option
Questions
ayuda
daypo
search.php

ERASED TEST, YOU MAY BE INTERESTED ON Psicopatologia dell'intersoggettività

COMMENTS STATISTICS RECORDS
TAKE THE TEST
Title of test:
Psicopatologia dell'intersoggettività

Description:
Prof.ssa Cipolleschi Maria Grazia Master I livello ecampus part 2

Author:
AVATAR
Roberto coni
Other tests from this author

Creation Date: 09/01/2025

Category: Others

Number of questions: 42
Share the Test:
New CommentNuevo Comentario
No comments about this test.
Content:
Cosa può essere previsto a scuola come supporto per frenare episodi di bullismo? la prevenzione e l'intervento troppo spesso non sono programmate a scuola Prevenzione e intervento tempestivo devono entrare a far parte dei programmi scolastici. tutte le altre risposte La scuola può fare molto ma spesso la prevenzione e l'intervento troppo spesso non fanno parte dei programmi scolastici.
Essere parte di una dinamica di bullismo può portare a: tutte le altre risposte Nessuna delle altre risposte sviluppo di psicopatologie in età adulta legate all'intersoggettività che possono modificare persino il DNA e che mutano sicuramente la struttura celebrale sviluppo di psicopatologie in età infantile legate al soggetto ed esclusivamente alla vittima.
Quali sono i fattori di protezione del bullismo? tutte le successive Nessuna delle successive Tra i fattori di protezione, troviamo le caratteristiche personali, quindi il temperamento, le esperienze pregresse con i rispettivi vissuti, l'empatia, l'affettività, le abilità cognitive, l'interazione sociale, le relazioni familiari e la qualità del contesto sociale ed ambiente. Tra i fattori di protezione, troviamo il temperamento, le esperienze pregresse, l'empatia, l'affettività, le relazioni familiari e la qualità del contesto. .
La scuola che ruolo ha nel processo del bullismo? tutte le altre risposte la scuola, oltre a rappresentare il luogo privilegiato in cui si sviluppano e alimentano dinamiche tipiche del bullismo. la scuola rappresenta uno spazio che funge sia da contesto protettivo e preventivo, che da deterrente. la scuola oltre a rappresentare il luogo privilegiato in cui si sviluppano e alimentano dinamiche tipiche del bullismo può rappresentare uno spazio che funga sia da contesto protettivo e preventivo, che da deterrente.
Quale è la prima causa di sottovalutazione del bullismo? a prima causa di sottovalutazione del bullismo è il suo confondersi con la normale violenza quotidiana tutte le altre risposte a prima causa di sottovalutazione del bullismo è il suo confondersi con la normale aggressività del vivere sociale e scolastico Nessuna delle altre risposte.
Cosa potrebbe comunicare il comportamento del bullo? Tutte le successive il bullo deve essere considerato come “il cattivo che va soltanto punito” anche se sta esprimendo una difficoltà. Il suo comportamento non va interpretato il bullo non deve più essere considerato come “il cattivo che va soltanto punito” ma come colui che sta esprimendo una difficoltà di qualsiasi natura essa sia. Il suo comportamento va pertanto contestualizzato e interpretato anche come una possibile richiesta di aiuto. Nessuna delle successive.
In una situazione di bullismo sono sempre presenti tre diversi attori: o spettatore, o più spesso gli spettatori, cioè coloro che assistono senza prendere parte attiva alla prevaricazione. il bullo, o i bulli, ovvero colui/coloro che attivamente pone in essere condotte aggressive tutte le altre risposte a vittima, il destinatario degli atti di prepotenza.
Chi è il bullo e come agisce? Il bullo è colui che attacca i più deboli, che li offende, li minaccia, li domina, li opprime, li prende a schiaffi e pugni, che danneggia le loro cose e che mostra scarsa empatia nei confronti delle vittime tutte le altre risposte Nessuna delle altre risposte Il bullo è colui che attacca i più forti, che li offende, li minaccia, li domina, li opprime, li prende a schiaffi e pugni, che danneggia le loro cose e che mostra scarsa empatia nei confronti delle vittime. .
Come individua il bullo la sua vittima? Egli individua la vittima tra i compagni più forti Egli individua la vittima tra i compagni più famosi Egli individua la vittima tra tutti i compagni Egli individua la vittima tra i compagni più fragili .
Dove mette in atto prevalentemente, il bullo, i comportamenti di prevaricazione? i comportamenti di prevaricazione in luoghi o momenti in cui il rischio di essere scoperto dall'adulto è minimo ma viene scoperto sempre i comportamenti di prevaricazione in luoghi o momenti in cui il rischio di essere scoperto dall'adulto è elevato i comportamenti di prevaricazione in luoghi o momenti in cui il rischio di essere scoperto dall'adulto è elevato ma lui lo sa gestire i comportamenti di prevaricazione in luoghi o momenti in cui il rischio di essere scoperto dall'adulto è minimo .
Quale importanza hanno gli spettatori per il bullo? l bullo non può contare sugli amici silenti e sul supporto attivi dei compagni il bullo può contare sempre sugli amici silenti e sul supporto passivo dei compagni/ spettatori tuttavia il silenzio che caratterizza lo spettatore indipendentemente dalle motivazioni che vi sono alla base, non fa altro che rafforzare il potere del bullo. Nessuna delle altre risposte tutte le altre risposte .
. Quando un bambino non si può dire vittima di bullismo o bullo? NON SI TRATTA DI PREPOTENZE quando due bambini, all'incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta cercando di risolvere fisicamente un episodio di conflitto che si verifica solo momentaneamente e non in modo ripetitivo nel tempo NON SI TRATTA DI PREPOTENZE quando due bambini, all'incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta cercando di risolvere fisicamente un episodio di conflitto che si verifica spesso anche con spettatori. NON SI TRATTA DI PREPOTENZE quando due bambini, con forza, litigano tra loro o fanno la lotta cercando di risolvere fisicamente un episodio di conflitto che si verifica in modo ripetitivo nel tempo. Nessuna delle altre risposte .
Perché la vittima rimane spesso nella condizione di essere vittima? Spesso la vittima non trova le condizioni per un riscatto, perché non vi sono le condizioni ambientali di tutela fisica e nemmeno l'aiuto necessario (ed a volte richiesto) di un adulto che interrompa la situazione di bullismo e che sia capace di favorire un'azione di rinforzo psicologico al più debole Nessuna delle altre risposte la vittima trova le condizioni per un riscatto, perché vi sono le condizioni ambientali di tutela fisica e l'aiuto necessario di un adulto che interrompe la situazione di bullismo tutte le altre risposte .
Perché il bullo rimane in tale ruolo? Tutte le successive Il bullo, non trova il contenimento necessario all'impulsività e all'aggressività in un contesto in cui si sente perfettamente a suo agio e che gli appare senza regole e sanzioni significative Nessuna delle successive Il bullo, trova il contenimento necessario all'impulsività e all'aggressività in un contesto in cui si sente a suo agio e che gli appare con regole indefinite.
E' importante occuparsi tempestivamente di questo fenomeno? Occuparsi di questo fenomeno non è importante per un'azione di prevenzione rispetto al possibile sviluppo di comportamenti antisociali futuri, per cui non diviene fondamentale, per l'adulto ma anche per i pari, riuscire a leggere i segnali del fenomeno Occuparsi di questo fenomeno è importante per un'azione di prevenzione rispetto al possibile sviluppo di comportamenti antisociali futuri, per cui diviene fondamentale, per l'adulto ma anche per i pari, riuscire a leggere per tempo i segnali del fenomeno Occuparsi di questo fenomeno è vitale per un'azione di cura rispetto allo sviluppo di comportamenti antisociali Occuparsi di questo fenomeno è importante per un'azione di valutazione rispetto al possibile sviluppo di comportamenti antisociali futuri .
Che cosa facilita il formarsi ed il radicarsi di modelli e di comportamenti tra chi è vittima e chi è prevaricatore? Il più delle volte sugli atti di prevaricazione esercitati in maniera continuativa nei confronti di una vittima pesa in maniera decisiva la mancanza di interventi e risposta da parte degli adulti, i quali il più delle volte ritengono non rilevanti detti atti Nessuna delle altre risposte Qualsiasi cosa fa l'adulto condiziona il fenomeno Niente si forma da solo senza facilitazion.
Il concetto di istinto di Buss (1999) ed altri studiosi del settore lo ripensa come: egli propone un ripensamento del concetto di istinto non più inteso come rigida camicia di Nesso, in contrapposizione alla fluidità e plasticità dell'apprendimento ambientale il possedere un insieme di meccanismi psicologici innati offrirebbe al contrario ai membri della nostra specie una maggiore flessibilità delle nostre strategie comportamentali. uscendo da una contrapposizione netta dei concetti di gene e ambiente, di innato e appreso, di natura e cultura, si modifica anche il concetto di istinto come programmazione rigida di meccanismi innati estranea a una flessibilità dei comportamenti umani, più propri dell'apprendimento ambientale e culturale. tutte le altre risposte.
2. Prendendo in considerazione i vincoli tra gene e ambiente, vengono indicati cinque diversi livelli di influenze ambientali nella formazione delle rappresentazioni del cervello: primo livello “genico”, basato su una concezione epigenetica probabilistica, mette in evidenza come l'attività dei geni si moduli in base a stimoli che provengono sia dall'ambiente interno sia da quello esterno, e quindi l'attività del cervello non segue traiettorie rigidamente predeterminate. Il quarto livello, definito livello di embodiment, sottolinea il fatto che i percorsi di attivazione neurale sono generati da input sensoriali e che il funzionamento degli organi di senso vincola il processo di costruzione delle rappresentazioni mentali. Il quinto livello di ensocialment riguarda l'ambiente specifico in cui un bambino si trova a vivere le prime fasi del suo sviluppo, e i vincoli sia fisici sia sociali che tale ambiente comport tutte le altre risposte insieme Un secondo livello viene chiamato di encellment e rileva che lo sviluppo di un neurone può costituire un vincolo per l'ambiente cellulare fin dai primissimi stadi dello sviluppo fetale. Il terzo livello, denominato di enbrainment, prevede che, come il cervello è inserito in un corpo, ogni regione funzionale del cervello sia inserita in un sistema dove si co-sviluppa insieme ad altre regioni cerebrali. .
. Il comportamento adattivo emerge dall'interazione di tre sistemi complessi: Viene sottolineato il fatto che cervello e ambiente sono componenti essenziali e irrinunciabili di un unico sistema che si è evoluto nel nostro passato filogenetico quello del cervello, del corpo e dell'ambiente; essi sostengono l'importanza del considerare i vincoli dati dal cervello ma anche di tenere presenti le molteplici modalità di espressione del comportamento manifesto, non vedendo alcuna contrapposizione tra influssi ambientali e binari genetici. tutte le altre risposte insieme il comportamento adattivo nell'uomo può solo essere compreso all'interno del funzionamento complesso della biomeccanica del corpo, della struttura dell'ambiente fisico e sociale, e delle continue retroazioni tra corpo e ambiente.
. Secondo Buss (1999) il possedere un insieme di meccanismi psicologici innati: tutte le altre risposte offrirebbe al contrario ai membri della nostra specie una maggiore flessibilità delle nostre strategie comportamentali: egli propone un ripensamento del concetto di istinto non più inteso come rigida camicia di Nesso, in contrapposizione alla fluidità e plasticità dell'apprendimento ambientale. Nessuna delle altre risposte offrirebbe al contrario ai membri della nostra specie una minore flessibilità delle nostre strategie comportamentali: egli propone un ripensamento del concetto di istinto non più inteso come rigida.
Come si possono spiegare i meccanismi che negli individui e nei gruppi portano alla manifestazione di comportamenti violenti? Nessuna delle altre risposte Analizzando le relazioni in un'ottica di complessità sistemica, di variabilità situazionale e di dinamiche intersoggettive indubbiamente psicopatologiche è un buon inizio, ma necessita di approfondimento dettagliato e variegato. Tutte le successive Analizzare le relazioni in un'ottica di singolarità del soggetto coinvolto, di variabilità situazionale e di dinamiche soggettive indubbiamente psicopatologiche.
Esiste un gene del male ed un gene del bene? Importante è sottolineare che non esiste un gene del male ma solo un gene del bene Importante è sottolineare che esiste un gene del male così come esiste un gene del bene Importante è sottolineare che non esiste un gene del male così come non esiste un gene del bene importante è sottolineare che esiste un gene del male ma non esiste un gene del bene .
fenomeno del bullismo è una patologia intersoggettiva o soggettiva? Tutte le successive Il fenomeno del bullismo dobbiamo sempre tenere a mente che si sviluppa non in una singola individualità ma è una patologia intersoggettiva e come tale va trattata Entrambe perchè coinvolge il soggetto che compie atti di bullismo e la vittima ma anche il gruppo familiare (genitori, nonni, parenti più frequentati), gruppo dei pari (a scuola e fuori), gruppo dei docenti, società frequentante sia il “bullo” che il/la “ bullizzato/a” che gli spettatori i quali ricordiamoci rafforzano il potere del bullo rendendo possibile tali scenari. a patologia è sì soggettiva ma va a coinvolgere non solo il bullo, la vittima e gli spettatori, ma anche tutto il tessuto sociale in cui i principali coinvolti sono immersi quotidianamente. .
Cosa significa avere una visione sistemica dell'essere umano? Le scienze umane sono perdenti se sviluppano una visione in cui i portati delle diverse discipline siano tenuti presenti nei loro diversi “livelli di complessità”. Avere una visione sistemica e complessa significa adottare interpretazioni mono-causali dei nostri comportamenti, altro porta spesso al fallimento. Noi non siamo insieme chimica e fisica dei corpi, interazioni e relazioni con uno o più individui, con gruppi più ristretti o con macro-istituzioni. Le scienze umane sono perdenti se non sviluppano una visione sistemica in cui i portati delle diverse discipline siano tenuti presenti nei loro diversi “livelli di complessità”. Non si può negare che noi siamo insieme chimica e fisica dei corpi, interazioni e relazioni con uno o più individui, con gruppi più ristretti o con macro-istituzioni.
L'altruismo, l'interdipendenza e la socializzazione sono innate nel bambino? Nessuna delle altre risposte Tutte le successive Lo sviluppo delle tendenze altruistiche nei bambini piccoli è modellato dalla socializzazione, ma i bambini arrivano a questo processo con una predisposizione all'aiuto e alla cooperazione, imparando poi a essere selettivi nel decidere a chi prestare aiuto Lo sviluppo delle tendenze altruistiche nei bambini piccoli non esiste ma va sviluppato solo attraverso la socializzazione.
Secondo l'autore Tommasello i bambini hanno biologicamente costituito il senso del "Noi"? Nessuna delle successive il “senso del noi” viene considerato un presupposto importante per il rispetto delle norme sociali e secondo l'autore è un tratto unicamente umano Entrambe le precedenti già in tenera età sono attenti all'interdipendenza con altri nelle attività cooperative, e conferiscono alla conformità di gruppo un valore di marcatore d'identità del gruppo .
. Secondo Tomasello le abilità di intenzionalità collettiva emergono a quale età? Secondo Tomasello le abilità di intenzionalità collettiva emergono in pieno attorno al secondo anno di età. Secondo Tomasello le abilità di intenzionalità collettiva emergono in pieno attorno al quinto anno di età Secondo Tomasello le abilità di intenzionalità collettiva emergono intorno al primo anno di vita ma in pieno attorno al terzo anno di età. Secondo Tomasello le abilità di intenzionalità collettiva emergono in pieno attorno al quarto anno di età. .
4. In cosa consistono le intenzionalità collettive che emergono in tenera età nei bambini? I bambini iniziano a considerare le norme individuali, e altri fenomeni non convenzionali come frutto di una sorta di accordo con se stessi. I bambini iniziano a considerare le norme sociali, e altri fenomeni convenzionali come frutto di una sorta di accordo Nessuna delle altre risposte tutte le altre risposte.
Cosa intende Trevarthen per intersoggettività primaria? L'intersoggettività presuppone la trasmissione di una “comprensione” reciproca tra madre e bambino: entrambi sono capaci di regolare gli scambi emotivi e le interazioni comunicative tramite l'espressività del volto, della voce, delle mani e la direzione dello sguardo, in una “danza” compartecipata da entrambi. tutte le altre risposte L'intersoggettività presuppone la trasmissione di una imput della madre al bambino perchè non vi può essere, almeno nei primi mesi una compartecipata da entrambi. Nessuna delle altre risposte.
Nei primi mesi di vita cosa sostiene la psicologia dell'età evolutiva, in particolare Bruner? Che le relazioni con le persone e con gli oggetti siano distinte nella consapevolezza dei bambini nei primi mesi di vita e che mentre la comunicazione espressiva caratterizza le relazioni con la madre o con una persona adulta, gli oggetti siano quelle cose che si possono afferrare, masticare, manipolare. Che le relazioni con le persone e con gli oggetti siano poco consapevoli e distinte nei primi mesi di vita Nessuna delle altre risposte Entrambe le precedenti.
Come rappresentano le proprie famiglie i bulli, le vittime ed i bambini non coinvolti in queste dinamiche? Nessuna delle altre risposte tutte le altre risposte I bulli rappresentano le loro famiglie come meno coese e con confini non definiti tra ambiente interno ed esterno alla famiglia. Le vittime rappresentano le proprie famiglie come molto coese, iperprotettive, e conseguentemente isolate dal mondo esterno, mentre i bambini che non sono coinvolti in dinamiche di bullismo rappresentano le strutture familiari come più flessibili, con una comunicazione intensa con il mondo esterno, equilibrate tra le esigenze di coesione interna e l'indipendenza dei membri della famiglia, e maggiormente disponibili ai cambiamenti. I bulli rappresentano le loro famiglie come coese e con confini ben definiti tra ambiente interno ed esterno alla famiglia. Le vittime rappresentano le proprie famiglie come poco coese, iperprotettive, e conseguentemente isolate, mentre i bambini che non sono coinvolti in dinamiche di bullismo rappresentano le strutture familiari come più flessibili, con una comunicazione intensa con il mondo esterno, equilibrate tra le esigenze di coesione interna e l'indipendenza dei membri della famiglia, e maggiormente disponibili ai cambiamenti.
E' interessante considerare quali valori siano trasmessi dagli adulti a ragazzi pre-adolescenti e adolescenti coinvolti nelle dinamiche di bullismo (Darbo et al., 2002). Gli autori concludono che sullo sfondo della prepotenza dei bulli e della sofferenza delle vittime potrebbe esserci una diversa visione del mondo: i primi lo vedono come un contesto in cui dominare, i secondi come un contesto in cui vivere in collaborazione con gli altri (Darbo et al., 2002). Infatti i valori “egoistici” sono scelti dalla maggioranza dei ragazzi che hanno agito il ruolo di bulli in una scuola presa in esame; questi ritengono “molto importanti” il successo, i soldi, il fare quello che si vuole. Al contrario, i valori “altruistici” sono ritenuti dai bulli poco importanti, mentre le vittime li scelgono ritenendoli molto importanti la solidarietà, la collaborazione il rispetto per gli altri. tutte le altre risposte.
Per intervenire da parte degli insegnanti e di tutta la scuola, fermando il fenomeno le prime cose da fare sono: coinvolgere tutto il gruppo classe ed anche la scuola intera, se il fenomeno si estende fuori dalla classe con strategie mirate a facilitare le loro capacità empatiche, rafforzare il loro vissuto di fare parte di un gruppo (la classe e la scuola) e l'autostima nelle proprie possibilità di contrastare i bulli, di difendere le vittime, di chiamare in causa gli adulti perché potessero intervenire quando si verificavano episodi di prepotenza. coinvolgere i genitori, un compito spesso difficile! dato che i genitori degli alunni sono considerati nella maggioranza dei casi lontani dalla vita scolastica e non immediatamente pronti a condividerne i problemi. tutte le altre risposte coinvolgere tutto il teams docenti ed il dirigente in incontri informativi, periodici, calendarizzati e strutturati anche con esperti esterni. .
Quali possono essere le cause di malfunzionamento di alcune strutture cerebrali? alla base del malfunzionamento di alcune strutture cerebrali possono esserci non soltanto problemi di natura organica, ma anche situazioni di stress emotivo. Nessuna delle altre risposte alla base del malfunzionamento di alcune strutture cerebrali possono esserci soltanto problemi relativi a situazioni di stress emotivo Causa del malfunzionamento di alcune strutture cerebrali possono essere solo problemi di natura organica.
Situazioni di stress emotivo, causate da atti di bullismo, possono portare a? moderati livelli di cortisolo, i quali possono favorire le aree del cervello deputate alla regolazione del tono dell'umore e degli stati emozionali, incrementando così la possibilità di essere coinvolti in comportamenti disfunzionali (Portale, 2016). elevati livelli di cortisolo, i quali possono danneggiare le aree del cervello deputate alla regolazione del tono dell'umore e degli stati emozionali, incrementando così la possibilità di essere coinvolti in comportamenti disfunzionali (Portale, 2016). Nessuna delle altre risposte Tutte le successive.
il bullismo ha impatto sia sull'individuo ma anche a livello neuropsicologico e non soltanto emotivo Non ha impatto Vero Non saprei Falso .
Cosa può cambiare nello sviluppo cerebrale concretamente? Vaillancourt et al., in uno studio del 2008 e confermato da Mariani et al. nel 2018, hanno riscontrato alti livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, nei ragazzi vittime di bullismo. tutte le altre risposte alcuni studi documentano un diverso orientamento sullo sviluppo neurale dei bambini e adolescenti vittime, con conseguente impatto sulle abilità cognitive, sociali e relazionali. Le vittime di bullismo mostrano anche livelli più bassi di concentrazione e attenzione associate ad anomalie nel corpo calloso. Quando si verifica un eccesso di cortisolo nel cervello, alcune abilità cognitive come la memoria possono essere compromesse esponendo i ragazzi ad un rischio maggiore di problemi mentali (Ouellet-Morin et al., 2011). Questo dato ci suggerisce che livelli elevati di cortisolo possono portare alla morte dei neuroni dell'ippocampo, provocando quindi tali difficoltà mnestiche. .
l'atto di bullismo può essere caratterizzato da violenza fisica e da violenza psicologica, attraverso offese, tendenza all'esclusione dal gruppo e maldicenze; questi ultimi comportamenti possono provocare nella vittima quello che viene definito dolore sociale. Per dolore sociale si intendono? tutte le altre risposte Per dolore sociale si intendono quelle emozioni positive che seguono le esperienze di bullismo. Nessuna delle altre risposte Per dolore sociale si intendono quelle emozioni negative che seguono le esperienze di rifiuto, di ostracismo, di perdita e di umiliazione.
ll dolore sociale provocato da atti di bullismo può portare a: non ha effetti di nessun tipo L'attivazione della corteccia dorsale cingolata anteriore è stata associata a sintomi internalizzanti (Rudolph et al. 2016) che possono portare a depressione, ansia, paura e isolamento e che, nei soggetti con un'esperienza passata come vittima di bullismo, sono maggiori e maggiormente presenti Un crescente numero di ricerche ha dimostrato che i soggetti che sperimentano dolore sociale attivano i medesimi circuiti neurali coinvolti nel dolore fisico (Eisenberger, 2012) che comprendono la corteccia dorsale cingolata anteriore. Entrambe le precedenti .
La socializzazione e l'intersoggettività che necessariamente nasce dalla relazione con uno o più individui ci cambia o non ha effetti nella nostra soggettività? La socializzazione non ci cambia, perchè attraverso la resistenza, la ribellione e la sfida cambiamo il processo di socializzazione. Nessuna delle altre risposte La socializzazione ci cambia, ma attraverso la resistenza, la ribellione e la sfida anche noi, a nostra volta, cambiamo il processo di socializzazione anche se, più spesso, cooperiamo con chi cerca di modificarci. tutte le altre risposte .
perché il processo di socializzazione possa dirsi riuscito, per una persona, devono verificarsi delle condizioni: deve sviluppare la capacità (intellettuale, sociale, fisica) di soddisfare le esigenze connesse a questi ruoli tutte le altre risposte deve capire cosa ci si aspetta da lei e quale comportamento è implicito nei vari ruoli che assume deve acquisire il desiderio di essere adeguata rispetto a un ruolo e quindi possedere un certo grado di accettazione delle regole della società.
6. Cosa si intende per socializzazione infantile? tutte le altre risposte La socializzazione infantile risulta, un processo delicato perché influisce sui valori di base; i bambini prendono sul serio le aspettative ideali e, solo col tempo, impareranno a distinguere tra queste e quanto ci si può ragionevolmente attendere in una situazione. La socializzazione infantile risulta, un processo facile ed autonomo perché non influisce sui valori di base e sulla soggettività dei bambin Nessuna delle successive .
Report abuse