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Title of test:
Didattica e Ped Sp

Description:
ecampus

Author:
gabriella alois
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Creation Date:
07/11/2022

Category:
Others

Number of questions: 154
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La specificità del discorso didattico deriva dalla sua imprescindibile esigenza di assumere l’apprendimento in correlazione: all’indottrinamento alla scienza alla pedagogia all’insegnamento.
2. La didattica è una scienza che si colloca all’interno del più ampio settore delle scienze: antropologiche pedagogiche filosofiche sociologiche.
Interrogarsi sull’apprendimento significa ricercare il senso del processo per il quale l’uomo costruisce il suo: comportamento ambiente ciclo vitale adattamento.
Nella scuola, il compito dell’insegnamento è sempre: la valutazione l’educazione l’osservazione la differenziazione.
Istruzione e insegnamento: riguardano soltanto la scuola riguardano soltanto gli altri ambienti educativi non riguardano soltanto la scuola sono la stessa cosa .
L’educazione pone necessariamente le sue basi nella: filosofia memoria tradizione scuola.
“Azione che promuove lo sviluppo umano a più livelli”. La definizione si riferisce al termine: socializzazione inculturazione pedagogia educazione.
Circa il concetto di educazione, le definizioni possibili sono: due poche molte tre.
La pedagogia è un ragionare sui fatti che hanno a che fare con: l’educazione il sociale il quotidiano l’ambiente scolastico.
Il percorso formativo della persona è costantemente: in divenire in sé definito problematico in crisi.
Il processo formativo verte soprattutto su scelte: relazionali interiori sociali economiche.
Il processo formativo, al giorno d’oggi, segue linee evolutive sempre meno: sviluppate sostenibili lineari specifiche.
La formazione è sviluppo del soggetto nella sua: umanità scuola fratellanza vita quotidiana.
L’educazione può definirsi come una esperienza: circoscritta diffusa eccezionale episodica.
Educazione e formazione, nel linguaggio comune, vengono talvolta usati senza una chiara: titolazione definizione formulazione differenziazione.
Parlare di integralità significa porre l’accento sulla totalità delle esigenze: di sviluppo della persona individualizzanti della persona contingenti della persona socializzanti della persona.
Del passato bisogna: fare una commemorazione fare una utilizzazione saggia sbarazzarsi lamentarsi.
L’educazione costituisce l’insieme degli strumenti necessari per garantire la trasmissione della: scuola cultura società formazione.
E’ piuttosto riduttivo considerare l’intervento educativo soltanto come: formazione elevazione costruzione socializzazione.
Secondo Leang, i fenomeni di assimilazione alla propria o all’altrui cultura non sono, di per sé: reali educativi possibili ammessi.
L’educazione è per un verso volta alla conservazione e per un altro verso al: rinnovamento esclusione radicamento avvicinamento .
Tra i tratti essenziali dell’apprendimento, NON rientra: accrescimento della esperienza personale acquisizione delle informazioni valutazione delle proprie competenze funzionali fruizione personale del dato conoscitivo.
Le occasioni di interazione tra soggetto ed ambiente devono risultare sempre ricche: di persone di guadagno economico di fantasia di stimolazioni.
L’autonomia della scuola deve oggi farsi carico delle istanze pedagogiche della: differenza uniformità unità specificità.
Itard contribuì allo sviluppo di un primo approccio, alla persona con disabilità, di tipo: globale critico riabilitativo terapeutico.
Che appellativo venne riconosciuto a Victor? “giovane indigeno” “ragazzo plusdotato” “ragazzo di Itard” “ragazzo selvaggio”.
La pedagogia speciale è parte della: formazione pedagogia clinica didattica pedagogia generale.
G. Bollea ha fondato: la neuropsichiatria infantile la pedagogia speciale la didattica speciale la neuropsichiatria generale.
G. Bollea sosteneva che, se si vuole aiutare un minore in difficoltà, bisogna prima di tutto aiutare: esperienza la sua famiglia la sua scuola la sua mente.
La pedagogia speciale, a livello accademico, nasce in Italia nel: 1977 1964 1864 1971.
Secondo la pedagogia emendativa, il soggetto considerato “anormale” va: corretto ripreso ignorato compreso.
Le scuole speciali in Italia: sono ancora attive sono attive soltanto in alcuni contesti sono state abolite non sono mai esistite.
Gli apprendimenti e le pratiche didattiche, ispirati dalla pedagogia speciale, possono generare nelle classi delle azioni di tipo: inclusivo esclusivo differenziale selettivo.
1. Quando disadattamento e devianza si manifestano all’interno della scuola, vanno trattati: affettivamente psichiatricamente pedagogicamente energicamente.
La pedagogia interculturale si sforza di riconoscere il valore delle: identità somiglianze disuguaglianze differenze.
Con la globalizzazione della comunicazione e delle conoscenze, non si può più far riferimento a parametri: monoculturali generali pluriculturali indefiniti.
La differenza ha sul piano sociale toni e forme molto: opposti identici simili variegati.
La disabilità può essere di tipo: medio o lieve transitorio o permanente definito o permanente grave o gravissima.
La parola deficit identifica una mancanza: oggettiva e soggettiva soggettiva e congenita oggettiva e non verificabile oggettiva e verificabile.
La pedagogia speciale in Italia ha una storia lunga circa: cento anni sessanta anni quaranta anni trenta anni.
La legge n. 517/1977 stabilisce la garanzia dell’apprendimento anche per gli alunni: indigenti delle scuole speciali stranieri portatori di disabilità.
L’educazione e l’istruzione divengono una chiave di accesso essenziale, per le persone con disabilità, nel raggiungere una cittadinanza: attiva funzionale parziale speciale.
L’inclusione, per potersi realizzare, richiede azioni: sovversive cicliche di sistema settoriali.
Affrontare il tema dell’inclusione richiede sempre uno sguardo: ampio selettivo comprensivo settoriale.
Secondo R. Caldin, se oggi dovessimo indicare che cosa è manchevole nell’integrazione/ inclusione in Italia, essa sarebbe relativa all’area: dell’inclusione della socializzazione della medicalizzazione della garanzia dell’apprendimento.
2. La legge n. 517 è stata emanata nel: 1877 1957 1927 1977.
Nel sistema educativo italiano, la possibilità per gli studenti portatori di disabilità di usufruire di tirocini e stage è: ampia limitata ricca illimitata.
La legislazione italiana circa la disabilità è tra le più avanzate: in Italia nel mondo in Europa in Occidente.
La disuguaglianza è conseguenza tragica della incapacità di accogliere la diversità come: valore principio opzione criterio.
La diversità è dovuta ad una molteplicità di: variabili persone problemi risorse.
Il più delle volte la diversità viene vista come: una risorsa un ostacolo un fattore di contesto un bene comune.
La logica della identificazione tende alla: originalità conclusione stereotipia omologazione .
. In educazione è improduttivo: armonizzare interpretare polarizzare costruire.
I problemi del vantaggio e dello svantaggio socio economico: sono soltanto in parte di pertinenza della pedagogia speciale potrebbero divenire in futuro di pertinenza della pedagogia speciale non sono di pertinenza della pedagogia speciale sono di pertinenza della pedagogia speciale.
Il problema della diversità in pedagogia si affronta: valorizzando le potenzialità presenti mettendo in dubbio le potenzialità presenti ignorando il deficit definendo il deficit.
L’approccio pedagogico alla diversità ha portato alla considerazione di ciò che v’è nell’altro-diverso di: critico negativo positivo incompiuto.
I bisogni educativi presenti in classe oggi sono tra di loro: eterogenei indefiniti simili contraddittori .
Il concetto di “speciale normalità” si può attribuire a: D. Ianes L. De Anna L. d’Alonzo L. Cottini.
Per garantire, ai soggetti portatori di disabilità, una vantaggiosa vita scolastica: si deve ignorare la loro diversità è possibile ignorare la loro diversità è obbligatorio ignorare la loro diversità non si deve ignorare la loro diversità.
I desideri appaiono collegati: alle identità ai vissuti alle necessità ai bisogni.
In tutte le interazioni comunicative in primo piano vi è: l’identità di chi parla e di chi ascolta le ragioni di chi parla e di chi ascolta il ruolo di chi parla e di chi ascolta la figura di chi parla e di chi ascolta.
Nei contesti didattici è importante capire: quando si comunica dove si comunica perché si comunica quanto si comunica .
La comunicazione si motiva e si struttura nel rapporto: Io-noi Io-altro Io-voi Io-me stesso.
Ogni nostra visione delle cose ha bisogno, da parte degli altri, di: conferma smentita dibattito chiarimento.
La competenza comunicativa si sviluppa: sin da neonati nell’età adulta nella fanciullezza nella giovinezza .
Il clima organizzativo: è di ostacolo alla vita di una organizzazione non influenza nessun aspetto della vita di una organizzazione influenza tutti gli aspetti della vita di un’organizzazione influenza soltanto alcuni aspetti della vita di una organizzazione.
Secondo Rivoltella, la fruizione delle tecnologie multimediali all’interno del setting didattico viene scandita dalle attività di: rappresentazione, ideazione, condivisione e costruzione rappresentazione, implementazione, condivisione e costruzione rielaborazione, comunicazione, condivisione e costruzione rappresentazione, comunicazione, condivisione e costruzione .
I nuovi media suggeriscono all’agire didattico nuovi compiti che sono in tutto: 2 3 4 6.
La lettura ipertestuale rende l’apprendimento: attivo e dinamico sequenziale e lineare sociale e di gruppo divertente e ludico.
Il più importante prerequisito per intraprendere un intervento di CAA è la effettiva presenza di: remote opportunità di comunicazione concrete opportunità di comunicazione vicinanza empatica del pattern comunicativo disturbi della sfera comunicativa.
La comunicazione aumentativa alternativa NON è costituita da: parole gesti immagini link.
“E’ una misura di sostegno alla relazione, alla comprensione e al pensiero”. Si tratta: della comunicazione didattica della figura dell’insegnante di sostegno della comunicazione aumentativa alternativa della comunicazione multimediale.
L’insegnamento del programma PECS prevede un percorso articolato in: 6 fasi 3 fasi 4 fasi 2 fasi .
Fino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, la convinzione generale era che l'allievo in situazione di disabilità dovesse essere inserito in gruppi di coetanei: normodotati con deficit intellettivi con deficit sensoriali con deficit simili .
La costituzione delle classi differenziali, parallele a quelle comuni, fu giustificata da un intervento, sul deficit, di tipo prettamente: tecnico-sanitario pedagogico educativo differenziale.
La legge n. 118 del 30 marzo 1971, all’art.28, riconobbe agli allievi in situazione di disabilità il diritto all’educazione: in classe comune negli istituti per portatori di disabilità in ambito familiare in classe differenziale.
La necessità di individualizzare gli interventi sottende, al suo interno, una logica: individualistica comune personalistica efficientistica.
Favorirono la creazione di un ambiente scolastico inclusivo. Si sta parlando delle classi: aperte scoperte speciali differenziali .
La legge che introduce la figura dell’insegnante di sostegno è la legge: n. 1859 del 1962 n. 104 del 1992 n. 118 del 1971 n. 517 del 1977 .
La legge n. 517 del 1977 parla dello svantaggio socioculturale: soltanto all’inizio in nessuna sua parte in molte sue parti in alcune sue parti .
Si insiste sulla parola “integrazione” a partire dalla legge: n. 1859 del 1962 n. 118 del 1971 n. 517 del 1977 n. 104 del 1992 .
Per quanto riguarda l'integrazione scolastica, la legge n. 194/1992 ha fissato le basi, per l’allievo portatore di disabilità, di un progetto al tempo stesso: contestualizzati e individualizzato globale e individualizzato individualizzato e circoscritto comprensivo e contestualizzato.
La dichiarazione di Salamanca venne stilata nell’anno: 1962 1971 1994 1992 .
La legge n. 104/1992 si è occupata dei bisogni educativi speciali: si soltanto nelle sue conclusioni no solo in parte.
A partire dalla legge n. 104/1992 un ruolo sempre più attivo viene attribuito: alla scuola agli specialisti di area medica alla famiglia al gruppo dei pari.
La legge che sancisce l’ingresso della parola integrazione all’interno del lessico, non soltanto scolastico, è la: n. 104 del 1992 n. 1859 del 1962 n. 517 del 1977 n. 118 del 1971.
A seguito dell’abolizione delle classi differenziali, l’inserimento dei portatori di disabilità nelle classi normali venne da alcuni definito come: selvaggio comune speciale integrato.
La legge n. 118 del 1971 sancì che l'istruzione dell'obbligo per i soggetti portatori di disabilità doveva avvenire nelle classi normali: della scuola paritaria della scuola pubblica della scuola speciale della scuola privata.
“A questa legge si riconosce l’aver introdotto la parola “inserimento”, per sancire il processo di accoglienza, all’interno delle mura scolastiche, degli allievi con disabilità”. Si tratta della legge: n. 517 del 1977 n. 104 del 1992 n. 118 del 1971 n. 1859 del 1962.
La prospettiva inclusiva scaturisce da un cammino iniziato: negli anni Sessanta del secolo scorso negli anni Quaranta del secolo scorso negli anni Cinquanta del secolo scorso negli anni Settanta del secolo scorso.
La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità introduce il concetto di: accoglienza integrazione inclusione inserimento .
Per favorire il diritto allo studio occorre che la scuola elabori risposte: esaustive e autosufficienti semplici e complesse individualizzate e personalizzate articolate e plurime .
d’Alonzo (2017) sottolinea come la scuola italiana non riesca a dare risposta di valore: ad alcuni suoi alunni a tutti i suoi alunni alle famiglie degli alunni a molti suoi alunni.
Attualmente, i gruppi classe appaiono sempre meno disposti: dei presidi socio-sanitari soltanto degli allievi portatori di disabilità all’ascolto soltanto degli allievi senza problematiche.
Una scuola inclusiva pianifica avendo presente la necessità di dare risposte in primo luogo: a tutti i suoi allievi al corpo docenti al dirigente scolastico ai portatori di BES .
Le strategie di gestione della classe risultano ormai: difficili da definire assodate e validate dalla ricerca affidate all’estro di ciascun docente desuete.
In una scuola inclusiva il soggetto in difficoltà non deve avere la percezione di essere: un corpo estraneo integrato uguale agli altri incluso.
La didattica speciale per una scuola inclusiva inizia necessariamente dal concetto di gestione: del corpo docenti della classe dei metodi degli allievi portatori di disabilità.
Nella disabilità intellettiva, la compressione delle abilità psichiche si manifesta durante il periodo: diagnostico scolastico clinico evolutivo.
I domini interessati dalla disabilità intellettiva sono in tutto: tre quattro cinque due.
Le aree di deficit delle funzioni intellettive sono in tutto: quattro tre sei due.
I disturbi dello spettro autistico rientrano nell’ambito dei: disturbi pervasivi dello sviluppo disturbi invalidanti dello sviluppo disturbi clinici dello sviluppo disturbi sistemici dello sviluppo .
La compromissione, sempre presente nei disturbi dello spettro autistico, è quella relativa: alla competenza motoria all’interazione sociale alla competenza logico-matematica all’intelligenza spaziale .
La classe dell’allievo con disturbi dello spettro autistico può divenire un contesto inclusivo se si adatta facilmente: alle sue peculiari modalità di funzionamento alle sue peculiari crisi comportamentali alle sue difficoltà di apprendimento alle sue peculiari modalità aggressive.
La presenza ed il ruolo dei compagni, per l’allievo con disturbi dello spettro autistico, rappresentano: una risorsa un elemento ininfluente un fattore di criticità un elemento di disturbo.
La sfera cognitiva, nella disabilità sensoriale, in genere: è sempre parzialmente compromessa è irrilevante è compromessa non è compromessa.
I vari livelli di ipoacusia e le loro differenze comportano, per chi ne è affetto, diverse esperienze: della scuola del mondo di se stesso degli altri.
La pluridisabilità sensoriale prevede la presenza simultanea di: disabilità visiva e uditiva disabilità motoria e cognitiva disabilità tattile e visiva disabilità sensoriale e intellettiva.
Le disabilità sensoriali implicano una serie di difficoltà nella sfera: cognitiva e sociale motoria e linguistica intellettiva e dell’autonomia personale sociale e dell’autonomia personale.
Il soggetto sordo percepisce la propria differenza come una propria: peculiarità prerogativa carenza originalità.
L'esposizione ad una lingua dei segni, per il soggetto sordo, produce vantaggi: improbabili probabili irrilevanti indubbi.
Il soggetto sordo presenta una carenza di dati informativi: sulla scuola sul mondo sulla sua disabilità su se stesso.
Il soggetto sordo, in ambito didattico, presenta difficoltà nella lingua: parlata ma non scritta scritta e parlata scritta ma non parlata dei segni.
La distanza ottimale nella conversazione con l'allievo sordo non deve mai essere oltre: due metri un metro e mezzo 30 centimetri un metro.
Per utilizzare la lingua italiana dei segni (LIS) occorre ricorrere: alla sensibilità dei compagni ad un mediatore linguistico all’insegnante curriculare all’insegnante di sostegno .
In assenza della vista, gli altri sensi cooperano tra di loro per sopperire a tale mancanza mediante un processo note come: corrispondenza vicarianza assonanza dissonanza.
Nell’ambito della stessa disabilità visiva, molto differente può essere la percezione della realtà a seconda se si sia: non vedente o ipovedente non vedente o disabile intellettivo ipovedente o disabile intellettivo vedente o ipovedente.
Il disabile visivo, circa l’apprendimento, necessita di: stimoli visivi tempi più lunghi stimoli uditivi tempi più brevi.
Le strategie didattiche più favorevoli ad un alunno con disabilità visiva fanno riferimento a una prospettiva di tipo: visivo cognitivo esperienziale concettuale.
. Nell’intervento didattico a favore dello studente con disabilità visiva, occorre anche ponderare il ruolo dei meccanismi: di vicarianza espliciti impliciti di difesa.
Tra gli obiettivi dell’intervento didattico a favore dello studente con disabilità visiva, vi è anche l’acquisizione di una buona competenza: psicologica relazionale linguistica personale.
La sfida della pedagogia speciale, in materia di progettazione didattica, è di riuscire a coniugare la didattica curricolare alle esigenze dettate: dall’apprendimento dall’inclusione dall’istruzione dall’insegnamento.
La progettazione dell'insegnamento è l'analisi della situazione da cui prende avvio l’azione: didattica scolastica di sostegno valutativa.
In ottica inclusiva, il curricolo comune va adattato per accogliere le esigenze: della dirigenza scolastica degli allievi portatori di disabilità degli insegnanti curricolari di ciascuno studente.
L’adattamento degli obiettivi didattici e dei materiali di apprendimento è parte integrante: soltanto del PEI del PDP ma non del PEI del PEI ma non del PDP del PEI (piano educativo individualizzato) e del PDP (Piano didattico personalizzato).
Quale, tra le seguenti, NON è una strategia di adattamento didattico: relazione facilitazione sostituzione semplificazione.
Nella classe inclusiva le strategie di adattamento: sono utili soprattutto ai docenti sono destinate soltanto agli allievi con bisogni educativi speciali tornano utili a tutti gli allievi tornano utili soprattutto alla dirigenza scolastica.
Una delle seguenti NON è una strategia di adattamento didattico: partecipazione alla cultura del compito sostituzione inversione facilitazione.
La strategia didattica della facilitazione prevede: l’offerta di attività libere la riduzione del contenuto dell’attività una aggiunta di informazioni per svolgere l’attività un esonero dallo svolgimento dell’attività.
Nella strategia didattica della sostituzione, si vanno a sostituire: i metodi i materiali le consegne gli obiettivi.
Nel caso di ipoacusia, il banco va posto di fronte: alla finestra alla foresta alla cattedra ai compagni.
In presenza di deficit uditivo, la compromissione dell’udito si può compensare con: appositi strumenti la voce la vista il tatto.
In presenza di deficit visivo si possono utilizzare: mappe schemi audiolibri riassunti.
. Per quanto riguarda la comprensione del testo per un allievo ipovedente, si può utilizzare del materiale di lettura: in Braille LIS alternativo speciale.
In caso di disabilità sensoriale, a carico della vista e dell’udito, il PEI suggerisce: scomposizione dei nuclei fondanti della disciplina sostituzioni o semplificazioni partecipazione alla cultura del compito semplificazioni o facilitazioni.
Nell’ambito dei disturbi generalizzati dello sviluppo, la strategia didattica della facilitazione prevede il ricorso al mediatore: globale verbale testuale iconico.
In caso di disturbi di attenzione, concentrazione e iperattività, i materiali didattici vanno presentati con: rapidità e tempestività appositi strumenti semplicità e ordine complessità e disposizione.
Le strategie di facilitazione nei disturbi oppostivi provocatori e comorbilità con ADHD si possono strutturare mediante la modalità: di e learning scritta di visual learning on line.
. Un esempio di sostituzione, nell’ambito dei disturbi dello spettro autistico, è: la scomposizione dei nuclei fondanti della disciplina la partecipazione alla cultura del compito la facilitazione la comunicazione aumentativa alternativa.
La LIM può essere parte del generale processo di semplificazione delle attività didattiche, specialmente per quanto riguarda la semplificazione: dell’espressione grafico-pittorica dell’espressione corporea della sostituzione della complessità concettuale.
Lo schermo della LIM diviene per gli alunni spazio condiviso: di calcolo e concettualizzazione automoma di concettualizzazione e azione indiretta di elaborazione e azione pregressa di elaborazione e azione diretta.
La LIM scardina la centralità: della voce umana dell’insegnante del testo scritto dell’allievo.
Secondo l’approccio dell’Universal Design for Learning, “quello che è necessario per qualcuno, finisce per diventare utile: “per alcuni” “per la maggioranza” “per nessuno” “per tutti”.
L’approccio dell’Universal Design for Learning si fonda sulla consapevolezza che gli allievi hanno: abilità uguali e stili di apprendimento differenti abilità e stili di apprendimento differenti disabilità differenti livelli di giudizio differenti.
Secondo l’Universal Design for Learning, includere significa promuovere: tutti i portatori di disabilità tutti gli allievi la creatività tutte le intelligenze.
Secondo il criterio della tolleranza dell’errore, la proposta didattica è tanto più efficace quanto più è pensata per: facilitare l’espressione corporea limitare l’insuccesso contenere gli errori favorire la semplificazione.
. I principi dell’Universal Design for Learning sono in tutto: quattro tre sei due.
Le linee Guida elaborare dal CAST circa l’Universal Design for Learning risalgono al: 2011 2016 1999 2021.
La possibilità di attività coinvolgenti e motivanti per lo studente si può attuare mediante: lavori individuali verifiche individuali lavori di gruppo verifiche di gruppo.
Secondo il principio “fornire molteplici mezzi per manifestare impegno”, l’apprendimento in classe è un processo di: costruzione di significato costruzione di gruppi di lavoro implementazione valutazione.
La direttiva del 27 dicembre 2012 pone alla scuola, per la prima volta, il problema: dei bisogni educativi speciali dei suoi allievi anche senza certificazione o diagnosi delle criticità comportamentali dei propri allievi della collegialità delle scarse competenze dei suoi allievi.
La persona con svantaggio socio-economico linguistico culturale, senza alcuna diagnosi: potrebbe rientrare nei BES rientra nei BES non rientra nei BES ) è esclusa categoricamente dai BES.
Come sostiene d’Alonzo, la scuola italiana possiede risorse e una notevole tradizione, sul piano inclusivo: che nessun paese al mondo possiede inferiore quantitativamente rispetto agli altri paesi ambigue rispetto agli altri paesi antiquate rispetto agli altri paesi.
La direttiva del 27 dicembre 2012 ha evidenziato che l'area dello svantaggio scolastico: è molto più ampia di quella riferibile soltanto alla presenza di deficit certificato si circoscrive alla presenza di deficit certificato è molto più ristretta di quella riferibile soltanto alla presenza di deficit certificato è molto più specifica di quella riferibile soltanto alla presenza di deficit certificato .
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