Lezioni 61-70 - Didattica
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Title of test:![]() Lezioni 61-70 - Didattica Description: Ecampus - Didattica e pedagogia speciale |



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Rispetto ad un’azione, compito o funzione, quello che l’alunno è in grado di fare senza alcuna influenza di fattori contestuali, ambientali o personali, si definisce: abilità. prestazione. performance. capacità. Nella componente delle “Funzioni mentali” di ICF troviamo due domini: funzioni mentali centrali e funzioni mentali periferiche. funzioni mentali normali e funzioni mentali speciali. funzioni mentali globali e funzioni mentali specifiche. funzioni mentali semplici e funzioni mentali complesse. Tra le quattro dimensioni fondamentali del nuovo PEI non è presente: la dimensione della relazione, dell’interazione e della socializzazione. la dimensione della valutazione scolastica. la dimensione dell’autonomia e dell’orientamento. la dimensione della comunicazione e del linguaggio. Il modello di PEI voluto dal dm 182/2020 invita a strutturarlo secondo il seguente numero di dimensioni fondamentali: quattro. cinque. due. tre. La certificazione delle competenze dell’allievo portatore di disabilità è prevista al termine: della classe quinta della Scuola Primaria e della classe terza della Scuola Secondaria di primo grado. della classe terza della Scuola Secondaria di primo grado ma non della classe quinta della Scuola Primaria. non è prevista. della classe quinta della Scuola Primaria ma non della classe terza della Scuola Secondaria di primo grado. Le sezioni in cui è suddiviso il nuovo PEI sono in tutto: nove. sette. dodici. quattro. Circa gli interventi, per la scuola dell’infanzia bisogna precisare che i campi di esperienza si sviluppano ed intrecciano in: percorsi didattici e non in percorsi educativi. percorsi propedeutici e non in percorsi didattici. percorsi educativi e non in percorsi didattici. percorsi educativi e non in percorsi ludici. Il progetto individuale è redatto: dalla famiglia. dalla scuola. dalla ASL. dall’ente locale. La prospettiva bio-psico-sociale alla base di ICF identifica, nei fattori contestuali, due grandi ambiti, che interagiscono tra di loro: fattori personali e fattori sociali. fattori intrinseci e fattori estrinseci. fattori ambientali e fattori personali. fattori statici e fattori dinamici. In ambito scolastico possiamo osservare a volte fattori contestuali che hanno: soltanto la valenza di facilitatore. nessuna valenza. entrambe le valenze di facilitatore o di barriera. soltanto la valenza di barriera. Il ruolo dei fattori contestuali nell’influenzare il funzionamento e la partecipazione dello studente: non è stato ancora approfondito. è irrilevante. è ambiguo. è innegabile. Introdurre la dizione “piano educativo individualizzato-progetto di vita” significa aver compreso che occorre: ricordare che l’esistenza del soggetto portatore di disabilità non va oltre l’età della scolarizzazione. pensare l’esistenza del soggetto portatore di disabilità oltre l’età della scolarizzazione. ) tenere a mente che il soggetto portatore di disabilità non può fare a meno dell’aiuto degli altri. pianificare rigorosamente l’esistenza del soggetto portatore di disabilità. Il raggiungimento di una buona qualità della vita adulta si predispone a partire: dall’età della scuola secondaria di secondo grado. dall’età della scuola secondaria di primo grado. dall’età della scuola primaria. dalla prime fasi dello sviluppo. Lepri osserva che l’idea che le persone con disabilità (in particolare intellettiva) possano “diventare grandi” è : ancora ampiamente di minoranza. ormai ampiamente di maggioranza. tutta da verificare. sbagliata. Il bambino che appartiene al circuito della marginalità e del disagio sociale soffre, a scuola: di scarsa fiducia da parte del docente di sostegno. di scarsa integrazione nella classe. di nessuna situazione in particolare. di scarsa accettazione da parte dei docenti. Il soggetto marginale, rispetto alla sua sfera interiore, ha un dialogo: assiduo. proficuo. scarso. quotidiano. Il soggetto marginale è principalmente povero di: titoli di studio. relazioni umani efficaci. risorse economiche fisse. una unità abitativa di proprietà. Secondo Pines, il desiderio di un figlio, nelle situazioni di marginalità e di deprivazione, può rappresentare, in realtà, quello di prendersi cura: di un neonato. delle proprie parti “bambine”. dell’immagine di sé. di una nuova famiglia. La mancata accettazione dell’esperienza della gravidanza nelle giovani madri disagiate compromette: la frequenza scolastica. la situazione economica. il rapporto con la famiglia di origine. il rapporto madre-figlio. Uno dei maggiori problemi del ritrovarsi incinte in età adolescenziale riguarda probabilmente: la situazione economica legata a questo stato. l’elaborazione del progetto di vita. l’elaborazione emotiva di questo stato. le tensioni di coppia. La condizione di fondo del ritrovarsi incinte in età precoce, e in un contesto di disagio e marginalità sociale, è rappresentata da un sostanziale rifiuto: del momento del parto. delle regole. della gravidanza. della presenza della famiglia di origine. È stato osservato che più si è svantaggiati e più ci si allontana dalla disponibilità: al cambiamento. al dialogo con gli altri. a frequentare percorsi scolastici. ad accettarsi. Lo stereotipo, di per sé, NON: è un elemento negativo. esiste. è un elemento positivo. è un elemento importante. Occorre aiutare l’identità personale dell’adulto marginale a divenire disponibile ad accogliere: la realtà. il passato. la novità. il presente. A volte il formatore del soggetto marginale può essere inconsapevolmente vittima di: se stesso. pregiudizio. emarginazione sociale. episodi di bullismo. Nell’intervento formativo rivolto al soggetto marginale occorre ridurre la diffidenza verso la situazione: economica. familiare. di apprendimento. personale. La marginalità sociale è una forza che inibisce, tra gli altri aspetti, anche la: comunicazione. stereotipia. diagnosi. scolarizzazione. I messaggi comunicativi, rivolti al soggetto marginale, NON devono essere: ridondanti. chiari. complessi. semplici. Nei percorsi di formazione il soggetto in condizione di marginalità sociale spesso avverte uno scollamento tra gli argomenti proposti e: la loro utilità nella pratica quotidiana. il loro significato. la loro utilità a livello cognitivo. la scuola. Paradossalmente, più si è svantaggiati e più ci si allontana dalla disponibilità ad affrontare: nuovi cammini ed orizzonti. i problemi personali. nuovi cammini e persone. nuovi percorsi familiari. L’adulto in condizioni di disagio ha bisogno di progetti impegnativi, oltre: ogni sua previsione. la sua volontà. la scuola. la soglia minima. “Non c’è nulla di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali”. Lo ha affermato. Don Lorenzo Milani. Nicola Paparella. Jerome Bruner. Bartolo Longo. Il tentativo di “puntare in alto” nella formazione degli adulti marginali trova ulteriori ostacoli: nei loro parenti. nei loro docenti. in alcune loro rigidità. in alcune loro prerogative. Ha parlato di “pensiero narrativo”. Si tratta di: M. Montessori. Bartolo Longo. J. Bruner. J. Piaget. Per P. Ricoeur, si esiste nella misura in cui si è capaci di: ribellarsi. raccontare. parlare. esprimersi. Per favorire riscatto ed emancipazione del soggetto marginale, può essere utile offrirgli: incentivi economici. racconti fantastici cui ispirarsi. modelli speciali cui ispirarsi. modelli identitari cui ispirarsi. |





