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PEDAGOGIA GENERALE II

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PEDAGOGIA GENERALE II

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terzo paniere

Creation Date: 2023/06/25

Category: Others

Number of questions: 290

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Secondo Z. Bauman i governi locali non hanno chiaro come: Difendersi. Affrontare l'incertezza. Affrontare il disagio sociale. Governare.

A parere di Z. Bauman, nelle promesse elettoriali dei politici si colgono segnali di ulteriore: Grinta. Incertezza. Certezza. Disagio sociale.

I governi locali, secondo Z. Bauman, pretendono di elevare il livello di sicurezza: Chiudendo le frontiere allo straniero. Dialogando con lo straniero. Relazionandosi allo straniero. Ignorando lo straniero.

Secondo Z. Bauman, oggi i governi locali non possono promettere ai cittadini una esistenza: Chiara. Vincente. Sicura. Lunga.

Per Z. Bauman i politici alla ricerca di voti confondono l'incertezza con problemi relativi a: Legge e ordine. Fisco e economia. Consumo e identità. Radicamento e nomadismo.

Per A. Gaparon, in seguito all'incertezza, oggi assistiamo anche a un indebolimento della nozione di comportamento: Aggressivo. Antisociale. Sbagliato. Deviante.

Nella visione di Z. Bauman, oggi il crimine viene condannato soprattutto in quanto: Minaccia alla sicurezza personale. Violazione della norma. Minaccia all'incertezza. Violazione della libertà personale.

La tendenza attuale, secondo Z. Bauman, va verso il criminalizzare i problemi: Educativi. Psicologici. Sociali. Reali.

Z. Bauman ritiene che la politica traduca le preoccupazioni per la sicurezza esistenziale nella necessità: Di sopravvivere. Di lottare. Di aggregarsi. Di combattere il crimine.

Z. Bauman nota che il problema della legge e dell'ordine viene confuso con quello della presenza di: Minoranze etniche. Disoccupazione. Disagio sociale. Questioni ecologiche.

La conseguenza della flessibilità nel mercato del lavoro, secondo Z. Bauman, è la: Formazione. Dinamicità. Incolumità. Precarietà.

Per Z. Bauman spesso la remunerazione dei singoli lavoratori dipende dai risultati conseguiti: Collettivamente. Globalmente. Individualmente. Virtualmente.

Secondo Z. Bauman nelle aziende oggi si respira una permanente aria di: Incertezza. Quiete. Timore. Tristezza.

A tutti i livelli della gerarchia aziendale, a parere di Z. Bauman, è permanente la minaccia di: Morte. Licenziamento. Ostruzionismo. Promozione.

La solidarietà nella società, dal punto di vista di Z. Bauman, è garanzia di: Certezza. Incertezza. Conformismo. Omologazione.

Secondo Z. Bauman, la vittima principale del neoliberalismo è la: Società. Identità. Solidarietà. Responsabilità.

"Non esiste una cosa come la società". Lo affermò: Z. Bauman. P. Bourdieu. E. Durkheim. M. Thachter.

Oggi, per Z. Bauman, ci si aspetta che le famiglie operino nei limiti stabiliti: Dal mercato. Dalla legge. Dalla comunità. Dalla società.

Il mercato, per Z. Bauman, chiede di sciogliere i vincoli della socialità e della: Reciprocità. Autonomia. Decisionalità. Disoccupazione.

Secondo Z. Bauman il mercato prospera: Sulla certezza. Sul nulla. Sull'incertezza. Sull'uguaglianza.

Secondo Z. Bauman sta per incombere una incertezza: Meno profonda. Meno globale. Più problematica. Più profonda.

L'approvazione della moneta unica, secondo Z. Bauman, venne salutata da parte degli Stati membri: Come un presagio funesto. Come una splendidà opportunità. Con indifferenza. Come fonte di incertezza.

Secondo gli economisti l''introduzione della moneta unica richiede profondi cambiamenti: Strutturali. Sociali. Culturali. Economici.

Nelle intenzioni del Fondo Monetario internazionale, l'unione di tutti i risparmi mondiali avrebbe dovuto produrre: Nuove opportunità finanziarie. Nuovi conflitti globali. Nuove opportunità di sviluppo. Nuovi rischi.

Il rischio della unione di tutti i risparmi globali è di emarginare: I nuovi ricchi. I contesti locali. I cittadini. I paesi più poveri.

Il motto della liberalizzazione mondiale del capitale è: Trasparenza e flessibilità. Traparenza e unione. Flessibilità e certezza. Trasparenza e guadagno.

Secondo Z. Bauman è' possibile parlare di "globali per scelta" e di: "Locali per scelta". "Locali per necessità". "Locali per caso". "Locali comunque".

La flessibilità, per Z. Bauman, consente libertà di movimento: Per tutti. Permanente. A ciascuno. Non per tutti.

La trasparenza, nella visione baumaniana, consente ai più poveri di contemplare: Il mondo. La loro miseria. I più ricchi. La ricchezza globale.

La flessibilità, per Z. Bauman, presuppone nessun limite alla libertà di decisione: Degli operatori di mercato. Dei politici. Dei cittadini globali. Dei cittadini locali.

J. Bruner è tra i più importanti rappresentati della psicologia: Inglese. Statunitense. Francese. Europea.

Secondo J. Bruner i bambini hanno la capacità di leggere: Ad alta voce. Come gli adulti. Le altre menti. Le altre lingue.

La capacità di leggere le altre menti è definita ricerca sulla: Intersoggettività. Intercultura. Cultura. Soggettività.

Secondo J. Bruner il bambino è in grado di riflettere sulle proprie operazioni: Matematiche. Cognitive. Sociali. Linguistiche.

J. Bruner individua delle prospettive di ricerca sull'insegnamento e l'apprendimento che sono in tutto: Due. Quattro. Sei. Tre.

Secondo J. Bruner la capacità del bambino di leggere le altre menti si sviluppa a partire: Dall'età scolare. Dalle prime settimane di vita. Dalla preadolescenza. Dall'età prescolare.

La ricerca sulla metacognizione si sofferma su che cosa pensano i bambini del loro: Apprendimento. Contesto familiare. Contesto scolastico. Contesto amicale.

I filoni di ricerca individuati da J. Bruner hanno in comune lo sforzo di comprendere come i bambini organizzano: La propria giornata. Il proprio apprendimento. Il gioco. Il proprio contesto di vita.

Un problema della psicologia popolare, secondo J. Bruner, è trasformare delle credenze soggettive in: False credenze. Teorie accettabili. Credenze condivise. Teorie sociali.

Le ipotesi della psicologia popolare, secondo J. Bruner, devono essere sottoposte a: Verifica. Critica. Autocritica. Traduzione.

Il culturalismo si chiede che funzione svolge l'educazione: Nella scuola. Nella cultura. Nella società. Nella psicologia.

Il culturalismo è molto interessato alla: Soggettività. Individualità. Intersoggettività. Intrasoggettività.

Il culturalismo si concentra sul mondo in cui gli individui costruiscono: Significati. Mondi. Altre realtà. Sinonimi.

Per J. Bruner le emozioni costitutiscono una parte integrante: Della pedagogia. Dell'educazione. Della società. Della società.

Per la psicologia culturale la realtà può essere conosciuta solo attraverso le proprietà: Della mente. Dell'educazione. Della vita. Della società.

Una teoria dell'educazione si situa nel punto di intersezione tra i problemi riguardanti la natura della mente e: I problemi della società. I problemi della psicologia. I problemi della mente. I problemi della cultura.

Secondo J. Bruner la cultura fornisce all'individuo delle risorse: Economiche. Strutturali. Abilitanti. Ambientali.

Per J. Bruner è espressione dello stile di vita di una cultura. Si tratta della: Formazione. Educazione. Scolarizzazione. Inculturazione.

J. Bruner, in "La cultura dell'educazione", guarda all'educazione in quanto: Inculturazione. Formazione. Pedagogia. Istruzione.

Secondo il punto di vista di J. Bruner, il processo educativo presenta dei limiti: Interni e esterni. Reali e virtuali. Tangibili e intangibili. Concreti e astratti.

Secondo il culturalismo la mente umana non potrebbe esistere senza: La natura. La cultura. La storia. La società.

Per J. Bruner, l'espressione individuale della cultura è legata al fare: Significato. Valore. Scambio. Comunità.

Secondo il punto di vista di J. Bruner, fare significato implica situare gli incontri con il mondo nel loro appropriato contesto: Scolastico. Linguistico. Culturale. Educativo.

Per J. Bruner la collocazione culturale dei significati ne garantisce la: Origine. Divisione. Valutazione. Comunicabilità.

Per J. Bruner alla base dello scambio culturale vi sono: Gli individui. I significati. Le istituzioni. Le religioni.

Secondo la prospettiva di J. Bruner il conoscere e il comunicare sono tra loro: Inseparabili. Incongruenti. Separabili. Opposti.

Per la psicologia culturale l'apprendimento e il pensiero sono sempre situati all'interno di una: Scuola. Società. Cultura. Nazione.

Il computazionalismo si interessa dell'organizzazione delle: Informazioni. Realtà sociali. Realtà scolastiche. Relazioni sociali.

Il computazionalismo non individua confini tra il funzionamento umano e: Sociale. Non umano. Culturale. Artificiale.

Il culturalismo è interessato a formulare un nuovo modello: Di società. Di mente umana. Di realtà. Di scuola.

La teoria computazionale si occupa della elaborazione: Delle sensazioni. Delle credenze. Delle notizie. Delle informazioni.

Il processo del conoscere è spesso carico di: Ambiguità. Problematicità. Incomprensibilità. Linearità.

Una ipotesi sulla natura della mente ritiene che essa sia costruita dalla: Natura. Cultura. Storia. Famiglia.

Una ipotesi sulla natura della mente la concepisce come un dispositivo: Strumentale. Logico. Computazionale. Tecnologico.

Per la teoria computazionale, le informazioni sono dei dati stabiliti in relazione a un codice: Nuovo. Preesistente. Culturale. Ternario.

I computer sono degli strumenti molto potenti per impadronirsi: Delle abilità. Del saper fare. Del saper essere. Della conoscenza.

Il modo di funzionare della mente, per J. Bruner, dipende dall'avere a disposizione: Degli strumenti. Dei computer. Delle informazioni. Degli insegnanti.

L'esistenza dei congegni computazionali, secondo J. Bruner, può farci cambiare idea su come funziona: La vita. La mente. Il mondo. La scuola.

Il computer può alleggerire il lavoro del docente ma non: Supportare il docente. Aiutare il docente. Sostituirsi al docente. Coadiuvare il docente.

Non è ancora chiaro quali contributi specifici la scienza computazionale può fornire: All'educatore. Al mondo. Al gruppo. Alla pedagogia.

Per J. Bruner l'educazione e l'apprendimento vanno considerati nel loro contesto: Pedagogico. Culturale. Allargato. Normale.

Dal punto di vista di J. Bruner, il contesto culturale e le sue risorse danno forma: Alla mente. Al mondo. Alla società. Alla convivenza.

Secondo J. Bruner non si può capire l'attività mentale se non si tiene conto del contesto: Scolastico. Geografico. Nazionale. Culturale.

Il terreno di prova della psicologia culturale è: La pratica scolastica. La pratica educativa. La teoria pedagogica. La teoria sociale.

Per J. Bruner l'educazione va ben oltre: La vita. La cultura. La scuola. La società.

Per J. Bruner gli incontri educativi dovrebbero sfociare: Nella comprensione. Nella performance. Nella spiegazione. Nella valutazione.

Secondo J. Bruner la conoscenza è più utile se chi apprende la: Impara. Scopre. Insegna. Critica.

J. Bruner è convinto che si possa insegnare qualsiasi argomento a: Chiunque. Qualcuno. I più dotati. I più meritevoli.

Per J. Bruner l'obiettivo dell'istruzione non è l'ampiezza delle conoscenze ma la loro: Numerosità. Realizzazione. Profondità. Vastità.

La teoria di J. Piaget, circa lo sviluppo mentale, lascia poco spazio al ruolo: Dell'identità. Della scuola. Della natura. Della cultura.

Per J. Bruner il significato di qualsiasi fatto è relativo ad una data: Prospettiva. Lingua. Religione. Morale.

Secondo J. Bruner un fatto può avere diversi: Approcci. Contesti. Luoghi. Significati.

L'esattezza di una particolare interpretazione implica, secondo J. Bruner, anche il rispetto di: Assiomi. Regole. Leggi. Accadimenti.

Secondo il punto di vista di J. Bruner, niente è libero da influenze: Devianti. Legali. Culturali. Pedagogiche.

La vita in una cultura, secondo J. Bruner, è il frutto della interazione tra versioni del mondo: Della cultura ma non dell'individuo. Dell'individuo ma non della cultura. Soprattutto dell'individuo. Dell'individuo e della cultura.

Nel mondo contemporaneo il cambiamento è: L'eccezione. La norma. Inesistente. Inutile.

Nella costruzione del significato, per J. Bruner, sono impliciti anche dei: Conflitti di interessi. Sistemi sociali. Rischi di conflitto. Cambiamenti individuali.

Il principio della prospettiva, per J. Bruner, evidenzia il lato intepretativo: Della cultura. Del pensiero umano. Del sistema sociale. Della scuola.

Il costruire significato è un'attività profondamente: Umana. Didattica. Pedagogica. Implicita.

Nella cultura attuale, secondo J. Bruner, le interpretazioni del mondo NON sono: Vere. Reali. Univoche. False.

Secondo J. Bruner, attraverso l'interazione con gli altri, i bambini scoprono che cos'è: La scuola. La natura. La famiglia. La cultura.

Per J. Bruner l'insegnamento, nella specie umana, avviene in maniera: Decontestualizzata. Concreta. Situata. Contestualizzata.

L'essere umano è straordinariamente predisposto alla: Soggettività. Intersoggettività. Interculturalità. Multiculturalità.

La tradizione pedagogica occidentale, secondo J. Bruner, ha reso poca giustizia alla: Cultura. Didattica. Intersoggettività. Soggettività.

Il modello di insegnamento tradizionale in Occidente è di tipo: Trasmissivo. Intersoggettivo. Dinamico. Complesso.

In una comunità di apprendimento gli allievi: Si ignorano. Si aiutano a vicenda. Competono. Si coalizzano contro il docente.

Il modello di insegnamento tradizionale pone enfasi sulla trasmissione: Delle abilità. Dei contenuti. Del fare. Dei dati.

Per J. Bruner la psicologia culturale ha avuto il merito, tra gli altri, di rivoluzionare la concezione: Della classe. Della società. Della vita. Del futuro.

Per J. Bruner la figura dell'insegnante onniscente, in futuro, è destinata a: Rinascere. Potenziarsi. Scomparire. Essere imitata.

Per J. Bruner, nelle sottocomunità di apprendimento, il ruolo dell'insegnante: Viene sminuito. Non viene valorizzato. Non viene compreso. Non viene sminuito.

L'autostima, secondo J. Bruner, deriva dalla capacità d'azione e di: Autovalutazione. Ipervalutazione. Eterovalutazione. Multivalutazione.

A parere di J. Bruner il modo in cui viene vissuta l'autostima varia a seconda: Della zona geografica. Della cultura. Dell'etnia. Della nazione.

La scarsa stima di sé a volte può a volte accompagnarsi a: Regressione. Indifferenza. Depressione. Confusione.

Per J. Bruner le condizioni di gestione dell'autostima dipendono dalla presenza di supporti: Interni. Fisici. Professionali. Esterni.

Tra gli strumenti per la gestione dell'autostima, secondo J. Bruner, rientra anche: Il dialogo. La critica. L'autocritica. Il senso di colpa.

"E' poco attenta all'autostima dei bambini". J. Bruner afferma questo riferendosi: Alla società. Alla scuola. Alla famiglia. All'educazione.

Nella scuola, secondo J. Bruner, l'allievo va sostenuto nel mentre: Impara. Si mette alla prova. Valuta. Parla.

"La scuola distribuisce fallimenti ad alcuni bambini, destinati in seguito ad essere sfruttati dalla società". Lo ha affermato: J. Dewey. E. Morin. P. Freire. J. Bruner.

Per J. Bruner la scuola, come dispensatrice di autostim,a è in concorrenza con una miriade di forme di: Culture. "Antiscuola". Individualità. Comunità.

J. Bruner invita la scuola a sostenere nei discenti: L'autostima. L'attenzione. L'originalità. L'interazione.

Per J. Bruner l'aspetto più universale dell'esperienza umana è il fenomeno: Sociale. Individuale. Scuola. Del Sé.

Secondo J. Bruner il Sé presenta forme diverse a seconda della: Cultura. Realtà geografica. Comunità sociale. Natura.

A parere di J. Bruner, ha un ruolo cruciale nella formazione del Sé. Si tratta: Della formazione. Della scolarizzazione. Della fortuna. Della competitività.

La capacità d'azione, in inglese, è traducibile con il termine: Skill. Ability. Agency. Self.

Per J. Bruner le persone si percepiscono come soggetti: Agenti. Competitivi. Ambiziosi. Passivi.

J. Bruner definisce l'identità come un Sé con una storia e: Individualità. Realtà ambientale. Cultura. Possibilità.

Per J. Bruner l'identità personale ha anche un aspetto: Morale. Civile. Etico. Ideologico.

Noi siamo soggetti agenti capaci di decidere delle nostre: Scuole. Scommesse. Riflessioni. Azioni.

La capacità d'azione, secondo J. Bruner, implica la capacità di cominciare un'azione e di: Correggerla. Confutarla. Portarla a termine. Decidere.

"Nutrono lo sviluppo del Sé". Secondo J. Bruner si tratta di: Successo e competizione. Fallimento e sconfitta. Successo e perdita. Successo e fallimento.

J. Bruner ritiene che la narrazione autobiografica abbia un ruolo nella formazione: Del Noi. Del Tu. Aziendale. Del Sé.

Per J. Bruner, le persone si scambiano interpretazioni della realtà mediante: La formazione. L'educazione. La narrazione. L'istruzione.

Secondo J. Bruner il soggetto conferisce significato alle proprie azioni mediante: Il racconto. La psicanalisi. La logica. L'educazione.

Quando il soggetto si racconta agli altri, secondo J. Bruner, lo fa nella maniera che reputa: Alla moda. Opportuna alla situazione. Opposta alla situazione. Confinata alla situazione.

J. Bruner ritiene che vi sia una stretta relazione tra la narrazione e: La storia umana. Il Sé. La scuola. La scrittura.

Per J. Bruner, dietro la mente narrativa si cela un Sé in continua: Rivoluzione. Analisi. Evoluzione. Induzione.

Le indagini di J. Bruner riguardano il Sé: Sociale. Individuale. Razionale. Stesso.

Il mondo interiore, per J. Bruner, si struttura e dà forma al mondo: Globale. Scolastico. Virtuale. Esteriore.

Il concetto di Sé sociale, secondo J. Bruner, esprime lo stretto legame tra individuo e: Individuo. Contesto. Scuola. Gruppo.

Per J. Bruner noi agiamo nella realtà in virtù delle nostre: Interpretazioni. Azioni. Identificazioni. Proiezioni.

Per J. Bruner la comprensione, nel processo di apprendimento, viene promossa soprattutto tramite la: Collaborazione. Comunione. Spiegazione. Lezione.

Secondo J. Bruner, il punto di vista del bambino deve trovare posto nel processo: Sociale. Di apprendimento. Della spiegazione. Formativo.

J. Bruner guarda ad essi come a degli epistemologi. Ci si riferisce: Agli adulti. Ai bambini ma non alle bambine. Ai bambini e alle bambine. Ai docenti.

Secondo l'approccio della psicologia culturale, il bambino possiede delle teorie sulla sua stessa mente. La frase precedente è: Falsa. Utopica. Incoerente. Vera.

Le teorie ingenue dei bambini diventano congruenti con quelle dell'adulto mediante: L'imitazione. La didattica. La negoziazione. La lezione.

Per . Bruner la conoscenza è qualcosa da: Condividere. Custodire per sé. Confutare. Trascrivere.

Le teorie ingenue sulla mente del bambino, descritte da J. Bruner, sono in tutto: Sei. Quattro. Otto. Due.

Nell'apprendere tramite imitazione, la competenza deriva soltanto: Dalla comprensione. Dalla teoria. Dalla pratica. Dalla conoscenza.

Una delle teorie ingenue sulla mente del bambino, individuate da J. Bruner, afferma che essi imparano dalla esposizione: Didattica. Scientifica. Logica. Orale.

Una delle teorie della mente, formulate da J. Bruner, ritiene i bambini dei pensatori perchè in grado di riflettere: Sul docente. Sul loro pensiero. Sulla scuola. Sulla scienza.

Tutte le scienze oggi si vanno misurando con i problemi: Della complessità. Della mercificazione. Della sistematicità. Della crisi.

La lettura schematica dei fenomeni si rileva: Vincente. Riduttiva. Complessa. Sistemica.

La ricerca analitica delle parti, di un fenomeno o processo, non ne esaurisce: La carica. La struttura. La spiegazione. La dinamicità.

Secondo l'approccio sistemico, il tutto non è riducibile alle sue: Parti. Entità. Particolarità. Eterogeneità.

La teoria generale dei sistemi è un proposta di approccio alla conoscenza dei fenomeni di tipo: Graduale. Modulare. Sistemico. Esemplare.

L'approccio sistemico guarda al sistema come ad un tutto: Incomprensibile. Discutibile. Unico. Organizzato.

La teoria generale dei sistemi vuole offrire un metodo di indagine del reale a più di una: Disciplina. Persona. Condizione. Società.

La teoria generale dei sistemi guarda alla interdipendenza delle funzioni di un sistema a livello: Esterno ma non interno. Interno e esterno. Elementare. Interno ma non esterno.

Un sistema è esposto ad un continuo processo di: Schematizzazione. Gerarchizzazione. Cambiamento. Classificazione.

La teoria generale dei sistemi privilegia la logica: Sistemica. Binaria. Ternaria. Sistematica.

La logica sistemica apre l'indagine: All'interno del sistema. Alla logica sistematica. All'esterno del sistema. All'universo.

Le spiegazioni della logica sistemica sono valide: Universalmente. Solo entro certi limiti. Al di là dei confini. A priori.

La logica sistematica tende a costruire: Classificazioni. Complicazioni. Destrutturazioni. Angolazioni.

Alla logica sistemica interessano: Le schematizzazioni. Le gerarchizzazioni. Le polarizzazioni. Le correlazioni.

La logica sistemica è una logica del: Relativo. Assoluto. Vincolante. Generale.

La logica sistemica studia: Le relazioni. Le elucubrazioni. I confini. Le priorità.

La teoria generale dei sistemi parla di: Confine e ambito. Apertura e chiusura. Struttura e chiusura. Apertura e dinamismo.

L'ordine sistematico punta a raggiungere: Il punto di volta. L'ordine sistemico. La completezza. Un punto fisso.

La teoria generale dei sistemici coglie i fenomeni nella loro dimensione: Esclusiva. Statica. Sistematica. Dinamica.

Alla luce della teoria generale dei sistemi, il processo educativo va considerato nella sua: Logica. Espressività. Totalità. Contingenza.

I saperi che, secondo E. Morin, risultano necessari per l'educazione del futuro sono in tutto: Cinque. Sei. Sette. Tre.

Per E. Morin, occorre promuovere una conoscenza: Impertinente. Complessiva. Generalistica. Pertinente.

E. Morin nota che, dall'insegnamento scolastico e non, è assente l'educazione: Ambientale. Alla comprensione. Civica. Al perdono.

La reciproca comprensione tra gli uomini, per E. Morin, risulta una condizione: Vitale. Opzionale. Difficile. Temporanea.

La concezione complessa del genere umano, per E. Morin, comporta la triade: Individuo, razza, società. Individuo, specie, società. Individuo, mondo, società. Specie, comunità, società.

L'antropoetica, secondo E. Morin, è un'etica profondamente: Antica. Contingente. Umana. Nuova.

E. Morin invita a realizzare l'umanità planetaria nella: Diversità. Civiltà. Società. Storia.

L'antropoetica in E. Morin comporta una scommessa: Nel destino. Di natura economica. Nel caso. Nell'incerto.

Per E. Morin individuo e società esistono: Indipendentemente. Individualmente. Reciprocamente. A priori.

La democrazia, secondo E. Morin, ha bisogno di: Diversità. Omogeneità. Semplicità. Differenziazione.

Euripide invita ad attendersi: L'atteso. Il già noto. L'inatteso. Il fato.

Per E. Morin il XX secolo ha scoperto la perdita: Del passato. Della comunità. Del futuro. Del presente.

Secondo E. Morin la storia umana rimane un'avventura: Ignota. Avvincente. Certa. Sicura.

Oggi, per E. Morin, assistiamo al crollo del mito: Della civilizzazione. Del progresso. Del futuro. Dell'umanità.

Il futuro, per E. Morin, si chiama: Progresso. Certezza. Benessere. Incertezza.

Secondo E. Morin, l'educazione è chiamata a riconoscere le incertezze legate: Al linguaggio. Alla competenza. Alla conoscenza. Alla didattica.

Per E. Morin, circa quello che accade nella nostra mente, non possiamo essere totalmente: Consapevoli. Sinceri. Sicuri. Artefici.

Per E. Morin, la conoscenza comporta sempre il rischio: Dell'esaustività. Dell'errore. Della completezza. Dell'enciclopedismo.

Per E. Morin la realtà non è altro che: Un compromesso. La nostra idea di realtà. La nostra speranza sulla realtà. Un artificio.

Secondo E. Morin la conoscenza è un'avventura: Certa. Critica. Incerta. Personale.

La decisione, secondo E. Morin, è anche: Imprevedibile. Insostenibile. Artificiosa. Scommessa.

L'azione, afferma E. Morin, può divenire contraria: Al sistema. All'intenzione iniziale. Alla legge. All'intenzione finale.

L'ecologia dell'azione, in E. Morin, significa tener conto della complessità che essa: Comporta. Rinomina. Esclude. Investe.

Ogni azione, secondo E. Morin, sfugge alla volontà del suo: Destino. Autore. Spazio. Tempo.

Secondo E. Morin gli effetti a lungo termine di un'azione sono: Prevedibili. Nocivi. Imprevedibili. Sorprendenti.

La strategia, secondo E. Morin, deve prevalere: Sulla scommessa. Sull'incertezza. Sul dubbio. Sul programma.

In un ambiente instabile e incerto, per E. Morin, si impone: La strategia. Il programma. L'azione. Il contesto.

Per E. Morin, si può e si deve lottare contro le incertezze: Della condizione. Dell'azione. Del destino. Del cammino.

Bisogna riconoscere, per E. Morin, il carattere incerto e fragile: Del progresso. Dell'economia. Dell'educazione. Del tempo.

E. Morin invita a sperare: Nel destino. Nelle congetture. Nell'insperato. Nello Stato.

Secondo E. Morin, la democrazia nutre: Se stessa. L'omologazione. Le somiglianze. La diversità.

Per E. Morin la democrazia ha bisogno: Di se stessa. Della maggioranza. Dei conflitti. Della minoranza.

Per E. Morin, la regola democratica sostituisce alle battaglie fisiche le battaglie tra: Persone. Idee. Gruppi. Progetti.

La democrazia, secondo E. Morin, esige al tempo stesso: Consenso e conflittualità. Consenso e comunione. Conflittualità e diversità. Conflittualità e guerra.

La democrazia, per E. Morin, per mantenere se stessa deve alimentare: La società. Il consenso. La pluralità. La politica.

La democrazia, secondo E. Morin, unisce termini tra loro: Simili. Antagonisti. Identici. Insoliti.

La democrazia, su tutto il pianeta, non è ancora: Conosciuta. Accettata. Compresa. Diffusa.

A parere di E. Morin, le democrazie esistenti nel globo sono ancora: Compiute. Tante. Incompiute. Sconosciute.

Le nostre democrazie, secondo E. Morin, contengono: Lacune. Ideologie. Dubbi. Totalitarismi.

A parere di E. Morin, i cittadini non vanno espropriati della capacità di influire sulle decisioni: Scolastiche. Politiche. Militari. Nazionali.

Il sapere, secondo E. Morin, è divenuto sempre più: Esteso. Sintetico. Chiaro. Esoterico.

Gli svilluppi disciplinari delle scienze, per E. Morin, hanno comportato anche: Unitarietà del sapere. Inutilità del sapere. Artificiosità del sapere. Frammentazione del sapere.

Per E. Morin la conoscenza tecnica è riservata: Agli esperti. A tutti. Ai cittadini. Agli appassionati.

Secondo E. Morin oggi il cittadino sta perdendo il diritto: Alla cittadinanza. Alla conoscenza. Alla parola. Alla libertà.

Dal punto di vista di E. Morin, più la politica diviene tecnica, più la competenza democratica: Progredisce. Si specializza. Regredisce. Resiste.

Per E. Morin, i cittadini sono espulsi: Dai loro Stati. Dagli ambiti politici. Dagli ambiti sociali. Dagli ambiti elettorali.

Secondo E. Morin, l'indebolimento del senso civico produce una fuga: All'esterno. Nel privato. Nel sapere. Nel pubblico.

Oggi, a parere di E. Morin, nelle società democratiche si pone la necessità di: Rigenerare la democrazia. Eliminare la democrazia. Copiare la democrazia. Sostituire la democrazia.

Per E. Morin la comunità di destino impone con forza: La politica. La guerra. La solidarietà. La rivoluzione.

Second E. Morin, il legame etico dell’individuo con la specie umana è stato affermato: Di recente. Sin dall'antichità. Sin dai primi del Novecento. Nel Medioevo.

P. Ricoeur è stato un: Filosofo francese. Sociologo francese. Pedagogista tedesco. Filosofo tedesco.

Per P. Ricoeur il rapporto educativo va connotato dalle dinamiche: Della filosofia. Dell'etica. Della psicologia. Della sociologia.

L'auspicio di una vita compiuta è definita da P. Ricoeur: Ethos. Persona. Fine. Eros.

L'auspicio di una vita compiuta, secondo P. Ricoeur, deve avvenire all'interno di istituzioni: Globali. Locali. Giuste. Innovative.

Il soggetto responsabile, per P. Ricouer, stima se stesso come capace di agire: Rapidamente. Completamente. Intenzionalmente. Direttamente.

La stima di sé, per P. Ricoeur, è determinata da intenzionalità e: Flessibilità. Carattere. Remissività. Iniziativa.

La sollecitudine, secondo P. Ricoeur, è il movimento di sé verso: Se stesso. Gli altri. L'infinito. Il cosmo.

Per P. Ricoeur, l'istanza etica più profonda è: La solidarietà. La reciprocità. La comunione. La comprensione.

Un'opera di P. Ricoeur prende il titolo di: "La persona". "L'assoluto". "La stima di sé". "L'individuo".

Per P. Ricoeur il Sé è intrinsecamente mediato: Dal me. Dalla tecnologia. Dall'altro. Dalla formazione.

Il vivere in istituzioni giuste, per P. Ricoeur, è: Un obbligo. Un dovere. Una realtà già in essere. Un auspicio.

Nell'ambito delle istituzioni, per P. Ricoeur, la relazione con l'altro non può essere ricostruita sul modello: Dell'amicizia. Del dare. Dell'avere. Della giustizia.

Per P. Ricoeur, la forma più significativa di giustizia è quella: Particolare. Distributiva. Eccezionale. Globale.

Il problema della giustizia, secondo P. Ricoeur, diviene di natura: Sociologica. Morale. Etica. Economica.

Per P. Ricoeur, nessuna società ha sinora provveduto a realizzare una distribuzione eguale di: Impegni e responsabilità. Beni e merci. Responsabilità e reciprocità. Oneri e onori.

Il testo "Teoria della giustizia" è stato scritto da: P. Ricoeur. J. Rawls. Aristotele. Platone.

E. Mounier parla di rivoluzione personalista: Globale. Distributiva. Comunitaria. Proporzionale.

E. Mounier propone una dialettica a due termini: Stato e regione. Individuo e comunità. Destra e sinistra. Etica e morale.

E. Mounier fondò la rivista denominata: Esprit. La persona. La comunità. La rivoluzione.

Nella riflessione di P. Ricoeur si distingue nettamente tra: Sentimento e ragione. Amicizia e giustizia. Giustizia e legalità. Amicizia e amore.

A. Melucci è stato un: Antropologo. Sociologo. Pedagogista. Educatore.

Secondo A. Melucci, di fronte alla possibilità di auto-distruzione dell'uomo, occorre una grande assunzione di: Identità. Conoscenza. Colpa. Responsabilità.

A parere di A. Melucci, le culture rischiano lo scontro se non accettano la sfida della: Digitalizzazione. Socializzazione. Contaminazione. Espressione.

Per A. Melucci l'inclusione spinge verso il livellamento: Delle etnie. Delle differenze. Del reddito. Dei destini.

La resistenza all'omologazione, secondo A. Melucci,è inevitabilmente destinata a produrre processi di: Esclusione. Inclusione. Gregarismo. Gerarchizzazione.

Secondo A. Melucci, oggi siamo chiamati a ridefinire la nozione di: Autonomia. Dipendenza. Cultura. Libertà.

Per A. Melucci, territori e culture oggi esistono come dimensioni interne del sistema: Locale. Planetario. Nazionale. Civile.

Per A. Melucci dal diritto all'uguaglianza, dell'età moderna, oggi nasce il diritto: Alla differenza. Alla ragione. Libertà. Alla indifferenza.

Vivere da uomini, secondo A. Melucci, significa abitare la Terra con: Umanità. Gioia. Responsabilità. Stupore.

A. Melucci sottolinea che, nelle società post materiali, il bisogno è: Una necessità. Un desiderio. Un optional. Una scelta.

Per A. Melucci l'azione umana equivale alla costruzione di possibili all'interno di: Impossibili. Ambiti. Utopie. Limiti.

Secondo A. Melucci oggi la fede nella tecnologia ha sostituito la fede: Cattolica. Cristiana. Nel sacro. Nel progresso.

Dal punto di vista di A. Melucci, limite significa anche riconoscimento: Dell'altro. Del Noi. Del qualunque. Del tutto.

Per A. Melucci, dal confronto con l'alterità può generarsi la sfida della: Ribellione. Comunicazione. Collettività. Civilizzazione.

Nel processo di costruzione della realtà, per A. Melucci, entrano a pieno titolo: Le situazioni. Le espressioni. Le comunicazioni. Le emozioni.

Per A. Melucci oggi l'etica si rivolge ai problemi relativi alla: Istruzione. Formazione. Convivenza. Scuola.

Secondo il punto di vista di A. Melucci, la responsabilità oggi riguarda sempre più la sfera: Politica. Individuale. Sociale. Virtuale.

A parere di A. Melucci, le relazioni tra gli uomini oggi diventano terreno di: Incertezza. Serenità. Certezza. Scontro.

Il vincolo sociale, secondo A. Melucci, oggi si trova esposto ad una grande: Potenzialità. Realtà. Precarietà. Certezza.

Per A. Melucci abbiamo bisogno di un'etica che non ci sottragga al rischio della: Scelta. Utopia. Banalità. Confusione.

L'identità umana, per A. Melucci, presuppone la capacità di produrre e di riconoscere il nostro: Mondo. Sistema. Io. Tu.

Secondo A. Melucci, sul versante collettivo, l'identità assicura al gruppo la sua: Sistemicità. Sistematicità. Globalità. Continuità.

A parere di A. Melucci l'identità è un prodotto: Sociale. Individuale. Sacro. Originario.

Nella sua connotazione dinamica, l'identità, per A. Melucci, presuppone un processo di crescita: Della dipendenza. Dell'autonomia. Del collettivo. Del singolo.

La nostra identità, per A. Melucci, è il risultato: Di autoriflessione. Dell'ereditarietà. Del fato. Dell'agire di gruppo.

Secondo A. Melucci, l'identità è da percepirsi come: Dato. Rivoluzione. Scissione. Processo.

Per A. Melucci l'identità presuppone la capacità di riflettere: Su noi stessi. Sul destino. Sulla storia. Sull'umanità.

Per A. Melucci, l'identità ci consente di parlare di noi stessi: Nella dimensione globale. Nel tempo. Nella vita. Nelle difficoltà.

Per A. Melucci occorre tra noi e gli altri un riconoscimento: Proprio. Ampio. Reciproco. Consapevole.

Quando la reciprocità del riconoscimento reciproco diventa impossibile, per A. Melucci nasce la: Comunità. Competizione. Distribuzione. Omologazione.

Di identità si può parlare a proposito di un individuo o di: Un singolo. Un connubbio. Se stessi. Un gruppo.

Per A. Melucci l'identità presuppone la capacità di riconoscere e di: Vedere. Attribuire. Pensare. Riconoscersi.

A parere di A. Melucci, non si può parlare di identità senza riferirsi alle sue radici: Relazionali. Esistenziali. Globali. Identitarie.

Per A. Melucci l'individuo può identiticarsi quando giunge a distinguersi: Da se stesso. Dall'ambiente. Dal Noi. Dal Sé.

La psicanalisi ha messo l'accento sulle basi relazionali: Della società. Del Noi. Dell'identità. Della convivenza.

Nella riflessione di A. Melucci, individuo e sistema si costruiscono: Reciprocamente. A priori. A posteriori. Difficilmente.

L'identità, secondo A. Melucci, presuppone la capacità di restare: Se stessi. Calmi. Indifferenti. Identici.

Nel riconoscimento intersoggettivo, per A. Melucci, vi deve essere: Reciprocità. Responsabilità. Solidarietà. Rispetto.

E' impossibile, a parere di A. Melucci, separare gli aspetti individuali dell'identità da quelli: Costruiti. Sociali. Originali. Personali.

L'identità adulta, per A. Melucci, è capace di integrare: Passato e memoria. Rispetto e reciprocità. Passato e presente. Differenza e indifferenza.

M. Montessori ottenne il premio Nobel per: La medicina. La pace. La letteratura. La scienza.

Secondo M. Montessori la pace si può raggiungere soltanto mediante: Il conflitto. Il dibattito. La speranza. L'accordo.

Per M. Montessori le guerre vanno: Combattute. Vinte. Eluse. Superate.

Per M. Montessori tra gli uomini occorre costruire la pace in maniera: Stabile. Forte. Nazionale. Utopica.

A parere di M. Montessori, costruire la pace è opera: Dello Stato. Dell'educazione. Della politica. Dei cittadini.

Secondo M. Montessori, evitare i conflitti spetta: All'educazione. Alla nazione. Alla politica. Ai cittadini.

L'educazione che costruisce la pace, per M. Montessori, è un'opera di portata: Universale. Scolastica. Nazionale. Internazionale.

La guerra, per M. Momtessori, non può portare a nessuna utilità: Civile. Materiale. Simbolica. Conoscitiva.

Per M. Montessori l'uomo di oggi deve ritenersi sopratuttto cittadino: Della propria nazione. Della propria comunità. Dello Stato. Dell'universo.

Secondo M. Montessori oggi non hanno più motivo di esistere. Si tratta dei: Cittadini. Confini. Continenti. Politici.

Il rischio che M. Montessori evidenzia è che oggi si può morire per via delle nostre: Società. Rivoluzioni. Condizioni. Conquiste.

Per M. Montessori, oggi è indispensabile dedicarsi innanzitutto alla cura della propria: Umanità. Scuola. Comunità. Realtà.

Secondo M. Montessori, la nostra epoca presuppone un adattamento a condizioni esterne profondamente: Sfavorevoli. Favorevoli. Mutate. Rinnovate.

Per M. Montessori, l'uomo oggi tende a concepire il mondo al di là dei limiti: Nazionali. Globali. Mentali. Strutturali.

Dal punto di vista di M. Montessori, l'uomo oggi ha bisogno di percorrere: Le vie della storia. Le vie del mondo. Le vie impervie. Le vie nazionali.

Oggi più che mai, secondo M. Montessori, è vivo l'interesse per le razze: Amiche. Simili. Lontane. Vicine.

Per M. Montessori, già da tempo gli uomini manifestano il desiderio di: Mescolarsi. Scindersi. Combattersi. Conquistarsi.

M. Montessori ritiene che l'educazione non basti per comprendere i fenomeni: Dei nostri tempi. Del futuro. Economici. Del passato.

Secondo M. Montessori l'umanità costituisce, per molti aspetti, una nazione: Conflittuale. Pacifica. Unica. A se stante.

Oggi, per M. Montessori, esiste un bambino: Completo. Totale. Nuovo. Globale.

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