Il Bullismo - 2. Psicopatologia dell'intersoggettività
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Cosa può essere previsto a scuola come supporto per frenare episodi di bullismo?. La prevenzione e l'intervento troppo spesso non sono programmate a scuola. Prevenzione e intervento tempestivo devono entrare a far parte dei programmi scolastici. Tutte le altre risposte. La scuola può fare molto ma spesso la prevenzione e l'intervento troppo spesso non fanno parte dei programmi scolastici. Essere parte di una dinamica di bullismo può portare a: Tutte le altre risposte. Nessuna delle altre risposte. Sviluppo di psicopatologie in età adulta legate all'intersoggettività che possono modificare persino il DNA e che mutano sicuramente la struttura celebrale. Sviluppo di psicopatologie in età infantile legate al soggetto ed esclusivamente alla vittima. Il termine bullismo deriva da: Tutte le successive. Una parola inglesi bullying, (to bull) che significa “usare prepotenza con il consenso della vittima”. Traslitterazione della parola inglese bullying, (to bull) che significa “usare prepotenza, maltrattare, intimidire, intimorire”. Traslitterazione della parola inglesi to bull che significa “usare maltrattare, intimorire con il consenso dell'altro”. Il bullismo viene definito come: Non viene definito. Viene definito come una forma di oppressione psicologica messa in atto da uno o più persone. Tutte le successive. Viene definito come una forma di oppressione fisica o psicologica messa in atto da uno o più persone (bulli) nei confronti di un altro individuo percepito come più debole (vittima). Quali caratteristiche presenta il bullismo?. È caratterizzato da intenzionalità, sistematicità e asimmetria tra gli individui coinvolti, e trova la sua principale collocazione all'interno del contesto scolastico, diffondendosi come fenomeno relazionale che coinvolge sviluppa all'interno di un gruppo sociale, il gruppo classe, composto da bulli, vittime e spettatori. È caratterizzato da casualità tra gli individui coinvolti. Trova la sua principale collocazione all'interno del contesto scolastico, diffondendosi come fenomeno singolo e non di gruppo. È caratterizzato da intenzionalità, sistematicità e simmetria tra gli individui coinvolti. Il bullismo è intenzionale, sistemico ed asimmetrico perché?. È asimmetrico in quanto si instaura in una relazione interpersonale fondata sulla disuguaglianza di forze potere (fisico o psicologico) tra il bullo (che si trova in una posizione up, anche perché supportato dagli amici), e la vittima (in posizione down, che sperimenta spesso un senso di impotenza non riuscendo a difendersi). È intenzionale perché il comportamento aggressivo viene messo in atto volontariamente e consapevolmente. Tutte le altre risposte. È sistematico perché ritirato nel tempo, la condotta disfunzionale e quindi continuativa e persistente. Quali sono le conseguenze psicologiche che il fenomeno del bullismo contribuisce a creare nella vittima?. Il senso di inadeguatezza e insicurezza diffusa, il calo del rendimento scolastico fino all'abbandono scolastico, l'abbassamento dell'autostima, l'instaurarsi di comportamenti devianti e di difficoltà relazionali. Il senso di adeguatezza e sicurezza, l'innalzamento dell'autostima, l'instaurarsi di comportamenti favorevoli alla costruzione di relazionali. Il senso di inadeguatezza e insicurezza diffusa, l'abbassamento dell'autostima e di difficoltà relazionali. Nessuna delle altre risposte. Quali sono gli "attori" coinvolti nel bullismo?. Il bullismo è un fenomeno relazionale e dinamico che coinvolge solo il bullo. Il bullismo è un fenomeno relazionale e dinamico, multifattoriale e multidimensionale, che coinvolge non solo il bullo e la vittima, ma nel quale agiscono, con ruoli diversi, anche gli spettatori ovvero gli amici, i compagni di classe. Il bullismo è un fenomeno multifattoriale che coinvolge solo il bullo e la vittima. Tutte le altre risposte. Il bullismo è influenzato da: Dai modelli culturali, sociali, dai vissuti dei soggetti coinvolti, dagli stili educativi e dei modelli familiari, dalle dinamiche gruppale e, ovviamente, dalle caratteristiche personali dei giovani attori. È influenzato dai modelli culturali, sociali, dai vissuti dei soggetti coinvolti. Nessuna delle altre risposte. Tutte le altre risposte. Quali sono i fattori di rischio del bullismo?. Tutte le altre risposte. Nessuna delle altre risposte. Tra i fattori di rischio vi sono le relazioni familiari, il temperamento, le caratteristiche esteriori, le difficoltà personali e i disturbi specifici, e le dinamiche di gruppo in quanto all'interno di quest'ultimo si indebolisce l'identità individuale a favore di quella gruppale, c'è un indebolimento del controllo e l'inibizione delle condotte negative con conseguente riduzione della responsabilità. Tra i fattori di rischio vi sono le relazioni familiari, il temperamento, le caratteristiche esteriori, c'è un indebolimento del controllo e l'inibizione delle condotte negative con conseguente riduzione della responsabilità. Quali sono i fattori di protezione del bullismo?. Tutte le successive. Nessuna delle successive. Tra i fattori di protezione, troviamo le caratteristiche personali, quindi il temperamento, le esperienze pregresse con i rispettivi vissuti, l'empatia, l'affettività, le abilità cognitive, l'interazione sociale, le relazioni familiari e la qualità del contesto sociale ed ambiente. Tra i fattori di protezione, troviamo il temperamento, le esperienze pregresse, l'empatia, l'affettività, le relazioni familiari e la qualità del contesto. La scuola che ruolo ha nel processo del bullismo?. Tutte le altre risposte. La scuola, oltre a rappresentare il luogo privilegiato in cui si sviluppano e alimentano dinamiche tipiche del bullismo. La scuola rappresenta uno spazio che funge sia da contesto protettivo e preventivo, che da deterrente. La scuola oltre a rappresentare il luogo privilegiato in cui si sviluppano e alimentano dinamiche tipiche del bullismo può rappresentare uno spazio che funga sia da contesto protettivo e preventivo, che da deterrente. Quale è la prima causa di sottovalutazione del bullismo?. La prima causa di sottovalutazione del bullismo è il suo confondersi con la normale violenza quotidiana. Tutte le altre risposte. La prima causa di sottovalutazione del bullismo è il suo confondersi con la normale aggressività del vivere sociale e scolastico. Nessuna delle altre risposte. Cosa potrebbe comunicare il comportamento del bullo?. Tutte le successive. Il bullo deve essere considerato come “il cattivo che va soltanto punito” anche se sta esprimendo una difficoltà. Il suo comportamento non va interpretato. Il bullo non deve più essere considerato come “il cattivo che va soltanto punito” ma come colui che sta esprimendo una difficoltà di qualsiasi natura essa sia. Il suo comportamento va pertanto contestualizzato e interpretato anche come una possibile richiesta di aiuto. Nessuna delle successive. In una situazione di bullismo sono sempre presenti tre diversi attori: Lo spettatore, o più spesso gli spettatori, cioè coloro che assistono senza prendere parte attiva alla prevaricazione. Il bullo, o i bulli, ovvero colui/coloro che attivamente pone in essere condotte aggressive. Tutte le altre risposte. La vittima, il destinatario degli atti di prepotenza. Chi è il bullo e come agisce?. Il bullo è colui che attacca i più deboli, che li offende, li minaccia, li domina, li opprime, li prende a schiaffi e pugni, che danneggia le loro cose e che mostra scarsa empatia nei confronti delle vittime. Tutte le altre risposte. Nessuna delle altre risposte. Il bullo è colui che attacca i più forti, che li offende, li minaccia, li domina, li opprime, li prende a schiaffi e pugni, che danneggia le loro cose e che mostra scarsa empatia nei confronti delle vittime. Come individua il bullo la sua vittima?. Egli individua la vittima tra i compagni più forti. Egli individua la vittima tra i compagni più famosi. Egli individua la vittima tra tutti i compagni. Egli individua la vittima tra i compagni più fragili. Dove mette in atto prevalentemente, il bullo, i comportamenti di prevaricazione?. I comportamenti di prevaricazione in luoghi o momenti in cui il rischio di essere scoperto dall'adulto è minimo ma viene scoperto sempre. I comportamenti di prevaricazione in luoghi o momenti in cui il rischio di essere scoperto dall'adulto è elevato. I comportamenti di prevaricazione in luoghi o momenti in cui il rischio di essere scoperto dall'adulto è elevato ma lui lo sa gestire. I comportamenti di prevaricazione in luoghi o momenti in cui il rischio di essere scoperto dall'adulto è minimo. Quale importanza hanno gli spettatori per il bullo?. Il bullo non può contare sugli amici silenti e sul supporto attivi dei compagni. Il bullo può contare sempre sugli amici silenti e sul supporto passivo dei compagni/ spettatori tuttavia il silenzio che caratterizza lo spettatore indipendentemente dalle motivazioni che vi sono alla base, non fa altro che rafforzare il potere del bullo. Nessuna delle altre risposte. Tutte le altre risposte. Quando un bambino non si può dire vittima di bullismo o bullo?. NON SI TRATTA DI PREPOTENZE quando due bambini, all'incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta cercando di risolvere fisicamente un episodio di conflitto che si verifica solo momentaneamente e non in modo ripetitivo nel tempo. NON SI TRATTA DI PREPOTENZE quando due bambini, all'incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta cercando di risolvere fisicamente un episodio di conflitto che si verifica spesso anche con spettatori. NON SI TRATTA DI PREPOTENZE quando due bambini, con forza, litigano tra loro o fanno la lotta cercando di risolvere fisicamente un episodio di conflitto che si verifica in modo ripetitivo nel tempo. Nessuna delle altre risposte. Cause di sottovalutazione del bullismo: La prima causa di sottovalutazione del bullismo è che lo si confonde con gli sporadici episodi di violenza che possono accadere in una comunità o con la normale conflittualità fra coetanei. Nessuna delle altre risposte. Tutte le altre risposte. In una situazione di normale conflitto tra coetanei le persone coinvolte, non insistono oltre un certo limite per imporre la propria volontà, spiegano il perché sono in disaccordo, manifestando le proprie ragioni, si scusano o cercano soluzioni di "pareggio", si accordano e negoziano per soddisfare i propri bisogni, sono in grado di cambiare argomento e allontanarsi. Caratteristiche del bullismo: È vero che le prepotenze ci sono sempre state, ma questo non significa che non abbiano avuto e non abbiano conseguenze negative sulla vita delle persone coinvolte, sia per quanto riguarda le persone prepotenti che quelle che subiscono. L'intenzionalità cioè il fatto che il “bullo”, di solito mai solo, mette in atto intenzionalmente dei comportamenti aggressivi allo scopo di causare danno, offesa e disagio a un altro bambino/ragazzo (chiamato “vittima”), la seconda caratteristica riguarda la persistenza _ l'interazione bullo-vittima è caratterizzata dalla ripetitività dei comportamenti di prevaricazione che si protraggono nel tempo, il disequilibrio tra le parti _ nel senso che la relazione bullo-vittima è basata su un'asimmetria e un'ineguaglianza di forza e potere (di tipo fisico, psicologico o sociale) tra i due, cosicché il bullo agisce e la vittima non è in grado di difendersi. Nessuna delle altre risposte. Tutte le altre risposte. Quali sono i segnali dell'essere oggetto di bullismo nei bambini?. Tutte le altre risposte. I bambini che hanno subito o subiscono prepotenze lo dicono sempre agli adulti. Possono avere paura o vergognarsi ma riescono a sconfiggerle. Sono bambini sicuri di sé, con una buona autostima e riconosciuti dal gruppo come leader. Sembrano o sono diversi in qualcosa (ragazzi di etnie diverse, malattie croniche degenerative, malattie genetiche, sindromi allergiche gravi); sono stressati, a casa o a scuola; hanno qualche disabilità (ritardi mentali, ritardi psicofisici, disabilità diverse); faticano con il lavoro scolastico; non vanno bene nello sport; mancano di fiducia sociale; sono ansiosi; non sono in grado di difendersi perché sono più piccoli, più deboli o più giovani. I bambini che hanno subito o subiscono prepotenze non sempre lo dicono agli adulti. Possono avere paura o vergognarsi. Comportamenti non aggressivi: Presa in giro saltuaria, finta zuffa, lotta per gioco, giochi quasi aggressivi ritualizzati e con reciprocità di ruoli. Questi comportamenti possono essere affrontati dalla scuola quando necessario. Entrambe le precedenti. Nessuna delle altre risposte. Presa in giro ripetuta, zuffa, lotta per il dominio sull'altro, giochi quasi aggressivi e violenti ripetitivi con esclusività di ruoli. Bullo e vittima possono essere: 1. Bullo: gregario, vittima 2. Vittima: passiva, provocatrice. 1. Bullo: dominante, vittima 2. Vittima: passiva, provocatrice. 1. Bullo: dominante, gregario, vittima 2. Vittima: passiva, provocatrice. 1. Bullo: dominante, gregario, vittima 2. Vittima: passiva, provocatrice, gregaria. Quali cause del bullismo?. Si creano delle reputazioni, delle “etichette” che il soggetto, sia esso vittima o persecutore, non riesce più a scucirsi di dosso. Il ruolo di bullo o di vittima diventa un segno di riconoscimento, un distintivo, un modo per affermare la propria identità agendo in base alle aspettative altrui. Il bullo spesso considera il comportamento aggressivo l'unica via percorribile per rispondere ad alcuni bisogni fondamentali, essere riconosciuto, essere importante, esistere nella e per la società. Tutte le altre risposte. Cosa sostengono gli studi più recenti di psicologia dello sviluppo, in particolare quelli relativi ai fattori di rischio?. Le componenti genetiche, maturazionali e ambientali non sono infatti gli unici elementi chiamati in causa, ma devono essere considerate in stretta interrelazione con un'altra caratteristica fondamentale della persona umana, che è la capacità di autoregolazione e autodeterminazione. Infatti l'individuo non è in balia degli eventi e della sua dotazione genetica, ma può di fatto scegliere quali delle sue potenzialità attivare e quali no. Il bullismo è certamente un comportamento che predispone al rischio psico-sociale sia coloro che lo agiscono che quelli che lo subiscono – oramai rifiutano ipotesi esplicative deterministiche o unicausali a favore di modelli probabilistici e multicausali. Ciò significa ammettere che ogni comportamento umano è il risultato di un complesso processo di azioni e reazioni in cui componenti genetiche, maturazionali e ambientali concorrono a delineare – giammai determinate – le traiettorie individuali. d. Tutte le altre risposte. Cosa hanno messo in rilievo molti studi recenti?. Tutte le altre risposte. Altri ancora indicato come principale responsabile di eventi antidemocratici la dinamica della classe. Altri hanno visto in alcune caratteristiche personologiche come aggressività generalizzata, disturbi di condotta, impulsività, scarsa empatia, atteggiamento positivo verso la violenza, le radici del comportamento prepotente e, per converso, nell'ansia, nella depressione, nell'insicurezza e nella scarsa autostima le radici del vittimismo. Il peso che gli stili educativi parentali possono avere sull'emergere del bullismo: coercizione o lassismo e scarso controllo o ancora incoerenza per il “bullo”, iperprotettività ed eccessiva coesione per la “vittima”. Bulli e vittime cosa hanno in comune?. Bulli e vittime sembrano accomunati, secondo traiettorie che non si incontrano mai, da una sorta di analfabetismo nei confronti di alcune aree sociocognitive. Le vittime si distinguono soprattutto per una scarsa padronanza della grammatica emotiva, mentre i bulli si differenziano soprattutto nel settore del disimpegno morale, particolarmente per quanto riguarda il meccanismo della de-umanizzazione, che secondo Bandura è quello che consente d'infierire sulle vittime senza provare sensi di colpa. Tutte le successive. Bulli e vittime sono accomunati da un'unica piattaforma disadattiva, e che fra gli uni e gli altri esistono non solo le sostanziali diversità ma sorprendentemente anche numerose convergenze. Bulli e vittime in cosa differiscono?. Per quanto riguarda la capacità di riconoscere la felicità, bulli e vittime non differiscono tra loro ed entrambi appaiono meno attrezzati, rispetto al gruppo di controllo, nei confronti di un'emozione positiva, associata ad uno stato di benessere. È pertanto ipotizzabile che vittime e bulli siano entrambi disadattati, anche se per condizioni diverse. I bulli presentano un punteggio di disumanizzazione della vittima di gran lunga più elevato rispetto ai soggetti di controllo e alle vittime. Tutte le altre risposte. Le vittime hanno una capacità di riconoscere le emozioni chiaramente inferiore sia a quella del gruppo di controllo che dei bulli. Quali rischi emergono?. Il rischio individuale sembra legato alla sommatoria di incompetenze e immaturità. Se l'individuo è messo a rischio da alcune sue carenze o immaturità, la società corre più rischi a causa di individui che – pur normalmente dotati – hanno una sorta di sordità morale che li rende impermeabili ad istanze di equità e giustizia. Tutte le successive. Il rischio sociale, quello cioè per la convivenza civile nel suo complesso, risulta soprattutto emergere dalla presenza di alcuni indici specifici, primo fra tutti quello del disimpegno morale. Cosa dimostrano recenti ricerche?. Che tra bullo e vittima non c'è correlazione significativa. Le ricerche hanno dimostrato una netta correlazione da un lato tra bullismo persistente, comportamenti antisociali e criminalità, e dall'altro tra vittimismo e forti disagi personali e sociali. Le ricerche hanno dimostrato una netta mancanza di relazione tra bullismo persistente, comportamenti antisociali e criminalità, e vittimismo e forti disagi personali e sociali. Che tra bullo e vittima c'è correlazione significativa che ancora deve essere indagata. Quali conseguenze per la vittima?. Per la vittima questa condizione ha conseguenze psicopatologiche a breve e lungo termine: sicurezza, stima, depressione e disagio comportamentale, abbandono scolastico. Per la vittima questa condizione ha conseguenze psicopatologiche a breve e lungo termine: ansietà, disistima, depressione e disagio comportamentale, abbandono scolastico, e, come le ricerche ci dicono, nei casi più gravi e nei soggetti più deboli, anche il suicidio. Nessuna conseguenza. Tutte le altre risposte. Perché la vittima rimane spesso nella condizione di essere vittima?. Spesso la vittima non trova le condizioni per un riscatto, perché non vi sono le condizioni ambientali di tutela fisica e nemmeno l'aiuto necessario (ed a volte richiesto) di un adulto che interrompa la situazione di bullismo e che sia capace di favorire un'azione di rinforzo psicologico al più debole. Nessuna delle altre risposte. La vittima trova le condizioni per un riscatto, perché vi sono le condizioni ambientali di tutela fisica e l'aiuto necessario di un adulto che interrompe la situazione di bullismo. Tutte le altre risposte. Perché il bullo rimane in tale ruolo?. Tutte le successive. Il bullo, non trova il contenimento necessario all'impulsività e all'aggressività in un contesto in cui si sente perfettamente a suo agio e che gli appare senza regole e sanzioni significative. Nessuna delle successive. Il bullo, trova il contenimento necessario all'impulsività e all'aggressività in un contesto in cui si sente a suo agio e che gli appare con regole indefinite. È importante occuparsi tempestivamente di questo fenomeno?. Occuparsi di questo fenomeno non è importante per un'azione di prevenzione rispetto al possibile sviluppo di comportamenti antisociali futuri, per cui non diviene fondamentale, per l'adulto ma anche per i pari, riuscire a leggere i segnali del fenomeno. Occuparsi di questo fenomeno è importante per un'azione di prevenzione rispetto al possibile sviluppo di comportamenti antisociali futuri, per cui diviene fondamentale, per l'adulto ma anche per i pari, riuscire a leggere per tempo i segnali del fenomeno. Occuparsi di questo fenomeno è vitale per un'azione di cura rispetto allo sviluppo di comportamenti antisociali. Occuparsi di questo fenomeno è importante per un'azione di valutazione rispetto al possibile sviluppo di comportamenti antisociali futuri. Che cosa facilita il formarsi ed il radicarsi di modelli e di comportamenti tra chi è vittima e chi è prevaricatore?. Il più delle volte sugli atti di prevaricazione esercitati in maniera continuativa nei confronti di una vittima pesa in maniera decisiva la mancanza di interventi e risposta da parte degli adulti, i quali il più delle volte ritengono non rilevanti detti atti. Nessuna delle altre risposte. Qualsiasi cosa fa l'adulto condiziona il fenomeno. Niente si forma da solo senza facilitazioni. Il concetto di istinto di Buss (1999) ed altri studiosi del settore lo ripensa come: Egli propone un ripensamento del concetto di istinto non più inteso come rigida camicia di Nesso, in contrapposizione alla fluidità e plasticità dell'apprendimento ambientale. Il possedere un insieme di meccanismi psicologici innati offrirebbe al contrario ai membri della nostra specie una maggiore flessibilità delle nostre strategie comportamentali. Uscendo da una contrapposizione netta dei concetti di gene e ambiente, di innato e appreso, di natura e cultura, si modifica anche il concetto di istinto come programmazione rigida di meccanismi innati estranea a una flessibilità dei comportamenti umani, più propri dell'apprendimento ambientale e culturale. Tutte le altre risposte. Prendendo in considerazione i vincoli tra gene e ambiente, vengono indicati cinque diversi livelli di influenze ambientali nella formazione delle rappresentazioni del cervello: Il primo livello “genico”, basato su una concezione epigenetica probabilistica, mette in evidenza come l'attività dei geni si moduli in base a stimoli che provengono sia dall'ambiente interno sia da quello esterno, e quindi l'attività del cervello non segue traiettorie rigidamente predeterminate. Il quarto livello, definito livello di embodiment, sottolinea il fatto che i percorsi di attivazione neurale sono generati da input sensoriali e che il funzionamento degli organi di senso vincola il processo di costruzione delle rappresentazioni mentali. Il quinto livello di ensocialment riguarda l'ambiente specifico in cui un bambino si trova a vivere le prime fasi del suo sviluppo, e i vincoli sia fisici sia sociali che tale ambiente comporta. Tutte le altre risposte insieme. Un secondo livello viene chiamato di encellment e rileva che lo sviluppo di un neurone può costituire un vincolo per l'ambiente cellulare fin dai primissimi stadi dello sviluppo fetale. Il terzo livello, denominato di enbrainment, prevede che, come il cervello è inserito in un corpo, ogni regione funzionale del cervello sia inserita in un sistema dove si co-sviluppa insieme ad altre regioni cerebrali. Il comportamento adattivo emerge dall'interazione di tre sistemi complessi: Viene sottolineato il fatto che cervello e ambiente sono componenti essenziali e irrinunciabili di un unico sistema che si è evoluto nel nostro passato filogenetico. Quello del cervello, del corpo e dell'ambiente; essi sostengono l'importanza del considerare i vincoli dati dal cervello ma anche di tenere presenti le molteplici modalità di espressione del comportamento manifesto, non vedendo alcuna contrapposizione tra influssi ambientali e binari genetici. Tutte le altre risposte insieme. Il comportamento adattivo nell'uomo può solo essere compreso all'interno del funzionamento complesso della biomeccanica del corpo, della struttura dell'ambiente fisico e sociale, e delle continue retroazioni tra corpo e ambiente. Secondo Buss (1999) il possedere un insieme di meccanismi psicologici innati: Tutte le altre risposte. Offrirebbe al contrario ai membri della nostra specie una maggiore flessibilità delle nostre strategie comportamentali: egli propone un ripensamento del concetto di istinto non più inteso come rigida camicia di Nesso, in contrapposizione alla fluidità e plasticità dell'apprendimento ambientale. Nessuna delle altre risposte. Offrirebbe al contrario ai membri della nostra specie una minore flessibilità delle nostre strategie comportamentali: egli propone un ripensamento del concetto di istinto non più inteso come rigida. Come si possono spiegare i meccanismi che negli individui e nei gruppi portano alla manifestazione di comportamenti violenti?. Nessuna delle altre risposte. Analizzando le relazioni in un'ottica di complessità sistemica, di variabilità situazionale e di dinamiche intersoggettive indubbiamente psicopatologiche è un buon inizio, ma necessita di approfondimento dettagliato e variegato. Tutte le successive. Analizzare le relazioni in un'ottica di singolarità del soggetto coinvolto, di variabilità situazionale e di dinamiche soggettive indubbiamente psicopatologiche. Esiste un gene del male ed un gene del bene?. Importante è sottolineare che non esiste un gene del male ma solo un gene del bene. Importante è sottolineare che esiste un gene del male così come esiste un gene del bene. Importante è sottolineare che non esiste un gene del male così come non esiste un gene del bene. Importante è sottolineare che esiste un gene del male ma non esiste un gene del bene. Il fenomeno del bullismo è una patologia intersoggettiva o soggettiva?. Tutte le successive. Il fenomeno del bullismo dobbiamo sempre tenere a mente che si sviluppa non in una singola individualità ma è una patologia intersoggettiva e come tale va trattata. Entrambe perché coinvolge il soggetto che compie atti di bullismo e la vittima ma anche il gruppo familiare (genitori, nonni, parenti più frequentati), gruppo dei pari (a scuola e fuori), gruppo dei docenti, società frequentante sia il “bullo” che il/la “bullizzato/a” che gli spettatori i quali ricordiamoci rafforzano il potere del bullo rendendo possibile tali scenari. La patologia è sì soggettiva ma va a coinvolgere non solo il bullo, la vittima e gli spettatori, ma anche tutto il tessuto sociale in cui i principali coinvolti sono immersi quotidianamente. Cosa significa avere una visione sistemica dell'essere umano?. Le scienze umane sono perdenti se sviluppano una visione in cui i portati delle diverse discipline siano tenuti presenti nei loro diversi “livelli di complessità”. Avere una visione sistemica e complessa significa adottare interpretazioni mono-causali dei nostri comportamenti, altro porta spesso al fallimento. Noi non siamo insieme chimica e fisica dei corpi, interazioni e relazioni con uno o più individui, con gruppi più ristretti o con macro-istituzioni. Le scienze umane sono perdenti se non sviluppano una visione sistemica in cui i portati delle diverse discipline siano tenuti presenti nei loro diversi “livelli di complessità”. Non si può negare che noi siamo insieme chimica e fisica dei corpi, interazioni e relazioni con uno o più individui, con gruppi più ristretti o con macro-istituzioni. L'altruismo, l'interdipendenza e la socializzazione sono innati nel bambino?. Nessuna delle altre risposte. Tutte le successive. Lo sviluppo delle tendenze altruistiche nei bambini piccoli è modellato dalla socializzazione, ma i bambini arrivano a questo processo con una predisposizione all'aiuto e alla cooperazione, imparando poi a essere selettivi nel decidere a chi prestare aiuto. Lo sviluppo delle tendenze altruistiche nei bambini piccoli non esiste ma va sviluppato solo attraverso la socializzazione. Secondo l'autore TOMMASELLO i bambini hanno biologicamente costituito il senso del "Noi"?. Nessuna delle successive. Il “senso del Noi” viene considerato un presupposto importante per il rispetto delle norme sociali e secondo l'autore è un tratto unicamente umano. Entrambe le precedenti. Già in tenera età sono attenti all'interdipendenza con altri nelle attività cooperative, e conferiscono alla conformità di gruppo un valore di marcatore d'identità del gruppo. Secondo TOMASELLO le abilità di intenzionalità collettiva emergono a quale età?. Secondo Tomasello le abilità di intenzionalità collettiva emergono in pieno attorno al secondo anno di età. Secondo Tomasello le abilità di intenzionalità collettiva emergono in pieno attorno al quinto anno di età. Secondo Tomasello le abilità di intenzionalità collettiva emergono intorno al primo anno di vita ma in pieno attorno al terzo anno di età. Secondo Tomasello le abilità di intenzionalità collettiva emergono in pieno attorno al quarto anno di età. In cosa consistono le intenzionalità collettive che emergono in tenera età nei bambini?. I bambini iniziano a considerare le norme individuali, e altri fenomeni non convenzionali come frutto di una sorta di accordo con sé stessi. I bambini iniziano a considerare le norme sociali, e altri fenomeni convenzionali come frutto di una sorta di accordo collettivo. Nessuna delle altre risposte. Tutte le altre risposte. Cosa intende TREVARTHEN per intersoggettività primaria?. L'intersoggettività presuppone la trasmissione di una “comprensione” reciproca tra madre e bambino: entrambi sono capaci di regolare gli scambi emotivi e le interazioni comunicative tramite l'espressività del volto, della voce, delle mani e la direzione dello sguardo, in una “danza” compartecipata da entrambi. Tutte le altre risposte. L'intersoggettività presuppone la trasmissione di una imput della madre al bambino perché non vi può essere, almeno nei primi mesi una compartecipata da entrambi. Nessuna delle altre risposte. Nei primi mesi di vita cosa sostiene la psicologia dell'età evolutiva, in particolare BRUNER?. Che le relazioni con le persone e con gli oggetti siano distinte nella consapevolezza dei bambini nei primi mesi di vita, e che mentre la comunicazione espressiva caratterizza le relazioni con la madre o con una persona adulta, gli oggetti siano quelle cose che si possono afferrare, masticare, manipolare. Che le relazioni con le persone e con gli oggetti siano poco consapevoli e distinte nei primi mesi di vita. Nessuna delle altre risposte. Entrambe le precedenti. Quale stile genitoriale è efficace per favorire l'interiorizzazione delle norme e dei valori societari?. Lo stile genitoriale che predilige il rinforzo e la punizione esterni, crea soggetti che interiorizzano le norme sociali per uniformare a esse il proprio comportamento. Il cosiddetto stile genitoriale induttivo, grazie al quale gli adulti comunicano ai piccoli gli effetti delle loro azioni sugli altri e la razionalità dell'azione sociale cooperativa. Non esiste uno stile genitoriale più efficace. Lo stile genitoriale deduttivo presuppone che i bambini non siano considerati dagli adulti, per natura predisposti all'aiuto e alla cooperazione. Si possono prevenire atteggiamenti aggressivi e anti-sociali da parte degli adulti di riferimento?. Si possono prevenire solo con l'intervento di esperti, psicologi ed assistenti sociali. La prevenzione di atteggiamenti aggressivi e anti-sociali nei bambini e pre-adolescenti implica la consapevolezza nei genitori e negli adulti della negatività di alcune pratiche educative basate sulla mancanza di coerenza, su una mancanza di attenzione nei percorsi di sviluppo, e un basso coinvolgimento dell'attenzione degli adulti. Si possono prevenire solo se in accordo con altre figure di professionisti che vanno definite caso per caso. Non si possono prevenire. Quando un bambino impara l'aggressività e la violenza?. Quando il bambino impara che una sua reazione violenta è una strategia efficace per evitare le richieste degli adulti, tenderà a usare la stessa strategia non solo in famiglia ma anche in altri contesti, per esempio a scuola, dove potrà ottenere vantaggi, attenzione, alleanze attraverso strategie aggressive e di “bullismo”. Non si impara sono innate e non è possibile frenare o prevedere certe reazioni. Quando il bambino impara a reagire ad una richiesta violenta dell'adulto opponendo altrettanta violenta ottenendo risultati. Tutte le altre risposte. Nella negoziazione dei conflitti personali il bambino può imparare dall'adulto l'aggressività?. Quando l'adulto usa una strategia educativa che alterna l'inefficacia e la cedevolezza a punizioni (debolezza-durezza punitiva) solo così può prevenire ulteriori violenze ed aggressività. Se l'adulto usa una strategia educativa che alterna l'inefficacia e la cedevolezza a esplosioni episodiche di punizioni o di comportamenti fortemente punitivi, dati i vissuti di frustrazione del genitore, nel bambino sottoposto a questa doccia scozzese (debolezza-durezza punitiva) viene ulteriormente incoraggiato e rinforzato l'uso di strategie violente nella negoziazione dei conflitti interpersonali. Nessuna delle successive. Tutte le successive. Uno dei fattori di rischio nello sviluppo di comportamenti violenti e anti-sociali in età pre-adolescenziale è: Non ci sono fattori di rischio. L'uso di strategie coerenti da parte di genitori e adulti. L'uso di strategie incoerenti e a “doccia scozzese” da parte di genitori e adulti. L'uso di strategie punitive ma passive da parte di genitori e adulti. Sono state considerate diverse forme di aggressione da parte dei bambini della scuola dell'infanzia nei confronti dei compagni: Da un'aggressione di tipo reattivo (reazione di rabbia a un atto di un compagno), a un attacco non provocato, a un'aggressione strumentale come atto mirato a ottenere un giocattolo o un oggetto. Tutte le altre risposte. Nessuna delle altre risposte. Da un'aggressione di tipo attivo (reazione di violenza a un atto di un compagno), a un attacco non provocato, a un'aggressione strutturale come atto mirato a ottenere il dominio sull'altro bambino e/o oggetto. Come può un insegnante o un adulto educatore favorire la reciprocità ed il rapporto empatico?. Nessuna delle altre risposte. L'educatore e l'insegnante riescono a sviluppare un clima favorevole alle relazioni positive tra coetanei nella scuola, basandosi sul presupposto della reciprocità nelle relazioni e di un atteggiamento empatico. L'educatore e l'insegnante riescono a sviluppare un clima favorevole alle relazioni positive tra coetanei nella scuola facendo comprendere a ciascun membro del gruppo l'effetto delle proprie azioni sul comportamento del compagno e dei compagni. Entrambe le successive. Le vere vittime risultano essere più a rischio perché?. Sia per il disadattamento psicologico sia per il rifiuto e la marginalizzazione da parte dei compagni. Nessuna delle altre risposte. Sia per il l'adattamento psicologico sia per l'inclusione da parte dei compagni. Sia per il l'adattamento psicologico alla situazione sia per la marginalizzazione da parte dei compagni. Un concetto messo in luce dagli psicologi in relazione ai ruoli assunti nelle dinamiche di bullismo è il costrutto di autostima nel bullo: Il livello alto di autostima che i bulli non sembrano avere viene spiegato dal senso di mancanza di potere che provano nel dominare e umiliare i compagni. Il livello alto di bassa autostima che i bulli sembrano avere viene spiegato dal senso di mancanza di potere che provano e quindi tentano di compensare cercando di dominare e umiliare i compagni “più deboli” di loro e quindi disprezzabili. Il livello alto di autostima che i bulli sembrano avere viene spiegato dal senso di potere che provano nel dominare e umiliare i compagni “più deboli” di loro e quindi disprezzabili. Tutte le altre risposte. Quella del bullo è un'autostima considerata autentica?. Entrambe le precedenti. Nessuna delle altre risposte. I ragazzi che assumono il ruolo di bullo attivo e di chi rinforza e supporta i comportamenti violenti dei bulli sono stati caratterizzati da alti livelli di “autostima difensiva”. Si parla di '“egocentrismo di difesa”: questo concetto si riferisce alle “tendenze narcisistiche di sopravalutazione di sé”, e implica una forma di difesa più che un'alta autostima autentica. Che tipo di autostima presenta e quali difficoltà può incontrare chi assume il ruolo di vittima?. I bambini/ragazzi vulnerabili nel confronto con i prepotenti presentano una bassa autostima, correlata a una scarsa padronanza delle proprie relazioni sociali, alla paura e a un vissuto spesso depressivo. Chi assume il ruolo di vittima presenta un'autostima bassa e risposte sociali di tipo negativo. È molto probabile che queste vittime “passive” abbiano difficoltà a confidare a qualcuno i loro problemi nelle relazioni con i compagni. I loro problemi e le loro emozioni possono rimanere per lungo tempo come un iceberg sommerso, spesso fonte di disadattamento e possibili patologie. Tutte le altre risposte. In presenza di atti di bullismo cosa è bene che sappiano e facciano gli insegnanti?. Nessuna delle altre risposte. “I maschi non parlano mai dei loro sentimenti tra di loro. È normale per loro tenere tutto dentro, mentre alle femmine piace parlare con gli altri”. Entrambe le successive. È pertanto fondamentale riuscire a rompere il muro del silenzio che circonda le vittime sia nella scuola sia nella famiglia. Le capacità di empatia e di intersoggettività sono arti che si apprendono molto presto nello sviluppo: per questo le relazioni nella famiglia e nella scuola sono fondamentali perché: Le punizioni fisiche costanti in famiglia unite a periodi in cui la presenza e l'interesse degli adulti mancano sembrano essere un fattore predisponente a comportamenti violenti di bullismo nei bambini. La rappresentazione in bambini bulli e vittime dei propri rapporti familiari, vediamo che i bulli rappresentano le loro famiglie come meno coese e con confini non definiti tra ambiente interno ed esterno alla famiglia. Tutte le altre risposte. Le famiglie dei bulli e dei bulli-vittime sono state descritte come caratterizzate da mancanza di vicinanza e intimità, e incentrate su dinamiche di potere e di prepotenza. Come rappresentano le proprie famiglie i bulli, le vittime ed i bambini non coinvolti in queste dinamiche?. Nessuna delle altre risposte. Tutte le altre risposte. I bulli rappresentano le loro famiglie come meno coese e con confini non definiti tra ambiente interno ed esterno alla famiglia. Le vittime rappresentano le proprie famiglie come molto coese, iperprotettive, e conseguentemente isolate dal mondo esterno, mentre i bambini che non sono coinvolti in dinamiche di bullismo rappresentano le strutture familiari come più flessibili, con una comunicazione intensa con il mondo esterno, equilibrate tra le esigenze di coesione interna e l'indipendenza dei membri della famiglia, e maggiormente disponibili ai cambiamenti. I bulli rappresentano le loro famiglie come coese e con confini ben definiti tra ambiente interno ed esterno alla famiglia. Le vittime rappresentano le proprie famiglie come poco coese, iperprotettive, e conseguentemente isolate, mentre i bambini che non sono coinvolti in dinamiche di bullismo rappresentano le strutture familiari come più flessibili, con una comunicazione intensa con il mondo esterno, equilibrate tra le esigenze di coesione interna e l'indipendenza dei membri della famiglia, e maggiormente disponibili ai cambiamenti. È interessante considerare quali valori siano trasmessi dagli adulti a ragazzi pre-adolescenti e adolescenti coinvolti nelle dinamiche di bullismo (Darbo et al., 2002): Gli autori concludono che sullo sfondo della prepotenza dei bulli e della sofferenza delle vittime potrebbe esserci una diversa visione del mondo: i primi lo vedono come un contesto in cui dominare, i secondi come un contesto in cui vivere in collaborazione con gli altri (Darbo et al., 2002). Infatti i valori “egoistici” sono scelti dalla maggioranza dei ragazzi che hanno agito il ruolo di bulli in una scuola presa in esame; questi ritengono “molto importanti” il successo, i soldi, il fare quello che si vuole. Al contrario, i valori “altruistici” sono ritenuti dai bulli poco importanti, mentre le vittime li scelgono ritenendoli molto importanti la solidarietà, la collaborazione il rispetto per gli altri. Tutte le altre risposte. Per intervenire da parte degli insegnanti e di tutta la scuola, fermando il fenomeno le prime cose da fare sono: Coinvolgere tutto il gruppo classe ed anche la scuola intera, se il fenomeno si estende fuori dalla classe con strategie mirate a facilitare le loro capacità empatiche, rafforzare il loro vissuto di fare parte di un gruppo (la classe e la scuola) e l'autostima nelle proprie possibilità di contrastare i bulli, di difendere le vittime, di chiamare in causa gli adulti perché potessero intervenire quando si verificavano episodi di prepotenza. Coinvolgere i genitori, un compito spesso difficile! dato che i genitori degli alunni sono considerati nella maggioranza dei casi lontani dalla vita scolastica e non immediatamente pronti a condividerne i problemi. Tutte le altre risposte. Coinvolgere tutto il team docenti ed il dirigente in incontri informativi, periodici, calendarizzati e strutturati anche con esperti esterni. Essere parte di atti di bullismo può influenzare il normale sviluppo cerebrale?. Nessuna delle altre risposte. Il bullismo, oltre ad avere delle notevoli conseguenze dal punto di vista emotivo e psicologico, può influenzare negativamente lo sviluppo e la maturazione del cervello, producendo effetti duraturi sulle funzioni cerebrali. L'essere sottoposti ad atti di bullismo incrementa il rischio di sviluppare problematiche neuropsicologiche che possono manifestarsi anche a distanza di anni nell'età adulta. Tutte le altre risposte. Quali possono essere le cause di malfunzionamento di alcune strutture cerebrali?. Alla base del malfunzionamento di alcune strutture cerebrali possono esserci non soltanto problemi di natura organica, ma anche situazioni di stress emotivo. Nessuna delle altre risposte. Alla base del malfunzionamento di alcune strutture cerebrali possono esserci soltanto problemi relativi a situazioni di stress emotivo. Causa del malfunzionamento di alcune strutture cerebrali possono essere solo problemi di natura organica. Situazioni di stress emotivo, causate da atti di bullismo, possono portare a: Moderati livelli di cortisolo, i quali possono favorire le aree del cervello deputate alla regolazione del tono dell'umore e degli stati emozionali, incrementando così la possibilità di essere coinvolti in comportamenti disfunzionali (Portale, 2016). Elevati livelli di cortisolo, i quali possono danneggiare le aree del cervello deputate alla regolazione del tono dell'umore e degli stati emozionali, incrementando così la possibilità di essere coinvolti in comportamenti disfunzionali (Portale, 2016). Nessuna delle altre risposte. Tutte le successive. Il bullismo ha impatto sia sull'individuo ma anche a livello neuropsicologico e non soltanto emotivo: Non ha impatto. Vero. Non saprei. Falso. Cosa può cambiare nello sviluppo cerebrale concretamente?. Vaillancourt et al., in uno studio del 2008 e confermato da Mariani et al. nel 2018, hanno riscontrato alti livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, nei ragazzi vittime di bullismo. Tutte le altre risposte. Alcuni studi documentano un diverso orientamento sullo sviluppo neurale dei bambini e adolescenti vittime, con conseguente impatto sulle abilità cognitive, sociali e relazionali. Le vittime di bullismo mostrano anche livelli più bassi di concentrazione e attenzione associate ad anomalie nel corpo calloso. Quando si verifica un eccesso di cortisolo nel cervello, alcune abilità cognitive come la memoria possono essere compromesse esponendo i ragazzi ad un rischio maggiore di problemi mentali (Ouellet-Morin et al., 2011). Questo dato ci suggerisce che livelli elevati di cortisolo possono portare alla morte dei neuroni dell'ippocampo, provocando quindi tali difficoltà mnestiche. L'atto di bullismo può essere caratterizzato da violenza fisica e da violenza psicologica, attraverso offese, tendenza all'esclusione dal gruppo e maldicenze; questi ultimi comportamenti possono provocare nella vittima quello che viene definito dolore sociale. Per dolore sociale si intendono?. Tutte le altre risposte. Per dolore sociale si intendono quelle emozioni positive che seguono le esperienze di bullismo. Nessuna delle altre risposte. Per dolore sociale si intendono quelle emozioni negative che seguono le esperienze di rifiuto, di ostracismo, di perdita e di umiliazione. Il dolore sociale provocato da atti di bullismo può portare a: Non ha effetti di nessun tipo. L'attivazione della corteccia dorsale cingolata anteriore è stata associata a sintomi internalizzanti (Rudolph et al. 2016) che possono portare a depressione, ansia, paura e isolamento e che, nei soggetti con un'esperienza passata come vittima di bullismo, sono maggiori e maggiormente presenti. Un crescente numero di ricerche ha dimostrato che i soggetti che sperimentano dolore sociale attivano i medesimi circuiti neurali coinvolti nel dolore fisico (Eisenberger, 2012) che comprendono la corteccia dorsale cingolata anteriore. Entrambe le precedenti. Le modificazioni a livello cerebrale che gli atti di bullismo comportano hanno effetti su tutta la vita?. Tutte le altre risposte. Essere esposti ad azioni ripetute violente, fisiche o psicologiche e durante il periodo della maturazione psicofisica, può avere effetti duraturi sulle funzioni celebrali. Il periodo di esposizione sembra assumere una particolare rilevanza: l'intervallo dagli 11 ai 14 anni sembra essere quello maggiormente associato a sintomi di ansia, depressione, dissociazione, e utilizzo di alcol e droghe. Altri studi hanno invece confermato le conseguenze del bullismo anche in persone adulte: chi è stato vittima di bullismo risulta sviluppare relazioni sociali difficili e difficoltà economiche, fino a 40 anni dopo gli episodi di violenza. Le dimensioni soprattutto quelle del cervello contano per compiere o meno atti di bullismo?. Tutte le successive. Il cervello delle persone con comportamenti antisociali consolidati ha particolarità strutturali che impediscono la formazione di alcuni freni inibitori deputati a bloccare la voglia di usare violenza e sopraffazione. Un recente studio condotto presso lo University College di Londra evidenzia infatti come il cervello di chi compie atti di bullismo sia più piccolo rispetto a quello delle persone con comportamenti sociali non deviati. La corteccia cerebrale dei bulli è risultata più sottile rispetto a quella dei soggetti considerati socialmente "normali" e, in generale, la superficie del loro cervello è risultata mediamente meno estesa. Solo negli adulti però perché nei più giovani gli scienziati ipotizzano che il comportamento antisociale sia reversibile, e non legato a cause fisiologiche. Che cosa si intende per Scienza del bullismo?. La biologia dell'aggressività è nota da poco tempo e non coinvolge strutture cerebrali, quali i nuclei ventromediali dell'ipotalamo, l'amigdala e i circuiti limbici. Tutte le successive. La biologia dell'aggressività è nota da tempo e coinvolge strutture cerebrali ben identificate, quali i nuclei ventromediali dell'ipotalamo, l'amigdala e i circuiti limbici. Nessuna delle altre risposte. Secondo uno studio condotto in 14 Paesi occidentali, sono stati riconosciuti 6 tipi di bullismo: Nessuna delle successive. Bullismo verbale, bullismo non verbale e bullismo fisico, esclusione sociale, aggressione fisica e aggressione non solo fisica. Tutte le successive. Bullismo in generale, bullismo verbale e bullismo fisico, esclusione sociale, aggressione fisica e aggressione non solo fisica. Una teoria della intersoggettività trascendentale è fin da subito teoria semiotica, ovvero teoria dell'articolazione del senso e teoria del valore, perché?. Semiotica la ragione che si apre su questa nuova dimensione, semiotico lo sguardo che punta sulla sensatezza del fenomeno-mondo come polo oggettivo di una correlazione essenziale, quella correlazione fenomenologica soggetto-oggetto che non è altro che la possibilità stessa del fenomeno di valere, ovvero la possibilità che il senso ha di significare. Tutte le successive. La significazione è attuale, altrimenti non è; il che comporta un'istanza per la quale o di fronte alla quale, in quanto senso articolato, vale, o, se si vuole, nei confronti della quale il valore risulta valevole. Il senso si articola significandosi, e questo grazie alle differenziazioni di cui ogni articolazione di sostanza è la manifestazione. Ma in che modo il fenomeno-mondo è senso per un soggetto che si dà innanzi tutto come intersoggettività?. Il fatto è che ciò che gioca nel mondo, sia in quanto oggetto che in quanto alter-ego, o meglio altra soggettività, è la soggettività intesa. Il mondo è la mia casa, dove il senso è intendimento e validità, perché in quella casa abita l'altro-da-me, che è al contempo oggetto del mio intendimento e soggetto che mi riguarda, che mi intende, che mi assegna un posto esattamente come io assegno un posto nel senso ad esso che vi abita. Il mondo è la mia casa, perché in quella casa abita la mia soggettività che mi riguarda e l'altro che mi intende, che mi assegna un posto esattamente come io assegno un posto ad esso abita altrove. Nessuna delle altre risposte. Come potremmo definire la socializzazione?. La socializzazione consente di conoscere i comportamenti da adottare nelle varie situazioni e soprattutto, anche se non ce ne rendiamo conto, di inserire nuovi membri nella società che, interiorizzando i suoi valori, possano adottarli e trasmetterli in modo da preservare il gruppo. La socializzazione non è quindi un processo semplice e a senso unico, altrimenti vivremmo tutti insieme senza conflitti; il rapporto tra singoli individui e società rappresenta una sorta di negoziato, fatto spesso di sottili lotte con chi intendeva “plasmarci” o “raddrizzarci” contro la nostra volontà. Tutte le successive. Per socializzazione si intende quel processo con il quale apprendiamo le abilità e gli atteggiamenti legati al nostro ruolo sociale; senza la socializzazione non saremmo in grado di interagire, di lavorare in un gruppo o di esercitare una qualsiasi forma di autocontrollo. La socializzazione e l'intersoggettività che necessariamente nasce dalla relazione con uno o più individui ci cambia o non ha effetti nella nostra soggettività?. La socializzazione non ci cambia, perché attraverso la resistenza, la ribellione e la sfida cambiamo il processo di socializzazione. Nessuna delle altre risposte. La socializzazione ci cambia, ma attraverso la resistenza, la ribellione e la sfida anche noi, a nostra volta, cambiamo il processo di socializzazione anche se, più spesso, cooperiamo con chi cerca di modificarci. Tutte le altre risposte. Perché il processo di socializzazione possa dirsi riuscito, per una persona, devono verificarsi delle condizioni: Deve sviluppare la capacità (intellettuale, sociale, fisica) di soddisfare le esigenze connesse a questi ruoli. Tutte le altre risposte. Deve capire cosa ci si aspetta da lei e quale comportamento è implicito nei vari ruoli che assume. Deve acquisire il desiderio di essere adeguata rispetto a un ruolo e quindi possedere un certo grado di accettazione delle regole della società. Cosa si intende per socializzazione infantile?. Tutte le altre risposte. La socializzazione infantile risulta, un processo delicato perché influisce sui valori di base; i bambini prendono sul serio le aspettative ideali e, solo col tempo, impareranno a distinguere tra queste e quanto ci si può ragionevolmente attendere in una situazione. La socializzazione infantile risulta, un processo facile ed autonomo perché non influisce sui valori di base e sulla soggettività dei bambini. Nessuna delle successive. |




