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ERASED TEST, YOU MAY BE INTERESTED ONCOMUNICAZIONE 2.0 (parte quattro)

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Title of test:
COMUNICAZIONE 2.0 (parte quattro)

Description:
Scienze della comunicazione

Author:
Maxine strange
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Creation Date:
17/11/2022

Category:
Others

Number of questions: 39
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Content:
Rispetto alla storia dei fashion blog quale delle seguenti affermazioni è falsa? Nel 2005 il numero di blog era già salito a20 milioni, grazie soprattutto alla diffusione di piattaforme quali Wordpress e MySpace che consentono la creazione di blog anche a utenti con competenze digitali modeste. I primi blog di moda appaiono nel 2001. Si tratta di She she she e Primp, seguiti nel 2002 da DFR: Daily Fashion Report. I blog della prima ondata sono orientati al bricolage: mescolano una varietà di stili, riproducono collezioni di costosi brand con il fai-da-te, l'ethos dei blogger è orientato all'auto-imprenditorialità: questi nuovi blog sono una sorta di curriculum vitae online con cui i blogger affermano ciò che sono e che sanno fare. .
Secondo Findlay, si possono distinguere due ondate di sviluppo dei fashion blog, quali sono? Prima ondata: 2004-2010 Seconda ondata: 2010-2012 Prima ondata: 1997-2000 Seconda ondata: 2004-2016. Prima ondata: 2004-2006. Seconda ondata: 2008-2010. Prima ondata: 2004-2012. Seconda ondata: 2012-2017.
Quali elementi di radicale novità? nella relazione comunicativa tra emittenti e pubblici hanno introdotto i blog? La lettura; la tracciabilità; il social networking La relazione con l'economia concreta; la cultura della condivisione il social networking (Lindgren 2007). L'interattività; il web 3.0 L'interattività; la cultura della condivisione il social networking (Lindgren 2007).
L'analisi della blogosfera italiana cosa mostra? Una situazione altamente degenerativa: una continua lotta tra blogger e case di moda italiane. Una situazione altamente collaborativa: da un lato è vero che molti blogger non si conoscono, dall'altro è ancora più vero che a fronte di uno spazio web illimitato lo spazio sociale è molto coeso in questo settore. Una situazione quasi idilliaca: da un lato è vero che molti blogger guadagnano abbastanza per diventare stilisti, all'altro è ancora più vero che il business della moda italiana è raddoppiato con l'ingresso nel mondo dei blog. Una situazione altamente conflittuale: da un lato è vero che molti blogger si conoscono, frequentano, stimano; dall'altro è ancora più vero che a fronte di uno spazio web illimitato lo spazio sociale ha dei limiti di capienza.
Alcuni autori, ad esempio Bandlien et al, cosa sostengono rispetto ai blog? Che i blog sono una forma di racconto contro-egemonico, che crea uno spazio alternativo rispetto alla moda mainstream. Che i blog sono una forma di rinforzo della moda mainstream, creando uno spazio alternativo rispetto ai social network. Che i blog sono sempre capaci di redistribuire il potere simbolico all'interno del campo della moda in modo sostanziale. Sono forme di documentazione sociale che però non riescono a incoraggiare innovazioni di design o di moda.
Cosa dice Findlay rispetto ai blog della seconda ondata? i blog della prima ondata non sono autonomi perché legati solo alle forme legittime del potere nel campo della moda. i blog della seconda ondata sono autonomi perché dipendono da social network e browser online. i blog della seconda ondata sono autonomi perché non legati alle forme legittime del potere nel campo della moda i blog della seconda ondata non sono autonomi perché dipendono in misura crescente da giornali e aziende. .
Quali sono le armi dei blogger? capitale culturale, capitale sociale e strategie di innovazione digitale capitale culturale, capitale economico, capitale sociale e il conseguente capitale simbolico capitale sociale e capitale simbolico che nel caso dei blogger consiste nelle competenze (spesso autodidatte) che permettono la conduzione di un blog capitale economico e sociale.
Quali strategie si evidenziano nel fashion blogging? Omologazione, differenziazione, gerarchizzazione Collaborazione, differenziazione, subordinazione Omologazione, condivisione, anarchia Prepotenza, differenziazione, subordinazione.
Il blog di moda presenta quattro proprietà invarianti che Bourdieu attribuisce ai campi sociali, esse sono: Gerarchia, conservazione, campo, entropia Lotta, gerarchia, conservazione del campo, autonomia Dialogo relazionale, conservazione del campo, entropia, autonomia Conflitto, sottocampo, campo sociale, habitus.
Che cosa fanno i "tester blogger" secondo l'intervista fatta a Edoardo? Si limitano a fare test di propaganda pubblicitaria per le aziende, un fenomeno identitario che denota una competenza particolare dei nuovi blogger. Si limitano a influenzare i follower attraverso test sottoposti agli utenti, un fenomeno parassitario che denota meno passione e meno competenza rispetto ai blogger della seconda generazione. Fanno ostruzionismo agli altri blogger, collaborando con hackers e siti di pagerank, un fenomeno di disturbo. Si limitano a testare prodotti ricevuti dalle aziende, un fenomeno parassitario che denota meno passione e meno competenza rispetto ai blogger della prima ora.
Le interviste di Tiziana e Giusy nella lezione 68permettono di presentare due punti di vista diversi. Di quali si tratta? Quello di una ragazza islamica e che attraverso il blogging vuole uscire dal mondo della moda del proprio paese islamico e quella di una professionista della comunicazione in erba, che decide di aprire un blog di moda. Quello di una giovane che attraverso il blogging cerca di crearsi una strada nel mondo della moda e quella di una professionista della comunicazione, già affermata, che in età matura decide di aprire un blog di moda. Quello di una giovane che attraverso il blogging cerca di crearsi una strada nel mondo della moda di strada e quella di una nuova coolhunter che vuole creare un blog su innovazione tecnologica e vestiti per i paesi poveri del terzo mondo. Quello di una stilista che attraverso il blogging vuole uscire dalla casa di moda per cui lavora e quella di una professionista della comunicazione, già affermata, che in età matura decide di aprire un blog di moda.
Vi sono due livelli di agenzie: il «giro grosso» delle grandi agenzie, localizzate soprattutto a Milano; il «giro più piccolo» delle imprese locali, che hanno un budget più ristretto il «giro grosso» delle grandi agenzie, localizzate all'estero; il «giro blu» delle imprese lombarde che hanno un budget più ristretto. il «giro verde» delle agenzie, localizzate soprattutto nel nord Italia; il «giro più piccolo» delle imprese locali, che hanno un budget vincolato. il «giro grosso» delle grandi agenzie, localizzate soprattutto a Milano; il «giro più grande» delle imprese di moda plurilocalizzate.
Cosa racconta Tiziana durante l'intervista rispetto agli esordi? "Come ogni fashion blogger, ho iniziato il mio lavoro nel 2007 sotto l'influenza del blog "The blonde salad" e nell'epoca dei reality show, seguendo passo passo tutti gli sviluppi quotidiani di nuovi stili in TV e sul web..." "Come ogni fashion blogger in Italia dopo la Ferragni, ho iniziato il mio lavoro dopo la Ferragni quindi guardando quello che ha iniziato Chiara nel novembre del 2008, nel novembre del 2008 e seguendo passo passo tutti i suoi sviluppi quotidiani....." "Come ogni fashion blogger, ho iniziato il mio lavoro dopo aver studiato moda e comunicazione, quindi considerando diverse strategie e possibilità per inserirmi nel mondo del blogging" "Come ogni fashion blogger, ho iniziato il mio lavoro dopo l'esplosione dei blog sulle curvy, quindi guardando quello che ha iniziato Chiara nel novembre del 2010...".
Quali sono gli introiti dei blogger secondo il punto di vista di Edoardo? Newsfeed sponsorizzati ed eventi. Google page rank e campagne nei negozi. Lavoro di styling per le case di moda e creazione di siti di vendita online. Articoli retribuiti e campagne pubblicitarie.
Secondo Giusy l'atteggiamento dei giornalisti nei confronti dei fashion blogger è : Neutro: All'inizio c'è stata un'accoglienza mite da parte del giornalismo rispetto ai blogger che venivano identificati come nuovi colleghi. Molto Buono. Nel senso che c'è una specie di comunanza tra le due professioni che è stata apprezzata molto all'inizio. Totalmente negativo e ostruzionista, con diversi tentativi di fare chiudere i blog. Non buono.
Come si può definire la sharing economy? Come consumo collaborativo che si basa su un modello di condivisione tra diverse classi sociali: si tratta della condivisione di beni e servizi nell'epoca dell'economia contemporanea. Come consumo collaborativo che si basa su un modello di condivisione tra pari: si tratta della condivisione di beni e servizi resa possibile dalle piattaforme digitali Come produzione e fruizione collaborative che si basa su un modello neoliberista: tratta della competizione economica che si realizza attraverso le piattaforme digitali Come consumo collaborativo tra pari: si tratta perlopiù di gruppi di acquisto solidali nella GDO.
Completare . I nuovi media digitali___________ il mercato, mettendo gli utenti in contatto diretto _________ condividono / tra loro stessi disintermediano / tra loro erogano / con un audience mediano / con i produttori.
Quali limiti ha l'approccio di Rinne? Che si occupa di pochi aspetti realmente interessanti, tratta invece perlopiù di economia tradizionale. La natura essenzialmente filosofica e poco scientifica del fenomeno della sharing economy che è presentato come un sistema di idee più che di applicazioni e sperimentazio La natura eccessivamente critica del fenomeno della sharing economy che è presentato come un rischio con molteplici lati poblematici. La natura essenzialmente descrittiva e acritica del fenomeno della sharing economy che è presentata come un'opportunità e i suoi lati più problematici non vengono discussi.
Quali delle seguenti macrocategorie di servizi NON fanno parte della sharing economy? Condivisione di servizi di trasporto (taxi, auto); Bike sharing e sistemi di noleggio. Mercati del riutilizzo e Swapping. Vendita di oggetti nuovi (libri ed elettronica) e prenotazione di palestre e centri benessere. Condivisione dello spazio e del vicinato e crowdfunding. .
Cosa sta trasformando l'economia collaborativa secondo Rinne? l'utilizzo dei servizi finanziari; l'accesso all'offerta culturale delle elite. Soprattutto il modo di consumare nella GDO e nei settori alimentari la produzione di beni; l'utilizzo delle risorse energetiche e delle materie prime; la salute delle persone. a produzione di beni; il modo di consumare; l'utilizzo dei servizi finanziari; l'accesso all'istruzione, che diventa più democratico.
Quali modelli di business è possibile identificare rispetto all'economia tradizionale? B2G, ovvero business-to-gatekeeper: P2P, ovvero place to place (casa a casa) B2B, ovvero business to business B2C, ovvero business-to-consumer: P2P, ovvero peer-to-peer: B2B, ovvero business-to-business B2G, ovvero business-to-gatekeeper: P2P, ovvero peer-to-peer: B2B, ovvero bed to bed (casa a casa) B2C, ovvero business-to-consumer: P2P, ovvero peer-to-peer: AvO, ovvero acquire to operate.
Land share è: un servizio inglese di urban horticulture sharing che connette proprietari di terreni da affittare e utenti interessati a coltivarli. servizio di affitto di spazi di lavoro, luoghi e uffici nelle maggiori città statunitensi. un car sharing territoriale: si può noleggiare un auto entro un confine predefinito in base all'uso dell'utente un servizio che permette di cercare o offrire aiuto nel proprio quartiere (Land tedesco) per piccoli lavori.
Cosa significa il motto «I need, you have»? Il valore economico del business della sharing economy è dato dal rapporto tra i bisogni e gli scambi, effettuati senza guadagno diretto Ognuno deve soddisfare il ritmo della proprietà e dei consumi, in modo da creare un valore economico maggiore per la comunità e il Paese. Ognuno può soddisfare un'esigenza attraverso i beni e i servizi di proprietà altrui, riducendo i costi per sé e creando valore economico per l'altro. Ognuno deve soddisfare un'esigenza altrui attraverso i beni e i servizi di proprietà, riducendo i costi per altri e creando valore economico per sé. .
Il principio della condivisione prevede: che le risorse non utilizzate o sotto utilizzate vengano messe in comune e generino valore. che le risorse più utili alla comunità vengano fruite attraverso lo scambio equo (ognuno deve reciprocare quanto ricevuto) che le risorse vengano prodotte e fruite contemporaneamente dal maggior numero delle persone. che le risorse ben utilizzate vengano riciclate per permetterne l'utilizzo dei più poveri.
Chi sono i micro-preneurs? Si tratta degli utenti di un servizio inglese di urban horticulture sharing (esempio di sharing economy). Sono utenti di alcuni social network che si basano sulle piattaforme di sharing economy, ma che non utilizzano nuovi asset. Sono micro-imprenditori capaci di usare i nuovi media digitali per generare valore a partire dai propri asset inutilizzati. Sono user generated contents che generano valore a partire da asset sotto-utilizzati nel web 2.0.
Quali sono le 3S della sharing economy? skills (competenze), self (ego) e stuff (cose). skills (competenze), space (spazio) e stuff (cose). skills (competenze), space (spazio) e system (sistema). skills (competenze), step (spazio) e stuff (cose). .
Quali dei seguenti non è un esempio di sharing economy che investe sull'asset delle competenze (skills)? Task Rabbit Airbnb AnyGuide / AnyRoad Skill Share.
Completare. Si tratta in realtà di un'estremizzazione della logica ___________: ogni oggetto, identificabile con un QR code, diventa condivisibile e noleggiabile, in altre parole può essere sfruttato fino in fondo per __________. consumistica / finanziare sviluppo neoliberista / generare credito neoliberista / scambiare valori capitalistica / produrre valore.
Quali di questi concetti sono sostenuti da Maggioni nella sua relazione dal titolo "L'economia collaborativa: innovazione o rivoluzione?" : Quando si parla di nuove imprese dobbiamo ricordare che la maggior parte delle start-up falliscono nel primo anno di lavoro, anche se i consumatori spesso danno fiducia alle novità. Quando si parla di nuove imprese dobbiamo ricordare che la maggior parte delle start-up poi diventano grandi aziende, anche con quotazioni in borsa (da 3⁄4 a 9/10 a seconda dei settori) La sharing economy non presenta tratti di originalità da un punto di vista del modello di sviluppo, dal momento che come tutte le innovazioni la sua curva di diffusione presenta una forma a campana rovesciata (U) La sharing economy è un fenomeno in crescita, ma le percentuali sovrastimano qualcosa che è comunque allo stadio iniziale.
Quali di questi concetti sono sostenuti da Maggioni nella sua relazione dal titolo "L'economia collaborativa: innovazione o rivoluzione?" : «come per le innovazioni economiche e sociali generate da Internet (web 3.0), vi è una "naturale" tendenza dal professionista al dilettante e dalla grande impresa all'impresa individuale. la fiducia è un grande valore fondante delle relazioni nella sharing economy, che è in grado di creare una vera "rivoluzione antropologica". «come per le innovazioni economiche e sociali generate da Internet (web 2.0), vi è una "naturale" tendenza dal professionista al dilettante e dal pagamento al gratuito. l'entusiasmo per la novità non deve far prendere un'innovazione per un "cambio di paradigma", una "rivoluzione del modello di business" o, addirittura una "rivoluzione antropologica"» .
L'elusione del regolatore comporta: problemi di tassazione; problemi di legislazione a difesa del consumatore, Responsabilità civile e concorrenza sleale problemi economici; problemi di legislazione a difesa del consumatore, responsabilità penale e concorrenza sleale mancato pagamento delle tasse e mancata tracciabilità delle azioni; problemi legati alla proprietà intellettuale. problemi economici; problemi di legislazione a difesa del consumatore e concorrenza sleale tra imprese che operano sui canali 1.0 e 2.0.
Grandi player della sharing economy stipulano _______________ derivanti dalle attività degli utenti; inoltre, una ricerca sulle barriere personali che ostacolano la diffusione dello sharing mostra che per il _____ degli utenti il problema è la mancanza di fiducia. assicurazioni contro i danni e i rischi / 67% patti di reciprocità / 57% patti di reciprocità / 97% contratti / 27% .
Morozov sostiene che: solo alcune startup segnalate dal governo potranno fare affidamento sull'infrastruttura di Verizon che fornisce lucrosi servizi di verifica e di blocco. ogni aspirante startup deve prima fare affidamento all'infrastruttura di Verizon di connettività onnipresente e tracciamento geolocalizzato prima di poter aver accesso al sistema della sharing economy. solo alcune startup segnalate dal governo potranno fare affidamento sull'infrastruttura di Verizon legata al sistema di tracciabilità dei cookies. ogni aspirante startup potrà fare affidamento sull'infrastruttura di Verizon di connettività onnipresente e tracciamento geolocalizzato per far fronte alla domanda e all'offerta del suo business.
Secondo Belk quali sono i due modelli prototipici della condivisione? Il primo consiste nell'edonismo consumistico; il secondo ha a che fare con la maternità, che ben esprime l'idea di una condivisione gratuita e natura Il primo consiste nella reciprocità; il secondo ha a che fare con il capitale sociale comunitario. Il primo consiste nella cura materna; il secondo ha a che fare con la famiglia, contesto sociale in cui i beni sono posseduti e fruiti in modo congiunto. Il primo consiste nella cura materna; il secondo ha a che fare con le logiche neoliberiste e quindi con il processo consumistico.
Cosa sostiene Juliet Shor? Vede nell'economia della condivisione un'opportunità per i mercati, l'economia urbana e le classi medie, nonché uno strumento di innovazione sociale che consente l'«empowerment» dei comuni cittadini e consumatori attraverso l'uso delle nuove tecnologie digitali; Vede nell'economia della condivisione un'opportunità per le popolazioni povere e i comuni cittadini e consumatori attraverso l'uso delle nuove tecnologie digitali e con la folksonomy 3.0 Insiste sulla SE come forma di consumo collaborativo in cui le risorse economiche trovano un uso più efficiente e i legami interpersonali si rafforzano, grazie a pratiche di utilizzo (e non di possesso) dei beni in condivisione tra più consumatori L'ambivalenza della SE sospesa tra potenzialità di sviluppo economico e sociale, da una parte, e problemi quali lo sfruttamento del lavoro e le condizioni di impiego, la regolamentazione, la tassazione, il diseguale accesso delle classi subalterne alla potenzialità della SE.
Completare. Emerge un catalogo degli ambiti in cui gli operatori sentono di lavorare come innovatori: la SE è per loro innovazione ____________, sociale e ____________ culturale / identitaria economica / normativa economica / etica culturale / finanziaria.
Cosa sostiene Botsman? insiste sulla SE come forma di consumo collaborativo in cui le risorse economiche trovano un uso più efficiente e i legami interpersonali si rafforzano, grazie a pratiche di utilizzo (e non di possesso) dei beni in condivisione tra più consumatori la SE è una «rivoluzione» che ha come parola chiave il peer-to-peer (P2P) quale modello sia di relazione sia di business. vede nell'economia della condivisione un'opportunità per i mercati, l'economia urbana e le classi medie, nonché uno strumento di innovazione sociale che consente l'«empowerment» dei comuni cittadini e consumatori attraverso l'uso delle nuove tecnologie digitali; l'ambivalenza della SE, sospesa tra potenzialità di sviluppo economico e sociale, da una parte, e problemi quali lo sfruttamento del lavoro e le condizioni di impiego, la regolamentazione, la tassazione, il diseguale accesso delle classi subalterne alla potenzialità della SE.
Quale delle seguenti non strettamente è una attività di condivisione e collaborazione? coworking lo swapping il bartering il mapping.
Secondo Belk cos'è lo pseudo-sharing? una relazione d'affari mascherata da relazione consumistica, solo un insieme di transazioni legate alla finanza capitalistica una relazione di scambio mascherata da relazione economica, in cui non si genera un autentico senso di proprietà condivisa, ma solo un insieme di relazioni impersonali. una relazione di reciprocazione e capitale sociale primario, che poco ha a che fare con lo spirito di una nuova economia dello scambio 2.0 una relazione d'affari mascherata da relazione comunitaria, in cui non si genera un autentico senso di proprietà condivisa, ma solo un insieme di transazioni ammantate dalla retorica della reciprocità.
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