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didattica

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Creation Date: 2025/11/19

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Number of questions: 30

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L’autonomia della scuola deve oggi farsi carico delle istanze pedagogiche della: differenza. uniformità. unità. specificità.

Tra i tratti essenziali dell’apprendimento, NON rientra: accrescimento della esperienza personale. acquisizione delle informazioni. valutazione delle proprie competenze funzionali. fruizione personale del dato conoscitivo.

La pedagogia speciale, a livello accademico, nasce in Italia nel: 1977. 1964. 1864. 1971.

La pedagogia speciale in Italia ha una storia lunga circa: cento anni. sessanta anni. quaranta anni. trenta anni.

Il concetto di “speciale normalità” si può attribuire a: D. Ianes. L. De Anna. L. d’Alonzo. L. Cottini.

I nuovi media suggeriscono all’agire didattico nuovi compiti che sono in tutto: 2. 3. 4. 6.

La legge che introduce la figura dell’insegnante di sostegno è la legge: n. 1859 del 1962. n. 104 del 1992. n. 118 del 1971. n. 517 del 1977.

La legge n. 104/1992 si è occupata dei bisogni educativi speciali: si. soltanto nelle sue conclusioni. no. solo in parte.

A seguito dell’abolizione delle classi differenziali, l’inserimento dei portatori di disabilità nelle classi normali venne da alcuni definito come: selvaggio. comune. speciale. integrato.

“A questa legge si riconosce l’aver introdotto la parola “inserimento”, per sancire il processo di accoglienza, all’interno delle mura scolastiche, degli allievi con disabilità”. Si tratta della legge: n. 517 del 1977. n. 104 del 1992. n. 118 del 1971. n. 1859 del 1962.

La presenza ed il ruolo dei compagni, per l’allievo con disturbi dello spettro autistico, rappresentano: una risorsa. un elemento ininfluente. un fattore di criticità. un elemento di disturbo.

La progettazione dell'insegnamento è l'analisi della situazione da cui prende avvio l’azione: didattica. scolastica. di sostegno. valutativa.

La LIM può essere parte del generale processo di semplificazione delle attività didattiche, specialmente per quanto riguarda la semplificazione: dell’espressione grafico-pittorica. dell’espressione corporea. della sostituzione. della complessità concettuale.

Se si desidera rispondere ai bisogni educativi speciali è necessario attivarsi per sviluppare le risorse: della strumentazione disponibile. dei docenti. delle scuole. degli studenti che ne sono portatori.

Lo scopo generale della classificazione ICF è di fornire un linguaggio standard e unificato circa: la disabilità motoria. il funzionamento della persona. un bisogno educativo speciale. i disturbi specifici dell’apprendimento.

Nel modello di funzionamento della persona dell’OMS agli estremi superiori e inferiori si trovano: i fattori contestuali e le condizioni scolastiche. le condizioni fisiche e i fattori contestuali. le condizioni fisiche e i fattori mentali. le condizioni familiari e i fattori ereditari.

Nella componente delle “Funzioni mentali” di ICF troviamo due domini: funzioni mentali centrali e funzioni mentali periferiche. funzioni mentali normali e funzioni mentali speciali. funzioni mentali globali e funzioni mentali specifiche. funzioni mentali semplici e funzioni mentali complesse.

Tra le quattro dimensioni fondamentali del nuovo PEI non è presente: la dimensione della relazione, dell’interazione e della socializzazione. la dimensione della valutazione scolastica. la dimensione dell’autonomia e dell’orientamento. la dimensione della comunicazione e del linguaggio.

Il modello di PEI voluto dal dm 182/2020 invita a strutturarlo secondo il seguente numero di dimensioni fondamentali: quattro. cinque. due. tre.

Rispetto ad un’azione, compito o funzione, quello che l’alunno è in grado di fare senza alcuna influenza di fattori contestuali, ambientali o personali, si definisce: abilità. prestazione. performance. capacità.

La prospettiva bio-psico-sociale alla base di ICF identifica, nei fattori contestuali, due grandi ambiti, che interagiscono tra di loro: fattori personali e fattori sociali. fattori intrinseci e fattori estrinseci. fattori ambientali e fattori personali. fattori statici e fattori dinamici.

Secondo Pines, il desiderio di un figlio, nelle situazioni di marginalità e di deprivazione, può rappresentare, in realtà, quello di prendersi cura: di un neonato. delle proprie parti “bambine”. dell’immagine di sé. di una nuova famiglia.

Il tentativo di “puntare in alto” nella formazione degli adulti marginali trova ulteriori ostacoli: nei loro parenti. nei loro docenti. in alcune loro rigidità. in alcune loro prerogative.

La marginalità sociale è una forza che inibisce, tra gli altri aspetti, anche la: comunicazione. stereotipia. diagnosi. scolarizzazione.

Per P. Ricoeur, si esiste nella misura in cui si è capaci di: ribellarsi. raccontare. parlare. esprimersi.

Un fronte sul quale lavorare, per assicurare empowerment al soggetto in condizione di marginalità, è il sostegno: alla motivazione. al reddito. al linguaggio. al suo sistema familiare.

La comunità educativa mamma-bambino nasce dall’esigenza di non privare il piccolo della presenza di una madre: valida. molto adeguata. sola. seppur parzialmente adeguata.

Nel caso dell’allievo di origine immigrata, portatore di disabilità, è consigliabile rivedere diagnosi, piano educativo individualizzato, profilo di funzionamento tenendo conto: del carattere dell’allievo. delle indicazioni degli operatori socio sanitari. della storia del percorso migratorio dell’allievo. della capacità di risposta dell’allievo.

In alcune situazioni, la modalità di lavoro individualizzata può escludere l’allievo di altra origine culturale, portatore di disabilità: dall’autovalutazione delle sue competenze. dalla considerazione dei docenti. dalla vita della classe. dalla sua cultura di origine.

La disabilità è una variabile anche di tipo: speciale. linguistico. eccezionale. culturale.

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