Latino piattaforma PARTE 2
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Title of test:![]() Latino piattaforma PARTE 2 Description: Esercitazione personale |




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L’alfabeto latino: deriva da quello greco. deriva da quello greco delle colonie, con la mediazione etrusca. deriva da quello etrusco. dà origine a quello fenicio. La corretta scansione metrica di patria è: pa-tria. pat-ria. pa-tri-a. patri-a. Se la penultima sillaba di una parola è breve: è anche accentata. l’accento non risale oltre la terzultima. cade sull’ultima. l’accento cade sulla terzaultima. Il rotacismo: non riguarda le consonanti. avviene attorno al 300 a.C. riguarda le consonanti velari. è un fenomeno vocalico. In latino: non si ha una differenza grafica tra u e v. non si ha una differenza fonetica tra u e v. l’alfabeto coincide in toto con quello italiano. si ha una differenza grafica tra maiuscole e minuscole. Rientra fra i dittonghi: ai. ao. ui. ae. Quando si ha l’incontro di due o più consonanti: la prima va unita alla vocale che precede, l’altra o le altre a quella che segue. tutte fanno sillaba con la vocale che segue. tutte fanno sillaba con la vocale che precede. si possono suddividere a piacere tra la sillaba precedente e quella seguente. La legge della baritonesi stabilisce che: l’ultima sillaba di una parola latina può portare accento. l’ultima sillaba di una parola latina porta accento se la penultima è breve. l’ultima sillaba di una parola latina non può portare accento. l’ultima sillaba di una parola latina porta accento se la penultima è lunga. Per apofonia s’intende: rafforzamento di un suono. indebolimento di un suono. indebolimento di una consonante. rafforzamento di una vocale. L’enclitica: non modifica la posizione dell’accento. porta sempre accento. modifica la posizione dell’accento soltanto se è bisillabica. attira l’accento sulla sillaba immediatamente precedente ad essa. Il significato di una parola è contenuto: nel tema. nella desinenza. nella radice. nei suffissi. La quinta declinazione: non annovera affatto il maschile. annovera neutri. ha l’ablativo uscente in -e o in -i. non ha la flessione completa per tutti i sostantivi. Le informazioni grammaticali sono contenute: nella radice. nel tema. nella desinenza. negli affissi. Un affisso posto dopo la radice prende il nome di: prefisso. suffisso. desinenza. terminazione. Il complemento di specificazione è espresso in caso: genitivo. dativo. accusativo. nominativo. I casi obliqui sono: nominativo e genitivo. dativo e accusativo. genitivo dativo e ablativo. dativo e ablativo. Il vocativo singolare in -e è presente solo: nei sostantivi neutri di seconda declinazione che al nominativo singolare escono in -us. nei sostantivi maschili di seconda declinazione che al nominativo singolare escono in -us. nei neutri di quarta che al nominativo singolare escono in -us. nei maschili di prima declinazione. L’accusativo plurale di nomen è: nomines. nominum. nominos. nomina. I neutri della quarta declinazione: hanno il plurale identico in tutti quasi i casi. hanno il genitivo plurale in -orum. hanno il singolare identico in quasi tutti i casi. si declinano esattamente come maschili e femminili. Genitivo singolare di dies è: dius. diei. diem. diae. Gli aggettivi pronominali: seguono la flessione dei pronomi. fungono sintatticamente da pronomi. nel genitivo e nel dativo singolari condividono le uscite tipiche dei pronomi. si declinano come aggettivi della seconda classe. L’accusativo plurale femminile del pronome relativo è: quibus. quās. quäs. quōs. In latino esistono: quattro classi aggettivali. tre classi aggettivali. due classi aggettivali. cinque classi aggettivali. Rientra fra gli aggettivi a un’uscita: fortis. celeber. omnis. felix. Rientra tra gli aggettivi pronominali: tantus. solus. fortis. neuter. Rientra fra gli aggettivi di prima classe: bonus. ego. fortis. felix. Rientra tra i dimostrativi latini: qui. idem. ille. tantus. Il dativo di nos è: nostri. nostrum. nos. nobis. Ablativo singolare di ipse è: ipsi. ipso. ipsa. ipsum. I pronomi indefiniti: indicano qualcosa in maniera generica. indicano qualcosa in maniera specifica. indicano l’appartenenza di qualcosa. indicano l’origine di qualcosa. Rispetto all’italiano, il latino è privo del: gerundio. supino. condizionale. congiuntivo. Il tema del perfetto si ricava: dalla quarta voce del paradigma. dall’ultima voce del paradigma. dalla seconda voce del paradigma. dalla terza voce del paradigma. Il verbo possum: è un composto di sum. è un composto di sum solo nei tempi dell’infectum. è un composto di sum solo nel perfectum. è un composto di poteo. Il modo: segnala il rapporto del verbo col soggetto. può essere attivo o deponente. segnala l’atteggiamento di chi parla o scrive rispetto all’azione espressa dal verbo e all’interlocutore. può essere presente o perfetto. L’opposizione fondamentale del sistema latino è quella: tra infectum e perfectum. tra presente e perfetto. tra presente e futuro. tra numero e persona. Le coniugazioni regolari in latino: sono tante quante in italiano. sono meno che in italiano. sono più che in italiano. sono molte di più che in italiano. Il tema del presente si ricava: dalla prima persona del presente indicativo. dal supino. dall’infinito presente. dalla seconda persona singolare del presente indicativo. Novi: è usato solo nella forma presente. è usato solo nella forma del perfetto. è usato solo nel futuro. ha forma identica tra presente e futuro. Tipici verbi impersonali sono: i verbi al perfetto. i perfetti-presenti. i verbi atmosferici. i verbi difettivi. Gli incoativi: indicano il momento finale di un’azione. rafforzano il significato del verbo di base. non implicano alcun mutamento del significato del verbo di base. indicano il momento iniziale di un’azione. Quando è usato come copulativo, videor regge: un’infinita retta da un accusativo. un accusativo. un predicativo del soggetto. un predicativo dell’oggetto. L’accusativo indica: solo il complemento oggetto. solo il complemento di moto a luogo. il soggetto. estensione nel tempo e nello spazio. Nell’espressione metus hostium, “la paura dei nemici’’ è presente un: genitivo soggettivo. genitivo oggettivo. un genitivo che può essere interpretato sia come oggettivo che come soggettivo. un genitivo di pertinenza. Il dativo d’agente: figura con la perifrastica attiva. non figura mai in frase indipendente. esprime il complemento di unione. figura con la perifrastica passiva. L’ablativo propriamente detto: non si trova nel latino storico. esprime l’allontanamento. esprime lo strumento. viene a coincidere,in epoca storica, con il locativo. I titoli di opere sono espressi con: il vocativo. l’ablativo. il nominativo. il dativo. L’accusativo di relazione: è diffuso soprattutto nei testi di genere umile. è costruito sul greco. indica un complemento di causa. indica un complemento di moto a luogo. Il genitivo indica: appartenenza. separazione. estensione. limitazione. Il dativo di possesso si presenta in combinazione col verbo: dico. facio. habeo. sum. Il complemento di limitazione rientra nell’ablativo: propriamente detto. strumentale-sociativo. locativo. di causa. Il valore conativo dell’ imperfetto indicativo: esprime il tentativo di compiere l’azione espressa dal verbo. esprime la ripetitività dell’azione compiuta nel passato. esprime un’azione compiuta nel passato. esprime il risultato nel perseverare di un’azione compiuta nel passato. Nell’uso dei tempi nelle lettere: i passati vengono tradotti come presenti. quel che è accaduto ieri va riferito all’oggi. viene assunto il punto di vista del destinatario. nella traduzione bisogna sempre rispettare i tempi latini. Per stabilire un rapporto di contemporaneità quando nella reggente il predicato è al perfetto indicativo, nella subordinata di primo grado troveremo: il futuro semplice. l’imperfetto o, meno spesso, il perfetto. il presente. il piuccheperfetto. Il presente storico: rende l’azione più vivida al lettore. serve ad attenuare il perfetto. corrisponde a un futuro. coincide col presente esclamativo. Il piuccheperfetto: ha tipicamente valore proprio. può essere utilizzato nelle frasi indipendenti. ha valore relativo e viene usato solo nelle subordinate. descrive un’azione compiuta nel passato. Il perfetto gnomico si usa: per esprimere un’azione compiuta nel futuro. per esprimere il presente. per esprimere massime. per esprimere un’azione compiuta nel passato. Il futuro semplice: equivale al futuro anteriore. descrive un’azione che si svolgerà nel futuro. è un tempo relativo. è un tempo storico. Nello stile epistolare l’espressione eo die corrisponde a: pridie. cras. heri. hodie. Nella frase ignoro quid feceris tra principale e subordinata sussiste un rapporto di: contemporaneità. anteriorità della subordinata. anteriorità delle principale. posteriorità della subordinata. Tra i seguenti è un tempo principale nell’indicativo: piuccheperfetto. imperfetto. perfetto. perfetto-presente. Tra le seguenti frasi una non contiene un falso condizionale: paene omnia dixi. non negaverim tristem atrocemque vobis visam orationem meam. longum est enumerare omnia proelia Hannibalis. ad mortem te, Catilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat. Nella frase ne erraveris sane: certe imprudens fuisti è presente un congiuntivo di tipo: concessivo. dubitativo. potenziale. esortativo. L’imperativo presente negativo si esprime di solito con: non + infinito presente. ne + congiuntivo presente. ne + congiuntivo perfetto. ne + congiuntivo imperfetto. L’indicativo: è il caso dell’ipotesi. esprime obiettività. esprime un ordine. esprime un desiderio. Tra italiano e latino: l’uso dell' indicativo è generalmente analogo. l’indicativo ha significato molto diversi. l’indicativo cambia solo nei tempi dell’infectum. L’indicativo cambia solo nei tempi del percectum. La traduzione di un indicativo latino con un congiuntivo italiano è ammessa con: il falso condizionale. le particelle correlative. i verbi sinonimi di possum. i verbi difettivi. La negazione dei congiuntivi volitivi è: non. nonne. ne. haud. Utinam si accompagna a un congiuntivo: irreale. suppositivo. eventuale. ottativo. Sane si accompagna a un congiuntivo: concessivo. ipotetico. volitivo. esortativo. L’imperativo futuro: è una forma presente in italiano. esprime un ordine rivolto al futuro. coincide con l’imperativo presente. è forma non attestata negli autori classici. L’infinito viene usato come complemento oggetto: con altri verbi all’infinito. quando è retto da verbi impersonali. coi verbi servili. con il congiuntivo di pertinenza. Quando il participio è perfetto, l’ablativo assoluto prevede: transitivi attivi e deponenti intransitivi. intransitivi attivi. deponenti transitivi. tutti i verbi. Il gerundio: si usa nella perifrastica passiva. completa la flessione dell’infinito. non può alternarsi col gerundivo quando il nome verbale è all’ablativo semplice. si traduce col gerundio italiano. Il supino attivo: funge da complemento di limitazione. è un accusativo alla greca. si usa in dipendenza da verbi statici. è un nome verbale della IV declinazione. L’infinito: ha 4 tempi. ha 3 tempi. ha un solo tempo. ha tutti i tempi dell’indicativo. Hanno il participio perfetto: tutti i verbi. solo i deponenti transitivi. i verbi transitivi attivi e i deponenti intransitivi. solo i verbi transitivi attivi. Il participio si dice congiunto quando: concorda in caso genere e numero con un sostantivo. concorda con un elemento della frase e specifica le circostanze in cui si svolge l’azione. si unisce a un pronome. si traduce con un aggettivo. Il gerundivo: è presente in italiano. è un sostantivo verbale. è sempre passivo. è sempre attivo. La perifrastica passiva: si forma col gerundivo e il verbo sum. si forma col participio futuro e il verbo sum. indica imminenza e predestinazione. indica un comando. Il supino passivo: funge da complemento di limitazione. è un accusativo alla greca. si usa in dipendenza da verbi statici. è un nome verbale di III declinazione. Si parla di asindeto: quando sono usate congiunzioni subordinanti. quando non sono usate congiunzioni coordinanti. quando non sono usate congiunzioni subordinanti. quando sono usate congiunzioni coordinanti. Nelle domande retoriche la particella num attende: risposta negativa. risposta affermativa. risposta incerta. nessuna risposta. Le proposizioni circostanziali: fungono da soggetto. fungono da attributi. fungono da complementi indiretti. completano in modo fondamentale l’informazione della principale. Negli scrittori classici l’attrazione modale: si ha soprattutto in dipendenza da tempi storici. avviene soprattutto in dipendenza da tempi principali. avviene quando lo scrittore esprime il proprio pensiero. concerne i tempi verbali. La coordinazione: pone due frasi su diversi piani sintattici. pone due frasi sullo stesso piano sintattico. è usata solo in prosa. è usata solo in poesia. La subordinazione: pone due frasi su diversi piani sintattici. pone due frasi sullo stesso piano sintattico. è usata solo in prosa. è usata solo in poesia. Il primo membro di una interrogativa disgiuntiva può essere introdotto da: an. quae. utrum. uter. La finale negativa è introdotta da: ut. non. ita. ne. Le avversative sono introdotte da: ut. cum + congiuntivo. quod. donec. Il congiuntivo caratterizzante: si usa per esprimere un pensiero che non coincide con quello dello scrivente. si usa per esprimere una caratteristica tipica di una persona. esprime una congettura. esprime un’eventualità. La collocazione dell’accento latino: è fissa ,sempre sulla penultima sillaba. va sulla penultima sillaba se la terzultima sillaba è breve. va sulla terzultima sillaba se la penultima sillaba è breve. va sulla terzultima vocale se la penultima vocale è breve. Il nesso muta cum liquida: può anche essere separato nella sillabazione. non si deve mai scindere nella sillabazione. non va mai scisso prima di vocale breve. fa sempre sillaba con la vocale che precede. Accentus è calco del termine greco: prosodia. metrica. quantità. tono. Le enclitiche: lasciano invariata la struttura prosodica di una parola. attirano l’accento sulla sillaba che le precede. ricevono sempre l’accento. sono sempre polisillabiche. L’accento cade sulla terzultima sillaba quando: la prima è breve. l’ultima è lunga. la terzultima è breve. la penultima è breve. Arpinàs: rispetta le leggi prosodiche. è accentato sulla terzultima. è un caso di ossitonia secondaria. è accentato sulla penultima. Una consonante compresa fra due vocali: fa sillaba con la precedente. fa sillaba con entrambe. fa sillaba con la successiva. fa sillaba a sé. La poesia latina: è quantitativa. è accentativa. è melodica. è ritmica. La seconda i di mihi è: lunga. breve. nessuna delle precedenti. ancipite. Ortotonico vuol dire: accentato sull’ultima sillaba. dotato di un proprio accento. accentato sulla prima sillaba. non dotato di un accento proprio. La sinalefe: si quando due vocali che non formano dittongo si fondono. si ha prima di es o est. è rara nella poesia classica. è più frequente in Virgilio che in Lucano. Gli ictus: fanno parte della metrica classica. in metrica corrispondono sempre a quelli di parola (o grammaticali). cadono di solito sui longa. corrispondevano a un’effettiva elevazione di pronuncia sulla sillaba accentata. Si ha prodelisione nel nesso: incertum est. incertum sum. incerta eram. incerti erimus. Si ha sinizesi nel termine: solum. Tereo. poeta. moneta. Si ha il fenomeno della s caduca nel nesso: incerta sum. poetas salutant. manibus divis. puellas basiant. Lo iato: è ben più diffuso della sinalefe nella poesia latina. è raro rispetto alla sinalefe nella poesia latina. avviene nell’incontro fra una consonante e una vocale. avviene nell’incontro fra due consonanti. Catalettico è detto un verso: che si apre con un piede raddoppiato. che si apre con un piede decurtato. che si chiude con un piede intero. che si chiude con un piede decurtato. Tra un verso e l’altro: può non esserci interruzione di sinafia. deve esserci interruzione di sinafia. può esserci un legamento fonetico. c’è sempre una continuità metrica. Incisione significa: che un verso appare spezzato. che un verso contiene un inciso. una fine di parola coincidente con una determinata sede del verso. che i piedi sono decurtati. Unità di base dei singoli versi sono i: piedi. metra. kola. membri. |