LETTERATURA ITALIANA (3di5)
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Title of test:![]() LETTERATURA ITALIANA (3di5) Description: Capitoli 13-18 Creation Date: 2025/04/07 Category: Others Number of questions: 60
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Il valore conativo dell'imperfetto indicativo: esprime il tentativo di compiere l'azione espressa dal verbo. esprime la ripetitività dell'azione compiuta nel passato. esprime un'azione compiuta nel passato. esprime il risultato nel presente di un'azione compiuta nel passato. Nell'uso dei tempi nelle lettere: i passati vanno tradotti come presenti. quel che è accaduto ieri va riferito all'oggi. viene assunto il punto di vista del destinatario. nella traduzione bisogna sempre rispettare i tempi latini. Per stabilire un rapporto di contemporaneità quando nella reggente il predicato è al perfetto indicativo, nella subordinata di primo grado troveremo: il futuro semplice. l'imperfetto o, meno spesso, il perfetto. il presente. il piuccheperfetto. Il presente storico: rende l'azione più vivida al lettore. serve ad attenuare il perfetto. corrisponde a un futuro. coincide col presente esclamativo. Il piuccheperfetto: ha tipicamente valore proprio. può essere utilizzato nelle frasi indipendenti. ha valore relativo e viene usato solo nelle subordinate. descrive un'azione compiuta nel passato. Il perfetto gnomico si usa: per esprimere un'azione compiuta nel futuro. per esprimere il presente. per esprimere massime. per esprimere un'azione compiuta nel passato. Il futuro semplice: equivale al futuro anteriore. descrive un'azione che si svolgerà nel futuro. è un tempo relativo. è un tempo storico. Nello stile epistolare l'espressione eo die corrisponde a: pridie. cras. heri. hodie. Nella frase ignoro quid feceris tra principale e subordinata sussiste un rapporto di: contemporaneità. anteriorità della subordinata. anteriorità della principale. posteriorità della subordinata. Tra i seguenti è un tempo principale nell'indicativo: piuccheperfetto. imperfetto. perfetto. perfetto-presente. Tra le seguenti frasi una non contiene un falso condizionale: paene omnia dixi. non negaverim tristem atrocemque vobis visam orationem meam. longum est enumerare omnia proelia Hannibalis. ad mortem te, Catilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat. Nella frase ne erraveris sane: certe imprudens fuisti è presente un congiuntivo di tipo: concessivo. dubitativo. potenziale. esortativo. L'imperativo presente negativo si esprime di solito con: non + infinito presente. ne + congiuntivo presente. ne + congiuntivo perfetto. ne + congiuntivo imperfetto. L'indicativo: è il caso dell'ipotesi. esprime obiettività. esprime un ordine. esprime un desiderio. Tra italiano e latino: l'uso dell'indicativo è generalmente analogo. l'indicativo ha significati molto diversi. l'indicativo cambia solo nei tempi dell'infectum. l'indicativo cambia solo nei tempi del perfectum. La traduzione di un indicativo latino con un congiuntivo italiano è ammessa con: il falso condizionale. le particelle correlative. i verbi sinonimi di possum. i verbi difettivi. La negazione dei congiuntivi volitivi è: non. nonne. ne. haud. Utinam si accompagna a un congiuntivo: irreale. suppositivo. eventuale. ottativo. Sane si accompagna a un congiuntivo: concessivo. ipotetico. volitivo. esortativo. L'imperativo futuro: è una forma presente in italiano. esprime un ordine rivolto al futuro. coincide con l'imperativo presente. è forma non attestata negli autori classici. L'infinito viene usato come complemento oggetto: con altri verbi all'infinito. quando è retto da verbi impersonali. coi verbi servili. con il genitivo di pertinenza. Quando il participio è perfetto, l'ablativo assoluto prevede: transitivi attivi e deponenti intransitivi. intransitivi attivi. deponenti transitivi. tutti i verbi. Il gerundio: si usa nella perifrastica passiva. completa la flessione dell'infinito. non può alternarsi col gerundivo quando il nome verbale è all'ablativo semplice. si traduce col gerundio italiano. Il supino attivo: funge da complemento di limitazione. è un accusativo alla greca. si usa in dipendenza da verbi statici. è un nome verbale di IV declinazione. L'infinito: ha 4 tempi. ha 3 tempi. ha un solo tempo. ha tutti i tempi dell'indicativo. Hanno il participio perfetto: tutti i verbi. solo i deponenti transitivi. i verbi transitivi attivi e i deponenti intransitivi. solo i verbi transitivi attivi. Il participio si dice congiunto quando: concorda in caso genere e numero con un sostantivo. concorda con un elemento della frase e specifica le circostanze in cui si svolge l'azione. si unisce a un pronome. si traduce con un aggettivo. Il gerundivo: è presente in italiano. è un sostantivo verbale. è sempre passivo. è sempre attivo. La perifrastica passiva: si forma col gerundivo e il verbo sum. si forma col participio futuro e il verbo sum. indica imminenza e predestinazione. indica un comando. Il supino passivo: funge da complemento di limitazione. è un accusativo alla greca. si usa in dipendenza da verbi statici. è un nome verbale di III declinazione. Si parla di asindeto: quando sono usate congiunzioni subordinanti. quando non sono usate congiunzioni coordinanti. quando non sono usate congiunzioni subordinanti. quando sono usate congiunzioni coordinanti. Nelle domande retoriche la particella num attende: risposta negativa. risposta affermativa. risposta incerta. nessuna risposta. Le proposizioni circostanziali: fungono da soggetto. fungono da attributi. fungono da complementi indiretti. completano in modo fondamentale l'informazione della principale. Negli scrittori classici l'attrazione modale: si ha soprattutto in dipendenza da tempi storici. avviene soprattutto in dipendenza da tempi principali. avviene quando lo scrittore esprime il proprio pensiero. concerne i tempi verbali. La coordinazione: pone due frasi su diversi piani sintattici. pone due frasi sullo stesso piano sintattico. è usata solo in prosa. è usata solo in poesia. La subordinazione: pone due frasi su diversi piani sintattici. pone due frasi sullo stesso piano sintattico. è usata solo in prosa. è usata solo in poesia. Il primo membro di una interrogativa disgiuntiva può essere introdotto da: an. quae. utrum. uter. La finale negativa è introdotta da: ut. non. ita. ne. Le avversative sono introdotte da: ut. cum + congiuntivo. quod. donec. Il congiuntivo caratterizzante: si usa per esprimere un pensiero che non coincide con quello dello scrivente. si usa per esprimere una caratteristica tipica di una persona. esprime una congettura. esprime un'eventualità. La collocazione dell'accento latino: è fissa, sempre sulla penultima sillaba. va sulla penultima sillaba se la terzultima sillaba è breve. va sulla penultima sillaba se la penultima sillaba è breve. va sulla terzultima vocale se la penultima vocale è breve. Il nesso muta cum liquida: può anche essere separato nella sillabazione. non si deve mai scindere nella sillabazione. non va mai scisso prima di vocale breve. fa sempre sillaba con la vocale che precede. Accentus è calco del termine greco: prosodia. metrica. quantità. tono. Le enclitiche: lasciano invariata la struttura prosodica di una parola. attirano l'accento sulla sillaba che le precede. ricevono sempre l'accento. sono sempre polisillabiche. L'accento cade sulla terzultima sillaba quando: la prima è breve. l'ultima è lunga. la terzultima è breve. la penultima è breve. Arpinàs: rispetta le leggi prosodiche. è accentato sulla terzultima. è un caso di ossitonia secondaria. è accentato sulla penultima. Una consonante compresa fra due vocali: fa sillaba con la precedente. fa sillaba con entrambe. fa sillaba con la successiva. fa sillaba a sé. La poesia latina: è quantitativa. è accentativa. è melodica. è ritmica. La seconda i di mihi è: lunga. breve. nessuna delle precedenti. ancipite. Ortotonico vuol dire: accentato sull'ultima sillaba. dotato di un proprio accento. accentato sulla prima sillaba. non dotato di un proprio accento. La sinalefe: si quando due vocali che non formano dittongo si fondono. si ha prima di es o est. è rara nella poesia classica. è più frequente in Virgilio che in Lucano. Gli ictus: fanno parte della metrica classica. in metrica corrispondono sempre a quelli di parola (o grammaticali). cadono di solito sui longa. corrispondevano a un'effettiva elevazione di pronuncia sulla sillaba accentata. Si ha prodelisione nel nesso: incertum est. incertum sum. incerta eram. incerti erimus. Si ha sinizesi nel termine: solum. Tereo. poeta. moneta. Si ha il fenomeno della s caduca nel nesso: incerta sum. poetas salutant. manibus divis. puellas basiant. Lo iato: è ben più diffuso della sinalefe nella poesia latina. è raro rispetto alla sinalefe nella poesia latina. avviene nell'incontro fra una consonante e una vocale. avviene nell'incontro fra due consonanti. Catalettico è detto un verso: che si apre con un piede raddoppiato. che si apre con un piede decurtato. che si chiude con un piede intero. che si chiude con un piede decurtato. Tra un verso e l'altro: può non esserci interruzione di sinafia. deve esserci interruzione di sinafia. può esserci un legamento fonetico. c'è sempre una continuità metrica. Incisione significa: che un verso appare spezzato. che un verso contiene un inciso. una fine di parola coincidente con una determinata sede del verso. che i piedi sono decurtati. Unità di base dei singoli versi sono i: piedi. metra. kola. membri. |