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DIDATTICA DELL'INCLUSIONE (7di7)

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DIDATTICA DELL'INCLUSIONE (7di7)

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Capitoli 41-47 FINE (nei capitoli 1 e dal 48 fino al 60 non ci sono test)

Creation Date: 2025/03/13

Category: Others

Number of questions: 37

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La salute è l'esito di una serie complessa di fattori e di processi permanenti affidati principalmente. All'esercizio di un primario ed essenziale diritto della persona: il diritto alla salute. Alle garanzie sociali che la persona può ricevere (o acquistare) nel gruppo di riferimento. Alla capacità della persona che impara a promuovere e a gestire la propria salute. Alla buona sorte e quindi alla fortuna personale.

La salute è l'esito di una serie complessa di processi permanenti di natura bio-psico-sociale riconducibili a tre dei seguenti di fattori. Nell'elenco che segue, uno non c'entra. Indicare quale. Integrità funzionale. Equilibrio ed armonia nel dialogo con il mondo. Equilibrio di sé e padronanza emotiva. Aggiornamento culturale e professionale.

Indicare quali ragioni motivano, giustificano e spiegano l'espressione pedagogia della salute. Il benessere caratterizza un fondamentale punto di tensione dell'identità della persona. La pedagogia è scienza ausiliare della medicina generale. La medicina generale è scienza ausiliare della pedagogia. La pedagogia studia lo sviluppo corretto della persona.

Nella espressione 'pedagogia della salute', la preposizione articolata 'della' sta ad indicare. La pedagogia della salute è una parte della pedagogia. La pedagogia della salute è la stessa pedagogia considerata nella prospettiva del benessere. La pedagogia della salute indica l'origine storica della ricerca pedagogica. La pedagogia della salute indica il fine primario ed essenziale della ricerca pedagogica.

Nella espressione 'pedagogia della salute', la preposizione articolata 'della' sta ad indicare. Le origini. Una relazione. Una specificazione attributiva. Una specificazione finalistica.

Nella esperienza della persona c'è sempre un confronto transattivo fra il soggetto e l'ambiente. In questa frase il concetto di transazione rinvia a: Uno scambio bidirezionale fra soggetto ed oggetto. Una analisi critica da parte del soggetto che pone a fuoco i dati offerti dalla situazione. Un intervento attivo del soggetto che trasforma il suo ambiente. La presa d'atto dei bisogni di conoscenza.

Nella frase in cui si afferma che nella esperienza della persona c'è sempre un confronto transattivo fra il soggetto e l'ambiente, il concetto di ambiente è riferito al: Il territorio entro cui vive la persona. Lo spazio storico culturale e sociale di riferimento della persona. Tutto ciò che mobilità la persona, compresi i suoi vissuti, le sue emozioni e il suo mondo interiore. Ciò che la persona trasforma ed organizza.

Si afferma che il gioco è essenzialmente una sorta di pendolarismo fra il piano della realtà e il piano della irrealtà. Indicare quali possono essere le differenze fra il gioco del bambino e il gioco dell'adulto?. Il bambino avverte molto spesso la realtà come ostile e quindi si rifugia nel mondo del virtuale. L'adulto prende le distanze dal piano della realtà per mettere a fuoco il piano della irrealtà. Il bambino gioca per ricercare la linea di demarcazione fra i due piani della realtà e della irrealtà. Fra il gioco del bambino e quello dell'adulto non c'è nessuna differenza.

Tanto nell'operare tecnico, quanto nell'agire umano, l'errore segnala uno scarto, ossia una distanza fra l'esito atteso e quello effettivamente prodotto. Questo consente di percepire l'errore non già come 'fallimento' irrimediabile, ma come criticità da affrontare. In questa prospettiva si può agire in modo che: Non si producano errori. Sia l'errore a correggere l'errore. L'errore possa essere evidenziato e magari sancito. L'errore possa essere evidenziato, ma non per questo sancito.

Un circuito a feedback sostanzialmente è: Un decodificatore che trasforma i segnali analogici in segnali digitali. Un circuito che interpone una scatola nera fra l'input e l'output. Un circuito di regolazione che stabilizza l'output. Un circuito che mantiene sotto controllo l'input.

Tanto l'apprendimento quanto l'adattamento sono processi che nel loro avvio attivano dinamismi di assimilazione. Che cosa vuol dire assimilare: Facilitare l'esperienza con il supporto di opportuni interventi di mediazione, sia culturale che emozionale. Rendere simile una certa realtà ad uno schema precedentemente costruito dal soggetto e in qualche modo riferibile alla esperienza che si accinge a compiere. Trasformare ed elaborare in termini creativi i contenuti dell'esperienza che si sta conducendo. Facilitare la percezione di sé nel momento stesso in cui si opera e si agisce nel sociale.

Le proposizioni che seguono sono meritevoli di censurata, tranne una. Indicare quale: L'elaborazione simbolica è il peggior nemico dell'apprendimento. La stereotipia è il peggior nemico dell'assimilazione. L'assimilazione è il peggior nemico dell'accomodamento. La socializzazione delle conoscenze non giova all'adattamento.

A proposito di motivazioni, si è soliti distinguere le motivazioni intrinseche da quelle estrinseche. Trovare la frase corretta: Le motivazioni intrinseche sono interne al materiale che si apprende, ossia ai contenuti di apprendimento. Le motivazioni intrinseche derivano dalle ragioni personali che spingono all'apprendimento. Le motivazioni intrinseche sono quelle che segnano lo spartiacque fra l'apprendimento e la memorizzazione. Le motivazioni intrinseche sono le ricompense (effettive o presunte) o le gratificazioni che inducono a prestare attenzione a quel che si apprende.

A proposito di motivazioni, si è soliti distinguere le motivazioni intrinseche da quelle estrinseche. Trovare la frase corretta: Le motivazioni estrinseche sono interne al materiale che si apprende, ossia ai contenuti di apprendimento. Le motivazioni estrinseche derivano dalle ragioni personali che spingono all'apprendimento. Le motivazioni estrinseche sono quelle che segnano lo spartiacque fra l'apprendimento e la memorizzazione. Le motivazioni estrinseche sono le ricompense (effettive o presunte) o anche le gratificazioni che inducono a prestare attenzione a quel che si apprende.

Indicare che cos'è la 'Piramide di Maslow': E' un modo per rappresentare graficamente come sia difficile la gestione delle motivazioni. E' un modo per creare una sorta di gerarchia nelle motivazioni, quasi a stabilire una sorta di graduatoria fra loro. E' la rappresentazione grafica della gerarchia dei bisogni della persona. E' una mappa gerarchizzata dei bisogni e delle motivazioni ad essi collegate.

Indicare in che modo la 'Piramide di Maslow' può aiutare nelle scelte didattiche: Perché consente di capire verso quali obiettivi orientare l'apprendimento. Perché permette di collegare i fini agli obiettivi e gli obiettivi alle condizioni sociali. Perché aiuta a capire quali nessi vi possono essere fra bisogni e motivazioni. Perché fa capire come si possa (e si debba) distinguere fra bisogni, desideri e capricci.

Giudica la seguente proposizione: 'La dimensione temporale del futuro esercita una forte spinta motivazionale sul comportamento umano': Da condividere: il futuro attira la persona. Gravemente imprecisa: la spinta motivazione trae origine da ciò che viene prima, non da ciò che deve ancora accadere. Da condividere: la percezione del futuro genera motivi che spingono all'azione. Discutibile: La prospettiva futura non può generare la motivazione, ma sicuramente la rinforza.

A proposito dei desideri, indicare quale delle seguenti proposizioni riesce a definirli più compiutamente: Nascono da bisogni e condizionano gli apprendimenti. Sono indotti dall'esperienza personale e ne guidano lo sviluppo. Sono collegati ai vissuti personali di ciascuno. Generano reazioni incontrollate.

A proposito dei bisogni, indicare quale delle seguenti proposizioni riesce a definirli più compiutamente: Sono da connettere all'identità personale o all'identità di gruppo. Sono collegati ai vissuti personali di ciascuno. Nascono dalle basi motivazionali del comportamento. Sono la forza che converte un desiderio in necessità.

A proposito delle necessità, indicare quale delle seguenti proposizioni riesce a definirle più compiutamente: Identificano un bisogno indotto che ha carattere vincolativo. Identificano condizioni caratterizzate da qualcosa che attende d'essere soddisfatto, al fine di ripristinare una condizione precedente. Identificano condizioni soltanto in parte prevedibili e comunque prive di prospettive alternative. Identificano condizioni aperte al cambiamento.

A proposito di ciò che distingue un bisogno, un desiderio ed una necessità, è corretto affermare che le necessità si riferiscono a situazioni oggettive: No. Più no che sì. Più sì che no. Sì.

Indicare se la proposizione 'In un contesto didattico si può parlare di bisogno educativo soltanto quando è possibile stabilire un collegamento con l'identità personale o di gruppo, altrimenti si tratta soltanto di desideri o di necessità' è corretta: No. Più no che sì. Più sì che no. Sì.

Indicare se è corretta la proposizione che segue: 'Nell'agire didattico le necessità vanno interpretate; i bisogni vanno canalizzati e vanno fatti agire come moventi dell'azione; i desideri vanno soddisfatte': No. Più no che sì. Più sì che no. Sì.

Indicare quale delle seguenti proposizioni risulta essere più corretta: 'Nell'agire didattico bisogno, desideri e necessità sono espressioni motivazionali del comportamento e proprio per questo rientrano fra gli obiettivi della programmazione'. 'Nell'agire didattico le necessità vanno interpretate; i bisogni vanno canalizzati e vanno fatti agire come moventi dell'azione; i desideri vanno soddisfatte'. 'Nell'agire didattico le necessità vanno soddisfatte; i bisogni vanno interpretati e vanno fatti agire come moventi dell'azione; i desideri vanno canalizzati'. 'Nell'agire didattico le necessità vanno interpretate e vanno fatte agire come moventi dell'azione; i bisogni vanno canalizzati; i desideri vanno soddisfatti'.

Con la sigla ICF ci riferiamo alla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute. Essa viene presentata come uno standard e quindi fornisce regole e specifiche tecniche. Per tutte queste ragioni essa si presenta come: Utile strumento interpretativo della eziologia delle disabilità. Efficace strumento di orientamento prognostico. Efficace strumento di individuazione e di certificazione delle disabilità. Sistematica rubrica che facilita la stesura di repertori statistici e la archiviazione digitale dei dati.

Come ogni classificazione scientificamente organizzata, anche la ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) parte da presupposti teorici. Fra gli altri ce n'è uno che va individuato fra quelli che seguono: L'impianto difettologico (la disabilità è connessa ad un deficit). La disabilità è connessa ad un insieme di aspetti, ivi compreso quello sociale e situazionale. L'impianto medico clinico (la disabilità si affronta con la medicina riabilitativa). L'impianto assistenzialista (la disabilità ha bisogno di interventi compensativi).

Fra i presupposti teorici utilizzati per la costruzione della ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) c'è anche l'idea che la disabilità è esperienza umana e tutti possono (o potrebbero) sperimentarla: Niente affatto: questa idea fa parte di una cultura di tipo assistenzialista, che può ancora avere rilievo etico, ma non efficacia propositiva. E' inesatto: il confronto con la normalità è utile per guidare il trattamento, ma non per capire il disagio. E' inesatto, anzi è fuorviante. Prendere in considerazione un pericolo eventuale, quando ancora non c'è, può generare atteggiamenti iperprotettivi che alla lunga possono danneggiare. Sì. E' proprio così.

Come ogni classificazione scientificamente organizzata, anche la ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) parte da presupposti teorici. Fra gli altri, ce n'è uno che va individuato fra quelli che seguono: Nello studio della disabilità quel che conta è capire esattamente quale sia il fattore che determina il disturbo e come si sia prodotto. Nello studio della disabilità giova fare riferimento all'ampiezza del disordine e alla sua incidenza rispetto all'autonomia della persona. Una regola d'oro nello studio della disabilità è fare riferimento alla sofferenza che essa può generare. Nello studio della disabilità occorre centrare l'attenzione sulla salute degli individui stabilendo ogni possibile correlazione fra salute e ambiente.

Per essere uno strumento standardizzato la ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) è una ed una sola. Ciò non ostante in Italia si usa una versione italiana: Le versioni nazionali, ivi compresa quella italiana, comportano la traduzione e l'adattamento culturale secondo procedure scientificamente controllate. La versione italiana è la fedele riproduzione, in lingua italiana, dell'originale in lingua inglese. L'originale in lingua inglese, licenziato dall'OMS, funge da criterio di riferimento per le singole edizioni nazionali che si assomigliano fra loro, ma possono anche registrare elementi di difformità. La versione italiana, sebbene diversa dall'originale inglese è stata ufficialmente approvata dall'OMS.

L'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) si occupa: Di tutti gli aspetti della salute umana e alcune componenti del benessere rilevanti per la salute. Di tutti gli aspetti della malattia e del disagio, comunque espresso e comunque rilevato. Di tutti i problemi connessi con la disabilità sia provvisoria che permanente. Di tutte le malattie della persona.

L'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) non si occupa: Non tiene conto dei disturbi nevrotici. Non considera tutte le forme di disagio sociale. Esclude il disagio sociale, ma non gli effetti sociali di disagi di altra origine. Non tiene conto delle malattie di tipo psichiatrico.

L'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) per essere strumento di classificazione, non può consentire incertezze sul significato dei termini che adopera. Questo significa che alcune parole assumono significati non proprio identici a quelli d'uso comune. All'interno della ICF, la parola attività sta ad indicare: La sfera della motricità. La sfera della motilità. La motricità e la motilità del corpo umano. L'esecuzione di un compito o di un'azione da parte di un individuo.

L'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) per essere strumento di classificazione, non può consentire incertezze sul significato dei termini che adopera. Questo significa che alcune parole assumono significati non proprio identici a quelli d'uso comune. All'interno della ICF, la parola partecipazione sta ad indicare: Il luogo in cui si svolgono le assemblee. L'azione del prendere parte alle decisioni. Il coinvolgimento in una situazione di vita. La condivisione di un progetto.

L'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) per essere strumento di classificazione, non può consentire incertezze sul significato dei termini che adopera. Questo significa che alcune parole assumono significati non proprio identici a quelli d'uso comune. All'interno della ICF, la parola menomazione sta ad indicare: Una riduzione dell'abilità. Un problema nella funzione o nella struttura del corpo e quindi una deviazione o una perdita significativa. Un difetto o una perdita di efficienza o un handicap socialmente rilevabile. Qualunque cosa che ponga la persona al di sotto della media di riferimento.

Per come è costruita la ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute), si presta a descrivere anche la normalità. Sì, è vero. Sì, ma soltanto in termini contrastivi, ossia quando serve per capire meglio la disabilità. No: la classificazione descrive la disabilità e quando parla di salute ne parla in termini di percorso da compiere per il recupero. Assolutamente no.

La ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute) prende in esame alcune categorie e per ciascuna delle 4 categorie (contrassegnate da una lettera dell'alfabeto) aggiunge un numerino che sta ad indicare una specifica funzione della categoria presa in esame. Possono seguire altri numeri, in stringhe normalizzate e standardizzate. Alla luce di tutto questo giudicate la seguente proposizione. Qualsiasi diagnosi, correttamente formulata, deve poter trovare esauriente condensazione in una delle voci della ICF. Assolutamente impossibile. Può accadere, ma è raro. Si, ma con qualche incertezza. Sì è proprio questo che si vuol ottenere con l'Icf.

Con la sigla ICF intendiamo: Il contrassegno della disabilità di grado medio. La classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute. La classificazione italiana delle funzioni psichiche. Le istruzioni cliniche per la funzionalità motoria.

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