nella scuola, l'offerta formativa dovrebbe essere differenziata in relazione: alle condizioni di partenza di ogni studente. agli obiettivi di ogni studente. al reddito di ogni studente. alla classe sociale di ogni studente. 7. Per raggiungere l'uguaglianza formativa nella scuola, questa dovrà essere: totale, considerando le dimensioni affettive, etiche e cognitive degli allievi. parziale, secondo la dimensione affettiva degli allievi. parziale, secondo la dimensione etica degli allievi. parziale, secondo la dimensione cognitiva degli allievi. 8. L'uguaglianza delle opportunità si concretizza nell'offerta formativa: dando a tutti le stesse opportunità sociali, ma con percorsi formativi differenti. dando a tutti le stesse opportunità culturali ma con percorsi formativi differenti. dando a tutti le stesse opportunità culturali, con lo stesso percorso formativo. dando a tutti le stesse opportunità sociali, con lo stesso percorso formativo. 9. È da promuovere un'uguaglianza iniziale o finale: iniziale, perché con questa si raggiunge anche l'uguaglianza finale. iniziale, perché con una valutazione introduttiva si può ridurre l'eterogeneità. finale, in modo che tutti gli allievi arrivino allo stesso punto. finale, con un'adeguata selezione durante il percorso formativo. 10. Secondo l'uguaglianza complessa, il diritto all'apprendimento consiste nel garantire: la possibilità di approfondire gli ambiti culturali verso i quali l'allievo è più interessato. la possibilità di accrescere le forme di intelligenza legatre soprattutto al codice alfabetico. un uguale conoscenza di base per tutti gli allievi. aver maturato le stesse abilità e le stesse competenze. 1. Un metodo didattico è un procedimento basato: sul senso comune. sulla logica e sull'esperienza del docente. sui protocolli Statali. su teorie o ricerche sui processi di apprendimento. 2. Una strategia didattica è: un insieme di scelte teoriche basate sulle necessità della maggioranza allievi. un insieme di scelte operative basate sulle necessità dei singoli allievi. un insieme di scelte logiche dei metodi didattici basate sull'esperienza del docente. un insieme di scelte logiche basate sulle necessità della magioranza degli allievi. 3. Il risultato di una strategia didattica dipende principalmente da: come si applicano i metodi didattici scelti all'inizio dell'anno scolastico. decisioni prese sulla base di una valutazione delle esperienze analoghe avute dal docente. decisioni prese sulla base di una valutazione sistematica dei processi di insegnamento e apprendimento. decisioni prese sulla base del senso comune, quando confermate dalla logica. 4. Nel tradizionalismo didattico il docente: non può intraprendere pratiche didattiche alternative. può intraprendere pratiche didattiche alternative se l'istituto in cui insegna lo consente. non può intraprendere pratiche didattiche alternative se non è l'istituto in cui insegna a richiederlo. può intraprendere pratiche didattiche alternative solo se innovative. 5. Nella "problematizzazione non proogettuale" i docenti: riconoscono un problema, ma non sanno prendere decisioni didatticamente efficaci. se riconoscessero un problema saprebbero prendere decisioni didatticamente efficaci. non riconoscono un problema, e non sanno neanche prendere decisioni didatticamente efficaci. sanno riconoscere un problema, e sanno anche prendere decisioni didatticamente efficaci. 6. La proprietà principale di un obiettivo didattico: è che sia approvato dall'allievo. è che sia ambizioso. è che sia verificabile. è che sia interpretato da più punti di vista. 7. La "valutazione delle alternative": è la fase iniziale del processo decisionale. fa riferimento a situazioni mai sperimentate in ambito didattico. è analoga a lla valutazione formativa. è una prerappresentazione degli itinerari possibili da intraprendere. 8. A cosa servono i modelli di simulazione: a semplificare la realtà ed avere certezza dei risultati di determinate scelte. a semplificare la realtà ed ipotizzare i risultati di determinate scelte. a rendere più complessa la realtà e vagliare i risultati di tutte le scelte possibili. a rendere più complessa la realtà ed avere certezza dei risultati di determinate scelte. 9. Nella "choice simulation" i partecipanti: costruiscono dei contesti problematici da sottoporre agli altri partecipanti per far compiere delle scelte. costruiscono dei contesti problematici che coinvolgano l'illusione della scelta. analizzano molteplici variabili e fanno delle scelte da cui scaturiscono altri scenari che richiedono ulteriori scelte. analizzano molteplici variabili e fanno la scelta che ritengono più adeguata a terminare prima lo scenario. 10. Quando si decide nella condizione di incertezza: si hanno informazioni non sufficienti per anticipare gli esiti di una scelta. si hanno molte informazioni per anticipare gli esiti di una scelta. si hanno informazioni sulla classe intera ma solo di tipo socio-affettivo. si hanno informazioni appena sufficienti per anticipare gli esiti di una scelta. |




