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ERASED TEST, YOU MAY BE INTERESTED ONDidattica e Pedagogia Speciale pt.5

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Title of test:
Didattica e Pedagogia Speciale pt.5

Description:
Scienze dell'educazione e della formazione

Author:
AVATAR

Creation Date:
07/06/2023

Category:
University

Number of questions: 61
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Content:
Il bambino in condizione di disagio sociale vive l'esperienza scolastica con forte: distacco emotivo entusiasmo coinvolgimento emotivo trasporto.
Crosnoe e Copper affermano che i bambini in stato di marginalità sociale, economicamente svantaggiati, a scuola ottengono: punteggi più bassi rispetto agli altri compagni più considerazione da parte dei compagni punteggi più alti rispetto agli altri compagni più considerazione da parte dei docenti.
La scuola frequentata dal bambino in condizione di marginalità sociale può essere il luogo in cui intercettare i suoi primi segnali: di comunicazione di disagio di insofferenza di apprendimento .
Il focus del disagio infantile oggi può essere legato al concetto di povertà: educativa economica familiare sociale.
Il fenomeno della povertà educativa non può lasciare indifferente lo sguardo: dei genitori delle scienze sociologiche delle scienze economiche delle scienze pedagogiche.
Nei contesti del disagio sociale, avere un solo genitore rappresenta un: ulteriore fattore di criticità fattore ininfluente grande punto di forza ulteriore fattore di sostegno.
La finalità dell'intervento educativo, destinato ai portatori di disagio sociale, punta allo sviluppo in loro di: resilienza differenza resistenza emozione.
Bisogna aiutare il soggetto in condizione di disagio sociale a prendere consapevolezza dei propri bisogni e anche delle proprie: capacità criticità lacune debolezze.
La complessità che caratterizza il disagio sociale richiede una condivisione ampia della responsabilità: familiare personale educativa giuridica.
Il passaggio dagli istituti alla comunità si è reso necessario per rendere il modello assistenziale dei portatori di disagio sociale meno: spersonalizzante lungo personalizzato complesso .
Il progetto educativo individualizzato viene realizzato in comunità: soltanto per i bambini stranieri per ciascun ospite soltanto per coloro che presentano disabilità certificate soltanto per qualche ospite con particolari problematiche .
L'èquipe dei professionisti operanti in struttura predispone, per ciascun ospite un progetto educativo: individualizzato unico standardizzato globale .
Rispetto alle madri inserite nelle comunità di accoglienza, l'intervento educativo intende migliorare le loro capacità: genitoriali soggettive ambientali contestuali.
Il problema, da parte dell'utenza, mancata accettazione del percorso comunitario, specie in fase iniziale, è piuttosto: raro saltuario normale frequente.
Come ha affermato M. Zappa, "chiudere davvero gli istituti" significa sopratutto lavorare sul territorio per costruire, a favore delle famiglie, una politica: di responsabilità condivisa di animazione sociale di partecipazione globale di negoziazione.
Il bambino si manifesta nel mondo e struttura una propria identità mediante: il corpo e il movimento il ruolo degli educatori il ruolo degli insegnanti il corpo e la sua vivacità.
Alle funzioni motorie (corpo e movimento) sono collegate quelle: ambientali fisiologiche psichiche organiche.
Quale dei seguenti NON è un obiettivo educativo contemplato nel progetto educativo individualizzato di un bambino ospite di una comunità educativa di accoglienza: Incremento delle capacità relazionali Miglioramento del carattere Raggiungimento del successo scolastico Acquisizione delle routine quotidiane.
Il modello di convivenza nella comunità di accoglienza ha come riferimento: l'ambiente familiare l'ambiente esterno il contesto assistenziale il contesto scolastico.
La maternità deve essere una condizione: assegnata critica fortemente ricercata fortemente voluta.
L'intervento educativo, rispetto alla dimensione assistenziale: è successo è ripetitivo è precedente deve andare oltre.
Il problema, da parte dell'utenza, della mancata accettazione del percorso comunitario, specie in fase iniziale, è piuttosto: normale saltuario frequente raro.
Il progetto educativo individualizzato in comunità educativo di accoglienza serve per tenere attiva: la dimensione progettuale degli interventi da realizzare la dimensione simbolica degli interventi da realizzare la dimensione organizzativa degli interventi da realizzare la dimensione valutativa degli interventi da realizzare.
La costruzione di un progetto educativo individualizzato in comunità educativa di accoglienza non può prescindere da un coinvolgimento: dell'assistente sociale del soggetto per il quale viene realizzato dell'ambiente comunitario ospitante del consulente legale dell'utente .
La struttura di un progetto educativo individualizzato realizzato in comunità educativa di accoglienza rimane: flessibile coesa conclusa articolata.
Da una comunità educativa di accoglienza occorre essere dimessi: nei primi due mesi immutati rispetto alla fase di ingresso mutati rispetto alla fase di ingresso nel più breve tempo possibile.
Il progetto educativo individualizzato in comunità educativa di accoglienza è previsto: Soltanto per i maggiorenni Per tutti gli utenti accolti Soltanto per le madri Soltanto per i bambini.
Progettare, in ambito educativo, significa riuscire ad anticipare: la risposta dell'utenza un indicatore di valutazione un risultato atteso la domanda dell'utenza.
"Identifica la missione educativa della struttura e descrive la sua natura sistemica". Ci stiamo riferendo al: progetto educativo individualizzato progetto educativo complessivo progetto educativo contingente progetto educativo di comunità.
Il verbo "progettare" deriva dal latino proiectum, traducibile con: "progettando" "mettersi alle spalle" "gettare indietro" "gettare in avanti".
Attraverso una adeguata progettazione educativa, la struttura educativa di accoglienza definisce la sua speciale: personalità identità sostanza forma.
Per praticare davvero percorsi di deistituzionalizzazione delle risposte di accoglienza in comunità educativa sono fondamentali: relazione e corresponsabilità valutazione e azione relazione e comprensione corresponsabilità e azione.
Nella pratica professionale quotidiana dell'educatore, non è più ammissibile una assenza, seppur parziale, di: progettualità controllo imprenditorialità serenità.
La comunità educativa di accoglienza esprime e rivendica una forte identità: terapeutica pedagogica istituzionale riabilitativa.
I professionisti operanti nelle comunità educative di accoglienza devono primariamente essere disposti: alla valutazione a raccontare alla conversione all'ascolto.
Nella comunità educativa di accoglienza, per gli assisti, il benessere diventa una prospettiva esistenziale: scontata già raggiunta in passato da raggiungere irrilevante.
La comunità educativa mamma-bambino nasce dall'esigenza di non privare il piccolo della presenza di una madre: valida molto adeguata sola seppur parzialmente adeguata.
La teoria dell'attaccamento ha sottolineato come il legame con la madre sia il contesto privilegiato per lo sviluppo: sociale infantile umano globale.
Le figure professionali presenti nell'organigramma di una comunità educativa mamma-bambino sono generalmente: psicologo, pedagogista, assistente sociale il team degli educatori professionali coordinatore, psicologo, assistente sociale, avvocato coordinatore, pedagogista, psicologo, assistente sociale, educatore.
La normativa vigente prevede che le comunità educative abbiano a disposizione un massimo di: 25 posti 7 posti 20 posti 10-12 posti.
La permanenza in struttura educativa mamma-bambino è strettamente connessa al tempo necessario al raggiungimenti degli obiettivi previsti: dal servizio sociale territoriale dal coordinatore dal comune di resistenza dal progetto educativo individualizzato .
Anche per il piccolo ospite della comunità, come per la sua mamma, va predisposto e perseguito un: progetto educativo individualizzato piano di verifica progetto educativo piano di lavoro.
Si auspica che la permanenza del bambino di una comunità educativa sia il più possibile: affollata breve vivace sinergica.
I bambini che nascono in comunità rappresentano ad oggi un fenomeno sociale: sconosciuto dal punto di vista scientifico scarsamente indagato dal punto di vista scientifico ampiamente conosciuto dal punto di vista scientifico scarsamente accettato dal punto di vista scientifico .
Gli allievi di origine straniera, portatori di disabilità, sono caratterizzati da doppia: potenzialità difformità socialità differenza.
L'attenzione pedagogica sugli allievi di origine straniera, portatori di disabilità, finora è stata: misurata scarsa continua consistente.
La disabilità è una variabile anche di tipo: speciale linguistico eccezionale culturale.
Silva sostiene che una scuola in grado di accogliere le diversità degli alunni deve necessariamente essere attenta anche alle loro: famiglie razze leggende etnie.
Dainese sottolinea che, nel nostro Paese, le pratiche rivolte a garantire una funzionale collaborazione con le famiglie di origine immigrata, con figli portatori di disabilità: non risultano ancora del tutto consolidate risultano consistenti risultano attualmente bloccate risultano del tutto consolidate.
La famiglia dell'allievo di origine immigrata, portatore di disabilità, collabora attivamente con la scuola se si percepisce come: risorse indipendente autonoma propria.
Il principale ostacolo, per un proficuo rapporto scuola-famiglia dell'allievo di origine immigrata, portatore di disabilità, è rappresentato dal gap: potenziale linguistico grammaticale sociale.
Recenti ricerche attestano che le famiglie di origine immigrata sono caratterizzate da una condizione di: deprivazione solitudine maleducazione arretratezza.
La presa in carico dell'allievo portatore di disabilità è di pertinenza: dell'intera comunità scolastica degli educatori socio sanitari esclusiva del docente di sostegno degli insegnanti curricolari.
La famiglia dell'allievo straniero portatore di disabilità collabora attivamente con la scuola se si percepisce come: propria autonoma risorsa indipendente.
Secondo Ianes, la figura dell'insegnante di sostegno oggi richiede una forte: esperienza sul campo retribuzione economica specializzazione universitaria dose di pazienza.
Nel caso dell'allievo di origine immigrata, portatore di disabilità, è consigliabile rivedere diagnosi, piano educativo individualizzato, profilo di funzionamento tenendo conto: del carattere dell'allievo delle indicazioni degli operatori socio sanitari della storia del percorso migratorio dell'allievo della capacità di risposta dell'allievo.
Nella pratica didattica e osservativa, l'insegnante può essere soggetto a: stereotipi nervosismo vari tipi di problematiche incomprensioni.
L'osservazione scolastica dell'alunno con disabilità, proveniente da altra cultura, è funzionale anche alla realizzazione di una buona: osservazione finale progettazione educativa individualizzata diagnosi funzionale valutazione finale.
In alcune situazioni, la modalità di lavoro individualizzata può escludere l'allievo di altra origine culturale, portatore di disabilità: dall'autovalutazione delle sue competenze dalla considerazione dei docenti dalla vita di classe dalla sua cultura di origine.
La presenza di differenze e di diversità nella scuola è un problema a carico: della classe interessata dell'allievo che ne risulta portatore del docente di sostegno dell'intera comunità scolastica.
Il tratto che più caratterizza una comunità scolastica è la sua dimensione: valutativa inclusiva architettonica strumentale.
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