Linguistica Italiana dalla L053 alla L058
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Title of test:![]() Linguistica Italiana dalla L053 alla L058 Description: Daypo 9 dalla L053 alla L058 Creation Date: 2023/11/05 Category: Others Number of questions: 34
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01. Il Convivio di Dante. è un trattato in volgare che fu scritto nei primi anni dell'esilio. è un trattato in latino che fu scritto nei primi anni dell'esilio. è un trattato in latino che fu scritto poco prima dell'esilio. è un trattato in volgare che fu scritto poco prima dell'esilio. 02. Indicate quale dei seguenti tratti non fa parte del fiorentino trecentesco. rispetto della regola del dittongo mobile. generale rispetto della legge Tobler-Mussafia soprattutto ad inizio assoluto di periodo. articolo il. riduzione del dittongo dopo consonante + r. 03. L'obiettivo che Dante persegue nel De vulgari eloquentia è quello. di rivendicare la dignità del volgare nell'uso colto. di creare una lingua adatta al discorso filosofico. di tratteggiare la storia della poesia volgare, dai provenzali ai suoi giorni. di creare un'arte poetica del volgare. 04. Secondo Dante, il volgare ideale è illustre perché. è il più nobile tra i volgari italiani. è degno di illustrare le gesta dei grandi personaggi. è il più celebre dei volgari italiani. diffonde luce e risplende chiaro su tutti. 05. Nel canto XXVI del Purgatorio, Dante incontra. Arnaut Daniel e Bonagiunta Orbicciani da Lucca. Guido Guinizzelli e Arnaut Daniel. Guido Gunizzelli e Bonagiunta Orbicciani da Lucca. Arnaut Daniel e Guittone d'Arezzo. 06. La lingua della Commedia di Dante. è il "volgare illustre" teorizzato nel De vulgari eloquentia. è abbondantemente modellato sulla prosa latina. è basata sul fiorentino di fine Duecento e di inizio Trecento. è un idioma artificiale, in cui si mescolano diverse varietà. 07. Dante descrive la differenziazione diatopica dei volgari italiani. nel trattato latino De vulgari eloquentia. nel trattato latino Convivio. nel prosimetro Vita nova. nel trattato volgare Convivio. 08. Cosa si intende per plurilinguismo dantesco?. L'uso da parte di Dante di italiano e francese. L'uso da parte di Dante di latino e volgare. L'uso da parte di Dante di vari dialetti. L'uso da parte di Dante di registri, varietà e lingue differenti. 01. La forma aura del primo verso del sonetto petrarchesco Erano i capei d'oro a l'aura sparsi è. un sicilianismo. un francesismo. un provenzalismo. un latinismo. 02. Nella novella di Chichibio, l'autore inserisce delle brevi frasi. in vernacolo fiorentino. nel fiorentino rustico di Certaldo. in dialetto bolognese. in dialetto veneziano. 03. La lingua usata nel Proemio del Decameron e nella cornice introduttiva alle giornate è caratterizzata. dall'impiego di periodi lunghi, ricchi di subordinate. all'uso abbondante di ordini sintattici marcati: dislocazioni a sinistra e a destra, tema libero ecc. dall'impiego di forme tipiche delle varietà basse di fiorentino. dall'uso abbondante del che polivalente. 04. Nel verso petrarchesco vo mesurando a passi tardi e lenti, nel sintagma tardi e lenti che procedimento retorico troviamo?. dittologia sinonimica. consonanza. polisindeto. anafora. 05. Quale di queste affermazioni è falsa?. Il Canzoniere di Petrarca è il testo chiave per la storia dell'italiano letterario. Al centro del Canzoniere c?è il concreto e tormentato io individuale. Il titolo originale del Canzoniere è Rerum vulgarium fragmenta. Per Petrarca l'amore è uno strumento di conoscenza intellettuale e di elevazione spirituale. 06. La lingua del Decameron si presenta. maggiormente polimorfica di quella della coeva poesia. meno polimorfica di quella della coeva poesia, ma solo nelle ballate che concludono le giornate. meno polimorfica di quella della coeva poesia. altrettanto polimorfica di quella della coeva poesia. 01. Quale dei seguenti tratti non è caratteristico del fiorentino del Quattrocento?. l'articolo definito maschile singolare el. l'articolo definito maschile plurale e. l'apocope di -e e -o dopo l, n, r. la desinenza di III pl. -on(o) invece di -ano nei verbi di I coniugazione. 02. La grammatica di Leon Battista Alberti è. una grammatica del fiorentino contemporaneo. una grammatica della lingua degli scrittori più autorevoli della tradizione. una grammatica del fiorentino di Dante, Petrarca e Boccaccio. una grammatica del fiorentino trecentesco. 03. Quale delle seguenti affermazioni è falsa?. La lettera che funge da prefazione alla Raccolta Aragonese fu firmata da Angelo Poliziano. La Raccolta Aragonese fu inviata da Lorenzo de' Medici a Federico d'Aragona. La Raccolta Aragonese è un'antologia della poesia toscana dei primi secoli. I compilatori della Raccolta Aragonese vogliono proporre ai contemporanei un modello linguistico-letterario. 04. Individuate fra i seguenti gruppi di fenomeni fonetici o forme quali non appartengono interamente al fiorentino argenteo. la prima persona dell'imperfetto in -o; le forme indeclinate mie, tuo, suo per il maschile e il femminile; la forma mila in luogo di milia; la velarizzazione di l preconsonantica. la riduzione dei dittonghi dopo consonante + r; la prima persona dell'imperfetto in -a; la declinazione per numero e genere della forma in precedenza indeclinabile gliele; le forme dea e stea in luogo di dia e stia. la riduzione dei dittonghi dopo consonante + r, il numerale dieci in luogo di diece; le forme dia e stia; la forma mila in luogo di milia. l'articolo el, la declinazione per numero e genere della forma in precedenza indeclinabile gliele; le forme dia e stia; la forma sei in luogo dell'antico sè. 05. Quale di queste affermazioni è falsa?. Nel Quattrocento il volgare attraversa una fase di crisi. Con l'Umanesimo il latino diventa il principale strumento espressivo in ogni campo della cultura. Con l'Umanesimo si diffonde l'idea della superiorità della cultura moderna su quella antica. Nel Quattrocento il volgare viene tendenzialmente relegato alle scritture pratiche e ai generi letterari popolari. 06. Il tema del latino parlato a Roma fu oggetto di uno scambio epistolare tra due importanti umanisti. Cristoforo Landino e Leonardo Bruni. Biondo Flavio e Poggio Bracciolini. Poggio Bracciolini e Cristoforo Landino. Biondo Flavio e Leonardo Bruni. 01. Le 'lingue di koiné'. sono lingue elaborate nelle cancellerie signorili e comunali, soprattutto nell'Italia settentrionale. sono lingue elaborate nelle cancellerie signorili e comunali, soprattutto nell'Italia meridionale. sono lingue usate nelle corti dell'Italia settentrionale. sono le lingue 'cortigiane' in uso presso le corti d'Italia nei secoli XV e XVI. 02. Per evitare le forma dialettali, le lingue di koiné elaborate nelle cancellerie del Quattrocento fanno in genere ricorso. a neologismi. a latinismi. a arcaismi. a toscanismi. 03. L'imporsi del modello petrarchesco alla fine del Quattrocento è dimostrato. dagli Amorum libri e dall'Orlando innamorato di Boiardo. dall'Arcadia e dalle Rime di Sannazaro, e dall'Orlando innamorato di Boiardo. dall'Arcadia e dalle Rime di Sannazaro, e dagli Amorum libri di Boiardo. dall'Arcadia e dalle Rime di Sannazaro, e dalle Stanze per la giostra di Poliziano. 04. Il maccheronico è. un volgare settentrionale infarcito di termini latini e di latinismi. un volgare saturo di latinismi. un latino infarcito di elementi lessicali volgari, spesso dialettali. un volgare infarcito di termini latini e di latinismi. 05. La lingua dei poeti dell'Umanesimo volgare fiorentino. è la lingua dei grandi autori del Due- e del Trecento (Dante, Petrarca e Boccaccio). è il fiorentino del Quattrocento (detto anche argenteo). è la lingua dei grandi autori del Due- e del Trecento in particolare di Petrarca e Boccaccio. è la lingua dei grandi autori del Due- e del Trecento, aperta agli influssi del fiorentino contemporaneo. 06. Il polifilesco è. un volgare saturo di latinismi. un volgare meridionale infarcito di latino. un ibrido di termini latini e dialettali. un latino infarcito di elementi lessicali volgari, spesso dialettali. 07. Sannazaro sottopose l'Arcadia a un lungo processo di revisione. avvicinarne la lingua sempre più al toscano quattocentesco. per avvicinarne la lingua sempre più al modello petrarchesco e boccacciano. avvicinarne la lingua sempre più al modello petrarchesco, boccacciano e dantesco. avvicinarne la lingua sempre più ai modelli proposti da Bembo. 01. Nel verso che tutto n’arde e non ritrova loco dell'Orlando furioso (I 18 8), la forma loco. un sicilianismo. un latinismo sopravvissuto alla revisione linguistica. un toscanismo. un settentrionalismo sopravvissuto alla revisione linguistica. 02. Quale di queste affermazioni è falsa?. Nel 1501 e nel 1502 Bembo pubblicò a Venezia presso Aldo Manuzio le edizioni a stampa di Petrarca e di Boccaccio. l'edizione di Petrarca del 1501 assicurò a Bembo la possibilità di fissare un testo di riferimento, da cui ricavare una norma grammaticale. L'avvento della stampa ebbe dei riflessi molto rilevanti in campo linguistico perché favorì la diffusione della norma bembiana. il lavoro nella tipografia aldina permise a Bambo di rivedere in senso toscaneggiante molti testi in vista della pubblicazione. 03. Quali sono le date delle tre edizioni dell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto?. 1516, 1521, 1525. 1516, 1525, 1532. 1521, 1525, 1532. 1516, 1521, 1532. 01. Quale autore cercò di conciliare la tesi fiorentinista, che proponeva come modello il fiorentino parlato, con la tesi di Bembo, che proponeva come modello la lingua dei grandi autori dei Trecento?. Pier Francesco Giambullari. Niccolò Machiavelli. Benedetto Varchi. Claudio Tolomei. 02. L'uso del dialetto nella commedia del Cinquecento. deriva dall'esigenza di dar voce alle istanze degli umili e dei diseredati. prosegue la tradizione delle lingue di koinè. deriva da un rifiuto del classicismo bembiano. prosegue la tradizione dei volgari medievali. 03. La lingua della Mandragola di Machiavelli. è un limpido esempio di fiorentino vivo. è modellata fondamentalmente sul fiorentino letterario del Trecento. fonde latinismi di origine cancelleresca con parole comuni e quotidiane. è un efficace compromesso tra lingua letteraria e lingua viva. 04. La teoria cortigiana fu sostenuta per la prima volta. da Vincenzo Colli detto il Calmeta. da Baldassarre Castiglione. da Dante Alighieri. da Gian Giorgio Trissino. |