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PSICOLOGIA CLINICA MORETTA 25-29

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PSICOLOGIA CLINICA MORETTA 25-29

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PSICOLOGIA CLINICA MORETTA 25-29

Creation Date: 2025/12/15

Category: Others

Number of questions: 25

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Perché è complesso distinguere tra fase transitoria dello sviluppo e disturbo psicologico vero e proprio?. Perché l’età non influisce sul manifestarsi dei sintomi. Perché alcuni comportamenti sono tipici di determinate età e si risolvono spontaneamente. Perché ogni comportamento infantile è sempre segnale di psicopatologia. Perché tutti i bambini manifestano le stesse difficoltà allo stesso modo.

Secondo Freud, cosa caratterizza la fase anale dello sviluppo psicosessuale?. Il compito del controllo sfinterico. Il piacere legato all’allattamento e alla bocca. Il riconoscimento delle differenze sessuali. Lo sviluppo dell’identità sessuale adulta.

Quale vantaggio offre l’osservazione clinica non strutturata in età evolutiva?. Fornire una valutazione comprensibile anche a genitori e insegnanti. Misurare solo i comportamenti con strumenti standardizzati. Sostituire completamente i modelli teorici psicoanalitici. Garantire una diagnosi immediata senza ulteriori approfondimenti.

. Quale disturbo tende a manifestarsi già nei primi anni di vita?. Disturbi del sonno e disturbi pervasivi. Disturbi da uso di sostanze. Disturbi dell’alimentazione. Disturbi dell’umore.

. Quale criterio aiuta a stabilire se un comportamento infantile è indice di anomalia?. La marcata differenza rispetto ai pari o l’interferenza con il benessere e il funzionamento. La durata di più di una settimana. Il semplice fatto che non soddisfi le aspettative degli adulti. La presenza di conflitti con i fratelli.

Quale approccio riduce il rischio di patologizzare comportamenti infantili nella norma?. L’uso della classificazione sindromica, che valuta l’insieme ricorrente di sintomi. L’attenzione esclusiva ai comportamenti più insoliti. La valutazione basata solo sull’osservazione degli insegnanti. L’applicazione di parametri rigidi tipici delle malattie fisiche.

Quale criterio statistico viene talvolta considerato per definire un comportamento anomalo?. Frequenza inferiore al 2,5% della popolazione (due deviazioni standard dalla media). Frequenza superiore al 50% della popolazione. Frequenza basata sul giudizio soggettivo dei genitori. Frequenza che varia settimanalmente.

Quale elemento è centrale per valutare correttamente un disturbo psicologico in età evolutiva?. Il contesto di riferimento (età, sesso, cultura, ambiente familiare e sociale). Il confronto con modelli generici di comportamento adulto. L’esperienza personale del clinico. La presenza di un singolo comportamento raro.

Perché la distinzione tra normalità e disturbo in età evolutiva non è mai netta?. Perché alcuni comportamenti sono parte di fasi fisiologiche dello sviluppo e non sempre indicano patologia. Perché i disturbi psicologici infantili si manifestano solo in adolescenza. Perché in età scolare non si può fare diagnosi. Perché i disturbi psicologici sono sempre accompagnati da malattie fisiche.

Quando un comportamento iperattivo nei bambini può essere considerato una condizione psicopatologica?. Quando compare solo tra i 6 e i 10 anni. Quando interferisce significativamente con la vita quotidiana e non è gestibile dal bambino né dall’ambiente. Quando è osservato dagli insegnanti in classe. Quando si manifesta in contesti ludici o sportivi.

Quale vantaggio offrono le scale dimensionali come la Child Behavior Checklist rispetto alle diagnosi categoriali tradizionali?. Permettono di misurare la gravità e la frequenza dei sintomi lungo un continuum. Consentono di diagnosticare solo un singolo disturbo per volta. Escludono le differenze di età e di genere nella valutazione. Eliminano la necessità di colloqui clinici.

Quale concetto è alla base del modello dimensionale?. I sintomi psicopatologici si distribuiscono in modo continuo nella popolazione. I bambini devono rientrare in categorie nette per essere valutati. Ogni disturbo è separato rigidamente dagli altri. La diagnosi si basa solo su soglie arbitrarie.

. Qual è uno dei limiti del modello categoriale in età evolutiva?. Non sempre i disturbi sono chiaramente distinguibili e spesso si presentano sintomi multipli (comorbidità). Non consente la comunicazione tra professionisti. È basato esclusivamente su valutazioni statistiche. Non prevede l’uso di manuali come DSM o ICD.

Quale vantaggio principale offre l’approccio categoriale ai disturbi psicologici?. Fornisce chiarezza clinica, facilitando diagnosi e trattamento. Non comporta rischi di etichettamento. Elimina la necessità di strumenti standardizzati. Evita del tutto fenomeni di comorbidità.

Qual è una delle implicazioni cliniche più rilevanti del modello multifattoriale nello studio dei disturbi evolutivi?. Considerare simultaneamente fattori biologici, psicologici e ambientali nella diagnosi e nell’intervento. Eliminare la valutazione del contesto familiare. Semplificare la diagnosi riducendola a una sola causa prevalente. Limitarsi alla sola osservazione dei sintomi comportamentali.

Qual è la posizione più condivisa nel dibattito “nature vs nurture” riguardo ai disturbi psicologici evolutivi?. L’integrazione tra fattori genetici e ambientali, entrambi determinanti in misura variabile. L’influenza esclusiva dell’ambiente familiare e sociale. L’assenza di qualsiasi componente biologica nello sviluppo dei disturbi. La totale prevalenza dei fattori genetici sul contesto esperienziale.

Quale metodologia è usata per valutare la componente ereditaria nei disturbi psicologici?. Studi di familiarità e studi sui gemelli monozigoti e dizigoti. Osservazione clinica spontanea del comportamento. Analisi dei tratti di personalità in adolescenza. Questionari autovalutativi sulla percezione dei sintomi.

Secondo le teorie dello stress, quando una predisposizione genetica può tradursi in patologia?. In assenza di qualsiasi influenza ambientale. In presenza di intensi fattori stressogeni ambientali. Quando non si verificano eventi stressanti. Solo durante l’età adulta.

Quale contributo principale offre la teoria dell’attaccamento di Bowlby e Ainsworth alla comprensione dei disturbi psicologici?. Mostra come le prime relazioni affettive influenzino lo sviluppo emotivo e le future capacità di regolazione affettiva. Dimostra che i disturbi derivano esclusivamente da fattori genetici. Considera l’attaccamento come un meccanismo esclusivamente biologico. Si concentra solo sulle interazioni sociali tra pari.

Quale ruolo svolge il gruppo dei pari nel fenomeno del bullismo?. Può rinforzare o inibire il comportamento della persona che esercita bullismo, fungendo da cassa di risonanza o da barriera. Determina il bullismo solo nei contesti scolastici. Ha un ruolo marginale rispetto alla relazione tra chi opera atti di bullismo e vittima. È irrilevante ai fini dell’intervento educativo.

Come definisce Menesini (1999) il bullismo?. Un comportamento aggressivo e sistematico in cui un individuo esercita potere coercitivo e ripetuto su un altro incapace di difendersi. Una forma di competizione sociale utile alla crescita individuale. Un episodio isolato di aggressività fisica o verbale. Un comportamento esclusivamente legato a disturbi psicopatologici.

Quale obiettivo principale devono perseguire gli interventi di prevenzione del bullismo e della devianza giovanile?. Promuovere competenze socio-emotive, empatia e senso di responsabilità nel gruppo dei pari. Limitarsi a punire severamente i comportamenti devianti. Isolare chi pratica bullismo per evitare il contagio comportamentale. Concentrare gli interventi esclusivamente sulla vittima.

Quale tra i seguenti è un fattore individuale associato al disturbo da uso di sostanze in adolescenza secondo Gelfand, Jenson e Drew (1988)?. Desiderio di adultizzazione precoce e curiosità verso la trasgressione. Successo scolastico e rispetto delle regole. Assenza di curiosità e tendenza alla conformità. Alta autostima e forte adesione ai valori tradizionali.

Quale fattore familiare aumenta il rischio di dipendenza da sostanze nei giovani?. Stile educativo permissivo e modelli genitoriali disfunzionali. Controllo genitoriale adeguato. Comunicazione aperta e regole chiare. Buona coesione familiare.

Secondo Achenbach, quali sono le due grandi aree di sintomi identificate tramite la Child Behavior Checklist?. Sintomi transitori e sintomi permanenti. Sintomi internalizzanti e sintomi esternalizzanti. Sintomi cognitivi e sintomi affettivi. Sintomi biologici e sintomi ambientali.

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