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PRINCIPI, LEGISLAZIONE E MANAGEMENT SCOLASTICO (C.)

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PRINCIPI, LEGISLAZIONE E MANAGEMENT SCOLASTICO (C.)

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Creation Date: 2022/10/05

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Quando nasce la scuola italiana, dell'Italia quale stato nazionale unitario e indipendente?. Nel 1861. Nel 1923. Nel 1947. Nel 1961.

Il sistema medioevale di istruzione si fondava sul trivium. Che cosa era il trivium?. triade di discipline Grammatica, Retorica e Dialettica. Un elenco di leggi. La denominazione di un'aula. lo spazio di insegnamento del priorato.

L' “illuminismo pedagogico” si sviluppa in: Olanda. Francia. Germania. Italia.

Dove nasce l'obbligo scolastico come diritto-dovere civico?. In Inghilterra. A Venezia. A Milano. In Germania.

Le radici della scuola italiana e della conseguente legislazione sono: familiari. Religiose. Laiche. Militari.

«nel parallelismo tra iniziativa pubblica e iniziativa privata, allo Stato va riconosciuta una preminenza, che si concentra nel suo potere di ordinare con norme generali la materia dell'istruzione». Questa frase è di: Aldo Moro. Matteo Renzi. Alcide De Gasperi. Amintore Fanfani.

L'attuazione dell'autonomia finanziaria, organizzativa e didattica costituisce, nella dichiarazione d'intenti posta in apertura dell'art. 21 L. 59/1997: Il percorso obbligato per modificare i programmi. Il percorso obbligato che il legislatore intende seguire verso una riforma della scuola in termini di modernità ed efficienza. Il percorso obbligato per una riforma finanziaria della scuola. il percorso obbligato per effettuare economie di scala.

In attuazione dei principi contenuti nell'art. 21 L. 59/1997 è stato emanato il D.P.R. 8-3-1999, n. 275 (Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche) che definisce l'autonomia organizzativa e didattica delle scuole come: sistema normativo. garanzia di libertà di insegnamento. sistema di collegamento con il territorio. modello organizzativo.

Con l'autonomia scolastica si opta per un sistema organizzativo: Non piramidale ma di tipo orizzontale. Piramidale e verticale. Centralistico. Piramidale e federalista.

il Regolamento sull'Autonomia definisce le scuole: Autonomie controllate. Autonomie finalizzate alla realizzazione di economie di scala. Autonomie di insegnamento. Autonomie funzionali alla definizione e all'organizzazione dell'offerta formativa.

La ratio posta alla base delle norme che hanno poi regolato l'autonomia scolastica era quella di costruire una scuola: In linea con le direttive ministeriali. in presa diretta con il proprio territorio. In linea con le indicazioni delle famiglie. in linea con le direttive regionali.

il Regolamento sull'Autonomia definisce le scuole: enti di formazione. sistemi complessi. autonomie funzionali alla definizione e all'organizzazione dell'offerta formativa. sistemi formativi.

L'Autonomia è un processo e pertanto si afferma solo se il responsabile della sua applicazione e attuazione elabora intimamente degli elementi di discontinuità con il suo ambiente, costruendo: originali stili di comportamento. percorsi di formazione. progetti. contatti con il territorio.

L'impianto normativo dell'art. 21 L. 59/1997 dispone che l'autonomia scolastica debba attuarsi innanzitutto attraverso. Il riconoscimento della personalità giuridica a tutte le scuole. Il riconoscimento della personalità giuridica alle scuole superiori. L'esclusione della personalità giuridica. Il riconoscimento della personalità giuridica alle scuole medie.

L'impianto normativo dell'art. 21 della Legge 15 marzo 1997, n. 59, dispone che l'autonomia scolastica debba attuarsi innanzitutto attraverso: il riconoscimento della personalità giuridica. il riconoscimento finanziario. il riconoscimento della famiglia. il riconoscimento dell'inclusione.

L'autonomia produce, inoltre, un profondo cambiamento delle competenze di docenti e dirigenti e modifiche del rapporto tra scuola, Enti e territorio. Come si è già detto cambia il sistema organizzativo, non più piramidale, ma di tipo orizzontale, nel quale la scuola cessa di essere il terminale passivo di norme, circolari e regolamenti, e diventa: un centro di erogazione di servizi, un soggetto protagonista che riprende percorsi didattici ministeriali, elabora nuovi metodi e, infine, ottempera ai compiti di ricerca e sperimentazione. un centro di erogazione di servizi, un soggetto protagonista che progetta, programma percorsi didattici, elabora nuovi metodi e, infine, ottempera ai compiti di ricerca e sperimentazione. un centro di erogazione di servizi, un soggetto protagonista che progetta, programma percorsi didattici, riprende metodi e, infine, ottempera ai compiti di ricerca e sperimentazione. un centro di correzione di servizi, un soggetto protagonista che progetta, programma percorsi didattici, elabora nuovi metodi e, infine, ottempera ai compiti di ricerca e sperimentazione.

L'autonomia scolastica porta profonde e complesse trasformazioni nel mondo professionale della scuola. Si introducono significative novità nei diversi ambiti, procedure, programmi, ruoli e mansioni. Il mutamento maggiore risulta essere: il diverso rapporto tra Amministrazione pubblica e cittadino, passando da una filosofia politica basata su un programma istituzionale consolidato, e sul governo delle istituzioni a livello centrale, a una filosofia di governance basata su un diverso rapporto tra controllo centrale e decentramento, tra standard e autonomia. il diverso rapporto tra Amministrazione pubblica e cittadino, passando da una filosofia politica basata su un programma istituzionale non consolidato, e sul governo delle istituzioni a livello periferico, a una filosofia di governance basata su un diverso rapporto tra controllo centrale e decentramento, tra standard e autonomia. il diverso rapporto tra Amministrazione pubblica e cittadino, passando da una filosofia politica basata su un programma istituzionale consolidato, e sul governo delle istituzioni a livello centrale, a una filosofia di governance basata su un uguale rapporto tra controllo centrale e decentramento, tra standard e autonomia. il diverso rapporto tra Amministrazione pubblica e cittadino, confermando una filosofia politica basata su un programma istituzionale consolidato, e sul governo delle istituzioni a livello centrale, a una filosofia di governance basata su un diverso rapporto tra controllo centrale e decentramento, tra standard e autonomia.

Il D.P.R. 8-3-1999, n. 275 (Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche) che definisce l'autonomia organizzativa e didattica delle scuole come: Garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e la concretizza nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo delle istituzioni scolastiche. Garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e la concretizza nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati alla tutela della famiglia. Garanzia di libertà di insegnamento e di differenziazione culturale e la concretizza nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana. Garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e la concretizza nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana.

La possibilità di distribuire l'attività didattica in cinque giorni settimanali è espressione di: Autonomia di sperimentazione. Autonomia didattica. Autonomia organizzativa. Autonomia finanziaria.

Elemento centrale e qualificante dell 'art. 21, però, è rappresentato dalla codificazione dei principi, in passato oggetto di aspre discussioni. Di autonomia comunale. Di autonomia regionale. Di autonomia organizzativa e didattica. Di autonomia di sperimentazione.

Con la legge 107/2015 sulla buona scuola la situazione: è peggiorata, in quanto i fondi per il funzionamento sono stati attribuiti alle scuole con notevole ritardo rispetto agli anni precedenti. è parzialmente migliorata, in quanto i fondi per il funzionamento sono stati attribuiti alle scuole con notevole anticipo rispetto agli anni precedenti. è parzialmente migliorata, anche se i fondi per il funzionamento sono stati attribuiti alle scuole con notevole ritardo rispetto agli anni precedenti. è peggiorata, anche se i fondi per il funzionamento sono stati attribuiti alle scuole con notevole anticipo rispetto agli anni precedenti.

Con il sistema dei «bandi» il Ministero finanzia i migliori progetti presentati dalle scuole su specifici argomenti. In tal modo: viene stimolata e premiata la progettualità, anche ai fini della valutazione. viene compressa la progettualità, perchè bisognerebbe intervenire sulle scuole che per pochi punti siano rimaste fuori dalla graduatoria di merito e sulle scuole che, non rispondendo ai bandi, denotano un preoccupante immobilismo. viene stimolata e premiata la progettualità, anche se, per ovvie ragioni di perequazione, bisognerebbe intervenire sulle scuole che per pochi punti siano rimaste fuori dalla graduatoria di merito e sulle scuole che, non rispondendo ai bandi, denotano un preoccupante immobilismo. viene stimolata e premiata la progettualità, perché vengono messe le scuole in confronto tra loro.

il finanziamento statale si scinde: in una assegnazione ordinaria e in una assegnazione finalizzata. in una assegnazione ordinaria e in una assegnazione perequativa. in una assegnazione ordinaria e in una assegnazione temporanea. in una assegnazione ordinaria e in una assegnazione personalizzata.

Le risorse assegnate dallo Stato e costituenti la dotazione finanziaria di istituto sono utilizzate: senza altro vincolo di destinazione che quello prioritario per lo svolgimento delle attività di istruzione, di formazione e di orientamento proprie dell'Istituzione interessata, come previste ed organizzate nel Piano dell'offerta formativa. senza altro vincolo di destinazione che quello prioritario per lo svolgimento delle attività di istruzione, di formazione e di orientamento proprie dell'Istituzione interessata, come previste ed organizzate nel Piano dell'offerta formativa. con vincolo di destinazione per le spese indicate dal MIUR. con vincolo di destinazione per le spese previste ed organizzate nel Piano dell'offerta formativa. senza altro vincolo di destinazione che quello prioritario per lo svolgimento delle attività previste dal MIUR.

Con la Legge 27 dicembre 2006, n. 296 il legislatore ha previsto: l'assegnazione da parte dei Comuni alle Istituzioni scolastiche delle risorse. l'assegnazione da parte dgli USR alle Istituzioni scolastiche delle risorse. l'assegnazione da parte delle Regioni alle Istituzioni scolastiche delle risorse. l'assegnazione diretta alle Istituzioni scolastiche delle risorse.

Il nuovo Regolamento sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche : è stato approvato con Decreto 28 agosto 2017, n. 129. è stato approvato con Decreto 28 agosto 2021, n. 129. è stato approvato con Decreto 28 agosto 2020, n. 129. è stato approvato con Decreto 28 agosto 2018, n. 129.

Con la Legge 27 dicembre 2006, n. 296 il legislatore ha previsto: L'assegnazione indiretta alle Istituzioni scolastiche delle risorse disponibili su Fondi istituiti nello stato di previsione del Ministero dell'Istruzione, in apposita unità previsionale di base. L'assegnazione tramite USR alle Istituzioni scolastiche delle risorse disponibili su Fondi istituiti nello stato di previsione del Ministero dell'Istruzione, in apposita unità previsionale di base. l'assegnazione dalle Regioni alle Istituzioni scolastiche delle risorse disponibili su Fondi istituiti nello stato di previsione del Ministero dell'Istruzione, in apposita unità previsionale di base. l'assegnazione diretta alle Istituzioni scolastiche delle risorse disponibili su Fondi istituiti nello stato di previsione del Ministero dell'Istruzione, in apposita unità previsionale di base.

Nell'ambito delle reti di scuole, possono essere istituiti laboratori finalizzati tra l'altro a: la ricerca didattica e la sperimentazione; la documentazione, secondo procedure definite a livello nazionale per la più ampia circolazione, anche attraverso rete telematica, di ricerche, esperienze, documenti e informazioni; la formazione in servizio del personale scolastico; l'orientamento scolastico e professionale. la ricerca didattica e la sperimentazione; la documentazione, secondo procedure definite a livello nazionale per la più ampia circolazione, anche attraverso rete telematica, di ricerche, esperienze, documenti e informazioni; l'orientamento scolastico e professionale. la ricerca didattica e la sperimentazione; la formazione in servizio del personale scolastico; l'orientamento scolastico e professionale. la documentazione, secondo procedure definite a livello nazionale per la più ampia circolazione, anche attraverso rete telematica, di ricerche, esperienze, documenti e informazioni; la formazione in servizio del personale scolastico;.

Le reti di scuole hanno due diversi tipi di funzione: dal punto di vista culturale, fanno crescere il senso di identità e di appartenenza che individua in modo riconoscibile la “cultura” di una singola scuola; dal punto di vista strutturale e funzionale, forniscono aiuti e sostegni facendo fronte ai bisogni professionali, ma anche personali, dei singoli insegnanti e delle singole scuole. Le reti di scuole si connotano, pertanto, come "entità polifunzionali", potenzialmente capaci di assolvere i compiti relativi ad una quantità indeterminata e non numerabile di bisogni. dal punto di vista culturale, fanno crescere il senso di identità e di appartenenza che individua in modo riconoscibile la “cultura” di una singola scuola; dal punto di vista strutturale e funzionale consentono economie di scala. Le reti di scuole si connotano, pertanto, come "entità polifunzionali", potenzialmente capaci di assolvere i compiti relativi ad una quantità indeterminata e non numerabile di bisogni. dal punto di vista culturale, fanno crescere il senso di identità e di appartenenza che individua in modo riconoscibile la “cultura” di una singola scuola; dal punto di vista strutturale e funzionale, forniscono aiuti e sostegni facendo fronte ai bisogni professionali, ma anche personali, dei singoli insegnanti e delle singole scuole. Le reti di scuole si connotano, pertanto, come "entità monofunzionali", potenzialmente capaci di assolvere i compiti relativi ad una quantità indeterminata e non numerabile di bisogni. dal punto di vista culturale, fanno crescere il senso di identità e di appartenenza al MIUR; dal punto di vista strutturale e funzionale, forniscono aiuti e sostegni facendo fronte ai bisogni professionali, ma anche personali, dei singoli insegnanti e delle singole scuole. Le reti di scuole si connotano, pertanto, come "entità polifunzionali", potenzialmente capaci di assolvere i compiti relativi ad una quantità indeterminata e non numerabile di bisogni.

l'accordo di rete: è depositato presso le segreterie delle scuole, ove gli interessati possono prenderne visione ed estrarne copia. è depositato presso la scuola capofila, ove gli interessati possono prenderne visione ed estrarne copia. è depositato presso l'USR, ove gli interessati possono prenderne visione ed estrarne copia. è depositato presso la Regione, ove gli interessati possono prenderne visione ed estrarne copia.

Le scuole, sia singolarmente che collegate in rete: possono stipulare convenzioni con Università statali o private, con esclusione di istituzioni, enti, associazioni o agenzie operanti sul territorio che intendono dare il loro apporto alla realizzazione di specifici obiettivi. possono stipulare convenzioni con Università statali o private, ovvero con istituzioni, enti, associazioni o agenzie operanti sul territorio che intendono dare il loro apporto alla realizzazione di specifici obiettivi. possono stipulare convenzioni solo con Università statali o private. possono stipulare convenzioni con Università statali o private e con istituzioni con esclusione di enti, associazioni o agenzie operanti sul territorio.

Il D.I. 44/2001, modificato con Decreto 28 agosto 2018, n. 129, prevede il riconoscimento di autonomia negoziale alle scuole per il raggiungimento dei propri fini istituzionali. Nell'ambito di tale autonomia negoziale, le Istituzioni scolastiche: possono stipulare convenzioni e contratti, compresi quelli a carattere aleatorio e, in genere, delle operazioni finanziarie speculative e della partecipazione a società di persone e società di capitali, fatta salva la costituzione e partecipazione a consorzi costituiti nella forma della società a responsabilità limitata. possono stipulare convenzioni e contratti, con esclusione di quelli a carattere aleatorio ma non le operazioni finanziarie speculative e della partecipazione a società di persone e società di capitali, fatta salva la costituzione e partecipazione a consorzi costituiti nella forma della società a responsabilità limitata. possono stipulare convenzioni e contratti, con esclusione di quelli a carattere aleatorio e, in genere, delle operazioni finanziarie speculative e della partecipazione a società di persone e società di capitali, fatta salva la costituzione e partecipazione a consorzi costituiti nella forma della società a responsabilità limitata. possono stipulare convenzioni e contratti, con esclusione di quelli a carattere aleatorio e, in genere, delle operazioni finanziarie speculative e della partecipazione a società di persone e società di capitali compresa la costituzione e partecipazione a consorzi costituiti nella forma della società a responsabilità limitata.

i poteri di gestione negoziale spettano: al DSGA. al Vicario. al Dirigente Scolastico. al Collegio dei docenti.

Un ulteriore elemento di forza delle reti è legato alla loro possibilità: di essere interlocutori più forti delle altre scuole. di essere interlocutori più forti degli enti locali. di essere interlocutori più forti dell'USR. di essere interlocutori più forti del MIUR.

Gli uffici scolastici regionali promuovono: la costituzione di reti tra istituzioni scolastiche del medesimo ambito territoriale. senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, la costituzione di reti tra istituzioni scolastiche del medesimo ambito territoriale. senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, la costituzione di reti tra istituzioni scolastiche di diversi ambiti territoriali. senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, la costituzione di reti nazionali.

L'esercizio dell'autonomia didattica da parte delle Istituzioni scolastiche può comportare: l'adozione di alcune tipiche forme di flessibilità, come l'assunzione diretta di personale. l'adozione di alcune tipiche forme di flessibilità, come il superamento del gruppo classe. l'adozione di alcune tipiche forme di flessibilità, come spese fuori bilancio. l'adozione di alcune tipiche forme di flessibilità, senza il superamento del gruppo classe.

la Flipped Classroom è: una metodologia didattica innovativa che prevede solo la lezione individuale a casa. una metodologia didattica innovativa che prevede un' inversione dei momenti classici delle didattica: la lezione frontale a scuola e lo studio individuale a casa. una metodologia didattica innovativa che prevede la lezione frontale a scuola. una metodologia didattica innovativa che prevede la didattica individuale.

Giorgio Manacorda ha recentemente sostenuto che: le tecnologie devono facilitare l'approfondimento, lasciando al docente una insostituibile funzione maieutica. le tecnologie non facilitano l'approfondimento. le tecnologie devono facilitare l'approfondimento, togliendo al docente la funzione maieutica. le tecnologie devono facilitare l'approfondimento, lasciando al docente solo il controllo degli apprendimenti.

L'autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione e si esercita nel rispetto delle tre libertà richiamate dalla legge n. 59/1997: 1. la libertà d'insegnamento; 2. la libertà di scelta educativa delle famiglie; 3. il diritto di intervento delle Regioni. 1. la libertà d'insegnamento; 2. la libertà di scelta educativa delle famiglie; 3. il diritto di intervento delle reti di scuole. 1. la libertà d'insegnamento; 2. la libertà di scelta educativa delle famiglie; 3. il diritto di intervento del MIUR. 1. la libertà d'insegnamento; 2. la libertà di scelta educativa delle famiglie; 3. il diritto ad apprendere degli alunni.

Con il DPR n. 235/2007, è stato introdotto: il Patto di Corresponsabilità Educativa, entrato in vigore il 2 gennaio 2008 che rappresenta uno strumento normativo con lo scopo di determinare le priorità educative rendendo più evidenti i compiti e doveri che ogni soggetto che entra in relazione con il discente deve avere. Patto di Corresponsabilità Internazionale, entrato in vigore il 2 gennaio 2008 che rappresenta uno strumento normativo con lo scopo di determinare le priorità educative rendendo più evidenti i compiti e doveri che ogni soggetto che entra in relazione con il discente deve avere. Patto di Corresponsabilità Educativa, entrato in vigore il 2 gennaio 2008 che rappresenta uno strumento normativo con lo scopo di determinare le priorità educative rendendo più evidenti i compiti e doveri che ogni soggetto che entra in relazione con il discente deve avere. Patto di Corresponsabilità Formativa, entrato in vigore il 2 gennaio 2008 che rappresenta uno strumento normativo con lo scopo di determinare le priorità educative rendendo più evidenti i compiti e doveri che ogni soggetto che entra in relazione con il discente deve avere. Patto di Corresponsabilità Educativa, entrato in vigore il 2 gennaio 2020 che rappresenta uno strumento normativo con lo scopo di determinare le priorità educative rendendo più evidenti i compiti e doveri che ogni soggetto che entra in relazione con il discente deve avere.

L'autonomia didattica è: la capacità di progettare e realizzare lezioni autonome. la capacità di progettare e realizzare interventi educativi di formazione e istruzione finalizzati allo sviluppo e alla crescita della persona umana. la capacità di progettare e realizzare interventi educativi di formazione e istruzione finalizzati allo studio individuale. la capacità di progettare e realizzare interventi educativi di formazione e istruzione finalizzati allo studio di gruppo.

La flessibilità didattica e organizzativa costituisce: l'aspetto maggiormente qualificante di una Scuola che vuole essere veramente autonoma e rispondente ai bisogni formativi dell'utenza e, in generale, del territorio. l'aspetto maggiormente qualificante di una Scuola che vuole essere didatticamente autonoma e rispondente ai bisogni formativi dell'utenza e, in generale, del territorio. l'aspetto meno qualificante di una Scuola che vuole essere veramente autonoma e rispondente ai bisogni formativi dell'utenza e, in generale, del territorio. l'aspetto maggiormente qualificante di una Scuola che vuole essere finanziariamente autonoma e rispondente ai bisogni formativi dell'utenza e, in generale, del territorio.

La prima definizione dei curricoli nei termini individuati dall'art. 8 D.P.R. 275/1999 si è avuta con il D.M. 26-6-2000, n. 234 (Regolamento recante norme in materia di curricoli nell'autonomia delle istituzioni scolastiche) che, all'art. 3, definisce: la quota oraria nazionale obbligatoria dei curricoli nella percentuale dell' 80% del monte ore annuale delle singole discipline di insegnamento comprese negli attuali ordinamenti e nelle relative sperimentazioni;. la quota oraria nazionale obbligatoria dei curricoli nella percentuale dell' 70% del monte ore annuale delle singole discipline di insegnamento comprese negli attuali ordinamenti e nelle relative sperimentazioni;. la quota oraria nazionale obbligatoria dei curricoli nella percentuale dell' 60% del monte ore annuale delle singole discipline di insegnamento comprese negli attuali ordinamenti e nelle relative sperimentazioni;. la quota oraria nazionale obbligatoria dei curricoli nella percentuale dell' 90% del monte ore annuale delle singole discipline di insegnamento comprese negli attuali ordinamenti e nelle relative sperimentazioni;.

La definizione dei curricoli nel rispetto degli obiettivi generali e specifici di apprendimento delle discipline e attività costituenti la quota nazionale dei curricoli e del loro monte ore: Spetta alle Regioni. Spetta all'USR. Spetta alle istituzioni scolastiche. Spetta al MIUR.

La prima definizione dei curricoli nei termini individuati dall'art. 8 D.P.R. 275/1999 si è avuta con il D.M. 26-6-2000, n. 234 (Regolamento recante norme in materia di curricoli nell'autonomia delle istituzioni scolastiche) che, all'art. 3, definisce: la quota oraria obbligatoria dei curricoli riservata alle singole istituzioni scolastiche nella percentuale del 40% del monte ore annuale. la quota oraria obbligatoria dei curricoli riservata alle singole istituzioni scolastiche nella percentuale del 10% del monte ore annuale. la quota oraria obbligatoria dei curricoli riservata alle singole istituzioni scolastiche nella percentuale del 30% del monte ore annuale. la quota oraria obbligatoria dei curricoli riservata alle singole istituzioni scolastiche nella percentuale del 20% del monte ore annuale.

La riforma Gelmini introduce le indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento. Essi: definiscono le linee guida delle conoscenze fondamentali che lo studente dovrebbe possedere al termine del proprio percorso di studi. definiscono le linee guida delle conoscenze fondamentali che lo studente dovrebbe possedere all'inizio del proprio percorso di studi. definiscono le linee guida delle abilità fondamentali che lo studente dovrebbe possedere al termine del proprio percorso di studi. definiscono gli apprendimenti fondamentali che lo studente dovrebbe possedere al termine del proprio percorso di studi.

Le indicazioni nazionali individuano: le direttive ministeriali di ciascuna disciplina e, pertanto rappresentano un riferimento per l'insegnante, ma gli lasciano un ampio margine di autonomia, a livello personale e professionale, per poter progettare percorsi scolastici innovativi e di qualità. alcuni nuclei fondamentali di ciascuna disciplina e, pertanto rappresentano un riferimento per l'insegnante, ma gli lasciano un ampio margine di autonomia, a livello personale e professionale, per poter progettare percorsi scolastici innovativi e di qualità. i programmi di ciascuna disciplina e, pertanto rappresentano un riferimento per l'insegnante, ma gli lasciano un ampio margine di autonomia, a livello personale e professionale, per poter progettare percorsi scolastici innovativi e di qualità. le linee prescrittive del percorso di studi e, pertanto rappresentano un riferimento per l'insegnante, ma gli lasciano un ampio margine di autonomia, a livello personale e professionale, per poter progettare percorsi scolastici innovativi e di qualità.

La flessibilità didattica e organizzativa costituisce: una alternativa per conseguire gli obiettivi di ciascuna autonoma Istituzione scolastica e quelli previsti dalla legge n. 107/2015. l'unico strumento per conseguire gli obiettivi di ciascuna autonoma Istituzione scolastica e quelli previsti dalla legge n. 107/2015. un progetto per conseguire gli obiettivi di ciascuna autonoma Istituzione scolastica e quelli previsti dalla legge n. 107/2015. lo strumento principale per conseguire gli obiettivi di ciascuna autonoma Istituzione scolastica e quelli previsti dalla legge n. 107/2015.

L'Autonomia organizzativa si esplica liberamente, con le seguenti modalità: anche mediante superamento dei vincoli in materia di unità oraria della lezione, dell'unitarietà del gruppo classe ma con le modalità di organizzazione e impiego dei docenti. senza i vincoli in materia di unità oraria della lezione, ma con l'unitarietà del gruppo classe e delle modalità di organizzazione e impiego dei docenti. anche mediante superamento dei vincoli in materia di unità oraria della lezione, dell'unitarietà del gruppo classe e delle modalità di organizzazione e impiego dei docenti. senza il superamento dei vincoli in materia di unità oraria della lezione, dell'unitarietà del gruppo classe e delle modalità di organizzazione e impiego dei docenti.

Gli adattamenti del calendario scolastico sono stabiliti: dalle istituzioni scolastiche in relazione alle esigenze derivanti dal Piano dell'offerta formativa. dal MIUR in relazione alle esigenze derivanti dal Piano dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni in materia di determinazione del calendario scolastico esercitate dalle Regioni. dalle istituzioni scolastiche in relazione alle esigenze derivanti dal Piano dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni in materia di determinazione del calendario scolastico esercitate dalle Regioni. dalle Regioni in relazione alle esigenze derivanti dal Piano dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni in materia di determinazione del calendario scolastico esercitate dalle Regioni.

Il rispetto dei complessivi obblighi annuali di servizio dei docenti previsti dai contratti collettivi che possono essere assolti invece che in cinque giorni settimanali anche sulla base di un'apposita programmazione plurisettimanale è espressione di: Autonomia didattica. Autonomia finanziaria. Autonomia negoziale. Autonomia organizzativa.

Nel regime di autonomia definito dal D.P.R. 275/1999 le norme contenute nel testo unico sull'istruzione (artt. 276-281) in tema di sperimentazione metodologico-didattica e organizzativo-strutturale: cessano di trovare applicazione in quanto le istituzioni scolastiche godono di una ampia libertà organizzativa e di possibilità di scelte didattiche sufficientemente discrezionali. continuano a trovare applicazione in quanto le istituzioni scolastiche godono di una ampia libertà organizzativa e di possibilità di scelte didattiche sufficientemente discrezionali. Si applicano solo su scelta, in quanto le istituzioni scolastiche godono di una ampia libertà organizzativa e di possibilità di scelte didattiche sufficientemente discrezionali. Trovano limitata applicazione in quanto le istituzioni scolastiche godono di una ampia libertà organizzativa e di possibilità di scelte didattiche sufficientemente discrezionali.

Con l' entrata in vigore della legge 13 luglio 2015, n. 107 (la Buona Scuola) si è verificata: un evidente aumento delle competenze degli Uffici Scolastici Territoriali (gli ex Provveditorati agli Studi). una evidente riduzione delle competenze degli Uffici Scolastici Territoriali (gli ex Provveditorati agli Studi). una evidente riduzione delle competenze del MIUR. una evidente riduzione delle competenze delle Regioni.

Le funzioni riguardanti la gestione delle graduatorie permanenti ormai a esaurimento, della stipula dei contratti a tempo indeterminato (quelle che ancora, con un termine obsoleto, si definiscono nomine in ruolo), della mobilità esterna alla scuola e dell'utilizzazione del personale eccedente l'organico funzionale di istituto, dell' autorizzazione per utilizzazioni ed esoneri, comandi utilizzazioni e collocamento fuori ruolo, riconoscimento di titoli di studio esteri: sono attribuite alle scuole. sono attribuite al MIUR. non sono attribuite alle scuole. sono attribuite alle Regioni.

Con la legge sulla Buona Scuola, LEGGE 13 LUGLIO 2015, n. 107 si rende maggiormente programmabile e pianificabile la gestione del bilancio delle scuole, in quanto a decorrere dall'anno scolastico 2015/ 2016, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca provvede alla tempestiva erogazione a ciascuna istituzione scolastica autonoma del fondo di funzionamento in relazione alla quota corrispondente al periodo compreso tra il mese di settembre e il mese di dicembre dell'anno scolastico di riferimento: entro il mese di ottobre. entro il mese di settembre. entro il mese di agosto. entro il mese di novembre.

Il Dirigente Scolastico è: Un leader aziendale. Un manager pubblico. un leader educativo, poi è un manager didattico e un esperto di diritto e di amministrazione. un manager didattico e un esperto di diritto e di amministrazione poi un leader educativo.

L'autonomia «funzionale» consiste: nel riconoscimento alle istituzioni scolastiche, di funzioni e competenze già proprie dell' amministrazione centrale e periferica della Pubblica Istruzione. nel riconoscimento alle istituzioni scolastiche, di funzioni e competenze già proprie dell' amministrazione provinciale. nel riconoscimento alle istituzioni scolastiche, di funzioni e competenze già proprie dell' amministrazione regionale. nel riconoscimento alle istituzioni scolastiche, di funzioni e competenze già proprie dell' amministrazione comunale.

Cos'è un progetto? Il “progetto” indica un piano di lavoro ben strutturato, un percorso educativo che, a partire da particolari esigenze e bisogni formativi, tende al raggiungimento di uno o più obiettivi specifici, quali lo sviluppo di competenze e conoscenze tramite metodologie e risorse adeguate. Il “progetto” indica un piano di lavoro ben strutturato, un percorso scolastico riservato a pochi studenti che, a partire da particolari esigenze e bisogni formativi, tende al raggiungimento di uno o più obiettivi specifici, quali lo sviluppo di competenze e conoscenze tramite metodologie e risorse adeguate. Il “progetto” indica un piano di lavoro ben strutturato, un percorso educativo che, a partire da particolari esigenze e bisogni formativi, tende al raggiungimento di uno o più obiettivi specifici, quali lo sviluppo di competenze e conoscenze tramite metodologie e risorse adeguate. Il “progetto” indica un piano di lavoro ben strutturato, un percorso formativo riservato ai soli docenti che, a partire da particolari esigenze e bisogni formativi, tende al raggiungimento di uno o più obiettivi specifici, quali lo sviluppo di competenze e conoscenze tramite metodologie e risorse adeguate. Il “progetto” indica un piano di lavoro ben strutturato, un percorso educativo che, a partire da particolari esigenze e bisogni formativi, tende al raggiungimento di un solo obiettivo specifico, con risorse adeguate.

La riscrittura dell'articolo 3 del D.P.R. 275/1999 ad opera dell'art. 1 comma 14 della Legge 107/2015 comporta: una visione strategica a breve termine di politica scolastica che permette di operare scelte autonome di organizzazione metodologica, di ricerca e di sviluppo didattico dei percorsi proposti dalle singole istituzioni. una visione strategica a lmedio termine di politica scolastica che permette di operare scelte autonome di organizzazione metodologica, di ricerca e di sviluppo didattico dei percorsi proposti dalle singole istituzioni. una visione limitata di politica scolastica che permette di operare scelte autonome di organizzazione metodologica, di ricerca e di sviluppo didattico dei percorsi proposti dalle singole istituzioni. una visione strategica a lungo termine di politica scolastica che permette di operare scelte autonome di organizzazione metodologica, di ricerca e di sviluppo didattico dei percorsi proposti dalle singole istituzioni.

Nel PTOF assume un particolare rilievo: l'introduzione di ricerca di sponsor e coordinamento con il contesto territoriale. l'introduzione di didattica compensativa e coordinamento con il contesto territoriale. l'introduzione di tecnologie innovative e coordinamento con il contesto territoriale. l'introduzione di progetti e coordinamento con il contesto territoriale.

La realizzazione delle finalità del PTOF richiede alle istituzioni scolastiche di connotarsi in termini di: partecipazione all'assunzione delle decisioni e al compimento delle scelte opportune da parte degli organi collegiali, con una organizzazione orientata alla massima flessibilità, diversificazione, efficacia ed efficienza nel servizio scolastico, integrazione e miglior utilizzo di risorse di ogni natura. limitata partecipazione all'assunzione delle decisioni e al compimento delle scelte opportune da parte degli organi collegiali, con una organizzazione orientata alla massima flessibilità, diversificazione, efficacia ed efficienza nel servizio scolastico, integrazione e miglior utilizzo di risorse di ogni natura. partecipazione all'assunzione delle decisioni e al compimento delle scelte opportune da parte degli organi collegiali, con una organizzazione orientata alla minima flessibilità, diversificazione, efficacia ed efficienza nel servizio scolastico, integrazione e miglior utilizzo di risorse di ogni natura. partecipazione all'assunzione delle decisioni e al compimento delle scelte opportune da parte del MIUR, con una organizzazione orientata alla massima flessibilità, diversificazione, efficacia ed efficienza nel servizio scolastico, integrazione e miglior utilizzo di risorse di ogni natura.

L'organico dell'autonomia su base regionale, è determinato, a decorrere dall'anno scolastico 2016/ 2017: con cadenza biennale. con cadenza triennale. con cadenza annuale. con cadenza quadriennale.

Il riparto della dotazione organica tra le regioni è effettuato sulla base: delle indicazioni delle Regioni, per i posti comuni, e sulla base del numero degli alunni, per i posti del potenziamento. del numero dei docentii, per i posti comuni, e sulla base del numero degli alunni, per i posti del potenziamento. del numero delle classi, per i posti comuni, e sulla base del numero degli alunni, per i posti del potenziamento. delle indicazioni del MIUR per i posti comuni, e sulla base del numero degli alunni, per i posti del potenziamento.

il Dirigente Scolastico utilizza l'organico dell'Autonomia funzionale alle esigenze di ogni singola istituzione scolastica: secondo le indicazioni della Regione, anche potenziando l'offerta formativa della scuola. secondo le indicazioni del MIUr, anche potenziando l'offerta formativa della scuola. secondo le indicazioni degli organi collegiali, anche potenziando l'offerta formativa della scuola. secondo le indicazioni dell'USR, anche potenziando l'offerta formativa della scuola.

I docenti dell'organico dell'autonomia: concorrono alla realizzazione di percorsi formativi con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento. concorrono alla realizzazione di progetti finanziari con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento. concorrono alla realizzazione del piano triennale dell'offerta formativa con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento. non concorrono alla realizzazione del piano triennale dell'offerta formativa con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento.

Al fine di dare piena attuazione al processo di realizzazione dell'autonomia e di riorganizzazione dell'intero sistema di istruzione, è istituito per l'intera istituzione scolastica, o istituto comprensivo, e per tutti gli indirizzi degli istituti secondari di secondo grado afferenti alla medesima istituzione scolastica l'organico dell'autonomia che è: non funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dal piano triennale dell'offerta formativa. funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dal piano triennale dell'offerta formativa. funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dalle indicazioni del MIUR. funzionale alle esigenze finanziarie, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dal piano triennale dell'offerta formativa.

Le istituzioni scolastiche per mezzo dell'organico dell'autonomia costituito: dai posti comuni effettuano le proprie scelte in merito agli insegnamenti e alle attività curricolari, extracurricolari, educative e organizzative e individuano il proprio fabbisogno di attrezzature e di infrastrutture materiali, nonché di posti dell'organico dell'autonomia. dai posti comuni, per il sostegno e per il potenziamento dell'offerta formativa. effettuano le proprie scelte in merito agli insegnamenti e alle attività curricolari. dai posti comuni e per il sostegno individuano il proprio fabbisogno di attrezzature e di infrastrutture materiali, nonché di posti dell'organico dell'autonomia. dai posti comuni, per il sostegno e per il potenziamento dell'offerta formativa. effettuano le proprie scelte in merito agli insegnamenti e alle attività curricolari, extracurricolari, educative e organizzative e individuano il proprio fabbisogno di attrezzature e di infrastrutture materiali, nonché di posti dell'organico dell'autonomia.

La società contemporanea è caratterizzata da trasformazioni sistematiche estremamente rapide e la scuola potrà conservare significatività sociale solo nella osservazione dinamica dei contesti di vita per i quali i giovani devono essere preparati: partendo dalla reale conoscenza degli stili di vita e di pensiero, dei comportamenti, dei linguaggi, delle modalità affettive e relazionali, tenendo conto delle prospettive di lavoro ed esistenziali degli alunni. partendo dalla reale conoscenza degli stili di vita e di pensiero, dei comportamenti, dei linguaggi, delle modalità affettive e relazionali, tenendo conto delle direttive del MIUR. partendo dalle indicazioni nazionali tenendo conto delle prospettive di lavoro ed esistenziali degli alunni. partendo dalla reale conoscenza degli stili di vita e di pensiero, dei comportamenti, dei linguaggi, delle modalità affettive e relazionali, senza tener conto delle prospettive di lavoro ed esistenziali degli alunni.

Al PTOF si aggiungono le iniziative di formazione rivolte agli studenti, per promuovere la conoscenza: delle tecniche di relazione. delle tecniche di primo soccorso (comma 10 della legge 107). delle tecniche di orientamento. delle tecniche di navigazione.

Il Piano contiene anche: Il Piano contiene anche la programmazione delle attività formative rivolte al personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliare, nonché la definizione delle risorse occorrenti (comma 12 della legge 107) e assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità dei sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate nell'art.5, comma 2 del decreto legge 14 agosto 2013, n.93. (comma 16 della legge 107). Il Piano contiene anche la programmazione delle attività formative rivolte al personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliare, nonché la definizione delle risorse occorrenti (comma 12 della legge 107) Di concerto con gli organi collegiali il dirigente scolastico può individuare percorsi formativi e iniziative diretti all'orientamento e alla valorizzazione del merito scolastico e dei talenti (comma 29 della legge 107). Le attività e i progetti di orientamento devono essere sviluppati con modalità idonee a sostenere eventuali difficoltà e problematiche proprie degli studenti di origine straniera (comma 32 della legge 107). la programmazione delle attività formative rivolte al personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliare, nonché la definizione delle risorse occorrenti (comma 12 della legge 107) e assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità dei sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate nell'art.5, comma 2 del decreto legge 14 agosto 2013, n.93. (comma 16 della legge 107). Di concerto con gli organi collegiali il dirigente scolastico può individuare percorsi formativi e iniziative diretti all'orientamento e alla valorizzazione del merito scolastico e dei talenti (comma 29 della legge 107). Le attività e i progetti di orientamento devono essere sviluppati con modalità idonee a sostenere eventuali difficoltà e problematiche proprie degli studenti di origine straniera (comma 32 della legge 107). la definizione delle risorse occorrenti (comma 12 della legge 107) e assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità dei sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate nell'art.5, comma 2 del decreto legge 14 agosto 2013, n.93. (comma 16 della legge 107). Di concerto con gli organi collegiali il dirigente scolastico può individuare percorsi formativi e iniziative diretti all'orientamento e alla valorizzazione del merito scolastico e dei talenti (comma 29 della legge 107). Le attività e i progetti di orientamento devono essere sviluppati con modalità idonee a sostenere eventuali difficoltà e problematiche proprie degli studenti di origine straniera (comma 32 della legge 107).

Le scuole dovrebbero essere libere di scegliere i percorsi più adeguati, rispetto al proprio contesto, per raggiungere obiettivi e risultati. Il controllo centrale dovrebbe avvenire: sui risultati e non sugli obiettivi. sulle procedure e non sui risultati. sui processi e non sulle procedure. sui risultati e non sulle procedure.

La pubblicazione continua di bandi di partecipazione a progetti definiti dal Ministero: non solo mette in difficoltà la scuola, ma toglie tempo e ed efficacia alla autonoma capacità di ricerca e progettazione della singola istituzione scolastica. aggiunge tempo e ed efficacia alla autonoma capacità di ricerca e progettazione della singola istituzione scolastica. migliora l'autonomia finanziaria. toglie tempo e ed efficacia alla autonoma capacità di ricerca e progettazione delle Regioni.

In questa società complessa, tecnologicamente avanzata e contraddittoria la conoscenza assume un ruolo primario sotto il profilo economico,sociale, personale Cresce, per contro, la consapevolezza che l'informazione e la conoscenza sono cose molto diverse: La conoscenza attiene alla ricerca, l'elaborazione delle informazioni attiene anche ai sistemi informativi, al servizio delle persone. La conoscenza attiene alle procedure, l'elaborazione delle informazioni attiene anche ai sistemi informativi, al servizio delle persone. La conoscenza attiene alle persone, l'elaborazione delle informazioni attiene anche ai sistemi informativi, al servizio delle persone. La conoscenza attiene allo studio, l'elaborazione delle informazioni attiene anche ai sistemi informativi, al servizio delle persone.

La conoscenza è la condizione necessaria: per l'emancipazione sociale e culturale e per l'assunzione di nuovi e diversi stili di vita nonché condizione di cittadinanza nazionale e terrestre, di condivisione di progetti; è condizione di adeguamento ai nuovi standard di vita, di relazioni allargate, di accesso al mondo del lavoro, per il benessere esistenziale. per l'emancipazione sociale e culturale e per l'assunzione di nuovi e diversi stili di vita nonché condizione di cittadinanza nazionale e terrestre, di condivisione dell'identità civile del Paese; è condizione di adeguamento ai nuovi standard di vita, di relazioni allargate, di accesso al mondo del lavoro, per il benessere esistenziale. per gli approfondimenti culturali nonché condizione di cittadinanza nazionale e terrestre, di condivisione dell'identità civile del Paese; è condizione di adeguamento ai nuovi standard di vita, di relazioni allargate, di accesso al mondo del lavoro, per il benessere esistenziale. per l'emancipazione sociale e culturale e per l'assunzione di nuovi e diversi stili di vita nonché condizione di relazioni, di condivisione dell'identità civile del Paese; è condizione di adeguamento ai nuovi standard di vita, di relazioni allargate, di accesso al mondo del lavoro, per il benessere esistenziale.

Nella norma, quindi, è uno studente tecnologicamente, cognitivamente e culturalmente attrezzato, capace di accesso autonomo al sapere e di interazione critica col mondo. E' vero che gli studenti sono, in genere, tecnologicamente attrezzati, ma per il resto?. Per il resto occorre coniugare l'analisi del sociale con i bisogni formativi delle nuove generazioni. Troppi sono i giovani che sul piano cognitivo fruiscono del patrimonio culturale di tipo prevalentemente televisivo, presentano carente capacità attentiva di ascolto, di elaborazione personale delle informazioni, presentano modeste capacità di lettura, scrittura e calcolo, hanno difficoltà a modellizzare, e a comprendere i linguaggi formali. Per il resto occorre coniugare autonomia e direttive MIUR. Troppi sono i giovani che sul piano cognitivo fruiscono del patrimonio culturale di tipo prevalentemente televisivo, presentano carente capacità attentiva di ascolto, di elaborazione personale delle informazioni, presentano modeste capacità di lettura, scrittura e calcolo, hanno difficoltà a modellizzare, e a comprendere i linguaggi formali. Per il resto occorre coniugare studio e lavoro. Troppi sono i giovani che sul piano cognitivo fruiscono del patrimonio culturale di tipo prevalentemente televisivo, presentano carente capacità attentiva di ascolto, di elaborazione personale delle informazioni, presentano modeste capacità di lettura, scrittura e calcolo, hanno difficoltà a modellizzare, e a comprendere i linguaggi formali. Per il resto occorre coniugare l'analisi del sociale con lo studio. Troppi sono i giovani che sul piano cognitivo fruiscono del patrimonio culturale di tipo prevalentemente televisivo, presentano carente capacità attentiva di ascolto, di elaborazione personale delle informazioni, presentano modeste capacità di lettura, scrittura e calcolo, hanno difficoltà a modellizzare, e a comprendere i linguaggi formali.

L'indebolimento delle frontiere tra istruzione e formazione professionale e tra le discipline, l'esigenza di adattabilità al mutare della domanda e di flessibilità al variare dei bisogni, la disponibilità di nuovi strumenti e modi di comunicazione del sapere inducono: un superamento della vecchie metodologie, il loro graduale passaggio a modelli flessibili e aperti”. un superamento della rigidità dei modelli, il loro graduale passaggio a modelli fissi. un superamento della rigidità dei modelli, il loro graduale passaggio a modelli flessibili e aperti. un superamento della rigidità ministeriale, il graduale passaggio a modelli flessibili e aperti.

La rigidità temporale e spaziale che troppo spesso caratterizza ancor oggi l'organizzazione del sistema scolastico stride con l'esigenza di formare persone capaci di “abitare” in modo adeguato, e consapevole, la società della conoscenza e dell'incertezza. Per questo un rinnovamento della scuola al passo con i tempi e all'altezza delle esigenze che si profilano in modo sempre più chiaro deve porsi, tra i suoi obiettivi prioritari e fondamentali, anche quello: della formazione dei Dirigenti Scolastici. della disponibilità di nuovi ambienti di apprendimento. di un nuovo sistema di reclutamento. della formazione dei docenti.

Nella scuola, pur continuando a parlare di “buone pratiche” da introdurre e imitare, i luoghi nei quali lavorare con il supporto delle reti e utilizzando il computer come “compagno di banco” sono pensati e realizzati: come spazi didattici. come “spazi separati” dalla “normale” attività didattica. come spazi di formazione. come spazi alternativi.

Nella scuola pur continuandosi a parlare di “buone pratiche” da introdurre e imitare, i luoghi nei quali lavorare con il supporto delle reti e utilizzando il computer come “compagno di banco” sono pensati e realizzati come “spazi separati” dalla “normale” attività didattica, separati da una linea di demarcazione molto netta rispetto agli ambienti nei quali si sviluppa quest'ultima, sia che si tratti di laboratori “ad hoc”, sia che si abbia a che fare con aule attrezzate. Ciò rende difficoltosa: l'effettiva costituzione di laboratori regionali basate sulle reti, capaci di stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei destinatari dei processi formativi e che favoriscano la collaborazione reciproca e lo scambio interattivo tra di essi. l'effettiva costituzione di direttive ministeriali capaci di stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei destinatari dei processi formativi e che favoriscano la collaborazione reciproca e lo scambio interattivo tra di essi. l'effettiva costituzione di nuovi programmi capaci di stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei destinatari dei processi formativi e che favoriscano la collaborazione reciproca e lo scambio interattivo tra di essi. l'effettiva costituzione di ambienti di apprendimento e di comunità di apprendimento basate sulle reti, capaci di stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei destinatari dei processi formativi e che favoriscano la collaborazione reciproca e lo scambio interattivo tra di essi.

L'istruzione non avviene più solo nella scuola, ma anche in altri luoghi informali di apprendimento. La cosiddetta post-modernità causa spesso incapacità di filtrare, gerarchizzare le conoscenze. A questo si aggiunge che la fine dell'enciclopedismo induce la scuola a concentrarsi su conoscenze e problemi essenziali, basati sui nuclei fondanti delle discipline e generativi di competenze. Possiamo pertanto affermare che il focus dell'azione didattica si è spostato: . dall'insegnamento all'apprendimento; . dal programma ala direttiva; . dalle nozioni alle competenze. . dall'insegnamento alla formazione; . dal programma al curricolo; . dalle nozioni alle competenze. . dall'insegnamento all'apprendimento; . dal programma al curricolo; . dalle nozioni alle conoscenze. . dall'insegnamento all'apprendimento; . dal programma al curricolo; . dalle nozioni alle competenze.

Basare il curricolo sulle competenze significa: intendere l'apprendimento come un processo discontinuo di costruzione di conoscenze, abilità, atteggiamenti in un contesto di interazione dell'allievo con gli insegnanti, i compagni, i media didattici. intendere l'apprendimento come un processo continuoin un contesto di interazione dell'allievo con gli insegnanti, i compagni, i media didattici. intendere l'apprendimento come una relazione culturale in un contesto di interazione dell'allievo con gli insegnanti, i compagni, i media didattici. intendere l'apprendimento come un processo attivo di costruzione di conoscenze, abilità, atteggiamenti in un contesto di interazione dell'allievo con gli insegnanti, i compagni, i media didattici.

L'azione dell'insegnante, nel processo di costruzione della conoscenza: ha la funzione di raccordo con gli apprendimenti precedenti, puntualizzazione dei significati delle nozioni, aiuto nell'organizzazione di un sapere più ampio e approfondito. ha la funzione di raccordo con le direttive ministeriali, puntualizzazione dei significati in relazione ai campi di esperienza, aiuto nell'organizzazione di un sapere più ampio e approfondito. ha la funzione di raccordo con gli apprendimenti precedenti, puntualizzazione dei significati in relazione ai campi di esperienza, aiuto nell'organizzazione di un sapere più ampio e approfondito. ha la funzione di raccordo con gli apprendimenti precedenti, puntualizzazione dei significati in relazione ai campi di esperienza, aiuto nell'organizzazione familiare.

Un rinnovamento della scuola al passo con i tempi e all'altezza delle esigenze che si profilano in modo sempre più chiaro deve porsi, tra i suoi obiettivi prioritari e fondamentali, anche quello: della disponibilità di nuovi ambienti di apprendimento (learning environments). della disponibilità di nuovi programmi. della disponibilità di nuovi progetti. della disponibilità di nuovi edifici scolastici.

I Percorsi per competenze trasversali e orientamento consentiranno, a tutti gli studenti del secondo biennio e ultimo anno delle scuole secondarie di II grado, di affrontare dei percorsi esperienziali legati al mondo del lavoro e di orientamento accademico-universitario. Tali percorsi saranno attuati per una durata complessiva: a) non inferiore a 200 ore nel triennio terminale del percorso di studi degli istituti professionali; b) non inferiore a 180 ore nel secondo biennio e nell'ultimo anno del percorso di studi degli istituti tecnici; c) non inferiore a 100 ore nel secondo biennio e nel quinto anno dei licei. a) non inferiore a 210 ore nel triennio terminale del percorso di studi degli istituti professionali; b) non inferiore a 150 ore nel secondo biennio e nell'ultimo anno del percorso di studi degli istituti tecnici; c) non inferiore a 90 ore nel secondo biennio e nel quinto anno dei licei. a) non inferiore a 210 ore nel triennio terminale del percorso di studi degli istituti professionali; b) non inferiore a 200 ore nel secondo biennio e nell'ultimo anno del percorso di studi degli istituti tecnici; c) non inferiore a 90 ore nel secondo biennio e nel quinto anno dei licei. a) non inferiore a 210 ore nel triennio terminale del percorso di studi degli istituti professionali; b) non inferiore a 150 ore nel secondo biennio e nell'ultimo anno del percorso di studi degli istituti tecnici; c) non inferiore a 120 ore nel secondo biennio e nel quinto anno dei licei.

Con la legge 30 dicembre 2018, n. 145, relativa al “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (Legge di Bilancio 2019) l'Alternanza Scuola-Lavoro cambia denominazione. Quale?. Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento. Piano per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento. Percorsi per le Competenze Tecniche e per l'Orientamento. Percorsi per le Competenze Teoriche e per l'Orientamento.

Il D.L.vo n. 77 del 15 aprile 2005 riconferma che l'alternanza può essere svolta: solo nel sistema dei licei per assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro. sia nel sistema dei licei sia nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale per assicurare ai giovani il lavoro. sia nel sistema dei licei sia nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale per assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro. solo nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale per assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro.

La prima risposta normativa alle convergenti esigenze di una più efficace qualificazione proveniente dal mondo del lavoro e di rinnovamento formativo sollecitato dal mondo della scuola?. E' avvenuta con l'art. 4 della Legge n. 53 (la Riforma Moratti). E' stata offerta dall'art. 18 “Tirocini formativi e di orientamento” della legge 24 giugno 1997, n. 196. E' contenuta nel Regolamento sull'Autonomia. E' stata data dalle Legge 107/2015 la Buona Scuola.

In Italia l'alternanza scuola lavoro è stata introdotta come modalità di realizzazione dei percorsi del secondo ciclo e non come sistema a sé stante (art. 4 legge delega n.53/03). Successivamente, con il Decreto Legislativo n. 77 del 15 aprile del 2005, l'alternanza viene disciplinata: quale metodologia didattica del Sistema dell'Istruzione per consentire agli studenti che hanno compiuto il quattordicesimo anno di età di realizzare gli studi del secondo ciclo anche alternando periodi di studio e di lavoro. quale metodologia didattica del Sistema dell'Istruzione per consentire agli studenti che hanno compiuto il sedicesimo anno di età di realizzare gli studi del secondo ciclo anche alternando periodi di studio e di lavoro. quale metodologia didattica del Sistema dell'Istruzione per consentire agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età di realizzare gli studi del secondo ciclo anche alternando periodi di studio e di lavoro. quale metodologia didattica del Sistema dell'Istruzione per consentire agli studenti che hanno compiuto il diciassettesimo anno di età di realizzare gli studi del secondo ciclo anche alternando periodi di studio e di lavoro.

La prima risposta normativa alle convergenti esigenze di una più efficace qualificazione proveniente dal mondo del lavoro e di rinnovamento formativo sollecitato dal mondo della scuola non è avvenuta con il predetto art. 4 della Legge n. 53 (la Riforma Moratti), ma è stata offerta: dall'art. 18 “Tirocini formativi e di orientamento” della legge 24 giugno 1997, n. 196, Norme in materia di promozione dell'occupazione. Dalla Legge 107 del 2015. dal Regolamento sull'Autonomia. Dalla Riforma Gelmini.

Finalmente anche in Italia, settant'anni dopo Dewey, si sostiene, con Bertagna, che al centro dell'alternanza c'è la vita, la realtà. Si potrebbe dire che l'alternanza è il metodo formativo nel quale ci si allena, intenzionalmente, a considerare le conoscenze (sapere) e le abilità (saper fare) come mezzi per impadronirsi di competenze nella risoluzione di problemi concreti (fine). Per questo non c'è prima la scuola e poi il lavoro. Ma è fondamentale: che il lavoro non entri nel concreto svolgersi del processo formativo e che la scuola sia sempre meno distante dalla vita reale, affermandosi così una concezione in cui competenze e conoscenze non sono antitetiche, ma cooperano nel processo di insegnamento e apprendimento. che il lavoro entri nel concreto svolgersi del processo formativo e che la scuola sia sempre più distante dalla vita reale, affermandosi così una concezione in cui competenze e conoscenze non sono antitetiche, ma cooperano nel processo di insegnamento e apprendimento. che il lavoro entri nel concreto svolgersi del processo formativo e che la scuola sia sempre meno distante dalla vita reale, affermandosi così una concezione in cui competenze e conoscenze non sono antitetiche, ma cooperano nel processo di insegnamento e apprendimento. che il lavoro entri nel concreto svolgersi del processo formativo e che la scuola sia sempre meno distante dalla vita reale, affermandosi così una concezione in cui competenze e conoscenze siano antitetiche.

Dewey propone una rivoluzionaria concezione dell'istruzione scolastica come educazione alla vita: laboratorio continuo di esperienza e scoperta. Pone le basi per il superamento della contrapposizione tra i diversi ceti sociali. laboratorio continuo di esperienza e scoperta. Pone le basi per il superamento della contrapposizione tra studi disinteressati e speculativi e formazione professionale. laboratorio continuo di studi sociali. Pone le basi per il superamento della contrapposizione tra studi disinteressati e speculativi e formazione professionale. laboratorio continuo di esperienza e scoperta. Pone le basi per la scuola del novecento.

L'alternanza scuola – lavoro non è stata introdotta nel nostro sistema educativo con la legge 13 luglio 2015, n. 107, la Legge cosiddetta della «Buona Scuola». Il merito di questa Legge è stato sicuramente quello di richiamarla, estenderla e renderla obbligatoria, ma l'opportunità formativa dell'Alternanza viene da lontano. L'alternanza Scuola-Lavoro non è pertanto una scoperta di oggi ed è stata introdotta nel nostro Sistema Educativo: Con la Legge Carrozza. Con la Riforma Gelmini. con la Riforma Moratti. Con la Riforma Berlinguer.

L'alternanza cessa di essere un fattore collaterale alla didattica ordinaria per diventare un elemento di stimolo all'innovazione: Con il Regolamento sull'Autonomia. Con la Riforma Berlinguer. Con la legge 107 del 2015. Con l'innalzamento dell'obbligo di istruzione.

Il decreto legislativo 15 aprile 2005, n.77 definisce l'alternanza quale modalità di realizzazione dei corsi del secondo ciclo per assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro: Sono gli studenti che possono presentare la richiesta di svolgere, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, il percorso formativo prescelto alternando periodi in aula e in contesti lavorativi, nel rispetto del medesimo profilo educativo del corso di studi ordinario. Sono i docenti che possono presentare la richiesta di svolgere, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, il percorso formativo prescelto alternando periodi in aula e in contesti lavorativi, nel rispetto del medesimo profilo educativo del corso di studi ordinario. Sono le Regioni che possono presentare la richiesta di svolgere, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, il percorso formativo prescelto alternando periodi in aula e in contesti lavorativi, nel rispetto del medesimo profilo educativo del corso di studi ordinario. Sono i Comuni che possono presentare la richiesta di svolgere, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, il percorso formativo prescelto alternando periodi in aula e in contesti lavorativi, nel rispetto del medesimo profilo educativo del corso di studi ordinario.

l saggio «Democracy and Education» nota che educazione e vita sembrano condannate a escludersi a vicenda, in una società complessa in cui la scuola è diventata il regno dell'astrazione contrapposta alla concretezza della realtà. Chi è l'autore?. John Dewey. Edgar Morin. Zygmunt Bauman. Howard Gardner.

Giuseppe Bertagna sottolinea che in Italia l'impianto educativo, formativo e ordinamentale: è ancora quello che risale al 1861. è ancora quello che risale a Croce e Gentile. è ancora quello che risale alla Legge Coppino. è ancora quello che risale all'impianto clericale.

Claudio Gentili, nel suo interessante saggio pubblicato nel giugno 2016 su Nuova Secondaria «L'alternanza scuola-lavoro: paradigmi pedagogici e modelli didattici», sostiene che l'Alternanza trova le sue radici: fin dagli anni '70, quando gli istituti tecnici erano dotati di un consiglio di amministrazione con la presenza dei rappresentanti dei settori produttivi. fin dagli anni '50, quando gli istituti tecnici erano dotati di un consiglio di amministrazione con la presenza dei rappresentanti dei settori produttivi. fin dagli anni '60, quando gli istituti tecnici erano dotati di un consiglio di amministrazione con la presenza dei rappresentanti dei settori produttivi. fin dagli anni '80, quando gli istituti tecnici erano dotati di un consiglio di amministrazione con la presenza dei rappresentanti dei settori produttivi.

La Legge 13 luglio 2015, n. 107, nei commi dal 33 al 43 dell'articolo 1, sistematizza l'alternanza scuola lavoro dall'a.s. 2015-2016 nel secondo ciclo di istruzione, attraverso: la previsione di percorsi obbligatori di alternanza nel secondo biennio e nell'ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, con una differente durata complessiva rispetto agli ordinamenti: almeno 600 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei, da inserire nel Piano triennale dell'offerta formativa;. la previsione di percorsi obbligatori di alternanza nel secondo biennio e nell'ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, con una differente durata complessiva rispetto agli ordinamenti: almeno 500 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei, da inserire nel Piano triennale dell'offerta formativa;. la previsione di percorsi obbligatori di alternanza nel secondo biennio e nell'ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, con una differente durata complessiva rispetto agli ordinamenti: almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei, da inserire nel Piano triennale dell'offerta formativa;. la previsione di percorsi obbligatori di alternanza nel secondo biennio e nell'ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, con una differente durata complessiva rispetto agli ordinamenti: almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 300 ore nei licei, da inserire nel Piano triennale dell'offerta formativa;.

Le nuove norme sull'alternanza scuola-lavoro (obbligatoria dal terzo anno della scuola superiore) introdotte dalla Legge 13 luglio 2015, n. 107 consentono ai ragazzi di fare esperienze di lavoro in aziende, enti, associazioni, fondazioni: fino a 500 ore negli istituti tecnici e professionali e fino a 200 ore nei licei. fino a 400 ore negli istituti tecnici e professionali e fino a 100 ore nei licei. fino a 400 ore negli istituti tecnici e professionali e fino a 200 ore nei licei. fino a 600 ore negli istituti tecnici e professionali e fino a 200 ore nei licei.

L'occupabilità dello studente, ossia la possibilità di inserirsi stabilmente nel mercato del lavoro (che non significa solo trovare un posto di lavoro) è un obiettivo formativo primario e la costruzione di profili di competenza spendibili nel mercato del lavoro nasce: da una integrazione tra formazione di base, formazione specialistica, competenze trasversali, che sono quelle più tipicamente acquisite a scuola e a cui l'impresa può dare collocazione nell'offerta formativa e continuità di sviluppo nel tempo. da una integrazione tra formazione di base, formazione specialistica, competenze trasversali, che sono quelle più tipicamente acquisite in impresa e a cui la scuola può dare collocazione nell'offerta formativa e continuità di sviluppo nel tempo. da una integrazione tra studio e lavoro. da una integrazione tra formazione di base, formazione specialistica, competenze trasversali, che sono quelle più tipicamente acquisite a scuola.

La Legge 13 luglio 2015, n. 107, nei commi dal 33 al 43 dell'articolo 1, sistematizza l'alternanza scuola lavoro dall'a.s. 2015-2016 nel secondo ciclo di istruzione, attraverso: la possibilità di realizzare le attività di alternanza durante la sospensione delle attività didattiche e all'estero, nonché con la modalità dell'impresa formativa simulata;. la possibilità di realizzare le attività di alternanza durante la sospensione delle attività didattiche ma non all'estero, nonché con la modalità dell'impresa formativa simulata;. la possibilità di realizzare le attività di alternanza solo durante le attività didattiche e non all'estero, nonché con la modalità dell'impresa formativa simulata;. la possibilità di realizzare le attività di alternanza durante la sospensione delle attività didattiche e all'estero, con l'abolizione della modalità dell'impresa formativa simulata;.

Negli anni '70, quando gli istituti tecnici erano dotati di un consiglio di amministrazione con la presenza dei rappresentanti dei settori produttivi: Alla fine del trimestre non solo i docenti, ma anche imprenditori ed esperti valutavano le competenze degli studenti acquisite nel vivo di un'esperienza pratica di lavoro. durante l'anno non solo i docenti, ma anche imprenditori ed esperti valutavano le competenze degli studenti acquisite nel vivo di un'esperienza pratica di lavoro. ogni due anni, non solo i docenti, ma anche imprenditori ed esperti valutavano le competenze degli studenti acquisite nel vivo di un'esperienza pratica di lavoro. all'esame di maturità, non solo i docenti, ma anche imprenditori ed esperti valutavano le competenze degli studenti acquisite nel vivo di un'esperienza pratica di lavoro.

Va ricordato il grande impegno degli anni ‘80° e '90, che con i programmi del «Progetto 92» ha restituito all'Istruzione Tecnica e Professionale la dignità di un corso di studi realmente formativo e orientativo, che non costituisse più una scelta di grado inferiore rispetto al Liceo. La didattica laboratoriale diventò l'effettivo completamento del processo di insegnamento-apprendimento e con l'introduzione di quella che all'epoca venne definita «Terza Area» furono poste le basi di quella che alla fine del 1990 e all'inizio del 2000 divenne l'Alternanza Scuola-Lavoro, un modello formativo, educativo ed esperenziale. L'esperienza in Azienda: non era più finalizzata allo studio, ma un'attività orientativa e di studio inserita a pieno titolo nel curricolo dello studente. non era più finalizzata ad apprendere un mestiere, ma un'attività orientativa e di studio inserita a pieno titolo nel curricolo dello studente. era finalizzata ad apprendere un mestiere. non era più finalizzata ad apprendere un mestiere, ma un'attività lavorativa inserita a pieno titolo nel curricolo dello studente.

Le aziende agrarie annesse agli istituti tecnici e professionali agrari o i ristoranti didattici attivati da alcuni istituti alberghieri sono un esempio di: Stage. Tirocinio. Scuola Impresa. Apprendistato.

L'Impresa Formativa Simulata: è una delle modalità di realizzazione dell'alternanza scuola lavoro, attuata mediante la costituzione di un'azienda reale. è una delle modalità di realizzazione dell'alternanza scuola lavoro, attuata mediante la costituzione di un'azienda virtuale animata dagli studenti. è una delle modalità di realizzazione dell'alternanza scuola lavoro. non è una delle modalità di realizzazione dell'alternanza scuola lavoro.

Nel nuovo Esame di Stato delineato dai decreto attuativo della Legge 13 luglio 2015, n. 107, D.L.vo 13 aprile 2017, n. 62 si prevede che: L'esame di Stato tiene conto anche della partecipazione alle attivita' di alternanza scuola-lavoro e tra i requisiti necessari per l'ammissione è prevista la dichiazione positiva del tutor aziendale. L'esame di Stato tiene conto anche della partecipazione alle attivita' di alternanza scuola-lavoro ma tra i requisiti necessari per l'ammissione non è previsto lo svolgimento dell'attivita' di alternanza scuola-lavoro secondo quanto previsto dall'indirizzo di studio nel secondo biennio e nell'ultimo anno di corso. L'esame di Stato tiene conto anche della partecipazione alle attivita' di alternanza scuola-lavoro e tra i requisiti necessari per l'ammissione è previsto lo svolgimento dell'attivita' di alternanza scuola-lavoro secondo quanto previsto dall'indirizzo di studio nel secondo biennio e nell'ultimo anno di corso. L'esame di Stato non tiene conto della partecipazione alle attivita' di alternanza scuola-lavoro.

l contratto di apprendistato si articola nelle seguenti tipologie: a) apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore; b) apprendistato semplice c) apprendistato di alta formazione e ricerca. a) apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore; b) apprendistato professionalizzante; c) apprendistato di impresa. a) apprendistato per la scuola superiore b) apprendistato professionalizzante; c) apprendistato di alta formazione e ricerca. a) apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore; b) apprendistato professionalizzante; c) apprendistato di alta formazione e ricerca.

I Poli Tecnico – Professionali: sono reti di soggetti operanti nell'istruzione e nella formazione, a tutti i livelli, e di imprese o aggregati di imprese che si impegnano per perseguire lo scopo comune di operare insieme al fine di supportare le scuole nella definizione della propria offerta formativa, mediante l'analisi dei fabbisogni formativi dell'area economico professionale di riferimento, ma anche per instaurare nuove sinergie e valorizzare quelle già esistenti, al fine di avvicinare i giovani in formazione al mondo del lavoro. sono reti di soggetti operanti nell'istruzione e nella formazione, a tutti i livelli, e di imprese o aggregati di imprese che si impegnano per perseguire lo scopo comune di operare insieme al fine di supportare la Regione nella definizione della propria offerta formativa, mediante l'analisi dei fabbisogni formativi dell'area economico professionale di riferimento, ma anche per instaurare nuove sinergie e valorizzare quelle già esistenti, al fine di avvicinare i giovani in formazione al mondo del lavoro. sono reti di soggetti operanti nell'istruzione e nella formazione, a tutti i livelli, e di imprese o aggregati di imprese che si impegnano per perseguire lo scopo comune di operare insieme al fine di supportare lo Stato nella definizione della propria offerta formativa, mediante l'analisi dei fabbisogni formativi dell'area economico professionale di riferimento, ma anche per instaurare nuove sinergie e valorizzare quelle già esistenti, al fine di avvicinare i giovani in formazione al mondo del lavoro. sono reti di soggetti operanti nell'istruzione e nella formazione, a tutti i livelli, e di imprese o aggregati di imprese che si impegnano per perseguire lo scopo comune di operare insieme al fine di supportare i Comuni nella definizione della propria offerta formativa, mediante l'analisi dei fabbisogni formativi dell'area economico professionale di riferimento, ma anche per instaurare nuove sinergie e valorizzare quelle già esistenti, al fine di avvicinare i giovani in formazione al mondo del lavoro.

I Poli, oltre a presentare standard minimi che contribuiscono a renderli identificabili e riconoscibili per la loro composizione (almeno due Istituti Tecnici e/o Professionali, due imprese, un ITS e un organismo di Formazione Professionale): devono rispondere alle indicazioni regionali che contengano obiettivi "strategici di innovazione e di innalzamento della qualità dei servizi formativi a sostegno dello sviluppo delle filiere produttive sul territorio e dell'occupazione dei giovani, anche attraverso la promozione dei percorsi in apprendistato. devono rispondere a un programma di rete che contenga obiettivi "strategici di innovazione e di innalzamento della qualità dei servizi formativi a sostegno dello sviluppo delle filiere produttive sul territorio e dell'occupazione dei giovani, anche attraverso la promozione dei percorsi in apprendistato. devono rispondere a un programma di rete che contenga obiettivi didattici a sostegno dello sviluppo delle filiere produttive sul territorio e dell'occupazione dei giovani, anche attraverso la promozione dei percorsi in apprendistato. devono rispondere alle indicazioni ministeriali che contengano obiettivi "strategici di innovazione e di innalzamento della qualità dei servizi formativi a sostegno dello sviluppo delle filiere produttive sul territorio e dell'occupazione dei giovani, anche attraverso la promozione dei percorsi in apprendistato.

l sistema educativo è organizzato come segue: secondo ciclo di istruzione articolato in due tipologie di percorsi: scuola secondaria di secondo grado, di durata quinquennale, per le studentesse e gli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione. Le scuole organizzano percorsi di liceo, di istituti tecnici e di istituti professionali per le studentesse e gli studenti da 14 a 29 anni; percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale(IeFP) di competenza regionale, rivolti sempre alle studentesse e agli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione. secondo ciclo di istruzione articolato in due tipologie di percorsi: scuola secondaria di secondo grado, di durata biennale, per le studentesse e gli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione. Le scuole organizzano percorsi di liceo, di istituti tecnici e di istituti professionali per le studentesse e gli studenti da 14 a 19 anni; percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale(IeFP) di competenza regionale, rivolti sempre alle studentesse e agli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione. secondo ciclo di istruzione articolato in due tipologie di percorsi: scuola secondaria di secondo grado, di durata quinquennale, per le studentesse e gli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione. Le scuole organizzano percorsi di liceo, di istituti tecnici e di istituti professionali per le studentesse e gli studenti da 14 a 19 anni; percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale(IeFP) di competenza regionale, rivolti sempre alle studentesse e agli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione. secondo ciclo di istruzione articolato in due tipologie di percorsi: scuola secondaria di secondo grado, di durata triennale, per le studentesse e gli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione. Le scuole organizzano percorsi di liceo, di istituti tecnici e di istituti professionali per le studentesse e gli studenti da 14 a 19 anni; percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale(IeFP) di competenza regionale, rivolti sempre alle studentesse e agli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione.

Il sistema educativo di istruzione e di formazione italiano è organizzato in base. ai principi della abilità e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. ai principi della comunicazione e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. ai principi della informazione e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. ai principi della sussidiarietà e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche.

settori dell'Istruzione Tecnica sono. il settore umanistico e quello tecnologico. il settore storico e quello tecnologico. il settore economico e quello tecnologico. il settore economico e quello industriale.

L'Istruzione tecnica si divide in. tre settori e undici indirizzi. quattro settori e undici indirizzi. due settori e dodicii indirizzi. due settori e undici indirizzi.

Gli istituti professionali sono caratterizzati. da dodici indirizzi di studio. da tredici indirizzi di studio. da 20 indirizzi di studio. da undici indirizzi di studio.

Nei nuovi Istituti professionali: percorsi di apprendimento non personalizzati, un bilancio formativo pergruppi di studenti, docenti tutor che lavorano con i singoli per motivare, orientare e costruire in modo progressivo il percorso formativo, un modello didattico che raccorda direttamente gli indirizzi di studio ai settori produttivi di riferimento per offrire concrete prospettive di occupabilità. E ancora: metodologie didattiche per apprendere in modo induttivo, attraverso esperienze di laboratorio e in contesti operativi, analisi e soluzione di problemi legati alle attività economiche di riferimento, lavoro cooperativo per progetti, possibilità di attivare percorsi di alternanza scuola-lavoro già dalla seconda classe del biennio. percorsi di apprendimento personalizzati, un bilancio formativo per ciascun studente, docenti tutor che lavorano con i singoli per motivare, orientare e costruire in modo progressivo il percorso formativo, un modello didattico che raccorda direttamente gli indirizzi di studio alle direttive ministeriali per offrire concrete prospettive di occupabilità. E ancora: metodologie didattiche per apprendere in modo induttivo, attraverso esperienze di laboratorio e in contesti operativi, analisi e soluzione di problemi legati alle attività economiche di riferimento, lavoro cooperativo per progetti, possibilità di attivare percorsi di alternanza scuola-lavoro già dalla seconda classe del biennio. percorsi di apprendimento personalizzati, un bilancio formativo per ciascun studente, docenti tutor che lavorano con i singoli per motivare, orientare e costruire in modo progressivo il percorso formativo, un modello didattico che raccorda direttamente gli indirizzi di studio ai settori produttivi di riferimento per offrire concrete prospettive di occupabilità. E ancora: metodologie didattiche per apprendere in modo induttivo, attraverso esperienze di laboratorio e in contesti operativi, analisi e soluzione di problemi legati alle attività economiche di riferimento, lavoro cooperativo per progetti, possibilità di attivare percorsi di alternanza scuola-lavoro già dalla seconda classe del biennio. percorsi di apprendimento personalizzati, un bilancio formativo per ciascun studente, docenti tutor che lavorano con i singoli per motivare, orientare e costruire in modo progressivo il percorso formativo, un modello didattico che distingue gli indirizzi di studio ai settori produttivi di riferimento per offrire concrete prospettive di occupabilità. E ancora: metodologie didattiche per apprendere in modo induttivo, attraverso esperienze di laboratorio e in contesti operativi, analisi e soluzione di problemi legati alle attività economiche di riferimento, lavoro cooperativo per progetti, possibilità di attivare percorsi di alternanza scuola-lavoro già dalla seconda classe del biennio.

Con il decreto legislativo 61 del 13 aprile 2017 gli istituti professionali diventano. scuole territoriali dell'innovazione, aperte e concepite come entii di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica. scuole regionali dell'innovazione, aperte e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica. scuole territoriali dell'innovazione,chiuse e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica. scuole territoriali dell'innovazione, aperte e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica.

gli istituti professionali statali possono svolgere, in regime di sussidiarietà e nel rispetto delle competenze esclusive delle Regioni in materia di istruzione e formazione professionale. un ruolo integrativo e complementare. un ruolo integrativo e supplementare. un ruoloessenziale e complementare. un ruolo unico e complementare.

gli ITS realizzano percorsi. finalizzati al conseguimento di diplomi di tecnico superiore allo scopo di rispondere a fabbisogni inclusivii diffusi sul territorio nazionale. finalizzati al conseguimento di diplomi di tecnico superiore allo scopo di rispondere a fabbisogni pubblici diffusi sul territorio nazionale. finalizzati al conseguimento di diplomi di tecnico superiore allo scopo di rispondere a fabbisogni formativi diffusi sul territorio nazionale. finalizzati al conseguimento di diplomi di tecnico superiore allo scopo di rispondere a fabbisogni educativi diffusi sul territorio nazionale.

Si accede ai corsi ITS. se si è in possesso del diploma di istruzione secondaria inferiore. se si è in possesso del diploma di istruzione tecnica. se si è in possesso del diploma di istruzione secondaria superiore. se si è in possesso del diploma di laurea.

I percorsi degli ITS hanno la durata. di sei semestri. di otto semestri. di quattro semestri. di dodici semestri.

Si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti, in particolare per quanto riguarda l'abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, le Istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali (che normalmente sono denominate scuole civiche) che: a partire dalla scuola secondaria di secondo grado, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da alcuni requisiti di qualità ed efficacia. a partire dalla scuola primaria, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da alcuni requisiti di qualità ed efficacia. a partire dalla scuola secondaria di primo grado, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da alcuni requisiti di qualità ed efficacia. a partire dalla scuola per l'infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da alcuni requisiti di qualità ed efficacia.

L'art. 33 della Costituzione riconosce a enti e privati il diritto di dar vita a scuole e istituti di educazione: Con oneri per la Regione. Senza oneri per lo Stato. Con oneri per lo Stato. Con oneri per Stato e Regione.

Collegandosi al dettato costituzionale, la legge sulla parità scolastica affida alla Repubblica l'obiettivo prioritario dell'espansione dell'offerta formativa e della conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita. Pertanto, istituisce un Sistema Nazionale di Istruzione a carattere misto costituito da scuole statali e dalle scuole paritarie gestite da privati o da enti locali. Di quale Legge si tratta?. Legge 10 marzo 2000, n. 62. Legge 13 luglio 2015, n. 107. Legge 8 novembre 2013, n. 128. Legge 28 marzo 2003, n. 53.

La regolare frequenza della scuola non paritaria da parte degli alunni costituisce assolvimento dell'obbligo di istruzione. Esse, tuttavia: possono rilasciare titoli di studio, aventi valore legale e attestati intermedi finali con valore di certificazione legale. non possono rilasciare titoli di studio, aventi valore legale, né attestati intermedi né finali con valore di certificazione legale. non possono rilasciare titoli di studio, aventi valore legale, ma solo attestati intermedi e finali con valore di certificazione legale. possono rilasciare titoli di studio, aventi valore legale, ma non attestati intermedi con valore di certificazione legale.

Ai fini dell'imposta sui redditi sono detraibili le spese per la frequenza di scuole dell'infanzia del primo ciclo di istruzione e della scuola secondaria di secondo grado del sistema nazionale di istruzione di cui all'articolo 1 della Legge 10 marzo 2000, n. 62, e successive modificazioni, per un importo annuo: non superiore a 500 euro per alunno o studente. non superiore a 400 euro per alunno o studente. non superiore a 800 euro per alunno o studente. non superiore a 600 euro per alunno o studente.

Sulla scuola paritaria è intervenuta anche la Legge 13 luglio 2015, n. 107 sulla Buona Scuola. Infatti Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha avviato: un piano straordinario di attribuzione della parità scolastica. un piano straordinario di formazione sui requisiti per il riconoscimento della parità scolastica. un piano straordinario di convegni sulla parità scolastica. un piano straordinario di verifica della permanenza dei requisiti per il riconoscimento della parità scolastica.

Il «buono scuola» è. un finanziamento alle famiglie che scelgono di iscrivere i loro figli alle scuole private, al fine di compensare il costo della retta di iscrizione e rendere paritaria anche la scelta di una scuola diversa da quella statale. un finanziamento alle famiglie che scelgono di iscrivere i loro figli alle scuole paritarie dell'infanzia, al fine di compensare il costo della retta di iscrizione e rendere paritaria anche la scelta di una scuola diversa da quella statale. un finanziamento alle famiglie che scelgono di iscrivere i loro figli alle scuole paritarie, al fine di compensare il costo della retta di iscrizione e rendere paritaria anche la scelta di una scuola diversa da quella statale. un finanziamento alle scuole dove le famiglie scelgono di iscrivere i loro figli , al fine di compensare il costo della retta di iscrizione e rendere paritaria anche la scelta di una scuola diversa da quella statale.

La questione del finanziamento statale alle scuole paritarie ha diviso a lungo destra e sinistra della politica italiana (anche se bisogna riconoscere che la legge sulla parità scolastica si deve al ministro Berlinguer, proveniente dalle fila del vecchio Partito Comunista Italiano) e il tema è ancora sempre presente negli slogan delle proteste studentesche. Va però fatta una considerazione di carattere strettamente finanziario: I finanziamenti vanno, prevalentemente, alle scuole secondarie di secondo grado, che coprono circa il 60% del fabbisogno dell'intero Paese. I finanziamenti vanno, prevalentemente, alle scuole primatie, che coprono circa il 60% del fabbisogno dell'intero Paese. I finanziamenti vanno, prevalentemente, alle scuole paritarie dell'infanzia, che coprono circa il 60% del fabbisogno dell'intero Paese. I finanziamenti vanno, prevalentemente, alle scuole secondarie di primo grado, che coprono circa il 60% del fabbisogno dell'intero Paese.

Sono scuole private: Quelle aperte da enti o privati con «presa d'atto» da parte della Regione. Quelle aperte da enti o privati con «presa d'atto» da parte del MIUR. Quelle aperte da enti o privati con «presa d'atto» da parte del Comune. Quelle aperte da enti o privati con «presa d'atto» da parte della Provincia.

Fino agli inizi del XX secolo la menomazione fisica è stata considerata: fattore discriminante nell'integrazione sociale, motivo di esclusione. Fattore di inclusione. Fattore di attenzione. Senza alcuna attenzione.

Con la Riforma Gentile vengono istituite in Italia nelle scuole elementari: le scuole speciali per fanciulli anormali e minorati fisici. Le scuole speciali per affetti da malattie contagiose, fanciulli anormali e minorati fisici. Le “classi differenziali” per gli alunni con anormalità di sviluppo. Le scuole speciali per affetti da malattie contagiose.

L'inserimento e l'integrazione scolastica del bambino disabile sono da sempre strettamente connessi: al livello finanziario e al contesto storico di riferimento. al livello culturale della società. al contesto storico di riferimento. al livello di emancipazione sociale e culturale della società e al contesto storico di riferimento.

Il passaggio dalla classe differenziale alla classe normale si verificò: spesso. mai. raramente. sempre.

Le classi differenziali avevano un percorso scolastico e un programma di studi: Redatto dalla scuola. Più breve. Diverso rispetto alla scuola comune. Parallelo ma più lento rispetto alla scuola comune.

Il primo vero documento che afferma e tutela i diritti del diversamente abile in Italia è: La Legge Gentile. La Legge 107/2015. La Costituzione. La Legge 104/92.

La Circolare Ministeriale n. 1771/12 dell'11 Marzo 1953 delinea un sistema segregativo che si esprime in modalità diverse: costituendo solo classi differenziali. distinguendo tra classi speciali per minorati e scuole di differenziazione da un lato e classi differenziali dall'altro. costituendo classi speciali. costituendo scuole di differenziazione.

L' anno da considerare come quello della scoperta della “diversità” è: 2001. 1974. 1968. 1999.

Con la Legge n.144 del 18 marzo 1968 vengono istituite apposite sezioni speciali per alunni con handicap anche nella scuola materna. L'inserimento scolastico della persona disabile è caratterizzato ancora: da un approccio prevalentemente medico. da un approccio prevalentemente culturale. da un approccio prevalentemente storico. da un approccio prevalentemente pedagogico.

Nel 1971 con la Legge 118 in favore degli invalidi e dei mutilati civili, si realizza una svolta nel processo di integrazione scolastica, con l'eliminazione in tutti gli uffici pubblici, nelle scuole e nelle istituzioni di interesse sociale: delle barriere architettoniche, prevedendo norme relative al trasporto sul lavoro, sulla prevenzione e sulla riabilitazione dei soggetti con handicap. delle classi differenziali, prevedendo norme relative al trasporto sul lavoro, sulla prevenzione e sulla riabilitazione dei soggetti con handicap. delle classi speciali, prevedendo norme relative al trasporto sul lavoro, sulla prevenzione e sulla riabilitazione dei soggetti con handicap. dei programmi personalizzati, prevedendo norme relative al trasporto sul lavoro, sulla prevenzione e sulla riabilitazione dei soggetti con handicap.

Negli anni ‘70 un'apposita Commissione Ministeriale prepara una relazione nella quale si inizia a parlare di una scuola che deve essere attenta alle diversità guardando l'handicap come una risorsa. La Commisione era presieduta dal Ministro: Spadolini. Falcucci. Galloni. Misasi.

La parola destinata a entrare nella storia della scuola: «flessibilità» è stata introdotta: Con il Regolamento sull'Autonomia. Con una Circolare Ministeriale del 1975. Con una Legge del 1968. Con una Direttiva Ministeriale del 2001.

Le classi differenziali vengono abolite: Con i Decreti Delegati del 1974. Con la Legge 107 del 2015. Con il Regolamento sull'Autonomia. Con la legge n. 517 del 4 agosto 1977.

Viene fondato lo stato giuridico dell'insegnante di sostegno nel: 1968. 2015. 1975. 1999.

Gli anni Novanta capitalizzano i quindici anni di lavoro precedente e dopo la legge 5 giugno 1990, n.148 sugli Ordinamenti della Scuola Elementare in cui finalmente si chiarisce la contitolarità dell'insegnante di sostegno nella classe in cui viene assegnato, il Parlamento approva la Legge-quadro per l'assistenza e l'integrazione sociale e i diritti della persona handicappata. Tale legge completa il quadro dei diritti civili delle persone disabili. Con questa normativa si sancisce: il passaggio dallo Stato centrale allo Stato sociale, predisponendo strumenti e condizioni per offrire risposte adeguate e globali alle persone con disabilità. il passaggio dallo Stato umanitario allo Stato sociale, predisponendo strumenti e condizioni per offrire risposte adeguate e globali alle persone con disabilità. il passaggio dallo Stato assistenziale allo Stato sociale, predisponendo strumenti e condizioni per offrire risposte adeguate e globali alle persone con disabilità. il passaggio dallo Stato finanziario allo Stato sociale, predisponendo strumenti e condizioni per offrire risposte adeguate e globali alle persone con disabilità.

La contitolarità dell'insegnante di sostegno nella classe in cui viene assegnato viene stabilita: Con la legge 5 giugno 1990, n.148 sugli Ordinamenti della Scuola Elementare. Con i Decreti Attuativi della Legge 107 del 2015. Con la legge 107 del 2015. Con il Regolamento sull'Autonomia.

Con la Legge-quadro 104/92 si pone al centro la persona nella sua globalità indipendentemente dallo stato e dal tipo di handicap in cui si trova, con un approccio innovativo che considera la persona disabile nel suo sviluppo unitario dalla nascita, alla presenza in famiglia, nella scuola, nel lavoro e nel tempo libero. Il procedimento di integrazione scolastica previsto dalla Legge 104 può allora essere riassunto in quattro fasi: 1. individuazione dell'handicap; 2. diagnosi funzionale; 3. profilo dinamico-funzionale; 4. piano educativo generale. 1. individuazione dell'handicap; 2. diagnosi funzionale; 3. profilo sanitario; 4. piano educativo individualizzato. 1. individuazione dell'handicap; 2. diagnosi completa; 3. profilo dinamico-funzionale; 4. piano educativo individualizzato. 1. individuazione dell'handicap; 2. diagnosi funzionale; 3. profilo dinamico-funzionale; 4. piano educativo individualizzato.

Per realizzare una scuola inclusiva occorrono prima di tutto: scuole adatte. Leggi adeguate. docenti inclusivi. Mezzi finanziari.

«È ormai convinzione consolidata che non si dà vita ad una scuola inclusiva se al suo interno non si avvera una corresponsabilità educativa diffusa e non si possiede una competenza didattica adeguata ad impostare una fruttuosa relazione educativa anche con alunni con disabilità. La progettazione degli interventi da adottare riguarda tutti gli insegnanti perché l'intera comunità scolastica è chiamata ad organizzare i curricoli in funzione dei diversi stili o delle diverse attitudini cognitive, a gestire in modo alternativo le attività d'aula, a favorire e potenziare gli apprendimenti e ad adottare i materiali e le strategie didattiche in relazione ai bisogni degli alunni. Non in altro modo sarebbe infatti possibile che gli alunni esercitino il proprio diritto allo studio inteso come successo formativo per tutti». Questa frase è contenuta: Legge 107 del 2015. Linee guida sull'integrazione scolastica degli alunni con disabilità del 2009. Legge 104 del 1992. Regolamento sull'Autonomia.

Indicare la disposizione che completa il quadro italiano per l'inclusione scolastica ampliando l'area delle problematiche prese in considerazione e rispondendo così alle necessità formative di tutti. In ogni gruppo classe ci sono alunni che presentano una pluralità di specificità proprie e una richiesta di attenzione speciale che risponde a una varietà di ragioni: non solo alunni con disabilità, ma anche alunni con alle spalle situazioni di svantaggio sociale e/o di deprivazione culturale, alunni con disturbi specifici dell'apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, alunni stranieri con difficoltà linguistiche e altro ancora: La Legge 13 luglio 2015, n, 107 sulla Buona Scuola. Il DPR 8 marzo 1999, n. 275 (Regolamento Autonomia Scolastica). La Direttiva del Ministero dell'Istruzione del 27 dicembre 2012, relativa ai Bisogni educativi speciali (BES). La legge 28 marzo, n. 53 (Riforma Moratti).

La Direttiva del Ministero dell'Istruzione relativa ai Bisogni educativi speciali (BES) completa il quadro italiano per l'inclusione scolastica ampliando l'area delle problematiche prese in considerazione e rispondendo così alle necessità formative di tutti. La Direttiva è del: 2009. 2017. 2016. 2012.

Gli strumenti operativi più significativi utilizzati dai docenti nel porre in essere l'azione pedagogico-didattica inclusiva sono: Il PEI (ovvero Piano Educativo Individualizzato) e il Piano Didattico Personalizzato (PDP). Il Piano Digitale. Il Piano Strategico della Scuola. Il PTOF (Piano Triennale dell'Offerta Formativa).

Si definiscono strumenti compensativi: tutti quegli strumenti che consentono all'alunno di controbilanciare le carenze funzionali determinate dal disturbo, permettendogli di svolgere la parte “automatica” della consegna, concentrando l'attenzione sui compiti cognitivi più complessi. tutti quegli strumenti che consentono all'alunno di controbilanciare le carenze funzionali determinate dal disturbo, permettendogli di svolgere la parte “automatica” della consegna, concentrando l'attenzione sui compiti cognitivi meno complessi. tutti quegli strumenti che consentono all'alunno di esasperare le carenze funzionali determinate dal disturbo, permettendogli di svolgere la parte “automatica” della consegna, concentrando l'attenzione sui compiti cognitivi più complessi. tutti quegli strumenti che nonconsentono all'alunno di controbilanciare le carenze funzionali determinate dal disturbo, permettendogli di svolgere la parte “automatica” della consegna, concentrando l'attenzione sui compiti cognitivi più complessi.

Le misure dispensative evitano allo studente di cimentarsi in forme di attività destinate al sicuro fallimento, indipendentemente dall'impegno profuso dal soggetto e rappresentano «le strategie didattiche che l'insegnante può mettere in atto per rendere le richieste più idonee ed efficaci all'apprendimento dei propri alunni». Sono dunque: scelte didattico-pedagogiche operate dagli insegnanti per promuovere il raggiungimento degli obiettivi formativi che contribuiscono a realizzare processi inclusivi. scelte strategiche operate dagli insegnanti per promuovere il raggiungimento degli obiettivi formativi che contribuiscono a realizzare processi inclusivi. scelte didattico-pedagogiche operate dalle famiglie per promuovere il raggiungimento degli obiettivi formativi che contribuiscono a realizzare processi inclusivi. scelte didattico-pedagogiche operate dal MIUR per promuovere il raggiungimento degli obiettivi formativi che contribuiscono a realizzare processi inclusivi.

L'assegnazione dei docenti per il sostegno compete: alla Provincia. al Comune. alla Regione. allo Stato.

Il 13 aprile 2017 è stato approvato il Decreto Legislativo n. 66 attuativo della Legge 13 Luglio 2015 n.107, entrato in vigore il 31 maggio 2017. Il suddetto Decreto reca le nuove norme per l'inclusione scolastica degli alunni con disabilità. L'articolo 1 in particolare precisa principi e finalità dell'inclusione scolastica, chiarendo che: l'inclusione scolastica riguarda i bisogni educativi speciali e si realizza attraverso attività didattiche individualizzate e personalizzate che permettano a tutti gli studenti di sviluppare le proprie potenzialità. l'inclusione scolastica non riguarda soltanto la disabilità, ma abbraccia tutti i bisogni educativi speciali e si realizza attraverso attività didattiche individualizzate e personalizzate che permettano a tutti gli studenti di sviluppare le proprie potenzialità. l'inclusione scolastica non riguarda soltanto la disabilità, ma abbraccia tutti i bisogni educativi speciali e si realizza attraverso attività didattiche non individualizzate e personalizzate che permettano a tutti gli studenti di sviluppare le proprie potenzialità. l'inclusione scolastica riguarda soltanto la disabilità, ma abbraccia tutti i bisogni educativi speciali e si realizza attraverso attività didattiche individualizzate e personalizzate che permettano a tutti gli studenti di sviluppare le proprie potenzialità.

Il Decreto Legislativo n. 66 del 13 aprile 2017 attuativo della Legge 13 Luglio 2015 n.107, entrato in vigore il 31 maggio 2017 assegna un ruolo primario: alla Regione. alla Provincia. al Comune. alla famiglia.

La Sospensione dall'insegnamento da 11 giorni a un mese: è di competenza del Dirigente Regionale. per violazione del segreto d'ufficio inerente ad atti o attività non soggetti a pubblicità, e per avere omesso di compiere gli atti dovuti in relazione ai doveri di vigilanza (art. 494 D. Lgs.297/94). è di competenza del MIUR per violazione del segreto d'ufficio inerente ad atti o attività non soggetti a pubblicità, e per avere omesso di compiere gli atti dovuti in relazione ai doveri di vigilanza (art. 494 D. Lgs.297/94). è di competenza dell'Ufficio procedimenti disciplinari dell'U.S.R. per violazione del segreto d'ufficio inerente ad atti o attività non soggetti a pubblicità, e per avere omesso di compiere gli atti dovuti in relazione ai doveri di vigilanza (art. 494 D. Lgs.297/94). è di competenza del Dirigente Scolastico per violazione del segreto d'ufficio inerente ad atti o attività non soggetti a pubblicità, e per avere omesso di compiere gli atti dovuti in relazione ai doveri di vigilanza (art. 494 D. Lgs.297/94).

La Destituzione consiste nella cessazione del rapporto d'impiego. La destituzione va irrogata: dal Dirigente Scolastico. dal MIUR. dal Dirigente Regionale. dall'Ufficio procedimenti disciplinari dell'USR.

La Sospensione dall'insegnamento da 11 giorni a un mese è di competenza: Del MIUR. Del Dirigente Scolastico. Dell'Ufficio procedimenti disciplinari dell'U.S.R. Del Dirigente della Regione.

La Censura: di competenza del MIUR, si riferisce a mancanze non gravi riguardanti i doveri inerenti alla funzione docente o i doveri di ufficio (art. 493 D. Lgs.297/94). di competenza dell'USR, si riferisce a mancanze non gravi riguardanti i doveri inerenti alla funzione docente o i doveri di ufficio (art. 493 D. Lgs.297/94). di competenza del Dirigente Scolastico, si riferisce a mancanze non gravi riguardanti i doveri inerenti alla funzione docente o i doveri di ufficio (art. 493 D. Lgs.297/94). di competenza del Dirigente Scolastico, si riferisce a mancanze gravi riguardanti i doveri inerenti alla funzione docente o i doveri di ufficio (art. 493 D. Lgs.297/94).

L'Avvertimento scritto è di competenza del Dirigente Scolastico e riguarda: mancanze ripetute. mancanze gravi. mancanze gravissime. mancanze lievi.

La Sospensione dall'insegnamento fino a 10 giorni: è di competenza del MIURe riguarda atti non conformi alle responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione o per gravi negligenze in servizio. è di competenza della Regione e riguarda atti non conformi alle responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione o per gravi negligenze in servizio. è di competenza dell'USR e riguarda atti non conformi alle responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione o per gravi negligenze in servizio. è di competenza del Dirigente Scolastico e riguarda atti non conformi alle responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione o per gravi negligenze in servizio.

Secondo il legislatore, dunque, il trattamento dei dati personali è equiparato allo svolgimento: Di attività diseducativa. Di attività pericolosa. Di attività incivile. Di attività criminosa.

Il Dirigente Scolastico è responsabile dell'attività amministrativa, della gestione e dei relativi risultati: Unitamente al Consiglio d'Istituto. Unitamente al Docente Vicario. In solido con il collegio dei Docenti. in via esclusiva.

In relazione allo specifico contesto della comunità scolastica, e al fine di migliorare costantemente la qualità del servizio, il Dirigente deve in particolare: non utilizzare a fini privati le informazioni di cui disponga per ragioni d'ufficio; nello svolgimento della propria attività, stabilire un rapporto di fiducia e di collaborazione nei rapporti interpersonali con gli utenti, nonché all'interno dell'istituzione e con gli addetti alla struttura, mantenendo una condotta uniformata a principi di correttezza e astenendosi da comportamenti lesivi della dignità della persona o che, comunque, possano nuocere all'immagine dell'amministrazione; nell'ambito della propria attività mantenere un comportamento conforme al ruolo di dirigente pubblico, organizzando la propria presenza in servizio in correlazione con le esigenze della struttura e con l'espletamento dell'incarico affidato; astenersi dal partecipare, nell'espletamento delle proprie funzioni, all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere direttamente o indirettamente interessi finanziari o non finanziari propri, del coniuge, dei parenti e degli affini fino al quarto grado e dei conviventi; sovrintendere, nell'esercizio del proprio potere direttivo, al corretto espletamento dell'attività del personale operante nella istituzione scolastica, nonché al rispetto delle norme del codice di comportamento e disciplinare, provvedendo all'attivazione dell'azione disciplinare, nei casi in cui ricorrano le condizioni, secondo le disposizioni vigenti; informare l'amministrazione di essere stato rinviato a giudizio o che nei suoi confronti è esercitata l'azione penale; astenersi dal chiedere e dall'accettare omaggi o trattamenti di favore, se non nei limiti delle normali relazioni di cortesia e salvo quelli d'uso, purché di modico valore. assicurare il rispetto della legge, nonché l'osservanza delle direttive generali e di quelle impartite dall'amministrazione e perseguire direttamente l'interesse pubblico nell'espletamento dei propri compiti e nei comportamenti che sono posti in essere, dando conto dei risultati conseguiti e degli obiettivi raggiunti; non utilizzare a fini privati le informazioni di cui disponga per ragioni d'ufficio; nello svolgimento della propria attività, stabilire un rapporto di fiducia e di collaborazione nei rapporti interpersonali con gli utenti, nonché all'interno dell'istituzione e con gli addetti alla struttura, mantenendo una condotta uniformata a principi di correttezza e astenendosi da comportamenti lesivi della dignità della persona o che, comunque, possano nuocere all'immagine dell'amministrazione; nell'ambito della propria attività mantenere un comportamento conforme al ruolo di dirigente pubblico, organizzando la propria presenza in servizio in correlazione con le esigenze della struttura e con l'espletamento dell'incarico affidato; astenersi dal partecipare, nell'espletamento delle proprie funzioni, all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere direttamente o indirettamente interessi finanziari o non finanziari propri, del coniuge, dei parenti e degli affini fino al quarto grado e dei conviventi; sovrintendere, nell'esercizio del proprio potere direttivo, al corretto espletamento dell'attività del personale operante nella istituzione scolastica, nonché al rispetto delle norme del codice di comportamento e disciplinare, provvedendo all'attivazione dell'azione disciplinare, nei casi in cui ricorrano le condizioni, secondo le disposizioni vigenti; informare l'amministrazione di essere stato rinviato a giudizio o che nei suoi confronti è esercitata l'azione penale; astenersi dal chiedere e dall'accettare omaggi o trattamenti di favore, se non nei limiti delle normali relazioni di cortesia e salvo quelli d'uso, purché di modico valore. assicurare il rispetto della legge, nonché l'osservanza delle direttive generali e di quelle impartite dall'amministrazione e perseguire direttamente l'interesse pubblico nell'espletamento dei propri compiti e nei comportamenti che sono posti in essere, dando conto dei risultati conseguiti e degli obiettivi raggiunti; nello svolgimento della propria attività, stabilire un rapporto di fiducia e di collaborazione nei rapporti interpersonali con gli utenti, nonché all'interno dell'istituzione e con gli addetti alla struttura, mantenendo una condotta uniformata a principi di correttezza e astenendosi da comportamenti lesivi della dignità della persona o che, comunque, possano nuocere all'immagine dell'amministrazione; nell'ambito della propria attività mantenere un comportamento conforme al ruolo di dirigente pubblico, organizzando la propria presenza in servizio in correlazione con le esigenze della struttura e con l'espletamento dell'incarico affidato; astenersi dal partecipare, nell'espletamento delle proprie funzioni, all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere direttamente o indirettamente interessi finanziari o non finanziari propri, del coniuge, dei parenti e degli affini fino al quarto grado e dei conviventi; sovrintendere, nell'esercizio del proprio potere direttivo, al corretto espletamento dell'attività del personale operante nella istituzione scolastica, nonché al rispetto delle norme del codice di comportamento e disciplinare, provvedendo all'attivazione dell'azione disciplinare, nei casi in cui ricorrano le condizioni, secondo le disposizioni vigenti; informare l'amministrazione di essere stato rinviato a giudizio o che nei suoi confronti è esercitata l'azione penale; astenersi dal chiedere e dall'accettare omaggi o trattamenti di favore, se non nei limiti delle normali relazioni di cortesia e salvo quelli d'uso, purché di modico valore. assicurare il rispetto della legge, nonché l'osservanza delle direttive generali e di quelle impartite dall'amministrazione e perseguire direttamente l'interesse pubblico nell'espletamento dei propri compiti e nei comportamenti che sono posti in essere, dando conto dei risultati conseguiti e degli obiettivi raggiunti; non utilizzare a fini privati le informazioni di cui disponga per ragioni d'ufficio; nello svolgimento della propria attività, stabilire un rapporto di fiducia e di collaborazione nei rapporti interpersonali con gli utenti, nonché all'interno dell'istituzione e con gli addetti alla struttura, mantenendo una condotta uniformata a principi di correttezza e astenendosi da comportamenti lesivi della dignità della persona o che, comunque, possano nuocere all'immagine dell'amministrazione; nell'ambito della propria attività mantenere un comportamento conforme al ruolo di dirigente pubblico, organizzando la propria presenza in servizio in correlazione con le esigenze della struttura e con l'espletamento dell'incarico affidato; astenersi dal partecipare, nell'espletamento delle proprie funzioni, all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere direttamente o indirettamente interessi finanziari o non finanziari propri, del coniuge, dei parenti e degli affini fino al quarto grado e dei conviventi; sovrintendere, nell'esercizio del proprio potere direttivo, al corretto espletamento dell'attività del personale operante nella istituzione scolastica, nonché al rispetto delle norme del codice di comportamento e disciplinare, provvedendo all'attivazione dell'azione disciplinare, nei casi in cui ricorrano le condizioni, secondo le disposizioni vigenti; informare l'amministrazione di essere stato rinviato a giudizio o che nei suoi confronti è esercitata l'azione penale;.

Il dirigente è tenuto ad assicurare il rispetto delle norme vigenti in materia di segreto d'ufficio, riservatezza e protezione dei dati personali, trasparenza ed accesso all'attività amministrativa, informazione all'utenza, autocertificazione, nonché protezione degli infortuni e sicurezza sul lavoro. Le violazioni degli obblighi sopra descritti, secondo la gravità dell'infrazione, previo procedimento disciplinare, danno luogo all'applicazione delle seguenti sanzioni: 1) sanzione pecuniaria da un minimo di € 150,00 a un massimo di € 350,00; 2) sospensione dal servizio senza privazione della retribuzione; 3) licenziamento con preavviso; 4) licenziamento senza preavviso. 1) sanzione pecuniaria da un minimo di € 150,00 a un massimo di € 350,00; 2) sospensione dal servizio con privazione della retribuzione; 3) licenziamento con preavviso; 4) licenziamento senza preavviso. 5) Utilizzazione in altri compiti. 1) sanzione pecuniaria da un minimo di € 150,00 a un massimo di € 350,00; 2) sospensione dal servizio con privazione della retribuzione; 3) licenziamento con preavviso; 4) licenziamento senza preavviso. 1) sanzione pecuniaria da un minimo di € 500.00 a un massimo di € 1000,00; 2) sospensione dal servizio con privazione della retribuzione; 3) licenziamento con preavviso; 4) licenziamento senza preavviso.

La materia dei procedimenti disciplinari nel Pubblico Impiego, ivi incluso il settore della scuola, è stata innovata nel: giugno 2014. giugno 2015. giugno 2016. giugno 2017.

Il responsabile della struttura presso cui presta servizio il dipendente segnala all'ufficio competente per i procedimenti disciplinari i fatti ritenuti di rilevanza disciplinare di cui abbia avuto conoscenza: Immediatamente, e comunque entro dieci giorni. Entro 20 giorni. Entro 30 giorni. Entro cinque giorni.

la materia dei procedimenti disciplinari nel Pubblico Impiego, ivi incluso il settore della scuola è stata innovata profondamente: Con la Legge 28 marzo 2003, n. 53 (Riforma Moratti). Con il D. Lgs. 25 maggio 2017, n. 75, entrato in vigore il 22 giugno 2017. Con la Legge 8 novembre 2013, n. 128 (Legge Carrozza). Con la Legge 13 luglio 2015, n. 107.

La lettera dell’art. 61 stabilisce che nel caso in cui l’Amministrazione " risarcisca il terzo dei danni subiti per comportamenti degli alunni sottoposti a vigilanza ". la responsabilità patrimoniale degli insegnanti è limitata ai soli casi di dolo. la responsabilità patrimoniale degli insegnanti è limitata ai soli casi di colpa grave. la responsabilità patrimoniale degli insegnanti è esclusa. la responsabilità patrimoniale degli insegnanti è limitata ai soli casi di dolo e colpa grave.

IL DOVERE DI VIGILANZA. l’art. 2048 , 3° c . del c.c. prevede una responsabilità "aggravata" a carico dei docenti in quanto essa si basa su di una colpa presunta , ossia sulla presunzione di una "culpa in vigilando", di un negligente adempimento dell’obbligo di sorveglianza sugli allievi, vincibile solo con la prova liberatoria di non aver potuto impedire il fatto. E’ necessario cioè che venga provato da parte dell’insegnante il caso fortuito, ossia un evento straordinario non prevedibile o superabile con la diligenza dovuta in relazione al caso concreto ( età, grado di maturazione degli allievi, condizioni ambientali ecc) . l’art. 2048 , 3° c . del c.c. prevede una responsabilità "aggravata" a carico dei docenti in quanto essa si basa sul dolo , ossia sulla presunzione di una "culpa in vigilando", di un negligente adempimento dell’obbligo di sorveglianza sugli allievi, vincibile solo con la prova liberatoria di non aver potuto impedire il fatto. E’ necessario cioè che venga provato da parte dell’insegnante il caso fortuito, ossia un evento straordinario non prevedibile o superabile con la diligenza dovuta in relazione al caso concreto ( età, grado di maturazione degli allievi, condizioni ambientali ecc) . l’art. 2048 , 3° c . del c.c. prevede una responsabilità semplice a carico dei docenti in quanto essa si basa su di una colpa presunta , ossia sulla presunzione di una "culpa in vigilando", di un negligente adempimento dell’obbligo di sorveglianza sugli allievi, vincibile solo con la prova liberatoria di non aver potuto impedire il fatto. E’ necessario cioè che venga provato da parte dell’insegnante il caso fortuito, ossia un evento straordinario non prevedibile o superabile con la diligenza dovuta in relazione al caso concreto ( età, grado di maturazione degli allievi, condizioni ambientali ecc) . l’art. 2048 , 3° c . del c.c. prevede una responsabilità "aggravata" a carico dei docenti in quanto essa si basa su di una colpa graqve , ossia sulla presunzione di una "culpa in vigilando", di un negligente adempimento dell’obbligo di sorveglianza sugli allievi, vincibile solo con la prova liberatoria di non aver potuto impedire il fatto. E’ necessario cioè che venga provato da parte dell’insegnante il caso fortuito, ossia un evento straordinario non prevedibile o superabile con la diligenza dovuta in relazione al caso concreto ( età, grado di maturazione degli allievi, condizioni ambientali ecc) .

Le Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, recante: «Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilita' sono contenute nelDecreto Legislativo: 7 agosto 2019, n. 196. 7 agosto 2019, n. 396. 7 agosto 2019, n. 296. 7 agosto 2019, n. 96.

La LEGGE 20 agosto 2019, n. 92 ha regolato l'introduzione: dell'insegnamento scolastico dell'educazione filosofica. dell'insegnamento scolastico dell'educazione storica. dell'insegnamento scolastico dell'educazione teatrale. dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica.

l Decreto Inclusione - (D.Lgs. n. 96 del 7 agosto 2019). Il decreto è espressione della scelta del Governo nella direzione di sensibili interventi sul tema mirati alla personalizzazione dei percorsi didattici. Questi, cioè, dovranno essere standardizzati, e rappresentare soluzioni pensate secondo le esigenze del singolo alunno. Con il nuovo decreto, inoltre, grande attenzione viene data al ruolo delle famiglie e alla volontà del singolo alunno, se maggiorenne. Il decreto è espressione della scelta del Governo nella direzione di sensibili interventi sul tema mirati alla generalizzazione dei percorsi didattici. Questi, cioè, non dovranno più essere standardizzati, ma piuttosto rappresentare soluzioni pensate secondo le esigenze del singolo alunno. Con il nuovo decreto, inoltre, grande attenzione viene data al ruolo delle famiglie e alla volontà del singolo alunno, se maggiorenne. Il decreto è espressione della scelta del Governo nella direzione di sensibili interventi sul tema mirati alla personalizzazione dei percorsi didattici. Questi, cioè, non dovranno più essere standardizzati, ma piuttosto rappresentare soluzioni pensate secondo le esigenze del singolo alunno. Con il nuovo decreto, inoltre, viene limitato il ruolo delle famiglie e della volontà del singolo alunno, se maggiorenne. Il decreto è espressione della scelta del Governo nella direzione di sensibili interventi sul tema mirati alla personalizzazione dei percorsi didattici. Questi, cioè, non dovranno più essere standardizzati, ma piuttosto rappresentare soluzioni pensate secondo le esigenze del singolo alunno. Con il nuovo decreto, inoltre, grande attenzione viene data al ruolo delle famiglie e alla volontà del singolo alunno, se maggiorenne.

È indubbio che per il Dirigente scolastico si richiede un modello di leadership caratterizzato dalla necessità: di una efficace governance, in quanto deve essere in grado di muoversi con competenza sia all'interno del sistema scolastico con uno stile di leadership efficace, sia all'esterno con forme di governo orizzontali. Le ragioni di una tale esigenza si pongono in quanto i Dirigenti Scolastici devono fare i conti con una autonomia scolastica, partita in sordina, ma ormai forte e diffusa e devono tener conto del fatto che il rapporto con il territorio e con gli stakeholders è diventato sempre più necessario e fondamentale per raggiungere gli obiettivi formativi richiesti dalla società in cui opera la scuola. di una efficace azione finanziaria, in quanto deve essere in grado di muoversi con competenza sia all'interno del sistema scolastico con uno stile di leadership efficace, sia all'esterno con forme di governo orizzontali. Le ragioni di una tale esigenza si pongono in quanto i Dirigenti Scolastici devono fare i conti con una autonomia scolastica, partita in sordina, ma ormai forte e diffusa e devono tener conto del fatto che il rapporto con il territorio e con gli stakeholders è diventato sempre più necessario e fondamentale per raggiungere gli obiettivi formativi richiesti dalla società in cui opera la scuola. di una efficace rispetto del diritto, in quanto deve essere in grado di muoversi con competenza sia all'interno del sistema scolastico con uno stile di leadership efficace, sia all'esterno con forme di governo orizzontali. Le ragioni di una tale esigenza si pongono in quanto i Dirigenti Scolastici devono fare i conti con una autonomia scolastica, partita in sordina, ma ormai forte e diffusa e devono tener conto del fatto che il rapporto con il territorio e con gli stakeholders è diventato sempre più necessario e fondamentale per raggiungere gli obiettivi formativi richiesti dalla società in cui opera la scuola. di una efficace relazione territoriale, in quanto deve essere in grado di muoversi con competenza sia all'interno del sistema scolastico con uno stile di leadership efficace, sia all'esterno con forme di governo orizzontali. Le ragioni di una tale esigenza si pongono in quanto i Dirigenti Scolastici devono fare i conti con una autonomia scolastica, partita in sordina, ma ormai forte e diffusa e devono tener conto del fatto che il rapporto con il territorio e con gli stakeholders è diventato sempre più necessario e fondamentale per raggiungere gli obiettivi formativi richiesti dalla società in cui opera la scuola.

La definizione di Dirigente Scolastico più aderente alla realtà è probabilmente quella: di leader formativo. di leader amministrativo. di leader educativo. di leader gestionale.

La maggioranza dei Dirigenti scolastici, per Abravanel: Dimostra una leadership gestionale. Non ha le caratteristiche di leadership necessarie. Ha le caratteristiche di leadership necessarie. Dimostra una leadership efficace.

Indubbiamente le competenze richieste al Dirigente Scolastico hanno tutte un certo contenuto di verità, ma risulta assolutamente necessaria, fra le qualità elencate, una competenza che qualifica la natura del Dirigente Scolastico, che agisce e opera in una comunità educante: eseguire le deliberazioni degli Organi Collegiali. conoscere come si insegna. osservare le circolari ministeriali. rispettare la legge.

l Dirigente scolastico coniuga aspetti attribuibili: Aspetti non riferibili al management e alla leadership. Aspetti riferibili solo alla leadership. aspetti riferibili solo al management. al management e aspetti riferibili alla leadership.

Il Dirigente leader quindi, presenta le seguenti aree di azione fortemente correlate: leader culturale, leader strategico, leader educativo, leader ricettivo. leader culturale, leader strategico, leader educativo. leader culturale, leader strategico. leader strategico, leader educativo, leader ricettivo.

La Legge 107/2015, detta della Buona Scuola: sminuisce in pratica la posizione del dirigente e le sue responsabilità. non tiene conto della posizione del dirigente e delle sue responsabilità. rafforza in pratica la posizione del dirigente e le sue responsabilità. mette in discussione la posizione del dirigente e le sue responsabilità.

Per definire l'atto di indirizzo il Dirigente Scolastico dovrà effettuare una rilettura attenta del RAV della scuola: per raccogliere sia criticità e punti di forza emersi nell'autovalutazione sia le proposte di miglioramento. per rappresentare al MIUR sia criticità e punti di forza emersi nell'autovalutazione sia le proposte di miglioramento. per rappresentare all'USR sia criticità e punti di forza emersi nell'autovalutazione sia le proposte di miglioramento. per eliminare sia criticità e punti di forza emersi nell'autovalutazione sia le proposte di miglioramento.

Il Dirigente scolastico è un leader educativo che promuove il successo formativo di tutti gli studenti sviluppando, articolando, implementando e gestendo una “visione” dell'apprendimento condivisa e supportata da tutta la comunità scolastica. Assicura una gestione dell'organizzazione, delle attività e delle risorse finalizzata a un ambiente di apprendimento sicuro, funzionale ed efficace: È un leader educativo che promuove il successo di tutti gli studenti collaborando con le famiglie e i membri della comunità, dando risposte ai diversi interessi e alle diverse necessità della comunità e mobilitandone le risorse, agendo con integrità, imparzialità e in modo eticamente corretto. È un leader precettivo che promuove il successo di tutti gli studenti collaborando con le famiglie e i membri della comunità, dando risposte ai diversi interessi e alle diverse necessità della comunità e mobilitandone le risorse, agendo con integrità, imparzialità e in modo eticamente corretto. È un leader formativo che promuove il successo di tutti gli studenti collaborando con le famiglie e i membri della comunità, dando risposte ai diversi interessi e alle diverse necessità della comunità e mobilitandone le risorse, agendo con integrità, imparzialità e in modo eticamente corretto. È un leader amministrativo che promuove il successo di tutti gli studenti collaborando con le famiglie e i membri della comunità, dando risposte ai diversi interessi e alle diverse necessità della comunità e mobilitandone le risorse, agendo con integrità, imparzialità e in modo eticamente corretto.

Per definire l'atto di indirizzo il Dirigente Scolastico dovrà effettuare una rilettura attenta del RAV della scuola per raccogliere sia criticità e punti di forza emersi nell'autovalutazione sia le proposte di miglioramento. Saranno poi necessari incontri e rapporti da promuovere con organismi, associazioni dei genitori e, per le scuole secondarie di secondo grado, degli studenti e con gli enti locali, e comunque con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti nel territorio. Occorrerà, di conseguenza: operare una sintesi ragionata di proposte e suggerimenti per arrivare a stendere un primo nucleo di indicazioni, da integrare, o sfoltire o ricalibrare (senza apporti delle componenti interne) per costruire e definire indirizzi sensati e condivisi. Dovrà infine essere convocato un Collegio dei Docenti dedicato alla tematica. operare una sintesi ragionata di proposte e suggerimenti per arrivare a stendere una direttiva per costruire e definire indirizzi sensati e condivisi. Dovrà infine essere convocato un Collegio dei Docenti dedicato alla tematica. operare una sintesi ragionata di proposte e suggerimenti per arrivare a stendere un primo nucleo di indicazioni, da integrare, o sfoltire o ricalibrare (con apporti delle componenti interne) per costruire e definire indirizzi sensati e condivisi. Dovrà infine essere convocato un Collegio dei Docenti dedicato alla tematica. operare una sintesi ragionata di proposte e suggerimenti per arrivare a stendere un primo nucleo di indicazioni, da integrare, o sfoltire o ricalibrare (con apporti delle componenti interne) per costruire e definire indirizzi sensati e condivisi. Dovrà infine essere convocato un Consiglio d'Istituto dedicato alla tematica.

Con il comma 93 della Legge n. 107 /2015 le responsabilità dirigenziali del Dirigente Scolastico sono così definite: · garantisce il raggiungimento dei risultati connessi agli obiettivi assegnati nell'incarico triennale; · valorizza l'impegno e i meriti professionali del personale dell'istituto, sotto il profilo individuale e negli ambiti collegiali; · contribuisce al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici, nell'ambito dei sistemi di autovalutazione, valutazione e rendicontazione sociale; · cura la direzione unitaria della scuola, promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica, dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuole. · valorizza l'impegno e i meriti professionali del personale dell'istituto, sotto il profilo individuale e negli ambiti collegiali; · è apprezzato all'interno della comunità professionale e sociale; · contribuisce al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici, nell'ambito dei sistemi di autovalutazione, valutazione e rendicontazione sociale; · cura la direzione unitaria della scuola, promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica, dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuole. · garantisce il raggiungimento dei risultati connessi agli obiettivi assegnati nell'incarico triennale; · valorizza l'impegno e i meriti professionali del personale dell'istituto, sotto il profilo individuale e negli ambiti collegiali; · è apprezzato all'interno della comunità professionale e sociale; · contribuisce al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici, nell'ambito dei sistemi di autovalutazione, valutazione e rendicontazione sociale; · cura la direzione unitaria della scuola, promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica, dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuole. · garantisce il raggiungimento dei risultati connessi agli obiettivi assegnati nell'incarico triennale; · valorizza l'impegno e i meriti professionali del personale dell'istituto, sotto il profilo individuale e negli ambiti collegiali; · è apprezzato all'interno della comunità professionale e sociale; · contribuisce al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici, nell'ambito dei sistemi di autovalutazione, valutazione e rendicontazione sociale;.

Il Dirigente scolastico agisce, nel rispetto della professionalità docente, in un'organizzazione scolastica dotata di autonomia funzionale, un profilo che: differenzia aspetti attribuibili al management e aspetti riferibili alla leadership. coniuga aspetti attribuibili al management e aspetti riferibili alla leadership. elimina aspetti attribuibili al management e aspetti riferibili alla leadership. non mette in relazione aspetti attribuibili al management e aspetti riferibili alla leadership.

La LEGGE 20 agosto 2019, n. 92. ha regolato l’introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica. ha regolato l’introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione letteraria. ha regolato l’introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione fisica. ha regolato l’introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione scientifica.

Nelle scuole del secondo ciclo, l'insegnamento e' affidato ai docenti abilitati all'insegnamento. delle discipline scientifiche, ove disponibili nell'ambito dell'organico dell'autonomia. delle discipline umanistiche, ove disponibili nell'ambito dell'organico dell'autonomia. delle discipline filosofiche, ove disponibili nell'ambito dell'organico dell'autonomia. delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell'ambito dell'organico dell'autonomia.

Le istituzioni scolastiche prevedono nel curricolo di istituto l'insegnamento trasversale dell'educazione civica, specificandone anche, per ciascun anno di corso, l'orario,. che non puo' essere inferiore a 63 ore annue, da svolgersi nell'ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. che non puo' essere inferiore a 33 ore annue, da svolgersi nell'ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. che non puo' essere inferiore a 83 ore annue, da svolgersi nell'ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. che non puo' essere inferiore a 53 ore annue, da svolgersi nell'ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti.

L'educazione civica. impedisce di formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunita', nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri, sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell'Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalita', cittadinanza attiva e digitale, sostenibilita' ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona. contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunita', senza il rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri, sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell'Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalita', cittadinanza attiva e digitale, sostenibilita' ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona. contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a diminuire la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunita', nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri, sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell'Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalita', cittadinanza attiva e digitale, sostenibilita' ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona. contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunita', nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri, sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell'Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalita', cittadinanza attiva e digitale, sostenibilita' ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona.

La cittadinanza non è dunque solo una caratteristica anagrafica e giuridica, ma è anche. una dimensione spirituale e culturale, psicologica e relazionale, che si sviluppa con il sentimento e con la coscienza della propria identità, della propria e dell’altrui dignità e della propria appartenenza ad uno o più contesti relazionali e istituzionali. una dimensione tridimensionale, psicologica e relazionale, che si sviluppa con il sentimento e con la coscienza della propria identità, della propria e dell’altrui dignità e della propria appartenenza ad uno o più contesti relazionali e istituzionali. una dimensione spirituale e culturale, psicologica e relazionale, che si sviluppa con il sentimento e con la coscienza della propria identità, della propria e dell’altrui dignità e del proprio isolamento da più contesti relazionali e istituzionali. una dimensione spirituale e culturale, analogica e relazionale, che si sviluppa con il sentimento e con la coscienza della propria identità, della propria e dell’altrui dignità e della propria appartenenza ad uno o più contesti relazionali e istituzionali.

Nell’ambito dell’insegnamento del tema generale di Cittadinanza e Costituzione sono previste. anche aree di sostentamento. anche aree di approfondimento. anche aree di assetamento. anche aree di arretramento.

il Discorso ai giovani sulla Costituzione che fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria. il 26 gennaio 1985. il 26 gennaio 1955. il 26 gennaio 1965. il 26 gennaio 1975.

l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione deriva dalla stessa Carta Costituzionale, ma divenne materia di insegnamento con la denominazione di “Educazione civica”. solo nel 1957 quando il Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro portò all’approvazione il DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 13 giugno 1958, n. 585, Programmi per l'insegnamento dell'educazione civica negli istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica. solo nel 1958 quando il Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro portò all’approvazione il DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 13 giugno 1958, n. 585, Programmi per l'insegnamento dell'educazione civica negli istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica. solo nel 1959 quando il Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro portò all’approvazione il DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 13 giugno 1958, n. 585, Programmi per l'insegnamento dell'educazione civica negli istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica. solo nel 1968 quando il Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro portò all’approvazione il DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 13 giugno 1958, n. 585, Programmi per l'insegnamento dell'educazione civica negli istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica.

La Costituzione della Repubblica italiana entrò in vigore. il 1° gennaio 1949. il 1° gennaio 1948. il 1° gennaio 1947. il 1° gennaio 1946.

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