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Title of test:
Estetica e teoria della percezione- ecampus 1-17 lezione

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estetica e teoria della percezione Folyes

Author:
ilenianicotra
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Creation Date:
17/02/2024

Category:
Others

Number of questions: 163
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01. Quale delle seguenti definizioni dell'estetica è falsa l'estetica è una filosofia dell'arte l'estetica è una filosofia del bello l'estetica è una filosofia dell'esperienza sensibile l'estetica è una filosofia del bene.
02. Quale tra i seguenti interrogativi non dovrebbe essere di competenza dell'estetica? che rapporto c'è tra bellezza e perfezione? che cos'è la felicità? cos'è il sublime? che natura ha il piacere estetico?.
03. Nella storia della filosofia occidentale l'estetica è stata concepita in modi diversi Hegel la concepiva innanzitutto come una filosofia del bello, mentre Husserl la concepiva come una filosofia dell'arte Husserl la concepiva innanzitutto come una filosofia del bello, mentre Hegel la concepiva come una filosofia dell'arte Kant la concepiva innanzitutto come una filosofia del bello, mentre Hegel la concepiva come una filosofia dell'arte Hegel la concepiva innanzitutto come una filosofia del bello, mentre Kant la concepiva come una filosofia dell'arte .
04. Quale tra i seguenti interrogativi non dovrebbe essere di competenza dell'estetica? che caratteristiche ha il metodo scientifico? che cos'è lo stile? è giusto censurare un'opera d'arte immorale? che rapporto c'è tra spettatore e immagine?.
05. Quale tra i seguenti interrogativi non dovrebbe essere di competenza dell'estetica? qual è la forma di governo più giusta? che cosa sono i sentimenti? che rapporto c'è tra immaginazione e ricordo? che rapporto c'è tra concetti e percezioni?.
01. Per Derrida la fenomenologia husserliana implica un privilegiamento del problema del linguaggio che dipende da una metafisica della presenza implica un privilegiamento dell'etica che dipende da una metafisica della presenza implica un privilegiamento del problema della tecnica che dipende da una metafisica della presenza implica un privilegiamento della percezione che dipende da una metafisica della presenza.
In "La voce e il fenomeno" Derrida decostruisce la concezione husserliana della giustizia decostruisce la concezione husserliana del segno decostruisce la concezione freudiana dell'inconscio decostruisce la concezione freudiana del segno.
La critica derridiana alla fenomenologia viene sviluppata in particolare in tre opere "Il problema della genesi nella filosofia di Husserl", "Introduzione a Husserl ‘L'origine della geometria’", "Le voce e il fenomeno" "Il problema della genesi nella filosofia di Husserl", "Introduzione alle Ricerche Logiche di Husserl", "Le voce e il fenomeno" "Il problema del linguaggio nella filosofia di Husserl", "Introduzione a Husserl ‘L'origine della verità’", "Le voce e il fenomeno" "Il problema del linguaggio nella filosofia di Husserl", "Introduzione alle Ricerche Logiche di Husserl", "Le voce e il fenomeno".
04. Dal punto di vista metodologico si può dire che il fenomenologo si preoccupa di descrivere in modo rigoroso l’esperienza, mentre il decostruzionista lavora principalmente sui testi il decostruzionista si preoccupa di descrivere in modo rigoroso l’esperienza, mentre il fenomenologo lavora principalmente sui testi il fenomenologo si preoccupa di descrivere in modo rigoroso l’esperienza, mentre il decostruzionista parte sempre dall'intuizione il decostruzionista si preoccupa di descrivere in modo rigoroso l’esperienza, mentre il fenomenologo parte sempre dall'intuizione .
Dal punto di vista metodologico la decostruzione è uno sviluppo del metodo scientifico implica il tentativo di "ritornare alle cose stesse" è agli antipodi rispetto al metodo fenomenologico è uno sviluppo ortodosso del metodo fenomenologico .
La decostruzione come stile di lettura dei testi filosofici ha tra i suoi antecedenti Husserl e Heidegger Nietzsche e Husserl Nietzsche e Heidegger Husserl e Nietzsche .
La decostruzione implica un tentativo di restaurare i valori fondamentali della tradizione filosofica occidentale implica un approccio critico alla tradizione filosofica, ma non implica un antitradizionalismo di principio implica un atteggiamento di rifiuto dei valori della tradizione religiosa occidentale e una affermazione dei valori puramente razionali della tradizione filosofica occidentale implica un atteggiamento di rifiuto categorico della tradizione filosofica occidentale .
Decostruire un testo significa leggere un testo cercando di essere il più possibile fedeli alla lettera del testo stesso significa mostrare che un testo non ha un autentico valore teoretico significa far emergere le contraddizioni, i riferimenti impliciti, i paradossi, le aporie che sono presenti nel testo stesso utilizzare il metodo filologico per contestare le tesi fondamentali del testo stesso .
Jacques Derrida è nato a Parigi, ma ha insegnato prevalentemente negli Stati Uniti è nato a Parigi, ma ha insegnato prevalentemente ad Algeri è nato ad Algeri, ma ha studiato e insegnato prevalentemente a Parigi è un filosofo francese, ma i suoi scritti sono prevalentemente in inglese .
L'estetica diventa una disciplina filosofica autonoma nel XIII secolo nel XX secolo nel XV secolo nel XVIII secolo .
Quale delle seguenti affermazioni è vera? l'età medioevale può essere considerata come un periodo di post-estetica, perché è un età buia l'estetica raggiunge il periodo del suo massimo sviluppo solo nell'età contemporanea, per effetto della crisi della modernità nell'antichità i problemi fondamentali dell'estetica sono già presenti ma non sono considerati come problemi che hanno una loro autonomia la crisi dell'estetica comincia grossomodo nel XVIII secolo .
Quale delle seguenti affermazioni è vera? L'estetica nasce in età medioevale perché i problemi legati all'arte, alla bellezza e alla sensibilità cominciano ad essere considerati come un settore autonomo del sapere e dell'esperienza L'estetica nasce in età medioevale perché solo con il cristianesimo l'arte acquista un significato autenticamente spirituale L'estetica nasce in età moderna perché solo nella modernità i problemi legati all'arte, alla bellezza e alla sensibilità vengono considerati come un settore autonomo del sapere e dell'esperienza l'estetica nasce già in età antica, perché le prime riflessioni filosofiche sull'arte le troviamo già in Platone .
Chi è il primo autore che utilizza il termine "estetica" nel titolo di un libro? Baumgarten Kant Husserl Derrida .
Quando l'estetica si costituisce come una disciplina scientifica autonoma? nell'antichità nel medioevo nella modernità nell'età postmoderna .
Il termine "decostruzione" nessune delle risposte indicate è corretta indica soltanto la seconda fase dello sviluppo del pensiero derridiano indica soltanto la prima fase dello sviluppo del pensiero derridiano viene utilizzato per indicare un movimento di pensiero che si è sviluppato alla fine del XIX secolo, a cui Derrida aderisce fin dagli anni della gioventù .
Per Derrida la scrittura è un sistema di trascrizione dei significati che si producono originariamente nel linguaggio orale non è semplicemente un sistema neutrale di trascrizione dei significati che si producono nel linguaggio orale è uno strumento tecnico subordinato ed inferiore rispetto al pensiero è uno strumento tecnico subordinato ed inferiore rispetto al linguaggio orale .
Per Derrida il pensiero di Freud offre degli strumenti teorici fondamentali per confermare la nozione moderna di soggettività offre degli strumenti teorici fondamentali per decostruire la nozione moderna di soggettività rimane logocentrico, perché la psicoanalisi concepisce il soggetto essenzialmente come ragione nessuna delle risposte indicate è corretta .
In "Della grammatologia" Derrida analizza la concezione della scrittura di Bergson, Levi-Strauss, Rousseau analizza la concezione della scrittura di Saussure, Levi-Strauss, Rousseau analizza la concezione della scrittura di Husserl, Levi-Strauss, Cartesio analizza la concezione della scrittura di Saussure, Levi-Strauss, Cartesio .
Per Derrida la scrittura non essendo una tecnica, appartiene fin dall'origine alla "natura" umana essendo una tecnica, non può appartenere alla "natura" umana non essendo una tecnica, non può appartenere alla "natura" umana essendo una tecnica, appartiene fin dall'origine alla "natura" umana .
Nel 1967 Derrida pubblica tre libri in cui sono contenuti gli elementi teorici fondamentali della decostruzione: "La voce e il fenomeno", "Della grammatologia", "Margini della filosofia" "La voce e il fenomeno", "Della grammatologia", "La scrittura e la differenza" "La scrittura e la differenza", "Della grammatologia", "Margini della filosofia" "La scrittura e la differenza", "La voce e il fenomeno", "Margini della filosofia" .
Dal punto di vista derridiano la filosofia occidentale ha sempre operato una sorta di "rimozione" della scrittura, nel senso husserliano del termine la filosofia occidentale ha sempre operato una sorta di "rimozione" della coscienza, nel senso freudiano del termine la filosofia occidentale ha sempre operato una sorta di "rimozione" della scrittura, nel senso freudiano del termine è sbagliato cercare di individuare ciò che in un testo filosofico è "rimosso" o negato .
Dal punto di vista derridiano l'inconscio è l'esatto opposto della scrittura è una memoria e dunque non può essere confuso con un archivio è una sorta di scrittura "interna" nessuna delle risposte indicate è corretta .
Dal punto di vista derridiano la filosofia occidentale ha sempre negato o misconosciuto il valore quasi trascendentale della scrittura ha sempre negato o misconosciuto il valore quasi trascendentale del soggetto ha sempre attribuito un valore trascendentale alla scrittura nessuna delle risposte indicate è corretta .
Leroi-Gourhan è importante dal punto di vista derridiano perché ha mostrato con argomentazione empiriche e teoriche che il testo può essere letto anche al di là delle intenzioni dell'a perché ha mostrato con argomentazione empiriche e teoriche che filosofia e letteratura non si possono mai separare perché ha mostrato con argomentazione empiriche e teoriche che l'inconscio è la dimensione prevalente della soggettività perché ha mostrato con argomentazioni empiriche e teoriche che antropogenesi e tecnogenesi coincidono .
La decostruzione implica una critica dell'umanesimo e in questo senso si distingue nettamente dalle altre correnti di pensiero post-strutturaliste una rivalutazione dell'umanesimo e in questo senso è vicina ad altre correnti di pensiero post-strutturaliste nessuna delle risposte indicate è corretta una critica dell'umanesimo e in questo senso è vicina ad altre correnti di pensiero post-strutturaliste .
Per Derrida l'archi-scrittura è una tecnica, mentre la scrittura in senso proprio non lo è c'è un legame essenziale tra la nozione di archi-scrittura e la nozione di tecnica l'archi-scrittura non è una tecnica, mentre la scrittura lo è c'è un legame essenziale tra la nozione di archi-scrittura e la nozione di intuizione .
Per Derrida il nostro rapporto con la realtà è sempre mediato e la realtà si presenta sempre come testualizzata non c'è nulla fuori del testo e dunque la realtà propriamente non esiste, esiste solo la testualità il nostro rapporto con la realtà è sempre immediato e la realtà ciò che è fuori dal testo il nostro rapporto con la realtà è sempre immediato, ma di fatto siamo prigionieri di una sorta di "bolla testuale" .
La concezione derridiana del rapporto tra tecnica e uomo è per molti versi in debito con il pensiero di Freud Saussure Leroi-Gourhan Husserl .
Derrida ha più volte ribadito che l'interpretazione relativistica dell'asserzione di "Della grammatologia", "non c'è fuori testo", è corretta l'interpretazione nichilistica dell'asserzione di "Della grammatologia", "non c'è fuori testo", è corretta l'interpretazione nichilistica dell'asserzione di "Della grammatologia", "non c'è fuori testo", è da escludere l'interpretazione decostruzionista dell'asserzione di "Della grammatologia", "non c'è fuori testo", è da escludere .
Quale celebre asserzione di Della grammatologia viene generalmente considerata come lo slogan della decostruzione? nessuna delle risposte indicate è corretta "non c'è nulla fuori dalla coscienza" "non c'è nulla fuori dal linguaggio" "non c'è fuori testo" .
Dal punto di vista derridiano è necessario decostruire il primato della percezione teorizzato da Husserl grazie alla percezione possiamo avere un'esperienza "originale" delle cose la percezione in "carne ed ossa" è il prototipo di tutti gli atti intuitivi e il paradigma di ogni conoscenza la percezione non è l'unico atto intuitivo, ma è l'unico che ci fa conoscere le cose in "carne ed ossa".
Dal punto di vista derridiano bisogna vigilare per evitare di cadere nelle seduzioni dell'immaginazione e dimenticare la realtà il problema dell'immaginazione non può essere considerato dal punto di vista decostruzionista, perché è un falso problema la riduzione del problema dell'immaginazione è strettamente legata alla riduzione del problema del segno e dipende da una concezione logocentrica la riduzione del problema dell'immaginazione apre la strada ad una concezione più autentica del segno.
Per Derrida la memoria umana non è artificiale perché è una memoria interna la scrittura è una forma di archiviazione, mentre la memoria è una forma di ri-percezione dell'originale la distinzione tra memoria e archivio dipenda una contrapposizione tra "dentro" e "fuori" che deve essere decostruita le memorie artificiali sono tecniche, mentre la memoria umana non ha nulla di tecnico.
derrida non esiste percezione pura e non esiste memoria che non sia in debito con una tecnica di scrittura non esiste percezione pura, ma esiste una pura memoria la memoria è una scrittura, perché è una forma di ri-percezione la memoria non è un archivio, perché è una forma di ri-percezione .
La critica alla fenomenologia husserliana proposta da Derrida implica una decostruzione della nozione husserliana di bellezza implica una rivalutazione della nozione husserliana di bellezza implica una decostruzione dell'idea moderna di estetica, intesa come teoria dell'esperienza sensibile implica una nuova fondazione del progetto moderno dell'estetica intesa come teoria dell'esperienza sensibile .
Dal punto di vista derridiano non è possibile tracciare una linea di confine netta tra l'arte in senso stretto e le altre forme di scrittura è necessario tracciare una linea di confine netta tra l'arte in senso stretto e le altre forme di scrittura la nozione moderna di arte non ha legami con la nozione di scrittura teorizzata nella filosofia decostruzionista i problemi dell'estetica restano al fi fuori dell'ambito di interesse della decostruzione.
Secondo il prof. Feyles la distinzione tipicamente moderna tra arte le tecnica è alla base del pensiero derridiano la distinzione tipicamente moderna tra arte e tecnica, non potrebbe essere accettata da Derrida a distinzione platonica tra arte e tecnica è alla base del pensiero derridiano la distinzione medioevale tra arte e tecnica, non potrebbe essere accettata da Derrida .
La collocazione del bello tra i trascendentali è una premessa necessaria per la decostruzione dell'estetica proposta da Derrida presuppone un'ontologia che accoglie i risultati di un pensiero della differenza presuppone un'ontologia fondata sull'identità, che Derrida non può accettare è una conseguenza della decostruzione dell'estetica proposta da Derrida .
Secondo il prof. Feyles la posizione dell'estetica all'interno del sistema dei saperi dipende da una antropologia che è molto vicina alla concezione derridiana del soggetto nessuna delle risposte indicate è corretta la posizione dell'estetica all'interno del sistema del sapere, dipende da una articolazione ontologica o antropologica che Derrida non può accettare la posizione dell'estetica all'interno del sistema dei saperi dipende da una articolazione ontologica che è molto vicina alla concezione derridiana dell'essere.
Secondo il prof. Feyles Derrida non ha mai scritto un trattato di estetica, anche perché l'estetica è una disciplina essenzialmente legata a una articolazione sistematica dei saperi filosofici che Derrida rifiuta Derrida non ha mai scritto un trattato di estetica, solo per ragioni contingenti: di fatto il progetto di un'estetica decostruzionista è presente fin da subito nel pensiero derridiano la Grammatologia è a tutti gli effetti un'estetica Derrida non ha mai scritto un trattato di estetica, anche perché l'estetica non ha alcun nesso con la nozione di scrittura.
Secondo il prof. Feyles termine la decostruzione non ha alcun legame con l'estetica, intesa come filosofia dell'arte la decostruzione è essenzialmente legata all'estetica e per questo è necessario sviluppare quell'estetica decostruzionista che Derrida ha soltanto abbozzato, ma mai portato a la decostruzione è, dal punto di vista teorico, equivalente ad un'estetica la decostruzione è essenzialmente legata all'estetica, anche se un'estetica decostruzionista non può esistere per ragioni principio .
La nozione di "différance" non esiste perché in francese si scrive différence indica per Derrida tanto la differenza come diversità, quanto il differimento temporale, come ritardo indica per Derrida il differimento temporale del significato, non il suo essere sempre differente è una delle nozioni che secondo Derrida bisogna decostruire, dal momento che dipende da una concezione logocentrica del soggetto .
La decostruzione può essere considerata come un pensiero della differenza nessuna delle risposte indicate è corretta come un pensiero dell'indifferenza come un pensiero dell'identità .
Tra gli autori che hanno maggiormente influenzato Derrida, vi è sicuramente C. Levi-Strauss, uno dei padri dello strutturalismo francese C. Levi-Strauss, uno dei padri della fenomenologia francese R. Georg Strauss, uno dei padri della fenomenologia francese R. Georg Strauss, uno dei padri dello strutturalismo francese .
La decostruzione del logocentrismo teorizzata da Derrida è in debito con la critica all'etnocentrismo proposta da C. Levi-Strauss la critica all'etnocentrismo proposta da Heidegger la critica all'etnocentrismo proposta da Husserl la critica all'etnocentrismo proposta da Saussure .
Analizzando la "Critica della facoltà di giudizio", Derrida mostra nessuna delle risposte indicate è corretta che la posizione kantiana implica una decostruzione della contrapposizione di principio tra intrinseco ed estrinseco, naturale e artificiale, essenziale ed accessorio che Kant considera l'abbigliamento parte essenziale di una rappresentazione dell'essere umano che la posizione kantiana dipende da un pregiudizio teorico, cioè da una contrapposizione di principio tra intrinseco ed estrinseco, naturale e artificiale, essenziale ed accessorio.
Analizzando la "Critica della facoltà di giudizio", Derrida mostra che dal punto di vista kantiano il sipario non appartiene veramente alla scena teatrale che dal punto di vista kantiano il titolo non appartiene veramente ad un testo che dal punto di vista kantiano il colonnato di un edificio non appartiene veramente al "corpo" dell'opera nessuna delle risposte indicate è corretta.
Analizzando la "Critica della facoltà di giudizio", Derrida mostra che Kant non amava i quadri con cornici eccessive, perché le cornici eccessive distolgono l'attenzione dall'essenziale che Kant, inspiegabilmente, ritiene che il panneggio di una statua sia un accessorio inutile, mentre considera essenziale la cornice di un quadro che Kant amava i quadri con cornici vistose, perché le cornici vistose attirano lo sguardo dello spettatore sull'opera che Kant, inspiegabilmente, ritiene che la cornice di un quadro sia un accessorio inutile, mentre considera essenziale il panneggio di una statua .
In "La verità in pittura" Derrida mostra che i titoli di un testo sono più importanti del testo stesso la cornice di un quadro è più importante del contenuto del quadro stesso è necessario, per poter formulare un autentico giudizio estetico, stabilire una distinzione netta tra ciò che è esterno ad un'opera d'arte e ciò che è interno che non è mai possibile stabilire una distinzione netta tra ciò che è esterno ad un'opera d'arte e ciò che è interno .
Analizzando la "Critica della facoltà di giudizio", Derrida mostra che Kant, inspiegabilmente, ritiene il panneggio di una statua essenziale alla rappresentazione che Kant, inspiegabilmente, ritiene il panneggio di una statua un accessorio estrinseco alla rappresentazione che Kant ritiene che il piedistallo di una statua non debba essere considerato come parte integrante dell'opera che Kant ritiene che il piedistallo di una statua debba essere considerato come parte integrante dell'opera.
Analizzando la "Critica della facoltà di giudizio", Derrida mostra che Kant concepisce in modo sostanzialmente positivo i parerga che Kant decostruisce la nozione di parergon che Kant dimentica o rimuove la problematica dei parerga che Kant concepisce in modo sostanzialmente negativo i parerga .
derrida "La differenza sta in cambio, in posizione subordinata (…) ma non si trova a lato, si riferisce e coopera, da un certo fuori, all’interno dell’operazione. Non è semplicemente al di fuori, né semplicemente all’interno" "L'evento sta in cambio, in posizione subordinata (…) ma non si trova a lato, si riferisce e coopera, da un certo fuori, all’interno dell’operazione. Non è semplicemente al di fuori, né semplicemente all’interno" "La pittura sta in cambio, in posizione subordinata (…) ma non si trova a lato, si riferisce e coopera, da un certo fuori, all’interno dell’operazione. Non è semplicemente al di fuori, né semplicemente all’interno" Un parergon sta in cambio, in posizione subordinata (…) ma non si trova a lato, si riferisce e coopera, da un certo fuori, all’interno dell’operazione. Non è semplicemente al di fuori, né semplicemente all’interno" .
Esempi di parergon possono essere: il colore del dipinto, la nota della sinfonia, la metafora della poesia nessuna delle risposte indicate è corretta la cornice del quadro, il piedistallo della statua, il sipario del teatro la memoria, l'archivio, la traccia .
Quale delle seguenti definizioni della nozione di "parergon" non è corretta "l'aggiunta" "l'evento" "l'accessorio" "ciò che sta fuori dall'opera" .
Come si intitola il testo che Derrida pubblica nel 1978, in cui si confronta con alcune tra le più importanti filosofie dell'arte della modernità? "Decostruzione dell'estetica" "La voce e il fenomeno" "La verità in pittura" "Della grammatologia".
Quale delle seguenti affermazioni è vera? Il "La verità in pittura" Derrida si confronta con le filosofie dell'arte di Kant, Hegel e Husser Il "La verità in pittura" Derrida si confronta con le filosofie dell'arte di Kant, Husserl e Heidegger Il "La verità in pittura" Derrida si confronta con le filosofie dell'arte di Hegel, Husserl e Heidegger l Il "La verità in pittura" Derrida si confronta con le filosofie dell'arte di Kant, Hegel e Heidegger .
12. Per Derrida nessuna delle risposte indicate è corretta è necessario decostruire la pretesa delle estetiche moderne di individuare un'essenza unitaria dell'arte l'arte è un discorso "egemonico" che tende ad occupare il campo del sapere filosofico è necessario individuare un'essenza unitaria che accomuna le diverse espressioni artistiche .
Per Derrida è necessario "smontare" le filosofie dell'arte di Kant, Husserl e Heidegger la filosofia dell'arte che Kant sviluppa nelle Lezioni di Estetica le filosofie dell'arte di Kant, Hegel e Heidegger la filosofia dell'arte che Hegel sviluppa nella Critica della facoltà di giudizio .
Per Derrida interrogare il voler dire di un opera d'arte significa liberare il suo potenziale di equivocità la decostruzione ha il compito di far emergere i concetti che sono espressi nelle opere d'arte l'estetica moderna ha fallito perché non ha mai veramente interrogato il voler dire delle opere d'arte interrogare il voler dire di un opera d'arte significa sottometterla all'autorità della parola e del discorso filosofico .
Dal punto di vista derridiano l'arte è una forma imperfetta di pensiero l'arte è una verità intellettuale espressa in una forma sensibile l'arte è una forma di pensiero subordinata rispetto alla filosofia nessune delle risposte indicate è corretta .
Per Derrida il tentativo di affermare la superiorità della poesia rispetto alle altre arti è il sintomo del pregiudizio logocentrico che è alla base delle più importanti filosofie dell'arte moderne è uno dei punti deboli del discorso teorico di Jabès è il sintomo del pregiudizio nichilistico che è alla base del pensiero heideggeriano è uno dei punti deboli del discorso teorico di Ponge .
Per Derrida i poeti sono dei filosofi mancati evidenziare la metaforicità del linguaggio filosofico non significa screditare la filosofia e privarla di ogni rigore concettuale evidenziare la metaforicità del linguaggio filosofico significa screditare la filosofia e privarla di ogni rigore concettuale i filosofi sono musicisti senza talento musicale .
Per Derrida la concezione aristotelica della metafora nessuna delle risposte indicate è corretta è inadeguata perché la metafora non ha alcun valore conoscitivo è inadeguata perché non spiega il fondamento razionale della metafora è inadeguata, perché tenta di razionalizzare la metafora .
derrida il linguaggio filosofico non può mai essere metaforico il linguaggio filosofico è sempre necessariamente metaforico il linguaggio filosofico è più metaforico del linguaggio poetico il linguaggio metaforico è sempre necessariamente un linguaggio filosofico .
Quale dei seguenti concetti fondamentali del linguaggio filosofico non ha un origine metaforica? idea nessune delle risposte indicate è corretta evidenza comprensione.
Nel saggio "La mitologia bianca. La metafora nel discorso filosofico" Derrida commenta un passo delle "Poetica" in cui Aristotele utilizza la metafora della luce per fondare la nozione di evidenza commenta un passo delle "Meditazioni filosofiche" in cui Cartesio utilizza la metafora della luce per fondare la nozione di evidenza commenta un passo delle "Meditazioni filosofiche" in cui Aristotele utilizza la metafora della luce per fondare la nozione di evidenza commenta un passo delle "Meditazioni filosofiche" in cui Cartesio evidenzia il carattere metaforico del verbo "comprendere".
Dal punto di vista derridiano la poesia deve sempre far ricorso al linguaggio della filosofia e la filosofia deve sempre utilizzare il linguaggio poetico nessuna delle risposte indicate è corretta le filosofie che hanno l'ambizione di essere scientifiche e rigorose sono da respingere perché utilizzano un linguaggio completamente privo di metafore anche le filosofie che hanno l'ambizione di essere rigorose e scientifiche devono sempre far ricorso alle risorse metaforiche del linguaggio.
Nel saggio "La mitologia bianca. La metafora nel discorso filosofico" Derrida sostiene che Heidegger ha ragione quado afferma che i filosofi sono musicisti senza talento musicale nessune delle risposte indicate è corretta sostiene che Carnap ha ragione quado afferma che i filosofi sono musicisti senza talento musicale sostiene che Husserl ha ragione quado afferma che i filosofi sono musicisti senza talento musicale.
Secondo Derrida la filosofia occidentale da Aristotele in poi ha sempre tentato di comprendere e dominare intellettualmente la metafora Platone rifiuta la metafora, a differenza di Aristotele, che era un grande artefice di miti e metafore la filosofia occidentale da Aristotele in poi ha evitato e rimosso il problema della metafora Aristotele rifiuta la metafora, a differenza di Platone, che era un grande artefice di miti e metafore.
Per Aristotele la metafora non ha un fondamento analogico, perché è la percezione di una differenza tra due termini non ha un fondamento matematico, perché è completamente irrazionale ha un fondamento analogico, perché è la percezione del rapporto matematico che lega tre termini tra loro ha un fondamento analogico, cioè si fonda sulla percezione di un rapporto di proporzionalità tra due coppie di termine .
Aristotele nella "Poetica" spiega che inventare una metafora che funziona significa saper cogliere una somiglianza inedita tra le cose spiega che inventare una metafora significa saper cogliere un'individualità empirica spiega che inventare una metafora significa saper cogliere un'essenza spiega che inventare una metafora che funziona significa saper cogliere la differenza tra le cose .
Nella "Poetica" Aristotele analizza un celebre esempio di metafora, quale? "parole come fiori" "la sera della vita" "luce dei miei occhi" "fanciulle in fiore" .
Dal punto di vista di Derrida la concezione aristotelica della metafora è inadeguata perché Aristotele non distingue tra buone metafore e cattive metafore la concezione aristotelica della metafora è inadeguata perché Aristotele subordina l'intelletto all'immaginazione poetica la concezione aristotelica della metafora rimane inadeguata, perché per Aristotele la metafora rispecchia le somiglianze oggettive che sono già date nella realtà la concezione aristotelica della metafora rimane inadeguata, perché per Aristotele la metafora non è subordinata al concetto .
La catacresi sono metafore razionalizzate e dunque inadeguate possono essere considerate come metafore morte, cioè come termini che in origine venivano utilizzati in senso metaforico, ma che hanno poi perso il valore metaforico non possono essere considerate come metafore morte, perché hanno un valore metaforico "vivo" sono metafore razionalizzate e dunque sono buone metafore .
La catacresi è l'utilizzo di un termine in senso proprio o letterale per indicare una realtà per la quale non c'era un termine figurato è una metafora cattiva, cioè una metafora eticamente negativa è una metafora buona, cioè una metafora eticamente positiva consiste nel fatto che un termine, già attribuito a una prima idea, venga anche attribuito ad una nuova idea che, di per sé, non ne aveva affatto o non ne ha più altri in proprio nella lingua .
Dal punto di vista di Derrida è possibile distinguere buone metafore e cattive metafore solo se la metafora non è subordinata al criterio intellettuale della verità come rispecchiamento della realtà oggettiva è necessario distinguere buone metafore e cattive metafore: le prime hanno un significato etico positivo, le seconde no è possibile distinguere buone metafore e cattive metafore solo se la metafora è subordinata al criterio intellettuale della verità come rispecchiamento della realtà oggettiva è necessario distinguere, buone metafore e cattive metafore: le prime ci fanno conoscere la realtà in modo oggettivo le seconde no .
Dal punto di vista di Derrida se è sempre possibile sostituire il senso figurato di un termine con il senso proprio, allora la metafora non può essere spiegata in modo razionale se è sempre possibile sostituire il senso figurato di un termine con il senso proprio, allora la metafora può essere spiegata in modo razionale se è possibile sostituire il senso figurato di un termine con il senso proprio, allora la metafora è una buona metafora se è possibile sostituire il senso figurato di un termine con il senso proprio, allora la metafora è una cattiva metafora .
Per Derrida il senso proprio di un termine è sempre meno importante del senso figurato non è possibile stabilire una distinzione assoluta tra senso proprio e senso figurato il senso figurato di un termine è sempre meno importante del senso proprio non è possibile stabilire una distinzione assoluta tra senso traslato e senso figurato .
Nella "Poetica" Aristotele analizza un importante esempio di metafora i cui la sostituzione del senso figurato con il senso proprio non è possibile, quale? "il sole semina la divina fiamma"v "la sera della vita" nessuna delle risposte indicate è corretta "noi, come le foglie, abbiamo un esistenza breve" .
L'analisi aristotelica della metafora dimostra che non è mai possibile che la metafora vada a colmare una lacuna semantica in alcuni casi è possibile che la metafora intervenga per colmare una lacuna semantica l'invenzione metaforica estende sempre i limiti della capacità del linguaggio di indicare la realtà l'invenzione metaforica non può estendere i limiti della capacità del linguaggio di indicare la realtà .
L'espressione "la gamba del tavolo" è semplicemente una metafora è un'espressione che contiene una catacresi è un espressione che non ha senso proprio è un'espressione che Aristotele analizza nella "Poetica" .
Il linguaggio filosofico può essere un linguaggio scientifico solo se è possibile stabilire una distinzione chiara tra il senso proprio e il senso figurato nessuna delle risposte indicate è corretta solo se viene decostruita la distinzione tra senso proprio e senso figurato solo se non è possibile stabilire una distinzione chiara tra il senso proprio e il senso figurato .
"Quello che, dunque, qui ci interessa è questa produzione di un senso proprio, di un nuovo tipo di senso proprio, (...) il cui statuto intermedio tende a sfuggire alla catacresi alla traduzione del senso figurato in termini propri allo statuto intermedio della particella "tra" nessuna delle risposte indicate è corretta .
Dal punto di vista derridiano possiamo dire che il senso proprio di un termine è sempre diverso, a seconda del contesto storico, mentre il senso figurato rimane uguale il significato delle parole, soprattutto quando si tratta delle parole fondamentali del linguaggio filosofico, rimane sostanzialmente invariato nel corso della storia il significato delle parole, soprattutto quando si tratta delle parole fondamentali del linguaggio filosofico, si modifica continuamente nel corso della storia il senso figurato di un termine è sempre diverso, a seconda del contesto storico, mentre il senso proprio rimane uguale .
L'analisi della catacresi dimostra che le metafore sono sempre dei termini astratti che hanno alla base un'intuizione immaginativa che un testo che ha un senso figurato non può avere un valore scientifico che i termini astratti sono il risultato di una evoluzione linguistica che ha alla sua base un'intuizione immaginativa che il senso proprio di un testo non esiste, ma dipende dall'interpretazione del lettore .
Dal punto di vista derridiano possiamo dire che tutti i termini fondamentali del linguaggio filosofico sono metafore vive tutti i termini fondamentali del linguaggio filosofico sono catacresi tutti i termini fondamentali del linguaggio filosofico sono nomi senza significato nessuna delle risposte indicate è corretta .
Perché il seguente sillogismo è falso: "Dio è amore; L’amore è cieco; Stevie Wonder è cieco; ergo Stevie Wonder è Dio"? perché utilizza termini che non hanno senso proprio perché utilizza i termini in modo equivoco perché utilizza termini che sono catacresi perché le sue premesse sono false e ed equivoche .
Un sillogismo scientifico conduce sempre ad una conclusione vera se utilizza i termini in modo non equivoco conduce ad una conclusione falsa solo se parte da premesse false e utilizza i termini in modo non equivoco è sempre vero se utilizza i termini in modo univoco conduce ad una conclusione vera solo se parte da premesse vere, è formalmente corretto e utilizza i termini in modo non equivoco .
Per Heidegger e per Derrida ricostruire la genesi etimologica di una parola non significa ripercorre il cammino che porta alla costituzione di un determinato significato ricostruire la genesi etimologica di una parola significa anche ripercorre il cammino che porta alla costituzione di un determinato significato il lavoro sull'etimologia delle parole porta a concludere che i significati sono delle essenze immutabili il lavoro sull'etimologia delle parole porta a concludere che i significanti sono immutabili .
La differenza tra la parola francese "mouton" e la parola inglese "sheep" dimostra, secondo Saussure, che le lingue non ritagliano mai esattamente allo stesso modo l'universo del significato dimostra, secondo Saussure, che le lingue ritagliano esattamente allo stesso modo l'universo del significato dimostra, secondo Derrida, che il senso proprio e il senso figurato non possono essere distinti in modo assoluto dimostra, secondo Saussure, che il senso proprio e il senso figurato non possono essere distinti in modo assoluto .
Quale testo sul linguaggio ha avuto una grande importanza nella formazione del pensiero derridiano "Lezioni sulla filosofia del linguaggio" di Husserl "Corso di linguistica generale" di Heidegger "In cammino verso il linguaggio" di Saussure "Corso di linguistica generale" di Saussure .
Per Heidegger nessuna delle risposte indicate è corretta il linguaggio è una nomenclatura, cioè un sistema di etichette che corrispondono alle cose reali le nostre possibilità di parola sono sostanzialmente diverse dalle nostre possibilità di pensiero pensiero e linguaggio sono inscindibilmente legati .
Dal punto di vista derridiano le idee e i concetti possono essere indipendenti rispetto alla scrittura, ma non sono mai del tutto indipendenti rispetto al linguaggio le idee e i concetti sono sempre necessariamente indipendenti dal linguaggio le idee e i concetti possono essere indipendenti rispetto al linguaggio, ma non sono mai del tutto indipendenti rispetto alla scrittura le idee e i concetti non sono mai del tutto indipendenti dal linguaggio .
La concezione derridiana del linguaggio è in debito con il pensiero di Saussure e Aristotele Cartesio e Heidegger Saussure e Heidegger Saussure e Cartesio .
Per Derrida il significato di un segno non è necessariamente un concetto non esiste esiste, ma non è mai conoscibile è sempre necessariamente un concetto .
Per Derrida significante e significato sono essenzialmente indipendenti, come ha mostrato Saussure significante e significato sono essenzialmente indipendenti, come ha mostrato Platone significante e significato sono legati in modo necessario, come ha mostrato Saussure significante e significato sono legati in modo necessario, come ha mostrato Platone .
Per Saussure nessuna delle risposte indicate è corretta ogni lingua ritaglia in modo diverso l'universo del significante ma non l'universo del significato ogni lingua ritaglia in modo diverso l'universo del significante e quindi anche l'universo del significato ogni lingua ritaglia in modo diverso l'universo del significato, ma non l'universo del significante .
Per Saussure la concezione derridiana del linguaggio è fuorviante la concezione derridiana del linguaggio "getta una luce" sui misteri più profondi del linguaggio le lingue non sono semplici nomenclature, ma modi diversi di classificare gli oggetti reali le lingue sono delle nomenclature, cioè dei sistemi di etichette che corrispondono alle cose reali .
Dal punto di vista derridiano non tutte le metafore sono equivalenti dal punti di vista conoscitivo, anche se non è possibile contrapporre metafora e concetto le metafore hanno più valore conoscitivo dei concetti metafora e concetto sono esattamente la stessa cosa le metafore hanno un valore ornamentale e non conoscitivo .
La contiguità tra concetto e metafora teorizzata da Derrida sapere razionale non ha alcuna conseguenza dal punto di vista strettamente epistemologico implica come conseguenza la negazione del valore dei risultati delle scienze empiriche implica l'impossibilità di stabilire una distinzione tra sapere mitico e sapere razionale implica come conseguenza che la filosofia non possa costituirsi come un sapere "scientifico" in senso forte, ma non implica la confusione generale tra sapere mitico e .
La contiguità tra concetto e metafora teorizzata da Derrida implica la negazione della possibilità di stabilire una differenza tra metafore più funzionali e meno funzionali dal punto di vista epistemologico deriva da un ripensamento della concezione cartesiana della metafora non implica la negazione della possibilità di stabilire una differenza tra metafore più funzionali e meno funzionali dal punto di vista epistemologico deriva da un ripensamento della concezione husserliana della metafora .
In "La mitologia bianca. La metafora nel discorso filosofico" Derrida cita un esempio di Canguilhem e nessuna delle risposte indicate è corretta per mostrare che il progresso scientifico è legato al superamento definitivo del linguaggio mitico e metaforico per decostruire l'idea che la scienza moderna sia più progredita di quella antica per mostrare che il progresso scientifico è legato non tanto alla negazione delle risorse metaforiche del linguaggio, quanto piuttosto al passaggio da una metafora meno efficiente ad una metafora più efficient.
Dal punto di vista derridiano la metafora dell'"irrigazione sanguigna" ha la stessa validità epistemologica della metafora della "circolazione sanguigna" 06. è più efficiente dal punto di vista epistemologico della metafora della "circolazione sanguigna" è meno efficiente dal punto di vista epistemologico della metafora della "circolazione sanguigna" deve essere sostituita dal concetto scientifico di "circolazione sanguigna", che non è metaforico .
Secondo il prof. Feyles i concetti di "onda" e "campo" sono un esempio di catacresi all'interno del linguaggio della fisica moderna i concetti di "onda" e campo, utilizzati nel linguaggio della fisica moderna, non hanno veramente un'origine metaforica i concetti di "onda" e "campo" dimostrano che la scienza moderna non ha fondamento dal punto di vista epistemologico i concetti di "onda" e "campo", utilizzati nel linguaggio della fisica moderna, sono metafore proprio come la "sera della vita" .
Cosa vuol dire Derrida quando si domanda: "La rettificazione della critica scientifica non va piuttosto da un concetto-tropico inefficiente, mal costruito, ad un concetto-tropico funzionale, più raffinato e più potente in un dato campo e in una determinata fase dello sviluppo scientifico?" Derrida sostiene che il progresso scientifico non implica il superamento di ogni metaforicità, ma la produzione di metafore sempre più funzionali Derrida sostiene che la critica scientifica porta alla formulazione di concetti rigorosi e universali Derrida sostiene che la scienza non ha il diritto di criticare il linguaggio metaforico della filosofia e della poesia Derrida esprime l'impossibilità di stabilire se una proposizione scientifica è più vera o meno vera di un'altra proposizione scientifica .
Secondo il prof. Feyles l 'idea di Heidegger che vi sia un legame essenziale tra linguaggio ed essere è alla base della teorizzazione derridiana del rapporto tra scrittura e realtà l'idea di Saussure che vi sia un legame essenziale tra linguaggio ed essere è alla base della teorizzazione derridiana del rapporto tra scrittura e realtà Derrida prende le distanze in modo definitivo dalla concezione del linguaggio propria di Saussure Derrida prende le distanze in modo definitivo dalla concezione heideggeriana del linguaggio .
Nella figura dell'Ebreo, presente nella poesia di Jabès, Derrida vede una concezione ancora logocentrica del soggetto nessuna delle risposte indicate è corretta Derrida vede la rappresentazione dell'impossibilità del soggetto di essere se stesso, cioè di essere identico a sé Derrida vede una riproposizione della teoria moderna della soggettività .
Dal punto di vista derridiano un testo è un testo solo se è espressione dei pensieri, dei sentimenti, delle opinioni di un autore nessuna delle risposte indicate è corretta nemmeno l'autore può sostenere di possedere l'interpretazione più corretta o più autentica del suo testo l'interpretazione di un testo proposta dall'autore del testo è il criterio a cui il lettore deve necessariamente commisurarsi .
Teorizzando la necessità dell'assenza dello scrittore, Derrida che i testi filosofici , a differenza dei testi poetici, non sono espressione dei sentimenti dell'autore che i testi poetici , a differenza dei testi filosofici, non sono espressione dei pensieri dell'autore non si riferisce alla necessità della morte effettiva dello scrittore empirico, quanto piuttosto all'impossibilità di stabilire qual è il significato originale che un autore ha voluto esprimere con un testo scritto sostiene di fatto che un testo di un autore morto e quindi non più presente è un testo che produce più effetti di senso .
Dal punto di vista derridiano la nozione di scrittura è meno comprensiva della nozione di linguaggio il linguaggio orale non è scrittura e per questo è meno significativo nessuna delle risposte indicate è corretta ogni forma di linguaggio, anche il linguaggio orale, è scrittura .
La decostruzione della nozione di autore teorizzata da Derrida è completamente diversa, nonostante le apparenze, rispetto alla teoria della "morte dell'autore" di R. Barthes e alla critica alla nozione di autore proposta da Foucaul è vicina alla teoria della "morte dell'autore" di Heidegger e alla critica alla nozione di autore proposta da Barthes t è vicina alla teoria della "morte dell'autore" di Heidegger e alla critica alla nozione di autore proposta da Foucault è vicina alla teoria della "morte dell'autore" di R. Barthes e alla critica alla nozione di autore proposta da Foucault .
"Solo lo scritto mi permette di esistere dandomi un nome. Dunque è vero che le cose quando vengono, nominate nascono all'esistenza e nello stesso tempo perdono l'esistenza". In questa affermazione di Derrida possiamo intendere un ripensamento di una nota tesi di Freud sul linguaggio possiamo intendere un ripensamento di una nota tesi heideggeriana sul linguaggio possiamo intendere un ripensamento di una nota tesi husserliana sul linguaggio possiamo intendere un ripensamento di una nota tesi di Saussure sul linguaggio .
Leggendo Jabès Derrida evidenzia che Jabès ha una concezione cartesiana della metafora che, per Jabès, il poeta è il soggetto del libro almeno quanto il libro è il soggetto del poeta che Jabès ha una concezione aristotelica della metafora che, per Jabès, il "libro" è l'opera del poeta così come un'oggetto è opera del soggetto .
Nell'opera poetica di Jabès Derrida legge un ribaltamento dei rapporti tra soggetto e oggetto fissati dalla metafisica occidentale legge il tentativo di dare un fondamento soggettivo alla verità legge il tentativo di dare un fondamento oggettivo alla verità nessuna delle risposte indicate è corretta .
"Scrivere significa ritrarsi. […] Lasciare la parola. Essere poeta significa saper lasciare la parola. Lasciarla parlare da sola, il che essa può fare solo nello scritto". Secondo il prof. Feyles questa affermazione implica una decostruzione del primato dell'autore e del soggetto teorizzato dalla filosofia moderna questa affermazione di Mallarmé è alla base della concezione che Derrida ha della scrittura questa affermazione heideggeriana è alla base della concezione che Derrida ha della scrittura questa affermazione implica una decostruzione del primato del lettore teorizzato nella filosofia moderna .
Chi è l'autore dell'opera poetica intitolata "Le Livre des Questions"? P. Valéry S.Mallarmé F. Ponge E. Jabès .
Il saggio "Edmond Jabès e l’interrogazione del libro" è un saggio che Derrida scrive nella seconda fase dello sviluppo del suo pensiero è contenuto nella raccolta "La voce e il fenomeno" appartiene ai primi anni della produzione teorica derridiana ed è scritto prima di "Della grammatologia" è contenuto nella raccolta "La disseminazione" .
In "Della grammatologia" Derrida spiega che la lettura produttiva non esclude la necessità del commento raddoppiante spiega che la lettura produttiva è di fatto un commento raddoppiante spiega che la lettura produttiva deve sempre essere preceduta da un commento raddoppiante spiega che la lettura produttiva esclude la necessità del commento raddoppiante .
Dal punto di vista di Derrida la lettura è un atto produttivo che contribuisce in modo essenziale alla "scrittura" del significato la lettura non è un atto produttivo che contribuisce in modo essenziale alla "scrittura" del significato il significato di un testo è un'oggettività a cui il lettore deve conformarsi nessuna delle risposte indicate è corretta .
L'espressione "All'inizio c'è l'ermeneutica" che troviamo nel commento a Jabès di Derrida implica una svalutazione della nozione di interpretazione indica l'adesione di Derrida al movimento filosofico che viene generalmente chiamato "ermeneutica" è un rovesciamento del celebre incipit del Vangelo di Giovanni, che stabilisce il primato del "logos" è un rovesciamento di una nota affermazione platonica .
Le figure del "poeta" e del "rabbino" che Derrida ritrova nell'opera poetica di Jabès rappresentano, secondo Derrida, due modi diversi di intendere l'interpretazione sono due metafore sostanzialmente equivalenti rappresentano, secondo Derrida, l'arte e la religione rappresentano, secondo Derrida, la cultura occidentale e la cultura ebraica .
"La scrittura è dunque originariamente ermetica e seconda. La nostra, certo, ma già la Sua che incomincia con la voce rotta e con l'occultamento della Sua Faccia. Questa differenza, questa negatività in Dio, è la nostra libertà". L'interpretazione proposta dal prof. Feyles di questa affermazione sottolinea che tanto più un testo è ermetico, tanto meno il lettore è libero nell'interpretazione nessuna delle risposte indicate è corretta il carattere ermetico del testo sacro è legato ad una visione negativa di Dio, che non si rivela all'uomo, abbandonandolo a se stesso c'è un legame tra il carattere ermetico del testo e la libertà dell'interprete, che è analogo al legame che c'è tra la libertà dell'uomo e il ritrarsi di Dio dalla sua creazione .
Per Derrida è necessario "rifondare l'umanesimo occidentale nessuna delle risposte indicate è corretta è necessario "passare al di là dell’uomo e dell’umanesimo" la decostruzione è "un nuovo umanesimo" .
La seguente affermazione: "ad ogni interrogazione, l’Ebreo risponde con una interrogazione" è una citazione di Jabès che Derrida riporta per sottolineare il carattere strutturalmente enigmatico del testo è una citazione di Jabès che, secondo Derrida, è indice di un certo antisemitismo è una citazione di Mallarmé che Derrida riporta per sottolineare il carattere strutturalmente enigmatico del testo è una citazione di Mallarmé che, secondo Derrida, è indice di un certo antisemitismo .
Dal punto di vista derridiano uno scritto non si spiega mai interamente da sé, ma rimanda sempre ad un orizzonte testuale che non può mai essere dato nella sua totalità un testo può essere interpretato solo se il suo orizzonte linguistico è dato come una totalità al lettore un testo può essere interpretato solo se tutti i termini che esso contiene sono definibili un testo può essere interpretato solo se tutti i termini che esso contiene sono indefinibili .
Nel saggio su Jabès analizzato a lezione, Derrida commenta un'enigmatica affermazione dello stesso Jabès. Quale delle seguenti? "Dove si colloca il libro? Nel nulla" "Dove si colloca il libro? Nell'essere" "Dove si colloca il libro? Nel libro" "Dove si colloca il libro? Nel significato" .
Secondo il prof. Feyles, l'affermazione "Tutto (av)viene nel libro" presente nel saggio su Jabès implica una negazione della realtà non letteraria è un'anticipazione di una tesi fondamentale di "Della grammatologia": "Non c'è fuori-testo" implica una concezione della testualità sostanzialmente diversa rispetto a quella che Derrida formulerà in "Della grammatologia" nessuna delle risposte indicate è corretta .
Per Derrida la scrittura per aforismi è la forma più adeguata del discorso filosofico nessuna delle risposte indicate è corretta ogni testo ha in certo senso un carattere aforistico, perché il frammento è la forma di ogni scrittura un testo frammentario o eccessivamente aforistico è un testo che non può essere veramente interpretato .
Sostenendo che "ogni uscita fuori dal libro si attua nel libro", Derrida a decostruisce una delle idee fondamentali del testualismo auspica che si attui un movimento di uscita al di là degli orizzonti angusti del testualismo di fatto nega che esista una realtà autentica o oggettiva al di fuori dei libri, delle biblioteche o della letteratur non vuole negare che esista una realtà al di fuori dei libri, delle biblioteche o della letteratura, ma evidenziare che il nostro rapporto con la realtà è già da sempre mediato da una rete di rimandi testuali.
Nel saggio su Jabès analizzato a lezione, Derrida afferma che non c'è niente al di fuori dei libri il libro non è il testo e il testo non è il libro il libro è nel mondo, non è il mondo che è nel libro il libro non è nel mondo, bensì il mondo è nel libro .
"Indubbiamente il fine della scrittura sta al di là della scrittura (...) Se essa non è lacerazione di sé verso l'altro nel riconoscimento della separazione infinita, se è compiacimento di sé, piacere di scrivere per scrivere, soddisfazione dell'artista, si distrugge da sé". Con questa affermazione Derrida riafferma una concezione autoreferenziale della scrittura e della testualità critica il tentativo di Jabès che rimane prigioniero della tentazione dell'autocompiacimento e che persegue solo la "soddisfazione dell'artista" critica una concezione autoreferenziale della scrittura, che esclude ogni rapporto con la realtà al di fuori dei libri e della letteratura critica il tentativo di Valéry che rimane prigioniero della tentazione dell'autocompiacimento e che persegue solo la "soddisfazione dell'artista" .
Dal punto di vista derridiano si può dire che l'orizzonte della testualità è un orizzonte onnicomprensivo, anche se esistono delle realtà esterne ai singoli testi empirici, realtà a cui questi stessi testi si possono riferire si può dire che l'orizzonte della testualità è un orizzonte onnicomprensivo, perché non esistono delle realtà esterne ai singoli testi empirici a cui questi stessi testi si potrebbero riferire si può dire che l'orizzonte della testualità non è un orizzonte onnicomprensivo, perché esistono delle realtà esterne ai singoli testi empirici si può dire che l'orizzonte della testualità non è un orizzonte onnicomprensivo, perché non esistono delle realtà esterne ai singoli testi empirici .
"(…) il prezzo da pagare si contratta con la morte; con ciò che separa l'“opera” dalla sua fonte (non c'è dunque alcun autore)». Con questa affermazione Derrida, nel saggio su Valéry afferma che, quando l'autore muore, i testi diventano anonimi afferma che il testo è necessariamente indipendente dall'autore che lo ha prodotto afferma che l'opera poetica di Valéry è un'opera senza autore afferma che esistono dei testi anonimi, che non hanno autore .
"La tela diviene assai presto indifferente all'animale-fonte che può benissimo morire senza neanche aver compreso quello che è successo". Con questa immagine Derrida nessuna delle risposte indicate è corretta si riferisce al problema della "morte dell'autore" paragona l'autore ad un insetto che rimane impigliato nella tela del ragno decostruisce l'idea di una "morte dell'autore" .
Le fonti nascoste di Valéry, per Derrida, sono innanzitutto Freud e Heidegger Nietzsche e Heidegger Freud e Nietzsche Freud, Heidegger e Nietzsche .
Nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry" nessuna delle risposte indicate è corretta Derrida dichiara di voler analizzare le fonti testuali di Valéry, ma non le fonti esplicite, bensì quelle rifiutate e negate dichiara di non voler considerare il problema delle fonti testuali di Valéry e di voler, invece, analizzare la metafora della fonte nella sua opera poetica compie un'indagine storico-filologica per scoprire le fonti testuali a cui Valéry ha fatto riferimento nella sua opera poetica .
Il saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry" è costruito non tanto intorno ad un singolo tema teorico, quanto intorno all'immagine metaforica della fonte è un'analisi del problema del rapporto tra testo originale e traduzione è un'analisi del problema della tecnica così come si pone nel pensiero filosofico di Valery istituisce un confronto tra lo stile di Valéry, lo stile di Mallarmé e lo stile di Joyce .
Il saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry" fa parte della raccolta "Decostruire l'estetica" fa parte della raccolta "La disseminazione" fa parte della raccolta "La scrittura e la differenza" fa parte della raccolta "Margini della filosofia" .
L'immagine della fonte, analizzata da Derrida, è per Valéry un'immagine del fluire incessante e sempre mutevole delle cose, che sono sempre "differenti" è per Mallarmé un'immagine della purezza incontaminata, ma anche un'immagine dell'origine ultima e dunque della soggettività è per Mallarmé un'immagine del fluire incessante e sempre mutevole delle cose, che sono sempre "differenti" è per Valéry un'immagine della purezza incontaminata, ma anche un'immagine dell'origine ultima e dunque della soggettività .
Per Valéry l'io puro è il nome di ciò che non ha rapporto con un viso, cioè di un soggetto trascendentale ha individualità ben determinata l'io empirico è il nome di ciò che non ha rapporto con un viso, cioè di un soggetto trascendentale che non ha individualità l'io empirico è il nome di ciò che non ha rapporto con un viso, cioè di un soggetto trascendentale che ha un'individualità ben determinata l'io puro è il nome di ciò che non ha rapporto con un viso, cioè di un soggetto trascendentale che non ha individualità .
Nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry" nessuna delle risposte indicate è corretta dimostra che il soggetto è costituito da tre diversi io, l'io puro, l'io empirico e l'inconscio Derrida decostruisce il più fondamentale dei concetti della filosofia moderna, cioè il concetto di io, mostrando che l'io puro e l'io empirico in realtà non esistono Derrida decostruisce il più fondamentale dei concetti della filosofia moderna, cioè il concetto di "io puro", mostrando che si tratta di un concetto che ha un'origine metaforica.
Dal punto di vista di Derrida La filosofia moderna identificando l'origine con il nome "io puro", utilizza l'espressione "io" in modo improprio, perché l'origine è una soggettivit La filosofia moderna identificando l'origine con il nome "io puro", utilizza l'espressione "io" in modo improprio, perché l'origine non è una auto-coscienza La filosofia moderna identificando l'origine con il nome "io puro", utilizza l'espressione "io" in senso letterale, perché l'origine non è una auto-coscienza La filosofia moderna identificando l'origine con il nome "io puro", utilizza l'espressione "io" in modo improprio, perché l'origine è una autocoscienza à.
Dal punto di vista di Derrida l'io puro somiglia più alla coscienza, che non all'inconscio nessuna delle risposte indicate è corretta l 'io empirico somiglia più all'inconscio, che non alla coscienza l'io puro somiglia più all'inconscio, che non alla coscienza.
Dal punto di vista di Derrida poiché l'io puro non appare mai e non si fenomenizza, si può dire che è esso è quasi un autocoscienza poiché l'io puro non appare mai e non si fenomenizza, si può dire che è esso è quasi un inconscio poiché l'io empirico non appare mai e non si fenomenizza, si può dire che è esso è quasi un inconscio poiché autocoscienza non appare mai e non si fenomenizza, si può dire che è essa è quasi un inconscio.
Nel saggio su Valéry Derrida decostruisce l'equivalenza stabilita dal pensiero moderno tra io puro e autocoscienza decostruisce l'equivalenza stabilita dal pensiero moderno tra io puro e il pre-conscio decostruisce l'equivalenza stabilita dal pensiero moderno tra io puro e inconscio decostruisce l'equivalenza stabilita dal pensiero moderno tra inconscio e autocoscienza.
Per Derrida L’io puro non è un fenomeno e ma può essere fenomeno per sé stesso, cioè può essere una auto-coscienza. Nessuna delle risposte indicate è corretta L’io empirico non è un fenomeno e dunque non può nemmeno essere fenomeno per sé stesso, cioè non può essere una auto-coscienza. L’io puro non è un fenomeno e dunque non può nemmeno essere fenomeno per sé stesso, cioè non può essere una auto-coscienza.
Dal punto di vista derridiano l'io puro, a differenza dell'io empirico, è più un postulato teorico che non una realtà effettiva l'io puro, proprio come l'io empirico, è più un postulato teorico che non una realtà effettiva l'io empirico, a differenza dell'io puro, è più un postulato teorico che non una realtà effettiva l'io puro, proprio come l'io empirico, non è semplicemente un postulato teorico ma una realtà effettiva .
Dal punto di vista derridiano l'io puro, proprio come l'io empirico, non è semplicemente un postulato teorico ma una realtà effettiva l'io puro, a differenza dell'io empirico, è più un postulato teorico che non una realtà effettiva l'io puro, proprio come l'io empirico, è più un postulato teorico che non una realtà effettiva l'io empirico, a differenza dell'io puro, è più un postulato teorico che non una realtà effettiva .
Nel saggio su Valéry Derrida spiega che l'io empirico è universale ed è qualcosa di diverso dall'io puro, che coincide con la persona l'io empirico è sempre contaminato, mentre l'io puro è una personalità pura e incontaminata l'io puro è un io empirico che sogna di essere "puro", cioè originario, immacolato l'io puro è universale ed è qualcosa di diverso dall'io empirico, che coincide con la persona.
Nel saggio su Valéry Derrida spiega che l'io empirico, pur essendo condizione di ogni apparire e di ogni esperienza, non può mai essere oggetto di esperienza e dunque non può mai apparire l'io puro, dal momento che non è condizione di ogni apparire e di ogni esperienza, non può mai essere oggetto di esperienza e dunque non può mai apparire l'io empirico, essendo condizione di ogni apparire e di ogni esperienza, deve necessariamente poter apparire nell'esperienza l'io puro, pur essendo condizione di ogni apparire e di ogni esperienza, non può mai essere oggetto di esperienza e dunque non può mai apparire.
Analizzando la metafora nello sguardo, nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry" Derrida evidenzia la possibilità strutturale, che appartiene alla visione, di guardare se stessa; una possibilità che indica la capacità della coscienza di autotematizzarsi ritiene che la metafora della voce sia inadeguata, per spiegare la struttura della soggettività, e debba essere sostituita dalla metafora dello sguardo ritiene che la metafora dello sguardo sia inadeguata, per spiegare la struttura della soggettività, e debba essere sostituita dalla metafora della voce Derrida evidenzia l'impossibilità dell'occhio di rovesciarsi e guardare se stesso; impossibilità che indica il limite strutturale che il soggetto incontra quando cerca di riappropriarsi di se stesso .
Nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry" Derrida spiega che la metafora del tessuto (textum) è una metafora fondamentale, nella storia della filosofia, per comprendere il soggetto Derrida spiega che la metafora dello sguardo è una metafora fondamentale, nella storia della filosofia, per comprendere la testualità Derrida spiega che la metafora dello sguardo è una metafora fondamentale, nella storia della filosofia, per comprendere il soggetto nessuna delle risposte indicate è corretta .
"Valéry ha avuto la consapevolezza che l'istanza speculare, lungi dal costituire l'io nella sua proprietà, lo espropria subito". Con questa affermazione Derrida nessuna delle risposte indicate è corretta nega l'importanza della tecnica e degli strumenti nei processi di costituzione della soggettività prende le distanze dall'idea, tipicamente moderna, che la coscienza possa conoscersi e possedersi immediatamente sostiene che lo sguardo, metafora della coscienza, non può rovesciarsi mai su stesso, nemmeno grazie all'ausilio di uno specchio .
La figura di Narciso, per Derrida 05. rappresenta la possibilità della coscienza di riappropriarsi di sé attraverso la mediazione dell'esteriorità nessune delle risposte indicate è corretta rappresenta la possibilità della coscienza di riappropriarsi di sé senza la mediazione dell'esteriorità è una metafora del rapporto tra io puro e io empirico .
Dal punto di vista derridiano c'è un legame tra il narcisismo, così come è teorizzato da Freud, e la distinzione tra io puro e io empirico c'è un legame tra il narcisismo, così come è teorizzato da Freud, e il desiderio della coscienza di riappropriarsi di s non c'è alcun legame tra il narcisismo, così come è teorizzato da Freud, e il desiderio della coscienza di riappropriarsi di sé c'è un legame tra il narcisismo, così come è teorizzato da Heidegger, e la distinzione tra io puro e io empirico .
"Ma io, Narciso amato, sono curioso / Della mia sola essenza; / Ogni altro per me non ha che un cuore misterioso, / Ogni altro è solo assenza. / O mio bene sovrano, caro corpo, io ho solo te! / Il più bello dei mortali non può amare che sé…". questi versi di Valéry, nell'interpretazione proposta dal prof. Feyles, rappresentano in modo paradigmatico il narcisismo intellettuale tipico della psicoanalisi questi versi di Mallarmé, nell'interpretazione proposta dal prof. Feyles, rappresentano in modo paradigmatico il narcisismo intellettuale tipico della psicoanalisi questi versi di Valéry, nell'interpretazione proposta dal prof. Feyles, rappresentano in modo paradigmatico il narcisismo intellettuale tipico della filosofia moderna del soggetto questi versi di Mallarmé, nell'interpretazione proposta dal prof. Feyles, rappresentano in modo paradigmatico il narcisismo intellettuale tipico della filosofia moderna del soggetto.
Dal punto di vista derridiano l la differenza tra la metafora della voce e la metafora dello sguardo, è che lo sguardo può essere osservato dalla coscienza senza il passaggio attraverso una esteriorità la differenza tra la metafora della voce e la metafora dello sguardo, è che la voce può essere intesa dalla coscienza senza il passaggio attraverso una esteriorità a metafora della voce suggerisce, a differenza della metafora dello sguardo, l'impossibilità della coscienza di riappropriarsi di sé non c'è una differenza sostanziale tra la metafora della voce e la metafora dello sguardo.
Per Derrida il fonocentrismo è la tendenza a privilegiare il linguaggio orale, come luogo della verità, perché la parola parlata è lo strumento di comunicazione meno esteriore che c'è è del tutto indipendente dal logocentrismo è la necessità di decostruire il primato che la filosofia occidentale ha sempre attribuito alla voce, alla parola, al linguaggio è la tendenza ad identificare lo sguardo e la voce .
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