EELLEETTTTRROOTTEECCNNIICAA
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Title of test:![]() EELLEETTTTRROOTTEECCNNIICAA Description: (work in progress) |




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LA FORZA DI COULOMB SI RIFERISCE A: UN ATOMO ELETTRICAMENTE NEUTRO. LA FORZA CON CUI CARICHE DELLO STESSO SEGNO SI ATTRAGGONO. LA FORZA CON CUI CARICHE DI SEGNO OPPOSTO SI RESPINGONO. LA FORZA CON CUI LE CARICHE ELETTRICHE INTERAGISCONO. 1 VOLT =. 1 JOULE/ 1 COULOMB. 1 COULOMB/1 JOULE. TENSIONE TRA DUE PUNTI POSTI AD UN METRO DI DISTANZA. CORRENTE NELLA SUPERFICIE UNITARIA. IN UN ATOMO. IL NUMERO DEGLI ELETTRONI E' UGUALE AL NUMERO DEI PROTONI. IL NUMERO DEGLI ELETTRONI E' UGUALE AL NUMERO DEI NEUTRONI. IL NUMERO DEGLI ELETTRONI E' UGUALE AL NUMERO DI PROTONI SOMMATO AL NUMERO DEI NEUTRONI. IL NUMERO DEGLI ELETTRONI E' PARI A QUATTRO. LA CORRENTE SI MISURA IN. AMPERE. VOLT. OHM. WATT. LA RESISTENZA SI MISURA IN. WATT. AMPERE. VOLT. OHM. LA RESISTIVITÀ DI UN MATERIALE DIPENDE. Dalla lunghezza del materiale. Dalla temperatura e dalla composizione chimica. Dalla temperatura al quadrato e dalla composizione chimica del materiale. Dalla sezione del materiale. LA DIFFERENZA DI POTENZIALE TRA I PUNTI A E B -2. E' INDIPENDENTE DAL PERCORSO SEGUITO. VALE SEMPRE ZERO. DIPENDE DAL PERCORSO SEGUITO. IN ALCUNI CASI DIPENDE DAL PERCORSO SEGUITO. LA TENSIONE SI MISURA IN. AMPERE. OHM. V*A. VOLT. LA DIFFERENZA DI POTENZIALE TRA I PUNTI A E B -1. SE A E B COINCIDONO TALE VALORE E' MASSIMO. DIPENDE DAL LAVORO COMPIUTO PER SPOSTARE UNA CARICA DA A IN B. DIPENDE DAL PERCORSO SEGUITO. NON DIPENDE DAL LAVORO COMPITUTO PER SPOSTARE UNA CARICA DA A IN B. UN POTENZIOMETRO. E' UN RESISTORE CON RESISTENZA COSTANTE. E' UNA APPARECCHIATURA IN GRADO DI GENERARE POTENZA ELETTRICA. E' UN RESISTORE CON RESISTENZA VARIABILE. E' UN'APPARECCHIATURA ELETTRICA IN GRADO DI MANTENERE COSTANTE LA RESISTENZA AL VARIARE DELLA TEMPERATURA. UN ATOMO DI RAME CONTIENE. 26 ELETTRONI. 29 ELETTRONI. 4 ELETTRONI. 8 ELETTRONI. LA CORRENTE ELETTRICA. E' LA DERIVATA DELLA CARICA RISPETTO AL TEMPO. E' INVERSAMENTE PROPORZIONALE ALLA CARICA CHE ATTRAVERSA LA SUPERFICIE S. E' L'INTEGRALE DELLA CARICA RISPETTO AL TEMPO. E' INDIPENDENTE DALLA CARICA. LA CARICA ELETTRICA. E' L'INTEGRALE DELLA CORRENTE NEL TEMPO. E' INVERSAMENTE PROPORZIONALE ALLA CORRENTE CHE ATTRAVERSA LA SUPERFICIE S. E' LA DERIVATA DELLA CORRENTE NEL TEMPO. E' INDIPENDENTE DALLA CORRENTE. LA RESISTIVITA' DI UN MATERIALE. VARIA CON LA TEMPERATURA. E' INDIPENDENTE DALLA TEMPERATURA. E' INVERSAMENTE PROPORZIONALE ALLA TEMPERATURA. E' DIRETTAMENTE PROPORZIONALE ALLA TEMPERATURA. Corrente elettrica. La corrente elettrica è definita come il flusso ordinato di cariche elettriche (solitamente elettroni) attraverso un conduttore, ed è misurata in Ampere (A). Essa scorre da punti a potenziale più alto a punti a potenziale più basso, costituendo la grandezza fondamentale per il funzionamento di tutti i circuiti elettrici ed elettronici. Resistenza elettrica. La resistenza elettrica (R) è la proprietà di un materiale di opporsi al passaggio della corrente elettrica, dissipandone una parte sotto forma di calore, ed è misurata in Ohm (Ω). La sua intensità dipende dalle caratteristiche intrinseche del materiale (resistività), dalla sua lunghezza e dalla sua sezione trasversale. Tensione elettrica. La tensione elettrica (V), o differenza di potenziale, rappresenta il lavoro per unità di carica compiuto dalle forze del campo elettrico per spostare una carica da un punto all'altro di un circuito, ed è misurata in Volt (V). CHE COSA SI INTENDE PER QUADRIPOLO. Un componente a quattro morsetti di cui un coppia costituisce la porta di ingresso e una coppia costituisce la porta di uscita. Due bipoli collegati in modo da formare una maglia chiusa. Due bipoli resistivi con un estremo in comune. Due bipoli capacitivi con nessuno estremo in comune. CHE COSA SI INTENDE PER MAGLIA. Un percorso chiuso con soli generatori di tensione e corrente. Un percorso chiuso che contiene un insieme di elementi circuitali connessi tra di loro. Un percorso chiuso con resistenze capacità e induttanze. Un percorso chiuso che contiene un insieme di resistenze connesse tra di loro. Convenzione degli utilizzatori. La convenzione degli utilizzatori stabilisce che, per un componente passivo, il verso della corrente è scelto in modo che essa entri nel terminale a potenziale più alto, mentre la tensione è orientata nello stesso verso della corrente. Convenzione dei generatori. La convenzione dei generatori stabilisce che, per un generatore ideale di tensione o corrente, il verso positivo della corrente esce dal terminale a potenziale più alto, ovvero la tensione e la corrente hanno versi concordi. BIPOLO CIRCUITO APERTO. LA SUA RESISTENZA VALE ZERO. LA SUA RESISTENZA PUO' ASSUMERE QUALSIASI VALORE. LA SUA RESISTENZA ASSUME VALORE COSTANTE E POSISTIVO. LA SUA RESISTENZA VALE INFINITO. BIPOLO CORTO CIRCUITO -2. LA TENSIONE AI SUOI MORSETTI VALE ZERO. LA TENSIONE AI SUOI MORSETTI PUO' ASSUMERE QUALSIASI VALORE. NON E' POSSIBILE REALIZZARLO PRATICAMENTE. LA TENSIONE AI SUOI MORSETTI VALE INFINITO. DIODO IDEALE -1. E' UN COMPONENTE NON LINEARE. E' UN COMPONENTE LINEARE. LA SUA RESISTENZA E' SEMPRE MAGGIORE DI ZERO. SI COMPORTA SEMPRE COME UN CORTO CIRCUITO. DIODO IDEALE -2. IL SUO COMPORTAMENTO NON DIPENDE DA COME E' POLARIZZATO. IL SUO COMPORTAMENTO DIPENDE DA COME E' POLARIZZATO. SI COMPORTA SEMPRE COME UN CIRCUITO APERTO. SI COMPORTA SEMPRE COME UN CORTO CIRCUITO. DIODO REALE. IL SUO COMPORTAMENTO DIPENDE DALLA TEMPERATURA IN CUI OPERA. IL SUO COMPORTAMENTO NON DIPENDE DALLA TEMPERATURA IN CUI OPERA. SI COMPORTA SEMPRE COME UN CORTO CIRCUITO. SI COMPORTA SEMPRE COME UN CIRCUITO APERTO. GENERATORE DI TENSIONE INDIPENDENTE. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA SPEZZATA PASSANTE PER L'ORIGINE. NON ESISTONO. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA. LA SUA CARATTERISTICA NON E' UNA RETTA. RESISTORI LINEARI TEMPO VARIANTI. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA PASSANTE PER L'ORIGINE CHE HA UNA PENDENZA CHE VARIA NEL TEMPO. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA QUALSIASI RETTA. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA NON PASSANTE PER L'ORIGINE CHE NON VARIA NEL TEMPO. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA PASSANTE PER L'ORIGINE CHE HA UNA PENDENZA CHE VARIA NEL TEMPO. RESISTORI LINEARI TEMPO INVARIANTI -2. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA NON PASSANTE PER L'ORIGINE CHE NON VARIA NEL TEMPO. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA PASSANTE PER L'ORIGINE CHE NON VARIA NEL TEMPO. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA QUALSIASI RETTA. LA SUA CARATTERISTICA E' UNA RETTA PASSANTE PER L'ORIGINE CHE VARIA NEL TEMPO. RESISTORI LINEARI TEMPO INVARIANTI -1. SONO COMPONENTI A QUATTRO MORSETTI. SONO COMPONENTI A TRE MORSETTI. SONO COMPONENTI AD N MORSETTI. SONO COMPONENTI A DUE MORSETTI. BIPOLO CORTO CIRCUITO -1. LA SUA RESISTENZA VALE INFINITO. LA SUA RESISTENZA VALE ZERO. LA SUA RESISTENZA PUO' ASSUMERE QUALSIASI VALORE. LA SUA RESISTENZA ASSUME VALORE COSTANTE E POSISTIVO. CHE COSA SI INTENDE PER BIPOLO NON LINEARE. Un bipolo la cui caratteristica tensione-corrente è una retta. Un bipolo in cui la caratteristica tensione-corrente non è una retta. Un bipolo la cui caratteristica tensione-corrente è esprimibile solo sotto forma di esponenziale. Un bipolo in cui la caratteristica tensione-corrente non è esprimibile sotto forma di funzione. COSA SI INTENDE PER BIPOLO CIRCUITO APERTO. Un bipolo con resistenza finita ma minore di 1000 ohm. Un bipolo con resistenza finita ma maggiore di 1000 ohm. Un bipolo con resistenza nulla. Un bipolo con resistenza infinita. IL VALORE DELLA CONDUTTANZA. E' indipendente dal valore della resistenza. E' il reciproco del valore della resistenza. E' l'opposto del valore della resistenza. E' direttamente proporzionale al valore della resistenza. Diodo ideale. Il diodo ideale è un bipolo non lineare che si comporta come un interruttore perfetto: offre resistenza nulla (corto circuito) quando è polarizzato direttamente (tensione positiva sull'anodo rispetto al catodo), permettendo il flusso di corrente, e resistenza infinita (circuito aperto) quando è polarizzato inversamente, bloccando completamente la corrente. Bipolo corto circuito e bipolo circuito aperto. Un bipolo corto circuito è un elemento ideale caratterizzato da una resistenza nulla (R=0). Ai suoi capi la tensione è sempre zero (V=0), mentre può essere attraversato da una corrente di qualsiasi valore (I ≠ 0). Un bipolo circuito aperto è un elemento ideale caratterizzato da una resistenza infinita (R=∞). Esso non può essere attraversato da corrente (I=0), mentre ai suoi capi può esserci una tensione di qualsiasi valore (V ≠ 0). Generatore di tensione. Un generatore di tensione è un bipolo attivo che idealmente mantiene una tensione costante (o con una data forma d'onda) ai suoi capi, indipendentemente dalla corrente che lo attraversa. Nei circuiti reali, un generatore di tensione presenta una piccola resistenza interna in serie che ne limita la capacità di mantenere la tensione al variare della corrente erogata. Diodo reale. Il diodo reale si discosta dal modello ideale presentando una tensione di soglia (tipicamente 0.7V per il silicio) al di sotto della quale non conduce, una piccola caduta di tensione diretta e una corrente di dispersione inversa non nulla. La sua caratteristica V-I è quindi una curva non lineare che riflette un comportamento più complesso rispetto all'interruttore ideale. LA CAPACITA' SI MISURA IN. SECONDI. OHM. HENRY. FARAD. L'INDUTTANZA SI MISURA IN. HENRY. SECONDI. OHM. FARAD. UN GENERATORE E' CONTROLLATO QUANDO. Il valore del generatore dipende solo dal valore di una tensione generata. Il valore del generatore dipende da un'altra tensione o corrente presente nel circuito e varia proporzionalmente ad essa. Il valore del generatore cambia al cambiare di una tensione generata da un altro generatore. Il valore del generatore dipende solo dal valore di una corrente generata. QUAL'E' LA RELAZIONE TRA TENSIONE E CORRENTE AI CAPI DI UNA INDUTTANZA. In una induttanza la variazione della corrente è direttamente proporzionale alla tensione. In una induttanza la variazione della corrente è direttamente proporzionale alla tensione e inversamente proporzionale al valore dell'induttanza stessa. In una induttanza, la variazione della tensione è inversamente proporzionale al valore della corrente e all'induttanza. In una induttanza, la variazione della tensione è direttamente proporzionale al valore della corrente e all'induttanza. QUAL'E' LA RELAZIONE TRA TENSIONE E CORRENTE AI CAPI DI UN CONDENSATORE. In un condensatore, la variazione della corrente è direttamente proporzionale alla tensione. In un condensatore, la variazione della corrente e inversamente proporzionale alla tensione. In un condensatore, la variazione della tensione ai capi delle due armature, è direttamente proporzionale alla corrente. In un condensatore, la variazione della tensione ai capi delle due armature, è direttamente proporzionale alla corrente e inversamente proporzionale al valore della capacità stessa. COSA SI INTENDE PER GENERATORE INDIPENDENTE DI CORRENTE O DI TENSIONE. Un generatore in cui il valore della corrente o della tensione non dipende da nessun'altra grandezza elettrica del circuito. Un generatore il cui valore di corrente o di tensione non dipende dalla temperatura. Un generatore il cui valore di corrente o di tensione son fra di loro indipendenti. Un generatore il cui valore di corrente o di tensione non dipende dal tempo t. Generatore di corrente. Un generatore di corrente è un bipolo attivo che idealmente eroga una corrente di valore costante (o con una data forma d'onda) indipendente dalla tensione ai suoi capi. Nei circuiti reali, un generatore di corrente presenta una grande resistenza interna in parallelo che ne limita la capacità di erogare una corrente costante al variare della tensione ai suoi capi. Condensatore. Il condensatore è un componente passivo capace di immagazzinare energia sotto forma di campo elettrico, accumulando cariche elettriche sulle sue due armature separate da un dielettrico, ed è caratterizzato dalla sua capacità C misurata in Farad (F). Induttore. L'induttore è un componente passivo capace di immagazzinare energia sotto forma di campo magnetico, opponendosi alle variazioni di corrente che lo attraversano ed è caratterizzato dalla sua induttanza L misurata in Henry (H). Generatori controllati. I generatori controllati sono elementi attivi la cui tensione o corrente erogata non è fissa, ma dipende linearmente da una tensione o corrente presente in un'altra parte del circuito. APPLICANDO LA LEGGE DI KIRCHHOOFF DELLE TENSIONI. TUTTI I TERMINI DELL'EQUAZIONE OTTENUTA DEVONO ESSERE TENSIONI. TUTTI I TERMINI DELL'EQUAZIONE OTTENUTA POSSONO ESSERE TENSIONI. TUTTI I TERMINI DELL'EQUAZIONE OTTENUTA POSSONO ESSERE CORRENTI. TUTTI I TERMINI DELL'EQUAZIONE OTTENUTA DEVONO ESSERE CORRENTI. Nel circuito in figura la tensione VAB: E’ uguale a V-VR1-VR3. È sempre positiva. È uguale alla tensione VR ai morsetti della resistenza R. Tutte vere. Nel circuito in figura la corrente che attraversa la resistenza R5 (da A verso B) è: Sempre positiva. Sempre V/R5. Sempre nulla. Sempre negativa. Nel circuito in figura la corrente che attraversa la resistenza R4 è: Sempre negativa. Sempre V/R4. Sempre nulla. Sempre positiva. Nel circuito in figura la tensione tra i punti A e B: Dipende dal diodo. Tutte vere. Dipende dalla posizione del tasto T. Dipende dal valore del generatore di tensione V. LA LEGGE DI KIRCHHOOFF DELLE CORRENTI. ESPRIME LA LEGGE DELLA CONSERVAZIONE DELLA CARICA. DICE CHE IN OGNI MAGLIA LA SOMMA DELLE CORRENTI E' NULLA. NON SI APPLICA AI CIRCUITI NON LINEARI. DICE CHE IN OGNI NODO LA SOMMA DELLE TENSIONI E' NULLA. APPLICANDO LA LEGGE DI KIRCHHOOFF DELLE CORRENTI. TUTTI I TERMINI DELL'EQUAZIONE OTTENUTA POSSONO ESSERE TENSIONI. TUTTI I TERMINI DELL'EQUAZIONE OTTENUTA DEVONO ESSERE TENSIONI. TUTTI I TERMINI DELL'EQUAZIONE OTTENUTA POSSONO ESSERE CORRENTI. TUTTI I TERMINI DELL'EQUAZIONE OTTENUTA DEVONO ESSERE CORRENTI. LA LEGGE DI KIRCHHOOFF DELLE TENSIONI. NON SI APPLICA AI CIRCUITI NON LINEARI. DICE CHE IN OGNI MAGLIA LA SOMMA DELLE CORRENTI E' NULLA. DICE CHE IN OGNI NODO LA SOMMA DELLE TENSIONI E' NULLA. LA SOMMA ALGEBRICA DELLE TENSIONI DEI LATI DI UNA MAGLIA E' NULLA. Nel circuito in figura la corrente che circola in R3 dipende: Solo dal valore di R3. Dal valore e da come sono collegati tra di loro tutti i bipoli. Dal valore di tutti i bipoli. Solo dal valore dei due generatori. Nel circuito in figura VAB vale: R2*(J1+J3). V1+V3. Tutte false. Sempre zero. Nel circuito in figura la tensione ai morsetti della resistenza R2 vale: E1. Non si può calcolare. VDC. 0 V. Nel circuito in figura sono presenti: Quattro nodi. Un nodo. Tre nodi. Due nodi. Nel circuito in figura la somma delle correnti che attraversano le resistenze R1 ed R2 è uguale a: -J. Tutte false. J. V/(R1+R2). Nel circuito in figura sono presenti: Un triangolo di resistenze. Una stella di resistenze ed un triangolo di resistenze. Una stella di resistenze. Tutte false. Nel circuito in figura la tensione ai morsetti della resistenza R3 vale: Tutte false. V. V/R3. Zero. Nel circuito in figura la corrente che attraversa la resistenza RA vale: Sempre zero. J1+(EA/RA). EA/RA. Tutte false. Nel circuito in figura le tre resistenze R sono collegate: In serie. A triangolo. In parallelo. A stella. Nel circuito in figura le resistenze R1 ed R3 sono collegate: in parallelo. a stella. in serie. Tutte false. Nel circuito in figura la tensione VAB: Vale R4*(V/(R1+R2+R3)). Vale sempre V. Vale sempre zero. Vale R3*(V/(R1+R2+R3)). Nel circuito in figura le resistenze R4, R5 ed R6: Sono collegate a stella. Sono collegate a triangolo. Tutte false. Sono collegate in serie. Nel circuito in figura, vista la presenza del generatore controllato, per calcolare la tensione tra i due nodi: Basta applicare la legge di Ohm. Tutte false. Non si può usare Millmann. Si può usare Millmann. COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI. LA CORRENTE CHE LI ATTRAVERSA E' DIVERSA. LA TENSIONE CHE LI ATTRAVERSA E' DIVERSA. LA CORRENTE CHE LI ATTRAVERSA E' LA STESSA. LA TENSIONE CHE LI ATTRAVERSA E' LA STESSA. Nel circuito in figura sono presenti: Tre maglie. Due maglie. Una maglia. Tutte false. Nel circuito in figura la corrente erogata dal generatore di tensione E1: Tutte false. È sempre positiva. E’ sempre negativa. E’ sempre nulla. Nel circuito in figura le tre resistenze R: Sono collegate a stella. Sono collegate in serie. Sono collegate a triangolo. Sono collegate in parallelo. Nel circuito in figura la tensione V: È sempre negativa. Può assumere qualsiasi valore. È sempre uguale a zero. È sempre positiva. Nel circuito in figura le resistenze R2 e R3: Tutte false. Sono collegate a stella. Sono collegate in parallelo. Sono collegate in serie. COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI GENERATORI DI CORRENTE. LA CORRENTE DEL PARALLELO E' PARI ALLA SOMMA ALGEBRICA DELLE CORRENTI DEI SINGOLI GENERATORI. LA POTENZA DEL PARALLELO E' PARI ALLA MASSIMA POTENZA. PER REALIZZARLO E' NECESSARIO CHE I GENERATORI ABBIANO TUTTI LA STESSA CORRENTE. LA CORRENTE DEL PARALLELO E' SEMPRE MASSIMA. COLLEGAMENTO IN SERIE DI GENERATORI DI TENSIONE. PER REALIZZARLO E' NECESSARIO CHE I GENERATORI ABBIANO TUTTI LA STESSA TENSIONE. LA POTENZA DELLA SERIE E' PARI ALLA MASSIMA POTENZA. LA CORRENTE DELLA SERIE E' PARI ALLA SOMMA ALGEBRICA DELLE CORRENTI DEI SINGOLI GENERATORI. LA TENSIONE DELLA SERIE E' PARI ALLA SOMMA ALGEBRICA DELLE TENSIONI DEI SINGOLI GENERATORI. PARTITORE RESISTIVO DI CORRENTE. LA TENSIONE VALE SEMPRE ZERO AI CAPI DEL PARALLELO. LA TENSIONE SI SUDDIVIDE TRA LE RESISTENZE IN MANIERA PROPORZIONALE AL LORO VALORE. LA CORRENTE SI SUDDIVIDE TRA LE RESISTENZE IN MANIERA INVERSAMENTE PROPORZIONALE AL LORO VALORE. LA TENSIONE SI SUDDIVIDE EQUAMENTE TRA LE RESISTENZE. COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI BIPOLI. LA CORRENTE CHE LI ATTRAVERSA E' LA STESSA. SONO SOTTOPOSTI A DIVERSA TENSIONE. LA CORRENTE CHE LI ATTRAVERSA E' DIVERSA. SONO SOTTOPOSTI ALLA STESSA TENSIONE. PARTITORE RESISTIVO DI TENSIONE. LA TENSIONE SI SUDDIVIDE EQUAMENTE TRA LE RESISTENZE. LA TENSIONE VALE SEMPRE ZERO AI CAPI DELLA SERIE. LA TENSIONE SI SUDDIVIDE TRA LE RESISTENZE IN MANIERA INVERSAMENTE PROPORZIONALE AL LORO VALORE. LA TENSIONE SI SUDDIVIDE TRA LE RESISTENZE IN MANIERA PROPORZIONALE AL LORO VALORE. Nel circuito in figura la resistenza R2: E’ attraversata da una corrente pari a J2. Non è attraversata da corrente. Tutte false. È attraversata da una corrente pari a J4-J5. Nel circuito in figura quante stelle di resistenze è possibile individuare: Due. Tre. Nessuna. Una. RESISTENZE IN SERIE. Una serie di resistenze implica una partizione della corrente su ogni resistenza. Una serie di resistenze si ha solo quando tutte le resistenze hanno lo stesso valore. La corrente totale viene suddivisa tra le resistenze, tutte le resistenze sono soggette alla stessa tensione. La tensione totale viene suddivisa tra le resistenze, tutte le resistenze sono attraversate dalla stessa corrente. RESISTENZE IN PARALLELO. La tensione totale viene suddivisa tra le resistenze, tutte le resistenze sono attraversate dalla stessa corrente. Possono essere collegate in parallelo solo resistenze aventi lo stesso valore. Un parallelo di resistenze può essere sostituito da una resistenza il cui valore è dato dalla somma delle resistenze del parallelo. La corrente totale viene suddivisa tra le resistenze, tutte le resistenze sono soggette alla stessa tensione. Legge di Kirchhoff delle correnti. La Legge di Kirchhoff delle Correnti (LKC) afferma che la somma algebrica delle correnti che entrano in un nodo (o che escono da esso) è sempre uguale a zero. Questo principio fondamentale si basa sul principio di conservazione della carica elettrica, implicando che la carica non può accumularsi né disperdersi in un nodo del circuito. Collegamento in parallelo di bipoli. Il collegamento in parallelo di bipoli si realizza quando i loro terminali sono connessi agli stessi due nodi del circuito, garantendo che tutti i bipoli abbiano la medesima tensione ai loro capi. In questa configurazione, la corrente totale che entra nel parallelo si suddivide tra i vari bipoli, e l'equivalente resistenza (per resistori) o impedenza (in AC) si calcola come l'inverso della somma degli inversi delle singole resistenze/impedenze. Collegamento in serie di bipoli. Il collegamento in serie di bipoli si realizza quando sono connessi sequenzialmente in modo che la stessa corrente attraversi ciascuno di essi, senza nodi intermedi da cui la corrente possa diramarsi. In questa configurazione, la tensione totale ai capi della serie è la somma delle tensioni ai capi dei singoli bipoli, e l'equivalente resistenza (per resistori) o impedenza (in AC) si calcola come la semplice somma delle singole resistenze/impedenze. Legge di Kirchhoff delle tensioni. La Legge di Kirchhoff delle Tensioni (LKT) afferma che la somma algebrica delle differenze di potenziale (tensioni) lungo qualsiasi maglia chiusa in un circuito è sempre uguale a zero. Questo principio si basa sulla conservazione dell'energia, indicando che il lavoro totale compiuto dalle forze elettriche su una carica che compie un giro completo in una maglia è nullo. Nel circuito in figura la tensione VAB vale: VAB=R4/J. Tutte false. VAB=R4*J. VAB=0. Sovrapposizione degli effetti. Il principio di sovrapposizione degli effetti afferma che in un circuito lineare, l'effetto totale (tensione o corrente) in un qualsiasi punto è la somma algebrica degli effetti prodotti singolarmente da ciascuna sorgente indipendente, mentre le altre sorgenti indipendenti sono disattivate (generatori di tensione cortocircuitati e generatori di corrente aperti). QUANDO E' POSSIBILE CALCOLARE IL CIRCUITO EQUIVALENTE ALLA THEVENIN. Dipende dal circuito che si vuole sostituire: deve avere solo generatori di uno stesso tipo. Non ci sono limitazioni, occorre semplicemente poter calcolare la resistenza equivalente vista ai capi dei morsetti rispetto ai quali calcolare il circuito equivalente, una volta reso attivo il circuito su cui si lavora, e poi determinare la tensione misurata a vuoto ai capi degli stessi morsetti, una volta che si è reso passivo il circuito stesso. Quando la resistenza equivalente ai morsetti ai quali si vuole calcolare il circuito equivalente è finita. Non ci sono limitazioni, occorre semplicemente poter calcolare la resistenza equivalente vista ai capi dei morsetti rispetto ai quali calcolare il circuito equivalente, una volta reso passivo il circuito su cui si lavora, e poi determinare la corrente misurata in corto circuito ai capi degli stessi morsetti, una volta che si è reso attivo il circuito stesso. Thevenin. Il Teorema di Thévenin afferma che qualsiasi rete lineare con due terminali può essere sostituita da un circuito equivalente costituito da un unico generatore di tensione ideale (VTh) in serie con un'unica resistenza equivalente (RTh). VTh è la tensione a circuito aperto tra i terminali, mentre RTh è la resistenza equivalente vista dai terminali con tutte le sorgenti indipendenti spente. PER RENDERE UNA RETE PASSIVA. SI CORTOCIRCUITANO I GENERATORI DI TENSIONE E SI CORTOCIRCUITANO I GENERATORI DI CORRENTE. SI CORTOCIRCUITANO I GENERATORI DI TENSIONE E E SI APRONO I GENERATORI DI CORRENTE. SI APRONONO I GENERATORI DI TENSIONE E SI APRONO I GENERATORI DI CORRENTE. SI CORTOCIRCUITANO I GENERATORI DI CORRENTE E SI APRONO I GENERATORI DI CORRENTE. LE RESISTENZE EQUIVALENTI DI THEVENIN E DI NORTON. HANNO VALORI DIPENDENTI DAI CIRCUITI E ,IN GENERALE, DIVERSI TRA DI LORO. POSSONO ESSERE VALUTATE SOLO SE IL CIRCUITO NON E' LINEARE. DIPENDONO SOLO DAI VALORI DELLE RESISTENZE PRESENTI NEL CIRCUITO. SI CALCOLANO ALLO STESSO MODO. COSA SIGNIFICA CONSIDERARE IL CIRCUITO EQUIVALENTE ALLA THEVENIN E ALLA NORTON. Significa sostituire il circuito con uno equivalente dal punto di vista elettrico costituito da una sola resistenza e da un solo generatore di corrente (o di tensione) a seconda che si tratti del circuito equivalente di Norton o quello di Thevenin. Significa sostituire il circuito con uno esattamente equivalente costituito sempre da un generatore di tensione e una resistenza in parallelo. Significa sostituire il circuito con uno esattamente equivalente costituito sempre da un generatore di tensione in parallelo ad una resistenza. Significa sostituire il circuito con uno esattamente equivalente costituito sempre da un generatore di corrente e una resistenza in serie. PER UNA RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI AB. IN GENERALE, O ESISTE IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI THEVENIN OPPURE ESISTE IN CIRCUITO EQUIVALENTE DI NORTON. IN GENERALE, E' POSSIBILE CALCOLARE SIA IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI THEVENIN, SIA QUELLO DI NORTON. SE CALCOLIAMO IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI THEVENIN NON POSSIAMO CALCOLARE IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI NORTON. I CIRCUITI EQUIVALENTI DI THEVENIN E DI NORTON ESISTONO SEMPRE. LA CORRENTE DEL GENERATORE DI CORRENTE EQUIVALENTE DI NORTON TRA I MORSETTI AB. COINCIDE CON LA TENSIONE IN CORTO CIRCUITO TRA I MORSETTI AB APERTI. COINCIDE CON LA CORRENTE A VUOTO TRA I MORSETTI AB. COINCIDE CON LA TENSIONE IN CORTO CIRCUITO TRA I MORSETTI AB. COINCIDE CON LA CORRENTE IN CORTOCIRCUITO TRA I MORSETTI AB. LA TENSIONE DEL GENERATORE DI TENSIONE EQUIVALENTE DI THEVENIN TRA I MORSETTI AB. COINCIDE CON LA TENSIONE A VUOTO TRA I MORSETTI AB. COINCIDE CON LA TENSIONE IN CORTO CIRCUITO TRA I MORSETTI AB. COINCIDE CON LA TENSIONE IN CORTO CIRCUITO TRA I MORSETTI AB APERTI. COINCIDE CON LA CORRENTE A VUOTO TRA I MORSETTI AB. IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI THEVENIN. PUO' ESSERE VALUTATO SEMPRE TRA I MORSETTI AB DI UNA RETE NON LINEARE. PUO' ESSERE VALUTATO SOLO PER RETI LINEARI. PUO' ESSERE VALUTATO SOLO PER ALCUNI TITPI DI CIRCUITI LINEARI. PUO' ESSERE VALUTATO ANCHE PER RETI NON LINEARI. IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI NORTON. PUO' ESSERE VALUTATO SOLO PER RETI LINEARI. PUO' ESSERE VALUTATO ANCHE PER RETI NON LINEARI. PUO' ESSERE VALUTATO SOLO PER ALCUNI TITPI DI CIRCUITI LINEARI. PUO' ESSERE VALUTATO SEMPRE TRA I MORSETTI AB DI UNA RETE NON LINEARE. IL TEOREMA DI THEVENIN DICE CHE. QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN PARALLELO AD UN GENERATORE DI TENSIONE. QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN SERIE AD UN GENERATORE DI CORRENTE. QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN SERIE AD UN GENERATORE DI TENSIONE. QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA COLLEGATA AD UN GENERATORE DI TENSIONE. IL TEOREMA DI NORTON DICE CHE. QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN SERIE AD UN GENERATORE DI CORRENTE. QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN PARALLELO AD UN GENERATORE DI CORRENTE. QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA COLLEGATA AD UN GENERATORE DI TENSIONE. QUALSIASI RETE LINEARE COMPRESA TRA I MORSETTI A E B E' EQUIVALENTE AD UN CIRCUITO COSTITUITO DA UNA RESISTENZA IN PARALLELO AD UN GENERATORE DI TENSIONE. PER CIRCUITO X EQUIVALENTE AL CIRCUITO Y INTENDIAMO. DUE CIRCUITI IDENTICI. IL FATTO CHE X ED Y HANNO LO STESSO COMPORTAMENTO ELETTRICO. IL FATTO CHE X ED Y HANNO LO STESSO NUMERO DI BIPOLI. CONTENGONO O SOLO GENERATORI DI CORRENTE O SOLO GENERATORI DI TENSIONI. AFFINCHE', AI MORSETTI AB, ESISTANO ENTRAMBI I CIRCUITI EQUIVALENTI DI THEVENIN E DI NORTON. LA RESISTENZA EQUIVALENTE AI MORSETTI AB PUO' VALERE INFINITO. LA RESISTENZA EQUIVALENTE AI MORSETTI AB DEVE ESSERE MAGGIORE DI ZERO E MINORE DI INFINITO. LA RESISTENZA EQUIVALENTE AI MORSETTI AB PUO' VALERE ZERO. LA RESISTENZA EQUIVALENTE AI MORSETTI AB PUO' ASSUMERE QUALSIASI VALORE. Norton. Il Teorema di Norton afferma che qualsiasi rete lineare con due terminali può essere sostituita da un circuito equivalente costituito da un unico generatore di corrente ideale (IN) in parallelo con un'unica resistenza equivalente (RN). IN è la corrente di cortocircuito tra i terminali, mentre RN è la resistenza equivalente vista dai terminali con tutte le sorgenti indipendenti spente (ed è uguale alla RTh del teorema di Thévenin). Nel circuito in figura, per calcolare la tensione ai morsetti della resistenza R: si deve usare il teorema di Thevenin. si deve usare la sovrapposizione degli effetti. si deve usare il teorema di Millmann. tutte false. Nel circuito in figura, per calcolare la tensione ai morsetti della resistenza R4: si può usare il teorema di Millmann. si deve usare il teorema di Thevenin. si deve usare la sovrapposizione degli effetti. tutte vere. IL TEOREMA DI MILLMAN. E' applicabile quando il numero di maglie è pari. E' applicabile quando il numero di nodi del circuito è pari a due. E' applicabile quando il numero di nodi del circuito è pari a tre ed uno si prende come riferimento. E' applicabile solo quando nel circuito ci sono due nodi e solo generatori di tensioni. Millmann. Il Teorema di Millman permette di calcolare la tensione ai capi di due nodi di una rete quando diversi rami sono connessi in parallelo tra essi. La tensione tra i due nodi è data dal rapporto tra la somma algebrica delle correnti di cortocircuito di ciascun ramo e la somma delle conduttanze di tutti i rami in parallelo. UN BIPOLO E' DETTO ATTIVO QUANDO. LA POTENZA ASSORBITA E' COSTANTE. PER OGNI t LA CARATTERISTICA NON E' TUTTA O NEL I O NEL III QUADRANTE. NON PUO' FORNIRE POTENZA ALL'ESTERNO. FORNISCE SEMPRE POTENZA ALL'ESTERNO. LA POTENZA ATTIVA SI MISURA IN. VAR. WATT. JOULE. VA. IL LEGAME ESISTENTE TRA POTENZA ED ENERGIA E' IL SEGUENTE. L'energia è la derivata della potenza nel tempo. L'energia è il prodotto potenza per resistenza. La potenza è l'integrale dell'energia immagazzinata nel tempo. L'energia è l'integrale della potenza nel tempo. LA POTENZA DISSIPATA DA UNA RESISTENZA SI CALCOLA ESEGUENDO. Il prodotto tra la tensione al quadrato e la resistenza stessa. Il prodotto tra la resistenza al quadrato e la corrente. Il prodotto tra la corrente al quadrato e la tensione. Il prodotto tra la corrente al quadrato e la resistenza stessa. ENUNCIATO DEL TEOREMA DI TELLEGEN. La somma delle potenze al quadrato di ogni lato deve essere nulla. La somma dei prodotti delle tensioni per le correnti al quadrato di ogni lato, deve essere nulla. La somma dei prodotti delle tensioni al quadrato per le correnti di ogni lato deve essere nulla. La somma algebrica dei prodotti delle tensioni per le correnti di ogni lato deve essere nulla. Nel circuito in figura la potenza del generatore di corrente J è positiva (lo stesso eroga potenza): Sempre. Mai. Solo se la tensione VBC è negativa. Solo se la tensione VBC è positiva. L'ENERGIA ELETTRICA. E' LA DERIVATA DELLA POTENZA NEL TEMPO. E' L'INTEGRALE DELLA POTENZA NEL TEMPO. E' SEMPRE ZERO NELLE RESISTENZE. E' SEMPRE PARI ALLA POTENZA ISTANTE PER ISTANTE. POTENZA ELETTRICA. p(t)=v(t)i(t) è sempre positiva. p(t)=v(t)i(t). p(t)=Rv(t)i(t). p(t)=v(t)i(t) è sempre negativa. LA POTENZA ELETTRICA PER UN DATO BIPOLO. E' SEMPRE NEGATIVA. PUO' ESSERE POSITIVA-NEGATIVA-NULLA. E' SEMPRE POSITIVA. E' SEMPRE NULLA. LA POTENZA DISSIPATA PER EFFETTO JOULE. DIPENDE SOLO DAL VALORE DELLA CORRENTE CHE ATTRAVERSA IL CONDUTTORE. E' INDIPENDENTE DALLA RESISTENZA. SI HA OGNI VOLTA CHE UNA CORRENTE ATTRAVERSA UN CONDUTTORE. E' INDIPENDENTE DALLA CORRENTE. PER UN GENERATORE REALE IL RENDIMENTO E' PARI A. ZERO. RAPPORTO TRA POTENZA EROGATA ALL'ESTERNO E POTENZA DISSIPATA AL SUO INTERNO. RAPPORTO TRA POTENZA EROGATA ALL'ESTERNO E POTENZA GENERATA. UNO. UN GENERATORE PUO' ASSORBIRE POTENZA. SOLO SE COLLEGATO AD UN RESISTORE. SEMPRE. MAI. IN ALCUNI CASI PARTICOLARI. IL DIAGRAMMA DI CARICO RAPPRESENTA. L'ANDAMENTO DELLA POTENZA IN FUNZIONE DELLA CORRENTE. L'ANDAMENTO DELLA POTENZA IN FUNZIONE DEL TEMPO. L'ANDAMENTO DELLA POTENZA IN FUNZIONE DELLA TENSIONE. L'ENERGIA ASSORBITA DA UN CIRCUITO IN 24 ORE. UN BIPOLO E' DETTO PASSIVO QUANDO. PUO' FORNIRE POTENZA ALL'ESTERNO. LA POTENZA ASSORBITA E' COSTANTE. PER OGNI t LA CARATTERISTICA E' O NEL I O NEL III QUADRANTE. FORNISCE SEMPRE POTENZA ALL'ESTERNO. Potenza in corrente continua. La potenza in corrente continua (DC) dissipata o assorbita da un componente è definita come il prodotto della tensione (V) ai suoi capi per la corrente (I) che lo attraversa, P=V⋅I, ed è misurata in Watt (W). Nel caso di un resistore, può essere espressa anche come P=I^2xR o P=V^2/R, rappresentando l'energia convertita in calore per unità di tempo (effetto Joule). Energia in corrente continua. L'energia in corrente continua (DC) assorbita o erogata da un componente in un dato intervallo di tempo è il prodotto della potenza (P) per la durata di tale intervallo, W=P⋅Δt, ed è misurata in Joule (J). Essa rappresenta la capacità di compiere lavoro, e nel caso di un resistore viene interamente convertita in calore. Metodo delle correnti cicliche di maglia. Il Metodo delle Correnti Cicliche di Maglia è una tecnica di analisi circuitale che permette di risolvere reti complesse definendo correnti fittizie che circolano in ogni maglia indipendente del circuito. Applicando la Legge di Kirchhoff delle Tensioni (LKT) a ciascuna di queste maglie, si ottiene un sistema di equazioni lineari che, una volta risolto, fornisce tutte le correnti e tensioni incognite della rete. Metodo del potenziale ai nodi. Il Metodo del Potenziale ai Nodi (o delle tensioni nodali) è una tecnica di analisi circuitale che permette di risolvere reti complesse assegnando una tensione incognita a ciascun nodo indipendente rispetto a un nodo di riferimento (massa). Applicando la Legge di Kirchhoff delle Correnti (LKC) a ogni nodo indipendente, si ottiene un sistema di equazioni lineari che, una volta risolto, fornisce i potenziali di tutti i nodi e, di conseguenza, tutte le tensioni e correnti nel circuito. CHE COSA SI INTENDE PER PORTA. Una coppia di morsetti in cui la corrente che entra in un morsetto è la metà di quella che esce dall'altro. Una coppia di morsetti in cui la somma delle correnti (quella entrante in un morsetto e quella uscente nell'altro morsetto) è nulla. Una coppia di morsetti in cui la corrente che entra in un morsetto è il doppio di quella che esce dall'altro. Una coppia di morsetti in cui la somma delle correnti (quella entrante in un morsetto e quella uscente nell'altro morsetto) è costante. Nel circuito in figura: Potrebbe essere I1=I2. Tutte false. È sempre I1=I2. Non è mai I1=I2. Nel circuito in figura: Tutte false. È sempre V1=V2. Non è mai V1=V2. Potrebbe essere V1=V2. Doppi bipoli. I doppi bipoli sono reti elettriche con quattro terminali, organizzati in due porte (una di ingresso e una di uscita), che consentono di modellare il comportamento di dispositivi come amplificatori, trasformatori o filtri. La loro caratterizzazione avviene tramite parametri (ad esempio, parametri Z, Y, H, o ABCD) che correlano le tensioni e le correnti sulle due porte. Doppi bipoli a T. I doppi bipoli a T sono una specifica configurazione di doppio bipolo in cui tre impedenze sono connesse a formare una "T", con una impedenza in serie su ciascun ramo e una impedenza connessa tra il punto centrale e il nodo comune. Questa topologia è ampiamente utilizzata per modellare filtri, attenuatori e linee di trasmissione in svariate applicazioni elettroniche. Doppi bipoli a pi-greca. I doppi bipoli a pi-greca sono una specifica configurazione di doppio bipolo in cui tre impedenze sono disposte a formare la lettera greca "pi". Due impedenze sono connesse in parallelo ai terminali di ingresso e uscita, rispettivamente, e la terza impedenza è connessa in serie tra le due porte, una topologia comune per modellare sezioni di linee di trasmissione e filtri passa-banda. Nel circuito in figura, per calcolare la corrente I si può: tutte false. utilizzare la sovrapposizione degli effetti. applicare il metodo grafico dopo di che applicare Thevenin ai morsetti del bipolo non lineare. applicare Thevenin ai morsetti del bipolo non lineare dopo di che applicare il metodo grafico. Circuiti non lineari. I circuiti non lineari sono reti elettriche che contengono almeno un componente la cui relazione tensione-corrente non è una retta (es. diodi, transistor). A differenza dei circuiti lineari, non obbediscono al principio di sovrapposizione degli effetti, richiedendo spesso metodi di analisi più complessi, come quelli grafici o numerici, per la loro risoluzione. f=50 Hz SIGNIFICA. pulsazione=0 rad/sec. la pulsazione non è definibile. pulsazione=infinito rad/sec. pulsazione=314 rad/sec. LA FREQUENZA SI MISURA IN. CICLI/MIN. RAD/SEC. SECONDI. HZ. Nel circuito in figura la caduta di tensione Ep-Ea: Dipende dalla corrente. Dipende dal valore R. Dipende dal valore X. Tutte vere. Grandezze sinusoidali. Le grandezze sinusoidali (tensione o corrente) sono forme d'onda che variano nel tempo seguendo una funzione seno o coseno, caratterizzate da ampiezza, frequenza (o pulsazione) e fase. Grandezze periodiche. Le grandezze periodiche sono funzioni del tempo che ripetono il loro andamento a intervalli regolari, detti periodo (T). Sebbene le sinusoidali siano le più studiate, qualsiasi forma d'onda (quadra, triangolare, ecc.) è periodica se f(t)=f(t+nT) per ogni n intero, e possono essere analizzate tramite la serie di Fourier come somma di componenti sinusoidali. Numeri complessi in forma cartesiana. I numeri complessi in forma cartesiana sono espressi come z = x + jy, dove x è la parte reale e y è la parte immaginaria, con j = √(-1) (in elettrotecnica si usa j per evitare confusione con la corrente i). Questa rappresentazione è particolarmente utile per operazioni di somma e sottrazione, in quanto si sommano/sottraggono separatamente le parti reali e quelle immaginarie. Numeri complessi in forma polare. I numeri complessi in forma polare sono espressi da un modulo (o ampiezza) ρ e un argomento (o fase) θ, ovvero z = ρe^(jθ) o z = ρ∠θ. Questa forma è particolarmente vantaggiosa per le operazioni di moltiplicazione, divisione, elevamento a potenza e radice, in quanto si operano sui moduli e si sommano/sottraggono le fasi. Numeri complessi in forma esponenziale. I numeri complessi in forma esponenziale sono espressi come z = ρe^(jθ), dove ρ è il modulo e θ è la fase (o argomento) in radianti. Questa forma deriva direttamente dalla formula di Eulero (e^(jθ) = cosθ + jsinθ) e, come la forma polare, è estremamente utile per moltiplicazioni, divisioni e potenze, grazie alla semplicità delle operazioni sugli esponenti. X=Xej(fi) E' IL FASORE DELLA GRANDEZZA SINUSOIDALE. x(t)=v2Xsen(omegat+fi). x(t)=v2Xsen(fi). x(t)=Xsen(omegat+fi). x(t)=Xsen(omegat). Rappresentazione di sinusoidi con fasori. La rappresentazione di sinusoidi con fasori è una tecnica che permette di trasformare funzioni sinusoidali del tempo (tensione o corrente) in numeri complessi, detti fasori, che ne catturano ampiezza e fase. Questo approccio semplifica notevolmente l'analisi dei circuiti in regime sinusoidale permanente, convertendo le equazioni differenziali in equazioni algebriche complesse risolvibili con le normali regole dei circuiti in DC. PER UN INDUTTORE LINEARE E TEMPO INVARIANTE. La tensione è in anticipo di 90° sulla corrente. V=LI. La corrente è in anticipo di 90° sulla tensione. Corrente e tensione sono in fase. IN UNA RESISTENZA. LA CORRENTE E' IN RITARDO DI 90° SULLA TENSIONE. CORRENTE E TENSIONE SONO IN FASE. LA CORRENTE E' IN ANTICIPO DI 90° SULLA TENSIONE. CORRENTE E TENSIONE SONO IN OPPOSIZIONE DI FASE. L'IMPEDENZA SI MISURA IN. OHM. AMPERE. VOLT. WATT. DATA L'IMPEDENZA Z=R+jXL : R=Zsenfi. R=V/I. R=Zcosfi. R=Ztgfi. Circuito puramente ohmico. Un circuito puramente ohmico è una rete elettrica composta esclusivamente da resistori, idealmente privi di componenti induttivi o capacitivi. In tale circuito, la corrente e la tensione sono sempre in fase tra loro e la potenza è interamente dissipata come calore, senza immagazzinamento di energia reattiva. Circuito puramente induttivo. Un circuito puramente induttivo è una rete elettrica composta esclusivamente da induttori ideali. In tale circuito, la corrente è in ritardo di 90° rispetto alla tensione, non c'è dissipazione di potenza media ma solo uno scambio di energia reattiva tra il generatore e il campo magnetico dell'induttore. Circuito puramente capacitivo. Un circuito puramente capacitivo è una rete elettrica composta esclusivamente da condensatori ideali. In tale circuito, la corrente è in anticipo di 90° rispetto alla tensione, non c'è dissipazione di potenza media ma solo uno scambio di energia reattiva tra il generatore e il campo elettrico del condensatore. I TRE PARAMETRI DI UN'IMPEDENZA (R,X,Z). NON POSSONO ESSERE RAPPRESENTATI TRAMITE UN TRIANGOLO RETTANGOLO. POSSONO ESSERE RAPPRESENTATI SU UNA RETTA. POSSONO ESSERE RAPPRESENTATI TRAMITE UN TRIANGOLO. SI DEVONO RAPPRESENTARE TRAMITE UN TRIANGOLO RETTANGOLO. Circuito RL serie. Un circuito RL serie è costituito da una resistenza R e un induttore L connessi in serie. In regime sinusoidale, la tensione ai capi del circuito è la somma vettoriale delle tensioni su R (in fase con la corrente) e su L (in anticipo di 90° rispetto alla corrente), risultando in una tensione totale in anticipo rispetto alla corrente e un'impedenza complessa Z=R+jωL. Circuito RC parallelo. Un circuito RC parallelo è costituito da una resistenza R e un condensatore C connessi in parallelo. In regime sinusoidale, la corrente totale è la somma vettoriale delle correnti in R (in fase con la tensione) e in C (in anticipo di 90° rispetto alla tensione), risultando in una corrente totale in anticipo rispetto alla tensione e un'ammettenza complessa Y=1/R+jωC. Circuito RL parallelo. Un circuito RL parallelo è costituito da una resistenza R e un induttore L connessi in parallelo. In regime sinusoidale, la corrente totale è la somma vettoriale delle correnti in R (in fase con la tensione) e in L (in ritardo di 90° rispetto alla tensione), risultando in una corrente totale in ritardo rispetto alla tensione e un'ammettenza complessa Y=1/R+1/(jωL). Circuito RC serie. Un circuito RC serie è costituito da una resistenza R e un condensatore C connessi in serie. In regime sinusoidale, la tensione ai capi del circuito è la somma vettoriale delle tensioni su R (in fase con la corrente) e su C (in ritardo di 90° rispetto alla corrente), risultando in una tensione totale in ritardo rispetto alla corrente e un'impedenza complessa Z=R−j/ωC. Nel circuito in figura il vettore corrente I, rispetto al vettore tensione V è: tutte false. in ritardo. in fase. in anticipo. Nel circuito in figura le impedenze Z2 e Z3: Sono collegate a stella. Tutte false. Sono collegate in serie. Sono collegate in parallelo. NELLE IMPEDENZE IN SERIE. LA CORRENTE TOTALE VIENE SUDDIVISA TRA LE IMPEDENZE, TUTTE LE IMPEDENZE SONO SOGGETTE ALLA STESSA TENSIONE. LA TENSIONE TOTALE VIENE SUDDIVISA TRA LE IMPEDENZE, TUTTE LE IMPEDENZE SONO ATTRAVERSATE DALLA STESSA CORRENTE. UNA SERIE DI IMPEDENZE IMPLICA UNA PARTIZIONE DELLA CORRENTE SU OGNI IMPEDENZE. UNA SERIE DI IMPEDENZE SI HA SOLO QUANDO DUE IMPEDENZE HANNO LO STESSO VALORE. Nel circuito in figura: c’è una corrente. tutte false. ci sono tre correnti. ci sono due correnti. Nel circuito in figura i Vettori IC ed IR: Sono sfasati di 90° con IC in anticipo. Sono in fase. Tutte false. Sono sfasati di 90° con IR in anticipo. NELLE IMPEDENZE IN PARALLELO. LA CORRENTE TOTALE VIENE SUDDIVISA TRA LE IMPEDENZE, TUTTE LE IMPEDENZE SONO SOGGETTE ALLA STESSA TENSIONE. UN PARALLELO DI IMPEDENZE PUÒ ESSERE SOSTITUITO DA UNA IMPEDENZE IL CUI VALORE È DATO DALLA SOMMA DELLE IMPEDENZE COINVOLTE NEL PARALLELO. POSSONO ESSERE COLLEGATE IN PARALLELO SOLO IMPEDENZE AVENTI LO STESSO VALORE. LA TENSIONE TOTALE VIENE SUDDIVISA TRA LE IMPEDENZE, TUTTE LE IMPEDENZE SONO ATTRAVERSATE DALLA STESSA CORRENTE. Circuito RLC serie. Un circuito RLC serie è costituito da una resistenza R, un induttore L e un condensatore C connessi in serie. In regime sinusoidale, l'impedenza totale è Z=R+j(ωL−1/ωC), e il circuito presenta risonanza quando la parte immaginaria dell'impedenza si annulla (ωL=1/ωC), portando a un'impedenza minima e una corrente massima. Circuito RLC parallelo. Un circuito RLC parallelo è costituito da una resistenza R, un induttore L e un condensatore C connessi in parallelo. In regime sinusoidale, l'ammettenza totale è Y=1/R+j(ωC−1/ωL), e il circuito presenta risonanza quando la parte immaginaria dell'ammettenza si annulla (ωC=1/ωL), portando a un'ammettenza minima (impedenza massima) e una corrente minima per una data tensione. Nel circuito in figura il generatore: Genera solo potenza reattiva. Genera solo potenza attiva. Genera potenza apparente complessa. Tutte false. PER UNA CAPACITA' SI HA: P =0, Q diversa da 0, A=Q. P diversa da 0, Q diversa da 0, A=Q. P diversa da 0, Q = 0, A=P. P =0, Q diversa da 0, A=P. PER UN CIRCUITO LA POTENZA APPARENTE COMPLESSA TOTALE A PUO' ESSERE OTTENUTA: Sommando aritmeticamente le Ai di tutti i bipoli. Come A=VI. Sommando vettorialmente le Ai di tutti i bipoli. Sommando algebricamente le Ai di tutti i bipoli. IN UN CIRCUITO: La somma delle potenze reattive generate è pari a zero. La somma delle potenze attive assorbite è uguale alla somma delle potenze attive generate. La potenza attiva generata è nulla. La somma delle potenze attive assorbite è pari a zero. LA POTENZA APPARENTE COMPLESSA A=P+jQ PUO' ESSERE CALCOLATA COME: (*= complesso coniugato). A=v(P2+Q2). A=VI. A=VI*. A=V*I. LE POTENZE ATTIVA-REATTIVA-APPARENTE COMPLESSA. POSSONO ESSERE RAPPRESENTATE TRAMITE UN TRIANGOLO. POSSONO ESSERE RAPPRESENTATE SU UNA RETTA. POSSONO ESSERE RAPPRESENTATE TRAMITE UN TRIANGOLO RETTANGOLO. NON POSSONO ESSERE RAPPRESENTATE TRAMITE UN TRIANGOLO RETTANGOLO. PER UNA INDUTTANZA SI HA: P diversa da 0, Q = 0, A=P. P =0, Q diversa da 0, A=P. P diversa da 0, Q diversa da 0, A=Q. P =0, Q diversa da 0, A=Q. PER UNA RESISTENZA SI HA: P diversa da 0, Q diversa da 0, A=Q. P =0, Q diversa da 0, A=Q. P =0, Q diversa da 0, A=P. P diversa da 0, Q = 0, A=P. LA POTENZA REATTIVA SI MISURA IN. VA. VAR. WATT. JOULE. L'ENERGIA ATTIVA SI MISURA IN. OHM. Wh. VA. VAR. Teorema di Bouquerot. Il Teorema di Boucherot (o delle potenze medie/apparenti) afferma che in un circuito lineare in regime sinusoidale, la potenza attiva totale è la somma algebrica delle potenze attive dissipate nei singoli componenti, e analogamente, la potenza reattiva totale è la somma algebrica delle potenze reattive scambiate. Potenze in corrente sinusoidale. In corrente alternata sinusoidale, si distinguono la potenza attiva (P), media e realmente dissipata, misurata in Watt (W); la potenza reattiva (Q), scambiata tra generatore e componenti reattivi (induttori/condensatori) senza dissipazione media, misurata in Volt-Ampere reattivi (var); e la potenza apparente (S), prodotto di tensione e corrente efficaci, misurata in Volt-Ampere (VA), che è la grandezza vettoriale S=P+jQ. PER RIFASARE A cos fi=1 UN CARICO OHMICO CAPACITIVO CHE ASSORBE Q E' NECESSARIA UNA POTENZA REATTIVA QL : QL=Q. QL=R*I2. QL=P. TUTTE FALSE. PER RIFASARE A cos fi=1 UN CARICO OHMICO INDUTTIVO CHE ASSORBE Q E' NECESSARIA UNA POTENZA REATTIVA QC: QC=Q. TUTTE FALSE. QC=RI2. QC=P. Rifasamento totale. Il rifasamento totale (o correzione del fattore di potenza) è un'operazione volta a migliorare l'efficienza energetica di un sistema in corrente alternata riducendo la potenza reattiva. Si realizza compensando l'energia reattiva induttiva (tipica dei carichi industriali) con un'energia reattiva capacitiva di pari valore (tipicamente tramite condensatori), portando il fattore di potenza il più vicino possibile all'unità (cosϕ≈1). Rifasamento parziale. Il rifasamento parziale è un'operazione volta a migliorare il fattore di potenza di un sistema in corrente alternata senza portarlo all'unità, tipicamente per ragioni economiche o tecniche. Si ottiene installando condensatori che compensano solo una parte dell'energia reattiva induttiva richiesta dal carico, riducendo le perdite ma senza annullare completamente la componente reattiva della corrente. PER STUDIARE UN CIRCUITO IN REGIME SINUSOIDALE IN CUI SONO PRESENTI PIU' DI UN GENERATORE. NON E' POSSIBILE STUDIARE TALI TIPI DI CIRCUITO. SE I GENERATORI SONO ISOFREQUENZIALI SI PUO' USARE IL METODO SIMBOLICO. SI PUO' USARE SEMPRE IL METODO SIMBOLICO. NON SI POSSONO CONSIDERARE MAI LE GRANDEZZE NEL DOMINIO DEL TEMPO. DATA LA GRANDEZZA SINUSOIDALE x(t)=XMsen(omegat+fi) il suo fasore è: X=v2Xej(omegat+fi). X=v2Xej(omegat). X=v2Xej(fi). X=Xej(fi). Nel circuito in figura: tutte vere. non è possibile considerare il circuito equivalente monofase. è possibile considerare il circuito equivalente monofase. il circuito è simmetrico e squilibrato. CORRENTE SUL NEUTRO PER UN SISTEMA SIMMETRICO ED EQUILIBRATO A STELLA CON NEUTRO. Coincide con una delle correnti di linea. Vale zero in ogni istante di tempo. Coincide con la somma delle correnti di linea moltiplicata per sqrt(3). Coincide con la somma delle correnti di linea diviso per sqrt(3). LA TRASFORMAZIONE STELLA-TRIANGOLO DI IMPEDENZE. PUO' ESSERE ESEGUITA PER QUALSIASI VALORE DELLE IMPEDENZE A STELLA. NON PUO' ESSERE MAI ESEGUITA. NON PUO' ESSERE ESEGUITA PER QUALSIASI VALORE DELLE IMPEDENZE A STELLA. PUO' ESSERE ESEGUITA SOLO SE LE IMPEDENZE A STELLA SONO IDENTICHE. TERNA DELLE TENSIONI STELLATE E1,E2, E3 PER UN SISTEMA SIMMETRICO ED EQUILIBRATO. Tutte le altre tre. Le tre tensioni sono sfasate tra di loro di 120 gradi. La loro somma in ogni istante di tempo vale zero. Le tre tensioni hanno lo stesso modulo. LA TRASFORMAZIONE TRIANGOLO-STELLA DI IMPEDENZE. PUO' ESSERE ESEGUITA PER QUALSIASI VALORE DELLE IMPEDENZE A TRIANGOLO. NON PUO' ESSERE MAI ESEGUITA. NON PUO' ESSERE ESEGUITA PER QUALSIASI VALORE DELLE IMPEDENZE A TRIANGOLO. PUO' ESSERE ESEGUITA SOLO SE LE IMPEDENZE A TRIANGOLO SONO IDENTICHE. Sistemi trifase a stella equilibrata. Un sistema trifase a stella equilibrata è costituito da tre generatori (o carichi) identici collegati a un punto comune (neutro), con le tre tensioni (o correnti) di fase sfasate tra loro di 120° elettrici e di uguale ampiezza. In un tale sistema, la somma vettoriale delle tensioni (e delle correnti) di fase è nulla, e la corrente nel conduttore di neutro è zero. Impedenze a stella e a triangolo. Le impendenze a stella (Y) e a triangolo (Δ) sono due configurazioni fondamentali per la connessione di tre impedenze in sistemi trifase o in reti complesse. Esistono formule di trasformazione reciproca che permettono di convertire una configurazione nell'altra, semplificando l'analisi di circuiti altrimenti difficili da risolvere con metodi diretti. Nel circuito in figura, supponendo le tre impedenze identiche e la terna delle tensioni simmetrica, la corrente sul neutro IN: Dipende dal modulo delle tensioni. Dipende dal valore del modulo delle impedenze. è sempre diversa da zero. è sempre uguale a zero. Nel circuito in figura, con terna delle tensioni simmetrica: I moduli delle tre correnti sono diversi. I moduli delle tre correnti non dipendono dal valore di ZL. Tutte vere. I moduli delle tre correnti sono uguali. Nel circuito in figura, in ogni istante di tempo, la somma delle correnti è: uguale a zero. maggiore di zero. minore di zero. tutte vere. CORRENTE SUL NEUTRO PER UN SISTEMA SIMMETRICO E SQUILIBRATO A STELLA CON NEUTRO. Nessuna delle altre tre. Coincide con la somma delle correnti di fase diviso per sqrt(3). Coincide con la somma delle correnti di linea diviso per sqrt(3). Coincide con la terna delle tensioni concatenate. POTENZIALE DEL CENTRO STELLA PER UN SISTEMA SIMMETRICO E SQUILIBRATO A STELLA SENZA NEUTRO. Vale zero in ogni istante di tempo. E' diverso da zero. Coincide con la somma delle tensioni di linea. Coincide con la somma delle tensioni di linea diviso l'impedenza di fase. NEI SISTEMI A STELLA SQUILIBRATI SENZA NEUTRO LA TENSIONE DEL CENTRO STELLA REALE PUO' ESSERE VALUTATA AGEVOLMENTE TRAMITE. MILLMANN. SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI. NORTON. THEVENIN. TERNA DELLE CORRENTI DI FASE PER UN SISTEMA SIMMETRICO ED EQUILIBRATO A STELLA. Coincide con la terna delle correnti di linea. Coincide con la terna delle correnti di linea divisa per sqrt(3). Coincide con la terna delle correnti di linea moltiplicata per sqrt(3). Le tre correnti hanno lo stesso modulo e la stessa fase. Sistemi trifase a stella squilibrata senza neutro. Un sistema trifase a stella squilibrata senza neutro è caratterizzato da carichi di fase non identici connessi a stella, ma senza un conduttore di neutro che possa trasportare la corrente di squilibrio. In questa configurazione, il punto centrale della stella (centro stella) assume un potenziale non nullo, e le tensioni sulle singole impedenze di carico non corrispondono più alle tensioni di fase del generatore. Sistemi trifase a stella squilibrata con neutro. Un sistema trifase a stella squilibrata con neutro è una configurazione in cui le impedenze di carico di ciascuna fase non sono identiche, ma è presente un conduttore di neutro che collega il centro stella del carico al neutro del generatore. La presenza del neutro permette alle tensioni ai capi di ciascun carico di rimanere uguali alle tensioni di fase del generatore, con la corrente di squilibrio che scorre nel conduttore di neutro. Nel circuito in figura, con terna delle tensioni simmetrica: I moduli delle tre correnti di linea sono uguali. I moduli delle tre correnti di linea sono diversi. I moduli delle tre correnti di linea non dipendono dal valore dell’impedenza dell’utilizzatore. Tutte vere. TERNA DELLE CORRENTI DI FASE PER UN SISTEMA SIMMETRICO ED EQUILIBRATO A TRIANGOLO. Coincide con la terna delle correnti di linea moltiplicata per sqrt(3). Le tre correnti hanno lo stesso modulo e la stessa fase. Coincide con la terna delle correnti di linea. Coincide con la terna delle correnti di linea divisa per sqrt(3). TERNA DELLE CORRENTI DI LINEA PER UN SISTEMA SIMMETRICO E SQUILIBRATO A TRIANGOLO. Coincide con la terna delle correnti di fase moltiplicata per sqrt(3). In ogni istante di tempo la loro somma è diversa da zero. In ogni istante di tempo la loro somma vale zero. Le tre correnti hanno lo stesso modulo e la stessa fase. Sistemi trifase a triangolo squilibrato. Un sistema trifase a triangolo squilibrato si ha quando le impedenze connesse tra le fasi non sono identiche. A differenza della configurazione a stella, qui non esiste un punto neutro e la corrente in ciascun ramo è determinata dalla tensione concatenata tra i nodi a cui è collegata l'impedenza. Sistemi trifase a triangolo equilibrato. Un sistema trifase a triangolo equilibrato è costituito da tre impedenze identiche connesse tra le tre fasi del sistema, formando un anello chiuso. In questa configurazione, la tensione ai capi di ciascuna impedenza di carico è uguale alla tensione concatenata del sistema, e le correnti di linea sono √3 volte maggiori delle correnti di fase, mantenendo un perfetto bilanciamento delle potenze senza necessità di un conduttore di neutro. NEI SISTEMI TRIFASE. IL TEOREMA DI BOUQUEROT HA SEMPRE VALIDITA'. IL TEOREMA DI BOUQUEROT HA VALIDITA' SOLO SE IL SITEMA E' SIMMETRICO ED EQUILIBRATO. IL TEOREMA DI BOUQUEROT NON HA MAI VALIDITA'. IL TEOREMA DI BOUQUEROT HA VALIDITA' SOLO PER LE POTENZE ATTIVE. PER UN SISTEMA TRIFASE SIMMETRICO ED EQUILIBRATO -2. P diversa da 0, Q diversa da 0, A=Q. Q = sqrt(3)VIsenfi. P diversa da 0, Q = 0, A=Q. Q= sqrt(3)EIsenfi. PER UN SISTEMA TRIFASE SIMMETRICO ED EQUILIBRATO -1. P = sqrt(3)VIcosfi. P diversa da 0, Q diversa da 0, A=Q. P = sqrt(3)EIcosfi. P diversa da 0, Q = 0, A=Q. Potenze nei sistemi trifase simmetrici ed equilibrati. Nei sistemi trifase simmetrici ed equilibrati, le potenze attiva (P), reattiva (Q) e apparente (S) totali sono semplicemente il triplo delle rispettive potenze di una singola fase (ad es., P = 3 ⋅ V_fase I_fase cosφ). Utilizzando le grandezze di linea, queste si esprimono come P = √3 V_L I_L cosφ, Q = √3 V_L I_L sinφ e S = √3 V_L I_L, dove φ è l'angolo di sfasamento tra tensione e corrente di fase. Inoltre, la potenza istantanea totale è costante nel tempo, a differenza del caso monofase. Potenze nei sistemi trifase. Nei sistemi trifase si definiscono la potenza attiva (P), somma delle potenze attive di ogni fase (in W), e la potenza reattiva (Q), somma algebrica delle potenze reattive di ogni fase (in var), secondo il Teorema di Boucherot. La potenza apparente (S) è il modulo della potenza complessa totale S = √(P² + Q²) (in VA). Per sistemi simmetrici ed equilibrati, queste potenze si calcolano rispettivamente come √3 VL IL cosϕ, √3 VL IL sinϕ e √3 VL IL, dove VL e IL sono tensioni e correnti di linea e ϕ è l'angolo di sfasamento tra tensione e corrente di fase. INSERZIONE ARON DI DUE WATTMETRI. CONSENTE DI MISURARE LA POTENZA APPARENTE DI SISTEMI TRIFASE A TRE CONDUTTORI. CONSENTE DI MISURARE LA POTENZA ATTIVA DI SISTEMI TRIFASE A QUATTRO CONDUTTORI. NON CONSENTE DI MISURARE LA POTENZA ATTIVA DI SISTEMI TRIFASE A TRE CONDUTTORI. CONSENTE DI MISURARE LA POTENZA ATTIVA DI SISTEMI TRIFASE A TRE CONDUTTORI. Misure elettriche e strumenti di misura. Le misure elettriche sono operazioni fondamentali per la caratterizzazione e il controllo dei circuiti, permettendo di quantificare grandezze come tensione, corrente, resistenza, potenza e frequenza. Vengono effettuate mediante strumenti di misura specifici (es. voltmetri, amperometri, ohmmetri, wattmetri, oscilloscopi), i quali devono garantire accuratezza, precisione e una minima perturbazione del circuito in esame. Misure di potenza nei sistemi trifase. Le misure di potenza nei sistemi trifase si realizzano tipicamente con l'impiego di wattmetri, che possono essere collegati in diverse configurazioni. Nei sistemi equilibrati, basta un solo wattmetro moltiplicando la lettura per tre; nei sistemi squilibrati, il metodo più comune è quello dei due wattmetri (inseriti su due fasi qualsiasi, con la bobina voltmetrica collegata alla terza fase), la cui somma algebrica fornisce la potenza attiva totale. PER RIFASARE A cos fi=1 UN CARICO OHMICO-CAPACITIVO TRIFASE CHE ASSORBE UNA POTENZA REATTIVA Q E' NECESSARIA UNA POTENZA REATTIVA QL. QL=P. QL=R+I. TUTTE FALSE (*potrebbe essere questa, ma nel test sito non la metteva come risposta possibile*). QL=Q (*sul test sito la da errata*). PER RIFASARE A cos fi=1 UN CARICO OHMICO INDUTTIVO TRIFASE CHE ASSORBE UNA POTENZA REATTIVA Q E' NECESSARIA UNA POTENZA REATTIVA QC. QC=P. QC=Q. QC=R+I. TUTTE FALSE. Nel circuito in figura, supponendo l’utilizzatore di natura ohmmico-induttiva: con il tasto T aperto si può rifasare il carico. tutte false. con il tasto T chiuso si può rifasare il carico. con il tasto T chiuso non si può rifasare il carico. Rifasamento parziale di carico trifase. Il rifasamento parziale di un carico trifase è l'operazione di compensazione di una parte della potenza reattiva assorbita (generalmente induttiva) tramite l'inserimento di una batteria di condensatori. A differenza del rifasamento totale, l'obiettivo non è portare il fattore di potenza a 1, ma a un valore prestabilito (es. 0.9 o 0.95), solitamente per ragioni economiche o per rispettare normative specifiche, pur ottenendo una riduzione delle perdite in linea e un miglior utilizzo della capacità del sistema. Rifasamento parziale di carico monofase. Il rifasamento parziale di un carico monofase mira a migliorare il fattore di potenza (tipicamente da induttivo a un valore più vicino all'unità) inserendo un condensatore in parallelo al carico. A differenza del rifasamento totale, non si annulla completamente la componente reattiva, ma si riducono le correnti e le perdite sulla linea, ottimizzando l'efficienza senza necessariamente raggiungere cosϕ=1. NEI SISTEMI SIMMETRICI CON TERNE ALLA SEQUENZA DIRETTA. LA TERNA DELLE TENSIONI CONCATENATE NON E' IN ANTICIPO DI 30° SULLA TERNA DELLE TENSIONI STELLATE. LA TERNA DELLE TENSIONI CONCATENATE E' IN RITARDO DI 30° SULLA TERNA DELLE TENSIONI STELLATE. LA TERNA DELLE TENSIONI CONCATENATE E' IN ANTICIPO DI 30° SULLA TERNA DELLE TENSIONI STELLATE. LA TERNA DELLE TENSIONI CONCATENATE E' IN ANTICIPO DI UN ANGOLO DIPENDENTE DAL CARICO SULLA TERNA DELLE TENSIONI STELLATE. DATA UNA TERNA GENERICA DI VETTORI ESSA. NON PUO' ESSERE SEMPRE OTTENUTA SOMMANDO TRE TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA, INVERSA E OMOPOLARE. PUO' ESSERE SEMPRE OTTENUTA SOMMANDO TRE TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA, INVERSA E OMOPOLARE. PUO' ESSERE SEMPRE OTTENUTA SOMMANDO TRE TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA. PUO' ESSERE SEMPRE OTTENUTA SOMMANDO DUE TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA E INVERSA. LE TERNE ALLA SEQUENZA OMOPOLARE. NON ESISTONO IN PRATICA. HANNO I TRE VETTORI IDENTICI. HANNO I TRE VETTORI CON STESSA FASE E DIVERSO MODULO. HANNO I TRE VETTORI CON STESSO MODULO E DIVERSA FASE. Terne alla sequenza diretta-inversa-omopolare. Le terne di sequenza diretta, inversa e omopolare sono componenti simmetriche in cui è possibile scomporre un sistema trifase squilibrato. La sequenza diretta rappresenta la componente equilibrata "normale", l'inversa una componente equilibrata con fasi ruotate in senso opposto, e l'omopolare una componente di fase concorde (che scorre nel neutro), semplificando l'analisi di guasti e squilibri. Scomposizione alle sequenze di terne. La scomposizione alle sequenze di terne è una tecnica analitica che permette di trasformare un sistema trifase squilibrato di tensioni o correnti in tre sistemi equilibrati: una sequenza diretta (rotazione normale), una sequenza inversa (rotazione opposta) e una sequenza omopolare (tre fasi in fase). IL CIRCUITO EQUIVALENTE DI THEVENIN PER I SISTEMI TRIFASE. PUÒ ESSERE CALCOLATO UTILIZZANDO LE REGOLE VISTE PER LA CONTINUA E LA MONOFASE. PUÒ ESSERE CALCOLATO SOLO PER CARICHI R-C. PUÒ ESSERE CALCOLATO SOLO PER CARICHI R-L. NON PUÒ ESSERE MAI CALCOLATO. LA RISONANZA DI UN CIRCUITO R-L-C SERIE SI PUO' OTTENERE. NESSUNA DELLE ALTRE. IN NESSUN CASO. VARIANDO LA FREQUENZA DI ALIMENTAZIONE. VARIANDO LA TENSIONE DI ALIMENTAZIONE. IN UN CIRCUITO R-L-C SERIE. ALL'AUMENTARE DELLA FREQUENZA DIMINUISCE LA CORRENTE. ALL'AUMENTARE DELLA FREQUENZA LA CORRENTE RIMANE COSTANTE. NESSUNA DELLE ALTRE. ALL'AUMENTARE DELLA FREQUENZA AUMENTA LA CORRENTE. UN CIRCUITO RLC SERIE E' IN RISONANZA QUANDO: LA PARTE IMMAGINARIA DELL'IMPEDENZA E' NULLA. NESSUNA DELLE ALTRE. LA PARTE IMMAGINARIA DELL'IMPEDENZA E' DIVERSA DA ZERO. IN NESSUN CASO. IN UN CIRCUITO R-L-C PARALLELO PER VALORI DI PULSAZIONE OMEGA MAGGIORI DELLA PULSAZIONE DI RISONANZA. IL CIRCUITO E' OHMICO-CAPACITIVO. IL CIRCUITO E' OHMICO-INDUTTIVO. NESSUNA DELLE ALTRE. IL CIRCUITO E' PURAMENTE OHMICO. IN UN CIRCUITO R-L-C PARALLELO. ALL'AUMENTARE DELLA FREQUENZA AUMENTA LA TENSIONE. ALL'AUMENTARE DELLA FREQUENZA DIMINUISCE LA TENSIONE. ALL'AUMENTARE DELLA FREQUENZA LA TENSIONE RIMANE COSTANTE. IN UN CIRCUITO R-L-C PARALLEO IN CONDIZIONI DI RISONANZA, A PARITA' DI CORRENTE. LA TENSIONE E' MASSIMA. LA CORRENTE E' MASSIMA. L'IMPEDENZA E' MASSIMA. LA RISONANZA DI UN CIRCUITO R-L-C PARALLELO SI PUO' OTTENERE. IN NESSUN CASO. VARIANDO LA TENSIONE DI ALIMENTAZIONE. VARIANDO LA FREQUENZA DI ALIMENTAZIONE. NESSUNA DELLE ALTRE. UN CIRCUITO RLC PARALLELO E' IN RISONANZA QUANDO: LA PARTE IMMAGINARIA DELL'AMMETTENZA E' NULLA. IN NESSUN CASO. LA PARTE IMMAGINARIA DELL'AMMETTENZA E' DIVERSA DA ZERO. NESSUNA DELLE ALTRE. IN UN CIRCUITO R-L-C SERIE PER VALORI DI PULSAZIONE OMEGA MAGGIORI DELLA PULSAZIONE DI RISONANZA. IL CIRCUITO E' OHMICO-CAPACITIVO. IL CIRCUITO E' OHMICO-INDUTTIVO. NESSUNA DELLE ALTRE. IL CIRCUITO E' PURAMENTE OHMICO. IN UN CIRCUITO R-L-C SERIE IN CONDIZIONI DI RISONANZA, A PARITA' DI TENSIONE. LA TENSIONE E' MASSIMA. L'IMPEDENZA E' MASSIMA. NESSUNA DELLE ALTRE. LA CORRENTE E' MASSIMA. Circuiti risonanti serie. Un circuito risonante serie è un circuito RLC in cui l'induttore e il condensatore sono connessi in serie. Alla frequenza di risonanza (ω₀ = 1/√LC), l'impedenza del circuito diventa puramente resistiva e assume il valore minimo (Z = R), causando un picco di corrente per una data tensione applicata e una forte amplificazione della tensione ai capi dei componenti reattivi. Circuiti risonanti parallelo. Un circuito risonante parallelo è un circuito RLC in cui l'induttore e il condensatore sono connessi in parallelo. Alla frequenza di risonanza (ω₀ = 1/√LC), l'ammettenza del ramo LC diventa minima (tendente a zero se ideali), causando un'impedenza totale massima del circuito. Questo si traduce in un minimo di corrente prelevata dal generatore per una data tensione applicata e una forte amplificazione della corrente che circola tra induttore e condensatore. Coefficiente di risonanza. Il coefficiente di risonanza (Q) di un circuito risonante RLC è una misura dell'acuità della risonanza, indicando quanto è selettivo il circuito in frequenza. È definito come il rapporto tra l'energia immagazzinata nei componenti reattivi (induttore o condensatore) e l'energia dissipata per ciclo dalla resistenza, ed è inversamente proporzionale alla banda passante del circuito. LA COSTANTE DI TEMPO DI UN CIRCUITO RC SI MISURA IN -1. Ohm. E' adimensionale. Secondi. Farad. DURANTE LA FASE DI SCARICA DI UN CONDENSATORE. La tensione ai suoi morsetti cresce. La tensione ai suoi morsetti decresce. La corrente nel circuito vale zero. La tensione ai suoi morsetti rimane costante. IL TRANSITORIO E'. Cinque volte Tau. L'intervallo di tempo in cui il circuito passa da una condizione di funzionamento A ad una condizione di funzionamento B. L'intervallo di tempo in cui la tensione ai morsetti del condensatore passa da 0 ad E. Una particolare condizione di funzionamento a regime del circuito. Nel circuito in figura, in cui il tasto T è chiuso da moltissimo tempo: Tutte false. I(t)=0. I(t) non e valutabile. I(t) è negativa. LA COSTANTE DI TEMPO DI UN CIRCUITO RC SI MISURA IN -2. OHM. R*C. SEC. V*A. DURANTE IL TRANSITORIO. Vale solo la legge di Kirchhoff ai nodi. Vale solo la legge di Ohm ai morsetti del componente. Valgono tutte le leggi dell'elettrotecnica. Vale solo la legge di Kirchhoff alle maglie. Il FUNZIONAMENTO DEL TRANSITORIO RC E' DESCRIVIBILE TRAMITE. Un'equazione algebrica di primo grado. Un'equazione differenziale del secondo ordine. Un'equazione differenziale del primo ordine non omogenea a coefficienti costanti. Un'equazione differenziale del primo ordine omogenea a coefficienti costanti. A TRANSITORIO ESAURITO UN CONDENSATORE. Si comporta come un circuito aperto. Si comporta come un corto circuito. E' attraversato dalla corrente di corto circuito. Ha sempre una tensione nulla ai suoi morsetti. LA SOLUZIONE DI UNA EQUAZIONE DIFFERENZIALE LINEARE DEL PRIMO ORDINE A COEFFICIENTI COSTANTI. Si ottiene risolvendo l'equazione omogenea associata. Si ottiene sommando alla soluzione generale una soluzione particolare. E' una soluzione ottenuta considerando lo stato iniziale del sistema. E' sempre nulla. DURANTE LA FASE DI CARICA DI UN CONDENSATORE. La tensione ai suoi morsetti decresce. La corrente nel circuito vale zero. La tensione ai suoi morsetti rimane costante. La tensione ai suoi morsetti cresce. Circuito RC in scarica. Un circuito RC in scarica descrive il comportamento della tensione e della corrente in un condensatore che si scarica attraverso un resistore, dopo essere stato precedentemente caricato. La tensione sul condensatore e la corrente nel circuito diminuiscono esponenzialmente nel tempo con una costante di tempo τ = RC, che rappresenta il tempo necessario affinché la tensione (o corrente) si riduca al 37% del suo valore iniziale. Circuito RC in carica. Un circuito RC in carica descrive il processo di accumulo di carica in un condensatore quando è collegato a una sorgente di tensione attraverso un resistore. La tensione sul condensatore aumenta esponenzialmente dal suo valore iniziale verso la tensione di alimentazione con una costante di tempo τ = RC, che rappresenta il tempo necessario affinché la tensione raggiunga circa il 63% del suo valore finale. A TRANSITORIO ESAURITO UN INDUTTORE. E' attraversato dalla corrente di corto circuito. Ha sempre una tensione nulla ai suoi morsetti. Si comporta come un circuito aperto. Si comporta come un corto circuito. LA COSTANTE DI TEMPO DI UN CIRCUITO RL SI MISURA IN. R*C. SEC. OHM. V*A. Nel circuito in figura, in cui il tasto T è aperto da moltissimo tempo la corrente iL(t): Vale V1/R4. Vale zero. Vale V1/(R1+R2). È sempre negativa. LA COSTANTE DI TEMPO DI UN CIRCUITO RL FORNISCE INDICAZIONI RIGUARDO. La rapidità con cui il transitorio si esaurisce. Il tempo impiegato dall'induttore per scaricarsi. Tutte vere. Il tempo impiegato dall'induttore per caricarsi. Circuito RL in scarica. Un circuito RL in scarica descrive il comportamento della corrente in un induttore che dissipa la sua energia magnetica attraverso un resistore, dopo che la sorgente di alimentazione è stata rimossa o cortocircuitata. La corrente nell'induttore e la tensione sul resistore diminuiscono esponenzialmente nel tempo con una costante di tempo τ = L/R, che rappresenta il tempo necessario affinché la corrente si riduca al 37% del suo valore iniziale. Circuito RL in carica. Un circuito RL in carica descrive il processo di accumulo di energia magnetica in un induttore quando è collegato a una sorgente di tensione attraverso un resistore. La corrente nell'induttore aumenta esponenzialmente dal suo valore iniziale (spesso zero) verso il valore a regime (V/R) con una costante di tempo τ = L/R, che rappresenta il tempo necessario affinché la corrente raggiunga circa il 63% del suo valore finale. Circuito del secondo ordine RLC. Un circuito del secondo ordine RLC è una configurazione (serie o parallelo) contenente almeno un resistore, un induttore e un condensatore, caratterizzato da equazioni differenziali del secondo ordine per descrivere le sue risposte transitorie. La sua risposta è determinata dai valori di R, L, C e dalla loro interazione, che può portare a comportamenti di smorzamento o risonanza, a seconda dei parametri del circuito. FORZA DI LORENTZ: SU UN CONDUTTORE DI LUNGHEZZA L ATTRAVERSATO DA UNA CORRENTE I ,IMMERSO IN UN CAMPO MAGNETICO DI INDUZIONE B (PERPENDICOLARE ALLA CORRENTE), AGISCE UNA FORZA. F=I*B*L. Che è sempre nulla. F=I*B/L. F=B*L/I. LA LEGGE DELL'INDUZIONE ELETTROMAGNETICA DICE CHE. La forza elettromotrice indotta è sempre sinusoidale. La forza elettromotrice indotta dipende dalla variazione di flusso nel tempo. La forza elettromotrice indotta non si oppone alla causa che l'ha generata. La forza elettromotrice indotta non dipende dalla variazione di flusso nel tempo. PER UN CONDUTTORE RETTILINEO ATTRAVERSATO DA UNA CORRENTE I, IL VERSO DEL CAMPO MAGNETICO. Può essere individuato usando la regola della mano destra. Non si può determinare a priori. E' concorde al verso della corrente. Può essere individuato usando la regola della mano sinistra. PER UN CONDUTTORE RETTILINEO ATTRAVERSATO DA UNA CORRENTE I, L'INTENSITA' DEL CAMPO MAGNETICO. Decresce man mano che ci allontaniamo dal conduttore. Cresce man mano che ci allontaniamo dal conduttore. E' sempre nulla. Rimane costante ed indipendente dalla distanza dal conduttore. LA PERMEABILITA' MAGNETICA ASSOLUTA SI MISURA IN. HENRY*METRO. WEBER. ADIMENSIONALE. HENRY/METRO. ALL'INTERNO DI UN SOLENOIDE COSTITUITO DA N SPIRE ATTRAVERSATE DA UNA CORRENTE I , AVENTE LUNGHEZZA L L'INTENSITA' DEL CAMPO MAGNETICO H VALE: H=N*I/L. H=N*I. Non si può determinare a priori. H=N*L/I. IL FLUSSO MAGNETICO FI SI MISURA IN. TESLA. WEBER*M. WATT. WEBER. I MATERIALI FERROMAGNETICI HANNO UNA PERMEABILITA' MAGNETICA RELATIVA. Uguale ad uno. Molto maggiore di uno. Sempre pari a quella del vuoto. Molto minore di uno. LE PERDITE PER ISTERESI. Sono inversamente proporzionali all'area del ciclo di isteresi. Sono direttamente proporzionali alla frequenza sono direttamente proporzionali all'area del ciclo di isteresi. Non dipendono dal materiale. Non dipendono dalla frequenza. L'INDUZIONE MAGNETICA B SI MISURA IN. WEBER*M. TESLA. WEBER. WATT. LE PERDITE PER CORRENTI PARASSITE IN UN MATERIALE FERROMAGNETICO -2. Sono proporzionali al quadrato dello spessore. Variano linearmente con lo spessore. Sono indipendenti dallo spessore. Dipendono solo dalla frequenza. LE PERDITE PER CORRENTI PARASSITE IN UN MATERIALE FERROMAGNETICO -1. Sono proporzionali al quadrato della frequenza. Variano linearmente con la frequenza. Dipendono solo dallo spessore. Sono indipendenti dalla frequenza. NEI MATERIALI FERROMAGNETICI CONSIDERANDO LA CURVA DI MAGNETIZZAZIONE B=f(H) NOTIAMO CHE: Non esiste alcun legame tra B ed H. La permeabilità magnetica dei materiali è costante. Per i materiali ferromagnetici non è possibile determinare la curva di magnetizzazione. La permeabilità magnetica dei materiali non è costante. L'INDUZIONE MAGNETICA B E'. Il flusso magnetico per la sezione. Indipendente dall'intensità del campo magnetico. Una grandezza adimensionale. La densità del flusso magnetico. Perdite per isteresi. Le perdite per isteresi sono perdite di energia che avvengono nei materiali ferromagnetici soggetti a un campo magnetico alternato, dovute alla riorganizzazione dei domini magnetici. Ogni ciclo di magnetizzazione/smagnetizzazione richiede energia per superare la "resistenza" al cambiamento dell'orientamento dei dipoli magnetici, energia che viene dissipata sotto forma di calore e la cui entità è proporzionale all'area del ciclo di isteresi. Perdite per correnti parassite. Le perdite per correnti parassite sono perdite di energia che si verificano nei materiali conduttori (tipicamente ferromagnetici) quando sono soggetti a un campo magnetico variabile nel tempo. Il campo variabile induce correnti circolanti all'interno del materiale (correnti parassite) che, a causa della resistenza del materiale stesso, dissipano energia sotto forma di calore, riducendo l'efficienza di trasformatori e macchine elettriche. Permeabilità magnetica. La permeabilità magnetica (μ) è una proprietà intrinseca di un materiale che descrive la sua capacità di supportare la formazione di un campo magnetico al suo interno, in risposta a un campo magnetizzante applicato. Essa quantifica quanto facilmente le linee di flusso magnetico possono attraversare il materiale. Ciclo di isteresi. Il ciclo di isteresi è il grafico che rappresenta la relazione non lineare e non univoca tra l'induzione magnetica (B) e il campo magnetizzante (H) in un materiale ferromagnetico quando quest'ultimo è sottoposto a un campo magnetico alternato. La forma del ciclo (un anello chiuso) evidenzia la "memoria" magnetica del materiale e l'energia dissipata per ciclo (perdite per isteresi), proporzionale all'area del ciclo stesso. Regola della mano sinistra. La regola della mano sinistra è una mnemonica utilizzata per determinare la direzione della forza che agisce su un conduttore percorso da corrente e immerso in un campo magnetico. Se il pollice indica la direzione della forza, l'indice quella del campo magnetico e il medio quella della corrente, la loro orientazione reciproca ne identifica le direzioni vettoriali. Regola della mano destra. La regola della mano destra è una mnemonica usata per determinare la direzione della corrente indotta in un conduttore che si muove all'interno di un campo magnetico. Se il pollice indica la direzione del movimento del conduttore, l'indice quella del campo magnetico, allora il medio indicherà la direzione della corrente indotta. Forze agenti su conduttori paralleli. Forze agenti su conduttori paralleli percorsi da corrente sono di natura magnetica. Due conduttori paralleli percorsi da corrente nello stesso verso si attraggono, mentre se le correnti scorrono in versi opposti si respingono. L'intensità di questa forza è direttamente proporzionale al prodotto delle correnti e alla lunghezza dei conduttori, e inversamente proporzionale alla loro distanza. Legge di Faraday-Lenz. La Legge di Faraday-Lenz afferma che la forza elettromotrice (f.e.m.) indotta in un circuito chiuso è proporzionale alla velocità di variazione del flusso magnetico che lo attraversa, e il suo verso è tale da opporsi alla causa che l'ha generata. Forze agenti su una spira. Le forze agenti su una spira percorsa da corrente e immersa in un campo magnetico uniforme generano un momento torcente che tende a orientare la spira stessa. In particolare, i lati della spira perpendicolari al campo magnetico subiscono forze opposte che, pur non causando uno spostamento netto del centro di massa, producono una coppia che la fa ruotare. NELLA DUALITA' TRA CIRCUITI ELETTRICI E CIRCUITI MAGNETICI. La resistenza coincide con il flusso. Non ci sono corrispondenze tra grandezze elettriche e grandezze magnetiche. La tensione coincide con N*I (forza magneto-motrice) La corrente coincide con il flusso magnetico. La corrente coincide con la forza magneto-motrice. Nel circuito in figura il flusso fi2 (quello sul tronco di destra). Tutte vere. Dipende dalla corrente I2. Dipende dal materiale con cui è realizzato il circuito magnetico. Dipende dalla corrente I1. LA RILUTTANZA DI UN MATERIALE MAGNETICO. E' direttamente proporzionale alla sezione. Coincide con quella del vuoto. E' indipendente dalla lunghezza. E' direttamente proporzionale alla lunghezza. IN OGNI NODO DI UN CIRCUITO MAGNETICO. La somma dei flussi è nulla. La somma dei flussi è sempre negativa. La somma dei flussi non è quantificabile. La somma dei flussi è sempre positiva. Riluttanza magnetica. La riluttanza magnetica (R) è l'equivalente magnetico della resistenza elettrica e misura l'opposizione che un materiale o un circuito magnetico offre all'instaurarsi di un flusso magnetico. È direttamente proporzionale alla lunghezza del percorso del flusso e inversamente proporzionale alla permeabilità magnetica del materiale e all'area della sezione trasversale. Dualità circuiti elettrici-circuiti magnetici. La dualità tra circuiti elettrici e circuiti magnetici è un'analogia che permette di applicare i principi e le tecniche di analisi dei circuiti elettrici (come le leggi di Kirchhoff e il concetto di resistenza) ai circuiti magnetici. In questa analogia, la forza magnetomotrice (f.m.m.) è analoga alla forza elettromotrice (f.e.m.), il flusso magnetico alla corrente elettrica, e la riluttanza magnetica alla resistenza elettrica. Nel circuito in figura la corrente che circola nella maglia: Non dipende dalla velocità v(t) con cui si muove il lato mobile. Tutte false. Dipende solo dal valore della resistenza R. Dipende solo dalla velocità v(t) con cui si muove il lato mobile. IL COEFFICIENTE DI MUTUA INDUZIONE M SI MISURA IN. OHM. HENRY. SECONDI. FARAD. IL COEFFICIENTE DI MUTUA INDUZIONE. E' sempre nullo. Vale zero per circuiti magneticamente disaccoppiati. Vale zero per circuiti perfettamente accoppiati. E' indipendente dai valori dei coefficienti di auto induzione. Nel circuito in figura supponendo la B(t) costante: Circola una corrente dipendente dal valore della resistenza R. Circola sempre una corrente negativa. Circola sempre una corrente positiva. Non circola corrente. IL COEFFICIENTE DI MUTUA INDUZIONE M TRA DUE BOBINE 1 E 2. E' sempre nullo. M12=M21=M. E' sempre M12=M21. sempre M= M12*M21. IL COEFFICIENTE DI AUTO INDUZIONE L. Non dipende dalle caratteristiche fisiche del circuito magnetico. Si misura in Henry/metro. E' direttamente proporzionale alla riluttanza del circuito. Dipende dalle caratteristiche fisiche del circuito magnetico. Induttanza. L'induttanza (L) è la proprietà di un componente (induttore) di opporsi alla variazione della corrente che lo attraversa, accumulando energia in un campo magnetico. Si misura in Henry (H) e dipende dalla geometria del conduttore e dalla permeabilità magnetica del mezzo in cui è immerso. Coefficiente di mutua induzione. Il coefficiente di mutua induzione (M) quantifica la capacità di un circuito di indurre una forza elettromotrice in un circuito adiacente a causa della variazione della propria corrente. Si misura in Henry (H) ed è un parametro chiave che descrive l'accoppiamento magnetico tra due bobine o circuiti. Coefficiente di accoppiamento. Il coefficiente di accoppiamento (k) è un parametro adimensionale che indica quanto strettamente due circuiti sono accoppiati magneticamente, variando da 0 (nessun accoppiamento) a 1 (accoppiamento perfetto). È definito come il rapporto tra il coefficiente di mutua induzione e la radice quadrata del prodotto delle autoinduttanze dei due circuiti. IN UN TRASFORMATORE MONOFASE IL VALORE EFFICACE DELLA FORZA ELETTROMOTRICE INDOTTA SECONDARIA VALE. E2=4,44 N1 f FIMAX. E' SEMPRE PARI A V2. E2=4,44 N2 f FIMAX. E2=-4,44 N2 f FIMAX. LA CIFRA DI PERDITA DELLE LAMIERE A CRISTALLI ORIENTATI. VALE INTORNO A 100 WATT/KG. VALE INTORNO A 50 WATT/KG. VALE INTORNO A 0,5 WATT/KG. E' PRATICAMENTE PARI A ZERO WATT/KG. IN UN TRASFORMATORE IDEALE -1 (k=N1/N2). k=E1/E2. k=1. k=I1/I2. k=E1/E2=I1/I2. IN UN TRASFORMATORE IDEALE. A1=A2. A1. A1>A2. A1=0. IN UN TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO. IL RENDIMENTO MASSIMO SI HA IN CORRISPONDENZA DEL CARICO PARI AL 75% DEL CARICO NOMINALE. IL RENDIMENTO NON E' QUANTIFICABILE. IL RENDIMENTO E' PARI AD UNO. IL RENDIMENTO E' MINORE DI UNO. Trasformatore ideale sotto carico. Un trasformatore ideale sotto carico è un modello teorico che non presenta perdite e ha un accoppiamento magnetico perfetto (k=1). In queste condizioni, la potenza apparente complessa erogata dal primario è interamente trasferita al secondario e consegnata al carico, mantenendo i rapporti ideali tra tensioni e correnti in base al rapporto spire, pur essendoci un carico collegato. Trasformatore ideale a vuoto. Un trasformatore ideale a vuoto (cioè con il secondario aperto) è un modello teorico senza perdite e con accoppiamento magnetico perfetto. In questa condizione, la corrente al primario è nulla (o infinitesima) e la tensione al secondario è direttamente proporzionale alla tensione al primario e al rapporto spire, senza alcuna caduta interna, poiché non vi è assorbimento di potenza da parte del secondario. Uso del trasformatore negli impianti elettrici. I trasformatori sono componenti essenziali negli impianti elettrici per la loro capacità di modificare i livelli di tensione e corrente, permettendo la trasmissione di energia a lunga distanza con perdite minime (elevando la tensione e riducendo la corrente) e la successiva distribuzione e utilizzo sicuro a tensioni più basse per le utenze domestiche e industriali. Condizioni di idealità per un trasformatore. Le condizioni di idealità per un trasformatore includono l'assenza di perdite (perdite nel rame dovute alla resistenza degli avvolgimenti e perdite nel ferro dovute a isteresi e correnti parassite), un accoppiamento magnetico perfetto tra primario e secondario (k=1), e un circuito magnetico a riluttanza nulla. In queste condizioni ipotetiche, tutta la potenza apparente complessa applicata al primario viene trasferita al secondario senza dispersioni. IL RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE SI MISURA IN. VOLT. AMPERE. ADIMENSIONALE. SPIRE. IN UN TRASFORMATORE REALE SOTTO CARICO. I1'=I0+I2 (VETTORI). I1=I0+I1' (VETTORI). I1=k*I0 (VETTORI). I1'=I0+I2 (MODULI). IL BILANCIO ENERGETICO DEL TRASFORMATORE REALE SOTTO CARICO SI ESPRIME COME: (P1 POTENZA ASSORBITA, P2 POTENZA EROGATA, PJ PERDITE NEL RAME, PFE PERDITE NEL FERRO). TUTTE FALSE. PFE+PJ=P2-P1. P1=P2+PJ+PFE. P1=0. IL RENDIMENTO SI MISURA IN. WATT. CICLI AL SECONDO. VA. ADIMENSIONALE. Circuito equivalente trasformatore reale. Il circuito equivalente di un trasformatore reale è un modello circuitale che rappresenta le imperfezioni e le perdite del trasformatore, diversamente dal modello ideale. Include resistenze degli avvolgimenti, induttanze di dispersione che tengono conto dei flussi non concatenati, e un ramo in parallelo che modella le perdite nel ferro (isteresi e correnti parassite) e la corrente di magnetizzazione a vuoto. Diagramma vettoriale trasformatore reale sotto carico. Il diagramma vettoriale di un trasformatore reale sotto carico è una rappresentazione grafica delle relazioni di fase e dei moduli di tensioni e correnti che ne descrivono il funzionamento in condizioni operative. Tenendo conto delle cadute di tensione resistive e reattive negli avvolgimenti e della corrente di magnetizzazione e perdite nel nucleo, il diagramma mostra come la tensione secondaria a vuoto (E₂) si riduca alla tensione ai capi del carico (V₂) a causa delle impedenze interne, e come la corrente al primario (I₁) sia la somma vettoriale della corrente riflessa dal secondario (I'₂) e della corrente a vuoto (I₀). Trasformatore ideale sotto carico. Un trasformatore ideale sotto carico è un modello teorico di trasformatore che si caratterizza per l'assenza di perdite (né nel rame degli avvolgimenti, né nel ferro del nucleo) e per un accoppiamento magnetico perfetto (k=1). Quando è collegato a un carico sul secondario, la potenza apparente complessa applicata al primario viene interamente trasferita al secondario e consegnata al carico. Questo significa che le relazioni tra tensioni e correnti mantengono i rapporti ideali, determinati dal rapporto spire, anche in presenza di potenza erogata al carico. Trasformatore reale a vuoto. Un trasformatore reale a vuoto è un trasformatore in cui il circuito secondario è aperto, cioè non è collegato a nessun carico. A differenza del modello ideale, il trasformatore reale assorbe comunque una piccola corrente a vuoto (I0) dal primario, anche se non eroga potenza al secondario. Questa corrente è necessaria per creare il flusso magnetico nel nucleo e per coprire le perdite nel ferro, dovute a isteresi e correnti parassite. In queste condizioni, la potenza assorbita è prevalentemente reattiva (per la magnetizzazione) e in piccola parte attiva (per le perdite nel nucleo). Bilancio energetico trasformatore reale. Il bilancio energetico di un trasformatore reale tiene conto delle perdite di energia durante la conversione da primario a secondario. L'energia in ingresso è pari all'energia in uscita più le perdite, che si suddividono principalmente in perdite nel rame (per effetto Joule negli avvolgimenti) e perdite nel ferro (per isteresi e correnti parassite nel nucleo). Questo bilancio determina l'efficienza del trasformatore. I TRASFORMATORI DI MISURA VOLTMETRICI. NEL NORMALE FUNZIONAMENTO DEVONO AVERE CORRENTI ELEVATE PER AVERE ELEVATE CADUTE DI TENSIONE. GENERALMENTE SONO ELEVATORI DI TENSIONE. NEL NORMALE FUNZIONAMENTO DEVONO AVERE CORRENTI TRASCURABILI PER LIMITARE LE CADUTE DI TENSIONE. DEVONO AVERE RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE PARI AD UNO. LA TENSIONE DI CORTO CIRCUITO DEL TRASFORMATORE -1. DIPENDE DALLA CORRENTE ASSORBITA DAL CARICO. NON E' POSSIBILE QUANTIFICARLA. E' DELL'ORDINE DEL 4%-7% DELLA TENSIONE NOMINALE. E' DELL'ORDINE DEL 30% DELLA TENSIONE NOMINALE. DIREMO CHE DUE TRASFORMATORI FORMANO UN PARALLELO PERFETTO QUANDO: OGNUNO FORNISCE META' DELLA POTENZA ASSORBITA DAL CARICO. NON E' POSSIBILE REALIZZARE UN PARALLELO PERFETTO. OGNUNO FORNISCE AL CARICO UNA TENSIONE PROPORZIONALE ALLA SUA IMPEDENZA DI CORTO CIRCUITO. OGNUNO FORNISCE AL CARICO UNA POTENZA PROPORZIONALE ALLA SUA POTENZA NOMINALE. LA TENSIONE DI CORTO CIRCUITO DEL TRASFORMATORE -2. E' LA TENSIONE DA APPLICARE AL PRIMARIO IN CORTO CIRCUITO IN MODO DA FAR CIRCOLARE LE CORRENTI NOMINALI. E' LA TENSIONE DA APPLICARE AD UN AVVOLGIMENTO, CON L'ALTRO AVVOLGIMENTO IN CORTO CIRCUITO, IN GRADO DI FAR CIRCOLARE LE CORRENTI NOMINALI. E' LA TENSIONE NOMINALE DELLA MACCHINA CHE FA CIRCOLARE LE CORRENTI NOMINALI. VALE SEMPRE ZERO. Funzionamento in corto circuito. Il funzionamento in corto circuito di un circuito o dispositivo elettrico si verifica quando due punti che normalmente presentano una differenza di potenziale vengono collegati tra loro tramite un'impedenza molto bassa (idealmente nulla). In queste condizioni, la corrente tende ad aumentare drasticamente a valori elevati, mentre la tensione ai capi del corto circuito si annulla. Parallelo di trasformatori monofase. Il parallelo di trasformatori monofase permette di aumentare la potenza e l'affidabilità di un impianto. Per un corretto funzionamento, è essenziale che i trasformatori abbiano lo stesso rapporto di trasformazione e una tensione di corto circuito percentuale (o impedenza percentuale) simile. Se queste condizioni non sono rispettate, si verificano correnti di circolazione e una ripartizione del carico non proporzionale alle potenze nominali, con rischio di sovraccarico. Trasformatori di misura voltmetrici. I trasformatori di misura voltmetrici (TV) riducono le alte tensioni di rete a valori standard (es. 100 V) sicuri e misurabili da strumenti convenzionali. Collegati in parallelo alla linea, isolano galvanicamente gli operatori e garantiscono misurazioni precise operando quasi a vuoto. Trasformatori di misura amperometrici. I trasformatori di misura amperometrici (TA) riducono le alte correnti di rete a valori standard (es. 1 A o 5 A) per la misurazione e la protezione. Collegati in serie alla linea, isolano gli operatori e garantiscono precisione operando quasi in corto circuito sul secondario. È cruciale non aprire mai il secondario quando il primario è percorso da corrente per evitare pericolose sovratensioni. LA PROVA A VUOTO DI UN TRASFORMATORE DEVE ESSERE ESEGUITA. ALIMENTANDO DA ENTRAMBI I LATI ALLA TENSIONE NOMINALE. ALIMENTANDO DA UN LATO ALLA TENSIONE NOMINALE E MANTENENDO APERTO L'ALTRO LATO. ALIMENTANDO DA UN LATO ALLA TENSIONE NOMINALE E MANTENENDO IN CORTO CIRCUITO L'ALTRO LATO. ALIMENTANDO DA UN LATO ALLA TENSIONE DI CORTO CIRCUITO E MANTENENDO APERTO L'ALTRO LATO. IN UN TRASFORMATORE TRIFASE CON LE FASI PRIMARIE A STELLA E LE FASI SECONDARIE A STELLA. IL RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE COINCIDE CON IL RAPPORTO SPIRE DIVISO RADICE QUADRATA DI TRE. IL RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE COINCIDE CON IL RAPPORTO SPIRE. NON E' QUANTIFICABILE A PRIORI. IL RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE COINCIDE CON IL RAPPORTO SPIRE MOLTIPLICATO RADICE QUADRATA DI TRE. L'APPARTENENZA AL GRUPPO DI UN TRASFORMATORE 12 SI OTTIENE: NEI COLLEGAMENTI STELLA-STELLA OPPURE TRIANGOLO-TRIANGOLO CON AVVOLGIMENTI AVVOLTI IN VERSO OPPOSTO. IL GRUPPO 12 NON ESISTE. NEI COLLEGAMENTI STELLA-TRIANGOLO OPPURE TRIANGOLO-STELLA CON AVVOLGIMENTI AVVOLTI IN VERSO OPPOSTO. NEI COLLEGAMENTI STELLA-STELLA OPPURE TRIANGOLO-TRIANGOLO CON AVVOLGIMENTI AVVOLTI NELLO STESSO VERSO. L'APPARTENENZA DI UN TRASFORMATORE AL GRUPPO ZERO SIGNIFICA: LE TERNE DELLE TENSIONI PRIMARIA E SECONDARIA SONO IN FASE. TENSIONE E CORRENTE SONO A 90 GRADI. LE TERNE DELLE TENSIONI PRIMARIA E SECONDARIA SONO SFASATE DI 30'. LE TERNE DELLE TENSIONI PRIMARIA E SECONDARIA SONO IN OPPOSIZIONE DI FASE. Prova in corto circuito di trasformatore trifase. La prova in corto circuito di un trasformatore trifase serve a determinare le perdite nel rame e l'impedenza di corto circuito. Si cortocircuita il secondario e si applica una tensione ridotta al primario fino a ottenere la corrente nominale. La potenza attiva misurata rappresenta le perdite nel rame, mentre tensione e corrente permettono di calcolare l'impedenza equivalente. Prova a vuoto di trasformatore trifase. La prova a vuoto di un trasformatore trifase serve a determinare le perdite nel ferro e i parametri del ramo di magnetizzazione. Si lascia il secondario aperto e si applica la tensione nominale al primario. La potenza attiva assorbita rappresenta le perdite nel ferro, mentre tensione e corrente a vuoto permettono di calcolare la reattanza di magnetizzazione e la resistenza di perdite nel ferro. Trasformatori trifase e rapporto di trasformazione. Un trasformatore trifase modifica i livelli di tensione/corrente in un sistema trifase. Il rapporto di trasformazione (K = V₁l/V₂l) dipende non solo dal rapporto spire (N₁/N₂), ma anche dalla configurazione dei collegamenti ( es: stella) degli avvolgimenti. Questo significa che K può essere uguale a N₁/N₂ (es. Yy, Dd) o differire per un fattore √3 (es. Yd, Dy). Gruppi dei trasformatori trifase. I gruppi dei trasformatori trifase definiscono la modalità di collegamento degli avvolgimenti primari e secondari (es: stella) e, cruciale, lo sfasamento angolare tra le tensioni concatenate del primario e del secondario. Questo sfasamento, espresso tramite un "indice orario" (un numero da 0 a 11 che indica lo sfasamento in multipli di 30°), è fondamentale per il corretto funzionamento in parallelo dei trasformatori trifase e per la loro integrazione nelle reti elettriche. l'appartenenza al gruppo di un trasformatore 11 si ottiene: (fuori paniere). nei collegamenti stella-stella oppure triangolo-triangolo con avvolgimenti avvolti nello stesso verso. nei collegamenti stella-triangolo oppure triangolo-stella con avvolgimenti avvolti in verso opposto. il gruppo 11 non esiste. nei collegamenti stella-stella oppure triangolo-triangolo con avvolgimenti avvolti in verso opposto. MOTORI ASINCRONI A ROTORE NON AVVOLTO. POSSONO ESSERE O A GABBIA OPPURE A DOPPIA GABBIA. POSSONO ESSERE A GABBIA MA NON A DOPPIA GABBIA. NON POSSONO ESSERE A GABBIA MA SOLO A DOPPIA GABBIA. NON ESISTONO. NEI MOTORI ASINCRONI CON ROTORE A DOPPIA GABBIA. ESISTONO SOLO MOTORI A GABBIA SINGOLA MA NON A DOPPIA GABBIA. LE DUE SBARRE HANNO SEMPRE LA STESSA SEZIONE. LA SBARRA ESTERNA HA SEZIONE MINORE RISPETTO A QUELLA INTERNA. LA SBARRA ESTERNA HA SEZIONE MAGGIORE RISPETTO A QUELLA INTERNA. LO SCORRIMENTO s. E' LA FRAZIONE DI GIRO PERSA DAL ROTORE PER OGNI GIRO DEL CAMPO MAGNETICO ROTANTE. E' LA FRAZIONE DI GIRO PERSA DALLO STATORE PER OGNI GIRO DEL ROTORE. IN ITALIA VALE SEMPRE 3000 GIRI/MINUTO. E' LA FRAZIONE DI GIRO PERSA DALLO STATORE PER OGNI GIRO DEL CAMPO MAGNETICO ROTANTE. IN UN MOTORE ASINCRONO LO SCORRIMENTO s PUO' ASSUMERE I SEGUENTI VALORI. s<1 SEMPRE. s>0 SEMPRE. 0<=s<=1. -1<=s<=1 MAI. LA VELOCITA' DI ROTAZIONE DEL CAMPO MAGNETICO ROTANTE n1 VALE. n1=costante=3.000 giri/min. n1=60*f/scorrimento. n1=60*f/p. n1=60*scorrimento/p. FREQUENZA DI ALIMENTAZIONE f1 E FREQUENZA DELLE GRANDEZZE ROTORICHE f2. f2(s) È INDIPENDENTE DA f1 (DIPENDE SOLO DALLA VELOCITA' DI ROTAZIONE DEL ROTORE). f2(s)=s f1. f2(s)=s f2. f1(s)=s f2. LO SCORRIMENTO SI MISURA IN. RAD/SEC. CICLI AL SECONDO. ADIMENSIONALE. GIRI/MIN. ALL'INTERNO DEL MOTORE ASINCRONO TRIFASE. UN CAMPO MAGNETICO ALTERNATIVO PUO' ESSERE OTTENUTO SOVRAPPONENDO DUE CAMPI MAGNETICI ROTANTI. ESISTE UN'UNICA RAPPRESENTAZIONE PER UN CAMPO MAGNETICO ALTERNATIVO. CAMPI MAGNETICI ALTERNATIVI POSSONO ESSERE CREATI SOLO IN LABORATORIO. TRE BOBINE DISPOSTE A 120 GRADI E ATTRAVERATE DA TRE CORRENTI SFASATE DI 120 GRADI PRODUCONO UN CAMPO MAGNETICO ALTERNATIVO. LA FREQUENZA DELLE GRANDEZZE ROTORICHE. NON COINCIDE MAI CON LA FREQUENZA DELLE GRANDEZZE STATORICHE. NON DIPENDE DAL VALORE DELLO SCORRIMENTO. COINCIDE SEMPRE CON LA FREQUENZA DELLE GRANDEZZE STATORICHE. DIPENDE DAL VALORE DELLO SCORRIMENTO. Scorrimento e grandezze rotoriche. Lo scorrimento (s) nel motore asincrono quantifica la differenza tra la velocità del campo magnetico dello statore e quella del rotore (s = (n_s - n_r)/n_s). Questo scorrimento è essenziale perché induce nel rotore una frequenza (f_r = s * f), una forza elettromotrice (E_r = s * E_r₀) e una reattanza (X_r = s * X_r₀) che variano proporzionalmente ad esso, generando le correnti rotoriche necessarie per la produzione della coppia motrice. Circuito equivalente della macchina asincrona. Il circuito equivalente della macchina asincrona è un modello circuitale monofase che rappresenta le impedenze (resistenze e reattanze) degli avvolgimenti di statore e rotore (quest'ultimo riferito al primario), includendo un ramo in parallelo per le perdite nel ferro e la magnetizzazione. Cruciale è la resistenza rotorica che dipende dallo scorrimento (R'₂/s), modellando sia le perdite per effetto Joule nel rotore che la potenza meccanica convertita. Principio di funzionamento della macchina asincrona. Il principio di funzionamento della macchina asincrona si basa sulla creazione di un campo magnetico rotante nello statore, generato da un sistema di correnti alternate polifase. Questo campo rotante induce per induzione elettromagnetica delle forze elettromotrici e di conseguenza delle correnti nei conduttori del rotore. L'interazione tra queste correnti rotoriche e il campo magnetico rotante statorico genera una coppia elettromagnetica che mette in rotazione il rotore. Il rotore segue il campo dello statore, ma a una velocità leggermente inferiore (lo scorrimento), necessaria per mantenere l'induzione e la produzione di coppia. Il campo magnetico rotante. Il campo magnetico rotante è un campo magnetico la cui direzione spaziale varia ciclicamente nel tempo, mantenendo un'ampiezza costante. Nelle macchine elettriche a corrente alternata (come i motori asincroni e sincroni), viene generato da sistemi di avvolgimenti polifase (tipicamente trifase) alimentati da correnti alternate sfasate tra loro, ed è fondamentale per indurre forze elettromotrici e generare la coppia che causa il moto rotatorio del rotore. Macchina asincrona aspetti costruttivi. La macchina asincrona è composta principalmente da due parti: lo statore, fisso, con un pacco laminato provvisto di cave che ospitano gli avvolgimenti trifase di alimentazione, e il rotore, mobile, anch'esso laminato e con avvolgimenti che possono essere a gabbia di scoiattolo (conduttori in cortocircuito tramite anelli) o a rotore avvolto (connesso esternamente tramite anelli collettori e spazzole). Il traferro, lo spazio d'aria tra statore e rotore, è molto sottile per ottimizzare l'accoppiamento magnetico. L'AVVIAMENTO REOSTATICO SI OTTIENE. INSERENDO UN REOSTATO TRIFASE IN SERIE ALLE FASI STATORICHE. INSERENDO UN REOSTATO TRIFASE IN PARALLELO ALLE FASI STATORICHE. INSERENDO UN REOSTATO TRIFASE IN SERIE ALLE FASI ROTORICHE. INSERENDO UN REOSTATO TRIFASE IN PARALLELO ALLE FASI ROTORICHE. L'AVVIAMENTO STELLA-TRIANGOLO E' UTILIZZATO PER. AUMENTARE LA CORRENTE NECESSARIA ALLO SPUNTO. AUMENTARE LA POTENZA NECESSARIA ALLO SPUNTO. NON PUO' ESSERE REALIZZATO PRATICAMENTE. RIDURRE LA CORRENTE ASSORBITA ALLO SPUNTO. LA COPPIA MASSIMA. SI HA QUANDO s=0. SI HA QUANDO s=1. NON PUO' ESSERE TRASLATA SULL'ASSE DELLO SCORRIMENTO TRAMITE USO DI RESISTENZE ROTORICHE. PUO' ESSERE TRASLATA SULL'ASSE DELLO SCORRIMENTO TRAMITE L'USO DI RESISTENZE ROTORICHE. LA COPPIA MASSIMA. SI HA SEMPRE AL SINCRONISMO ( s=0 ). E' PROPORZIONALE AL QUADRATO DELLA TENSIONE DI ALIMENTAZIONE. SI HA SEMPRE ALLO SPUNTO ( s=1 ). E' INDIPENDENTE DAL VALORE DELLA TENSIONE DI ALIMENTAZIONE. DEFINIAMO ZONA DI FUNZIONAMENTO STABILE QUELLA IN CUI. PER I MOTORI ASINCRONI NON E' DEFINIBILE. AD UN AUMENTO DELLA COPPIA RESISTENTE CORRISPONDE UN AUMENTO DELLA COPPIA MOTRICE ED UNA DIMINUZIONE DELLA VELOCITA'. AD UN AUMENTO DELLA COPPIA RESISTENTE CORRISPONDE UN AUMENTO DELLA COPPIA MOTRICE ED UN AUMENTO DELLA VELOCITA'. IL MOTORE FUNZIONERA' SEMPRE IN CONDIZIONI DI REGIME. IN CONDIZIONI NORMALI ALLO SPUNTO. LA COPPIA MOTRICE E' MASSIMA. LA COPPIA MOTRICE E' NULLA. LA COPPIA MOTRICE NON PUO' ESSERE MODIFICATA. LA COPPIA MOTRICE NON E' MASSIMA. BILANCIO ENERGETICO (PA=POTENZA ASSORBITA, PCU PERDITE NEL RAME, PFE=PERDITER NEL FERRO, PM PERDITE MECCANICHE,PR POTENZA ALL'ASSE). PA=PCU+PFE+PM. PA=PCU+PFE+PM+PR. PR=PCU+PFE+PM. PA+ PR=PCU+PFE+PM. POTENZE. IL MOTORE ASINCRONO RICEVE POTENZA MECCANICA E RESTITUISCE POTENZA MECCANICA. IL MOTORE ASINCRONO RICEVE POTENZA ELETTRICA E RESTITUISCE POTENZA ELETTROMAGNETICA. IL MOTORE ASINCRONO RICEVE POTENZA ELETTRICA E RESTITUISCE POTENZA ELETTRICA. IL MOTORE ASINCRONO RICEVE POTENZA ELETTRICA E RESTITUISCE POTENZA MECCANICA. SINCRONISMO E ROTORE BLOCCATO (n1=VELOCITÀ DI ROTAZIONE c.m.r., n2=VELOCITÀ DI ROTAZIONE DEL ROTORE). n2=0 E n2= n1. n2=n1 E n2=0. PUO' ESSERE REALIZZATO SOLO IL SINCRONISMO. SONO CONDIZIONI DI FUNZIONAMENTO IRREALIZZABILI. ROTORE BLOCCATO E FORZE ELETTROMOTRICI. A ROTORE BLOCCATO LE FORZE ELETTROMOTRICI ROTORICHE SONO MASSIME. LA CONDIZIONE DI FUNZIONAMENTO A ROTORE BLOCCATO NON SI REALIZZA MAI. A ROTORE BLOCCATO IL ROTORE COMPIE 3000 GIRI/MINUTO (SE f=50 Hz). A ROTORE BLOCCATO LE FORZE ELETTROMOTRICI ROTORICHE SONO NULLE. Fuonzionamento a vuoto della macchina asincrona. Il funzionamento a vuoto della macchina asincrona si verifica quando il rotore non eroga coppia meccanica al carico. In queste condizioni, il rotore ruota ad una velocità molto vicina a quella di sincronismo (scorrimento quasi nullo), e la macchina assorbe dallo statore una corrente prevalentemente reattiva, necessaria per creare il flusso magnetico nel traferro (corrente di magnetizzazione) e per coprire le perdite nel ferro e le perdite meccaniche (attriti e ventilazione). Funzionamento a rotore bloccato della macchina asincrona. Il funzionamento a rotore bloccato della macchina asincrona (equivalente alla prova di corto circuito di un trasformatore) si ha quando il rotore è impedito a ruotare (n_r = 0, quindi scorrimento s=1). In questa condizione, la macchina assorbe una corrente molto elevata dal lato statore, e la potenza assorbita è quasi interamente dissipata in perdite Joule negli avvolgimenti di statore e rotore, con perdite nel ferro trascurabili a causa della bassa tensione indotta nel traferro. Bilancio energetico della macchina asincrona. Il bilancio energetico della macchina asincrona descrive come la potenza elettrica assorbita dallo statore venga convertita in potenza meccanica erogata al carico, tenendo conto delle varie perdite. La potenza in ingresso (P_in) si distribuisce tra le perdite nel rame dello statore (P_Cu1), le perdite nel ferro (P_Fe), le perdite nel rame del rotore (P_Cu2) e le perdite meccaniche (P_mec), con la potenza meccanica utile in uscita (P_out) che rappresenta la differenza tra la potenza in ingresso e tutte le perdite. LA REGOLAZIONE DELLA VELOCITA' DI ROTAZIONE DEI MOTORI ASINCRONI TRIFASE. PUO' ESSERE OTTENUTA SOLAMENTE VARIANDO LA FREQUENZA DI ALIMENTAZIONE. NON E' POSSIBILE. PUO' ESSERE OTTENUTA SOLAMENTE VARIANDO LE COPPIE POLARI. PUO' ESSERE OTTENUTA VARIANDO LA FREQUENZA DI ALIMENTAZIONE E LE COPPIE POLARI. LA REGOLAZIONE DELLA VELOCITA' DI ROTAZIONE DEI MOTORI ASINCRONI TRIFASE OTTENUTA VARIANDO IL NUMERO DI COPPIE POLARI. E' POSSIBILE SOLO PER LE MACCHINE CON ROTORE A GABBIA. NON E' POSSIBILE. SI OTTIENE INSERENDO UN REOSTATO SULLE FASI ROTORICHE. E' POSSIBILE SOLO PER LE MACCHINE CON ROTORE AVVOLTO. LA PERMEABILITA' MAGNETICA RELATIVA SI MISURA IN. HENRY*METRO. WEBER. HENRY/METRO. ADIMENSIONALE. Sistemi di avviamento della macchina asincrona. I sistemi di avviamento della macchina asincrona sono tecniche utilizzate per ridurre le elevate correnti di spunto e le conseguenti brusche variazioni di coppia durante l'avviamento del motore. Tra i più comuni si annoverano l'avviamento diretto (per motori di piccola potenza), l'avviamento stella-triangolo, l'uso di autotrasformatori, resistenze statoriche o rotoriche, e i moderni avviatori statici (soft-starter) o inverter, che permettono un controllo più dolce della corrente e della velocità. Caratteristica meccanica della macchina asincrona. La caratteristica meccanica della macchina asincrona è un grafico che mostra la relazione che lega la coppia meccanica erogata dal motore alla sua velocità di rotazione (o allo scorrimento). Questo diagramma mostra come la coppia sia nulla a velocità di sincronismo (s=0), aumenti fino a un valore massimo (coppia critica) per poi diminuire rapidamente all'aumentare dello scorrimento, fino a ridursi al valore della coppia di spunto a rotore fermo (s=1), definendo i regimi di funzionamento stabile e instabile del motore. Regolazione della velocità della macchina asincrona. La regolazione della velocità della macchina asincrona può essere ottenuta principalmente agendo su tre parametri: la frequenza dell'alimentazione (con l'uso di inverter, metodo più efficiente), il numero di poli (cambiando la velocità di sincronismo tramite riconfigurazione degli avvolgimenti), o la resistenza rotorica (aumentando lo scorrimento, solo per motori a rotore avvolto). Questi metodi alterano la velocità di sincronismo o la pendenza della caratteristica meccanica per adattare la velocità del motore alle esigenze del carico. NEL SISTEMA TN. IL NEUTRO E' MESSO A TERRA IN CABINA, LE MASSE NON SONO CONNESSE AL CONDUTTORE DI PROTEZIONE. IL NEUTRO E' MESSO A TERRA IN CABINA, LE MASSE SONO CONNESSE AL CONDUTTORE DI PROTEZIONE. IL NEUTRO E' MESSO A TERRA IN CABINA, LE MASSE SONO CONNESSE A TERRA PRESSO L'UTENZA. IL NEUTRO NON E' MESSO A TERRA IN CABINA, LE MASSE SONO CONNESSE AL CONDUTTORE DI PROTEZIONE. I GENERATORI SINCRONI DELLE CENTRALI DI GENERAZIONE GENERANO A TENSIONE. DELL'ORDINE DEI 10-15 MV. ALLA TENSIONE CONCATENATA DI 380 V. DELL'ORDINE DEI 10-15 kV. DELL'ORDINE DEL kV. LA CARATTERISTICA TENSIONE CORRENTE DI UNA CELLA FOTOVOLTAICA. VARIA SOLO CON IL VARIARE DELL'IRRAGGIAMENTO. VARIA CON LA TEMPERATURA E CON L'IRRAGGIAMENTO SOLARE. VARIA SOLO CON IL VARIARE DELLA TEMPERATURA. E' INDIPENDENTE DALLA TEMPERATURA E DALL'IRRAGGIAMENTO. PER UNA CELLA FOTOVOLTAICA ALL'AUMENTARE DELL'IRRAGGIAMENTO SOLARE. NON SI HA ALCUNA CONSEGUENZA SULLA CARATTERISTICA TENSIONE CORRENTE DELLA CELLA. LA CORRENTE Icc RIMANE COSTANTE. LA TENSIONE A VUOTO V0 VARIA BRUSCAMENTE. LA CORRENTE Icc AUMENTA. PER UNA CELLA FOTOVOLTAICA ALL'AUMENTARE DELLA TEMPERATURA. LA TENSIONE NON DIPENDE DALLA TEMPERATURA. LA TENSIONE A VUOTO V0 RIMANE COSTANTE. DECRESCE LA TENSIONE A VUOTO V0. CRESCE LA TENSIONE A VUOTO V0. NEL SISTEMA TT. IL NEUTRO E' MESSO A TERRA IN CABINA, LE MASSE NON SONO MESSE A TERRA PRESSO L'UTENZA. IL NEUTRO NON E' MESSO A TERRA IN CABINA, LE MASSE NON SONO MESSE A TERRA PRESSO L'UTENZA. IL NEUTRO E' MESSO A TERRA IN CABINA, LE MASSE SONO MESSE A TERRA PRESSO L'UTENZA. IL NEUTRO NON E' MESSO A TERRA IN CABINA, LE MASSE SONO MESSE A TERRA PRESSO L'UTENZA. IL DIAGRAMMA DI CARICO RAPPRESENTA PER UN DETERMINATO UTILIZZATORE. LA POTENZA ASSORBITA DAL CARICO IN UN DATO ISTANTE. LA CORRENTE ASSORBITA IN FUNZIONE DEL TEMPO. LA POTENZA ASSORBITA IN FUNZIONE DELLA CORRENTE. LA POTENZA ASSORBITA IN FUNZIONE DEL TEMPO. Generatore sincrono. Il generatore sincrono è una macchina elettrica rotante che converte energia meccanica in energia elettrica a frequenza e tensione costanti, mantenendo una velocità di rotazione (velocità sincrona) rigidamente legata alla frequenza della rete e al numero di poli. È caratterizzato dalla presenza di un avvolgimento statorico trifase (indotto) e di un rotore (induttore) a poli salienti o cilindrici, alimentato in corrente continua per generare un campo magnetico di eccitazione. La cella fotovoltaica. La cella fotovoltaica è un dispositivo semiconduttore, tipicamente in silicio, che converte direttamente l'energia luminosa (fotoni) in energia elettrica per effetto fotovoltaico. Quando i fotoni colpiscono la cella, essi eccitano gli elettroni nel materiale semiconduttore, generando una differenza di potenziale e quindi una corrente elettrica. Più celle sono collegate in serie e/o parallelo per formare moduli e pannelli fotovoltaici. Fonti energetiche. Le fonti energetiche sono risorse naturali da cui è possibile estrarre energia per scopi utili, classificabili in rinnovabili (come solare, eolico, idroelettrico, geotermico, biomasse, che si rigenerano naturalmente) e non rinnovabili (come combustibili fossili - carbone, petrolio, gas naturale - e nucleare, che sono limitate e si esauriscono). La loro scelta e gestione sono cruciali per la sostenibilità ambientale ed economica. Impianti fotovoltaici moduli-stringhe-campi. Negli impianti fotovoltaici, le singole celle fotovoltaiche sono raggruppate in moduli (o pannelli), connessi in serie per formare stringhe al fine di raggiungere la tensione operativa desiderata. Più stringhe, a loro volta, vengono collegate in parallelo per costituire i campi fotovoltaici, aumentando così la corrente totale erogata e la potenza complessiva dell'impianto. Impianti eolici. Gli impianti eolici convertono l'energia cinetica del vento in energia elettrica utilizzando aerogeneratori. Questi sono costituiti da pale che ruotano (rotore) azionando un generatore elettrico (spesso sincrono o asincrono) tramite un albero e, talvolta, un moltiplicatore di giri. Vengono realizzati come parchi eolici (wind farm) a terra (onshore) o in mare (offshore) per sfruttare al meglio la risorsa vento. Classificazione dei sistemi elettrici n base alla tensione. I sistemi elettrici sono classificati in categorie di tensione definite da apposite norme CEI. Si distinguono in: Categoria 0 (se Vn≤50 V in alternata o Vn≤120 V in continua); Categoria I (bassa tensione) se 50<Vn≤1.000 V in alternata o 120<Vn≤1.500 V in continua; Categoria II (media tensione) se 1.000<Vn≤30.000 V in alternata o 1.500<Vn≤30.000 V in continua; e Categoria III (alta tensione) se Vn>30.000 V in alternata o in continua. La tensione nominale è la tensione per cui l’impianto è progettato, e per i sistemi trifase si considera la tensione concatenata. Classificazione dei sistemi elettrici in base allo stato del neutro e delle masse. I sistemi elettrici sono classificati in base al collegamento a terra del neutro e delle masse, utilizzando due lettere: la prima indica lo stato del neutro (T se collegato a terra, I se isolato o con impedenza); la seconda indica lo stato delle masse (T se connesse a terra, N se connesse al neutro). Le configurazioni principali sono TT, TN (TN-C e TN-S) e IT, che determinano diverse misure di protezione in caso di guasto. AL CONDUTTORE DI PROTEZIONE (PE). VANNO COLLEGATE TUTTE LE PARTI METALLICHE DELL'IMPIANTO. ORAMAI IN DISUSO E' SOSTITUITO DAL CONDUTTORE DI TERRA. NON E' NECESSARIO COLLEGARE LE MASSE. VANNO COLLEGATE TUTTE LE MASSE. LA PERICOLOSITA' DEL PASSAGGIO DI CORRENTE ALL'INTERNO DEL CORPO UMANO DIPENDE. SOLO DAL PERCORSO SEGUITO ALL'INTERNO DEL CORPO. SOLO DALLA FREQUENZA E DALLA TENSIONE. SOLO DALLA FREQUENZA. ANCHE DALLA FREQUENZA. DEFINIAMO MASSA DI UN UTILIZZATORE COME: PARTE CONDUTTRICE NORMALMENTE NON IN TENSIONE CHE POTREBBE DIVENTARLO A CAUSA DI UN DIFETTO DI ISOLAMENTO. PARTE CONDUTTRICE NORMALMENTE IN TENSIONE CHE POTREBBE DIVENTARE PERICOLOSA A CAUSA DI UN DIFETTO DI ISOLAMENTO. PARTE METALLICA CHE NON DEVE ESSERE MAI COLLEGATA ALL'IMPIANTO DI TERRA. QUALSIASI PARTE METALLICA NELLE VICINANZE DELL'UTILIZZATORE. NEL RELE' DIFFERENZIALE. QUANDO SI TOCCA LA MASSA IN TENSIONE UNA BOBINA APRE IL CIRCUITO. UNA BOBINA APRE IL CIRCUITO DI ALIMENTAZIONE A SEGUITO DI UNA CORRENTE DI DISPERSIONE Id. L'APERTURA DEL CIRCUITO SI HA A SEGUITO DI UNA SOVRACORRENTE. UNA BOBINA APRE IL CIRCUITO DI ALIMENTAZIONE A SEGUITO DI UNA CORRENTE SULLA FASE. Protezione per separazione elettrica. La protezione per separazione elettrica consiste nell'alimentare un solo apparecchio tramite un trasformatore di isolamento, che separa galvanicamente il circuito dalla rete. Questa tecnica evita correnti di guasto pericolose a terra, prevenendo scosse elettriche dirette e indirette. Effetti fisiopatologici della corrente elettrica. La corrente elettrica che attraversa il corpo umano può causare eventi anche mortali, la cui pericolosità dipende da fattori come il percorso, l'intensità, la frequenza, la forma d'onda e la durata del contatto. I principali effetti includono la tetanizzazione muscolare e l'arresto della respirazione, dovuti a contrazioni involontarie e paralisi dei centri nervosi. Contatti diretti e indiretti. I contatti diretti avvengono quando una persona tocca parti dell'impianto elettrico normalmente in tensione, come conduttori non isolati. I contatti indiretti, invece, si verificano quando si toccano masse metalliche che diventano accidentalmente in tensione a causa di un guasto nell'isolamento. Protezione dai contatti inndiretti tramnità Relè differenziale e impianto di terra. La protezione dai contatti indiretti si realizza tramite l'interruttore (o relè) differenziale, che interviene rilevando una differenza tra corrente in ingresso e uscita, indice di un guasto a terra. L'impianto di terra funge da percorso per la corrente di guasto, assicurando che la tensione sulla massa non superi valori pericolosi e consentendo al differenziale di interrompere l'alimentazione in tempo utile. Componenti di classe II (doppio isolamento). I componenti di Classe II, o a doppio isolamento, offrono protezione dai contatti indiretti tramite un isolamento principale affiancato da un isolamento supplementare, o un isolamento rinforzato equivalente. Questi apparecchi non necessitano di un collegamento a terra perché la doppia barriera isolante impedisce che le masse accessibili vadano in tensione in caso di guasto. Impianto di terra. L'impianto di terra è un sistema di sicurezza che collega le masse degli utilizzatori alla terra, fornendo un percorso a bassa impedenza per le correnti di guasto. La sua funzione principale è quella di limitare la tensione che può presentarsi sulle masse in caso di difetto di isolamento, consentendo l'intervento tempestivo dei dispositivi di protezione come il relè differenziale. NELLE LINEE ELETTRICHE. SI HANNO SOLO PERDITE DI POTENZA. LA TENSIONE IN PARTENZA E LA TENSIONE IN ARRIVO SONO SEMPRE IN FASE. SI HANNO SIA CADUTE DI TENSIONE SIA PERDITE DI POTENZA. SI HANNO SOLO CADUTE DI TENSIONE. Trasmissione e distribuzione. La trasmissione trasporta energia elettrica ad alta tensione su lunghe distanze tramite linee (es. L1 a 380 kV, L2 a 150 kV) tra centrali e sottostazioni. La distribuzione (L3, L4) riduce progressivamente la tensione (es. da 20-150 kV a 230-400 V) per alimentare gli utilizzatori finali. NEL DIMENSIONAMENTO DI UNA LINEA DEVE ESSERE (Ib CARICO-In INTERRUTTORE- Iz LINEA). Ib<=In<=Iz. Ib<=Iz<=In. In<=Ib<=Iz. Ib<=In>=Iz. IL RELE' TERMICO E' UTILIZZATO PER. PROTEGGERE LE LINEE DAL SOVRACCARICO. PROTEGGERE LE PERSONE DAI CONTATTI INDIRETTI. NON SI USA MAI IN MEDIA TENSIONE. PROTEGGERE LE LINEE DAL CORTO CIRCUITO. NELLA DETERMINAZIONE DEL CARICO CONVENZIONALE. NON E' NECESSARIO CONSIDERARE I COEFFICIENTI DI UTILIZZAZIONE E DI CONTEMPORANEITA'. E' NECESSARIO CONSIDERARE I COEFFICIENTI DI UTILIZZAZIONE E DI CONTEMPORANEITA'. E' NECESSARIO CONSIDERARE SOLO IL COEFFICIENTE DI CONTEMPORANEITA'. E' NECESSARIO CONSIDERARE SOLO IL COEFFICIENTE DI UTILIZZAZIONE. PER PROTEGGERE UN CAVO DAL CORTO CIRCUITO. L'ENERGIA PASSANTE DEVE ESSERE MINORE DELL'ENERGIA SOPPORTATA DAL CAVO (K2S2). E' NECESSARIO INSTALLARE UN INTERRUTTORE DIFFERENZIALE ALL'INIZIO DELLA LINEA. NON E' NECESSARIO PROTEGGERE DAI CORTO CIRCUITI I CAVI. L'ENERGIA PASSANTE DEVE ESSERE MAGGIORE DELL'ENERGIA SOPPORTATA DAL CAVO (K2S2). LA PORTATA DEI CAVI (IZ). NON DIPENDE DALLA TEMPERATURA DI POSA. IN ALCUNI CASI DIPENDE DAL MATERIALE ISOLANTE USATO. DIPENDE, TRA LE ALTRE COSE, DALLA TEMPERATURA DI POSA. NON DIPENDE DAL TIPO DI POSA. IL RELE' MAGNETICO E' UTILIZZATO PER. PROTEGGERE LE LINEE DAL SOVRACCARICO. PROTEGGERE LE PERSONE DAI CONTATTI INDIRETTI. PROTEGGERE LE LINEE DAL CORTO CIRCUITO. NON SI USA MAI IN BASSA TENSIONE. Fusibili. I fusibili sono dispositivi di protezione che interrompono un circuito fondendo un elemento conduttore quando la corrente che lo attraversa supera un valore predeterminato. Il loro intervento è inversamente proporzionale all'intensità della corrente, proteggendo contro sovraccarichi e cortocircuiti grazie alla fusione dell'elemento per effetto Joule. Portata dei cavi. La portata di corrente di un cavo è la massima corrente che può circolare in modo continuo senza superare la temperatura massima di esercizio consentita per il suo isolamento. Essa dipende dalla sezione del conduttore, dal tipo di isolamento, dal numero di conduttori nel cavo e dalle condizioni ambientali e di installazione. Carico convenzionale. Il carico convenzionale è una potenza elettrica minima predefinita per unità immobiliare o locale, impiegata nel dimensionamento degli impianti elettrici civili. Tale valore, legato alla destinazione d'uso, consente di calcolare le correnti previste e di dimensionare adeguatamente cavi e dispositivi di protezione. Protezione dal corto circuito dei cavi. La protezione dal cortocircuito dei cavi è essenziale per interrompere rapidamente le correnti di guasto elevate che si generano, prevenendo il surriscaldamento eccessivo e il danneggiamento dell'isolamento del cavo. Questa protezione è affidata a dispositivi come fusibili o sganciatori magnetici degli interruttori, la cui curva di intervento deve garantire l'apertura del circuito prima che il cavo subisca danni termici irreversibili. Relè magneto-termico. Il relè magnetotermico è un dispositivo di protezione che integra due funzionalità distinte: una protezione termica contro i sovraccarichi e una protezione magnetica contro i cortocircuiti. Esso è progettato per interrompere automaticamente l'alimentazione del circuito quando la corrente supera i limiti di sicurezza in entrambe le condizioni di guasto. Relè magnetico. Il relè magnetico è un dispositivo di protezione progettato per intervenire istantaneamente in presenza di correnti molto elevate, tipiche dei cortocircuiti. Funziona tramite una bobina che, al superamento di una soglia di corrente, attira un nucleo mobile provocando lo sgancio dell'interruttore. Relè termico. Il relè termico è un dispositivo di protezione che protegge dai sovraccarichi basandosi sull'effetto Joule della corrente. Esso interviene con un ritardo inversamente proporzionale all'entità della corrente, consentendo brevi sovraccarichi accettabili ma proteggendo dal surriscaldamento prolungato del circuito. Sovracorrente e corto circuito. La sovracorrente è una corrente che supera il valore nominale di un circuito, potendo manifestarsi come un sovraccarico (incremento relativamente lento) o un cortocircuito (aumento improvviso e molto elevato). Un cortocircuito è un guasto con una drastica riduzione dell'impedenza che porta a correnti impulsivamente alte e pericolose, richiedendo un'interruzione rapidissima. Classificazione dei cavi BT. La classificazione dei cavi in Bassa Tensione (BT) avviene in base a diverse caratteristiche costruttive, come il tipo di conduttore (materiale e forma), l'isolamento (es. PVC, EPR, XLPE) e la tensione nominale di esercizio. Le caratteristiche distintive dei cavi sono: la tensione nominale, la portata (massima corrente che può circolare), la temperatura massima di corto circuito (valore massimo di temperatura ammissibile dall’isolante). Protezione dei cavi dal sovraccarico. La protezione dei cavi dal sovraccarico è fondamentale per prevenire il surriscaldamento eccessivo e i danni all'isolamento causati da correnti che, pur non essendo di cortocircuito, superano la portata nominale del cavo per un tempo prolungato. Tale protezione è tipicamente assicurata da relè termici o sganciatori termici integrati negli interruttori automatici, che intervengono con un ritardo inversamente proporzionale all'entità del sovraccarico. Chiamando If la corrente che determina lo sgancio in un tempo determinato: Ib≤IN≤IZ (condizione necessaria e sufficiente se si usano interruttori automatici) If≤1,45 IZ. Schema elettrico di cabina MT/BT. Lo schema elettrico di cabina MT/BT mostra la configurazione dei componenti necessari alla trasformazione da media a bassa tensione per gli utenti. Include essenzialmente un quadro MT, uno o più trasformatori, un quadro BT e un quadro di rifasamento per ogni trasformatore, oltre ai servizi ausiliari. Quadri elettrici BT. I quadri elettrici BT (Bassa Tensione) sono sezioni delle cabine MT/BT poste a valle del trasformatore, deputate alla distribuzione e protezione delle linee in bassa tensione. Essi ospitano interruttori e dispositivi per la gestione e la protezione dell'energia elettrica diretta verso le utenze finali. Tali quadri consentono di smistare una linea in arrivo su diverse linee in partenza. Quadri elettrici e apparecchiature MT. I quadri elettrici e apparecchiature MT (Media Tensione) costituiscono la parte della cabina preposta alla gestione dell'energia in ingresso ad alta tensione, prima della trasformazione. Essi sono essenziali per il sezionamento, la protezione e la manovra delle linee in media tensione all'interno della cabina. Impianto di terra per cabine MT/BT. L'impianto di terra per cabine MT/BT è cruciale per la sicurezza, collegando a terra le masse metalliche e il centro stella del trasformatore. La sua conformazione deve garantire la protezione contro i contatti indiretti e limitare le sovratensioni pericolose in caso di guasto. Cabine MT/BT. Le cabine MT/BT sono strutture dove avviene la trasformazione della tensione da media a bassa tensione, tipicamente da 20 kV a 400 V, per la connessione degli utenti alla rete di distribuzione. Contengono quadri MT, trasformatori, quadri BT e sistemi ausiliari, e sono il punto di passaggio tra la rete di distribuzione in media tensione e le linee in bassa tensione verso le utenze. IL RIFASAMENTO DEI TRASFORMATORI MT/BT. NON E' NECESSARIO IN QUANTO I TRASFORMATORI NON ASSORBONO POTENZA REATTIVA. E' NECESSARIO IN QUANTO I TRASFORMATORI ASSORBONO UNA POTENZA REATTIVA. IL CONDENSATORE DI RIFASAMENTO DEVE ESSERE ALTERNATIVAMENTE COLLEGATO-SCOLLEGATO. IL RIFASAMENTO E' DANNOSO IN QUANTO FA AUMENTARE LA POTENZA REATTIVA CAPACITIVA ASSORBITA. NELLE CENTRALINE DI RIFASAMENTO AUTOMATICO. LA POTENZA REATTIVA RIMANE COSTANTE. LA POTENZA ATTIVA COINCIDE CON QUELLA ASSORBITA DAL CARICO. LA POTENZA REATTIVA VALE CIRCA ZERO. LA POTENZA REATTIVA "INSEGUE" QUELLA DEL CARICO. Posa dei cavi. La posa dei cavi riguarda i diversi metodi di installazione degli stessi negli impianti elettrici, specialmente in bassa tensione. I cavi possono essere posati in tubi protettivi, canali, passerelle, direttamente a terra o in condotti a sbarre, seguendo le normative come la CEI 64-8. Blindosbarre. Le blindosbarre (o condotti a sbarre) sono sistemi di trasporto dell'energia elettrica costituiti da conduttori di rame o alluminio isolati e racchiusi in un involucro protettivo. Utilizzate per potenze elevate, offrono vantaggi come ingombro ridotto e facilità di prelievo dell'energia rispetto ai cavi tradizionali. Rifasamento dei trasformatori. Il rifasamento dei trasformatori si riferisce alla compensazione della potenza reattiva induttiva assorbita dai trasformatori stessi, specialmente dal loro circuito magnetizzante. Ciò si ottiene tipicamente con l'installazione di batterie di condensatori, spesso integrate in un quadro di rifasamento dedicato per ogni trasformatore, per migliorare il fattore di potenza complessivo dell'impianto. il valore della resistenza (fuori paniere). E’ direttamente proporzionale alla resistività del materiale, direttamente proporzionale alla lunghezza, e inversamente proporzionale alla sezione. E’ inversamente proporzionale alla sezione del materiale, alla resistività e direttamente proporzionale alla lunghezza. E’ costante e si differenzia solo per la tipologia di materiale. E’ variabile solo con la sezione del materiale con cui è costituita. |