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ERASED TEST, YOU MAY BE INTERESTED ONDidattica e Pedagogia Speciale pt.2

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Title of test:
Didattica e Pedagogia Speciale pt.2

Description:
Scienze dell'educazione e della formazione

Author:
AVATAR

Creation Date:
25/05/2023

Category:
University

Number of questions: 62
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Content:
La comunicazione si motiva e si struttura nel rapporto: Io-noi Io-altro Io-voi Io-me stesso.
Ogni nostra visione delle cose ha bisogno, da parte degli altri, di: conferma smentita dibattito chiarimento.
La competenza comunicativa si sviluppa: sin da neonati nell'età adulta nella giovinezza nella fanciullezza.
Il clima organizzativo: è di ostacolo alla vita di una organizzazione non influenza nessun aspetto della vita di una organizzazione influenza tutti gli aspetti della vita di un'organizzazione influenza soltanto alcuni aspetti della vita di una organizzazione.
Secondo Rivoltella, la fruizione delle tecnologie multimediali all'interno del setting didattico viene scandita dalle attività di: rappresentazione, ideazione, condivisione e costruzione rappresentazione, implementazione, condivisione e costruzione rielaborazione, comunicazione, condivisione e costruzione rappresentazione, comunicazione, condivisione e costruzione.
I nuovi media suggeriscono all'agire didattico nuovi compiti che sono in tutto: 2 3 4 6.
La lettura ipertestuale rende l'apprendimento: attivo e dinamico sequenziale e lineare sociale e di gruppo divertente e ludico.
Il più importante prerequisito per intraprendere un intervento di CAA è la effettiva presenza di: remote opportunità di comunicazione concrete opportunità di comunicazione vicinanza empatica del pattern comunicativo disturbi della sfera comunicativa.
La comunicazione aumentativa alternativa NON è costituita da: parole gesti immagini link.
"È una misura di sostegno alla relazione, all comprensione e al pensiero". Si tratta: della comunicazione didattica della figura dell'insegnante di sostegno della comunicazione aumentativa alternativa della comunicazione multimediale.
L'insegnamento del programma PECS prevede un percorso articolato in: 6 fasi 3 fasi 4 fasi 2 fasi.
Fino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, la convinzione generale era che l'allievo in situazione di disabilità dovesse essere inserito in gruppi di coetanei: normodotati con deficit intellettivi con deficit sensoriali con deficit simili.
La costituzione delle classi differenziali, parallele a quelle comuni, fu giustificata da un intervento, sul deficit, di tipo prettamente: tecnico-sanitario pedagogico educativo differenziale.
La legge n.118 del 30 marzo 1971, all'art.28, riconobbe agli allievi in situazione di disabilità il diritto all'educazione: in classe comune negli istituti per portatori di disabilità in ambito familiare in classe differenziale.
La necessità di individualizzare gli interventi sottende, al suo interno, una logica: individualistica comune personalistica efficientistica.
Favorirono la creazione di un ambiente scolastico inclusivo. Si sta parlando delle classi: aperte scoperte speciali differenziali.
La legge che introduce la figura dell'insegnante di sostegno è la legge: n. 1859 del 1962 n. 104 del 1992 n. 118 del 1971 n. 517 del 1977.
La legge n.517 del 1977 parla dello svantaggio socioculturale: soltanto all'inizio in nessuna sua parte in molte sue parti in alcune sue parti.
Si insiste sulla parola "integrazione" a partire dalla legge: n. 1859 del 1962 n. 118 del 1971 n. 517 del 1977 n. 104 del 1992.
Per quanto riguarda l'integrazione scolastica, la legge n. 194/1992 ha fissato le basi, per l'allievo portatore di disabilità, di un progetto al tempo stesso: contestualizzati e individualizzati globale e individualizzato individualizzato e circoscritto comprensivo e contestualizzato.
La dichiarazione di Salamanca venne stilata nell'anno: 1962 1971 1994 1992.
La legge n. 104/1992 si è occupata dei bisogni educativi speciali: si soltanto nelle sue conclusioni no solo in parte.
A partire dalla legge n. 104/1992 un ruolo sempre più attivo viene attribuito: alla scuola agli specialisti di area medica alla famiglia al gruppo dei pari.
La legge che sancisce l'ingresso della parola integrazione all'interno del lessico, non soltanto scolastico, è la: n. 104 del 1992 n. 1859 del 1962 n. 517 del 1977 n. 118 del 1971.
A seguito dell'abolizione delle classi differenziali, l'inserimento dei portatori di disabilità nelle classi normali venne da alcuni definito come: selvaggio comune speciale integrato.
La legge n. 118 del 1971 sancì che l'istruzione dell'obbligo per i soggetti portatori di disabilità doveva avvenire nelle classi normali: della scuola paritaria della scuola pubblica della scuola speciale della scuola privata.
"A questa legge si riconosce l'aver introdotto la parola 'inserimento', per sancire il processo di accoglienza, all'interno delle mura scolastiche, degli allievi con disabilità". Si tratta della legge: n. 517 del 1977 n. 104 del 1992 n. 118 del 1971 n. 1859 del 1962.
La prospettiva inclusiva scaturisce da un cammino iniziato: negli anni Sessanta del secolo scorso negli anni Quaranta del secolo scorso negli anni Cinquanta del secolo scorso negli anni Settanta del secolo scorso.
La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità introduce il concetto di: accoglienza integrazione inclusione inserimento.
Per favorire il diritto allo studio occorre che la scuola elabori risposte: esaustive e autosufficienti semplice e complesse individualizzate e personalizzate articolate e plurime.
D'Alonzo (2017) sottolinea come la scuola italiana non riesca a dare risposta di valore: ad alcuni suoi alunni a tutti i suoi alunni alle famiglie degli alunni a molti suoi alunni.
Attualmente, i gruppi classe appaiono sempre meno disposti: dei presidi socio-sanitari soltanto degli allievi portatori di disabilità all'ascolto soltanto degli allievi senza problematiche.
Una scuola inclusiva pianifica avendo presente la necessità di dare risposte in primo luogo: a tutti i suoi allievi al corpo docenti al dirigente scolastico ai portatori di BES.
Le strategie di gestione della classe risultano ormai: difficili da definire assodate e validate dalla ricerca affidate all'estro di ciascun docente desuete.
In una scuola inclusiva il soggetto in difficoltà non deve avere la percezione di essere: un corpo estraneo integrato uguale agli altri incluso.
La didattica speciale per una scuola inclusiva inizia necessariamente dal concetto di gestione: del corpo docenti della classe dei metodi degli allievi portatori di disabilità.
Nella disabilità intellettiva, la comprensione delle abilità psichiche si manifesta durante il periodo: diagnostico scolastica clinico evolutivo.
I domini interessanti della disabilità intellettiva sono in tutto: tre quattro cinque due.
Le aree di deficit delle funzioni intellettive sono in tutto: quattro tre sei due.
I disturbi dello spettro autistico rientrano nell'ambito dei: disturbi perversi dello sviluppo disturbi invalidanti dello sviluppo disturbi clinici dello sviluppo disturbi sistematici dello sviluppo.
La compromissione, sempre presente nei disturbi dello spettro autistico, è quella relativa: alla competenza motoria all'interazione sociale alla competenza logico-matematica all'intelligenza spaziale.
La classe dell'allievo con disturbi dello spettro autistico può divenire un contesto inclusivo se si adatta facilmente: alle sue peculiari modalità di funzionamento alle sue peculiari crisi comportamentali alle sue difficoltà di apprendimento alle sue peculiari modalità aggressive.
La presenza ed il ruolo dei compagni, per l'allievo con disturbi dello spettro autistico, rappresentano: una risorsa un elemento ininfluente un fattore di criticità un elemento di disturbo.
La sfera cognitiva, nella disabilità sensoriale, in genere: è sempre parzialmente compromessa è irrelevante è compromessa non è compromessa.
I vari livelli di ipoacusia e le loro differenze comportano, per chi ne è affetto, diverse esperienze: della scuola del mondo di se stesso degli altri.
La pluridisabilità sensoriale prevede la presenza simultanea di: disabilità visiva e uditiva disabilità motoria e cognitiva disabilità tattile e visiva disabilità sensoriale e intellettiva.
Le disabilità sensoriali implicano una serie di difficoltà nella sfera: cognitiva e sociale motoria e linguistica intellettiva e dell'autonomia personale sociale e dell'autonomia personale.
Il soggetto sordo percepisce la propria differenza come una propria: peculiarità prerogativa carenza originalità.
L'esposizione ad una lingua dei segni, per il soggetto sordo, produce vantaggi: improbabili probabili irrilevanti indubbi.
Il soggetto sordo presenta una carenza di dati informativi: sulla scuola sul mondo sulla sua disabilità su se stesso.
Il soggetto sordo, in ambito didattico, presenta difficoltà nella lingua: parlata ma non scritta scritta e parlata scritta ma non parlata dei segni.
La distanza ottimale nella conversazione con l'allievo sordo non deve mai essere oltre: due metri un metro e mezzo 30 centimetri un metro.
Per utilizzare la lingua dei segni (LIS) occorre ricorrere: alla sensibilità dei compagni ad un mediatore linguistico all'insegnante curriculare all'insegnante di sostegno.
In assenza della vista, gli altri sensi cooperano tra di loro per sopperire a tale mancanza mediante un processo note come: corrispondenza vicarianza assonanza dissonanza.
Nell'ambito della stessa disabilità visiva, molto differente può essere la percezione della realtà a seconda se si sia: non vedente o ipovedente non vedente o disabile intellettivo ipovedente o disabile intellettivo vedente o ipovedente.
Il disabile visivo, circa l'apprendimento, necessita di: stimoli visivi tempi più lunghi stimoli uditivi tempi più brevi.
Le strategie didattiche più favorevoli ad un alunno con disabilità visiva fanno riferimento a una prospettiva di tipo: visivo cognitivo esperienziale concettuale.
Nell'intervento didattico a favore dello studente con disabilità visiva, occorre anche ponderare il ruolo dei meccanismi: di vicarianza espliciti impliciti di difesa.
Tra gli obiettivi dell'intervento didattico a favore dello studente con disabilità visiva, vi è anche l'acquisizione di una buona competenza: psicologica relazionale linguistica personale.
La sfida della pedagogia speciale, in materia di progettazione didattica, è di riuscire a coniugare curricolare alle esigenze dettate: dall'apprendimento dall'inclusione dall'istruzione dall'insegnamento.
La progettazione dell'insegnamento è l'analisi della situazione da cui prende avvio l'azione: didattica scolastica di sostegno valutativa.
In ottica inclusiva, il curricolo comune va adattato per accogliere le esigenze: della dirigenza scolastica degli allievi portatori di disabilità degli insegnanti curricolari di ciascuno studente.
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