alge prova 11
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1. Secondo il comportamentismo, una corrente di pensiero all'interno della psicologia: la psicologia, in futuro, dovrà abbandonare qualsiasi riferimento agli "stati mentali" e ad altri dati non osservabili, e dovrà avere uno statuto analogo a quello della fisica e delle scienze naturali. la psicologia, in futuro, dovrà quando possibile cercare di basarsi su dati osservabili e/o sperimentali, anche se dovrà comunque ancora occuparsi di "stati mentali" non osservabili. la psicologia, in futuro, dovrà continuare a occuparsi esclusivamente degli "stati mentali" e della coscienza: la psicologia non potrà mai conformarsi in alcun modo allo statuto delle scienze naturali. la psicologia, in futuro, non esisterà più, perché sarà possibile ridurla totalmente alla fisiologia, e in particolare alla fisiologia del cervello. 2. Il comportamentismo è una corrente di pensiero, all'interno della psicologia, la quale sostiene che: si deve tener conto del comportamento degli esseri umani, inteso sia come comportamento osservabile (attraverso risposte verbali, motorie, fisiologiche ecc.), sia come studio degli stati di coscienza (non osservabili) che precedono le azioni. si deve tener conto del comportamento degli esseri umani, ma solo studiando gli stati di coscienza che precedono le azioni, anche se tali stati non sono direttamente osservabili. si deve tener conto del comportamento degli esseri umani, laddove tale comportamento si manifesta esclusivamente con reazioni di tipo motorio o fisiologico. si deve tener conto del comportamento degli esseri umani, inteso soltanto come comportamento osservabile, che si può studiare attraverso risposte verbali, motorie, fisiologiche ecc. 3. A proposito dell'impostazione teorica di I.M. Sečenov: secondo Sečenov, i processi psichici sono totalmente riducibili a processi fisiologici: per quanto complesso, il cervello è sostanzialmente una "macchina" e la psicologia praticamente non esiste, in quanto è totalmente riducibile alla fisiologia. in una prima fase del suo pensiero, secondo Sečenov i processi psichici erano totalmente riducibili a processi fisiologici: solo successivamente Sečenov rivide in parte la propria concezione e concesse alla psicologia una sua autonomia d'indagine. secondo Sečenov, i processi psichici attengono unicamente allo studio della "coscienza", e non è possibile in alcun modo ricondurli a processi fisiologici. in una prima fase del suo pensiero, secondo Sečenov i processi psichici erano totalmente riducibili a processi fisiologici. In una seconda fase, tuttavia, Sečenov abbandonò totalmente questa impostazione, rovesciandola completamente: i processi psichici attengono unicamente allo studio della "coscienza", e non è possibile in alcun modo ricondurli a processi fisiologici. 4. Secondo l'impostazione teorica di I.M. Sečenov: esistono due tipologie di comportamento: la prima, inferiore, è controllata dai centri spinali, mentre la seconda, superiore, è controllata dai centri cerebrali. il comportamento si compone di riflessi, e questi ultimi sono controllati esclusivamente dai centri spinali. il comportamento si compone di riflessi, e questi ultimi sono controllati esclusivamente dai centri cerebrali. si deve distinguere tra riflesso semplice, controllato dai centri spinali, e riflesso condizionato, controllato invece dai centri cerebrali. 5. Secondo l'impostazione teorica di I.P. Pavlov: il comportamento, in psicologia, è spiegabile unicamente attraverso il ricorso alla mente: è la mente che determina tutte le azioni e i comportamenti. il comportamento è spiegabile studiando l'ambiente circostante e le risposte fisiologiche complesse ad esso, che Pavlov chiama riflessi condizionati: il ricorso alla mente non è più necessario. il comportamento è in parte spiegabile studiando l'ambiente circostante e le risposte fisiologiche complesse ad esso (che Pavlov chiama riflessi condizionati), ma il ruolo della mente è sempre determinante. il comportamento è totalmente spiegabile studiando l'ambiente circostante e le risposte fisiologiche semplici ad esso (che Pavlov chiama riflessi). 6. Si consideri il celebre esperimento di I.P. Pavlov: un cane aumenta la salivazione quando ode suonare un campanello, in quanto associa tale suono alla somministrazione del cibo. Come possiamo definire tale comportamento del cane?: si tratta di ciò che Pavlov chiama riflesso. si tratta di ciò che Pavlov chiama riflesso cerebrale. si tratta di ciò che Pavlov chiama riflesso condizionato. si tratta di ciò che Pavlov chiama rinforzo. 7. Secondo I.P. Pavlov, un riflesso condizionato è: una risposta fisiologica semplice: si ha, ad esempio, quando (nel celebre esperimento pavloviano), il cane reagisce con la salivazione di fronte al cibo. un'attività dello sperimentatore, che dovrà (nel celebre esperimento pavloviano) suonare la campanella ripetutamente, finché il cane non "imparerà" che deve salivare al suono della campanella. un'attività dello sperimentatore, che dovrà (nel celebre esperimento pavloviano) somministrare ripetutamente del cibo al cane, finché il cane stesso non "imparerà" che deve salivare al suono della campanella. una risposta fisiologica complessa: si ha, ad esempio, quando (nel celebre esperimento pavloviano), il cane reagisce con la salivazione non solo di fronte al cibo ma anche al suono della campanella: un suono che il cane associa al cibo per via del ricordo di una precedente esperienza in cui gli veniva dato del cibo contestualmente al suono della campanella. 8. Nei confronti del comportamentismo nordamericano, quale fu l'atteggiamento di Pavlov?. Pavlov considerava i comportamentisti nordamericani come suoi eredi e continuatori della sua opera. Pavlov criticò i comportamentisti nordamericani, perché non tenevano conto delle sue ricerche neurologiche. Pavlov criticò i comportamentisti nordamericani, perché non tenevano nella giusta considerazione i risultati sperimentali sui riflessi condizionati e fornivano una rappresentazione inadeguata delle attività del cervello. Pavlov criticò i comportamentisti nordamericani per ragioni politiche. 9. Secondo la posizione teorica che possiamo chiamare "riduzionismo fisiologico": il cervello è paragonabile a una macchina, che si può studiare nei suoi meccanismi chimici e fisici: questa macchina governa solo le attività fisiologiche, e non quelle psichiche. il cervello è paragonabile a una macchina, che si può studiare nei suoi meccanismi chimici e fisici: questa macchina governa sia le attività fisiologiche, sia quelle psichiche. il cervello è paragonabile a una "scatola nera": è probabile che sia in relazione coi fenomeni psichici, ma non è in alcun modo possibile conoscerne i meccanismi. il cervello è paragonabile a una macchina, che si può studiare nei suoi meccanismi chimici e fisici: questa macchina governa solo le attività psichiche, mentre quelle fisiologiche sono governate dal midollo spinale. 10. Secondo la posizione teorica che possiamo chiamare "riduzionismo fisiologico": l'attività psichica è in relazione con l'attività del cervello, ma non è completamente riconducibile a quest'ultima. l'attività psichica dipende totalmente dall'attività del cervello, anzi possiamo dire che tali attività non sono che una stessa e sola attività. l'attività psichica è puramente fisiologica, e dipende dall'attività del midollo spinale. l'attività psichica non ha alcuna componente fisiologica: solo le attività inferiori e strettamente fisiologiche hanno legami col cervello e col midollo spinale. 1. J.B. Watson, con riferimento agli studiosi suoi contemporanei: riteneva che lo studio degli stati mentali fosse troppo soggettivo, e al tempo stesso negava l'esistenza della coscienza. non negava l'esistenza della coscienza, e non riteneva che lo studio degli stati mentali fosse troppo soggettivo. riteneva che lo studio degli stati mentali fosse troppo soggettivo, ma non negava l'esistenza della coscienza. negava che esistesse la coscienza, ma non riteneva che lo studio degli stati mentali fosse troppo soggettivo. 2. Secondo J.B. Watson: è opportuno studiare il comportamento degli animali, perché da quest'ultimo è possibile capire certi aspetti del comportamento dell'uomo. si possono capire certi aspetti del comportamento animale, a partire dal comportamento dell'uomo. tra il comportamento dell'uomo e quello degli animali non vi è alcuna continuità. tra il comportamento dell'uomo e quello degli animali vi è una certa continuità, ma non è opportuno studiare il comportamento degli animali. 3. Nella concezione di J.B. Watson: nello studio del comportamento, tra l'animale e l'uomo vi è corrispondenza biunivoca, ma non analogia funzionale. nello studio del comportamento, tra l'animale e l'uomo vi è analogia funzionale, ma non corrispondenza biunivoca. nello studio del comportamento, tra l'animale e l'uomo vi è sia analogia funzionale, sia corrispondenza biunivoca. nello studio del comportamento, tra l'animale e l'uomo non vi è alcuna relazione: è possibile talvolta osservare il comportamento degli animali, ma senza poter concludere che quest'ultimo abbia qualche relazione col comportamento umano. 4. Nella concezione di J.B. Watson: quanto più spesso un'associazione stimolo-risposta si è verificata, tanto più probabilmente si verificherà: si parla in questo caso di recenza. quanto più recentemente un'associazione stimolo-risposta si è verificata, tanto più probabilmente si verificherà: si parla in questo caso di frequenza. i concetti di frequenza e di recenza, nella terminologia di Watson, sono tra loro sinonimi e hanno entrambi lo stesso significato di rinforzo. quanto più spesso un'associazione stimolo-risposta si è verificata, tanto più probabilmente si verificherà: si parla in questo caso di frequenza. 5. Nella concezione di J.B. Watson: il neonato possiede tre forme di reazioni emotive innate: paura, collera e amore, e l'apprendimento emotivo si spiega come il condizionamento di queste tre reazioni emotive a seguito di determinati stimoli. il neonato possiede due forme di reazioni emotive innate: paura e collera, e l'apprendimento emotivo si spiega come il condizionamento di queste due reazioni emotive a seguito di determinati stimoli. il neonato possiede due forme di reazioni emotive innate: collera e amore, e l'apprendimento emotivo si spiega come il condizionamento di queste due reazioni emotive a seguito di determinati stimoli. il neonato non possiede alcuna forma di reazione emotiva innata: tutte le sue reazioni emotive vengono apprese dopo la nascita. 6. Secondo la psicologia comportamentista: la condotta umana non è in alcun modo plasmabile : da ciò discende la convinzione che le differenze tra gli individui siano ereditarie e immutabili, non legate in alcun modo alle circostanze esperienziali proprie del soggetto. la condotta umana è plasmabile: da ciò discende la convinzione che le differenze tra gli individui non siano ereditarie, immutabili quindi, ma strettamente legate alle circostanze esperienziali proprie del soggetto. le differenze tra gli individui sono sostanzialmente ereditarie, ma in questo quadro si può comunque fare un tentativo, per quanto difficile, di modificare alcuni comportamenti particolarmente dannosi. la psicologia comportamentista non si pronuncia in alcun modo sull'origine delle differenze tra gli individui, ma si limita a studiarle. 7. Nella concezione di E.C. Tolman: l'impostazione nello studio del comportamento può essere definita molecolare. l'impostazione nello studio del comportamento può essere definita molare. l'impostazione nello studio del comportamento può essere definita sia molare, sia molecolare: si tratta infatti di due sinonimi. Tolman non ha una particolare impostazione nello studio del comportamento: la sua concezione rispetto a tale studio è in piena continuità con quella di J.B. Watson. 8. Nella concezione di E.C. Tolman: il comportamento può essere studiato attraverso unità semplici: gli stimoli e le relative risposte. il comportamento può essere studiato attraverso l'associazione tra uno stimolo e i relativi complessi di risposte. il comportamento può essere studiato attraverso l'associazione tra insiemi di stimoli e la relativa risposta. Tolman vedeva il comportamento come dipendente da associazioni tra insiemi di stimoli e complessi di risposte. 9. Nella concezione di E.C. Tolman: il comportamento di un organismo può essere sintetizzato con la formula S-R (Stimolo → Risposta). il comportamento di un organismo può essere sintetizzato con la formula S-O-R (Stimolo → Organismo → Risposta). il comportamento di un organismo può essere sintetizzato con la formula O-R (Organismo → Risposta). il comportamento di un organismo dipende unicamente da variabili non direttamente osservabili, come, ad esempio, lo stato di affaticamento, la gratificazione, i tratti temperamentali, le convinzioni, le cognizioni ecc. 10. E.C. Tolman: propone una diversificazione di tipi di apprendimento, gerarchizzandoli: al vertice di tale gerarchia egli pone l'apprendimento per prove ed errori. propone una diversificazione di tipi di apprendimento, gerarchizzandoli: al vertice di tale gerarchia egli pone l'apprendimento dello stimolo sostitutivo (riflesso condizionato). propone una diversificazione di tipi di apprendimento, gerarchizzandoli: al vertice di tale gerarchia egli pone l'apprendimento inventivo. Tolman non ha una vera e propria teoria dell'apprendimento, e non propone una diversificazione dei tipi di apprendimento. 1. Nella concezione di C.L. Hull: dato un certo stimolo, si ottiene una certa risposta solo e unicamente per la forza dell'abitudine: se si è ottenuta una risposta la prima volta, poi la si otterrà sempre. dato un certo stimolo, si ottiene una certa risposta se quest'ultima è associata a un bisogno primario (ad esempio il cibo): la risposta potrà essere facilitata da alcune variabili intervenienti, tra le quali possiamo annoverare la forza dell'abitudine. dato un certo stimolo, si ottiene una certa risposta se quest'ultima è associata a un bisogno primario (ad esempio il cibo): nel nesso tra stimolo e risposta non può intervenire nessun altro fattore. dato un certo stimolo, si ottiene una certa risposta soltanto se quest'ultima è associata al fatto che lo sperimentatore fornisce un rinforzo, e cioè una sorta di "premio": in caso contrario non si otterrà nessuna risposta. 2. Secondo Tolman e Hull: la psicologia si deve basare esclusivamente su dati provenienti dall'osservazione, studiando esclusivamente i nessi stimolo-risposta. la psicologia deve studiare i nessi stimolo-risposta, ma tenendo conto del fatto che tali nessi variano di intensità a seconda di alcune variabili intermedie, dette variabili intervenienti. la psicologia si deve basare esclusivamente sullo studio degli stati mentali, non direttamente osservabili. la psicologia si deve basare esclusivamente sullo studio dei fenomeni neurologici e fisiologici correlati al comportamento umano: in pratica, deve coincidere con la fisiologia. 3. Secondo la concezione di B.F. Skinner, che cosa si intende per condizionamento operante?: si tratta di una espressione del tutto equivalente a quella di riflesso condizionato: Skinner usava tale espressione solo per differenziarsi da Pavlov. il condizionamento operante si ha quando, per ottenere una risposta, non si attua un solo stimolo, ma lo stimolo viene applicato ripetutamente, per diverse volte, fino a quando non si ottiene la risposta. il condizionamento operante si ha quando l'organismo anticipa la risposta, anche se in quel momento non c'è alcuno stimolo. È così, ad esempio, nel caso del topo che aziona la levetta: lo fa perché, in precedenza, a seguito di quell'azione, aveva ottenuto del cibo. per condizionamento operante si intende il "premio" che viene dato all'organismo quando svolge certe azioni, allo scopo di fare in modo che l'organismo svolga di nuovo tali azioni. È così, ad esempio, nel caso di un cavallo al quale si dà uno zuccherino dopo aver svolto una certa azione: il cavallo tenderà a svolgere di nuovo quell'azione, "aspettandosi" ancora lo zuccherino. 4. Nella concezione di E.L.Thorndike: la legge dell'effetto è sostanzialmente analoga a ciò che altri autori chiamano riflesso condizionato. la legge dell'effetto è sostanzialmente analoga a ciò che altri autori chiamano rinforzo. la legge dell'effetto si ha quando lo stimolo viene ripetuto per diverse volte, fino a quando non si ottiene la risposta voluta. la legge dell'effetto si ha quando, nel momento in cui subentra un fastidio, la risposta attesa non viene ottenuta, nonostante si sia operato l'opportuno stimolo. 5. Nella concezione di E.L.Thorndike: la legge dell'esercizio si ha quando, attraverso una successione di tentativi ed errori, si ottiene una risposta (come, ad esempio, nell'esperimento del gatto che riesce ad aprire la porticina della gabbia) dopo che l'esperimento viene ripetuto diverse volte. la legge dell'esercizio è sostanzialmente analoga a ciò che altri autori chiamano rinforzo. la legge dell'esercizio è sostanzialmente analoga a ciò che altri autori chiamano riflesso condizionato. la legge dell'esercizio si ha quando, nel momento in cui subentra un fastidio, la risposta attesa non viene ottenuta, nonostante si sia operato l'opportuno stimolo. 6. Nella concezione di E.L.Thorndike: il meccanismo stimolo-risposta non è in alcun modo condizionato dal fatto che, contestualmente, sia presente un fastidio: la risposta è comunque talmente importante per la vita dell'organismo, che quest'ultimo non si cura del fastidio. il meccanismo stimolo-risposta è fortemente condizionato dal fatto che, contestualmente, sia presente un fastidio: in tal caso viene ottenuta sì una risposta, ma una risposta di tipo contrario rispetto a quello che ci si aspettava. il meccanismo stimolo-risposta non è in alcun modo condizionato dal fatto che, contestualmente, sia presente una soddisfazione: la risposta viene ottenuta, ma ciò avviene senza alcuna relazione con la soddisfazione. il meccanismo stimolo-risposta è fortemente condizionato dal fatto che, contestualmente, sia presente un fastidio: in tal caso la risposta non viene ottenuta, o viene ottenuta con maggiore difficoltà. 7. Nella concezione di E.L.Thorndike: relativamente al nesso tra stimolo e risposta, le azioni utili (cioè in grado di contribuire all'ottenimento del risultato) vengono ricordate, mentre le azioni inutili vengono facilmente rimosse: si tratta della cosiddetta legge dell'esercizio. relativamente al nesso tra stimolo e risposta, le azioni utili (cioè in grado di contribuire all'ottenimento del risultato) vengono ricordate, mentre le azioni inutili vengono facilmente rimosse: si tratta della cosiddetta legge dell'effetto. relativamente al nesso tra stimolo e risposta, le azioni inutili (cioè che non sono in grado di contribuire all'ottenimento del risultato) vengono ricordate, mentre le azioni utili vengono facilmente rimosse. relativamente al nesso tra stimolo e risposta, vengono ricordate sia le azioni utili (cioè in grado di contribuire all'ottenimento del risultato), sia le azioni inutili. 8. Che cosa si intende per cenocomportamentismo?. la fase iniziale del movimento comportamentista, nella quale in pratica la psicologia si poteva ricondurre in toto alla fisiologia. la fase di pieno sviluppo del comportamentismo. un movimento di idee sviluppatosi dopo il comportamentismo, in totale polemica e contrapposizione rispetto a quest'ultimo. l'ultima fase del movimento comportamentista, nella quale erano presenti in nuce alcuni elementi che, di lì a poco, sarebbero stati tipici del cognitivismo. 9. Nella concezione di D.O. Hebb: la variabile interveniente, un concetto ripreso da alcuni studiosi che l'avevano preceduto, è un costrutto puramente ipotetico: non è detto che abbia un substrato fisico. Hebb rifiuta in modo netto il concetto di variabile interveniente, teorizzato da altri studiosi: esiste solamente il nesso stimolo-risposta, senza alcuna mediazione. Hebb accetta in parte il concetto di variabile interveniente, teorizzato da altri studiosi, ma sostiene che, trattandosi di una black box, di fatto tale variabile è impossibile da analizzare. la variabile interveniente, un concetto ripreso da alcuni studiosi che l'avevano preceduto, non è un costrutto puramente ipotetico: è certamente associata a un substrato fisico. 10. Nella concezione di D.O. Hebb: il sistema nervoso centrale non ha alcun ruolo che sia indipendente dallo stimolo: lo stimolo provoca una risposta, senza alcuna mediazione. all'interno del sistema nervoso centrale si verificavano processi di mediazione indipendenti dalla stimolazione proveniente dall'esterno: pertanto, tale processi possono avere un ruolo nel rapporto tra stimolo e risposta. D.O. Hebb ammette che, nel nesso tra stimolo e risposta, possano esistere delle variabili intervenienti, ma non specifica mai che tali variabili siano associate al sistema nervoso centrale. D.O. Hebb ammette che, nel nesso tra stimolo e risposta, possano esistere delle variabili intervenienti, e nella sua teorizzazione tali variabili hanno sede unicamente nei centri spinali. |




