Letteratura latina 1 Romanini
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Title of test:![]() Letteratura latina 1 Romanini Description: Romanini canale L-Z Creation Date: 2025/02/06 Category: Others Number of questions: 155
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Nell'età augustea i temi politici e civili in letteratura. sono dominanti. sono del tutto ignorati. sono presenti, ma non preponderanti. nessuna delle risposte è vera. Nell'età di Augusto gli intellettuali. si ritirano dalla vita pubblica nell''otium litterarum. appoggiano il potere perché costretti. svolgono un'opera di opposizione al potere. appoggiano il potere condividendone gli ideali. La posizione di Augusto e di Mecenate nei confronti della cultura fu. di opposizione e contrasto. di consapevolezza dell'importanza e dunque di strumentalizzazione. di completo disinteresse. di rigido controllo in ogni forma. Il circolo di Mecenate era. una corrente letteraria. un ambiente culturale di letterati e amanti della cultura. il titolo di un'opera perduta. un partito politico. Nelle 'Georgiche' la vita delle api. è ricalcata sul modello greco senza originalità. è un pretesto per sfoggio di erudizione. rappresenta una digressione a puro scopo poetico. viene vista come modello di vita associativa. La storia nelle 'Bucoliche'. Rappresenta lo sfondo armonico e idilliaco delle vicende. È del tutto assente, visto l'argomento trattato. Irrompe in modo negativo. È il tema principale dell'opera. Perché Virgilio nelle 'Bucoliche' invoca le muse siciliane?. Il termine fa riferimento alla poesia romana. Perché le 'Bucoliche' sono ambientate in Sicilia. Si riferisce al modello greco: il siracusano Teocrito. È un aggettivo poetico senza reale significato. Il modello di Virgilio nelle 'Bucoliche' è. Varrone. Lucrezio. il poeta greco Teocrito. Omero. L''Eneide' è composta. in esametri. in prosa. in distici elegiaci. in endecasillabi. La versione dell''Eneide' che conosciamo. manca della revisione finale dell'autore. è quella rivista e corretta da Augusto. è quella rivista e corretta dall'autore. è quella salvata dal naufragio. Virgilio definisce Didone "infelix e misera". per commuovere il pubblico e suscitare la pietà. perché ha avuto una storia sfortunata. perché anticipa con queste note il suo tragico destino. perché sarà costretta dal destino ad abbandonare Enea. La storia di Didone. rappresenta il prototipo della donna debole che ha bisogno di un uomo che la salvi. è talemente pietosa e commuovente che Enea prova pietà per Didone. presenta forti analogie con quella di Enea. è destinata a un lieto fine. L''Eneide' rappresenta l'inizio di un'epoca nuova perché. la lingua che utilizza è del tutto nuova e in contrasto con la tradizione. si tratta di un'opera del tutto priva di legami con la letteratrua precedente. segna la fine della repubblica e in essa vi è l'eco della perdita definitiva della libertà. coincide con l'inizio dell'età imperiale e la nuova epoca di pace promessa da Augusto. La meta della vicenda narrata nell''Eneide' è. l'affermazione del potere di Enea nel Lazio. la fondazione della stirpe da cui nascerà Roma (il poema racconta delle premesse della gloria dell'Impero Romano). la vendetta dei Troiani contro i Greci. il coronamento della storia d'amore tra Enea e Didone. Con l'espressione "fato profugus" Virgilio indica. il destino di Enea che è in viaggio per volere del fato. il destino di Enea che è vittima degli dei. il destino di Enea che deve combattere il fato per l'affermazione di Roma. il destino di Enea che è stato cacciato dalla patria troiana. Nell''Eneide' il mondo degli uomini e il mondo degli dei. il mondo degli dei non trova spazio nell''Eneide'. sono completamente disgiunti. si intersecano influenzandosi. nessuna delle affermazioni è vera. Nell''Eneide' troviamo anche influssi della poesia alessandrina. Nessuna delle affermazioni è vera. Vero, Virgilio imita pedissequamente gli alessandrini. Falso, Virgilio non conosceva nulla della poesia alessandrina. Vero, ma rivisitata con una profondità psicologica peculiare a Virgilio. La tempesta con cui inizia il libro I dell''Eneide'. è causata dal canto delle Sirene. è scatenata da Nettuno nemico di Enea. è scatenata da Giunone nemica di Enea. ha la funzione di ritardare il ritorno in patria di Enea. Nell'incontro tra Enea e Venere nel libro I. Venere si dimostra una madre affettuosa che conforta e consola il figlio. Enea riconosce la madre solo quando si gira per andarsene. Enea riconosce immediatamente la madre. Venere intende punire il figlio della sua superficialità. La tempesta scatenata da Giunone nel libro I dell''Eneide'. fa naufragare i Troiani sulle coste laziali. allontana i Troiani dal ritorno in patria. fa naufragare i Troiani sulle coste africane. fa naufragare i Troiani in Sicilia. Ennio negli 'Annales' parla dell'arrivo di Enea in Italia. vero. si tratta di un'invenzione del Medioevo. è solo una supposizione. falso. È corretto dire che con l''Eneide' Virgilio fonda un nuovo stile perché. usa un metro poetico diverso da tutti gli autori precedenti. utilizza una lingua diversa, ricca di neologismi e grecismi. nessuno prima di lui aveva scritto epica in esametri. riesce a fondere il massimo della libertà con il massimo del rigore stilistico. Nell''Eneide' vengono celebrate le virtù guerriere dei protagonisti. solo dei Troiani. solo di Enea. non completamente vero. vero. Nell''Eneide' viene raccontata la fine di Troia. nel primo libro. nell'ultimo libro. falso. vero. Quale importanza ha nell''Eneide' l'ambientazione dei fatti?. L'ambientazione idilliaca e agreste rappresenta un tributo ai modelli alessandrini. L'ambientazione dei fatti vede Enea muoversi da oriente (Troia) a occidente (Lazio), toccando varie sponde del Mediterraneo (l'Africa, la Sicilia), in un itinerario che in parte ricalca il viaggio di Odisseo, in parte è funzionale alla storia di Roma, con un'origine non greca, cruente lotte con i popoli italici, un'atavica ostilità a Cartagine... L'ambientazione dei fatti ricalca il peregrinare di Odisseo nel poema Omerico che è uno dei modelli di Virgilio. L'ambientazione dei fatti, mitica e favolistica, rappresenta la sezione più di fantasia del poema e non ha alcun riferimento alla storia. La struttura dell''Eneide' è del tutto originale. è stata alterata dagli editori antichi. solo in parte. falso. vero. Nel colloquio tra Venere e Zeus, all'inizio del libro I. Venere chiede che Enea possa restare a Cartagine e sposare Didone. Venere litica col padre sulla sorte di Enea. Venere chiede vendetta contro Giunone sua nemica. Venere si lamenta del destino di Enea e chiede rassicurazioni a Zeus. Perché l''Eneide' è stata definita poema dei vinti?. Perché Enea viene sconfitto più e più volte, prima di affermarsi come capo dei Latini. Perché i protagonisti subiscono la sconfitta. Perché, nonostante celebri la storia del fondatore della Romanità, l'eroe, e attraverso di esso l'autore, si contraddistingue per la malinconia, la mitezza con cui china il capo al volere del fato, la vicinanza emotiva verso chi soffre. La definizione non è corretta, deriva dalla storiografia romantica. Nel proemio dell''Eneide' ha forte rilievo il nome del protagonista. Nessuna delle affermazioni è vera. Falso: nei primi 11 vv. non appare. Falso, perché per gli antichi il nome proprio non aveva nessuna importanza. Vero: si tratta del 'pius Aeneas', contrapposto a Odisseo. Le vicende narrate nell''Eneide' durano sette anni. vero. nessuna delle risposte è vera. falso. non si può sapere. Il viaggio di Enea è un viaggio di ritorno. vero. falso. solo il primo tratto. solo il secondo tratto. Il fato nell''Eneide. è una divinità personificata. è una forza superiore che anticipa il Dio cristiano. è una divinità minore al servizio di Zeus. è qualcosa che si deve necessariamente compiere. Che cosa unisce Enea a Didone?. L'odio contro Roma. Un destino comune di perdita del compagno, abbandono della propria terra, guida di un drappello di profughi, rifondazione di una città. Sono entrambi troiani. Un amore destinato a un luminoso futuro. Venere chiede a Cupido. di far innamorare Didone di Enea. di creare inimicizia perpetua tra il popolo dei Troiani e i Cartagines. di instaurare un'alleanza perpetua tra il popolo dei Troiani e i Cartaginesi. di far innamorare Enea di Didone. Il primo libro si chiude. con un brindisi di amicizia tra Troiani e Cartaginesi. con l'invito di Didone rivolto a Enea a narrare la sua storia. con la prima notte d'amore tra Enea e Didone. con il canto del cielo di Iopa. Quale è il modello greco dell'utilizzo di Cupido per far nascere l'amore?. Callimaco nella 'Chioma di Berenice'. Omero con Ettore e Andromaca. Apollonio Rodio: i due amanti sono Zeus e Giunone. Apollonio Rodio: i due amanti sono Giasone e Medea. Nel libro I, Didone in quanto regina di Cartagine. non è ancora nemica dei Troiani e di conseguenza dei Romani. era tra gli alleati dei Greci nell'assalto a Troia. è nemica fin dall'inizio dei Troiani, antenati dei Romani. ha interesse che i Troiani lascino al più presto la sua terra. Al momento del loro primo incontro, Enea appare a Didone. bello come un dio. profugo miserevole in cerca di aiuto. non riesce a vederlo chiaramente perché è seminascosto da una nube magic. nemico minaccioso e arrogante. Virgilio riprende la similitudine omerica. vero, ma apportandovi modifiche originali. falso. si tratta di veri e propri calchi. solo rarissime volte. Nelle scene del tempio di Giunone. viene messo in rilievo l'eroismo dei Cartaginesi. viene messo in rilievo l'eroismo dei Romani. viene messo in rilievo l'eroismo dei Greci. viene messo in rilievo l'eroismo dei Troiani sconfitti. La descrizione del tempio di Giunone a Cartagine. è la traduzione latina di un parallelo episodio omerico. riprende la tecnica alessandrina dell'ecfrasis e pone le premesse psicologiche dell'incontro tra Didone ed Enea. riprende la tecnica alessandrina dell''ecfrasis' per sfoggio di erudizione. è un omaggio di Enea a Giunone, per propiziarsela. Didone decide di. dare ospitalità ai Troiani superstiti. incarcerare i Troiani superstiti. accogliere i Troiani, ma mantenere le distanze perché è sospettosa. offrire denaro ai Troiani perché rientrino nella loro terra. Un dattilo si compone di. due sillabe lunghe e una sillaba breve. due sillabe lunghe e due sillabe brevi. una sillaba lunga e una sillaba breve. una sillaba lunga e due sillabe brevi. Uno spondeo si compone di. una sillaba lunga e una a metà. due sillabe brevi. una sillaba breve e una a metà. due sillabe lunghe. L'ultimo piede di un esametro può essere. un'ellissi. un trocheo che include un dattilo. un trocheo. un poliptoto. L'ultima sillaba dell'ultimo piede di un esametro può essere. biceps. ceps. triceps. anceps. "Genus esse deorum", v. 12: con questa espressione, Didone fa riferimento a. Anchise. Enea. gli dei dell'Olimpo. Giunone. La congiunzione "at" all'inizio del libro IV. non crea contrasto con la conclusione del libro precedente. nessuna delle altre risposte. riprende l''at' che chiude il libro precedente. crea un forte contrasto con la conclusione del libro precedente. "Multa viri virtus animo multusque recursat", v. 3: si riscontra un poliptoto con. "multusque recursat". "multa" e "multus". "multa viri". "animo" e "recursat". Tra i principali modelli del libro IV si annovera Catullo, con il suo. carme 64. carme 46. carme 6. carme 4. "Veneris nec praemia noris?", v. 33. "Noris" è una forma ellittica di "noceris". "Noris" è una forma enclitica di "noveris". "Noris" è una forma allitterante di "noveris". "Noris" è una forma sincopata di "noveris". "Agnosco veteris vestigia flammae", v. 23. Questo verso ha ispirato. Tasso in 'Gerusalemme liberata' XII 42. Dante in 'Inferno' XXX 48. Tasso in 'Gerusalemme liberata' V 42. Dante in 'Purgatorio' XXX 48. "Si mihi non animo fixum… si non pertaesum… huic uni forsan potui succumbere culpae", vv. 15-19. Si tratta di un lungo poetico ipotetico della realtà con un'unica apodosi. Si tratta di un lungo poetico ipotetico dell'irrealtà con doppia apodosi. Si tratta di un lungo poetico ipotetico dell'irrealtà con doppia protasi. Si tratta di un lungo poetico ipotetico della realtà con doppia apodosi. "Ante, Pudor, quam te violo aut tua iura resolvo", v. 27. In ANTE… QUAM si può notare. un poliptoto. un vocativo. una figura etimologica. una tmesi. "Reor… / hunc cursum Iliacas vento tenuisse carinas", vv. 45-46. Anna si riferisce alla rotta di Enea verso Cartagine ricorrendo a. una subordinata finale. un'infinitiva. un ablativo assoluto. una subordinata consecutiva. "Germanique minas?", v. 44, incompleto. Versi come questo ci permettono di. comprendere la storia dei manoscritti virgiliani, che hanno subito delle perdite nel corso dei secoli. comprendere la storia dei manoscritti virgiliani, che sono stati modificati dai copisti. comprendere la tecnica compositiva di Virgilio, che procedeva per sequenze. comprendere la tecnica compositiva di Virgilio, che procedeva verso dopo verso. "Despectus Iarbas", v. 36: Anna qui ricorda. il rifiuto, da parte di Didone, di Iarba, figlio di Giove Ammone e re dei Getùli. il suo rifiuto di Iarba, figlio di Giove Ammone e re dei Getùli. il rifiuto, da parte di Didone, di Iarba, figlio di Giove Ammone e re dei Tiri. il suo rifiuto di Iarba, figlio di Giove Ammone e re dei Tiri. "Ipsa tenens dextra pateram pulcherrima Dido", v. 60. "Ipsa Dido" costituisce. un forte chiasmo per porre l'attenzione su Didone; "Dido" è un sostantivo della terza declinazione. un forte chiasmo per porre l'attenzione su Didone; "Dido" è un sostantivo della quinta declinazione. un forte iperbato per porre l'attenzione su Didone; "Dido" è un sostantivo della quinta declinazione. un forte iperbato per porre l'attenzione su Didone; "Dido" è un sostantivo della terza declinazione. "Impenso... amore", v. 54: l’aggettivo "impensus". è della terza classe e significa "immenso, smisurato". è della seonda classe e significa "immenso, smisurato". è della prima classe è significa "pesante". è della prima classe e significa "immenso, smisurato". "Heu vatum ignarae mentes!", v. 65. Si tratta di un epifonema pronunciato dal poeta. Si tratta di un apoftegma pronunciato da Didone. Si tratta di un epifonema pronunciato da Anna. Si tratta di un apoftegma pronunciato da Anna. La similitudine della cerva ferita dei vv. 68-73. descrive Didone come una cerva colpita da una freccia mortale ("letalus harundus") che vaga tra boschi e valli senza sollievo. descrive Anna come una cerva colpita da una freccia mortale ("letalis harundo") che vaga tra boschi e valli senza sollievo. descrive Anna come una cerva colpita da una freccia mortale ("letalus harundus") che vaga tra boschi e valli senza sollievo. descrive Didone come una cerva colpita da una freccia mortale ("letalis harundo") che vaga tra boschi e valli senza sollievo. "Nunc media Aenean secum per moenia ducit / Sidoniasque ostentat opes urbemque paratam", vv. 74-75: Didone conduce Enea tra le mura e gli mostra i lavori di Cartagine. Didone conduce Enea tra le mura e gli mostra i giochi sidoni. Didonce conduce Enea a Cartagine e gli rivela il suo amore irrefrenabile. Enea incontra Didone a lato delle mura di Cartagine e ne rimane stupito. "Aut gremio Ascanium", v. 84. Il passo è parallelo a Lucrezio I 37, dove si incontra Marte fra le braccia di Venere. Il passo è parallelo a Livio I 37, dove si incontra Zeus fra le braccia di Giunone. Il passo è parallelo a Ovidio, carme I 37, dove si incontra Marte fra le braccia di Venere. Il passo è parallelo a Livio I 37, dove si incontra Marte fra le braccia di Venere. "Pendent opera interrupta", v. 88. Dal fervore della costruzione, Cartagine passa a una desolata immobilità; "opera" è un accusativo neutro plural. Dall'immobilità, Cartagine passa a un notevole fervore costruttivo; "opera" è un nominativo neutro plurale. Dall'immobilità, Cartagine passa a un notevole fervore costruttivo; "opera" è un accusativo neutro plurale. Dal fervore della costruzione, Cartagine passa a una desolata immobilità; "opera" è un nominativo neutro plurale. "Talibus adgreditur Venerem Saturnia dictis", v. 92. "Saturnia" indica qu. Anna. Giunone. Lavinia. Didone. "Si Iuppiter unam / esse velit Tyriis urbem Troiaque profectis, / miscerive probet populos aut foedera iungi", vv. 110-112. Al v. 112 riscontriamo la presenza di un "dicolon abundans". Al v. 112 riscontriamo la presenza di un "tricolon minuens". Al v. 112 riscontriamo la presenza di un "tricolon abundans". Al v. 112 riscontriamo la presenza di un "dicolon minuens". "Olli", v. 105. Si tratta di una forma arcaica per "iste", già in Ennio. Si tratta di una forma arcaica per "illi", già in Ennio. Si tratta di una forma arcaica per "olim", già in Plauto. Si tratta di una forma arcaica per "olim", già in Livio Andronico. La proposta fatta da Giunone a Venere (vv. 98 segg.) rappresenta. un grande vantaggio (Didone lo capisce). una trappola (Venere non se ne accorge). un grande vantaggio (Venere lo comprende). una trappola (Venere se ne accorge). Immagine della luce che abbandona le correnti di Oceano, vv. 129 e segg.: si tratta di un'eco. Ovidio, 'Metamorfosi'. di Omero, 'Iliade'. Apollonio Rodio, 'Argonautiche'. Ovidio, 'Fasti'. "Adnuit atque dolis risit Cytherea repertis", v. 128. In "risit - repertis" si riscontra. un'anastrofe. una 'climax'. una cacofonia. un'allitterazione. "Ubi primos crastinus ortus / extulerit Titan radiisque retexerit orbem", vv. 118-119. Qui viene richiamato. il mito del Titano Iperione, padre della Luna. il mito del Titano Iperione, padre della Luna. il mito del Titano Iperione, padre del Sole. il mito del Titano Urano, padre del Sole. "Reginam thalamo cunctantem ad limina primi / Poenorum exspectant": vv. 133-134. Qui il soggetto è. "limina". "Poenorum". "Reginam". "primi". "Haud illo segnior ibat Aeneas", vv. 149-150. Qui notiamo. un poliptoto e un verbo al trapassato. una litote e un verbo al trapassato. una litote e un verbo all'imperfetto. una figura etimologica e un verbo all'imperfetto. "Interea magno misceri murmure caelum incipit", vv. 160-161. "Magno murmure" è. un dativo di attribuzione. un genitivo soggettivo. un ablativo di modo. un accusativo di relazione. "Alia de parte patentis / transmittunt cursu campos atque agmina cervi / pulverulenta fuga glomerant montisque relinquunt", vv. 153-155. Si riscontra qui. la presenza di una litote. una 'climax'. un iperbato. un 'hysteron proteron'. "Tandem progreditur magna stipante caterva / Sidoniam picto chlamydem circumdata limbo", vv. 136-137. "Sidoniam clamidem" è un accusativo di relazione, "picto limbo" un dativo di qualità. "Sidoniam clamidem" è un accusativo soggetto dell'infinitiva, "picto limbo" un genitivo di modo. "Sidoniam clamidem" è un accusativo di relazione, "picto limbo" un ablativo di qualità. nessuna delle altre risposte. "Speluncam Dido dux et Troianus eandem / deveniunt", vv. 165-166. Didone e i Troiani sono i due soggetti del passo. "Dido" è in caso ablativo singolare. Didone ed Enea giungono in una grotta. "Dux" si riferisce al "duce", ovvero al comandante Enea. "Coniugium vocat, hoc praetexit nomine culpam", v. 172. A chiamare l'unione "coniugium" è. Ascanio; il sostantivo è della terza declinazione. Didone; il sostantivo è della quinta declinazione. Enea; il sostantivo è della prima declinazione. Didone; il sostantivo è della seconda declinazione. La Fama, vv. 173 e segg.: la descrizione che ne fa Virgilio è prossima alla figura di. Atena, la Sapienza, di 'Odissea' XI 332-340. Giunone, sposa di Giove, di Ennio X 742. Eris, la Discordia, di 'Iliade' IV 442-443. Afrodite, la Bellezza, di Cicerone, "Verrinae", II 4,2. "Protinus ad regem cursus detorquet Iarban", v. 196. "Protinus" è. una congiunzione. un aggettivo. un avverbio. un sostantivo. "Nunc hiemem inter se luxu, quam longa, fovere / regnorum immemores turpique cupidine captos", vv. 193-194. Anna presenta in maniera positiva la relazione tra Didone ed Enea. nessuna delle altre risposte. La Fama presenta in maniera positiva la relazione tra Didone ed Enea. La Fama riduce a una tresca amorosa la relazione tra Didone ed Enea. "Quot sunt corpore plumae", v. 181, riferito alla Fama. "Corpore" è. un accusativo. un nominativo. un vocativo. un ablativo. La Fama "nocte volat caeli medio", v. 184. Qui "nocte" è. un ablativo. un accusativo. un nominativo. un vocativo. "Et nunc ille Paris cum semiviro comitatu…", v. 215. Paride viene paragonato a Enea. Paride viene paragonato ad Ascanio. Enea viene paragonato a Paride. Iarba viene paragonato a Paride. "Femina … conubia nostra / reppulit", vv. 211-214. Qui a parlare è. Ascanio. Enea. Giunone. Iarba. "Nequiquam horremus", ovvero ‘invano temiamo’, v. 209. Qui possiamo riscontrare un richiamo ad alcuni termini epicurei presenti in. Seneca. Cicerone. Lucrezio. Ennio. "Multa Iovem manibus supplex orasse supinis", v. 205. Qui il soggetto è. una Musa. Didone. Iarba. Anna. "Lavinia arva", v. 236, è. nessuna delle altre risposte. un riferimento ai Lavini, abitanti del Lazio. una sineddoche per Lavinia, l'amata di Enea. una metonimia per Lavinio, la città che fonderà Enea. Ai vv. 219 e segg., Giove si rivolge a Mercurio con toni solenni per. assegnargli il compito di redarguire Enea. far calmare Didone e far sì che il suo 'furor' si plachi. invitarlo a rimproverare Didone. ricordare a Venere quale sia la vera missione di Enea. "Ac totum sub leges mitteret orbem", v. 231. "Mitteret" è. un imperativo. un congiuntivo perfetto. un congiuntivo imperfetto. un indicativo piùcherperfetto. "Cyllenius", v. 252. L'epiteto si riferisce a. Giove. Mercurio. Iarba. il re dei Numidi. L'espressione "ut primum", v. 259, può essere tradotto come. "come il primo". "così appena". "come per prima cosa". "non appena". "Iamque volans", v. 246. Questa espressione può essere tradotta, alla lettera, con. "già volante". "e orami volato". "e già volante". "ormai in volo". La descrizione dei preparativi di Mercurio per il volo, vv. 238 e segg., si ispira. alle 'Bucoliche'. all''Odissea'. all''Iliade' e all''Odissea'. all''Iliade'. "Heu quid agat?", v. 282. "Agat" è. il congiuntivo presente del verbo ago, agi, egi, actum, agere. il congiutivo perfetto del verbo ago, agi, egi, actium, agere. l'indicativo presente del verbo ago, agis, agit, agere. l'indicativo presente del verbo ago, agi, ieci, iactum, iagere. Dopo l'incontro con Mercurio, Enea prova. un senso di stordimento. una gioia infinita. una profonda tristezza. una felicità assai grande, che non vede di condividere con Didone. "Regnum Italiae Romanaque tellus", v. 275. Qui si riscontra. un'endiadi con iperbato. un'endiadi con chiasmo. un "hysteron proteron". una figura etimologica. "Ipse deum tibi me claro demittit Olympo / … / ipse…", vv. 268-270. La ripetizione di "ipse" è. un'anafora. una "climax". un "hysteron proteron". un iperbato. "Atque animum nunc huc celerem nunc dividit illuc / in partisque rapit varias perque omnia versat", vv. 285-286. Questi versi. sono stati commentati da Servio in maniera assai originale nel codice Mediceo. sono considerati interpolati da alcuni studiosi, poiché assenti nel codice Palatino. sono contentui nel codice Palatino con a fianco il prezioso commento di Servio. sono stati messi a punto da Servio nel suo commento all''Eneide'. "Mnesthea Sergestumque vocat fortemque Serestum, / classem aptent taciti", vv. 288-289. In questi versi. alcuni marinai cartaginesi cominciano a preparare le navi per la partenza. i capi troiani chiamano Enea per informarlo dei sentimenti di Didone. Enea ammonisce alcuni troiani per il loro comportamento non rispettoso delle gerarchie. Enea convoca i capi troiani per organizzare la partenza dopo l'incontro con Mercurio. "Et iussa facessunt", v. 295. "Facessunt" è. un verbo desiderativo. un avverbio di modo. un aggettivo sostantivato. un verbo con sfumatura frequentativa. "Qualis commotis excita sacris / Thyias", vv. 300-301. Didone è paragonata a una tiade, ovvero. una ninfa. una baccante. un'arpia. una furia. "Quis fallere possit amantem?", v. 296. Il celebre passo può essere tradotto così: "Cosa un'amante potrebbe mai fare?". "Chi potrebbe ingannare un’innamorata?". "Che cosa può mai fingere un'innamorata?". "Cosa ha mai finto un'amante?". "Aquilonibus", v. 310. Il termine indic. un vento freddo; si tratta di un ablativo plurale. un vento freddo; si tratta di un ablativo singolare. un vento caldo; si tratta di un genitivo singolare. un vento caldo; si tratta di un dativo plurale. "Moritura", v. 308, in riferimento a Didone. Si tratta di. un supino. un avverbio. un participio futuro. un aggettivo della seconda classe. "Si quis mihi parvulus aula / luderet Aeneas", vv. 328-329. "Luderet" è. un congiuntivo imperfetto. un congiuntivo presente. un condizionale passato. un infinito perfetto. "An mea Pygmalion dum moenia frater / destruat", vv. 325-326. Pigmalione è. lo zio di Didone. il marito di Didone. il cugino di Didone. il fratello di Didone. "Tandem pauca refert", v. 333. "Pauca" è. un aggettivo della seconda classe. un sostantivo che significa "parole". nessuna delle altre risposte. un aggettivo sostantivato. "Reliquias colerem [Priami tecta alta manerent]", v. 343. La seconda parte del verso. è stata aggiunta dai moderni editori critici virgiliani. è considerata spuria da alcuni studiosi. è stata aggiunta da Virgilio in un secondo momento. è un'aggiunta di Servio. Mene fugis?, v. 314. In "mene" si può notare la presenza. di una perifrastica passiva. di un dativo di direzione. di un'enclitica interrogativa. di un verbo di movimento. "Nec coniugis umquam / praetendi taedas", vv. 338-339. Con "taedas" Enea indica. le tende dei troiani. le furie che stanno facendo impazzire Didone. le fiaccole nuziali. le tensioni tra lui e Didone. "Sequor", v. 361, è un verbo. deponente della prima coniugazione. passivo della terza coniugazione. depondente della terza coniugazione. passivo della seconda coniugazione. L'epanalessi è una figura retorica che consiste nel. ripetere più volte un suono all'inizio, al centro e alla fine di una frase. omettere in maniera ellittica un certo suono, per veicolare un determinato concetto. ripetere una parola o un'espressione all'inzio, al centro e alla fine di una fras. tacere in maniera ellittica una parola, per creare maggiore 'pathos'. "His auribus hausi", v. 359. Qui il deittico è. "his auribus". "hausi". "his". "auribus". "Me patris Anchisae, quotiens umentibus umbris / nox operit terras…", vv. 351-352. Chi sta parlando. Enea. Didone. Iarba. Ascanio. "Fletu nostro", v. 369. "Nostro" è. il dativo del possessivo "nostrus". il vocativo del pronome "noster". l'ablativo del possessivo "noster". il genitivo del pronome "nostro". "I, sequere Italiam ventis", v. 381. La parola "i" è. un verbo. un sostantivo. una congiunzione. un avverbio. Didone accusa Enea negandogli una madre divina, vv. 365 e segg. In questi versi il modello di Virgilio è. la "lamentatio" di Marcia in Seneca, 'Consolationes'. l'apostrofe di Arianna a Teseo in Catullo, 'Carmen' LXIV. il lamento di Venere in 'Iliade', II 43. la 'pronuba mulier' degli 'Annales' di Ennio. "Heu furiis incensa feror", v. 376. "Heu" è. una congiunzione. un nesso avverbiale. un avverbio. un'interiezione. "At pius Aeneas", v. 393. L'aggettivo "pius", tipico di Enea. compare nel libro IV ben dieci volte, posto in posizioni strategiche a livello narrativo. si trova anche nell''explicit' del libro IV. è ripetuto tre volte nel libro IV. compare solo una volta nel libro IV. "Marmoreo... thalamo", v. 392. Il "talamo" è. il letto nuziale. il sacerdote che celebra le nozze. la fiaccola nuziale. l'anello del matrimonio. "Dabis, improbe, poenas", v. 386. Questo passo può essere tradotto così: "Pagherai, disonesto, le tue colpe". "Le pene ti saranno scontate". "Ti consegnerò, improbo, le tue pene". "Sarai considerato disonesto con le tue colpe". "Puppibus et laeti nautae imposuere coronas", v. 418. "Puppibus et" (per "et puppibus") è. un'anastrofe. una metonimia. un'anafora. una sineddoche. "Improbe Amor, quid non mortalia pectora cogis", v. 412, celeberrimo. Si può riscontrare una simile invocazione a Eros. in Terenzio. in Catullo. in Apollonio Rodio. in Ennio. Hiemis memores", v. 403. "Hiemis" è il genitivo di. hiemis". "hiemus". "hiema". "hiems". "Natat uncta carina", v. 398. Qui Virgilio indica. le vele della nave che veleggiano come se scivolassero sull'olio. la chiglia della nave spalmata di pece. la prua dell'imbarcazione coperta di materiale impermeabilizzante. la poppa della nave ricoperta di pece per avanzare nell'acqua. "Ventosque", v. 430. L'espressione equivale a. "dum ventos". "et ventos". "cur ventos". "cum ventos". "I, soror, atque hostem supplex adfare superbum", v. 424. Virgilio richiama qui l'espressione "hostis pro hospite. di Afrodite in Omero. di Camilla in Ovidio. di Deianira in Euripide. di Lucrezia in Livio. "Miserere sororis", v. 435. L'espressione può essere tradotta così: "esalta la sorella". "sminuisci la sorella". "non avere pietà della sorella". "compatisci la sorella". Verso 423: "et tempora noris", oppure "et tempora noras". Tra queste due lezioni, la critica sostiene che è preferibile. nessuna delle due, bisogna correggere in "noveris". la forma "noris". emendare ricorrendo alla lezione "novit" trasmessa da Servio. la forma "noras". "Haud secus adsiduis hinc atque hinc…", v. 447. Cosa significa "haud"?. "Qui". "Osò". "Là in fondo". "Non". Similitudine con la quercia, vv. 441 e segg. Cosa viene paragonato a una quercia robusta?. La forza incontenibile del Fato, che governa il destino degli uomini. La potenza della flotta dei Cartaginesi, che tanto faranno penare l'esercito di Roma. La resistenza di Enea alle preghiere di Didone. La resistenza di Didone, che vuole mantenere con fede il patto giurato a Sicheo. "Fata obstant", v. 440. La parola "fata" è. un maschile singolare della prima declinazione. un femminile singolare della prima declinazione. un neutro singolare della terza declinazione. un neutro plurale della seconda declinazione. "Eumenidum veluti demens videt agmina Pentheus", v. 469. Il riferimento a Pènteo deriva. dalle 'Baccanti' di Euripide. dal carme LXIV di Catullo. dall''Antigone' di Sofocle. dalle 'Argonautiche' di Apollonio Rodio. "Semper longam incomitata videtur / ire viam", vv. 467-468. "Videtur" è. la 3a pers. sing. dell'indicativo presente del verbo "videri". la 3a pers. plur. dell'indicativo presente del verbo "videri". la 3a pers. sing. dell'indicativo presente del verbo "videre". la 3a pers. plur. dell'indicativo presente del verbo "videre". "Ferali carmine bubo", v. 462. Il "bubo" è. un bubbone. un gufo. un cinghiale. un fagiano. "Taedet caeli convexa tueri", v. 451. Si può qui riscontrare. un'epanalessi. uno zeugma. un'allitterazione. una figura etimologia. "Haec se carminibus promittit solvere mentes / quas velit, ast aliis duras immittere curas", vv. 487-488. In questo passo. Virgilio sottolinea che la magia può avere solo effetti positivi. Didone sottolinea che la sacerdotessa a cui si rivolge potrà avere effetti negativi su Enea. Anna teme le influenze negative della magia nera. vengono richiamati gli effetti della magia, sia positivi sia negativi. "Epulasque draconi / quae dabat", vv. 484-485. Se si trattasse di un testo in prosa, potremmo ordinare i termini così. "et draconi epulas quae dabat". "et quae dabat epulas draconi". "quae draconi et dabat epulas". "quae dabat epulas et draconi". Nel v. 474 Didone è "evicta dolore". "Dolore" è. al genitivo ed esprime un compemento d'agente. all'ablativo ed esprime un complemento di causa efficiente. all'accusativo ed esprime un complemento d'agente. al dativo ed esprime un complemento di termine. La "topothesia" è. la toponomastica. la descrizione di un luogo inesistente. la localizzazione geografica di un luogo lontano. la spiegazione di un 'topos' letterario. "Testor, cara, deos et te, germana", v. 492. Qui Didone si rivolge. a Venere. alla sacerdotessa. a una schiava germanica. alla sorella. Secondo Plinio il Vecchio l’ippòmane è. il corno bianco degli unicorni, con effetti magici. la coda dei puledri appena nati, che aveva effetti benefici su chi la toccava. il corno bianco che sporgeva dalla fronte dei puledri appena nati aventi come padre un unicorno. un’escrescenza carnosa sporgente dalla fronte dei puledri appena nati. "Necdum / Laomedonteae sentis periuria gentis?", vv. 541-542. Virgilio fa riferimento a Laomedonte, il quale è. un profugo troiano che fece parte della flotta guidata da Enea. un combattente greco che morì durante l'assedio di Troia. un eroe greco che partecipò alla spedizione degli Argonauti. un re di Troia che non mantenne ben due promesse sacre. "Rursusque ita visa monere est, / omnia Mercurio similis", vv. 557-558. Verso la fine del libro IV, a Enea. si presenta in sogno lo stesso Giove, che gli ricorda ciò che Mercurio gli aveva esortato in precedenza. si presenta Mercurio (questa volta non tramite un'apparizione onirica, ma direttamente). si presenta un nuovo messaggero di Giove, simile al dio Mercurio incontrato in precedenza. si presenta Mercurio (questa volta non direttamente, ma tramite un'apparizione onirica). "Varium et mutabile semper / femina", vv. 569-570. Questa sentenza misogina è pronunciata da. Enea. Mercurio. Ascanio. Iarba. "Spargebat lúmine…", v. 584. Il verbo è. al futuro. al perfetto. al presente. all'imperfetto. Al v. 609 viene citata Ecate, la quale è. signora degli incroci e dei matrimoni funesti. signora delle ombre, dell'oscurità, degli incantesimi e degli incroci. signora della caccia, degli incantesimi e della magia. signora delle nozze e della magia del matrimonio. "Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor…", vv. 625 e segg. Il "futuro vendicatore" a cui fa riferimento Didone è. Annibale. Augusto. Antonio. Attila. "Ensemque recludit / Dardanium", vv. 646-646. L'aggettivo "dardanio" è un sinonimo di. "libico". "cartaginese". "fenicio". "troiano". Un 'makarismòs' è una figura retorica con cui. viene proclamato felice qualcuno che si trova in una determinata situazione. viene proclamato dannato qualcuno che si trova in una determinata situazione. viene proclamato infelice qualcuno che si trova in una determinata situazione. viene divinizzato qualcuno che si trova in una determinata situazione. "Eadem me ad fata vocasses", v. 678. Qui "eadem" si associa a. "vocasses". "fata". "ad". "me". Chiusa del libro IV: Iride consacra il capello di Didone a. Enea. Roma. Anna. Dite. I protagonisti delle 'Bucoliche' sono. Troiani. pastori. soldati. contadini. "Numquam, regina, negabo". "Negabo" è. un congiuntivo perfetto. un indicativo futuro. un indicativo piucheperfetto. un congiuntivo presente. |