Didattica e Ped Sp
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Title of test:![]() Didattica e Ped Sp Description: ecampus |




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La specificità del discorso didattico deriva dalla sua imprescindibile esigenza di assumere l’apprendimento in correlazione: all’indottrinamento. alla scienza. alla pedagogia. all’insegnamento. 2. La didattica è una scienza che si colloca all’interno del più ampio settore delle scienze: antropologiche. pedagogiche. filosofiche. sociologiche. Interrogarsi sull’apprendimento significa ricercare il senso del processo per il quale l’uomo costruisce il suo: comportamento. ambiente. ciclo vitale. adattamento. Nella scuola, il compito dell’insegnamento è sempre: la valutazione. l’educazione. l’osservazione. la differenziazione. Istruzione e insegnamento: riguardano soltanto la scuola. riguardano soltanto gli altri ambienti educativi. non riguardano soltanto la scuola. sono la stessa cosa. L’educazione pone necessariamente le sue basi nella: filosofia. memoria. tradizione. scuola. “Azione che promuove lo sviluppo umano a più livelli”. La definizione si riferisce al termine: socializzazione. inculturazione. pedagogia. educazione. Circa il concetto di educazione, le definizioni possibili sono: due. poche. molte. tre. La pedagogia è un ragionare sui fatti che hanno a che fare con: l’educazione. il sociale. il quotidiano. l’ambiente scolastico. Il percorso formativo della persona è costantemente: in divenire. in sé definito. problematico. in crisi. Il processo formativo verte soprattutto su scelte: relazionali. interiori. sociali. economiche. Il processo formativo, al giorno d’oggi, segue linee evolutive sempre meno: sviluppate. sostenibili. lineari. specifiche. La formazione è sviluppo del soggetto nella sua: umanità. scuola. fratellanza. vita quotidiana. L’educazione può definirsi come una esperienza: circoscritta. diffusa. eccezionale. episodica. Educazione e formazione, nel linguaggio comune, vengono talvolta usati senza una chiara: titolazione. definizione. formulazione. differenziazione. Parlare di integralità significa porre l’accento sulla totalità delle esigenze: di sviluppo della persona. individualizzanti della persona. contingenti della persona. socializzanti della persona. Del passato bisogna: fare una commemorazione. fare una utilizzazione saggia. sbarazzarsi. lamentarsi. L’educazione costituisce l’insieme degli strumenti necessari per garantire la trasmissione della: scuola. cultura. società. formazione. E’ piuttosto riduttivo considerare l’intervento educativo soltanto come: formazione. elevazione. costruzione. socializzazione. Secondo Leang, i fenomeni di assimilazione alla propria o all’altrui cultura non sono, di per sé: reali. educativi. possibili. ammessi. L’educazione è per un verso volta alla conservazione e per un altro verso al: rinnovamento. esclusione. radicamento. avvicinamento. Tra i tratti essenziali dell’apprendimento, NON rientra: accrescimento della esperienza personale. acquisizione delle informazioni. valutazione delle proprie competenze funzionali. fruizione personale del dato conoscitivo. Le occasioni di interazione tra soggetto ed ambiente devono risultare sempre ricche: di persone. di guadagno economico. di fantasia. di stimolazioni. L’autonomia della scuola deve oggi farsi carico delle istanze pedagogiche della: differenza. uniformità. unità. specificità. Itard contribuì allo sviluppo di un primo approccio, alla persona con disabilità, di tipo: globale. critico. riabilitativo. terapeutico. Che appellativo venne riconosciuto a Victor?. “giovane indigeno”. “ragazzo plusdotato”. “ragazzo di Itard”. “ragazzo selvaggio”. La pedagogia speciale è parte della: formazione. pedagogia clinica. didattica. pedagogia generale. G. Bollea ha fondato: la neuropsichiatria infantile. la pedagogia speciale. la didattica speciale. la neuropsichiatria generale. G. Bollea sosteneva che, se si vuole aiutare un minore in difficoltà, bisogna prima di tutto aiutare: esperienza. la sua famiglia. la sua scuola. la sua mente. La pedagogia speciale, a livello accademico, nasce in Italia nel: 1977. 1964. 1864. 1971. Secondo la pedagogia emendativa, il soggetto considerato “anormale” va: corretto. ripreso. ignorato. compreso. Le scuole speciali in Italia: sono ancora attive. sono attive soltanto in alcuni contesti. sono state abolite. non sono mai esistite. Gli apprendimenti e le pratiche didattiche, ispirati dalla pedagogia speciale, possono generare nelle classi delle azioni di tipo: inclusivo. esclusivo. differenziale. selettivo. 1. Quando disadattamento e devianza si manifestano all’interno della scuola, vanno trattati: affettivamente. psichiatricamente. pedagogicamente. energicamente. La pedagogia interculturale si sforza di riconoscere il valore delle: identità. somiglianze. disuguaglianze. differenze. Con la globalizzazione della comunicazione e delle conoscenze, non si può più far riferimento a parametri: monoculturali. generali. pluriculturali. indefiniti. La differenza ha sul piano sociale toni e forme molto: opposti. identici. simili. variegati. La disabilità può essere di tipo: medio o lieve. transitorio o permanente. definito o permanente. grave o gravissima. La parola deficit identifica una mancanza: oggettiva e soggettiva. soggettiva e congenita. oggettiva e non verificabile. oggettiva e verificabile. La pedagogia speciale in Italia ha una storia lunga circa: cento anni. sessanta anni. quaranta anni. trenta anni. La legge n. 517/1977 stabilisce la garanzia dell’apprendimento anche per gli alunni: indigenti. delle scuole speciali. stranieri. portatori di disabilità. L’educazione e l’istruzione divengono una chiave di accesso essenziale, per le persone con disabilità, nel raggiungere una cittadinanza: attiva. funzionale. parziale. speciale. L’inclusione, per potersi realizzare, richiede azioni: sovversive. cicliche. di sistema. settoriali. Affrontare il tema dell’inclusione richiede sempre uno sguardo: ampio. selettivo. comprensivo. settoriale. Secondo R. Caldin, se oggi dovessimo indicare che cosa è manchevole nell’integrazione/ inclusione in Italia, essa sarebbe relativa all’area: dell’inclusione. della socializzazione. della medicalizzazione. della garanzia dell’apprendimento. 2. La legge n. 517 è stata emanata nel: 1877. 1957. 1927. 1977. Nel sistema educativo italiano, la possibilità per gli studenti portatori di disabilità di usufruire di tirocini e stage è: ampia. limitata. ricca. illimitata. La legislazione italiana circa la disabilità è tra le più avanzate: in Italia. nel mondo. in Europa. in Occidente. La disuguaglianza è conseguenza tragica della incapacità di accogliere la diversità come: valore. principio. opzione. criterio. La diversità è dovuta ad una molteplicità di: variabili. persone. problemi. risorse. Il più delle volte la diversità viene vista come: una risorsa. un ostacolo. un fattore di contesto. un bene comune. La logica della identificazione tende alla: originalità. conclusione. stereotipia. omologazione. . In educazione è improduttivo: armonizzare. interpretare. polarizzare. costruire. I problemi del vantaggio e dello svantaggio socio economico: sono soltanto in parte di pertinenza della pedagogia speciale. potrebbero divenire in futuro di pertinenza della pedagogia speciale. non sono di pertinenza della pedagogia speciale. sono di pertinenza della pedagogia speciale. Il problema della diversità in pedagogia si affronta: valorizzando le potenzialità presenti. mettendo in dubbio le potenzialità presenti. ignorando il deficit. definendo il deficit. L’approccio pedagogico alla diversità ha portato alla considerazione di ciò che v’è nell’altro-diverso di: critico. negativo. positivo. incompiuto. I bisogni educativi presenti in classe oggi sono tra di loro: eterogenei. indefiniti. simili. contraddittori. Il concetto di “speciale normalità” si può attribuire a: D. Ianes. L. De Anna. L. d’Alonzo. L. Cottini. Per garantire, ai soggetti portatori di disabilità, una vantaggiosa vita scolastica: si deve ignorare la loro diversità. è possibile ignorare la loro diversità. è obbligatorio ignorare la loro diversità. non si deve ignorare la loro diversità. I desideri appaiono collegati: alle identità. ai vissuti. alle necessità. ai bisogni. In tutte le interazioni comunicative in primo piano vi è: l’identità di chi parla e di chi ascolta. le ragioni di chi parla e di chi ascolta. il ruolo di chi parla e di chi ascolta. la figura di chi parla e di chi ascolta. Nei contesti didattici è importante capire: quando si comunica. dove si comunica. perché si comunica. quanto si comunica. La comunicazione si motiva e si struttura nel rapporto: Io-noi. Io-altro. Io-voi. Io-me stesso. Ogni nostra visione delle cose ha bisogno, da parte degli altri, di: conferma. smentita. dibattito. chiarimento. La competenza comunicativa si sviluppa: sin da neonati. nell’età adulta. nella fanciullezza. nella giovinezza. Il clima organizzativo: è di ostacolo alla vita di una organizzazione. non influenza nessun aspetto della vita di una organizzazione. influenza tutti gli aspetti della vita di un’organizzazione. influenza soltanto alcuni aspetti della vita di una organizzazione. Secondo Rivoltella, la fruizione delle tecnologie multimediali all’interno del setting didattico viene scandita dalle attività di: rappresentazione, ideazione, condivisione e costruzione. rappresentazione, implementazione, condivisione e costruzione. rielaborazione, comunicazione, condivisione e costruzione. rappresentazione, comunicazione, condivisione e costruzione. I nuovi media suggeriscono all’agire didattico nuovi compiti che sono in tutto: 2. 3. 4. 6. La lettura ipertestuale rende l’apprendimento: attivo e dinamico. sequenziale e lineare. sociale e di gruppo. divertente e ludico. Il più importante prerequisito per intraprendere un intervento di CAA è la effettiva presenza di: remote opportunità di comunicazione. concrete opportunità di comunicazione. vicinanza empatica del pattern comunicativo. disturbi della sfera comunicativa. La comunicazione aumentativa alternativa NON è costituita da: parole. gesti. immagini. link. “E’ una misura di sostegno alla relazione, alla comprensione e al pensiero”. Si tratta: della comunicazione didattica. della figura dell’insegnante di sostegno. della comunicazione aumentativa alternativa. della comunicazione multimediale. L’insegnamento del programma PECS prevede un percorso articolato in: 6 fasi. 3 fasi. 4 fasi. 2 fasi. Fino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, la convinzione generale era che l'allievo in situazione di disabilità dovesse essere inserito in gruppi di coetanei: normodotati. con deficit intellettivi. con deficit sensoriali. con deficit simili. La costituzione delle classi differenziali, parallele a quelle comuni, fu giustificata da un intervento, sul deficit, di tipo prettamente: tecnico-sanitario. pedagogico. educativo. differenziale. La legge n. 118 del 30 marzo 1971, all’art.28, riconobbe agli allievi in situazione di disabilità il diritto all’educazione: in classe comune. negli istituti per portatori di disabilità. in ambito familiare. in classe differenziale. La necessità di individualizzare gli interventi sottende, al suo interno, una logica: individualistica. comune. personalistica. efficientistica. Favorirono la creazione di un ambiente scolastico inclusivo. Si sta parlando delle classi: aperte. scoperte. speciali. differenziali. La legge che introduce la figura dell’insegnante di sostegno è la legge: n. 1859 del 1962. n. 104 del 1992. n. 118 del 1971. n. 517 del 1977. La legge n. 517 del 1977 parla dello svantaggio socioculturale: soltanto all’inizio. in nessuna sua parte. in molte sue parti. in alcune sue parti. Si insiste sulla parola “integrazione” a partire dalla legge: n. 1859 del 1962. n. 118 del 1971. n. 517 del 1977. n. 104 del 1992. Per quanto riguarda l'integrazione scolastica, la legge n. 194/1992 ha fissato le basi, per l’allievo portatore di disabilità, di un progetto al tempo stesso: contestualizzati e individualizzato. globale e individualizzato. individualizzato e circoscritto. comprensivo e contestualizzato. La dichiarazione di Salamanca venne stilata nell’anno: 1962. 1971. 1994. 1992. La legge n. 104/1992 si è occupata dei bisogni educativi speciali: si. soltanto nelle sue conclusioni. no. solo in parte. A partire dalla legge n. 104/1992 un ruolo sempre più attivo viene attribuito: alla scuola. agli specialisti di area medica. alla famiglia. al gruppo dei pari. La legge che sancisce l’ingresso della parola integrazione all’interno del lessico, non soltanto scolastico, è la: n. 104 del 1992. n. 1859 del 1962. n. 517 del 1977. n. 118 del 1971. A seguito dell’abolizione delle classi differenziali, l’inserimento dei portatori di disabilità nelle classi normali venne da alcuni definito come: selvaggio. comune. speciale. integrato. La legge n. 118 del 1971 sancì che l'istruzione dell'obbligo per i soggetti portatori di disabilità doveva avvenire nelle classi normali: della scuola paritaria. della scuola pubblica. della scuola speciale. della scuola privata. “A questa legge si riconosce l’aver introdotto la parola “inserimento”, per sancire il processo di accoglienza, all’interno delle mura scolastiche, degli allievi con disabilità”. Si tratta della legge: n. 517 del 1977. n. 104 del 1992. n. 118 del 1971. n. 1859 del 1962. La prospettiva inclusiva scaturisce da un cammino iniziato: negli anni Sessanta del secolo scorso. negli anni Quaranta del secolo scorso. negli anni Cinquanta del secolo scorso. negli anni Settanta del secolo scorso. La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità introduce il concetto di: accoglienza. integrazione. inclusione. inserimento. Per favorire il diritto allo studio occorre che la scuola elabori risposte: esaustive e autosufficienti. semplici e complesse. individualizzate e personalizzate. articolate e plurime. d’Alonzo (2017) sottolinea come la scuola italiana non riesca a dare risposta di valore: ad alcuni suoi alunni. a tutti i suoi alunni. alle famiglie degli alunni. a molti suoi alunni. Attualmente, i gruppi classe appaiono sempre meno disposti: dei presidi socio-sanitari. soltanto degli allievi portatori di disabilità. all’ascolto. soltanto degli allievi senza problematiche. Una scuola inclusiva pianifica avendo presente la necessità di dare risposte in primo luogo: a tutti i suoi allievi. al corpo docenti. al dirigente scolastico. ai portatori di BES. Le strategie di gestione della classe risultano ormai: difficili da definire. assodate e validate dalla ricerca. affidate all’estro di ciascun docente. desuete. In una scuola inclusiva il soggetto in difficoltà non deve avere la percezione di essere: un corpo estraneo. integrato. uguale agli altri. incluso. La didattica speciale per una scuola inclusiva inizia necessariamente dal concetto di gestione: del corpo docenti. della classe. dei metodi. degli allievi portatori di disabilità. Nella disabilità intellettiva, la compressione delle abilità psichiche si manifesta durante il periodo: diagnostico. scolastico. clinico. evolutivo. I domini interessati dalla disabilità intellettiva sono in tutto: tre. quattro. cinque. due. Le aree di deficit delle funzioni intellettive sono in tutto: quattro. tre. sei. due. I disturbi dello spettro autistico rientrano nell’ambito dei: disturbi pervasivi dello sviluppo. disturbi invalidanti dello sviluppo. disturbi clinici dello sviluppo. disturbi sistemici dello sviluppo. La compromissione, sempre presente nei disturbi dello spettro autistico, è quella relativa: alla competenza motoria. all’interazione sociale. alla competenza logico-matematica. all’intelligenza spaziale. La classe dell’allievo con disturbi dello spettro autistico può divenire un contesto inclusivo se si adatta facilmente: alle sue peculiari modalità di funzionamento. alle sue peculiari crisi comportamentali. alle sue difficoltà di apprendimento. alle sue peculiari modalità aggressive. La presenza ed il ruolo dei compagni, per l’allievo con disturbi dello spettro autistico, rappresentano: una risorsa. un elemento ininfluente. un fattore di criticità. un elemento di disturbo. La sfera cognitiva, nella disabilità sensoriale, in genere: è sempre parzialmente compromessa. è irrilevante. è compromessa. non è compromessa. I vari livelli di ipoacusia e le loro differenze comportano, per chi ne è affetto, diverse esperienze: della scuola. del mondo. di se stesso. degli altri. La pluridisabilità sensoriale prevede la presenza simultanea di: disabilità visiva e uditiva. disabilità motoria e cognitiva. disabilità tattile e visiva. disabilità sensoriale e intellettiva. Le disabilità sensoriali implicano una serie di difficoltà nella sfera: cognitiva e sociale. motoria e linguistica. intellettiva e dell’autonomia personale. sociale e dell’autonomia personale. Il soggetto sordo percepisce la propria differenza come una propria: peculiarità. prerogativa. carenza. originalità. L'esposizione ad una lingua dei segni, per il soggetto sordo, produce vantaggi: improbabili. probabili. irrilevanti. indubbi. Il soggetto sordo presenta una carenza di dati informativi: sulla scuola. sul mondo. sulla sua disabilità. su se stesso. Il soggetto sordo, in ambito didattico, presenta difficoltà nella lingua: parlata ma non scritta. scritta e parlata. scritta ma non parlata. dei segni. La distanza ottimale nella conversazione con l'allievo sordo non deve mai essere oltre: due metri. un metro e mezzo. 30 centimetri. un metro. Per utilizzare la lingua italiana dei segni (LIS) occorre ricorrere: alla sensibilità dei compagni. ad un mediatore linguistico. all’insegnante curriculare. all’insegnante di sostegno. In assenza della vista, gli altri sensi cooperano tra di loro per sopperire a tale mancanza mediante un processo note come: corrispondenza. vicarianza. assonanza. dissonanza. Nell’ambito della stessa disabilità visiva, molto differente può essere la percezione della realtà a seconda se si sia: non vedente o ipovedente. non vedente o disabile intellettivo. ipovedente o disabile intellettivo. vedente o ipovedente. Il disabile visivo, circa l’apprendimento, necessita di: stimoli visivi. tempi più lunghi. stimoli uditivi. tempi più brevi. Le strategie didattiche più favorevoli ad un alunno con disabilità visiva fanno riferimento a una prospettiva di tipo: visivo. cognitivo. esperienziale. concettuale. . Nell’intervento didattico a favore dello studente con disabilità visiva, occorre anche ponderare il ruolo dei meccanismi: di vicarianza. espliciti. impliciti. di difesa. Tra gli obiettivi dell’intervento didattico a favore dello studente con disabilità visiva, vi è anche l’acquisizione di una buona competenza: psicologica. relazionale. linguistica. personale. La sfida della pedagogia speciale, in materia di progettazione didattica, è di riuscire a coniugare la didattica curricolare alle esigenze dettate: dall’apprendimento. dall’inclusione. dall’istruzione. dall’insegnamento. La progettazione dell'insegnamento è l'analisi della situazione da cui prende avvio l’azione: didattica. scolastica. di sostegno. valutativa. In ottica inclusiva, il curricolo comune va adattato per accogliere le esigenze: della dirigenza scolastica. degli allievi portatori di disabilità. degli insegnanti curricolari. di ciascuno studente. L’adattamento degli obiettivi didattici e dei materiali di apprendimento è parte integrante: soltanto del PEI. del PDP ma non del PEI. del PEI ma non del PDP. del PEI (piano educativo individualizzato) e del PDP (Piano didattico personalizzato). Quale, tra le seguenti, NON è una strategia di adattamento didattico: relazione. facilitazione. sostituzione. semplificazione. Nella classe inclusiva le strategie di adattamento: sono utili soprattutto ai docenti. sono destinate soltanto agli allievi con bisogni educativi speciali. tornano utili a tutti gli allievi. tornano utili soprattutto alla dirigenza scolastica. Una delle seguenti NON è una strategia di adattamento didattico: partecipazione alla cultura del compito. sostituzione. inversione. facilitazione. La strategia didattica della facilitazione prevede: l’offerta di attività libere. la riduzione del contenuto dell’attività. una aggiunta di informazioni per svolgere l’attività. un esonero dallo svolgimento dell’attività. Nella strategia didattica della sostituzione, si vanno a sostituire: i metodi. i materiali. le consegne. gli obiettivi. Nel caso di ipoacusia, il banco va posto di fronte: alla finestra. alla foresta. alla cattedra. ai compagni. In presenza di deficit uditivo, la compromissione dell’udito si può compensare con: appositi strumenti. la voce. la vista. il tatto. In presenza di deficit visivo si possono utilizzare: mappe. schemi. audiolibri. riassunti. . Per quanto riguarda la comprensione del testo per un allievo ipovedente, si può utilizzare del materiale di lettura: in Braille. LIS. alternativo. speciale. In caso di disabilità sensoriale, a carico della vista e dell’udito, il PEI suggerisce: scomposizione dei nuclei fondanti della disciplina. sostituzioni o semplificazioni. partecipazione alla cultura del compito. semplificazioni o facilitazioni. Nell’ambito dei disturbi generalizzati dello sviluppo, la strategia didattica della facilitazione prevede il ricorso al mediatore: globale. verbale. testuale. iconico. In caso di disturbi di attenzione, concentrazione e iperattività, i materiali didattici vanno presentati con: rapidità e tempestività. appositi strumenti. semplicità e ordine. complessità e disposizione. Le strategie di facilitazione nei disturbi oppostivi provocatori e comorbilità con ADHD si possono strutturare mediante la modalità: di e learning. scritta. di visual learning. on line. . Un esempio di sostituzione, nell’ambito dei disturbi dello spettro autistico, è: la scomposizione dei nuclei fondanti della disciplina. la partecipazione alla cultura del compito. la facilitazione. la comunicazione aumentativa alternativa. La LIM può essere parte del generale processo di semplificazione delle attività didattiche, specialmente per quanto riguarda la semplificazione: dell’espressione grafico-pittorica. dell’espressione corporea. della sostituzione. della complessità concettuale. Lo schermo della LIM diviene per gli alunni spazio condiviso: di calcolo e concettualizzazione automoma. di concettualizzazione e azione indiretta. di elaborazione e azione pregressa. di elaborazione e azione diretta. La LIM scardina la centralità: della voce umana. dell’insegnante. del testo scritto. dell’allievo. Secondo l’approccio dell’Universal Design for Learning, “quello che è necessario per qualcuno, finisce per diventare utile: “per alcuni”. “per la maggioranza”. “per nessuno”. “per tutti”. L’approccio dell’Universal Design for Learning si fonda sulla consapevolezza che gli allievi hanno: abilità uguali e stili di apprendimento differenti. abilità e stili di apprendimento differenti. disabilità differenti. livelli di giudizio differenti. Secondo l’Universal Design for Learning, includere significa promuovere: tutti i portatori di disabilità. tutti gli allievi. la creatività. tutte le intelligenze. Secondo il criterio della tolleranza dell’errore, la proposta didattica è tanto più efficace quanto più è pensata per: facilitare l’espressione corporea. limitare l’insuccesso. contenere gli errori. favorire la semplificazione. . I principi dell’Universal Design for Learning sono in tutto: quattro. tre. sei. due. Le linee Guida elaborare dal CAST circa l’Universal Design for Learning risalgono al: 2011. 2016. 1999. 2021. La possibilità di attività coinvolgenti e motivanti per lo studente si può attuare mediante: lavori individuali. verifiche individuali. lavori di gruppo. verifiche di gruppo. Secondo il principio “fornire molteplici mezzi per manifestare impegno”, l’apprendimento in classe è un processo di: costruzione di significato. costruzione di gruppi di lavoro. implementazione. valutazione. La direttiva del 27 dicembre 2012 pone alla scuola, per la prima volta, il problema: dei bisogni educativi speciali dei suoi allievi anche senza certificazione o diagnosi. delle criticità comportamentali dei propri allievi. della collegialità. delle scarse competenze dei suoi allievi. La persona con svantaggio socio-economico linguistico culturale, senza alcuna diagnosi: potrebbe rientrare nei BES. rientra nei BES. non rientra nei BES. ) è esclusa categoricamente dai BES. Come sostiene d’Alonzo, la scuola italiana possiede risorse e una notevole tradizione, sul piano inclusivo: che nessun paese al mondo possiede. inferiore quantitativamente rispetto agli altri paesi. ambigue rispetto agli altri paesi. antiquate rispetto agli altri paesi. La direttiva del 27 dicembre 2012 ha evidenziato che l'area dello svantaggio scolastico: è molto più ampia di quella riferibile soltanto alla presenza di deficit certificato. si circoscrive alla presenza di deficit certificato. è molto più ristretta di quella riferibile soltanto alla presenza di deficit certificato. è molto più specifica di quella riferibile soltanto alla presenza di deficit certificato. |