Estetica e Teoria della Percezione (da lezione 16 a 20)
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Title of test:![]() Estetica e Teoria della Percezione (da lezione 16 a 20) Description: esercitazione esame |




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Per Valéry. l'io empirico è il nome di ciò che non ha rapporto con un viso, cioè di un soggetto trascendentale che non ha individualità. l'io empirico è il nome di ciò che non ha rapporto con un viso, cioè di un soggetto trascendentale che ha un'individualità ben determinata. l'io puro è il nome di ciò che non ha rapporto con un viso, cioè di un soggetto trascendentale che non ha individualità. l'io puro è il nome di ciò che non ha rapporto con un viso, cioè di un soggetto trascendentale ha individualità ben determinata. Nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry". Derrida decostruisce il più fondamentale dei concetti della filosofia moderna, cioè il concetto di "io puro", mostrando che si tratta di un concetto che ha un'origine metaforica. Derrida decostruisce il più fondamentale dei concetti della filosofia moderna, cioè il concetto di io, mostrando che l'io puro e l'io empirico in realtà non esistono. dimostra che il soggetto è costituito da tre diversi io, l'io puro, l'io empirico e l'inconscio. nessuna delle risposte indicate è corretta. Dal punto di vista di Derrida. La filosofia moderna identificando l'origine con il nome "io puro", utilizza l'espressione "io" in modo improprio, perché l'origine non è una auto-coscienza. La filosofia moderna identificando l'origine con il nome "io puro", utilizza l'espressione "io" in senso letterale, perché l'origine non è una auto-coscienza. La filosofia moderna identificando l'origine con il nome "io puro", utilizza l'espressione "io" in modo improprio, perché l'origine è una autocoscienza. La filosofia moderna identificando l'origine con il nome "io puro", utilizza l'espressione "io" in modo improprio, perché l'origine è una soggettività. Dal punto di vista di Derrida. l'io puro somiglia più alla coscienza, che non all'inconscio. nessuna delle risposte indicate è corretta. l'io empirico somiglia più all'inconscio, che non alla coscienza. l'io puro somiglia più all'inconscio, che non alla coscienza. Dal punto di vista di Derrida. poiché l'io puro non appare mai e non si fenomenizza, si può dire che è esso è quasi un autocoscienza. poiché l'io puro non appare mai e non si fenomenizza, si può dire che è esso è quasi un inconscio. poiché l'io empirico non appare mai e non si fenomenizza, si può dire che è esso è quasi un inconscio. poiché autocoscienza non appare mai e non si fenomenizza, si può dire che è essa è quasi un inconscio. Nel saggio su Valéry Derrida. decostruisce l'equivalenza stabilita dal pensiero moderno tra io puro e autocoscienza. decostruisce l'equivalenza stabilita dal pensiero moderno tra io puro e il pre-conscio. decostruisce l'equivalenza stabilita dal pensiero moderno tra io puro e inconscio. decostruisce l'equivalenza stabilita dal pensiero moderno tra inconscio e autocoscienza. Per Derrida. L’io puro non è un fenomeno e ma può essere fenomeno per sé stesso, cioè può essere una auto-coscienza. L’io puro non è un fenomeno e dunque non può nemmeno essere fenomeno per sé stesso, cioè non può essere una auto-coscienza. L’io empirico non è un fenomeno e dunque non può nemmeno essere fenomeno per sé stesso, cioè non può essere una auto-coscienza. Nessuna delle risposte indicate è corretta. Dal punto di vista derridiano. l'io puro, proprio come l'io empirico, non è semplicemente un postulato teorico ma una realtà effettiva. l'io empirico, a differenza dell'io puro, è più un postulato teorico che non una realtà effettiva. l'io puro, proprio come l'io empirico, è più un postulato teorico che non una realtà effettiva. l'io puro, a differenza dell'io empirico, è più un postulato teorico che non una realtà effettiva. Nel saggio su Valéry Derrida spiega che. l'io empirico, pur essendo condizione di ogni apparire e di ogni esperienza, non può mai essere oggetto di esperienza e dunque non può mai apparire. l'io puro, dal momento che non è condizione di ogni apparire e di ogni esperienza, non può mai essere oggetto di esperienza e dunque non può mai apparire. l'io puro, pur essendo condizione di ogni apparire e di ogni esperienza, non può mai essere oggetto di esperienza e dunque non può mai apparire. l'io empirico, essendo condizione di ogni apparire e di ogni esperienza, deve necessariamente poter apparire nell'esperienza. Nel saggio su Valéry Derrida spiega che. l'io empirico è universale ed è qualcosa di diverso dall'io puro, che coincide con la persona. l'io empirico è sempre contaminato, mentre l'io puro è una personalità pura e incontaminata. l'io puro è un io empirico che sogna di essere "puro", cioè originario, immacolato. l'io puro è universale ed è qualcosa di diverso dall'io empirico, che coincide con la persona. Analizzando la metafora nello sguardo, nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry". Derrida evidenzia l'impossibilità dell'occhio di rovesciarsi e guardare se stesso; impossibilità che indica il limite strutturale che il soggetto incontra quando cerca di riappropriarsi di se stesso. ritiene che la metafora dello sguardo sia inadeguata, per spiegare la struttura della soggettività, e debba essere sostituita dalla metafora della voce. ritiene che la metafora della voce sia inadeguata, per spiegare la struttura della soggettività, e debba essere sostituita dalla metafora dello sguardo. Derrida evidenzia la possibilità strutturale, che appartiene alla visione, di guardare se stessa; una possibilità che indica la capacità della coscienza di autotematizzarsi. Nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry". Derrida spiega che la metafora del tessuto (textum) è una metafora fondamentale, nella storia della filosofia, per comprendere il soggetto. nessuna delle risposte indicate è corretta. Derrida spiega che la metafora dello sguardo è una metafora fondamentale, nella storia della filosofia, per comprendere il soggetto. Derrida spiega che la metafora dello sguardo è una metafora fondamentale, nella storia della filosofia, per comprendere la testualità. "Valéry ha avuto la consapevolezza che l'istanza speculare, lungi dal costituire l'io nella sua proprietà, lo espropria subito". Con questa affermazione Derrida. sostiene che lo sguardo, metafora della coscienza, non può rovesciarsi mai su stesso, nemmeno grazie all'ausilio di uno specchio. prende le distanze dall'idea, tipicamente moderna, che la coscienza possa conoscersi e possedersi immediatamente. nega l'importanza della tecnica e degli strumenti nei processi di costituzione della soggettività. nessuna delle risposte indicate è corretta. La figura di Narciso, per Derrida. rappresenta la possibilità della coscienza di riappropriarsi di sé attraverso la mediazione dell'esteriorità. nessune delle risposte indicate è corretta. è una metafora del rapporto tra io puro e io empirico. rappresenta la possibilità della coscienza di riappropriarsi di sé senza la mediazione dell'esteriorità. Dal punto di vista derridiano. c'è un legame tra il narcisismo, così come è teorizzato da Freud, e la distinzione tra io puro e io empirico. c'è un legame tra il narcisismo, così come è teorizzato da Heidegger, e la distinzione tra io puro e io empirico. non c'è alcun legame tra il narcisismo, così come è teorizzato da Freud, e il desiderio della coscienza di riappropriarsi di sé. c'è un legame tra il narcisismo, così come è teorizzato da Freud, e il desiderio della coscienza di riappropriarsi di sé. "Ma io, Narciso amato, sono curioso / Della mia sola essenza; / Ogni altro per me non ha che un cuore misterioso, / Ogni altro è solo assenza. / O mio bene sovrano, caro corpo, io ho solo te! / Il più bello dei mortali non può amare che sé…". questi versi di Mallarmé, nell'interpretazione proposta dal prof. Feyles, rappresentano in modo paradigmatico il narcisismo intellettuale tipico della filosofia moderna del soggetto. questi versi di Valéry, nell'interpretazione proposta dal prof. Feyles, rappresentano in modo paradigmatico il narcisismo intellettuale tipico della filosofia moderna del soggetto. questi versi di Mallarmé, nell'interpretazione proposta dal prof. Feyles, rappresentano in modo paradigmatico il narcisismo intellettuale tipico della psicoanalisi. questi versi di Valéry, nell'interpretazione proposta dal prof. Feyles, rappresentano in modo paradigmatico il narcisismo intellettuale tipico della psicoanalisi. Dal punto di vista derridiano. la differenza tra la metafora della voce e la metafora dello sguardo, è che lo sguardo può essere osservato dalla coscienza senza il passaggio attraverso una esteriorità. la metafora della voce suggerisce, a differenza della metafora dello sguardo, l'impossibilità della coscienza di riappropriarsi di sé. la differenza tra la metafora della voce e la metafora dello sguardo, è che la voce può essere intesa dalla coscienza senza il passaggio attraverso una esteriorità. non c'è una differenza sostanziale tra la metafora della voce e la metafora dello sguardo. Per Derrida il fonocentrismo. è la tendenza ad identificare lo sguardo e la voce. è la necessità di decostruire il primato che la filosofia occidentale ha sempre attribuito alla voce, alla parola, al linguaggio. è del tutto indipendente dal logocentrismo. è la tendenza a privilegiare il linguaggio orale, come luogo della verità, perché la parola parlata è lo strumento di comunicazione meno esteriore che c'è. Analizzando i "Quaderni" di Valéry Derrida. sostiene che non c'è alcuna somiglianza tra un testo filosofico e un testo poetico. sostiene che, anche se rimane una differenza tra un testo filosofico e un testo poetico, questa differenza si fonda sull'appartenenza ad un campo comune. nessuna delle risposte indicate è corretta. sostiene che non c'è alcuna differenza tra un testo filosofico e un testo poetico. Secondo il prof. Feyles. il modo in cui Platone pensa l'uomo è diverso dal modo in cui i medioevali o i moderni lo penseranno, perché la lingua greca antica è diversa dal latino medioevale e dalle lingue moderne. il significato della parola "anima" rimane sostanzialmente invariato nel passaggio dalla cultura antica a quella medioevale, ma cambia con l'avvento della modernità. la lingua greca consente a Platone di formulare in altri termini la distinzione tra coscienza e inconscio. il significato della parola "anima" rimane sostanzialmente invariato nel passaggio dalla cultura antica a quella medioevale e anche con l'avvento della modernità. Dal punto di vista derridiano. l'appartenenza ad un certo orizzonte storico e linguistico non può mai condizionare in modo essenziale un discorso filosofico. il discorso poetico, a differenza di quello filosofico, non è mai condizionato dall'appartenenza ad un certo orizzonte storico e linguistico. il discorso filosofico, a differenza di quello poetico, non è mai condizionato dall'appartenenza ad un certo orizzonte storico e linguistico. l'appartenenza ad un certo orizzonte storico e linguistico condiziona in modo essenziale un discorso filosofico. Per Derrida è molto importante la nozione freudiana di "nachträglich" o "a posteriori". perché dimostra che il soggetto trascendentale non è un "a priori". perché dimostra che l'io puro non è un "a priori". perché dimostra che alcuni eventi che sono stati vissuti dal soggetto in passato, possono essere esperiti in un tempo "differito", cioè in "ritardo". perché dimostra che gli eventi che sono stati vissuti dal soggetto in passato, non possono essere esperiti in un tempo "differito", cioè in "ritardo". "Dicendo una cosa senza averla prevista, la vedi come un fatto estraneo, un'origine – una cosa che ignoravi. Tu eri dunque in ritardo su te stesso". questa citazione dimostra che Valéry, ha una concezione della soggettività del tutto incompatibile con quella freudiana. questa citazione dimostra che Jabès, ha una concezione della soggettività del tutto incompatibile con quella freudiana. questa citazione dimostra che Valéry, anche se critica Freud, ha una concezione della soggettività che è per molti versi vicina alla psicoanalisi. questa citazione dimostra che Jabès, anche se critica Freud, ha una concezione della soggettività che è per molti versi vicina alla psicoanalisi. Per Derrida la coscienza. può essere pensata come un monologo interiore. è innanzitutto coscienza morale e dunque "voce" della coscienza. nessune delle risposte indicate è corretta. non può essere abitata da una molteplicità di voci, altrimenti non sarebbe identica a se stessa. "D'altra parte, il soggetto può sentirsi o parlarsi, lasciarsi intaccare dal significante che egli produce senza alcuna deviazione derivante dall'istanza dell'esteriorità, del mondo, o del non-proprio in generale". Questa citazione, tratta da "La voce e il fenomeno". nessuna delle risposte indicate è corretta. spiega perché per Derrida, la voce ha sempre un privilegio. spiega perché il pensiero occidentale è sempre stato fonocentrico. implica una posizione teorica che si contrappone all'analisi della metafora della voce sviluppata nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry". "l'Io è due – per definizione. Se c'è voce c'è orecchio". in questa affermazione, a giudizio di Derrida, è evidente il pregiudizio fonocentrico che caratterizza il pensiero di Jabès. in questa affermazione, a giudizio di Derrida, è evidente il pregiudizio fonocentrico che caratterizza il pensiero di Valéry. questa affermazione di Valéry implica per Derrida una decostruzione della teoria moderna del soggetto. questa affermazione di Jabès implica per Derrida una decostruzione della teoria moderna del soggetto. Dal punto di vista derridiano. il testo filosofico è sempre espressione dello stile di un genio. l'evento poetico è sempre espressione dell'interiorità di un genio. nessuna delle risposte indicate è corretta. l'idea moderna di genio è un'idea che non può essere accettata perché rimane troppo legata alla filosofia moderna del soggetto e al culto dell'originalità. Per Valéry. "È impossibile raggiungere la certezza che un senso unico, uniforme e costante corrisponda a parole come ragione, universo, causa, materia o idea". nessuna delle risposte indicate è corretta. "Parole come ragione, universo, causa, materia o idea, non hanno alcun significato, in realtà, perché sono termini metafisici, che non indicano una realtà sensibile". "Solo grazie ad un lavoro etimologico è possibile raggiungere la certezza che un significato unico, uniforme e costante corrisponde a parole come ragione, universo, causa,materia o idea". Per Valery l'evento poetico. è essenzialmente legato all'assoluta singolarità dello stile e del timbro. non può essere paragonato né al timbro della voce, né allo stile. non può essere paragonato al timbro della voce, perché il timbro della voce è unico. è essenzialmente diverso dallo stile, perché lo stile è imitabile, la poesia no. La metafora del timbro che Derrida analizza nel saggio su Valéry. è l'indice di una concezione fonocentrica della poesia. è l'equivalente fonetico di ciò che lo stile è dal punto di vista della scrittura. indica per Derrida l'elemento indefinitivamente ripetibile della voce. nessuna delle risposte indicate è corretta. Nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry". sostiene che il compito essenziale del pensiero decostruzionista è di rintracciare l'origine. Derrida distingue tre modalità diverse della firma. Derrida distingue due modalità diverse della firma. Derrida si domanda se sia possibile pensare altrimenti l'origine, cioè pensare un'origine che sia irriducibile alla categoria di presenza. Per Valéry. è necessario considerare la filosofia come un “genere letterario particolare”, e questo è, secondo Derrida, uno degli elementi di somiglianza tra il pensiero di Valéry e quello di Nietzsche. è necessario considerare la poesia come un “genere letterario particolare”, e questo è, secondo Derrida, uno degli elementi di somiglianza tra il pensiero di Valéry e quello di Freud. è necessario considerare la filosofia come un “genere letterario particolare”, e questo è, secondo Derrida, uno degli elementi di somiglianza tra il pensiero di Valéry e quello di Freud. è necessario considerare la poesia come un “genere letterario particolare”, e questo è, secondo Derrida, uno degli elementi di somiglianza tra il pensiero di Valéry e quello di Nietzsche. Per Valéry. il linguaggio poetico non è mai sufficientemente formalizzato e per questo non regge il paragone con il linguaggio esatto e univoco della filosofia. il linguaggio filosofico è un linguaggio esatto e univoco e per questo può essere considerato come un linguaggio scientifico. il linguaggio filosofico non è mai sufficientemente formalizzato e per questo non regge il paragone con il linguaggio esatto e univoco delle scienze sperimentali. il linguaggio filosofico non è mai sufficientemente formalizzato e per questo non regge il paragone con il linguaggio della poesia. Dal punto di vista derridiano. la questione dell'inconscio non ha un legame con il problema dell'origine della poesia. le nozioni di mania, entusiasmo, delirio, ispirazione, che nella tradizione venivano usate per spiegare l'ispirazione poetica, sono il segno che l'evento poetico è legato all'ascolto di una voce estranea al soggetto. è sbagliato ritenere che il poeta quando scrive obbedisce alla legge di una voce estranea, come se fosse ispirato o delirante. nessuna delle risposte indicate è corretta. Per Derrida l'illusione dell'io. "consisterebbe nel sognare di essere normale, sano, equilibrato". "consisterebbe nel sognare di essere eccezionale, fuori dal comune, geniale". "consisterebbe nel sognare un'operazione di dominio ideale, idealizzante, che trasforma l'autoaffezione in eteroaffezione, l'autonomia in eteronomia". "consisterebbe nel sognare un'operazione di dominio ideale, idealizzante, che trasforma l'eteroaffezione in autoaffezione, l'eteronomia in autonomia". Per Derrida un soggetto "normale". è un soggetto che non parla a se stesso e che non intende alcune "voce" all'interno della coscienza. non esiste perché tutti sentiamo delle voci nello spazio della nostra coscienza. è un soggetto che si autoillude che la voce che risuona nella sua coscienza sia sempre la sua propria voce, una voce che gli appartiene. nessuna delle risposte indicate è corretta. Per Derrida quando qualcuno "intende delle voci che egli resta solo a intendere e quando percepisce come fonte estranea ciò che proviene, si dice, dal proprio interno". significa che il "normale" processo di riappropriazione che costituisce l'io è fallito, come accade nel caso del folle, del mistico o dell'allucinato. significa che è un poeta, che ascolta la voce dell'ispirazione. significa che il soggetto si autoconosce, come una autocoscienza. nessuna delle risposte indicate è corretta. "A regime “normale”, l'io controlla la distinzione tra una alterità interna, in qualche modo, e una alterità esterna". Questo significa per Derrida. che un soggetto "normale" è in grado di controllare le sue relazioni con gli altri, mentre un soggetto "anormale" no. che un soggetto "normale" è in grado di riconoscere ciò che proviene dal proprio inconscio, dalle zone oscure della propria personalità, come qualcosa che non appartiene ad un altro io. che un soggetto "normale" non è in grado di riconoscere ciò che proviene dal proprio inconscio, dalle zone oscure della propria personalità, come qualcosa che non appartiene ad un altro io. che un soggetto "normale" non è in grado di controllare le sue relazioni con gli altri, mentre un soggetto "anormale" sì. Per Valéry. l'amplesso è sostanzialmente equivalente all'inconscio. l'implesso è sostanzialmente equivalente all'inconscio. l'implesso è qualcosa di sostanzialmente diverso dall'inconscio. l'amplesso è qualcosa di sostanzialmente diverso dall'inconscio. Per Derrida. la questione della psicoanalisi è la questione più importante per Valery. la filosofia del soggetto ha reso impossibile distinguere tra l'io e l'altro. la questione della psicoanalisi è strettamente legata al problema dell'alterità che abita l'interiorità della coscienza. la filosofia del soggetto sostiene con forza che vi sia una alterità nell'interiorità della coscienza. Per Derrida il rifiuto di Freud. da parte di Valery appare quasi come una forma di "resistenza", nel senso psicoanalitico del termine. da parte di Mallarmé appare quasi come una forma di "resistenza", nel senso psicoanalitico del termine. da parte di Ponge appare quasi come una forma di "resistenza", nel senso psicoanalitico del termine. da parte di Artaud appare quasi come una forma di "resistenza", nel senso psicoanalitico del termine. Per Derrida l'inconscio. non è semplicemente una coscienza virtuale, come pensa Mallarmé. non è semplicemente una coscienza virtuale, come pensa Valéry. è una coscienza virtuale, come pensa Mallarmé. è una coscienza virtuale, come pensa Valéry. Per Derrida. Artaud riduce l'alterità radicale dell'inconscio, considerandolo come una forma di virtualità o potenzialità. Valéry scopre l'alterità radicale dell'inconscio, considerandolo come una forma di virtualità o potenzialità. Artaud scopre l'alterità radicale dell'inconscio, considerandolo come una forma di virtualità o potenzialità. Valéry riduce l'alterità radicale dell'inconscio, considerandolo come una forma di virtualità o potenzialità. Per Valéry. l'amplesso è la semplicità dell'identico, la medesimezza del differente. l'implesso è la semplicità dell'identico, la medesimezza del differente. l'amplesso è la complessità che si ritrova all’interno di ciò che dovrebbe essere semplice, l’alterità all’interno del medesimo. l'implesso è la complessità che si ritrova all’interno di ciò che dovrebbe essere semplice, l’alterità all’interno del medesimo. |