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PEDAGOGIA GENERALE II

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PEDAGOGIA GENERALE II

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secondo paniere

Creation Date: 2023/06/14

Category: Others

Number of questions: 300

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Differenza è parola: Negativa. Positiva. Ambigua. Abusata.

Alla diversità inerisce l'idea di: Normalità. Ambiguità. Anomalia. Diritto.

Occorre passare dalla logica degli opposti a quella delle: Relazioni. Comunicazioni. Divisioni. Riflessioni.

Ha parlato di "grande paradigma della disgiunzione". Si tratta di: A. Rigobello. E. Mounier. F. Cambi. E. Morin.

Il paradigma della disgiunzione nega importanza alla pluralità: Delle razze. Degli uomini. Dei punti di vista. Delle etnie.

La pedagogia della differenza è pedagogia della: Ideazione. Divisione. Relazione. Scuola.

La pedagogia del tempo presenta ha compiti educativi: Tradizionali. Nuovi. Discontinui. Semplici.

Bisogna educare ad assumere il destino: Della famiglia. Della scuola. Naturale. Degli altri.

E' opportuno educare menti capaci di: Leggere. Andare in profondità. Sopravvivere. Vivere.

Per educare allo sviluppo, secondo A. Perucca, occorre il modello della interdipendenza: Collaborazione. Strutturazione. Omologazione. Competizione.

La storia della civilità si è fondata sul principio della uniformità interna e della diversità: Esterna. Apparente. Speciale. Locale.

Nel recente concetto di nazionalità sembra essere sottesa una logica: Locale. Globale. Tribale. Differente.

L'eguaglianza dei diritti fra gli uomini rischia di fatto di diventare: Realtà. Tangibile. Utopia. Ineguaglianza.

La Convenzione sui diritti dell'infanzia è del: 1989. 1999. 1889. 1908.

L'effettivo, comune connotato umano è: L'uguaglianza. La differenza. La similitudine. La pace.

La diversità ha sempre generato: Rancore. Paura. Piacere. Indifferenza.

Integrazione culturale è sinonimo di: Sopraffazione. Contaminazione. Omologazione. Confronto.

Il pensiero della differenza si pone a fondamento della possibilità di comprendere: La riflessione pedagogica. La riflessione filosofica. La complessità. La civiltà.

Le differenze vanno tra loro: Armonizzate. Valutate. Osservate. Azzerate.

La disuguaglianza è conseguenza della incapacità di accogliere: La diversità. La differenza. L'esclusione. La cultura.

Finora l'attenzione educativa alle giovani generazioni si è svolta lungo il percorso che conduce dalla tradizione: Alla civiltà. Alla modernità. Al futuro. All'incertezza.

In passato, era sufficiente fornire le nuove generazioni di memoria e di: Istruzione. Competenza. Storia. Conoscenza.

Oggi i saperi avanzati diventano presto: Indiscutibili. Virtuali. Obsoleti. Inutili.

Il fenomeno della globalizzazione può comportare il rischio di: Omologazione. Accelerazione. Riduzione. Perdizione.

L'omologazione, rispetto all'identità dell'altro, è da interdersi come una forma di: Ostentazione. Strumentalizzazione. Trasposizione. Prevaricazione.

L'agire educativo oggi è chiamato a promuovere una nuova: Cittadinanza. Idea di famiglia. Società. Nazione.

La nuova cittadinanza si fonda soprattutto su dimensioni di tipo: Giuridico. Etico. Sociale. Nazionale.

Oggi, rispetto al passato, è possibile parlare di una pluralità di: Popoli. Religioni. Appartenenze. Culture.

Lo sviluppo cognitivo ed emotivo eccede sempre più gli standard della: Scuola. Famiglia. Società. Tradizione.

Gli interessi sociali sono da orientarsi soprattutto al: Bene comune. Successo. Competizione. Consenso.

L'incremento del rischio produce un aumento di: Perdizione. Paura. Progresso. Alienazione.

L'umanità sbaglia a continuare a ragionare secondo le categorie: Del progresso economico. Dello sviluppo sostenibile. Della nuova cittadinanza. Dell'educazione al futuro.

Occorre che ognuno si renda disponibile ad una molteplicità di approcci: Ludici. Valutativi. Alla realtà. Al rischio.

E' opportuno imparare a convivere con proposte culturali: Simili alle nostre. Affini alle nostre. Analoghe alle nostre. Differenti dalle nostre.

L'educazione al futuro si comiuga all'istanza della: Attività. Responsabilità. Curiosità. Formazione.

U. Beck segnala l'esistenza di una potente forza attrattiva tra povertà e: Rischio. Abitudine. Ignoranza. Carestia.

Uno dei pilastri per la convivenza globale è da scorgersi nella: Alterità. Incertezza. Responsabilità. Paura.

La responsabilità verso le generazioni future dovrebbe essere un atteggiamento: Opzionale. Dovuto. Volontario. Superato.

Gli "esperti riduzionisti", secondo E. Morin, rispetto ai problemi umani privilegiano: Più di due interpretazioni diverse. Almeno due interpretazioni diverse. Almeno tre interpretazioni diverse. Una sola interpretazione.

Esiste il rischio dell'asservimento dell'uomo alla regole del: Tecnopolio. Monopolio. Oligopolio. Più forte.

Il tema ha a che fare con le condizioni della sopravvivenza umana sulla Terra. Si tratta di: Sviluppo industriale. Sviluppo sostenibile. Sviluppo occidentale. Sviluppo interculturale.

Occorre ricercare una maggiore compatibilità tra le esigenze della produzione industriale e quelle: Del sistema economico. Dei consumatori. Dell'ecosistema. Della rete commerciale.

Produttori e consumatori oggi detengono precise responsabilità: Sociali. Culturali. Interculturali. Politiche.

Per garantire la vita presente e futura sul pianeta occorre promuovere: Spirito critico. Attivismo politico. Boicottaggio delle merci in vendita. Coscienza ecologica.

La natura è da considerarsi: Bene da possedere. Valore da preservare. Oggetto di possesso. Principio da considerare.

Promuovere una "nuova cultura della scarsità" significa favorire: Una limitazione delle risorse terrestri. Una decurtazione delle risorse terrestri. Una fruizione più responsabile delle risorse terresti. Il privarsi delle risorse terrestri.

In materia di sostenibilità, per B. Jiclkling il tipo di educazione da promuovere è quella: Dello sviluppo sostenibile. Per lo sviluppo sostenibile. Dallo sviluppo sostenibile. Sullo sviluppo sostenibile.

Le aziende commerciali sono invitate a promuovere: Equità e sostenibilità. Diritto allo sviluppo. Profitto e equità. Sviluppo e benessere.

I consumatori del terzo millennio , rispetto al problema ambientale, appaiono: Disinteressati. Incerti. Sensibili. Intimoriti.

Circa lo sviluppo sostenibile, è opportuno denunciare la tendenza ad utilizzare l'educazione come: Difesa. Metafora. Principio. Alibi.

La formazione del cittadino, un tempo, aveva come fulcro: L'economia domestica. L'educazione sociale. L'educazione civile. L'educazione militare.

Essere cittadini del mondo, tra gli altri aspetti, significa non poter più ignorare: Gli indici di borsa. Le distanza geografiche. Le crisi di governo. Le disuguaglianze.

La nuova cittadinanza si lega alla educazione della mente e: Del cuore. Della psiche. Dell'inconscio. Dell'anima.

E. Morin ha messo in evidenza come l'educazione debba, tra gli altri compiti, promuovere la formazione di una identità: Sociale. Terrestre. Personale. Interculturale.

E. Morin guarda all'uomo come: Specie, evoluzione, società. Individuo, stato, nazione. Individuo, società, specie. Individuo, società, etnia.

Per costruire il futuro dell'educazione, NON è presente l'esigenza di fondare il diritto alla: Inculturazione. Condivisione. Reciprocità. Differenza.

Il diritto alla condivisione estesa sembra la condizione per sviluppare consapevolezza delle interdipendenze: Nazionali. Globali. Culturali. Economiche.

Insieme agli aiuti per la sopravvivenza, nelle zone più disagiate del mondo, occorre anche promuovere una adeguata loro: Commercializzazione. Riutilizzazione. Moltiplicazione. Gestione.

Lo studioso delle intelligenze multiple è: E. Morin. M. Montessori. H. Gardner. J. Dewey.

Il futuro dell'uomo si radica nel futuro dell'educazione: Dell'infanzia. Dell'umanità. Dell'intelligenza. Del cuore.

La cittadinanza, nella società-mondo, è principalmente: Un fatto giuridico. Un dato tecnico. Un progetto identitario comune. Un dato irrilevante.

Nella società-mondo occorre educare cittadini: Per bene. Complessi. Attenti. Planetari.

Si possono predisporre spazi sociali di confronto avendo cura: Delle relazioni. Dell'arredo urbano. Di se stessi. Dei propri interessi.

Il nuovo spazio sociale allargato è luogo di: Disagi. Appartenenze multiple. Omologazione. Appartenenze esclusive.

La recipocità fonda la convivenza e costruisce il senso di: Vicinanza. Comunità. Essere. Esserci.

La logica della reciprocità prevede: Occhio per occhio. Scambi e interazioni. Crescita e cambiamento. Dente per dente.

Occorre coltivare un nesso tra cittadinanza locale e: Globale. Intera. Nazionale. Europea.

La relazionalità deve divenire effettivo valore da: Tutelare. Sostituire. Ignorare. Promuovere.

I cittadini globali manifestano solidarietà è: Dinamismo. Responsabilità. Affetto. Egocentrismo.

La convivenza delle culture richiede persone capaci di non esasperare: Gli animi. I governi. Le differenze. Il prossimo.

Il sapere pedagogico oggi va al di là delle scienze: Sociali. Filosofiche. Della terra. Dell'educazione.

Nella complessità del reale esiste la minaccia della: Globalizzazione. Intercultura. Dispersione. Corruzione.

La chiusura difensiva è un atteggiamento ormai: Saggio. Improponibile. Utile. Necessario.

Occorre imparare a riconoscere il sapere pedagogico dove si: Produce. Valuta. Accumula. Differenzia.

Si può pensare ad un "dialogo interculturale" anche tra i saperi: Dell'educazione. Teorici. Accademici. Empirici.

La pedagogia è scienza e: Fede. Sapere. Ragione. Teoria.

Il sapere pedagogico NON è: Pratico. Riflessivo. Diagnostico. Continuo.

Il pedagogista è sempre un professionista e un: Psicologo. Ricercatore. Terapeuta. Analista.

La pedagogia oggi si occupa di nuovi percorsi: Logici. Fisici. Sociali. Semantici.

Una meta educativa da raggiungere è: La creatività. L'anomia. La valorizzazione. L'omologazione.

Spesso il gruppo maggioritario incontra la diversità mediante un approccio: Gentile. Valido. Rapido. Predatorio.

Dobbiamo scongiurare la nascita dell'uomo: Marginale. Contemporaneo. Sociale. Vulnerabile.

L'educazione interculturale motiva l'educazione alla: Egemonia culturale. Solidarietà. Competizione. Innovazione.

L'idea di sviluppo deve essere da tutti: Confrontabile. Valutabile. Condivisibile. Organizzabile.

I paesi in via di sviluppo, opportunamente sostenuti, devono possedere volontà di: Emanciparsi. Primeggiare. Pensare. Governare.

Il consumismo, su scala planetaria, si sta rilevando come: Efficace. Insostenibile. Efficiente. Sostenibile.

Il mondo occidentale è chiamato a ridimensionare la sua brama di potere e di: Educare. Accesso. Possesso. Omologazione.

Il problema del diritto allo sviluppo richiama quello: Delle disuguaglianze. Economico. Giuridico. Delle emozioni.

Il mondo attuale è denso di: Calamità. Disuguaglianze. Armonia. Benessere.

Il diritto allo sviluppo esige: Manifestazioni di protesta. Scioperi. Eventi culturali. Interventi concreti.

Ha parlato di "desiderio dell'altro". Si tratta di: C. Lasch. Z. Bauman. E. Levinas. E. Morin.

La relazione con gli altri permette di scoprire in se stessi: Nuovi problemi. Nuove risorse. Nuove criticità. Nuove personalità.

Per considerare la diversità, occorre: De-centrarsi. Deresponsabilizzarsi. Rimanere se stessi. Destrutturarsi.

Lo sviluppo è un diritto: Di pochi. Rischioso. Recente. Universale.

La via di emancipazione e di sviluppo è soprattutto nel diritto: All'educazione e all'istruzione. All'accesso alle risorse. Al consumo. Ad una abitazione.

Essere solidali significa principalmente: Elargire beni. Sostenere le istanze di sviluppo altrui. Regalare quello che si ha. Accontentarsi di quello che si ha.

La globalizzazione esige una regolamentazione: Economica. Etica. Sociale. Culturale.

Il modello di consumo occidentale: E' sostenibile. Non è sostenibile. E' giusto. E' valido.

La comprensione abilita: Alla vita. Al benessere. Alla solidarietà. Al consumo.

Una autentica solidarietà va manifestata anche nell'ambito: Del divertimento. Della comprensione. Dello sviluppo. Del consumo.

Il sistema scolastico ha già compreso che viviamo la stagione: Della fine della scuola. Delle differenze. Della rinascita della scuola. Dell'uguaglianza.

Per favorire l'integrazione, occorre valorizzare le risorse educative della scuola e: Del territorio. Di Internet. Dei docenti. Degli studenti.

Una scuola integrata non può che produrre una educazione: Funzionale. Interculturale. Integrale. Sociale.

La "scuola integrata" è principalmente la scuola: A tempo pieno. Dell'emarginazione. Del riscatto sociale. Dei talenti.

La mediazione è soprattutto: Servizio sociale. Impegno educativo. Consulenza psicologica. Intervento sociale.

Sostenere la comunicazione tra diversi significa: Comprendere le differenti modalità espressive. Facilitare il dialogo verbale. Promuovere la qualità delle relazioni. Promuovere la quantità delle interazioni.

La mediazione può offrire un prezioso supporto alla funzionalità: Della nazione. Del Tribunale. Dello Sato. Della scuola.

L'autonomia scolastica deve fondarsi su nuove logiche: Organizzative. Relazionali. Strumentali. Valutative.

L'autonomia della scuola deve farsi carico delle istanze pedagogiche della: Differenza. Accoglienza. Gestione. Coesione.

Le strtture scolastiche devono andare a integrarsi: Tra di loro. Con le strutture di servizio e mediazione. Con la riflessione pedagogica. Soprattutto con le associazioni di volontariato.

Mediare vuol dire aprire un dialogo tra differenti: Desideri. Conflitti. Mentalità. Continenti.

Per ottenere attitudini interculturali in una società complessa, occorre andare oltre: La mediazione. La formazione. Il consueto. L'azione.

La mediazione interviene in tutte quelle situazioni in cui è presente difficoltà: Economica. Di convivenza. Sociale. Materiale.

E fondamentale che il bisogno di pace e di educazione alla convivenza venga riconosciuto come: Unico. Indivisibile. Corretto. Universale.

Creare cultura della mediazione significa già, di per sé, produrre: Reddito. Cittadinanza. Pace. Formazione.

Se il conflitto viene adeguatamente gestito, diviene percorso: Di innovazione. Di crescita. Di elevazione. Di costruzione.

Per imparare ad apprezzarsi reciprocamente, occorre promuovere identità: Autentiche. Identiche. Gemelle. Plurime.

Ogni esperienza relazionale è regolata dall'amore e dal: Dal successo. Dall'odio. Dal potere. Dal rancore.

La logica dell'amore e del potere possono portare alla condivisione se alimentate: Dalla scuola. Dalla reciprocità. Dalla gioia. Dall'intuizione.

La società-mondo richiede la costruzione di una cultura: Della mediazione. Della nazione. Della supposizione. Della inculturazione.

Oggi non si può conoscere senza comprendere: L'ambiente. L'uomo. La vita. La complessità.

Nella riflessione di G. Cives era presente il tema della: Globalizzazione. Mediazione. Europeizzazione. Intercultura.

Nella riflessione di G. Cives esiste una continuità tra le logiche della mediazione e quelle della: Complessità. Natura. Cultura. Idea di Dio.

G. Cives si è opposto agli schemi concettuali astratti e: Faziosi. Religiosi. Ideologici. Cattolici.

Oggi c'è bisogno di una pedagogia che sappia: Mediare. Ribellarsi. Istruire. Emendare.

G. Cives riteneva la ragione una condizione: Necessaria e sufficiente. Necessaria ma non sufficiente. Solo necessaria. Né necessaria né sufficiente.

J. Bruner, nella sua riflessione, ha accolto la sfida: Etica. Metodologica. Culturale. Ideologica.

J. Bruner si è occupato di mediazione: Nei suoi ultimi lavori. Nei suoi primi lavori. In tutti i suoi lavori. In nessuno dei suoi lavori.

Il confronto tra le menti è utile per negoziare: Contributi. Significati. Pace. Sinonimi.

La pedagogia, attraverso la mediazione, va oltre: La storia. Lo spazio. La diversità. Le antinomie.

La mediazione è un processo di comunicazione: Sempre facile. Non sempre facile. Piuttosto facile. Difficilissimo.

Il soggetto di cultura "altra" tende: All'usurpazione. Al razzismo. All'integrazione. All'indifferenza.

Nel soggetto di altra cultura c'è spesso un gap tra vissuto e: Realtà. Immaginazione. Appartenenza. Comprensione.

L'indentificazione con l'altro tende a creare una relazione: Simmetrica. Simpatica. Equilibrata. Asfittica.

La comunicazione interculturale non può eludere né la dimensione personale né quella: Culturale. Individuale. Collettiva. Giuridica.

La mediazione richiede conoscenza: Esclusiva. Reciproca. Sociale. Diffusa.

Se ben intesa e praticata, la mediazione diviene area condivisa di: Gioia. Incontri. Cultura. Gioco.

La mediazione interculturale, sul piano pedagogico, è spesso non: Valida. Efficace. Formalizzabile. Praticabile.

La mediazione richiede altissimi livelli di: Costi. Competenza. Performance. Intelletto.

Occorre che la mediazione non generi interventi: Discriminanti. Complessi. Brevi. Lunghi.

La mediazione linguistico-culturale, per garantire apertura al mondo, è: Sempre sufficiente. Inutile. Opzionale. Non sempre sufficiente.

Conferisce alla mediazione linguistico-culturale maggiore efficacia. Si tratta della prospettiva: Sociale. Interculturale. Globale. Locale.

Il mediatore linguistico-culturale oggi necessita di nuove prospettive: Di formazione. Di intervento. Tecnologiche. Di azione.

Per facilitare l'integrazione occorre promuovere l'accettazione reciproca e la condivisione: Globale. Progettuale. Istituzionale. Educativa.

Il mediatore linguistico-culturale deve essere sempre pronto ad operare in situazioni di: Rischio. Rivalità. Stasi. Formazione.

La mediazione culturale assume rilievo socio evolutivo se sostiene la solidarietà sociale: Tra simili. Tra di noi. Tra diversi. Soprattutto nella comunità locale.

Ogni intervento mirato alla mediazione rischia di essere sterile se isola: I conflitti. I pensieri. Le differenze. Gli Stati.

Ogni persona si sviluppa nella interazione con gli altri e con: La famiglia. La scuola. La cultura. La vita.

La mediazione deve farsi carico soprattutto: Del processo evolutivo della persona. Del'accesso della persona ai servizi sociali. Dell'accesso della persona ai servizi educativi. Dei problemi di traduzione linguistica.

La integrazione dei soggetti di altra cultura rischia di risolversi in: Globalizzazione. Omologazione. Mediazione. Insuccesso.

Sono compresenti nella maniera odierna del vivere. Si tratta di: Crescita e sviluppo. Continuità e linearità. Discontinuità e frammentazione. Continuità e discontinuità.

L'esperienza deve interessare: Soprattutto il mondo interiore. Mondo interiore e mondo esterno. Soprattutto il mondo esterno. Ragione e intelligenza.

Compito primario della mediazione è sostenere la: Continuità. Discontinuità. Globalizzazione. Cultura maggioritaria.

La mediazione culturale promuove contemporaneamente: Distinzione e diversità. Integrazione e radicamento. Distinzione e integrazione. Diffusione e integrazione.

Un parametro ineludibile della mediazione è la complementarietà delle: Idee. Differenze. Religioni. Istituzioni.

La mediazione consente di interpretare meglio: Un ruolo. Le situazioni concrete. Le culture. I linguaggi.

La mediazione culturale va a supporto della educazione: Interculturale. Sociale. Comparata. Culturale.

La mediazione aiuta a considerare le conseguenze della globalizzazione su: La scuola. Lo Stato. La nazione. Le persone.

Il rapporto fra mediazione culturale ed educazione interculturale è: Estrinseco. Inesistente. Intrinseco. Da costruire.

La mediazione, rispetto all'educazione interculturale, è: Condizione. Fine. Mezzo. Ideale.

In prospettiva interculturale è opportuno realizzare complementarietà tra l'agire socio-educativo e quello: Filosofico. Sociale. Economico. Politico.

I progetti di educazione interculturale vanno rivolti: Soprattutto ai soggetti di cultura minoritaria. Ai soggetti di cultura maggioritaria e minoritaria. Soprattutto alla scuola. Soprattutto ai soggetti di cultura maggioritaria.

Occorre puntare ad un progetto urbano condiviso di crescita: Umana. Infrastrutturale. Commerciale. Formale.

L'educazione interculturale va rivolta allo sviluppo di: Dipendenza. Discriminazione. Reciprocità. Tolleranza.

Il soggetto sviluppato è tenuto a cooperare allo sviluppo: Proprio. Degli altri. Avanzato. Personale.

Mancano nel sociale forme nuove e creative di proposta: Culturale. Commerciale. Didattica. Educativa.

A chi opera in campo sociale oggi servono competenze comunicative e di: Mediazione. Comparazione. Traduzione. Discussione.

La competenza professionale per l'intercultura comporta attenzione allo sviluppo del: "Senso con gli altri". "Senso di sé". "Senso per gli altri". "Senso sugli altri".

La nozione di contesto oggi si estende: Da Nord a Sud. Dal locale al globale. Da Oriente a Occidente. Da Est a Ovest.

L'educazione interculturale acquista una dimensione di progetto pedagogico: Complessivo. Ideale. Locale. Globale.

Una antinomia culturale vede l'Oriente come: Attivo. Fatalista. Veloce. Intraprendente.

L'Occidente è ritenuto: Lento. Flemmatico. Intraprendente. Fatalista.

Oggi tutto deve essere: Lento. Veloce. Flemmatico. Sprecato.

Al giorno d'oggi siamo schiavi di una lotta contro: Il tempo. La globalizzazione. Lo spazio. La carestia.

Il mito della velocità è nato dalle esigenze della società: Locale. Multiculturale. Globale. Industriale.

La convivenza civile è obiettivo primario di educazione: Pubblica. Locale. Sociale. Globale.

J. Maritain sosteneva che il rapporto della persona con la società va visto in funzione: Del pubblico. Del bene comune. Del privato. Della società.

Di recente, il concetto di bene comune è stato recuperato anche in campo: Economico. Sociale. Antropologico. Filosofico.

Nuove antinomie coinvolgono anche altre scienze: Dell'uomo. Della natura. Del tempo. Statistiche.

H. Marcuse lanciò l'allarme circa l'uomo: A più dimensioni. Moderno. Ad una dimensione. Globale.

L'incertezza postmoderna ha la peculiarità di estendersi: Al presente. Al passato. All'incertezza. Al futuro.

Oggi si è costretti a trattare il futuro come una: Minaccia. Promessa. Rinuncia. Controsenso.

Ha parlato di "perdita del futuro". Si tratta di: Z. Bauman. E. Morin. A. Melucci. C. Lasch.

In seguito all'incertezza, la vita dei giovani spesso si svolge all'insegna: Del disimpegno. Del lamento. Della malasorte. Del conflitto.

U. Beck afferma che di caduta di valori si parla: Adesso. Da sempre. Due secoli. Male.

In un mondo multiculturale, i propri valori vanno: Difesi. Rivendicati. Condivisi. Imposti.

L'atteggiamento più proficuo, circa l'incertezza, è: Agirla. Subirla. Evitarla. Negarla.

L'incertezza si sperimenta maggiormente nell'incontro con: I simili a noi. Soggetti ostili a noi. I più potenti di noi. L'altro diverso.

L'incontro e lo scontro tra valori differenti può essere: Controproducente. Una utopia. Una situazione propizia. Il preludio di un conflitto.

L'incertezza potrebbe divenire: Un problema momentaneo. Una fase della vita. Un elemento strutturale del vivere. Una meta dell'esistenza.

Il concetto di identità "fluida" è stato sviluppato da: P. Ricoeur. E. Morin. Z. Bauman. F. Remotti.

L'identità personale è in continua: Rivoluzione. Decisione. Valutazione. Trasformazione.

La staticità, correlata all'identità, risulta: Un limite. Una potenzialità. Una novità. Un valore.

Nel contesto sociale si assiste ad un ampliamento delle scelte: Compiute. Possibili. Sperimentate. Rigettabili.

In passato fornivano sicurezza e coesione sociale. Si tratta delle tradizionali: Identità. Istituzioni. Forze armate. Scuole.

La sfera prevalente dell'agire oggi è la dimensione del: Reale. Virtuale. Quotidiano. Locale.

L'identità oscilla tra bisogno di stabilità e il desiderio di: Mutevolezza. Coesione. Informazione. Interazione.

L'individuo oggi può immaginarsi protagonista di diverse: Etnie. Culture. Razze. Biografie.

L'insicurezza si genera per via della mancanza di: Norme. Punti di riferimento. Indicazioni. Teorie.

L'identità personale acquisisce sempre più una dimensione: Dinamica. Virtuale. Metafisica. Statica.

L'identità personale non si ottiene mai: Con tutti. Del tutto. Da tutti. Per tutti.

L'identità personale oggi si presenta come: Fluida. Stabile. Monolitica. Inutile.

L'identità personale, al giorno d'oggi, possiede nuove potenzialità: Commerciali. Geografiche. Espressive. Razionali.

Oggi occorre che ognuno acquisisca l'abitudine alla reinvenzione: Duplice. Graduale. Formativa. Continua.

Gli attuali mondi di vita sono ad alto grado di: Complessità. Devianza. Emarginazione. Difficoltà.

Quello della identità personale è da considerarsi come: Un alibi. Una strategia. Una novità. Un compito.

Nella costruzione dell'identità personale occorre rintracciare un principio di: Stasi. Coerenza. Urgenza. Origine.

Si tratta di imparare a vivere in un mondo globale rimanendo fedeli: All'altro. Al locale. A se stessi. Alla politica.

La conquista dell'identità, in fin dei conti, è un atto di: Scelta. Consumo. Sicurezza. Forza.

Saper scegliere risulta oggi una competenza: Accessoria. Fondamentale. Inutilizzata. Globale.

Le antinomie nel discorso pedagogico possono indurre: Banalità. Chiarezza. Formazione. Stereotipia.

Per garantire la convivenza civile è opportuno educare cittadini: Solidali. Monoculturali. Competitivi. Grintosi.

Occorre sentirsi responsabili della comunità locale come di quella: Familiare. Globale. Scolastica. Virtuale.

L'idea di cittadinanza verso cui tendere è di tipo: Locale. Comunitaria. Terrestre. Giuridica.

Le antinomie vanno: Osservate. Incrementate. Gestite. Trasferite.

Tra potere e servizio è presente una: Divergenza. Eterogeneità. Antinomia. Frattura.

Il potere è stato visto quasi sempre in termini: Negativi. Neutri. Economici. Positivi.

Il potere, rispetto alla natura umana, è: Intrinseco. Estrinseco. Contingente. Limitato.

Il "potere ministeriale" implica servizio: Alla nazione. Al ministero. Agli altri. Allo Stato.

Il potere, nella vita relazionale, ha funzioni: Positive. Negative. Oscure. Sottostimate.

Qualche volta la parola competenza rievoca il senso di: Sapienza. Superiorità. Sé. Competizione.

J. Bruner sostiene che la competenza si esprime come abilità: Manuale. Scolastica. Intellettuale. Fisica.

La competenza implica una dimensione: Sociale. Complessiva. Naturale. Reale.

La competenza presuppone la volontà di: Ammettere. Apprendere. Osservare. Valutare.

E. Morin avverte che non bastano le competenze in senso: Cognitivo. Stretto. Univoco. Lato.

Appartenenza e autonomia risultano tra loro: Inconciliabili. Opposti. Complementari. Fallaci.

L'autonomia è messa a rischio dalla: Omologazione. Appartenenza. Globalizzazione. Dipendenza.

La decisione comporta la necessità di fare: Ordine. Una scelta. Chiarezza. Spazio.

L'accettazione comporta piena adesione: Alla vita. Al fato. Alla natura. Alla globalizzazione.

La convivenza civile richiede, verso gli altri, la capacità di: Giudizio. Opinione. Cura. Valutazione.

L'intercultura non si può considerare ancora: Una meta. Un dato. Un'idea. Una conquista.

E' "vocazione cui ogni persona è chiamata a rispondere". Stiamo parlando di educazione: Interculturale. Religiosa. Sociale. Multiculturale.

Nel dialogo tra diversi, è opportuno che ciascuno conservi la propria: Identità ma non cultura. Identità e cultura. Cultura ma non indentità. Identità e alterità.

E' una proposta per l'educazione personale e sociale. Stiamo parlando di: Socializzazione. Multicultura. Intercultura. Pedagogia.

Occorre valorizzare le differenze così come le: Attitudini. Competenze. Abilità. Somiglianze.

Il convivere umano va edificato nella condivisione: Progettuale. Economica. Sostanziale. Sociale.

Secondo G. Bocchi e M. Ceruti la globalizzazione è una: Sfida. Minaccia. Chimera. Delusione.

La dialettica tra identità culturali differenti è spesso: Impossibile. Difficile. Non raccomandabile. Facile.

L'intercultura aiuta a considerare i problemi nel quadro della interdipendenza: Naturale. Locale. Globale. Nazionale.

L'intercultura rischia di essere trasformata in: Problema. Nulla. Utopia. Moda.

Per l'acquisizione delle competenze interculturali è utile: Soprattutto la teoria. Principalmente la pratica. Soprattutto il tirocinio. Anche la tecnologia informatica.

Nel corso dell'itinerario formativo per sviluppare competenze interculturali, i futuri operatori imparano a sostenere: Un dialogo autentico tra diversi. Una valutazione autentica tra diversi. Un conflitto autentico tra diversi. Un seminario autentico tra diversi.

L'incontro/scontro tra diversi può generare uno shock di tipo: Mentale. Linguistico. Culturale. Fisico.

Tra i propri condizionamenti culturali NON rientrano: Pregiudizi. Sterotipi. Disciminazione. Eventi traumatici.

La solidarietà va gestita soprattutto in termini: Caritativi. Dativi. Progettuali. Materiali.

L'empatia è la capacità di: Riconoscere l'altro. Identificarsi nell'altro. Osservare l'altro. Lasciar vivere l'altro.

L'extopia è quel distanziamento culturale che consente di cogliere: La diversità. I nessi tra i fatti. I problemi emergenti. Il mondo.

La differenza tra identità culturali può indurre: L'indifferenza. La tolleranza. La competizione. La rassegnazione.

Le "comunità gruccia" sono del tutto: Originali. Competitive. Surrogatorie. Inesistenti.

L'espressione "comunità gruccia" è stata coniata da: A. Perucca. E. Morin. P. Ricoeur. Z. Bauman.

La differenza è una categoria che la pedagogia ha sempre: Eluso. Scoraggiato. Rivalutato. Considerato.

E' bene che l'educazione promuova l'incontro con l'altro: Come me. Diverso da me. A parte me. Per me.

L'istanza interculturale è da intendersi come compito educativo: Permanente. Momentaneo. Emergenziale. Superato.

Il fulcro di ogni azione educativa è: Lo Stato. La scuola. La persona. La globalizzazione.

Oggi la pedagogia è chiamata a riscoprire il senso: Della Cosituzione. Delle teorie. Della convivenza. Dei principi.

Vivere in un mondo globale serve per sviluppare l'idea di: Interdipendenza. Paura. Rifiuto. Stigma.

L'intercultura è un obiettivo: Acquisito. Da raggiungere. Improponibile. Conflittuale.

Al centro del vivere e dell'agire globale va posto il valore: Economico. Etnico. Persona. Commerciale.

E' opportuno sostenere la persona nella pluralità delle: Problematiche. Esistenze. Difficoltà. Appartenenze.

La strutturazione della identità è insieme: Singolare e plurale. Singolare ma non plurale. Singolare e a tratti plurale. Plurale ma non singolare.

Le prime riflessioni in prospettiva interculturale si sono soffermate sul problema della: Accoglienza. Devianza. Integrazione. Educazione.

Un approccio interpretativo utile per il tema della differenza è di tipo: Sistematico. Sistemico. Culturale. Multiculturale.

Nell'approccio sistemico persona, cultura e società sono variabili: Dipendenti. Indipendenti. Interdipendenti. Casuali.

L'approccio sistemico si sottrae ad un'ottica d'analisi che sia: Complessa. Ampia. Complessiva. Riduttiva.

La globalizzazione comporta una generale riformulazione: Della scuola. Del dettato costituzionale. Delle regole della convivenza. Dei confini geografici.

La globalizzazione ha permesso un contatto maggiore con: L'omologazione. I conflitti. La diversità. La competitività.

La globalizzazione rende più evidenti: Le disuguaglianze. Le razze. Le etnie. I conflitti.

Il diritto allo sviluppo, per essere soddisfatto, richiede: Esortazioni etiche. Interventi concreti. La rivoluzione. Interventi bellici.

Oggi occorre una gestione del conivivere di tipo socio: Educativo. Psicologico. Linguistico. Pedagogico.

E' opportuno guidare lo sviluppo umano nella direzione della: Competitività. Equità. Multicultura. Diversità.

Nella città globale il momento ha più senso: Della storia. Del tempo. Della vita. Del futuro.

L'educazione, nel convivere globale, deve impedire il ritiro: Della ragione. Nella comunità. Nel gioco. Nel privato.

Oggi per con-vivere occorre una cultura: Tradizionale. Del confronto. Locale. Nuova.

Lo sviluppo della comunità umana implica l'apprendere soprattutto: A scuola. Nella vita quotidiana. Gli uni dagli altri. Da sé.

Deve essere incentivata la capacità di apprendere: Dalle altre culture. A ragionare. Dalla propria cultura. A scuola.

La comunità, per l'uomo di oggi, è una faticosa: Conquista. Zavorra. Utopia. Eredità.

I modi del comunicare, nella società-mondo, attualmente sono di tipo: Monoculturale. Multiculturale. Biculturale. Interculturale.

I fenomeni sociali vanno analizzati sempre in chiave: Multidinamica. Multiscientifica. Iperprospettica. Multiprospettica.

La pedagogia, nel tempo attuale, è alla costante ricerca di: Senso. Storia. Formazione. Tempo.

L'uomo di oggi è chiamato a NON assumere comportamenti: Autonomi. Volontari. Gregari. Solidali.

L'esistenza individuale, secondo Z. Bauman, si viene a trovare tra un polo che attrae e uno che: Cambia. Provoca. Rifiuta. Respinge.

Quando si crede di aver raggiunto una meta, per Z. Bauman, la gioia che si prova è: Pura. Completa. Carica di ombre. Grande.

Vivere tra due poli è più facile nell'epoca della deregolamentazione: Globale. Locale. Nazionale. Tecnologica.

La "metaincertezza", nella prospettiva baumaniana, riguarda il proprio livello di: Pace interiore. Incertezza personale. Aspettative. Paure.

Vivere in condizioni di incertezza, a parere di Z. Bauman, è un fatto: Recente. Non nuovo. Irreale. Nuovo.

Secondo Z. Bauman, gruppi e persone in stato di incertezza pesante hanno cercato di ostacolare coloro che si trovavano in posizione: Migliore di loro. Uguale alla loro. Opposta alla loro. Simile alla loro.

Le istituzioni preposte all'azione collettiva, per Z. Bauman, fanno passare l'incertezza come una condizione: Incresciosa. Naturale. Propizia. Difficile.

Secondo Z. Bauman quello del neoliberalismo si può definire un discorso: Forte. Inutile. Sbagliato. Fuorviante.

Per Z. Bauman la famiglia, in seguito alla ristrutturazione dei mercati per fasce d'età, ha perso il controllo sul: Mondo. Consumo. Capitale. Destino.

Il noeliberalismo crede nella libera circolazione del capitale e della: Formazione. Educazione. Finanza. Economia.

Secondo Z. Bauman gli individui non possono far molto per contrastare le minacce: alla città metropolitana. alla società globale. all'insicurezza. alla sicurezza.

Per Z. Bauman l'atteggiamento "Non c'è niente che io possa fare" non è del tutto...: incomprensibile. sbagliato. giusto. ingiustificato.

Nella visione baumaniana, gli individui non possono impedire la svalutazione del loro: potere di acquisto. know-how. destino. compito.

A parere di Z. Bauman si è verificato un trasferimento dell'incertezza globale nel campo della sicurezza: globale. locale. personale. collettiva.

Le minacce alla sicurezza personale, secondo Z. Bauman, risultano: tangibili. occulte. non localizzabili. virtuali.

Le preoccupazioni per la sicurezza personale, secondo Z. Bauman, si traducono in problemi di: mercato e consumo. economia e finanza. diritto e legislazione. legge e ordine.

Oggi un modo comune di reagire alla paura è: combattere. isolarsi. minacciarsi. svagarsi.

La strategia di sopravvivenza urbana dell'individuo prevede di costruire: muri. ponti. dogane. centri di aggregazione.

Secondo M. Castells, il mondo oggi è tenuto in piedi da un sistema di reti: parallele. perpendicolari. sovrapposte. opposte.

"Viviamo in un grande casinò elettronico globale". Lo ha affermato: Z. Bauman. J. Bruner. E. Morin. M. Castells.

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