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Storia Medioevale Parte Generale

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Storia Medioevale Parte Generale

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Pegaso Pacifico

Creation Date: 2024/04/10

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Nell'epoca delle Crociate: Il Cristianesimo ebbe seguito nell'ambito circoscritto della Chiesa Ortodossa Bizantina, cui guardavano i palestinesi e i siriani, e della Chiesa Romana, cui aderivano i popoli del Mediterraneo; la lotta contro il nemico islamico contraddiceva la missione dell'evangelizzazione "universale". Il Cristianesimo ebbe seguito nell'ambito circoscritto della Chiesa Arabo-Bizantina, cui guardavano i popoli dell'Europa Orientale, e della Chiesa Romana, cui aderiva il resto d'Europa; la lotta contro il nemico islamico era lo strumento più efficace di evangelizzazione "universale". Il Cristianesimo ebbe seguito nell'ambito circoscritto della Chiesa Ortodossa Bizantina, cui guardavano i popoli dell'Europa Orientale, e della Chiesa Romana, cui aderiva il resto d'Europa; la lotta contro il nemico islamico contraddiceva la missione dell'evangelizzazione "universale". La religione islamica ebbe seguito nell'ambito circoscritto della Chiesa Ortodossa Bizantina, cui guardavano i popoli dell'Europa Orientale, e non ebbe diffusione invece in Europa perchè ostacolata dalla missione della missione di evangelizzazione "universale".

Il concetto di Medioevo e i suoi confini temporali: sono stati elaborati dagli umanisti del Rinascimento. sono stati elaborati in epoca romana, nei secoli del crollo dell'Impero. sono stati elaborati dagli umanisti, fin dal XI secolo. sono stati elaborati in epoca romantica.

La radice lessicale "id" della parola greca "istoria": è presente anche nel verbo "orào" che significa "vedere". è una delle radici del verbo "orào" che significa "raccontare". è una delle radici del verbo "idào" che significa "raccontare". è uno dei temi di coniugazione del verbo "orào" che significa "dividere, periodizzare".

In alcune periodizzazioni, la storia medioevale: è circoscritta tra il 476 (deposizione di Romolo Augustolo, considerato l'ultimo imperatore dell'Impero Romano d'Occidente) e il 1492 (data della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo). è circoscritta tra il 476 (saccheggio di Roma da parte dei Visigoti) e il 1492 (data della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo). è circoscritta tra il 476 (saccheggio di Roma da parte dei Visigoti) e il 1492 (conquista di Costantinopoli da parte dei Mussulmani Turchi). è circoscritta tra il 410 (deposizione di Romolo Augustolo, considerato l'ultimo imperatore dell'Impero Romano d'Occidente) e il 1492 (data della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo).

Il concetto di Medio Evo: nasce con l'Umanesimo (XIV-XV secolo) nel momento in cui gli intellettuali e artisti ebbero piena consapevolezza di vivere in un'epoca nuova di grandi trasformazioni culturali, morali ed estetiche. nasce con l'Umanesimo (XIV-XVII secolo) nel momento in cui gli intellettuali e artisti ebbero piena consapevolezza di vivere in un'epoca nuova di grandi trasformazioni culturali, morali ed estetiche. nasce con il Positivismo (XIV-XV secolo) nel momento in cui gli intellettuali e artisti ebbero piena consapevolezza di vivere in un'epoca nuova di grandi trasformazioni culturali, morali ed estetiche. nasce con l'Umanesimo (XIV-XV secolo) nel momento in cui gli intellettuali e artisti ebbero piena consapevolezza di essere i continuatori degli intellettuali ed artisti vissuti dopo la caduta di Roma.

Le connotazioni del Medio Evo: come l'età degli eroi, formulata da Giovan Battista Vico nell'opera "Scienza Nuova", è stata ripresa nell'opera "La Società Feudale" di Marc Bloch. come l'età degli dei, formulata da Giovan Battista Vico nell'opera "Scienza Nuova", è stata ripresa nell'opera "La Società Feudale" di Francois-Marie Arouet Voltaire. come l'età degli uomini, formulata da Giovan Battista Vico nell'opera "La Società Feudale", è stata ripresa nell'opera "Scienza Nuova" di Francois-Marie Arouet Voltaire. come l'età degli uomini, formulata da Giovan Battista Vico nell'opera "La Società Feudale", è stata ripresa nell'opera "Essai sur les moeurs et l'ésprit des mations" di Francois-Marie Voltaire.

In Italia la funzione della Chiesa Medioevale di conservazione e trasmissione: della civiltà romana è stata evidenziata, fra gli altri, da Manzoni, Troya e Capponi. della civiltà romana è stata evidenziata, fra gli altri, da Gino Capponi e Antonio Ranieri. della civiltà romana è stata evidenziata, fra gli altri, da Gino Capponi e Giambattista Niccolini. della civiltà romana è stata evidenziata, fra gli altri, da Manzoni e dagli storici "neoghibellini".

XIII secolo, con riguardo particolare: alla contrapposizione fra proprietari terrieri e popolani a Firenze è stata oggetto di studio degli storici fiorentini che si sono ispirati al Materialismo storico di Salvemini. alla contrapposizione fra proprietari terrieri e Arti maggiori a Firenze è stata oggetto di studio degli storici fiorentini che si sono ispirati al Materialismo storico di Gaetano Salvemini. alla contrapposizione fra Arti Maggiori e Arti Minori a Firenze è stata oggetto di studio degli storici fiorentini che si sono ispirati al Materialismo storico di Gioacchino Volpe. alla contrapposizione fra proprietari terrieri e popolani a Firenze è stata oggetto di studio degli storici fiorentini che si sono ispirati al Materialismo storico di Galvano Della Volpe.

La corrente storiografica delle Annales: trae il nome dalla rivista "Annales d'histoire économique et sociale" fondata nel 1929 da due professori universitari francesi, Marc Bloch e Lucien Febvre. trae il nome dalla rivista "Annales d'histoire économique et sociale" fondata nel 1929 da due professori universitari francesi, Marc Bloch e March Bloch. trae il nome dalla rivista "Annales d'histoire économique et sociale" fondata nel 1929 da due professori universitari francesi, Marc Bloch e Ernest Bloch. trae il nome dalla rivista "Annales d'histoire économique et sociale" fondata nel 1939 da due professori universitari francesi, Marc Bloch e Lucien Febvre.

Durante il Medioevo il potere dell'Impero e quello della Chiesa: si collocano all'interno del peculiare modello sociale, politico e della produzione, come imprescindibili elementi, mai antagonisti sotto nessun aspetto e in nessun momento storico. si collocano all'interno del peculiare modello sociale, politico e della produzione di quell'epoca, come imprescindibili elementi, però antagonisti sotto alcuni aspetti e in determinati fasi storiche. si collocano all'interno del peculiare modello sociale, politico e della produzione, con elementi accessori e inessenziali, antagonisti sotto alcuni aspetti e in determinati fasi storiche. si collocano all'interno del peculiare modello sociale, politico e della produzione, come elementi inessenziali ma reciprocamente cooperanti: simul stabunt, simul cadent.

La popolazione persiana, appartenente al ceppo indeuropeo: In origine era formata da cavalieri-pastori nomadi che rapidamente si abituarono alla vita sedentaria e crearono un grande impero. Ad Oriente comprendeva anche le valli del Tigri e dell'Eufrate; ad Occidente, una zona più arida e montuosa. In origine, era formata da comunità di pastori stanziali spesso vittima delle scorrerie di popolazioni nomadi provenienti dall'Oriente, dalle valli del Tigri e dell'Eufrate. Furono in grado di creare un grande impero. In origine era formata da cavalieri-pastori nomadi che rapidamente si abituarono alla vita sedentaria e crearono un grande impero: ad Occidente comprendeva anche le valli del Tigri e dell'Eufrate; ad Oriente una zona più arida e montuosa. In origine era formata da cavalieri-pastori che, pur conservando le usanze dei nomadi, riuscirono a creare un grande impero: ad Oriente comprendeva anche le valli del Tigri e dell'Eufrate; ad Occidente, una zona più arida e montuosa.

La Persia fu conquistata da Alessandro Magno: Nell'anno 331 a.C, e verso il III secolo a.C. dai Parti; fu in lotta con l'impero tartaro per il dominio della Siria, dell'Armenia e di Cipro. La contesa divenne più aspra con l'ascesa al trono nel 224 a.C. della dinastia dei Sasanidi. Nell'anno 331 a.C, e nel I secolo a.C. dai Parti; fu in lotta con l'impero romano per il dominio della Siria, dell'Armenia e della Mesopotamia. La contesa divenne più aspra con l'ascesa al trono nel 224 d.C. della dinastia dei Sasanidi. Nell'anno 331 a.C, e verso il III secolo a.C. dai Parti. Fu in lotta con l'impero romano per il dominio della Siria, dell'Armenia e della Mesopotamia; la contesa divenne più aspra con l'ascesa al trono nel 224 d.C. della dinastia dei Sasanidi. Nell'anno 331 a.C, e verso il III secolo d.C. dai Parti; fu in lotta con l'impero romano per il dominio della Siria, dell'Armenia e dell'Egitto. La contesa divenne più aspra con l'ascesa al trono nel 224 d.C. della dinastia dei Sasanidi.

La popolazione indiana: Appartiene al ceppo linguistico indoeuropeo. In origine era un popolo di pastori e allevatori che progressivamente si vennero trasformando in contadini di una grande civiltà agricola. Appartiene al ceppo linguistico indoeuropeo. In origine era un popolo di contadini che progressivamente si vennero trasformando in pastori e allevatori. Appartiene al ceppo linguistico semitico. In origine era un popolo di pastori e allevatori che progressivamente si vennero trasformando in contadini strutturando una grande civiltà agricola. Appartiene al ceppo linguistico camitico. In origine era un popolo di pastori che progressivamente si vennero trasformando in allevatori.

Il Vallo di Adriano, opera difensiva romana, fatta costruire da: Dall'imperatore Adriano, fra il 122 e il 127 in Britannia, ebbe funzione analoga a quella della Grande Muraglia cinese. Separava due sistemi di vita e due diversi rapporti tra uomo e ambiente: da un lato il mondo delle foreste e delle grandi valli fluviali dell'Europa centrale e settentrionale, dall'altro il mondo abitato da popolazioni con sistemi sociali e culturali complessi. Dall'imperatore Adriano, fra il 22 e il 27 in Britannia, ebbe funzione analoga a quella della Grande Muraglia cinese. Separava due sistemi di vita e due diversi rapporti tra uomo e ambiente: da un lato il mondo delle foreste e delle grandi valli fluviali dell'Europa centrale e settentrionale, dall'altro il mondo abitato da popolazioni con sistemi sociali e culturali complessi. Dall'imperatore Adriano, fra il 122 e il 127 in Sassonia, ebbe funzione analoga a quella della Grande Muraglia cinese. Separava due sistemi di vita e due diversi rapporti tra uomo e ambiente: da un lato il mondo delle foreste e delle grandi valli fluviali dell'Europa centrale e settentrionale, dall'altro il mondo abitato da popolazioni con sistemi sociali e culturali complessi. Dall'imperatore Adriano, fra il 122 e il 127 in Britannia, ebbe funzione molto diversa rispetto a quella della Grande Muraglia cinese. Il primo aveva scopi militari, il secondo, lo scopo socio-politico di separare due sistemi del rapporto tra uomo e ambiente: il mondo delle foreste e delle grandi valli fluviali e il mondo abitato da popolazioni urbanizzate.

La città romana aveva una struttura urbanistica: Non dissimile da quella ellenica. Il centro, la urbs, aveva funzioni amministrative, politiche e commerciali; la civitas era il territorio di insediamento abitativo; il suburbio era una zona intermedia tra il nucleo cittadino e la campagna; vi si trovavano gli impianti artigianali, gli anfiteatri, le necropoli e le ville lussuose. Non dissimile da quella ellenica. Il centro, la urbs, aveva funzioni amministrative, politiche e commerciali; il suburbio era il territorio di insediamento abitativo; la civitas era una zona intermedia tra il nucleo cittadino e la campagna; vi si trovavano gli impianti artigianali, gli anfiteatri, le necropoli e le ville lussuose. Non dissimile da quella ellenica. Il centro, la civitas, aveva funzioni amministrative, politiche e commerciali; la urbs era il territorio di insediamento abitativo; il suburbio era una zona intermedia tra il nucleo cittadino e la campagna; vi si trovavano gli impianti artigianali, gli anfiteatri, le necropoli e le ville lussuose. Dissimile da quella ellenica. Il centro, la urbs, aveva funzioni amministrative, politiche e commerciali; la civitas era il territorio di insediamento abitativo; il suburbio era una zona intermedia tra il nucleo cittadino e la campagna; vi si trovavano gli impianti artigianali, gli anfiteatri, le necropoli e le ville lussuose.

Nella base sociale del Cristianesimo latino: Il Cristianesimo si affermò con molti decenni di ritardo. Inizialmente si diffuse tra le comunità giudaiche, successivamente (sotto il dominio di Costantino) ebbe seguito crescente tra i cittadini romani divenendo con l'Editto di Milano del 313 religione ufficiale dell'Impero. Il Cristianesimo si affermò fin dal I secolo dell'Era volgare divenendo sotto Cesare Augusto il la religione più diffusa nel popolo romano e religione ufficiale dell'Impero. Il Cristianesimo si affermò largamente fin dal II secolo, tra le comunità giudaiche. Successivamente (sotto il dominio di Diocleziano) ebbe seguito crescente allargò nel popolo romano divenendo con l'Editto di Tessalonica del 313 religione ufficiale dell'Impero. Il Cristianesimo si affermò largamente fin dal II secolo, tra le comunità giudaiche. Successivamente (sotto il dominio di Diocleziano) ebbe seguito crescente allargò nel popolo romano divenendo con l'Editto di Milano del 313 religione ufficiale dell'Impero.

Nella base sociale del Cristianesimo latino: Erano ampiamente presenti i ceti dirigenti romani che apprezzavano l'organizzazione gerarchica del clero (formata da presbiteri, vescovi e diaconi). Da ciò il connubio tra autorità religiosa cristiana e autorità politica romana e un mutamento rispetto all'assetto sociale della Chiesa primitiva. Erano scarsamente presenti i ceti dirigenti romani perché non apprezzavano l'organizzazione gerarchica del clero (formata da presbiteri, vescovi e diaconi). Da ciò l'attrito tra autorità religiosa cristiana e autorità politica romana e il perpetuarsi dell'assetto sociale della Chiesa primitiva. Erano ampiamente presenti i ceti dirigenti romani che condizionarono l'organizzazione del clero in senso popolare: presbiteri, vescovi e diaconi erano eletti dalla comunità religiosa di riferimento, secondo le tradizioni prevalenti nelle Chiese primitive. Erano ampiamente presenti i ceti dirigenti romani che fecero propria l'organizzazione ecclesiastica formata da presbiteri, vescovi e diaconi. Da ciò il trasferimento all'autorità autorità politica romana del modello sociale della Chiesa primitiva.

L'organizzazione ecclesiale cristiana prese a modello quella amministrativa romana: Furono create le diocesi (coincidevano con i territori dei municipi romani) con a capo il vescovo; tra i vescovi di una stessa provincia assunse rilievo quello della città più grande e nacquero le chiese metropolite, gli arcivescovadi e i patriarcati. Furono create le diocesi (coincidevano con i territori delle province romane) con a capo il vescovo; tra i vescovi di una stessa regione assunse rilievo quello della provincia più grande e nacquero le Chiese metropolite, gli arcivescovadi e i patriarcati. Furono create le diocesi (coincidevano con i territori dei municipi romani) con a capo l'arcivescovo; tra gli arcivescovi assunse rilievo quello della città più grande e nacquero le Chiese vescovili e i patriarcati. Furono create le chiese metropolite (coincidevano con i territori dei municipi romani) con a capo il patriarca; tra i patriarchi di una regione assunse rilievo quello della città più grande al quale si assegnava il titolo di vescovo o di arcivescovo.

Il primo concilio ecumenico: Fu convocato dall'Imperatore Costantino nel 325 a Nicea. L'Arianesimo venne condannato anche per gli argomenti sostenuti da alcuni vescovi contro le tesi del prete Ario di Alessandria ma principalmente per volere dell'imperatore che temeva la rottura dell'unità dottrinale nella Chiesa. Fu convocato dall'Imperatore Costantino nel 325, a Calcedonia. L'Arianesimo venne condannato per gli argomenti sostenuti da alcuni vescovi contro le tesi del prete Ario di Alessandria ma principalmente per volere dell'imperatore che temeva la rottura dell'unità dottrinale nella Chiesa. Fu convocato dall'Imperatore Massenzio nel 325 a Nicea. L'Arianesimo venne condannato per gli argomenti sostenuti da alcuni vescovi contro le tesi del prete Ario di Alessandria ma principalmente per volere dell'imperatore che temeva la rottura dell'unità dottrinale che si era creata. Fu convocato dall'Imperatore Costantino nel 325, ad Efeso. L'Arianesimo venne condannato per gli argomenti sostenuti da alcuni vescovi contro le tesi del prete Ario di Alessandria ma principalmente per volere dell'imperatore che temeva la rottura dell'unità dottrinale nella Chiesa.

L'ingerenza di Costantino, a Nicea, nelle questioni dottrinali della Chiesa: Costituì un precedente nell'assegnare agli imperatori un ruolo nella difesa dell'ortodossia, e segnò l'inizio del processo di elaborazione della “ortodossia” dottrinale valida per la Chiesa universale; è in questo processo che le dottrine non approvate sono formalmente qualificate come eresie. Fu prontamente contrastata, e con successo, dai vescovi i quali, a buona ragione, temevano si ponessero le premesse della attribuzione all'autorità politica di una funzione dirimente e giudicante in materia religiosa; essi valutarono e condannarono l'arianesimo in piena autonomia. Costituì un precedente nell'assegnare ai concili un ruolo nella difesa dell'ortodossia e segnò l'inizio del processo di elaborazione della “ortodossia” dottrinale valida per la Chiesa Occidentale; è in questo processo che le dottrine non approvate sono formalmente qualificate come eresie. Fu prontamente contrastata, e con successo, dai vescovi i quali, a buona ragione, temevano si ponessero le premesse della attribuzione all'autorità politica di una funzione dirimente e giudicante in materia religiosa; essi assolsero l'arianesimo in piena autonomia, contro il volere di Costantino.

Contatti stabili tra i Romani e le tribù germaniche: Iniziarono con la conquista della Gallia da parte di Cesare. Nel De bello gallico, scritto nel 51 a.C., ne diede una descrizione accurata evidenziandone gli usi e costumi e le virtù guerresche. Iniziarono con la conquista della Gallia da parte di Cesare. Nel De bello gallico, scritto nel 51 d.C., ne diede una descrizione accurata evidenziandone gli usi e costumi e le virtù guerresche. Iniziarono con la conquista della Gallia da parte di Cesare. Nel De bello civile, scritto nel 51 a.C., ne diede una descrizione accurata evidenziandone gli usi e costumi e le virtù guerresche. Al tempo in cui Mario fronteggiò i Cimbri e i Teutoni sul fiume Reno; il Generale ne diede una descrizione accurata evidenziandone gli usi e costumi e le virtù guerresche.

Originariamente, l'economia delle tribù germaniche: Era basata su caccia e allevamento. L'agricoltura aveva un ruolo marginale applicando pratiche primitive di coltivazione come quella debbio che consisteva nel ripulire il suolo con il fuoco, metodo che rendeva presto improduttivo il terreno e costringeva le tribù a continui spostamenti. Era basata su caccia e allevamento. L'agricoltura vi aveva un ruolo notevole applicando pratiche efficaci di coltivazione come quella debbio che consisteva nel ripulire il suolo con il fuoco, metodo che rendeva presto fertile il terreno e consentiva alle tribù la stanzialità. Era basata su caccia e agricoltura. L'allevamento vi aveva un ruolo marginale applicando pratiche primitive di riproduzione dei capi animali, come quella debbio che, però, costringeva le tribù a continui spostamenti. Era basata su allevamento e agricoltura. La caccia vi aveva un ruolo marginale per l'approvvigionamento alimentare ma rilevante per il mantenimento della valentia e della fierezza dei cavalieri che la praticavano secondo i rituali tradizionali.

Le tribù germaniche erano organizzate: In clan organizzati gerarchicamente con il potere apicale affidato ai duces, capi militari appartenenti a stirpi ritenute detentrici di poteri magico-sacrali. Non esisteva l'istituto della proprietà privata. In clan organizzati gerarchicamente con potere apicale affidato ai duces, capi militari designati per dignità generazionale e detentori della proprietà privata di tutte le terre del clan. In clan organizzati gerarchicamente con il potere apicale affidato ai duces, capi militari in possesso di poteri magico-sacrali e detentori della proprietà privata di tutte le terre del clan. In clan privi di organizzazione gerarchica e nei quali non esisteva l'istituto della proprietà privata.

Per rafforzare l'esercito romano, si reclutavano: Intere legioni di Germani, Franchi, Alamanni e Burgundi che divennero un elemento essenziale per l'impero romano, da utilizzare nelle operazioni difensive dei territori periferici; alcuni dei loro capi ricoprivano importanti funzioni di vertice. Intere legioni di Germani, Franchi, Alamanni e Burgundi che divennero un elemento essenziale per l'impero romano, da utilizzare nelle operazioni difensive dei territori periferici; in nessun caso, però i loro capi erano ammessi ai vertici del comando. Intere legioni di Germani, Franchi, Alamanni e Saraceni che divennero un elemento essenziale per l'impero romano, da utilizzare nelle operazioni difensive dei territori periferici; in nessun caso, però i loro capi erano ammessi ai vertici del comando. Intere legioni di Germani, Franchi, Alamanni e Saraceni che divennero un elemento essenziale per l'impero romano, da utilizzare nelle operazioni difensive dei territori periferici; alcuni dei loro capi ricoprivano importanti funzioni di vertice.

In Tracia, l'attuale Romania: I Visigoti praticavano razzie nelle città per procurarsi viveri. Fu così che iniziò una guerra che si concluse nel 378 con la clamorosa sconfitta romana ad Adrianopoli dove morì l'imperatore Valente. Gli Ostrogoti praticavano razzie nelle città per procurarsi viveri. Così iniziò una guerra che si concluse nel 378 con la clamorosa sconfitta romana ad Adrianopoli dove morì l'imperatore Valente. Gli Alani praticavano razzie nelle città per procurarsi viveri. Fu così che iniziò una guerra che si concluse nel 378 con la clamorosa sconfitta romana ad Adrianopoli dove morì l'imperatore Valente. I Visigoti praticavano razzie nelle città per procurarsi viveri. Fu così che iniziò una guerra che si concluse nel 378 con la sconfitta romana ad Adrianopoli dove morì l'imperatore Valentiniano.

Alla morte dell'Imperatore Teodosio: L'impero venne diviso tra i suoi giovani figli Onorio e Arcadio. A Onorio, posto sotto la guida del generale vandalo Stilicone, spettò la parte occidentale con capitale Milano mentre ad Arcadio, posto sotto la guida del goto Rufino, fu assegnata la parte orientale con capitale Costantinopoli. L'impero venne diviso tra i suoi giovani figli Onorio e Arcadio. A Stilicone, posto sotto la guida del generale vandalo Onorio, spettò la parte occidentale con capitale Milano mentre ad Arcadio, posto sotto la guida del goto Rufino, fu assegnata la parte orientale con capitale Costantinopoli. L'impero venne diviso tra i suoi giovani figli Onorio e Arcadio. A Onorio, posto sotto la guida del generale vandalo Stilicone, spettò la parte orientale con capitale Costantinopoli mentre ad Arcadio, posto sotto la guida del goto Rufino, fu assegnata la parte occidentale con capitale Milano. L'impero venne diviso tra i suoi giovani figli Onorio e Arcadio. A Onorio, posto sotto la guida del generale vandalo Rufino, spettò la parte occidentale con capitale Milano mentre ad Arcadio, posto sotto la guida del goto Stilicone, fu assegnata la parte orientale con capitale Costantinopoli.

I Visigoti: Di Alarico arrivarono, il 24 agosto 410, a Roma e la saccheggiarono per tre giorni; l'evento ebbe profondi effetti psicologici sulla popolazione e anche Sant'Agostino vi vide un segno divino. Di Alarico arrivarono, il 24 agosto 401, a Roma e la saccheggiarono per tre giorni; l'evento ebbe profondi effetti psicologici sulla popolazione e anche Sant'Agostino vi vide un segno divino. Di Teodorico arrivarono, il 24 agosto 410, a Roma e la saccheggiarono per tre giorni; l'evento ebbe profondi effetti psicologici sulla popolazione e anche Sant'Agostino vi vide un segno divino. Di Attila arrivarono, il 24 agosto 410, a Roma e la saccheggiarono per tre giorni; l'evento ebbe profondi effetti psicologici sulla popolazione e anche Sant'Agostino vi vide un segno divino.

L'istituto della hospitalitas: Comportava l'obbligo, per i proprietari terrieri romani, di cedere ai popoli riconosciuti come foederati dei latini un terzo dei loro possedimenti; in qualche caso e in qualche zona i due terzi dei possedimenti, com'è in Italia all'epoca dell'invasione degli Ostrogoti di Teodorico. Comportava l'obbligo, per i capi dei popoli riconosciuti come foederati, di cedere ai romani un terzo dei loro possedimenti; in qualche caso e in qualche zona i due terzi dei possedimenti, com'è in Italia all'epoca dell'invasione degli Ostrogoti di Teodorico. Comportava l'obbligo, per i proprietari terrieri romani di cedere ai popoli riconosciuti come foederati dei latini i due terzi dei loro possedimenti; soltanto Teodorico sollevò il patriziato romano da quest'onere, in Italia, all'epoca dell'invasione degli Ostrogoti. Comportava l'obbligo, per i proprietari terrieri romani di cedere ai popoli riconosciuti come foederati dei latini un terzo dei loro possedimenti; in qualche caso e in qualche zona, i due terzi dei possedimenti, com'è in Spagna all'epoca dell'invasione degli Ostrogoti di Teodorico.

Nel 489, l'imperatore d'Oriente Zenone, preoccupato per il progetti espansionistici di Odoacre: Invia in Italia il re Teodorico, il quale era stato educato alla corte bizantina, e l'intero popolo ostrogoto. Il Re instaura rapporti pacifici sia con i Romani che con la Chiesa, e la coesistenza tra le due comunità che volle avessero distinti ordinamenti giuridici e credenza religiosa. Invia in Spagna il re Teodorico, il quale era stato educato alla corte bizantina, e l'intero popolo ostrogoto. Il Re instaura rapporti pacifici sia con i latini con la Chiesa, e la coesistenza tra le due comunità che tenne separate quanto a ordinamenti giuridici e parentali, e pratica religiosa. Invia in Italia il re Attila, il quale era stato educato alla corte di Damasco, e l'intero popolo Unno. Il Re instaura rapporti pacifici sia con i Romani che con la Chiesa, e la coesistenza tra le due comunità che vuole distinti per ordinamenti giuridici e credo religioso. Invia in Italia il re Teodorico, il quale era stato educato alla corte bizantina, e l'intero popolo visigoto. Il Re instaura rapporti pacifici sia con i Romani che con la Chiesa, e la coesistenza tra le due comunità che organizzò sotto i medesimi ordinamenti giuridici e il medesimo credo religioso.

Clodoveo, iniziatore della dinastia dei Merovingi: Diede unità politica ai numerosi villaggi dei Franchi lungo il Reno e ne ampliò i possedimenti territoriali in Gallia, togliendoli ai Romani, in Aquitania, togliendoli ai Visigoti, in Provenza e oltre il Reno. Con la Chiesa di Roma e con il patriziato romano tenne rapporti di collaborazione. Diede unità politica ai numerosi villaggi dei Franchi lungo il Rodano e ne ampliò i possedimenti territoriali in Gallia, togliendoli ai Romani, in Aquitania, togliendoli ai Visigoti, in Provenza e oltre il Reno. Con la Chiesa di Roma e con il patriziato romano tenne rapporti di collaborazione. Diede unità politica ai numerosi villaggi dei Franchi lungo il Reno e ne ampliò i possedimenti territoriali in Gallia, togliendoli ai Visigoti, in Aquitania, togliendoli agli Svevi, in Provenza e oltre il Reno. Con la Chiesa di Roma e con il patriziato romano tenne rapporti di collaborazione. Diede unità politica ai numerosi villaggi dei Franchi lungo il Reno e ne ampliò i possedimenti territoriali in Gallia, togliendoli ai Romani, in Aquitania, togliendoli ai Visigoti, in Provenza e oltre il Reno. Sterminò il patriziato romano e i vescovi della Chiesa di Roma.

La nuova capitale dell'Impero Romano d'Oriente: Fu stabilita sul Bosforo. L'11 maggio 330, l'imperatore Costantino la denominò Costantinopoli. Fu stabilita sul Bosforo. L'11 maggio 330, l'imperatore Foca la denominò Costantinopoli, in memoria dell'imperatore che aveva riconosciuto il Cristianesimo come religione di Stato. Fu stabilita sul Mar Nero. L'11 maggio 330, l'imperatore Costantino la denominò Costantinopoli. Fu stabilita sul Bosforo. L'11 maggio 333, l'imperatore Costantino la denominò Costantinopoli.

Progressivamente, Costantinopoli fu dotata: Del senato; dell'annona per la distribuzione del grano alla popolazione; dei giochi circensi; di un ippodromo collegato al palazzo imperiale. Del senato, collegato al palazzo imperiale; dell'annona per la distribuzione del grano in premio alla fazione vincitrice delle, a volte sanguinose, contese delle squadre nell'ippodromo. Di un senato; dell'annona per la esazione della tassa sul grano; dei giochi circensi e di quelli nell'ippodromo collegato al palazzo imperiale. Del pretorio; di un senato; del campo di Marte; dell'annona per la distribuzione del grano alla popolazione.

L'Imperatore Anastasio I (491-518): Affrontò le rivolte del popolo suddito degli Isauri ordinandone la deportazione in massa. Consentì l'inserimento degli Isauri nell'esercito e nelle strutture dirigenti di Stato e Chiesa. Consentì che i barbari avessero accesso anche alle più alte cariche civili, militari ed ecclesiali. Vietò ai barbari, salvo che al popolo suddito degli Isauri, l'accesso alle alte cariche civili, militari ed ecclesiali.

Con l'Editto dei Tre capitoli: Giustiniano concedette libertà dottrinale ai Monofisiti, la cui dottrina era condivisa dalla moglie, l'Imperatrice Teodora; ciò compromise i rapporti dell'Imperatore con il papa Vigilio. Giustiniano concedette libertà dottrinale ai Nestoriani, la cui dottrina era condivisa dalla moglie, l'Imperatrice Teodora; ciò compromise i rapporti con il papa Pelagio I. Giustiniano concedette libertà dottrinale ai Monositi la cui dottrina era stata approvata al concilio di Calcedonia (453); ciò compromise i rapporti con l'Imperatrice Teodora, sostenitrice dei Monositi. Giustiniano concedette libertà dottrinale ai Monofisiti, la cui dottrina era stata approvata durante il concilio di Calcedonia (453); ciò compromise i rapporti tra l'Imperatrice Teodora e il papa Pelagio I; Giustiniano concedette libertà dottrinale ai Monositi la cui dottrina era stata approvata al concilio.

L'intromissione di Giustiniano nello scontro dottrinale: Tra i Monofisiti e i Nestoriani ebbe un epilogo drammatico che sancì un vero scisma tra la Chiesa orientale e quella occidentale: il Papa che si era rifiutato di ratificare l'editto dei Tre capitoli fu rapito e tradotto (546) a Costantinopoli dove fu costretto a piegarsi alle decisioni dell'imperatore. Tra i Monofisiti e i Nestoriani ebbe un epilogo drammatico che sancì un vero scisma tra la Chiesa orientale e quella occidentale: il Papa Pelagio che si era rifiutato di ratificare l'editto dei Tre capitoli fu rapito (566) e a Costantinopoli dove fu costretto a piegarsi alle decisioni dell'imperatore. Tra i Monofisiti e i Nestoriani ebbe un epilogo inatteso e provvidenziale che favorì il riavvicinamento tra la Chiesa orientale e quella occidentale: il Papa Vigilio ratificò sia l'editto dei Tre capitoli sia le tesi nestoriane approvate a Calcedonia, approvando una formula di compromesso. Tra i Monofisiti e i Nestoriani ebbe un epilogo drammatico che sancì un vero scisma tra la Chiesa orientale e quella occidentale: il Papa Vigilio che si era rifiutato di ratificare l'editto dei Tre capitoli fu rapito (566) e a Costantinopoli fu fatto uccidere dopo lunga prigionia.

Giustiniano combatte nella penisola iberica occupata dai Visigoti: Lo fa agevolmente inserendosi nello scontro tra il re filo-cattolico Atanagildo e il re filo-ariano Agila. Con la conquista da parte dell'Impero di Costantinopoli della parte costiera sud della Spagna, il Mediterraneo torna, per il momento e fino alla conquista araba, libero ai commerci internazionali. Lo fa agevolmente inserendosi nello scontro tra il re filo-ariano Atanagildo e il re filo-cattolico Agila. Con la conquista da parte dell'Impero di Costantinopoli della parte costiera sud della Spagna, il Mediterraneo torna, per il momento e fino alla conquista araba, libero ai commerci internazionali. Lo fa agevolmente inserendosi nello scontro tra il re filo-ariano Atanagildo e il re filo-cattolico Agila. Con la conquista da parte dell'Impero di Costantinopoli della parte costiera nord della Spagna, il Mediterraneo torna, per il momento, fino alla conquista araba, libero ai commerci greci. Lo fa non notevole sforzo militare contro il re filo-ariano Atanagildo e col fratello Agila. Con la conquista da parte dell'Impero di Costantinopoli della parte costiera sud della Spagna, il Mediterraneo torna, per il momento e fino alla conquista araba, libero ai commerci internazionali.

Il bilancio del governo di Giustiniano presenta luci e ombre: Tra le prime c'è l'eccellente elaborazione del Corpus iuris civilis (529-534). In negativo c'è che il territorio imperiale venne assumendo fisionomia soltanto greco-orientale contenendosi in Medio Oriente, Nord Africa e Balcani (qui Giustiniano dovette fronteggiare Slavi, Avari e Persiani). Tra le prime c'è l'eccellente elaborazione del Corpus iuris Iustinianeum. In negativo c'è che la stesura se ne protrasse per troppi anni e che disperse la tradizione romana assumendone una greco-orientale adatta soltanto alle popolazioni del Medio Oriente del Nord Africa e dei Balcani. Tra le prime c'è l'eccellente elaborazione del Corpus iuris civilis (529-534). In negativo c'è che la stesura venne assumendo fisionomia strettamente romana, poco consentanea agli usi delle popolazioni imperiali greco-orientali, del Medio Oriente, del Nord Africa e dei Balcani. Tra le prime c'è l'eccellente elaborazione del Corpus iuris iustinianei (529-544). In negativo c'è che il territorio imperiale venne assumendo fisionomia soltanto greco-orientale contenendosi in Medio Oriente, Nord Africa e Balcani (qui Giustiniano dovette fronteggiare Slavi, Avari e Bavari).

Le popolazioni slave penetrarono nei Balcani, nel corso del VI secolo: Provenendo dai Carpazi (tra l'odierna Polonia, Boemia e Ucraina). Non appartenevano a una comunità originaria avendo formato una loro civiltà assimilando altri popoli. La loro identità politica, linguistica e culturale si frazionò, poi, tra Slavi meridionali, occidentali e orientali. Provenendo dai Carpazi (tra l'odierna Iugoslavia, Boemia e Ucraina). Non appartenevano a una comunità originaria avendo formato una loro civiltà assimilando altri popoli. La loro identità politica, linguistica e culturale si frazionò, poi, tra Slavi meridionali, occidentali e orientali. Provenivano dagli Urali (tra l'odierna Polonia, Boemia e Ucraina). Possedevano una precisa identità culturale, politica e linguistica assimilata nel contatto con altri popoli e che venne frazionandosi successivamente in due distinte appartenenze: degli Slavi meridionali e settentrionali. Provenivano dai Carpazi (tra l'odierna Tracia, Boemia e Iugoslavia). Non appartenevano a una razza originaria avendo assimilato le civiltà dei popoli con i quali erano venuti in contatto. La loro identità politica, linguistica e culturale si frazionò, poi, tra Slavi meridionali, settentrionali, orientali.

L'evangelizzazione degli slavi: Fu operata da Cirillo e Metodio, missionari bizantini conoscitori della lingua slava che favorirono la creazione di una lingua slava, liturgica e poi anche letteraria. Si creò una spaccatura tra gli Slavi che aderirono al Cristianesimo di Bisanzio (Slavia ortodossa) e quelli che invece aderirono al Cristianesimo di Roma (Slavia romana). Fu operata da Cirillo e Metodo, missionari goti conoscitori della lingua slava che favorirono la creazione di una lingua liturgica (e poi anche letteraria) ibrida tra greco, persiano e latino. Si creò una forte sinergia tra gli Slavi che aderirono al Cristianesimo di Bisanzio e quelli che invece aderirono al Cristianesimo di Roma. Fu operata da Cirillo e Metodio, missionari slavi conoscitori della lingua latina che favorirono la creazione di una lingua latino-slava liturgica che divenne anche lingua letteraria. Si creò una spaccatura tra gli Slavi che aderirono al Cristianesimo di Bisanzio, la Slavia romana, e quelli che invece aderirono al Cristianesimo di Roma, la Slavia ortodossa. Fu operata da Cirillo e Metodio, missionari bizantini conoscitori della lingua greca che favorirono l'adattamento del greco come una lingua liturgica e poi anche letteraria. Si creò una spaccatura tra gli Slavi che aderirono al Cristianesimo di Bisanzio (Slavia ortodossa) e quelli che invece aderirono al Cristianesimo di Roma (Slavia romana).

Dopo la morte di Giustiniano: L'Impero Romano d'Oriente fu riorganizzato dall'imperatore Maurizio (582-602). Lasciò alle province occidentali (Italia e Africa) di organizzare la propria difesa affidandola a un governatore militare, l'esarca, con compiti anche amministrativi. L'Impero Romano d'Oriente fu riorganizzato dall'imperatore Maurizio (682-702). Per fronteggiare le minacce nei Balcani, le province d'Italia e Africa furono difese da governatori militari costantinopolitani che assunsero con compiti anche amministrativi. L'Impero Romano d'Oriente fu riorganizzato dall'imperatore Zenone (582-602). Le province occidentali (Italia, Spagna e Africa) organizzarono la propria difesa affidandola a un governatore militare, l'esarca, con compiti anche amministrativi. L'Impero Romano d'Occidente fu riorganizzato dall'imperatore Maurizio (582-602). Per fronteggiare le minacce nei Balcani, stabilì che quelle province organizzassero la propria difesa autonomamente affidandola a un governatore militare, l'esarca, con compiti anche amministrativi.

Nel 535 Giustiniano avviò la riconquista dell'Italia: Inviando un esercito guidato dal generale Belisario che respinse oltre il Po i Goti; anni dopo, il generale Narsete sconfisse nuovamente Totila e anche il successore Teia; i superstiti Goti resistettero fino al 555 stabilendosi sull’Appennino ma i Bizantini ebbero il controllo sull’Italia. Inviando un esercito guidato dal generale Belisario che respinse oltre il Reno i Goti; anni dopo, il generale Narsete sconfisse nuovamente Totila e anche il successore Teia; i superstiti Goti resistettero fino al 555 stabilendosi sull’Appennino e ripresero il controllo sull’Italia. Inviando un esercito guidato dal generale Teia che respinse oltre il Reno i Goti; molti anni dopo, il generale Narsete sconfisse nuovamente Totila e anche il successore; i superstiti Goti resistettero fino al 555 stabilendosi sull’Appennino ma i Bizantini ebbero il controllo sull’Italia. Inviando un esercito guidato dal generale Totila che respinse oltre il Reno i Goti; molti anni dopo, il generale Narsete sconfisse nuovamente Teia e lo uccise; i superstiti Goti resistettero fino al 555 stabilendosi sull’Appennino ma i Bizantini ebbero il controllo sull’Italia.

In Italia Giustiniano,. Organizzò un apparato amministrativo efficiente mantenendo parte delle disposizioni emanate durante il regno di Teodorico. L’Italia fu divisa in distretti affidati per il settore amministrativo a un iudex e per quello militare a un dux. Dispose che i beni delle chiese ariane passassero alle cattoliche. Organizzò un apparato amministrativo efficiente annullando le disposizioni emanate durante il regno di Teodorico. L’Italia fu divisa in distretti affidati per il settore amministrativo a un dux e per quello militare a un iudex. Dispose che i beni delle chiese ariane passassero alla Chiesa Cattolica. Organizzò un apparato amministrativo efficiente annullando le disposizioni emanate durante il regno di Teodorico. L’Italia fu divisa in distretti affidati per il settore amministrativo a un dux e per quello militare a un iudex. Dispose che i beni delle chiese cattoliche passassero alla Chiesa ariana. Distrusse l’apparato amministrativo costruito durante il regno di Teodorico e divise l’Italia in distretti affidati per il settore amministrativo ai prelati delle chiese ariane e per il settore militare ai vescovi cattolici.

I Longobardi: Erano un popolo originario della Scandinavia. Invasero l’Italia nel 568, attraverso l’Isonzo, guidati da Alboino. Erano un popolo scandinavo. Invasero l’Italia nel 568, attraverso l’Isonzo, guidati da Narsete. Erano un popolo originario della Scandinavia. Invasero l’Italia nel 468, attraverso l’Adda, guidati da Alboino. Popolo originario della Scandinavia, invasero l’Italia nel 568, attraverso l’Isonzo, guidati da Berengario.

Originariamente i Longobardi: Avevano un ordinamento di tipo tribale. Il re, eletto dall’aristocrazia, assumeva il potere militare nei momenti di necessità l’esercito era costituito da gruppi di guerrieri che sottostavano alle fare, famiglie con antenato comune; guidate dai duchi, si spostavano sul territorio in piena autonomia. Avevano un ordinamento di tipo tribale. Il re, eletto direttamente dal popolo, assumeva il potere militare nei momenti di necessità l’esercito era costituito da gruppi che sottostavano alle fare, le prescrizioni sacerdotali; guidate dai duchi, si spostavano sul territorio in piena autonomia. Avevano un ordinamento politico militare codificato minuziosamente nei codici scritti. Il re era designato per diritto familiare dalle fare, le famiglie con antenato che già avesse ricoperto la funzione; guidati dai duchi, si spostavano sul territorio in piena autonomia. Non avevano un ordinamento politico militare codificato, i diversi gruppi familiari (fare) amministrandosi e spostandosi in combattimento in modo autonomo sul territorio, guidati da un duca (basileus).

Le zone di stazionamento dei Longobardi in Italia: Furono prevalentemente quelle settentrionali e al Sud non si spinsero oltre Benevento (occupata nel 571). La maggior parte della popolazione longobarda si stanziò nelle zone padane di Piemonte, Friuli e Trentino, e nella Toscana. Furono prevalentemente quelle meridionali, con capitale Benevento (occupata nel 571). Una piccola parte della popolazione longobarda si stanziò nelle zone padane di Piemonte, Friuli e Trentino, e nella Toscana. Furono prevalentemente quelle settentrionali; Lombardia e Liguria, specialmente. Al Sud non si spinsero oltre Benevento (occupata nel 671). Furono prevalentemente quelle del Territorium Sancti Patri (Piemonte, Friuli e Trentino), e nel possedimento ecclesiastico di diritto feudale della Sicilia (occupata nel 571).

Dopo l'invasione Longobarda in Italia: I Bizantini riuscirono a mantenere buona parte della Romagna, la Pentapoli; una striscia di terra che collegava Perugia, Ravenna, la Pentapoli e Roma, le isole (Sicilia, Sardegna e Corsica), il litorale veneto, l’Istria, la Puglia centromeridionale e parte della Calabria. I Bizantini patteggiarono con essi una alleanza militare grazie alla quale riuscirono ad invadere buona parte della Romagna, della Pentapoli; la zona che collegava Perugia, Ravenna, la Pentapoli e Roma, le isole maggiori, il litorale veneto, l’Istria, la Puglia e la Calabria. I Bizantini riuscirono a mantenere parte della Romagna, della Pentapoli; una striscia di terra che collegava Perugia, Ravenna, la Pentapoli e Roma e le isole (Sicilia, Sardegna e Corsica); acquisirono, altresì buona parte del territorio della Chiesa, nel Lazio. I Bizantini riuscirono a mantenere buona parte della Romagna, della Pentapoli; una striscia di terra che collegava Perugia, Ravenna, la Pentapoli e Roma; riuscirono anche a conquistare le isole (Sicilia, Sardegna e Corsica), il litorale veneto, l’Istria, la Puglia centromeridionale e la Calabria.

Gregorio I, detto Magno (590-604): Papa di personalità forte e decisa, divenne la guida universale per i vescovi occidentali. Formato alla spiritualità e ai rigidi usi monastici, si proclamò servus servorum Dei, appellativo che ancora oggi è attribuito ai papi. Col suo prestigio e potere salvò ripetutamente Roma dai duchi longobardi. Papa di personalità forte e decisa, fu mal sopportato dai vescovi, perfino da quelli dell’Occidente, in quanto nei primi secoli del cristianesimo questi non erano stati in subordine al vescovo di Roma. Con il suo prestigio e potere salvò ripetutamente Roma dai duchi longobardi. Papa di formazione ascetica, poco aduso alle responsabilità connesse all’esercizio del potere, convenne con i vescovi per una forma partecipata di amministrazione della Chiesa. Questo prestigio dell’episcopato salvò ripetutamente Roma dall’occupazione da parte dei duchi longobardi. Papa di personalità forte e decisa, mise ordine nella gerarchia episcopale con la forza: fece imprigionare i vescovi più riottosi all’autorità papale e si impose manu militari perfino ai duchi longobardi che improvvidamente avevano tentato di occupare Roma.

La conversione dei Longobardi dall’Arianesimo: Si ebbe nel 603, quando fu officiato, alla presenza di papa Gregorio I, il battesimo di Adaloaldo, erede al trono longobardo. Il rito era stato fortemente voluto dalla regina Teodolinda, credente cattolica, ma non fu seguito dalla conversione in massa dei longobardi. Si ebbe nel 603, quando fu officiato, alla presenza di papa Gregorio I, il battesimo di Adaloaldo, erede al trono longobardo. Il rito era stato fortemente voluto dalla regina Amalasunta, credente cattolica, ma non fu seguito dalla conversione in massa dei longobardi. Si ebbe nel 503, quando fu officiato, alla presenza di papa Gregorio I, il battesimo di Adaloaldo, erede al trono longobardo. Il rito era stato fortemente voluto dalla regina Teodolinda, credente cattolica, ma non fu seguito dalla conversione in massa dei longobardi. Si ebbe nel 603, quando fu officiato, alla presenza di papa Gregorio II, il battesimo di Arioaldo, erede al trono longobardo. Il rito era stato fortemente voluto dalla regina Amalasunta, credente cattolica, e fu seguito dalla conversione in massa dei longobardi.

Una forte iniziativa militare fu quella di Liutprando che: Liutprando, terre (tra queste, il castello di Sutri) già dei Bizantini che, nel 728, consegnò alla Chiesa romana dando inizio al potere temporale dei papi. Conquistò tutti i territori bizantini in Italia e ne fece omaggio al Papa Gregorio Magno, a costituire l’inizio del potere temporale della Chiesa. Invase la Pentapoli e l’Esarcato giungendo fino alle porte di Roma: qui papa Gregorio II lo convinse a desistere. Il presso della salvezza fu che Liutprando consegnò ai Bizantini possedimenti già della Chiesa, tra i quali la contea di Sutri. Invase la Pentapoli e l’Esarcato giungendo fino alle porte di Roma: qui papa Gregorio II lo convinse a desistere. Da Liutprando, il Papa ottenne terre (tra queste, Castel Sant’Angelo) già dei Bizantini che, nel 712, consegnò alla Chiesa romana dando inizio al potere temporale dei papi.

I Franchi: Entrano nelle dinamiche politiche della penisola italiana per volontà del papato timoroso dei progetti espansionistici di re Desiderio. Usbergo dei pontefici furono, dapprima Pipino il Breve (754-756) che fu il primo a fregiarsi del titolo di Patricius Romanorum, e poi Carlo Magno. Si astennero dall’intromettersi nelle dinamiche politiche della penisola italiana già presidiate da tre potentati: il papato, i bizantini e i Longobardi. Re Pipino il Breve (754-756) dovette contentarsi di un titolo puramente onorifico (Patricius Romanorum), che non comportava investiture. Entrano nelle dinamiche politiche della penisola italiana per perseguire il loro progetto espansionistico, d’intesa con il re Desiderio. Usbergo dei pontefici sarebbero dovuti essere, secondo le intenzioni e i patti, i bizantini, ma Pipino il Breve (754-756) e Carlo Magno li sconfissero. Entrano nelle dinamiche politiche della penisola italiana per volontà dei bizantini timorosi dei progetti espansionistici di re Desiderio. Usbergo dell’esarca furono, dapprima Pipino il Breve (754-756) che fu il primo a fregiarsi del titolo di Patricius Ravennatorum, e poi Carlo Magno.

Prima della nascita di Maometto, la penisola arabica: Era un vasto territorio tra l’Africa e l’Asia, era desertico nella parte centro-settentrionale, abitato dai beduini, nomadi dediti al commercio e alle razzie, e dai fellahin, contadini stanziali. Nella zona meridionale, favorita dalle piogge monsoniche, vivevano gruppi di livello socio-culturale più alto. Era un vasto territorio tra l’Asia e l’Europa, era desertico nella parte settentrionale, abitato dai beduini, nomadi dediti alla pastorizia, e dai fellahin, contadini stanziali. Nella zona centrale e in quella meridionale, favorite dalle piogge monsoniche, vivevano gruppi di livello socio-culturale più alto. Era un vasto territorio tra l’Africa e l’Europa, era desertico nella parte settentrionale, abitato dai beduini, nomadi dediti al commercio e alle razzie, e dai fellahin, contadini nomadi. Nella zona centrale, favorita dalle piogge monsoniche, vivevano gruppi di livello socio-culturale più alto. Era un vasto territorio tra l’Africa e l’Europa, era desertico nella parte centrale, abitato dai beduini, nomadi dediti al commercio e alle razzie, e dai fellahin, contadini nomadi. Nella zona meridionale, favorita dalle piogge monsoniche, vivevano gruppi di livello socio-culturale più alto.

La Mecca, già nel V secolo aveva rilevanza: Per l’abbondanza delle sorgenti idriche, i traffici e la vitalità politica della tribù dei Quraish. I quraishiti costruirono un santuario dedicato al culto politeistico, detto Kaaba per la sua forma a cubo; in definitiva, la città in cui nacque Maometto era un centro oligarchico di tipo mercantile. Per l’abbondanza delle sorgenti idriche, i traffici e la vitalità politica della tribù dei Quraish. I quraishiti costruirono un santuario dedicato al culto dell’unico Dio, detto Kaaba per la sua forma; in definitiva, la città in cui nacque Maometto era un centro oligarchico di tipo mercantile. Per l’abbondanza delle sorgenti idriche, i traffici e la vitalità politica della tribù dei Quraish. I quraishiti costruirono un santuario dedicato al culto della pietra nera, detto Kabaha per la sua forma; in definitiva, la città in cui nacque Maometto era un centro oligarchico di tipo mercantile. Come centro fortificato dell’esercito; Maometto vi nacque da una famiglia di guerrieri nomadi del deserto. La scarsità delle risorse idriche, allontanava le carovane da La Mecca e la tribù che la dominava quella dei Quraish cercarono di trasformarla in centro dedicato al culto di Allah (il Dio).

Dopo la fuga a Medina, 622, Maometto: Istituì La Mecca come punto di orientamento della preghiera; sottolineò il carattere esclusivistico della fede islamica, unica vera fede in Allah; istituì il digiuno nel mese di ramadan (=notte del destino) in ricordo della rivelazione notturna ricevuta da Dio. Sostituì La Mecca a Roma come punto di orientamento della preghiera; sottolineò il carattere esclusivistico della fede islamica, unica vera fede; istituì lafesta nel mese di ramadan (=notte del destino) in ricordo della rivelazione notturna ricevuta da Dio. Sostituì Gerusalemme a La Mecca come punto di orientamento della preghiera; sottolineò il carattere esclusivistico della fede islamica, unica vera fede; istituì il digiuno nel mese di ramadan (=notte del destino) in ricordo della rivelazione notturna ricevuta da Dio. Sostituì La Mecca a Gerusalemme come punto di orientamento della preghiera; sottolineò il carattere esclusivistico della fede islamica, unica vera fede; istituì il digiuno nel mese di ramadan (=notte della rivelazione) in ricordo della rivelazione notturna ricevuta da Dio.

I pilastri della religione musulmana sono nel Corano: Il primo è professione di fede (shahada); il secondo è la preghiera; il terzo è il ramadan; il quarto è il pellegrinaggio alla Mecca; il quinto è l’elemosina legale; il sesto, osservato da alcuni gruppi di musulmani, è la guerra santa. Il primo e il secondo sono le due professioni di fede, quella verso Dio e quella verso il suo inviato; il terzo è il ramadan, consacrato alle pratiche di devozione; il quarto è la lettura del Corano e la riflessione sulle sure; il quinto è l’elemosina rituale; il sesto è la guerra santa. Il primo è il divieto alle donne islamiche di sposare uomini di religione diversa; il secondo è l’obbligo di conversione all’Islam, imposto ai pagani e ai politeisti; il Terzo è l’obbligo per i fedeli delle religioni monoteistiche di versare un’imposta, per continuare a praticarle. Il primo è il monoteismo (Allah è l’unico Dio); il secondo è la fede in Maometto come profeta superiore ai tanti profeti presenti nell’Ebraismo e nel Cristianesimo; il terzo è il divieto agli uomini musulmani di sposare donne non musulmane; il quarto è l’obbligo di impartire la religione ai figli.

La presa di potere da parte di Maometto: Dalla Mecca; inutilmente i Quraishiti tentarono di opporsi e preferirono permettere a Maometto un pellegrinaggio alla Kaaba e nel 630 convertirsi al suo verbo, seguiti da quasi tutte le tribù beduine. Fu pacifica. Da Medina Maometto organizzò attacchi e razzie alle carovane che partivano dalla Mecca; inutilmente i Quraishiti tentarono di opporsi e preferirono permettere a Maometto un pellegrinaggio alla Kaaba e nel 630 convertirsi al suo verbo, seguiti da alcune tribù beduine. Fu violenta e celere. Da Medina Maometto organizzò attacchi e razzie alle carovane che partivano dalla Mecca; inutilmente i sunniti tentarono di opporsi e preferirono permettere a Maometto un pellegrinaggio a Damasco; nel 630 si convertirono al suo verbo, seguiti da poche tribù beduine. Fu violenta e celere. Dalla Mecca Maometto organizzò attacchi e razzie alle carovane che partivano da Medina; inutilmente i Quraishiti tentarono di opporsi sicché preferirono accogliere Maometto alla Kaaba e nel 630 convertirsi al suo verbo, seguiti da quasi tutte le tribù beduine.

Il califfato elettivo iniziò alla morte di: Maometto (632). Primo “sostituto” (khalifa, califfo) fu Abu Bakr, suocero di Maometto e membro influente dei Quraishiti. Il suo governo e quello degli immediati successori fu contrassegnato da lotte di successione che culminarono con l’assassinio (661) del Califfo Alì, durante le lotte tra i suoi sostenitori, detti sunniti, e la maggior parte dei musulmani, detti sciiti. Maometto (634). Primo “sostituto” (khalifa, califfo) fu Omar, genero di Maometto e membro influente dei Quraishiti. Il suo governo e quello dei 13 immediati successori fu contrassegnato da lotte di successione che culminarono con Alì che fu assassinato nel 691 durante le lotte tra i suoi sostenitori, detti sciiti, e la maggior parte dei musulmani, detti sunniti. Maometto (633). Primo “sostituto” (khalifa, sultano) fu Omar, fratello di Maometto e membro influente dei Sunniti. Il suo governo e quello dei 13 immediati successori fu contrassegnato da lotte di successione che culminarono con Alì che fu assassinato nel 661 durante le lotte tra i suoi sostenitori, detti sciiti. Maometto (633). Primo “sostituto” (khalifa, califfo) fu Omar, suocero di Maometto e membro influente dei Quraishiti. Il suo governo e quello dei 13 immediati successori fu contrassegnato da lotte di successione che culminarono con Alì che fu assassinato nel 661 durante le lotte tra i suoi sostenitori, detti sciiti, e la maggior parte dei musulmani, detti sunniti.

Nei decenni successivi alla morte di Maometto: L’espansione islamica si indirizzò contro l’impero persiano (conquistato in circa 20 anni) e contro Bisanzio cui tolsero parte dei territori in Africa e Siria. Non conquistarono Costantinopoli e anzi ebbero distrutta (677) la flotta. Nel Mediterraneo, occuparono le isole di Cipro, Creta e Rodi. L’espansione islamica si indirizzò contro l’impero persiano (conquistato in circa 20 anni) e contro Bisanzio cui tolsero parte dei territori nel Meridione d’Italia. Non conquistarono Costantinopoli ma riuscirono a distruggerne (677) la flotta; occuparono le isole di Cipro, Creta e Rodi. L’espansione islamica si indirizzò contro la Gallia (conquistata in circa 20 anni) e contro il Patrimonio di San Pietro, cui tolsero il possedimento feudale della Sicilia. Conquistarono Costantinopoli distruggendone (677) la flotta. Nel Mediterraneo, occuparono Cipro, Creta e Rodi. L’espansionismo musulmano si indirizzò contro l’impero persiano (conquistato in circa 200 anni) e contro i Bizantini cui tolsero parte dei territori africani (Cartagine cadde nel 698) e siriani. Espugnarono Costantinopoli nel 677, ma i Bizantini distrussero la flotta araba.

La dominazione araba in Spagna: Iniziò nel 711 con lo sbarco del condottiero Tariq ibn Ziyad (da cui ha nome Gibilterra, il Monte di Tariq). La parte centro meridionale dell’attuale Spagna e il Portogallo costituirono il territorio di al-Andalus. L’Emirato di Cordova era tra i più potenti nel mondo arabo. Verso nord, nel 997 l’espansione raggiunse Santiago di Compostela ma fu fermato in Gallia (732, a Poitier). Iniziò nel 711 con lo sbarco del condottiero Tariq ibn Ziyad nel luogo che dal suo nome si chiama Gibilterra (monte di Tariq). Verso nord, nel 901 l’espansione raggiunse Santiago di Compostela e la zona centro meridionale dell’attuale Portogallo costituì l’Emirato di Cordova uno tra i più ricchi e potenti nel mondo arabo. Avanzata fu fermata in Gallia a Poitier (732). Iniziò nel 811 con lo sbarco del condottiero Tariq ibn Ziyad nel luogo che dal suo nome si chiama Gibilterra (Monte di Tariq). La parte settentrionale dell’attuale Spagna e il Portogallo costituivano il territorio di al-Andalus. Nel X secolo, l’Emirato di Cordova era tra i più potenti nel mondo arabo. Verso nord, nel 997 l’espansione raggiunse Santiago di Compostela. Iniziò nel 711 con lo sbarco del condottiero Tariq ibn Ziyad nel luogo cui gli invasori arabi diedero il nome di Andalusia. La parte centro meridionale dell’attuale Spagna e il Portogallo costituivano il territorio di al-Andalus. Nel X secolo, l’Emirato di Palma de Maiorca era tra i più potenti nel mondo arabo. Verso nord, nel 997 l’espansione raggiunse Santiago di Compostela.

In Sicilia: Gli arabi dominarono per quasi tre secoli. Gli Aghlabiti iniziarono la conquista nel 827, da Mazara, sconfiggendo a Corleone i Bizantini. Palermo cadde nell’anno 831; oltre dieci anni dopo capitolò Messina; Siracusa resistette fino all’anno 878 e più a lungo Taormina (presa nel 962). Gli arabi dominarono per quasi due secoli. I Fatimidi iniziarono la conquista nel 827, da Gela, sconfiggendo a Noto i Bizantini. Palermo cadde nell’anno 831; oltre dieci anni dopo capitolò Messina; Siracusa resistette fino all’anno 878 e più a lungo Taormina (presa nel 892). Gli arabi dominarono per un intero secolo. I Fatimidi iniziarono la conquista nel 827, da Trapani, sconfiggendo a Lercara i Bizantini. Palermo cadde nell’anno 831; oltre dieci anni dopo capitolò Messina; Siracusa resistette fino all’anno 878 e più a lungo Taormina (presa nel 892). Gli arabi dominarono per un intero secolo. Gli Aghlabiti iniziarono la conquista nel 727, da Trapani, sconfiggendo a Lercara i Bizantini. Palermo cadde nell’anno 831; oltre dieci anni dopo capitolò Messina; Siracusa resistette fino all’anno 778 e più a lungo Taormina (presa nel 792).

La Sicilia, durante la dinastia dei Kalbiti: Che ne fecero un emirato indipendente, conobbe floridezza economica. A Palermo vennero costruiti numerosi edifici e si svilupparono attività commerciali e artigianali (lavorazione delle stoffe e dei minerali dell’Etna) e tecniche agricole per produrre grano, frutta, ortaggi, agrumi, palma del dattero e papiro. Ebbero rilievo gli studi sul Corano, quelli filologici e storiografici. Conobbe fu tenuta in condizione politica di completa sottomissione al sultanato africano; a Palermo, gli edifici di culto cristiano vennero tutti trasformati in moschee e minareti. L’economia conobbe un certo sviluppo, anche per la introduzione di nuove tecniche e nuove colture di provenienza africana compatibili con la scarsezza d’acqua proverbiale in Sicilia. Ebbero rilievo gli studi storiografici rimane interdetto ai cristiani lo studio del Corano, anche in chiave filologica. Conobbe floridezza economica. A Palermo vennero costruiti numerosi edifici e si svilupparono attività commerciali e artigianali (lavorazione delle stoffe e dei minerali delle Alpi) e tecniche agricole per produrre Banane, frutta, ortaggi, agrumi, palma del dattero e papiro. Ebbero rilievo gli studi storiografici rimane interdetto ai cristiani lo studio del Corano, anche in chiave filologica. Fu relegata in condizione politica di dipendenza e in situazione di economia stagnante. Gli isolani non conobbero nuovi commerci né nuove tecniche artigianali. I dominatori arabi non avendo interesse per la cultura greca, della quale i bizantini erano portatori nell’isola, chiusero i centri di studio a Palermo e le altre città.

Nei secoli dell’involuzione economica (tra il V e l’VIII), nelle campagne: I contadini dovevano al padrone parte del raccolto e giornate lavorative (corvée) oltre che beni. I coloni liberi dovevano al signore una quota del ricavato; quelli di condizione servile lavoravano la pars massaricia; altre terre, gestite dal proprietario formavano la pars dominicia). Curtis è il nome dell’insieme di queste terre e dei boschi, prati e terre incolte di pertinenza. I contadini erano vincolati alla terra che coltivavano e venduti con essa; al signore dovevano parte del raccolto e giornate lavorate (curtis). Quando i latifondi furono parcellizzati, i coloni liberi dovevano consegnare al signore una quota del ricavato ma avevano uso libero della pars mansaricia. I contadini erano tenuti a corrispondere al padrone parte del raccolto e giornate lavorative (curtis) ed erano vincolati all Jus primae noctis. I coloni liberi dovevano prestare corvée lavorativa nella pars dominica; altre terre erano gestite dal proprietario (pars mansaricia). Le due parti costituivano i beni che facevano capo al signore; ne erano esclusi boschi, prati e terre incolte (di diritto comune). I contadini erano tenuti a corrispondere al padrone parte del raccolto e giornate lavorative (curtis) oltre che beni come polli, uova o utensili. Articolandosi la grande proprietà in concessioni, i coloni liberi dovevano consegnare una quota del ricavato. I coloni di condizione servile lavoravano la pars dominica; altre terre erano gestite dal proprietario (pars mansaricia).

Dopo la morte di Clodoveo, il regno venne diviso: In quattro parti: Neustria, Austrasia, Aquitania e Borgogna. Nel VII secolo ci fu una guerra per l’egemonia in Neustria e Austrasia; uscirono vincitori i maestri di palazzo dell’Austrasia; l’artefice della vittoria fu Pipino II di Heristal che dal 687 al 714 governò Austrasia, Neustria e Borgogna. In tre parti: Neustria, Austrasia, e Borgogna. Nel VII secolo ci fu una guerra per l’egemonia in Neustria e Austrasia; ne uscirono vincitori i maestri di palazzo dell’Austrasia; l’artefice della vittoria fu Pipino II di Heristal che dal 687 al 714 annesse al proprio scettro l’Aquitania. In tre parti: Neustria, Austrasia, e Aquitania. Nel VII secolo ci fu una guerra per l’egemonia in Neustria e Austrasia; ne uscirono vincitori i maestri di palazzo dell’Austrasia; l’artefice della vittoria fu Pipino II di Heristal che dal 687 al 714 governò Austrasia, Neustria e Aquitania. In tre parti: Neustria, Austrasia, e Borgogna. Nel VII secolo ci fu una guerra per l’egemonia in Neustria e Austrasia; ne uscirono vincitori i maestri di palazzo dell’Austrasia; l’artefice della vittoria fu Pipino II di Heristal che dal 687 al 714 governò Austrasia, Neustria e Borgogna.

Dopo la morte di Pipino II: Gli succedette il figlio Carlo Martello che estese l’autorità del potere regio sulla Frisia e la Turingia; rivolse i suoi interessi verso l’Aquitania e affrontò anche il pericolo degli Arabi che avevano valicato i Pirenei; li sconfisse a Poitiers, nel 732. Gli succedette il figlio Carlo il Calvo che estese l’autorità del potere regio sulla Frisia e la Turingia; rivolse i suoi interessi verso l’Aquitania e affrontò anche il pericolo degli Arabi che avevano valicato le Alpi; li sconfisse a Poitiers, nel 732. Gli succedette il figlio Carlo il Grosso che estese l’autorità del potere regio sulla Frisia e la Turingia; rivolse i suoi interessi verso l’Aquitania e affrontò anche il pericolo degli Arabi che avevano valicato i Pirenei; li sconfisse a Poitiers, nel 712. Gli succedette il figlio Ludovico il Pio che estese l’autorità del potere regio sulla Frisia e la Turingia; rivolse i suoi interessi verso l’Andalusia e affrontò anche il pericolo degli Arabi che avevano valicato i Pirenei; li sconfisse a Poitiers, nel 732.

Carlo Martello divide il regno tra i figli: Nel 741. Al primogenito Carlomanno andò l’Austrasia, l’Alemannia e la Turingia; al secondogenito Pipino il Breve lasciò la Neustria, la Borgogna e la Provenza. Carlomanno abdicò a favore di Pipino e si ritirò nel monastero di Montecassino. Nel 741. Al primogenito Carlomanno andò l’Austrasia e la Turingia; al secondogenito Pipino il Breve lasciò la Neustria e la Provenza; diede la Borgogna e l’Alemannia a Dagoberto. Carlomanno abdicò a favore di Pipino e si ritirò nel monastero di Fulda. Nel 754. Al primogenito Carlomanno andò l’Austrasia e la Turingia; al secondogenito Pipino il Breve lasciò la Neustria e la Provenza; diede la Borgogna e l’Alemannia a Dagoberto. abdicò a favore di Pipino e si ritirò nel monastero di Montecassino. Nel 741. Al primogenito Carlomanno andò la Neustria, la Borgogna e la Provenza; al secondogenito Pipino il Breve lasciò l’Austrasia, l’Alemannia e la Turingia. Carlomanno abdicò a favore di Pipino e si ritirò nel monastero di Nonantola.

Bonifacio, monaco: Anglosassone, ebbe un ruolo determinante per immettere nell’orbita cattolica il popolo franco. Carlomanno e Pipino ne appoggiarono la missione evangelizzatrice fra i Frigi e i Sassoni. Facendosi ungere con l’olio santo da Bonifacio, Pipino diede un segnale di collaborazione al Papa. Sassone, ebbe un ruolo determinante per immettere nell’orbita cattolica i Teutoni. Carlomanno e Pipino ne vietarono l’opera di evangelizzazione fra i Germani ma facendosi ungere con l’olio santo da Bonifacio, Pipino manifestò obbedienza alla Chiesa. Moresco, ebbe un ruolo determinante per immettere nell’orbita cattolica i Saraceni. Carlomanno e Pipino appoggiarono la sua missione evangelizzatrice fra i Cimbri e i Teutoni e, facendosi ungere con l’olio santo da Bonifacio, Pipino diede un segnale di disponibilità alla Chiesa. Franco, ebbe un ruolo determinante per immettere nell’orbita cattolica il suo popolo. Carlomanno e Pipino appoggiarono la sua missione evangelizzatrice fra i Cimbri e i Teutoni, e facendosi ungere con l’olio santo da Bonifacio, Pipino diede un segnale di disponibilità alla Chiesa.

La ritualità del conferimento vassallatico: I Franchi formalizzavano la nomina a cavaliere con la cerimonia «dell’omaggio». Il giovane guerriero (vassus) – che doveva essere fornito della cavalcatura, dell’armatura e di armi adeguate – si legava al signore col vincolo di fedeltà quindi otteneva il «feudo» con la cerimonia di investitura. I Franchi formalizzavano la nomina a conte con la cerimonia «dell’omaggio». Il giovane guerriero (comes), che veniva fornito della cavalcatura, dell’armatura e di armi dal signore si legava a questo col vincolo di fedeltà e durante la medesima cerimonia otteneva l’investitura del «feudo». I Franchi formalizzavano la nomina a barone con la cerimonia «dell’omaggio». Il giovane guerriero, che veniva fornito della cavalcatura, dell’armatura e di armi dal signore si legava a questo col vincolo di fedeltà per questo otteneva l’investitura del «feudo» nella stessa cerimonia. I Franchi formalizzavano la nomina a cavaliere con la cerimonia «dell’omaggio». Il giovane guerriero (vassus), che veniva fornito della cavalcatura, dell’armatura e di armi dal signore si legava a questo col vincolo di fedeltà per questo otteneva il «feudo» con la cerimonia di investitura.

Nel 754, il papa Stefano II invoca l’aiuto dei Franchi contro i Longobardi: Il re longobardo Astolfo avvia la conquista dei territori Bizantini avvicinandosi al territorio Sancti Petri; Stefano II si reca in Francia e chiede aiuto a Pipino il Breve che, patrizio dei Romani, è protettore della Chiesa. I Franchi sconfiggono i Longobardi alla Chiusa di San Michele e a Pavia. Il re longobardo Adelchi avvia la conquista dei territori Bizantini e del territorio Sancti Petri; Stefano II si reca in Francia e chiede aiuto a Desiderio che, patrizio dei Romani, è protettore della Chiesa. I Franchi sconfiggono i Longobardi alle Chiuse di Verona e ad Aquileia. Il re longobardo Liutprando avvia la conquista dei territori Bizantini e del territorio Sancti Petri; Stefano II si reca in Francia e chiede aiuto a Carlo il Grosso che, patrizio dei Romani, è protettore della Chiesa. I Franchi sconfiggono i Longobardi alle Chiuse di Verona e a Pavia. Il re longobardo Astolfo avvia la conquista dei territori Bizantini avvicinandosi al territorio Sancti Petri; Stefano II si reca in Francia e chiede aiuto a Carlo Martello che, patrizio dei Romani, è protettore della Chiesa. I Franchi sconfiggono i Longobardi alle Chiuse di Verona e a Pavia.

L’epilogo della dominazione longobarda in Italia: Si ha con re Desiderio malgrado un proposito iniziale di pace tra i due popoli, sancito con i matrimoni (poi infranti) dei due figli di Pipino, Carlomanno e Carlo, con le due figlie di Desiderio Gerberga e Ermengarda. Chiamato da papa Adriano I, nel 773 Carlo sconfisse i Longobardi e dopo aver assediato Pavia per dieci mesi costrinse Desiderio a seguirlo in Francia come prigioniero. Si ha con re Adelchi malgrado un proposito iniziale di pace tra i due popoli, sancito con i matrimoni (poi infranti) dei due figli di Pipino, Carlomanno e Carlo, con le due figlie di Desiderio Gerberga e Ermengarda. Chiamati da papa Adriano I, i Franchi nel 783 confissero i Longobardi e dopo aver assediato Pavia per dieci mesi costrinse Adelchi a seguirlo in Francia come prigioniero. Si ha con re Liutprando malgrado un proposito iniziale di pace tra i due popoli, sancito con i matrimoni (poi infranti) dei due figli di Pipino, Carlomanno e Carlo, con le due figlie di Desiderio Gerberga e Ermengarda. Chiamati da papa Adriano I, i Franchi nel 793 confissero i Longobardi e dopo aver assediato Pavia per dieci mesi costrinse il re a seguirlo in Francia come prigioniero. Si ha con re Desiderio malgrado un proposito iniziale di pace tra i due popoli, sancito con i matrimoni (poi infranti) dei due figli di Desideri, Carlomanno e Carlo, con le due figlie di Pipino Gerberga e Ermengarda. Chiamati da papa Leone III, i Franchi nel 783 confissero i Longobardi e dopo aver assediato Pavia per dieci mesi costrinse Adelchi a seguirlo in Francia come prigioniero.

Carlo è incoronato Imperatore: Da papa Leone III. Riconoscente al re dei Franchi Carlo – che, nel 799, lo aveva fatto liberare dalla prigione in un monastero – il Papa ne invocò l’aiuto contro i suoi accusatori; Carlo organizzò per il 1°dicembre dell’anno 800 un’assemblea di prelati che prosciolse il Papa dalle accuse; due giorni dopo, durante la Messa di Natale, il Papa coronò Carlo imperatore. Da papa Adriano I. Riconoscente al re dei Franchi Carlo – che, nel 799, lo aveva fatto liberare dalla prigione in un monastero – il Papa ne invocò l’aiuto contro i suoi accusatori; Carlo organizzò per il 1°dicembre dell’anno 800 un’assemblea di prelati che prosciolse il Papa dalle accuse; due giorni dopo, durante la Messa di Natale, il Papa coronò Carlo imperatore. Da papa Leone III. Riconoscente al re dei Franchi Carlo – che, nel 799, lo aveva fatto eleggere al Soglio pontificio – il Papa organizzò per il 1°dicembre dell’anno 799 un’assemblea di prelati che convenne sulla sacralità del trono dei Franchi; pertanto, durante la Messa di Natale dell’anno 800, il Papa coronò Carlo imperatore. Da papa Adriano I. Riconoscente al re dei Franchi Carlo – che, nel 799, lo aveva fatto liberare dalla prigione in un monastero – il Papa ne invocò l’aiuto contro i suoi accusatori; Carlo organizzò per il 1°dicembre dell’anno 799 un’assemblea di prelati che prosciolse il Papa dalle accuse; due giorni dopo, durante la Messa di Natale, il Papa coronò Carlo imperatore.

L’organizzazione territoriale nel regno dei Franchi: Fu riformata da Carlo Magno. Creò distretti a capo dei quali mise dei funzionari pubblici con il titolo di conti i quali avevano compiti riguardanti la difesa; le contee di frontiera denominò marche; altri grandi distretti erano i ducati che spesso avevano carattere nazionale. Per tenere sotto controllo questi funzionari Carlo aveva a sua disposizione suoi fedelissimi chiamati vassi dominici. Fu riformata da Leone III. Creò distretti a capo dei quali mise funzionari pubblici con il titolo di vscovi i quali avevano compiti riguardanti la difesa; le contee di frontiera denominò ducati; altri grandi distretti erano i granducati che spesso avevano carattere nazionale. Per tenere sotto controllo questi funzionari Leone aveva a sua disposizione suoi fedelissimi chiamati comites. Fu riformata da Carlo Magno. Creò distretti a capo dei quali mise dei funzionari pubblici con il titolo di vassi dominici i quali avevano compiti riguardanti la difesa; le contee di frontiera denominò marche; altri grandi distretti erano i ducati che spesso avevano carattere nazionale. Per tenere sotto controllo questi funzionari Carlo aveva a sua disposizione suoi fedelissimi chiamati comites. Fu riformata da Carlo Magno. Creò distretti a capo dei quali mise funzionari pubblici con il titolo di conti i quali avevano compiti riguardanti la difesa; le contee di frontiera denominò ducati; altri grandi distretti erano i granducati che spesso avevano carattere nazionale. Per tenere sotto controllo questi funzionari Carlo aveva a sua disposizione suoi fedelissimi chiamati vassi dominici.

Carlo Magno provvide: Nell'anno 806, a dividere i suoi domini tra i tre figli: al primogenito Carlo assegnò gran parte della Francia e le terre orientali, a Ludovico (il Pio) l'Aquitania, a Pipino l'Italia e la Baviera. La morte prematura di Carlo e Pipino fece sì che Ludovico ereditasse il titolo e tutti i domini dal padre. Nell'anno 800, a dividere i suoi domini tra i tre figli: al primogenito Carlo assegnò gran parte della Francia e le terre orientali, a Ludovico (il Pio) l'Aquitania, a Pipino l'Italia e la Baviera. La morte prematura di Carlo e Pipino fece sì che Ludovico ereditasse il titolo e tutti i domini dal padre. Nell'anno 806, a dividere i suoi domini tra i tre figli: al primogenito Carlo assegnò l'Italia e la Baviera, a Ludovico (il Pio) l'Aquitania, a Pipino gran parte della Francia e le terre orientali. La morte prematura di Carlo e Pipino fece sì che Ludovico ereditasse il titolo e tutti i domini dal padre. Nell'anno 800, a dividere i suoi domini tra i tre figli: al primogenito Carlo assegnò gran parte della Francia e le terre orientali, a Ludovico (il Pio) l'Aquitania, a Pipino l'Italia e la Baviera. La morte prematura di Carlo e Ludovico fece sì che Pipino ereditasse il titolo e tutti i domini dal padre.

Per tempo, l'imperatore Ludovico il Pio: Provvide a regolamentare la successione dei figli emanando, nel'817, la Ordinatio imperii. Erede imperiale, designò Lotario e agli altri due destinò domini su territori periferici: a Pipino l'Aquitania e la marca spagnola, e a Ludovico, detto il Germanico, la Baviera. Provvide a regolamentare la successione dei figli emanando, nel'807, la Ordinatio imperii. Erede imperiale, designò Lotario e agli altri due destinò domini su territori periferici: a Pipino l'Aquitania e la marca spagnola, e a Ludovico, detto il Germanico, la Baviera. Provvide a regolamentare la successione dei figli emanando, nel'817, la Constitutio imperii. Erede imperiale, designò Lotario e agli altri due destinò domini su territori periferici: a Pipino l'Aquitania e la marca spagnola, e a Ludovico, detto il Germanico, la Baviera. Provvide a regolamentare la successione dei figli emanando, nel'817, la Ordinatio imperii. Erede imperiale, designò Ludovico e agli altri due destinò domini su territori periferici: a Pipino l'Aquitania e la marca spagnola, e a Lotario, detto il Germanico, la Baviera.

Dopo la morte, nell'840, dell'imperatore Ludovico il Pio: Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo (succeduto a Pipino) imposero (843) a Lotario il Trattato di Verdun col quale conservava il titolo onorifico di imperatore e governava in nord Italia, Provenza, Borgogna, Lorena e Olanda. A Carlo il Calvo toccò la Neustria, l'Aquitania e la Marca ispanica; a Ludovico, la parte orientale (Carinzia, Baviera, Alemannia, Turingia e Sassonia). Ludovico il Germanico e Carlo il Grosso (succeduto a Pipino) imposero (843) a Lotario il Trattato di Verdun col quale conservava il titolo di imperatore e governava in nord Italia, Provenza, Borgogna, Lorena e Olanda. A Ludovico toccò la Neustria, l'Aquitania e la Marca ispanica; a Carlo toccò la parte orientale dell'impero (Carinzia, Baviera, Alemannia, Turingia e Sassonia). Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo (succeduto a Carlo Magno) imposero (843) a Lotario il Trattato di Verdun col quale conservava il titolo di imperatore e governava in nord Italia, Provenza, Borgogna, Lorena e Olanda. A Carlo il Calvo toccò la Neustria, l'Aquitania e la Marca ispanica; a Ludovico toccò la parte orientale dell'impero (Carinzia, Baviera, Alemannia, Turingia e Sassonia). Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo (succeduto a Pipino) imposero (823) a Lotario il Trattato di Verdun col quale conservava il titolo onorifico di imperatore e governava in nord Italia, Provenza, Borgogna, Lorena e Olanda. A Carlo il Calvo toccò la Neustria, l'Aquitania e la Marca ispanica; a Ludovico, la parte orientale (Carinzia, Baviera, Alemannia, Turingia e Sassonia).

Il problema della successione dinastica nel Sacro Romano Impero si ripropose alla morte di: Lotario (855). Gli succedette il figlio Ludovico II che morendo nell'876 lasciò il suo regno e la corona imperiale allo zio Carlo il Calvo. Poiché né Ludovico II né Carlo avevano lasciato eredi, il figlio di Ludovico il Germanico, Carlo il Grosso governò tutto l'Impero. Lotario (835). Gli succedette il figlio Ludovico il Pio che morendo nell'846 lasciò il suo regno e la corona imperiale allo zio Carlo il Grosso. Poiché né Ludovico II né Carlo avevano lasciato eredi, il figlio di Ludovico il Germanico, Carlo il Calvo governò tutto l'Impero. Lotario (835). Gli succedette il figlio Ludovico III che morendo nell'856 lasciò il suo regno e la corona imperiale allo zio Carlo il Calvo. Poiché né Ludovico II né Carlo avevano lasciato eredi, il figlio di Ludovico il Germanico, Carlo il Grosso governò tutto l'Impero. Lotario (835). Gli succedette il figlio Ludovico il Pio che morendo nell'856 lasciò il suo regno e la corona imperiale allo zio Carlo il Calvo. Poiché né Ludovico III né Carlo avevano lasciato eredi, il figlio di Ludovico il Germanico, Carlo il Grosso governò tutto l'Impero.

La fine del Sacro Romano Impero: Si compì con Carlo il Grosso. Incapace di fronteggiare le incursioni dei Normanni e gli intrighi di corte, abdicò nell'887 e l'anno dopo morì in un monastero. La parte orientale con la dignità imperiale andò ad Arnolfo di Carinzia; la Francia, al conte di Angers, re Oddone; il regno d'Italia fu attribuito al marchese del Friuli Berengario il quale era lontanamente imparentato con i Carolingi. Si compì con Carlo il Calvo. Incapace di fronteggiare le incursioni dei Normanni e gli intrighi di corte, abdicò nell'887 e l'anno dopo morì in un monastero. La parte orientale con la dignità imperiale andò ad Arnolfo di Carinzia; la Francia, al conte di Angers, re Oddone; il regno d'Italia fu attribuito al marchese del Friuli Berengario il quale era lontanamente imparentato con i Merovingi. Si compì con Berengario. Incapace di fronteggiare le incursioni dei Normanni, gli intrighi di corte, abdicò nell'887 e l'anno dopo morì in un monastero. La parte orientale con la dignità imperiale andò ad Arnolfo di Carinzia; la Francia, al conte di Angers, re Oddone; il regno d'Italia fu attribuito al marchese del Friuli Carlo il Grosso il quale era imparentato con i Carolingi.

Con Signoria Bannale: Si intende un uso invalso in zone dell'Europa tra il IX-X secolo per cui grandi proprietari terrieri esercitavano abusivamente i poteri di comando senza averne delega dal re né dai suoi funzionari. Si intende un uso invalso in zone dell'Europa tra il IV-V secolo per cui grandi proprietari terrieri esercitavano abusivamente i poteri di comando senza averne delega dal re né dai suoi funzionari. Si intende un uso invalso in zone dell'Europa tra il IX-X secolo per cui grandi proprietari terrieri esercitavano il potere di comando per una finalità pubblica con il consenso dei funzionari del re. Si intende un uso invalso in zone dell'Europa tra il IX-X secolo per cui grandi proprietari terrieri venivano allontanati dal feudo dai funzionari del re, essendosi macchiati di fellonia.

Le migrazioni dei popoli seminomadi continuarono con l'invasione degli Ungari: Che nell'896 erano in Pannonia (attuale Ungheria). In Italia devastarono Pavia (899) e raggiunsero Campania e Puglia. Raggiunsero anche Parigi e nel X secolo la Spagna e il Belgio. Che nell'830 erano in Pannonia (attuale Ungheria). In Italia devastarono Pavia (831) e raggiunsero Campania e Puglia. Raggiunsero anche Parigi e nel X secolo la Spagna e il Belgio. Che nell'830 erano in Pannonia (attuale Olanda). In Italia devastarono Pavia (831) e raggiunsero Campania e Puglia. Raggiunsero anche Parigi e nel X secolo la Spagna e il Belgio. Che nell'830 erano in Pannonia (attuale Portogallo). In Italia devastarono Trento (899) e raggiunsero la Sicilia. Raggiunsero anche Parigi e nel X secolo la Spagna e la costa nord africana.

Il valore di Ottone di Sassonia: Si dimostrò contro i Magiari che sconfisse ad Augusta, nel 955. In seguito, questa popolazione fu convertita al Cristianesimo e sostanzialmente integrata nel sistema politico-culturale europeo. Si dimostrò contro i Magiari. Sconfiggendoli ad Aquisgrana, nel 955, si avvalorò come degno della corona imperiale. Si dimostrò contro i Magiari che sconfisse sulla Mosa, nel 955. La successiva conversione al Cristianesimo, produsse una forte limitazione alla spinta espansionistica di questo popolo. Si dimostrò contro i Magiari che sconfisse ad Augusta, nel 1055. In seguito, questa popolazione fu convertita al Cristianesimo e sostanzialmente integrata nel sistema politico-culturale europeo.

Nel X secolo, l'Europa cristiana fu minacciata dagli attacchi dei Saraceni: Che, dopo aver completato la conquista della Sicilia nel 902, crearono emirati a Bari e Taranto; da qui costruiti insediamenti fortificati, partivano per le loro incursioni, saccheggi e razzie. Che, dopo aver completato la conquista della Sicilia nel 902, crearono emirati a Siracusa e Noto, dove costruivano insediamenti fortificati e poi da lì partivano per le loro incursioni e razzie. Che, dopo aver completato la conquista della Sicilia nel 999, crearono emirati a Bari e Taranto; da qui, costruiti insediamenti fortificati, partivano per le loro incursioni e razzie. Che, prima di conquistare la Sicilia, nel 902 avevano già creato emirati a Bari e Taranto; da queste città partivano per le loro incursioni e razzie.

L'ambizione dei feudatari che aspiravano a lasciare in eredità: I feudi produsse instabilità nel sistema delle investiture. Con il Capitolare di Quierzy, emanato da Carlo il Calvo nell'877 si stabiliva l'eredità dei feudi maggiori, cioè di quelli concessi dal re o dall'imperatore. Per i feudi minori concessi dai vassalli ai loro fedeli (valvassini) provvederà la Constitutio de feudis, emanata nel 1037 da Corrado II. I feudi produsse instabilità nel sistema delle investiture. Con la Constitutio de feudis, emanata da Carlo il Calvo nell'817 si stabiliva l'eredità dei feudi maggiori, cioè di quelli concessi dal re o dall'imperatore. Per i feudi minori concessi dai vassalli ai loro fedeli (valvassini) provvederà il Capitolare di Quierzy, emanata nel 1037 da Corrado II. I feudi produsse instabilità nel sistema delle investiture. Con il Capitolare di Quierzy, emanato da Carlo il Grosso nell'877 si stabiliva l'eredità dei feudi maggiori, cioè di quelli concessi dal re o dall'imperatore. Per i feudi minori concessi dai vassalli ai loro fedeli (valvassini) provvederà la Constitutio de feudis, emanata nel 937 da Corrado II. I feudi diede stabilità al sistema delle investiture. Con il Capitolare di Quierzy, emanato da Corrado II il Salico nell'877 si stabiliva l'eredità dei feudi maggiori, cioè di quelli concessi dal re o dall'imperatore. Per i feudi minori concessi dai vassalli ai loro fedeli (valvassini) provvederà la Constitutio de feudis, emanata nel 1037 da Carlo il Calvo.

Il particolarismo nell’Italia del X secolo si ebbe per la coesistenza di: Regno d’Italia (con annesso titolo della corona imperiale); Ducati di Benevento, Salerno e Capua, dei Longobardi; Sicilia che gli Arabi avevano tutta conquistata all’inizio del 900; Territorio di San Pietro (Lazio, Marche e Umbria); Territori sotto giurisdizione dell’Impero bizantino. Regno d’Italia (con annesso titolo della corona imperiale); Ducati di Benevento, Salerno e Capua, in mano ai Bizantini; Sicilia di cui gli Arabi avevano completato la conquista all’inizio del 900; Territorio di San Pietro (Lazio, Marche e Umbria); Territori ancora sotto giurisdizione longobarda. Regno d’Italia; Ducati di Benevento, Salerno e Capua, in mano ai Longobardi; Sicilia di cui gli Arabi avevano completato la conquista all’inizio del 900; Territorio di San Pietro (Lazio, Marche e Umbria); Territori ancora sotto giurisdizione dell’Impero bizantino (con annesso titolo imperiale). Regno d’Italia (in mano ai Longobardi); Ducati di Benevento, Salerno e Capua, in mano ai Bizantini; Sicilia di cui gli Arabi avevano completato la conquista all’inizio del 900; Territorio di San Pietro (Lazio, Marche e Umbria); altri territori ancora sotto giurisdizione dell’Impero bizantino.

Berengario I, marchese del Friuli: Ottenne il Regno d’Italia dopo la deposizione di Carlo il Grosso. Il suo scettro fu insidiato dal duca di Spoleto Guido II, dal di lui figlio Lamberto II, e da Ludovico di Provenza. Ottenne dal papa Giovanni X la corona imperiale; fu sconfitto e spodestato nel 924 da Rodolfo di Borgogna. Ottenne il titolo imperiale alla deposizione di Carlo il Grosso. Il suo scettro fu insidiato dal duca di Spoleto Guido, da suo figlio Lamberto, e da Ludovico di Provenza. Berengario ottenne dal papa Giovanni X la corona imperiale; perdette il trono soltanto nel 924, sconfitto dai Comuni lombardi. Ottenne il Regno d’Italia dopo la morte di Carlo il Grosso e difese lo scettro dal duca di Sassonia Enrico Uccellatore e dal figlio Ottone. Berengario ottenne dal papa Giovanni X la corona imperiale; dovette cedere il trono soltanto nel 924, sconfitto definitivamente da Rodolfo di Borgogna. Ottenne il Regno di Sassonia dopo la morte di Carlo il Grosso e lo difese, con esito alterno, dal duca di Sassonia Enrico Uccellatore e dal di lui figlio Ottone. Berengario ottenne dal papa Leone III la corona imperiale. Lasciò il trono nel 924, sconfitto definitivamente da Rodolfo di Borgogna.

Berengario II, marchese d’Ivrea: Nel 950 fu incoronato re d’Italia. Il suo regno fu contrastato nella circostanza in cui Adelaide (nuora del re Lotario) per avere giustizia si rivolse a Ottone I; questi ingerendosi nelle politiche italiane, la sposò e sconfisse Gerengario II. Il papa Giovanni XII lo coronò (961) re e imperatore. Nel 950 fu incoronato re dei Franchi. Il suo regno fu aspramente contrastato nella circostanza in cui Amalasunta (nuora del re Lotario) per avere giustizia si rivolse a Ottone I; questi ingerendosi nelle politiche italiane, sposò la donna, sconfisse Berengario II e fu coronato (961) imperatore. Nel 970 fu incoronato re d’Italia. Il suo regno fu aspramente contrastato nella circostanza in cui Adelaide (nuora del re Desiderio) per avere giustizia si rivolse a Ottone I; questi ingerendosi nelle politiche italiane, nel 971 sposò la donna, sconfisse Berengario II e cinse le corone regia e imperiale. Nel 950 fu incoronato imperatore del Sacro Romano impero re di nazionalità Germanica. Il suo regno fu aspramente contrastato e infine gli fu tolto dal re Lotario. Il potere fu allora nelle mani di Ottone I: Il papa Giovanni XII gli conferì (961) sia la corona regia che quella imperiale.

I Conti di Tuscolo: Ebbero a Roma grande potere. Marozia, discendente dei Tuscolo, sposa nel 932 al re d’Italia Ugo di Provenza, nutriva ambizioni per i suoi, sulla corona del Regno d’Italia e sul Soglio pontificio. Le si oppose il fratello di papa Giovanni XI, Alberico che governò fino al 954 la città sapientemente. Ebbero a Roma grande potere. Mariozza, discendente dei Tuscolo, sposa nel 982 al re d’Italia Ugo di Provenza, nutriva ambizioni per i suoi, sulla corona del Regno d’Italia e sul papato. Le si oppose il fratello di papa Giovanni XI, Alberigo che governò fino al 954 la città sapientemente. Ebbero a Roma grande potere. Marozia, discendente dei Tuscolo, sposa nel 932 al re d’Italia Berengario I, nutriva ambizioni per i suoi, sulla corona del Regno d’Italia e sul Soglio pontificio. Le si oppose il fratello di papa Giovanni XI, Federigo degli Alberighi. Ebbero a Roma grande potere. Marozia, discendente dei Tuscolo, sposa nel 932 al re d’Italia Berengario I, nutriva ambizioni per i suoi, sulla corona del Regno d’Italia e sul Soglio pontificio. I suoi disegni furono interrotti vilentemente dai sicari di Papa Giovanni XI.

La dinastia di Sassonia: Con l’ascesa di Ottone I a imperatore (962), diede compimento a un’ascesa meritevole di riconoscimenti avendo già con Enrico Uccellatore (919-936) compiuto una lunga e intensa attività politico-militare e avendo contrastato l’invasione dei Magiari (Lechfeld, 955). Con l’ascesa di Alberico I a imperatore (972), diede compimento a un’ascesa meritevole di riconoscimenti avendo già con Enrico Uccellatore (919-936) compiuto una lunga e intensa attività politico-militare e avendo contrastato l’invasione dei Magiari (Lechfeld, 935). Con l’ascesa di Ottone I a imperatore (962), diede compimento a un’ascesa meritevole di riconoscimenti avendo già con Goffredo Uccellatore (919-936) compiuto una lunga e intensa attività politico-militare e avendo contrastato l’invasione dei Normanni (Lechfeld, 955). Con l’ascesa di Ottone I a imperatore (962), diede compimento a un’ascesa meritevole di riconoscimenti avendo già con Enrico Uccellatore (919-936) compiuto una lunga e intensa attività politico-militare e avendo contrastato l’invasione dei Magiari (Magonza, 935).

Il regno dei Germani era costituito: Dai ducati di Sassonia, Franconia, Svevia, Baviera e Lorena. Con la collaborazione dei funzionari e dell’aristocrazia, Ottone I creò uno spirito di appartenenza tedesca; nominò liberamente vescovi e abati e li coinvolse nel governo di contee e città favorì gli studi nelle abbazie e nei monasteri. Dai ducati di Sassonia, Franconia, Svevia, Palatinato e Carinzia. Con la collaborazione dei funzionari e dell’aristocrazia, Ottone I creò uno spirito di appartenenza tedesca; nominò vescovi e abati e li coinvolse nel governo di contee e città favorì gli studi nelle abbazie e nei monasteri. Dai ducati di Sassonia, Franconia, e Danimarca. Con la collaborazione dei funzionari e dell’aristocrazia, Ottone I creò uno spirito di appartenenza tedesca, e favorì gli studi nelle abbazie e nei monasteri. Erano i papi a scegliere i vescovi titolari dell’attività pastorale in Germania. Dalle contee di Sassonia, Franconia, Svevia, Baviera e Lorena. Con la collaborazione dei funzionari e dell’aristocrazia, Ottone I creò uno spirito di appartenenza tedesca; nella nomina dei vescovi e degli abati doveva attenersi all’indicazione del pontefice.

Ottone risedette a lungo in Italia, fin dal 961: Negli anni di questa permanenza cercò di risollevare le condizioni del papato, e lo fece deponendo Giovanni XII, il papa da cui era stato coronato re d’Italia e Imperatore, e facendosi carico di garantire la correttezza dell’elezione papale. Sconfisse i longobardi di Benevento e Capua, ma dai bizantini di Bari fu sconfitto (968) e dovette trattare con l’imperatore orientale Niceforo Foca. Negli anni di questa permanenza cercò di risollevare le condizioni del papato, e lo fece deponendo Giovanni XII, il papa da cui era stato coronato re d’Italia e Imperatore, e facendosi carico di garantire la correttezza dell’elezione papale. Sconfisse i longobardi di Benevento e Capua, ma dai bizantini di Bari fu sconfitto (988) e dovette trattare con l’imperatore orientale Tedoforo Foca. Negli anni di questa permanenza cercò di risollevare le condizioni del papato, e lo fece deponendo Giovanni X, il papa da cui era stato coronato re d’Italia e Imperatore, e facendosi carico di garantire la correttezza dell’elezione papale. Sconfisse i saraceni di Benevento e Capua, ma dai bizantini di Bari fu sconfitto (968) e dovette trattare con l’imperatore orientale Niceforo Foca. Negli anni di questa permanenza cercando di asservire il papato al potere imperiale, depose Giovanni XII, il papa da cui era stato coronato re d’Italia e Imperatore. Portato l’esercito nel Meridione ebbe successo sui bizantini di Benevento e Capua, ma a Bari fu sconfitto (968) dai Longobardi.

Il Sacro Impero Germanico, dopo la morte di Ottone (973): Il figlio Ottone II affrontò la riottosità dei duchi di Lorena, Svevia e Baviera, mentre a Roma l’aristocrazia riprendendo potere uccideva il filo imperiale Benedetto VI ed eleggeva Bonifacio VII. Nel Meridione i Bizantini non mostravano di temere il rampollo di Sassonia, ma furono i Saraceni a piegarlo militarmente (nel 982, in Calabria). Nel 983 morì a soli 28 anni. Il fratello Ottone II affrontò la riottosità dei duchi di Lorena, Svevia e Baviera, mentre a Roma l’aristocrazia riprendendo potere uccideva il filo imperiale Bonifacio VII ed eleggeva Benedetto VI. Nel Meridione i Bizantini non mostravano di temere il rampollo di Sassonia, ma furono i Saraceni a piegarlo militarmente (nel 982, in Calabria). Nel 983 morì a soli 28 anni. Il fratello Ottone II affrontò la riottosità dei duchi di Lorena, Svevia e Baviera, mentre a Roma l’aristocrazia riprendendo potere uccideva il filo imperiale Bonifacio VII ed eleggeva Benedetto VI. Nel Meridione i Bizantini mostravano di temere il rampollo di Sassonia; non così i Saraceni che lo sconfissero nel 992, in Calabria. Nel 993 morì a soli 28 anni. Il fratello Ottone II affrontò la riottosità dei duchi danesi, svedesi e bavari, mentre a Roma l’aristocrazia riprendendo potere uccideva il filo imperiale Bonifacio VII ed eleggeva Benedetto VI. Nel Meridione i Saraceni mostravano di temere il rampollo di Sassonia; non così i Bizantini che lo sconfissero (nel 982, in Calabria). Nel 983 morì a soli 28 anni.

Alla morte di Ottone II, Ottone III era in minore età e sotto reggenza: Della madre Teofane. Nel 996 ascese al trono e nominò un pontefice fidato e nel 999 il suo maestro (che prese il nome di Silvestro II). A Roma elaborò una utopica politica di restaurazione dell’impero, ostacolata dai feudatari capeggiati da Arduino di Ivrea. Lo cacciarono i romani stessi, nel 1001; morì nel gennaio 1002, a soli 22 anni, senza lasciare eredi. Della madre Adelaide. Nel 996 ascese al trono e nominò papa subito il suo maestro (che prese il nome di Silvestro II). A Roma elaborò una utopica politica di restaurazione dell’impero, ostacolata dai feudatari capeggiati da Arduino di York. Lo cacciarono i romani stessi, nel 1001; morì nel gennaio 1002, a soli 22 anni, senza lasciare eredi. Della madre Adelaide. Nel 996, compiti i 16 anni, ascese al trono e nominò papa subito il suo maestro (che prese il nome di Silvestro I). A Roma elaborò una utopica politica di restaurazione dell’impero, ostacolata dai feudatari capeggiati da Arcuino di York. Lo cacciarono i romani stessi, nel 1001; morì nel gennaio 1002, a soli 22 anni, senza lasciare eredi. Della nonna Adelaide. Nel 996, compiti i 16 anni, ascese al trono e nominò papa subito un suo parente che prese il nome di Silverio I. A Roma elaborò una utopica politica di restaurazione dell’impero, ostacolata dai feudatari capeggiati da Arduino di Franconia. Lo cacciarono i romani stessi, nel 1011; morì nel gennaio 1012, a soli 32 anni, lasciando una figlia come erede.

Alla morte Ottone III, fu imperatore Corrado II, il Salico: Designato in un ramo collaterale alla famiglia di Sassonia. Nei consueti contrasti con i feudatari maggiori, in specie con il vescovo di Milano Ariberto d’Intimiano - che cercava di impedire la trasmissione ereditaria dei feudi minori per impedire la crescita della piccola nobiltà -, nel 1037 emanò la Constitutio de feudis, nota anche come Edictum de beneficiis regni Italici. Designato in un ramo della famiglia Merovingia. Nei consueti contrasti con i feudatari maggiori, in specie con il vescovo di Pavia Ariberto d’Intimiano - che cercava di impedire la trasmissione ereditaria dei feudi minori per impedire la crescita della nobiltà maggiore-, nel 1027 emanò la Constitutio de feudis, nota anche come Edictum de beneficiis regni Italici. Designato in un ramo della famiglia di Svevia. Nei consueti contrasti con i feudatari minori, in specie con il vescovo di Aquileia Ariberto d’Intimiano - che cercava di impedire la trasmissione ereditaria dei feudi maggiori per impedire la crescita della piccola nobiltà -, nel 1037 emanò la Constitutio de feudis, nota anche come Edictum de beneficiis regni Italici. Designato in un ramo della famiglia di Franconia. Nei consueti contrasti con i feudatari maggiori, in specie con il vescovo di Aquileia Ariberto d’Intimiano - che cercava di impedire la trasmissione ereditaria dei feudi minori per impedire la crescita della piccola nobiltà -, nel 1037 emanò la Constitutio de feudis, nota anche come Edictum de beneficiis regni Italici.

Nel periodo di decadenza dell’Impero bizantino: Venne attuata una riforma amministrativa del territorio dividendolo in temi, con a capo uno stratega, e distribuendo in maniera razionale i possedimenti; terre vennero date ai soldati (stratioti), in funzione colonizzatrice, e venne favorita la classe dei contadini liberi con piccole proprietà. Venne attuata una riforma amministrativa del territorio dividendolo in curtis, con a capo uno stratega, e distribuendo in maniera razionale i possedimenti; terre vennero date ai soldati (stratioti), in funzione colonizzatrice, e venne favorita la classe dei contadini liberi con piccole proprietà. Venne attuata una riforma amministrativa del territorio dividendolo in temi, con a capo uno stratiota, e distribuendo in maniera razionale i possedimenti; terre vennero date ai soldati (milites), in funzione colonizzatrice, e venne favorita la classe dei contadini liberi con piccole proprietà. Venne attuata una riforma amministrativa del territorio dividendolo in temi, con a capo uno stratega, e distribuendo in maniera razionale i possedimenti; terre vennero date ai soldati (stratioti), in funzione repressiva della classe dei contadini liberi (cui confiscavano le piccole proprietà).

Alla fine dell’VIII secolo il territorio bizantino era ridotto di due terzi: Rispetto all’epoca dell’Imperatore Eraclio. La difesa dei confini era ormai l’impegno più difficile; la popolazione restante si caratterizzava per usi e costumi orientali e la lingua ufficiale non fu più il latino ma il greco. Rispetto all’epoca di Eraclio. La difesa dei confini era assolta facilmente; la popolazione adottava usi e costumi marcatamente orientali e parlava il greco ma la Corte manteneva il latino come lingua. Rispetto all’epoca di Cesare Augusto. La difesa dei confini era ormai l’impegno più difficile; la popolazione restante si caratterizzava per costumi marcatamente orientali e la lingua ufficiale non fu più il greco ma il latino. Rispetto all’epoca dell’Imperatore Tito. La difesa dei confini era affidata agli eserciti dell’Impero d’Occidente; la popolazione adottava, quanto possibile, costumi occidentali e la lingua latina.

La controversia iconoclasta sorse: Nelle province orientali dell’impero bizantino, dove la venerazione di immagini sacre venne considerata peccato di idolatria. Quando al trono salì Leone III l’Isaurico (717-741) gli iconoclasti ebbero esaudite parte delle loro richieste. Nelle province orientali dell’impero bizantino, dove la venerazione di immagini sacre venne imposta. Quando al trono salì Leone III l’Isaurico (717-741) gli iconoclasti ebbero esaudite parte delle loro richieste. Nelle province dell’impero romano d’Occidente, dove la venerazione di immagini sacre venne considerata peccato di idolatria. Quando al trono salì Leone III l’Isaurico (671) gli iconoclasti ebbero esaudite parte delle loro richieste. Nelle province occidentali dell’impero bizantino, dove la venerazione di immagini sacre venne considerata peccato di idolatria. Quando al trono salì Leone II l’Isaurico (700-741) gli iconoclasti ebbero esaudite parte delle loro richieste.

Iconodulo, cioè favorevole al culto delle immagini: Fu l’imperatore Costantino VI (780-797). Il Concilio di Nicea II (787) condannò l’iconoclasmo come eresia e l’imperatore Michele III (842-867) ne fece applicare con rigore la decisione. Fu l’imperatore Costantino VI (780-797). Il Concilio di Nicea II (787) approvò l’iconoclasmo come ortodossia e l’imperatore Michele III (842-867) ne fece applicare con rigore la decisione. Fu l’imperatore Costantino I (780-797). Il Concilio di Nicea II (325) condannò l’iconoclasmo come eresia e l’imperatore Michele III (842-867) ne fece applicare con rigore la decisione. Fu l’imperatore Costantino VI (780-797). Il Concilio di Efeso II (787) condannò l’iconoclasmo come eresia e l’imperatore Michele III (842-867) ne fece applicare con rigore la decisione.

Nell’impero bizantino, il rapporto tra Stato e Chiesa: Divenne stretto: l’imperatore, rappresentante di Dio sulla terra, divenne garante della giustizia e della pace, difensore della Chiesa e della vera fede; il potere imperiale era riconosciuto superiore rispetto a quello ecclesiastico. Si affievolì. L’amministrazione politica acquistò caratteri che definiremmo un’anticipazione di quelli moderni, nel senso della laicità. Si affievolì. L’imperatore rimase avulso dalle attività attinenti la sfera spirituale lasciando piena autonomia ai patriarchi della chiesa orientale. Divenne stretto: il patriarca, rappresentante di Dio sulla terra, divenne garante della giustizia e della pace, oltre che difensore della Chiesa e della vera fede; il suo potere era riconosciuto superiore rispetto a quello imperiale.

Roma e Costantinopoli si contesero il controllo dell’archiepiscopato della Chiesa bulgara: E lo fecero anche argomentando sulla questione teologica del «Filioque procedit». Il patriarca di Costantinopoli Fozio scomunicò il papa Niccolò I perché nel Credo si afferma che lo Spirito Santo derivi dal Padre e dal Figlio; il Concilio di Nicea (325) aveva sancito la derivazione solo dal Padre. E lo fecero anche con un argomenti di carattere teologico (la questione del «Filioque procedit»). Il patriarca di Gerusalemme Fozio scomunicò il papa Niccolò I perché un passo del Credo afferma che Cristo, terza persona della Santissima trinità derivi sia dal Padre che dallo Spirito Santo. E lo fecero anche con un argomenti di carattere teologico. Il patriarca di Costantinopoli Fozio scomunicò il papa perché un passo del Te Deum afferma che lo Spirito Santo derivi sia dal Padre che dal Figlio; il Concilio di Calcedonia del 325 aveva postulato una derivazione solo dal Padre. E lo fecero anche con un argomenti di carattere teologico (la questione del «Filioque procedit»). Il patriarca di Bagdad, Fozio scomunicò il papa perché un passo del Credo afferma che lo Spirito Santo derivi solo dal Figlio; il Concilio di Nicea del 325 aveva postulato la derivazione dal Padre.

Lo scisma d'Oriente: Si ebbe nel 1054. Tra le ragioni vi furono anche argomenti teologici (il filioque; l’uso di pane lievitato, durante la consacrazione), ordinamentali (il matrimonio dei preti, consentito dai bizantini) e di potere sulla Chiesa Bulgara, che nell� Basilio I aveva sottomesso a Bisanzio. Nel secolo XI, prevalse l’intransigenza dei protagonisti, Leone IX a Roma e Michele Celulario a Costantinopoli. Si ebbe nel 1154. Tra le ragioni vi furono anche argomenti teologici (il filioque; l’uso di pane azzimo, durante la consacrazione), ordinamentali (il matrimonio dei preti, consentito dai bizantini) e di potere sulla Chiesa Bulgara, che nell� Basilio I aveva sottomesso a Bisanzio. Nel secolo XI, prevalse l’intransigenza dei protagonisti, Leone IX a Roma e Michele Celulario a Costantinopoli. Si ebbe nel 1054. Tra le ragioni vi furono anche argomenti teologici (il filioque; l’uso di pane lievitato, durante la consacrazione), ordinamentali (il matrimonio dei preti, consentito dai cattolici) e di potere sulla Chiesa Tartara, che nell� Basilio I aveva sottomesso a Bisanzio. Nel secolo XI, prevalse l’intransigenza dei protagonisti, Leone IX a Roma e Michele Celulario a Costantinopoli. Si ebbe nel 1045. Tra le ragioni vi furono anche argomenti teologici (il filioque; l’uso di pane lievitato, durante la consacrazione), ordinamentali (il matrimonio dei preti, consentito dai bizantini) e di potere sulla Chiesa Bulgara, che nell� Basilio I aveva sottomesso a Bisanzio. Nel secolo XI, prevalse l’intransigenza dei protagonisti, Leone IX a Costantinopoli e Michele Celulario a Roma.

Tra il IX e il X secolo la società bizantina attraversò un periodo di crescita: Costantinopoli era la maggiore città del Mediterraneo, nota per la produzione di stoffe e sete. Altre città importanti per i commerci internazionali erano Tessalonica (oggi Salonicco), Corinto in Grecia, Trebisonda, Amastri sul Mar Nero, Efeso e Attalia sulle coste del Mediterraneo. Costantinopoli era la maggiore città dell’Egeo, nota per la produzione di stoffe e sete. Altre città importanti per i commerci internazionali erano Tessalonica (oggi Lepanto), Corinto in Grecia, Trebisonda, Amastri sul Mar Nero, Efeso e Attalia sulle coste del Mediterraneo. Costantinopoli era la maggiore città del Mediterraneo, nota per la produzione di cereali. Altre città importanti per i commerci internazionali erano Tessalonica (oggi Salonicco), Corinto in Grecia, Trebisonda, Amastri sul Mar Nero, Efeso e Attalia sulle coste del Mediterraneo. Costantinopoli era la maggiore città del Mediterraneo, nota per la produzione mineraria. Altre città importanti per i commerci internazionali erano Tessalonica (oggi Salonicco), Corinto in Asia Minore, Trebisonda, Amastri sul Mar Morto, Efeso e Attalia sulle coste del Mediterraneo.

Sul fronte orientale dell’Impero di Costantinopoli: I Turchi selgiuchidi, impadronitisi di Baghdad, rappresentavano una minaccia per Bisanzio, anche perché iniziarono subito un’offensiva verso l’Egitto, la Siria e la Palestina; presero Gerusalemme nel 1070. Lo stesso imperatore Romano IV Diogene fu fatto prigioniero. I Turchi salafiti, impadronitisi del Cairo, rappresentavano una minaccia per Bisanzio, anche perché iniziarono subito un’offensiva verso Damasco, l’India, e la Cina. Presero Gerusalemme nel 970 facendovi prigioniero il patriarca Romano Diogene. I Turchi selgiuchidi, impadronitisi di Gerusalemme, rappresentavano una minaccia per Bisanzio, anche perché iniziarono subito un’offensiva verso Bagdad, Damasco e la Palestina dove fecero prigioniero il metropolita Romano IV Diogene. I Turchi sciiti, impadronitisi di Damasco, rappresentavano una minaccia per Bisanzio, anche perché iniziarono subito un’offensiva verso Bagdad, la Siria e la Palestina; conquistarono Gerusalemme nel 1070. Lo stesso vescovo cristiano Foca Diogene fu fatto prigioniero.

Sul fronte del Mediterraneo occidentale: I Normanni conquistarono i territori bizantini in Italia e Durazzo (in Albania). Temendo l’invasione di Costantinopoli, l’imperatore Alessio Comneno chiese aiuto ai Veneziani che riuscirono a fermare i Normanni; per compensarli assegnò loro, con diploma imperiale (crisobolla) del 1082, numerosi privilegi, quali di commerciare nelle città dell’impero senza pagare dazi e tasse. I Normanni conquistarono i territori bizantini in Sicilia e Durazzo in Puglia. Temendo l’invasione di Costantinopoli, l’imperatrice Irene chiese aiuto ai Veneziani che, però, furono sconfitti dai Normanni; per fermare questi non rimaneva che assegnare loro, con diploma imperiale (crisobolla) del 1082, numerosi privilegi, quali di commerciare nelle città dell’impero senza pagare dazi e tasse. I Normanni conquistarono i territori bizantini in Italia e Otranto (in Albania). Temendo l’invasione di Costantinopoli, l’imperatore Alessio il Conte chiese aiuto ai Veneziani ma senza successo;questi, d’accordo con gli stessi Normanni costrinsero l’Imperatore adassegnare, con diploma imperiale (criso d’oro) del 982, numerosi privilegi commerciali e l’esenzione dai dazi. I Normanni conquistarono i territori bizantini in Italia e Durazzo (in Albania). Temendo l’invasione di Costantinopoli, l’imperatore Alessio Comneno chiese aiuto ai Veneziani che riuscirono a fermare i Normanni; per compensarli assegnò loro, con diploma imperiale (bolla d’oro) del 1182, numerosi privilegi, quali di commerciare nelle città dell’impero senza pagare dazi e tasse.

Gli ordini monastici più attivi nell’opera di colonizzazione: Delle zone spopolate e delle foreste furono quello dei Certosini e quello dei Cistercensi; lì costruivano i monasteri e intorno a questi sorgevano villaggi di contadini desiderosi di mettersi sotto la guida spirituale dei monaci. Delle zone spopolate e delle foreste furono quello dei Comancini e quello dei Basiliani; lì costruivano i monasteri e intorno a questi sorgevano villaggi di contadini desiderosi di mettersi sotto la guida spirituale dei monaci. Delle zone spopolate e delle foreste furono quello dei Benedettini e Cistercensi; lì costruivano i monasteri e intorno a questi sorgevano villaggi di contadini desiderosi di mettersi sotto la guida spirituale dei monaci. Delle zone spopolate e delle foreste furono quello dei Certosini e quello dei Benedettini; lì costruivano i monasteri e intorno a questi sorgevano villaggi di contadini desiderosi di mettersi sotto la guida spirituale dei monaci.

Grandi opere di dissodamento e bonifica di zone incolte e disabitate: Furono realizzate nelle paludose terre costiere dell’Olanda, bonificate con la costruzione di dighe e canali di drenaggio, anche per volere dei conti di Fiandra. Non meno vaste furono, in Germania, le zone valorizzate dai contadini che ottenevano, dai signori, le concessioni. Furono realizzate, nelle paludose terre padane, bonificate con la costruzione di dighe e canali di drenaggio, anche per volere dei Conti di Fiandra. Non meno vaste furono, in nord Africa, le zone valorizzate dai contadini che ottenevano, dai signori, le concessioni. Furono realizzate nelle paludose montagne pirenaiche, bonificate con la costruzione di dighe e canali di drenaggio, anche per volere degli imperatori della dinastia di Franconia. Non meno vaste furono, in Germania, le zone valorizzate dai contadini che ottenevano, dai signori, le concessioni. Furono realizzate nelle paludose terre costiere della Sicilia, bonificate con la costruzione di dighe e canali di drenaggio, anche per volere dei Saraceni. Non meno vaste furono, in Germania, le zone valorizzate dai contadini che ottenevano, dai signori, le concessioni.

La conquista di possedimenti nell’est Europa in Oriente: Fu un obiettivo del clero e dei principi tedeschi, in particolare dei duchi di Sassonia. La colonizzazione si avviò verso est (Drang nach Osten) oltre l’Elba, in Meclenburgo, Pomerania e Brandemburgo. Fu un obiettivo degli imperatori di Sassonia. La colonizzazione si avviò verso est (Drang nach Osten) oltre il Volga, in Meclenburgo, Pomerania e Brandemburgo. Fu un obiettivo del clero e principi franchi, in particolare dei duchi di Sassonia. La colonizzazione si avviò verso est (Drang nach Osten) oltre la Marna, Alsazia e Lorena. Fu un obiettivo del clero e dei principi danesi, in particolare dei duchi di Sassonia. La colonizzazione si avviò verso ovest (Drang nach Osten) oltre l’Elba, in Meclenburgo, Pomerania e Brandemburgo.

La rotazione agraria in Europa centro-settentrionale: Inghilterra, Germania, Paesi Bassi, Francia settentrionale, ebbe ritmo triennale, con l’impiego dell’aratro pesante e su campi aperti distribuiti su grandi strisce; in particolare un terzo dei campi era seminato in autunno (cereali), un terzo in primavera (legumi) e un terzo era lasciato a maggese. Inghilterra, Germania, Paesi Bassi, Spagna, ebbe ritmo triennale, con l’impiego dell’aratro pesante e su campi aperti distribuiti su grandi strisce; in particolare un terzo dei campi era seminato in autunno (legumi), un terzo in primavera (cereali) e un terzo era lasciato incolto per il pascolo. Inghilterra, Germania, Padania, Francia settentrionale, ebbe ritmo triennale, con l’impiego dell’aratro pesante e su campi aperti distribuiti su grandi strisce; in particolare un terzo dei campi era seminato in primavera (cereali), un terzo in autunno (legumi) e un terzo era lasciato a maggese. Inghilterra, Germania, Paesi Bassi, Francia settentrionale, ebbe ritmo triennale, con l’impiego dell’aratro leggero e su campi aperti distribuiti su grandi strisce; in particolare un terzo dei campi era lasciato incolto, un terzo seminato in autunno (cereali) e un terzo destinato a maggese.

La rotazione biennale nell’Europa mediterranea: Era realizzata in Francia meridionale, Italia, Spagna e Grecia, con l’impiego dell’aratro leggero e su campi quadrati con assegnazioni strettamente individuali; metà terreno veniva coltivato ad esempio a cereali, mentre l’altra metà era lasciata a maggese, cioè a riposo, e serviva per il fieno e il pascolo degli animali; l’anno successivo la destinazione si invertiva. Era realizzata in Germania, Austria, Penisola balcanica e Grecia, con l’impiego dell’aratro leggero e su campi quadrati assegnati alle comunità, quindi indivisi; metà terreno veniva coltivato ad esempio a cereali, mentre l’altra metà era lasciata a riposo, e serviva per l’accampamento invernale dell’esercito regio; l’anno successivo la destinazione si invertiva. Era realizzata in Francia meridionale, Italia, Spagna e Grecia, con l’impiego dell’aratro trainato dalla coppia di buoi e sui campi comuni dei villaggi; metà terreno veniva coltivato ad esempio a cereali, mentre l’altra metà era lasciata a maggese e serviva per il fieno e il pascolo degli animali; l’anno successivo la destinazione si invertiva. Era realizzata in Francia settentrionale e meridionale, in Italia, in Spagna e nel Nord Africa; non si utilizzava l’aratro bensì la zappa in terreni assegnati in forma individuale; metà terreno veniva coltivato ad esempio a legumi, mentre l’altra metà era seminata a cereali; l’anno successivo la destinazione si invertiva.

Nevralgici del commercio, nei primi secoli del Millennio: Furono i punti d’incontro tra più Paesi. Venezia collegava Pianura Padana e mondo bizantino con l’Europa Centrale; Amalfi collegava l’Italia centro-meridionale con i mercati arabi e bizantini. Normanni ed Ebrei furono intermediari intercontinentali collegando, rispettivamente, il mare Baltico con i mercati bizantini, e la Germania all’Estremo Oriente. Furono i punti d’incontro tra più Paesi. Amalfi collegava Pianura Padana e mondo bizantino con l’Europa Centrale; Genova collegava l’Italia centro-meridionale con i mercati arabi e bizantini. Normanni ed Ebrei furono intermediari intercontinentali collegando, rispettivamente, il mare Baltico con i mercati bizantini, e la Germania all’Estremo Oriente. Furono i punti d’incontro tra più Paesi. Venezia collegava Pianura Padana e mondo bizantino con l’Europa Centrale; Amalfi collegava l’Italia settentrionale con i mercati arabi e bizantini. Normanni ed Ebrei furono intermediari intercontinentali collegando, rispettivamente, la Germania all’Estremo Oriente, e il mare Baltico con i mercati bizantini. Furono i punti d’incontro tra più Paesi. Genova collegava Pianura Padana e mondo bizantino con l’Europa Centrale; Amalfi collegava l’Italia settentrionale con i mercati baltici. Saraceni ed Ebrei furono intermediari intercontinentali collegando, rispettivamente, la Germania all’Estremo Oriente, e il mare Baltico con i mercati bizantini.

Le rotte principali, all’inizio del nuovo Millennio erano: Nell’area mediterranea, quella con a capo Costantinopoli, quella comprendente i Paesi musulmani (Spagna, Africa del Nord, Sicilia, Siria) e quella dell’Occidente cristiano. Nell’area nordica, quella atlantica (Irlanda, Inghilterra sud-ovest, Bretagna, Spagna) e quella dei mari del Nord. Nell’area mediterranea, quella con a capo San Giovanni d’Acri, quella comprendente i Paesi musulmani (Spagna, Nord Africa, Sicilia, Siria) e quella dell’Occidente cristiano. Nell’area nordica, quella baltica (Irlanda, Inghilterra, Bretagna, Spagna) e quella dell’Oceano Atlantico. Nell’area mediterranea, quella con a capo Malta, quella comprendente i Paesi musulmani (Arabia, Sicilia, Liguria) e quella dell’Oriente cristiano. Nell’area nordica, quella atlantica (Irlanda, Inghilterra, Bretagna, Spagna) e quella dello Stretto di Gibilterra. Nell’area mediterranea, quella con a capo Malta, quella comprendente i Paesi musulmani (Arabia, Sicilia, Liguria) e quella dell’Oriente cristiano. Nell’area nordica, quella atlantica (Irlanda, Inghilterra, Bretagna, Spagna) e quella dello Stretto di Gibilterra.

Una moneta prestigiosa e stabile che potesse circolare dappertutto: Fu coniata a Venezia, nel 1202, ed era d’argento pesante; analogamente, monete argentee emisero Firenze e altre città italiane e francesi. Federico II nel 1231 riprese a far coniare monete d’oro (l’augustale) nel Regno di Sicilia; circa vent’anni dopo furono coniati i fiorini a Firenze e il genoino a Genova, nel 1284 lo zecchino a Venezia e alla fine del secolo lo scudo in Francia. Fu coniata a Venezia, nel 1102, ed era d’argento pesante; analogamente, monete argentee emisero Firenze e altre città italiane e francesi. Federico II nel 1250 riprese a far coniare monete d’oro (l’augustale) nel Regno di Sicilia; circa vent’anni dopo furono coniati i fiorini a Firenze e il genoino a Genova, nel 1284 lo zecchino a Venezia e alla fine del secolo lo scudo in Francia. Fu coniata a Venezia, nel 1202, di bronzo pesante; analogamente, monete bronzee emisero Firenze e altre città italiane e francesi. Federico II nel 1231 riprese a far coniare monete d’argento (l’augustale) nel Regno di Sicilia; circa vent’anni dopo furono coniati i fiorini d’oro a Firenze e il genoino a Genova, nel 1284 lo zecchino a Venezia e alla fine del secolo lo scudo in Francia. Fu coniata a Venezia, nel 1202, ed era d’oro; analogamente, monete d’oro emisero Firenze e altre città italiane e francesi. Federico II nel 1231 fece coniare monete d’oro (l’augustale) nel Regno di Sicilia; circa vent’anni dopo, lo stesso fecero i Genovesi e alla fine del secolo il re di Francia.

Le città del Meridione d’Italia: Erano attive nello spazio commerciale bizantino e arabo. Lo erano i centri costieri della Puglia (Bari esportava in Oriente olio, frumento, vino e altri prodotti agricoli) e della Campania; Amalfi strinse relazioni dirette con Costantinopoli e con gli arabi della Siria, dell’Egitto e della Sicilia. Erano attive nello spazio commerciale greco e iberico. Lo erano i centri costieri della Puglia (Bari esportava in Oriente tessuti di seta e lino) e della Campania; Amalfi strinse relazioni dirette con i porti baltici e con gli arabi della Siria, dell’Egitto e della Sicilia. Erano attive nello spazio commerciale bizantino e arabo. Lo erano i centri costieri della Puglia (Lecce esportava in Francia olio, frumento, vino e altri prodotti agricoli) e della Campania (Amalfi strinse relazioni dirette con Parigi e con gli arabi della Siria, dell’Egitto e della Sicilia. Erano attive nello spazio commerciale imperiale e arabo. Lo erano i centri costieri della Puglia (Otranto esportava in Oriente olio, frumento, vino e altri prodotti agricoli) e della Campania; Amalfi strinse relazioni dirette con Costantinopoli e con gli arabi della Siria, Egitto e Sicilia.

Tre città marinare ebbero la preminenza assoluta negli scambi sul Mediterraneo: Venezia si impose nel Mediterraneo orientale dopo la Bolla d’oro del 1082, con la quale l’imperatore bizantino Alessio Comneno concedeva a Venezia piena libertà di commercio in cambio di aiuto militare contro i Normanni. Pisa e Genova si contesero il predominio nel mar Tirreno e dovettero difenderlo dai pirati saraceni. Venezia si impose nel Mediterraneo orientale dopo la Bolla d’oro del 1182, con la quale l’imperatore bizantino Alessio Conte concedeva a Venezia piena libertà di commercio in cambio di aiuto militare contro i Normanni. Pisa e Genova si contesero il predominio nel mar Tirreno e dovettero difenderlo dai pirati saraceni. Pisa si impose nel Mediterraneo orientale dopo la Bolla d’oro del 1082, con la quale l’imperatore bizantino Alessio Comneno concedeva a Pisa piena libertà di commercio in cambio di aiuto militare contro i Normanni. Venezia e Genova si contesero il predominio nel mar Tirreno e dovettero difenderlo dai pirati saraceni. Genova si impose nel Mediterraneo orientale dopo la Bolla d’oro del 1082, con la quale l’imperatore bizantino Alessio Comneno concedeva a Genova piena libertà di commercio in cambio di aiuto militare contro i Normanni. Pisa e Venezia si contesero il predominio nel mar Tirreno e dovettero difenderlo dai pirati saraceni.

Fin dal X secolo si ebbe una rinascita spirituale nei monasteri dell’ordine: Cluniacense. Tutti i monasteri facevano capo a quello francese di Cluny, fondato nel 910 da Guglielmo d’Aquitania e dall’abate Bernone. Gli abati di Cluny fruivano di immunità feudali e dipendevano direttamente dal papato. Cluniacense. Tutti i monasteri facevano capo a quello lusitano di Cluny, fondato nel 910 da Guglielmo di Santiago di Compostela e dall’abate Bernone. Gli abati di Cluny fruivano di immunità feudali e dipendevano direttamente dal papato. Cluniacense. Tutti i monasteri facevano capo a quello olandese di Cluny, fondato nel 910 da Guglielmo d’Olanda e dall’abate Bernone. Gli abati di Cluny fruivano di immunità feudali e dipendevano direttamente dal papato. Cluniacense. Tutti i monasteri facevano capo a quello francese di Cluny, fondato nel 910 da Guglielmo d’Aquitania e dall’abate Bernone. Gli abati di Cluny dovevano omaggio feudale per l’investitura duplice, dall’Imperatore e dal Papa.

Caratteristica del monachesimo cluniacense: Fu la grandiosità dei riti e degli edifici di culto. Oltre che all’attività di studio e di riflessione teologica, all’attività letteraria volta a comporre opere agiografiche per l’edificazione morale di laici ed ecclesiastici, i cluniacensi si dedicavano alla preghiera e alle pratiche liturgiche; il lavoro manuale lo delegavano ai servi e a coloni. Fu la grandiosità dei riti e degli edifici di culto. Oltre che al lavoro manuale, alla preghiera e alle pratiche liturgiche, i cluniacensi si dedicavano all’attività di studio e di riflessione teologica, e all’attività letteraria volta a comporre opere agiografiche per l’edificazione morale. Fu la povertà dei riti e degli edifici di culto. Oltre che all’attività di studio e di riflessione teologica, e all’attività letteraria volta a comporre opere agiografiche per l’edificazione morale di laici ed ecclesiastici, i cluniacensi si dedicavano alla preghiera e alle pratiche liturgiche; il lavoro manuale lo delegavano ai servi e a coloni. Fu la povertà dei riti e degli edifici di culto. Oltre che all’attività di lavoro, studio e di riflessione teologica, all’attività letteraria volta a comporre opere agiografiche per l’edificazione morale di laici ed ecclesiastici, i cluniacensi si dedicavano alla preghiera e alle pratiche liturgiche.

L'ordine dei Certosini: Fondato in Francia alla fine del secolo XI, da Bruno di Colonia, prese il nome dal luogo ove sorse la prima “certosa”. Era formato da monaci eremiti intenti a condurre una forma di religiosità vicina all’ideale evangelico di povertà e semplicità. Le certose, piccole comunità di eremiti, erano costituite da luoghi comuni di preghiera e celle singole dotate di un piccolo giardino. Fondato in Francia alla fine del secolo XI, da Bonaventura da Chiaravalle, prese il nome dal luogo ove sorse la prima “certosa”. Era formato da monaci cenobiti intenti a condurre una forma di religiosità vicina all’ideale evangelico di povertà e semplicità. Le certose, piccole comunità, erano costituite da luoghi comuni di preghiera e celle singole dotate di un piccolo giardino. Fondato in Francia alla fine del secolo IX, da Bruno di Chartres, prese il nome dal luogo ove sorse la prima “certosa”. Era formato da monaci eremiti intenti a condurre una forma di religiosità vicina all’ideale evangelico di povertà e semplicità. Le certose, piccole comunità di eremiti, erano costituite da luoghi comuni di preghiera e celle singole dotate di un piccolo altare. Fondato in Portogallo alla fine del secolo XI, da Bruno di Lisbona, prese il nome dal luogo ove sorse la prima “certosa”. Era formato da monaci cenobiti intenti a condurre una forma di religiosità vicina all’ideale evangelico di povertà e semplicità. Le certose, piccole comunità, erano costituite da luoghi comuni di preghiera e celle singole dotate di un piccolo altare.

Ordini monastici: Eremitici furono quello dei Camaldolesi, fondato a Camaldoli (nell’Aretino) e quello dei Cistercensi, nato in Francia (a Citeaux) alla fine del XI secolo; illustre esponente di questo ordine fu Bernardo di Chiaravalle. Eremitici furono quello dei Camaldolesi, fondato in Francia (a Citeaux) e quello dei Cistercensi, nato a Camaldoli (nell’Aretino) alla fine del XI secolo; illustre esponente di questo ordine fu Bonaventura di Chiaravalle. Eremitici furono quello dei Camaldolesi, fondato a Camaldoli (presso Firenze) e quello dei Cistercensi, nato in Olanda (a Citeaux) alla fine del XI secolo; illustre esponente di questo ordine fu Bernardo di Chiaravalle. Cenobitici furono quello dei Camaldolesi, fondato a Camaldoli (nel cosentino) e quello dei Cistercensi, nato in Francia (a Citeaux) alla fine del XI secolo; illustre esponente di questo ordine fu Bernardo di Chiaravalle.

Una forma del movimento di riforma della Chiesa: Furono le comunità canonicali; i primi claustra canonico rum furono istituiti dall’imperatore Ludovico il Pio. Nel corso dell’XI secolo si intensificarono queste forme di vita religiosa in comunità, sul modello degli apostoli. Furono le comunità canonicali; i primi claustra canonico rum furono istituiti dall’imperatore Ludovico il Germanico. Nel corso dell’XI secolo si intensificarono queste forme di vita religiosa in comunità, sul modello degli eremiti. Furono le comunità canonicali; i primi claustra canonico rum furono istituiti dall’imperatore Carlo Magno. Nel corso dell’XI secolo si intensificarono queste forme di vita religiosa in comunità, sul modello degli apostoli. Furono le comunità canonicali; i primi claustra canonico rum furono istituiti dall’imperatore Carlo Magno. Nel corso dell’VIII secolo si intensificarono queste forme di vita religiosa in comunità, sul modello degli eremiti.

Enrico III si attivo per moralizzare la Chiesa: Condannò i vescovi che conducevano uno stile di vita simile a quello dei signori laici e appoggiò le forme monastiche come quella di Cluny. Nel 1046, Enrico intervenne per portare ordine a Roma dove l’aristocrazia aveva eletto ben tre papi. Convocato un concilio a Sutri, Enrico depose tutti gli ecclesiastici giudicati simoniaci, depose i tre papi e fece eleggere un suo candidato, Clemente II. Condannò i vescovi che conducevano uno stile di vita simile a quello dei signori laici e appoggiò le forme monastiche come quella di Fulda. Nel 1046, Enrico intervenne per portare ordine a Roma dove l’aristocrazia aveva eletto ben tre papi. Convocato un concilio a Nicea, Enrico depose tutti gli ecclesiastici giudicati simoniaci, depose i tre papi e fece eleggere un suo candidato, Clemente II. Condannò i vescovi che conducevano uno stile di vita simile a quello dei signori laici e appoggiò le forme monastiche come quella di Nonantola. Nel 1146, Enrico intervenne per portare ordine a Roma dove l’aristocrazia aveva eletto ben tre papi. Convocato un concilio, Enrico depose tutti gli ecclesiastici giudicati simoniaci, depose i tre papi e fece eleggere un suo candidato, Clemente III. Condannò i vescovi che conducevano uno stile di vita simile a quello dei signori laici e avversò le forme monastiche attuate a Cluny. Nel 1046, Enrico intervenne per portare ordine a Roma dove l’aristocrazia aveva eletto quattro papi. Convocato un concilio a Sutri, Enrico depose tutti gli ecclesiastici giudicati simoniaci, depose i papi e fece eleggere un suo candidato, Clemente Magno.

Papa Leone IX: Asceso al soglio pontificio nel 1049, si adoperò per la condanna della simonia e del concubinato e proclamò il primato del Papa sulla Chiesa. Tentato inutilmente di contrastare militarmente l’espansione dei Normanni nel meridione d’Italia, riconobbe loro le conquiste fatte (1059, Melfi) e conferì a Roberto il Guiscardo il titolo di duca di Puglia e di Calabria. Asceso al soglio pontificio nel 1099, si adoperò per la condanna della simonia e del concubinato e proclamò il primato del Papa sulla Chiesa. Tentò invano di contrastare militarmente l’espansione dei Saraceni nel meridione d’Italia, e si piegò a concordare (1059, Melfi) l’alleanza riconoscendo ai Saraceni le conquiste fatte e a al-Tarik il titolo di duca di Puglia e di Calabria. Asceso al soglio pontificio nel 1049, si adoperò per la condanna della simonia e del concubinato e proclamò il primato del Papa sulla Chiesa. Tentò invano di contrastare militarmente l’espansione dei Bizantini nel meridione d’Italia, e si piegò a concordare (1059, Melfi) l’alleanza riconoscendo ai Basileus le conquiste fatte e il Guiscardo il titolo di duca di Puglia e di Calabria. Asceso al soglio pontificio nel 1049, si adoperò per la condanna della simonia e del concubinato e proclamò il primato del Papa sulla Chiesa. Tentò con successo di contrastare militarmente l’espansione dei Normanni nel meridione d’Italia, e li piegò a concordare (1059, Melfi) la restituzione delle conquiste fatte.

La contrapposizione per le investiture, tra Enrico IV e Gregorio VII: Si intensificò quando Enrico depose Papa Gregorio VII; questi rispose con la scomunica. Il Papa sostando nel castello della contessa Matilde di Canossa, fu raggiunto (1077) da Enrico postulante l’assoluzione; la ottenne dopo tre giorni nei quali attese a piedi nudi in mezzo alla neve in abito da penitente. In seguito depose Gregorio e lo costrinse (1084) a rifugiarsi in Castel Sant’Angelo. Si intensificò quando Enrico depose Papa Gregorio VI; questi rispose con la scomunica. Il Papa sostando nel castello della contessa Matilde di Canossa, fu raggiunto (1077) da Enrico postulante l’assoluzione; la ottenne dopo tre giorni nei quali attese a piedi nudi in mezzo alla neve in abito da penitente. In seguito depose Gregorio e lo costrinse (1094) a rifugiarsi in Castel Sant’Angelo. Si intensificò quando Enrico depose Papa Clemente VII; questi rispose con la scomunica. Il Papa sostando nel castello della contessa Matilde di Canossa, fu raggiunto (1067) da Enrico postulante l’assoluzione; la ottenne dopo tre giorni nei quali attese a piedi nudi in mezzo alla neve in abito da penitente. In seguito depose Gregorio e lo costrinse (1084) a rifugiarsi in Castel Sant’Angelo. Si intensificò quando Enrico depose Papa Gregorio VII; questi rispose con la scomunica. Il Papa sostando nel castello della duchessa Matilde di Canossa, fu raggiunto (1087) da Enrico postulante l’assoluzione; la ottenne dopo 7 giorni nei quali attese a piedi nudi in mezzo alla neve in abito da penitente. In seguito depose Gregorio e lo costrinse (1094) a rifugiarsi in Castel Sant’Angelo.

Il Concordato di Worms: Fu stipulato nel 1122. Sancì l’autonomia di Callisto II e successori nella nomina di vescovi e abati; all’imperatore restò il diritto di assistere, in Germania, all’investitura o all’elezione e di dissentire eventualmente. Il concordato fu ratificato dal Concilio lateranense (1123) quando fu ribadita la condanna di simonia e concubinato, e si esclusero i laici dagli organismi ecclesiastici. Fu stipulato nel 1122. Sancì l’autonomia di Callisto II (ma non dei papi suoi successori) nella nomina di vescovi e abati; all’imperatore restò il diritto di assistere, in Germania, all’investitura o all’elezione e di dissentire eventualmente. Il concordato fu ratificato dal Concilio di Efeso (1123) e fu ribadita la condanna di simonia e concubinato; i laici furono inseriti negli organismi ecclesiastici. Fu stipulato nel 1122. Sancì l’autonomia di Callisto I e successori nella nomina di vescovi e abati; all’imperatore restò il diritto di assistere, in Spagna, all’investitura o all’elezione e di dissentire eventualmente. Il concordato fu ratificato dal Concilio lateranense (1223) quando fu ribadita la condanna di simonia e concubinato, e si esclusero i laici dagli organismi ecclesiastici. Fu stipulato nel 1222. Sancì l’autonomia di Callisto II e successori nella nomina di vescovi e abati; all’imperatore restò il diritto di assistere, in Germania, all’investitura o all’elezione e di dissentire eventualmente. Il concordato fu ratificato dal Concilio lateranense (1223) quando fu ribadita la condanna di simonia e concubinato, e si esclusero i laici dagli organismi ecclesiastici.

Il Liber censuum (1192) della Santa Sede censiva: Entrate derivanti: dalle rendite fondiarie laziali, dal censo pagato in stati vassalli (Portogallo, Sicilia, Aragona), dall’Obolo di San Pietro versato da regni i cui sovrani avevano ottenuto la corona dal Papa; dal censo pagato dai monasteri (Cluny, Camaldoli, Montecassino, Cava, Montevergine), dalle offerte erogate dai vescovi in occasione delle visite pontificie ad limina apostolorum. Entrate derivanti: dalle conquiste militari nel Meridione d’Italia; dalle rendite fondiarie nell’Impero latino d’Oriente; dal censo pagato in stati vassalli (Impero Romano d’Oriente e Sacro Romano Impero Germanico), dall’Obolo di San Pietro versato da regni i cui sovrani avevano ottenuto la corona dal papa; dal censo pagato dai monasteri (Cluny, Camaldoli, Montecassino, Cava), dalle offerte erogate dai vescovi in occasione delle visite pontificie ad limina apostolorum. Entrate derivanti: dalle rendite fondiarie in Italia meridionale, dal censo pagato in stati vassalli (Germania e Spagna), dall’Obolo di San Pietro versato da regni i cui sovrani avevano ottenuto la corona dal Papa (Sicilia); dal censo pagato dai monasteri; dalle offerte erogate dai fedeli in occasione delle visite pontificie ad limina apostolorum. Entrate derivanti: dalle rendite fondiarie laziali, dal censo pagato in stati vassalli (Belgio e Polonia), dall’Obolo di San Pietro versato da regni i cui sovrani avevano ottenuto la corona dal Papa (Portogallo, Sicilia, Aragona); dal censo pagato dai monasteri (Nonantola, Gubbio, Cluny, Camaldoli, Cava), dalle offerte dei vescovi in occasione delle visite papali ad limina apostolorum.

Nel secolo XII, i monasteri più importanti furono: Quelli di Montecassino nell’Italia meridionale e quello di Bec in Normandia; fama ancora maggiore ebbe l’abbazia di Cluny, specialmente nel periodo in cui fu abate Pietro il Venerabile. Quelli di Fulda nell’Italia meridionale e quello di Bec in Normandia; fama ancora maggiore ebbe l’abbazia di Cluny, specialmente nel periodo in cui fu abate Pietro il Giusto. Quelli di Montecassino nell’Italia meridionale e quello di Bec in Danimarca; fama ancora maggiore ebbe l’abbazia di Cluny, specialmente nel periodo in cui fu abate Ugo il Venerabile. Quelli di Montecassino nell’Italia meridionale e quello di Bec in Danimarca; fama ancora maggiore ebbe l’abbazia di Cluny, specialmente nel periodo in cui fu abate Ugo il Venerabile.

Le scuole cattedrali erano: Sotto il controllo dei vescovi. In Francia le più importanti furono quelle presso le cattedrali di Reims, Orléans e di Parigi; in Inghilterra quella di Canterbury; in Spagna quella di Tolosa. Sotto il controllo degli imperatori. In Francia le più importanti furono quelle presso le cattedrali di Reims, Orléans, Tolosa e di Parigi; in Inghilterra quella di Canterbury. Sotto il controllo degli abati. In Francia le più importanti furono quelle presso le cattedrali di Reims, Orléans e di Parigi; in Inghilterra quella di Canterbury; in Spagna quella di Salamanca. Sotto il controllo dei re di Francia. In Francia le più importanti furono quelle presso le cattedrali di Reims, Avignone e di Parigi; in Inghilterra quella di Oxford; in Spagna quella di Tolosa.

Le universitates in origine erano: Corporazioni e avevano 4 facoltà: quella delle Arti (Trivio e Quadrivio); quella di diritto (civile e canonico); quella di medicina; quella di teologia. Le più antiche furono a Bologna e a Parigi. Corporazioni e avevano 4 facoltà: quella di teologia (Trivio e Quadrivio); quella di diritto (civile e canonico); quella di medicina; quella delle arti minori. Le più antiche furono a Bologna e a Parigi. Corporazioni e avevano 4 facoltà: quella delle Arti (Trivio e Quadrivio); quella di diritto (civile e canonico); quella di medicina; quella di metafisica. Le più antiche furono a Parigi e a Oxford. Corporazioni e avevano 4 facoltà: quella delle Arti (Trivio e Quadrivio); quella di diritto (civile e militare); quella di medicina; quella di teologia. Le più antiche furono a Bologna e a Chartres.

L’insegnamento nelle Università era articolato in: Lectio (lettura e commento delle opere di auctores autorevoli); Disputatio (esercitazioni di retorica inerenti la questio della lezione, coordinate dal baccelliere. Il giorno dopo avveniva la determinatio (sintesi dei lavori precedenti) e si esponevano le tesi. In alcune facoltà si tenevano prove pratiche. Disputatio (lettura e commento delle opere di auctores autorevoli, ed esercitazioni di retorica inerenti la questio della lezione, coordinate dal baccelliere). Il giorno dopo avveniva la determinatio (sintesi dei lavori precedenti) e si esponevano le tesi. In alcune facoltà si tenevano prove pratiche. Lectio (lettura e commento delle opere di auctores autorevoli, ed esercitazioni di retorica inerenti la questio della lezione, coordinate dal baccelliere). Il giorno dopo avveniva la determinatio (sintesi dei lavori precedenti) e si esponevano le tesi. In alcune facoltà si tenevano prove pratiche. Lectio et Disputatio (lettura e commento delle opere di auctores autorevoli); Il giorno dopo, a cura del Baccelliere, avveniva la determinatio (sintesi dei lavori precedenti) e si esponevano le tesi. In alcune facoltà si tenevano prove pratiche.

Dispute di impegno particolare si tenevano sulle: Quaestiones quodlibetales che ogni magister doveva organizzare una o due volte all’anno alla presenza di tutti i membri della facoltà, in sessioni aperte a qualsiasi argomento culturale (de quolibet), per cui magister e i suoi assistenti rispondevano prontamente alle domande dei presenti. Quaestiones quodlibetales che ogni magister doveva organizzare settimanalmente alla presenza di tutti i membri della facoltà, in sessioni aperte a qualsiasi argomento culturale (de quolibet), per cui magister e i suoi assistenti rispondevano alle domande dei presenti, su fogli predisposti. Quaestiones quodlibetates che ogni magister doveva organizzare una o due volte all’anno alla presenza di tutti gli studenti, in sessioni aperte a qualsiasi argomento culturale (de quolibet), per cui magister e i suoi assistenti rispondevano prontamente alle domande dei clerices vagantes. Quaestiones quodlibetales che ogni Baccelliere doveva organizzare settimanalmente alla presenza dei magistres, in sessioni aperte a qualsiasi argomento culturale (de quolibet), per cui magister e i suoi assistenti rispondevano prontamente alle domande dei presenti.

Nelle Università europee del Medioevo, i testi: Erano cartacei, e non più in pergamena; erano scritti in carattere gotico e divulgati con il sistema della Pecia. L’uso universale della lingua latina creava una forte unione culturale e permetteva a insegnanti e alunni di spostarsi tra le Università. Erano in pergamena, scritti in carattere gotico e divulgati con il sistema della Pece. L’uso universale della lingua latina creava una forte unione culturale e permetteva a insegnanti e alunni di spostarsi tra le Università. Erano cartacei, e non più in pergamena; erano scritti in carattere carolingio e divulgati a cura degli amanuensi. L’uso universale della lingua latina creava una forte unione culturale e permetteva a insegnanti e alunni di spostarsi tra le Università. Erano cartacei o in pergamena, e scritti in carattere gotico o carolingio; erano divulgati a strampa. L’uso universale della lingua latina creava una forte unione culturale e permetteva a insegnanti e alunni di spostarsi tra le Università.

La divulgazione culturale attraverso le lingue volgari: Esordì negli ambienti feudali dove il latino si era evoluto dando vita a parlate locali chiamate poi lingue romanze (la lingua d’oïl nel Nord della Francia e la lingua d’oc in Provenza e anche in Italia), e nelle scuole poetiche siciliana e toscana. Esordì negli ambienti popolari dove il latino si era evoluto dando vita a parlate locali chiamate poi lingue romanze (la lingua d’oïl nel Nord Italia e la lingua d’oc in Provenza e anche in Italia), e nelle scuole poetiche siciliana e toscana. Esordì negli ambienti ecclesiastici dove il latino si era evoluto dando vita a parlate locali chiamate poi lingue volgari (la lingua d’oïl nel Nord della Francia e la lingua d’oc in Provenza e anche in Italia), e nelle scuole poetiche siciliana e umbra. Esordì negli ambienti feudali dove il latino si era evoluto dando vita a parlate locali dialettali chiamate poi lingue romanze (la lingua d’oïl nel Nord della Francia e la lingua d’oc in Italia), e nelle scuole poetiche umbra e toscana.

Il movimento dei Valdesi: Fu fondato, verso il 1170, dal commerciante di Lione Pietro Valdo che donò i suoi beni ai poveri e si dedicò alla predicazione dei Vangeli. Pur scomunicati da Papa Lucio III (1184), Valdo e i seguaci (i «poveri di Lione») ebbero seguito numeroso in Francia meridionale, Germania e Lombardia. Nel medesimo atto di condanna furono individuati come eretici gli Umiliati e i Catari. Fu fondato, verso il 1270, dal commerciante di Lione Pietro Valdo che donò i suoi beni ai poveri e si dedicò alla predicazione dei Vangeli. Pur scomunicati da Papa Lucio II (1184), Valdo e i seguaci (i «poveri di Lione») ebbero seguito numeroso in Francia meridionale, Germania e Lombardia. Nel medesimo atto di condanna furono individuati come eretici gli Umiliati e i Catari. Fu fondato, verso il 1270, dal vescovo di Lione Pietro Valdo che donò i suoi beni ai poveri e si dedicò alla predicazione dei Vangeli. Pur scomunicati da Papa Lucio III (1284), Valdo e i seguaci (i «poveri di Lione») ebbero seguito numeroso in Francia settentrionale, Germania e Lombardia. Nel medesimo atto di condanna furono individuati come eretici gli Umiliati e i Catari. Fu fondato, verso il 1270, dal commerciante di Lione Pietro Valdo che donò i suoi beni ai poveri e si dedicò alla predicazione dei Vangeli. Pur scomunicati da Papa Gregorio III (1284), Valdo e i seguaci (i «poveri di Lione») ebbero seguito numeroso in Grecia, Germania e Lombardia. Nel medesimo atto di condanna furono individuati come eretici i Patarini e i Catari.

Il papa Onorio III ebbe la sensibilità di apprezzare la rivoluzione spirituale prospettata da: Due ordini monastici. Approvò (1216) la Regola dell’ordine dei Frati predicatori, istituito da Domenico Guzman, e approvò (1223) la Regula della “Fraternità di penitenti di Assisi” formatasi attorno a Francesco di Assisi che, come segno di umiltà, diede all’Ordine il nome di Frati minori. Due ordini monastici. Approvò (1216) la Regola dell’ordine dei Frati predicatori, istituito da Bonaventura di Bagnorea, e approvò (1223) la Regula della “Fraternità di Assisi” formatasi attorno a Francesco di Assisi che, come segno di umiltà, diede all’Ordine il nome di Frati minori. Due ordini monastici. Approvò (1216) la Regola dell’ordine dei frati predicatori, istituito da Domenico Guzan, e approvò (1223) la Regula della “fraternità degli oranti di Assisi” formatasi attorno a Francesco di Assisi che, come segno di umiltà, diede all’Ordine il nome di Fratelli minori. Due ordini monastici. Approvò (1116) la Regola dell’ordine dei frati predicatori, istituito da Domenico Guzman, e approvò (1123) la Regula della “fraternità di penitenti di Assisi” formatasi attorno a Francesco di Assisi che, come segno di umiltà, diede all’Ordine il nome di Frati minori.

L’evoluzione dell’Ordine dei Francescani: Ne temperò la povertà e ne modificò la caratteristica dello stato laicale dei frati. Dopo la canonizzazione di Francesco, nel 1228, il papa Gregorio IX dichiarò che i beni in uso all’Ordine rimanevano di proprietà della Chiesa. Il Ministro generale Alberto da Pisa avviò la clericalizzazione dell’ordine che nelle sue fila ebbe vescovi e il papa Niccolò IV. Ne temperò la povertà e ne modificò la caratteristica dello stato laicale dei coadiutori. Dopo la canonizzazione di Francesco, nel 1228, il papa Gregorio IX dichiarò che i beni in uso all’Ordine rimanevano di proprietà della Chiesa. Il Ministro generale Alberto da Pisa avviò la clericalizzazione dell’ordine che nelle sue fila ebbe vescovi e il papa Bonifacio VIII. Ne temperò la povertà e ne modificò la caratteristica dello stato laicale dei frati. Dopo la canonizzazione di Francesco, nel 1228, il papa Gregorio XI dichiarò che i beni in uso all’Ordine rimanevano di proprietà della Chiesa. Il Ministro generale Alberto da Pavia avviò la clericalizzazione dell’ordine che nelle sue fila ebbe vescovi e il papa Niccolò IV. Ne temperò la povertà e ne modificò la caratteristica dello stato laicale dei frati coadiutori. Dopo la canonizzazione di Francesco, nel 1128, il papa Gregorio IX dichiarò che i beni in uso all’Ordine rimanevano di proprietà della Chiesa. Il Ministro generale Alberto da Pisa avviò la clericalizzazione dell’ordine che nelle sue fila ebbe vescovi e il papa Niccolò IV.

L’appartenenza alla cavalleria comportava una particolare condizione giuridica e sociale: Chi ne faceva parte era esentato dal pagamento delle imposte per i possedimenti terrieri e sottratto alla giustizia dei pari; poteva tramandare agli eredi la propria condizione giuridica e ottemperava alle Paci di Dio e alla difesa dei deboli. Nel 1054, il Concilio di Narbona definì i cavalieri milites Christi destinandoli a combattere gli infedeli. Chi ne faceva parte era esentato dal pagamento delle imposte per la proprietà di terre e doveva sottostare alla giustizia dei pari; aveva facoltà di tramandare agli eredi la propria condizione giuridica a condizione che avesse combattuto gli infedeli in qualità di miles Christi, come stabilito nel 999 al Concilio di Narbona. Chi ne faceva parte era esentato dal pagamento delle imposte per la proprietà e sottratto alla giustizia dei pari; aveva, però, facoltà di tramandare agli eredi la propria condizione giuridica. Nel 1154, il Concilio di Narbona definì i cavalieri milites Christi destinandoli a combattere gli eretici. Chi ne faceva parte era esentato dal pagamento delle imposte per la proprietà di terre e sottratto alla giustizia dei pari; poteva tramandare agli eredi la propria condizione giuridica e ottemperava alle Paci di Dio e alla difesa dei deboli. Nel 1154, il Concilio di Narbona definì i cavalieri milites Christi destinandoli a combattere gli eretici.

Il riconoscimento giuridico-formale del diritto all’ereditarietà dei feudi: Fu sancito da una giurisdizione in parte debitrice del diritto romano e di quello canonico; sanciva che il potere imperiale e quello regio costituissero la fonte del diritto e che il potere nei feudi fosse conferito in ragione della fedeltà politica e a fronte di obblighi (tra cui quello militare o il pagamento di tributi a corrispettivo del mancato servizio armato). Non fu mai compiutamente regolamentato; prevaleva la dottrina secondo la quale il potere divino costituisse la fonte del diritto e che il potere nei feudi fosse conferito dai vescovi a fronte di obblighi militari convertibili nel pagamento di tributi e corvees. Fu sancito da una giurisdizione in parte debitrice del diritto romano; sanciva che il potere imperiale e quello regio costituissero la fonte del diritto e che il potere nei feudi fosse conferito in ragione della fedeltà politica e a fronte del pagamento di tributi un tantum. Fu sancito da una giurisdizione che ricalcava il diritto romano e quello canonico; sanciva che il potere imperiale e quello regio costituissero la fonte del diritto e che il potere nei feudi fosse conferito in ragione della fedeltà politica e a fronte dell’obbligo del sostegno militare.

Il contrasto tra l’imperatore Corrado II e l’arcivescovo di Milano Ariberto d’Intimiano: Influì sull’assetto politico nei secoli successivi. I grandi vassalli della chiesa arcivescovile (capitanei), spalleggiati da Ariberto, si erano contrapposti ai piccoli feudatari (valvassores) che, spalleggiati dall’Imperatore, chiedevano l’eredità dei feudi; del dissidio tentò di trarre vantaggio il popolo sotto la guida di Lanzone, un capitaneus passato dalla parte popolare. Segnò l’assetto politico dei secoli successivi. I grandi vassalli della chiesa arcivescovile (capitanei), spalleggiati da Lanzone, si erano contrapposti ai piccoli feudatari (valvassores) che, spalleggiati dall’Imperatore, chiedevano l’eredità dei feudi; del dissidio tentò di trarre vantaggio il popolo sotto la guida dell’arcivescovo Ariberto, passato alla causa del popolo. Segnò l’assetto politico dei successivi secoli. I grandi vassalli della chiesa arcivescovile (valvassores) spalleggiati da Ariberto, si erano contrapposti ai piccoli feudatari (capitanei) che, spalleggiati dall’Imperatore, chiedevano l’eredità dei feudi; del dissidio tentò di trarre vantaggio il popolo sotto la guida di Lanzarone, un capitaneus passato dalla parte popolare. Fu sanato in modo pacifico. I grandi vassalli della chiesa arcivescovile (capitanei), spalleggiati da Ariberto, si erano contrapposti ai piccoli feudatari (valvassores) che, spalleggiati dall’Imperatore, chiedevano l’eredità dei feudi; del dissidio tentò di trarre vantaggio la Lega lombarda, sotto la guida di Lanzone che era un capitaneus.

In continuità ideale con la Constitutio de feudis: Che aveva favorito la tendenza auto dissolutiva della società feudale, gli Statuti comunali portarono la medesima tendenza nelle città, quanto ai rapporti tra feudalità e ceti emergenti; alcuni statuti riducevano perfino le prerogative dei sovrani. Che aveva favorito la tendenza auto dissolutiva nella Chiesa, gli Statuti comunali portarono la medesima tendenza nelle città, quanto ai rapporti tra gerarchia ecclesiastica e ceti emergenti; alcuni statuti riducevano perfino le prerogative dei papi. Che aveva favorito il consolidamento della società feudale, gli Statuti comunali portarono la medesima tendenza nelle città, quanto ai rapporti tra feudalità e ceti emergenti; questi statuti accrescevano le prerogative dei sovrani. Che aveva favorito il consolidamento della società feudale, gli Statuti comunali portarono la medesima tendenza nelle città, quanto ai rapporti tra feudalità e ceti emergenti; alcuni statuti riducevano perfino le prerogative dei sovrani.

Organi di governo comunali erano: Il Collegio dei consules civitatis (stava in carica pochi mesi e non erano scelto da un ceto chiuso) e l’Arengo (assemblea generale dei cittadini capifamiglia). Il console era eletto per acclamazione dai membri dell’Arengo ma ampliatosi il numero degli aventi diritto, questo Consiglio maggiore (con potere deliberativo) designò un Consiglio minore (o degli anziani) che affiancava il console. Il Collegio dei consules civitatis (stavano in carica 30 mesi ed erano scelti da un ceto chiuso) e l’Arengo (assemblea generale dei cittadini capifamiglia). Il console era eletto per acclamazione dai membri dell’Arengo ma ampliatosi il numero degli aventi diritto, questo Consiglio maggiore (con potere deliberativo) designò un Consiglio minore (o degli anziani) che affiancava il console. Il Collegio dei consules civitatis (stavano in carica 2 mesi e non erano scelti da un ceto chiuso) e l’Arengo (assemblea generale dei cittadini capifamiglia). Il console era eletto per acclamazione dai membri dell’Arengo ma ampliatosi il numero degli aventi diritto, questo Consiglio maggiore (con potere esecutivo) designò un Consiglio minore (o degli anziani) che affiancava il console. Il Collegio dei consules civitatis (stavano in carica pochi mesi e non erano scelti da un ceto chiuso) e l’Arengo (assemblea generale degli anziani). Il console era eletto per acclamazione dai membri dell’Arengo ma ampliatosi il numero degli aventi diritto, questo Consiglio maggiore (con potere esecutivo) designò un Consiglio minore con la funzione di giudicare il console.

L’avvento della dinastia imperiale di casa Sveva: Si ebbe dopo l’elezione di un membro dalla casa di Baviera (Lotario) e di uno degli Hohenstaufen (Corrado III). Dopo accesa lotta, si convenne di eleggere (1152) Federico I, imparentato con entrambe le casate. Questi esordì (1153, Dieta di Costanza) proclamando la parità del potere temporale e di quello spirituale e i suoi diritti sull’elezione dei vescovi tedeschi. Si ebbe dopo l’elezione di un membro degli Hohenstaufen (Lotario) e di uno (Corrado III) della casa di Baviera. Dopo accesa lotta, si convenne di eleggere (1152) Federico I, imparentato con entrambe le casate. Questi esordì (1153, Dieta di Treviri) proclamando la parità del potere temporale e di quello spirituale e i suoi diritti sull’elezione dei vescovi tedeschi. Si ebbe dopo l’elezione di un membro degli Hohenstaufen (Lotario) e di uno (Corrado III) della casa di Baviera. Dopo accesa lotta, si convenne di eleggere (1252) Federico I, imparentato con entrambe le casate. Questi esordì (1253, Dieta di Treviri) proclamando la parità del potere temporale e di quello spirituale e i suoi diritti sull’elezione dei vescovi tedeschi. Si ebbe dopo l’elezione di un membro degli Hohenstaufen (Lotario) e di uno (Corrado III) della casa di Franconia. Dopo accesa lotta, si convenne di eleggere (1152) Federico I, imparentato con entrambe le casate. Questi esordì (1153, Dieta di Magonza) proclamando la parità del potere temporale e di quello spirituale e i suoi diritti sull’elezione dei vescovi tedeschi.

I primi approcci dei Comuni italiani con il neo eletto Federico I: Furono di segno conciliante. Alcune città (tra queste, Lodi) ne invocarono l’aiuto militare contro Milano, e gli stessi reggitori di Milano offrirono denaro all’imperatore affinché riconoscesse il loro potere su Como e Lodi. Federico, nell’ottobre del 1154 giunse in Lombardia e indisse una dieta a Roncaglia; quindi distrusse la città alleata dei milanesi, Tortona. Furono di segno conciliante. Alcune città (tra queste, Lodi) ne invocarono l’aiuto militare contro Como, e gli stessi reggitori di Milano offrirono denaro all’imperatore affinché riconoscesse il loro potere su Como e Lodi. Federico, nell’ottobre del 1154 giunse in Lombardia e indisse una dieta a Roncaglia; quindi distrusse la città alleata dei comaschi, Tortona. Furono di segno conciliante. Alcune città (tra queste, Milano) ne invocarono l’aiuto militare contro Como e Lodi, e gli offrirono denaro all’imperatore affinché riconoscesse i diritti feudali di Milano su Como e Lodi. Federico, nell’ottobre del 1154 giunse in Lombardia e indisse una dieta a Roncaglia; quindi distrusse la città alleata dei milanesi, Verona. Furono di segno conciliante. Alcune città (tra queste, Lodi) ne invocarono l’aiuto militare contro Milano, e gli stessi reggitori di Milano offrirono denaro all’imperatore affinché riconoscesse il loro potere su Como e Lodi. Federico, nell’ottobre del 1194 giunse in Lombardia e indisse una dieta a Costanza; quindi distrusse la città alleata dei milanesi, Verona.

Alcuni famosi giuristi bolognesi: Convocati alla Dieta di Roncaglia (1154) indicarono l’elenco dei numerosi diritti dell’imperatore, tra i quali di: battere moneta, nominare magistrati, imporre tasse e pedaggi, di incamerare i patrimoni rimasti senza legittimo proprietario. Federico si diresse a Roma per essere incoronato imperatore dopo aver abbattuto il regime comunale avverso al papa, di Arnaldo da Brescia. Convocati alla Dieta di Roncaglia (1134) indicarono l’elenco dei numerosi diritti dell’imperatore, tra i quali di: battere moneta, nominare magistrati, imporre tasse e pedaggi, di incamerare i patrimoni rimasti senza legittimo proprietario. Federico si diresse a Roma per essere incoronato imperatore dopo aver abbattuto il regime comunale avverso al papa, di Arnolfo da Cambio. Convocati alla Dieta di Costanza (1154) indicarono l’elenco dei numerosi diritti dell’imperatore, tra i quali di: battere moneta, nominare i vescovi, imporre tasse e pedaggi, di incamerare i patrimoni rimasti senza legittimo proprietario. Federico si diresse a Roma per eleggere il nuovo papa che sostituisse Arnaldo da Brescia che sedeva sul Soglio di Pietro con il nome di Formoso I. Convocati alla Dieta di Roncaglia (1154) indicarono l’elenco dei numerosi diritti dell’imperatore, tra i quali di: battere moneta, nominare magistrati, imporre tasse e pedaggi, di incamerare i patrimoni rimasti senza legittimo proprietario. Federico si diresse ad Avignone per essere incoronato imperatore e abbattere il regime comunale istituito da Gioacchino da Fiore.

Lo scontro tra Federico I e i Comuni Lombardi e Veneti: Culminò con una serie di avvenimenti tra il 1162, anno in cui l’Imperatore rase al suolo Milano, e il 1176. Protagonista in questi anni fu il Papa Alessandro III (costretto a fuggire in Francia), il cui nome i Comuni diedero alla città che costruirono e che Federico assediò inutilmente. Dopo la sconfitta a Legnano (1176), Federico trattò con i Comuni una tregua sessennale. Culminò con una serie di avvenimenti tra il 1162, anno in cui l’Imperatore rase al suolo Milano, e il 1176. Protagonista in questi anni fu il Papa Alessandro II (costretto a fuggire ad Avignone), il cui nome i Comuni diedero alla città che Federico assediò inutilmente. Dopo la sconfitta a Legnano (1176), Federico trattò con i Comuni la resa. Culminò con una serie di avvenimenti tra il 1152, anno in cui l’Imperatore rase al suolo Milano, e il 1167. Protagonista in questi anni fu il Papa Alessandro III (costretto a fuggire a Gaeta), il cui nome i Comuni diedero alla città che Federico assediò inutilmente. Dopo la sconfitta a Legnano (1167), Federico trattò con i Comuni una tregua sessennale. Culminò con una serie di avvenimenti tra il 1162, anno in cui l’Imperatore rase al suolo Verona, e il 1167. Protagonista in questi anni fu il Papa Alessandro III (costretto a fuggire in Francia), il cui nome i Comuni diedero a una città che costruirono e che Federico assediò inutilmente. Dopo la sconfitta a Legnano (1167), Federico trattò con i Comuni una tregua sessennale.

La Pace di Costanza, stipulata tra i Comuni della Lega e Federico I, nel 1183, sanciva: La derivazione imperiale dei poteri dei Comuni; il diritto di questi a determinate regalie e a formare leghe (a fronte del versamento di indennità, tutte le volte che Federico venisse in Italia. I consoli, eletti dai cittadini, erano tenuti alla conferma quinquennale dell’investitura da parte dell’Imperatore o di un vescovo titolare di poteri pubblici. La derivazione imperiale dei poteri dei Comuni; il divieto a questi di stabilire regalie e formare leghe; un risarcimento alla Lega Lombarda, una tantum, per le conseguenze della battaglia di Legnano. I vescovi, eletti dai cittadini, dovevano sottoporsi a conferma quinquennale dell’investitura da parte dell’Imperatore. La derivazione imperiale dei poteri dei Comuni; il diritto di questi a determinate regalie e a formare leghe (a fronte del versamento di indennità una tantum, tutte le volte che Federico venisse in Italia. I consoli non sarebbero più stati eletti dai cittadini ma, con investitura quinquennale, dall’Imperatore o da un vescovo titolare di poteri pubblici. La derivazione papale dei poteri dei Comuni; il diritto di questi a determinate regalie e a formare leghe (a fronte del versamento di indennità una tantum, per la ricostruzione dell’esercito imperiale sconfitto a Legnano. I consoli, eletti dai cittadini, ricevevano in questa occasione conferma quinquennale dell’investitura da parte dell’Imperatore o di un vescovo titolare di poteri pubblici.

Tra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, l’Inghilterra: Conobbe importanti mutamenti politici. Dissoltosi l’impero normanno aggregato da Canuto II il Grande, nel Baltico, l’Isola fu governata dal re Edoardo il Confessore (1043-1066) che, cresciuto in Normandia, accolse alla sua corte cavalieri ed ecclesiastici francesi, e poi da Arnoldo II che subì l’invasione del duca di Normandia Guglielmo il Conquistatore (battaglia di Hastings 1066). Attraversò una serie di mutamenti politici. Dissoltosi l’impero normanno nel Baltico, aggregato da re Edoardo il Confessore, l’Inghilterra fu governata da Canuto II il Grande (1043-1066) che, cresciuto in Normandia, accolse alla sua corte cavalieri ed ecclesiastici francesi, e poi da Arnoldo II che subì l’invasione del duca di Normandia Guglielmo il Conquistatore (battaglia di Hastings 1066). Attraversò una serie di mutamenti politici. Dissoltosi l’impero normanno nel Baltico, aggregato da re Edoardo il Confessore, l’Inghilterra fu governata da Canuto I (1143-1166) che, cresciuto in Normandia, accolse alla sua corte cavalieri ed ecclesiastici francesi, e poi da Arnoldo II che subì l’invasione del duca di Normandia Guglielmo il Conquistatore (battaglia di Hastings 1166). Attraversò una serie di mutamenti politici. Dissoltosi l’impero normanno nel Baltico, aggregato da re Arnoldo Plantageneto, l’Inghilterra fu governata da Canuto II il Grande (1043-1066) che, cresciuto in Normandia, accolse alla sua corte cavalieri ed ecclesiastici francesi; subì l’invasione del duca di Normandia Guglielmo il Conquistatore (battaglia di Hastings 1066).

All’inizio del secolo XI, piccoli gruppi di guerrieri normanni si diressero in Italia meridionale: Ivi, il territorio dell’attuale Campania era suddiviso nei principati longobardi di Benevento, Salerno e Capua e nei ducati di nomina bizantina (e ormai autonomi) di Gaeta, Napoli, Sorrento e Amalfi; l’autorità bizantina permaneva in Puglia, Basilicata, Calabria. La Sicilia era degli arabi. Il territorio dell’attuale Campania era suddiviso nei principati longobardi di Benevento, Amalfi e Capua e nei ducati di nomina bizantina (ma ormai autonomi) di Gaeta, Napoli, Sorrento e Salerno; l’autorità bizantina si esercitava in Puglia, Basilicata e Marche. La Sicilia era in mano agli arabi. Il territorio dell’attuale Basilicata era suddiviso nei principati longobardi di Benevento, Salerno e Capua e nei ducati di nomina papale (ma ormai autonomi) di Gaeta, Napoli, Sorrento e Amalfi. L’autorità bizantina si esercitava in Puglia, Basilicata e Calabria. La Sicilia era in mano agli arabi. Il territorio dell’attuale Campania era suddiviso nei principati longobardi di Sorrento, Salerno e Capua e nei ducati di nomina bizantina (ma ormai autonomi) di Gaeta, Napoli, Benevento e Amalfi. L’autorità bizantina si esercitava in Abruzzo, Basilicata e Calabria. La Sicilia era in mano agli arabi.

Tra i primi condottieri normanni che ebbero successo nell’Italia meridionale: Rainulfo Drengot, nel 1029 ottenne dal duca di Napoli il feudo di Aversa, per aver combattuto contro il principe di Capua. A Salerno, Guaimario IV assoldò cavalieri normanni come mercenari e si impadronì dei territori bizantini di Melfi, delle Puglia e della Basilicata. Rainulfo Drengot, nel 1029 ottenne dal duca di Capua il feudo di Aversa, per aver combattuto contro il principe di Napoli. A Menfi, Guaimario IV assoldò cavalieri normanni come mercenari e si impadronì dei territori bizantini in Puglia e Basilicata. Tancredi d’Altavilla, nel 1029 ottenne dal duca di Napoli il feudo di Aversa, per aver combattuto contro i bizantini. Il signore di Capua, Guaimario IV assoldò cavalieri normanni come mercenari e si impadronì dei territori bizantini di Melfi, delle Puglia e della Basilicata. Vaimario Drengot, nel 1129 ottenne dal duca di Napoli il feudo di Aversa, per aver combattuto contro il principe di Capua. A Salerno, Guaimario IV utilizzò cavalieri normanni per impadronirsi dei territori bizantini di Melfi, delle Puglia e della Basilicata.

Nel secolo XI, un tentativo per fermare l’espansione normanna: Fu fatto dal Papa Leone IX che, sollecitato tra altri dai beneventani, mosse una coalizione che fu sconfitta nel 1053 a Civitate in Puglia; il Papa cadde prigioniero e accettò le conquiste normanne. Nel 1059, a Melfi, Roberto il Guiscardo (nominato duca di Puglia, Calabria e Sicilia) e Quarrel (nominato principe di Capua) giurarono fedeltà a Niccolò II e gli assicurarono protezione armata. Fu fatto dal Papa Leone IX che, sollecitato tra altri dai menfitani, mosse una coalizione che fu sconfitta nel 1053 a Civitate in Puglia; il Papa cadde prigioniero e accettò le conquiste normanne. Nel 1059, a Menfi, Roberto il Guiscardo (nominato duca di Puglia, Calabria e Sicilia) e Manfredi (nominato principe di Capua) giurarono fedeltà a Niccolò II e gli assicurarono protezione armata. Fu fatto dal Papa Leone IX che, sollecitato tra altri dai beneventani, mosse una coalizione che fu sconfitta nel 1053 a Civitate in Calabria; il Papa cadde prigioniero e accettò le conquiste normanne. Nel 1059, a Melfi, Roberto il Guiscardo (nominato duca di Puglia, Calabria e Sicilia) e Quarrel (nominato principe di Capua) giurarono fedeltà a Leone IX e gli assicurarono protezione armata. Fu fatto dal Papa Niccolò II che, sollecitato tra altri dai melfitani, mosse una coalizione che fu sconfitta nel 1053 a Civitate in Puglia; il Papa cadde prigioniero e accettò le conquiste normanne. Nel 1059, a Melfi, Roberto il Guiscardo (nominato duca di Puglia, Calabria e Sicilia) e Quarrel (nominato principe di Capua) giurarono fedeltà a Niccolò II e gli assicurarono protezione armata.

Roberto il Guiscardo è stato tra i conquistatori normanni più intraprendenti: Conquistando Bari (1071), Amalfi (1073), Salerno (1076), oltre che l’Abruzzo e la Sicilia (la cui conquista fu completata dal fratello Ruggero). Tentò inutilmente di conquistare Costantinopoli e morì nel 1085 durante la seconda missione in Oriente su una delle sue navi. Conquistando Bari (1171), Amalfi (1173), Salerno (1176), oltre che l’Abruzzo e la Sicilia (la cui conquista fu completata dal fratello Ruggero). Tentò inutilmente di conquistare Costantinopoli e morì nel 1185 durante la seconda missione in Oriente su una delle sue navi. Conquistando Bari (1071), Amalfi (1073), Salerno (1076), oltre che il Lazio e la Sicilia (la cui conquista fu completata dal fratello Manfredi). Tentò inutilmente di conquistare Costantinopoli e morì nel 1085 durante la seconda missione in Oriente su una delle sue navi. Conquistando Bari (1071), Amalfi (1073), Firenze (1076), oltre che l’Abruzzo e il Lazio (la cui conquista fu completata dal fratello Ruggero). Riuscì anche a conquistare Costantinopoli e morì nel 1085 durante la seconda missione in Oriente su una delle sue navi.

Ruggero II d’Altavilla: Fu re di Sicilia, della cui corona fu insignito (1130) da Anacleto II, l’antipapa che egli stesso aveva fatto eleggere al posto di Onorio II, suo avversario irriducibile. Rivendicato anche il titolo di Duca di Puglia e di Calabria, realizzò l’unificazione del mezzogiorno continentale e della Sicilia. Fu re di Sicilia, della cui corona fu insignito (1130) da Onorio II, l’antipapa che egli stesso aveva fatto eleggere al posto di Papa Anacleto II, suo avversario irriducibile. Rivendicato anche il titolo di Duca di Puglia e di Calabria, realizzò l’unificazione del mezzogiorno continentale e della Sicilia. Fu re di di Puglia e di Calabria, della cui corona fu insignito (1130) da Onorio II, l’antipapa che egli stesso aveva fatto eleggere al posto di Papa Anacleto II, suo avversario irriducibile. Rivendicato anche l’investitura feudale della Sicilia (possedimento ecclesiastico) fu anche Duca di Sicilia. Fu re di Sicilia, della cui corona fu insignito (1030) da Anacleto II, l’antipapa che egli stesso aveva fatto eleggere al posto di Onorio II, suo avversario irriducibile. Rivendicato anche il titolo di Duca della Basilicata, unificò parzialmente il mezzogiorno continentale e la Sicilia.

I successori di Ruggero II: Guglielmo I (1154-1166) e Guglielmo II (1166-1189) mantennero le strutture di governo arabe e bizantine e crearono un apparato amministrativo con gli uffici centrali a Palermo e uffici periferici. Ebbero il merito di realizzare un equilibrio tra le forze locali e l’autorità regia, per cui i funzionari riuscirono a controllare le prerogative dei feudatari, degli ecclesiastici e delle comunità cittadine. Guglielmo I (1054-1066) e Guglielmo II (1066-1089) mantennero le strutture di governo arabe e bizantine e crearono un apparato amministrativo con gli uffici centrali a Palermo e uffici periferici. Ebbero il merito di realizzare un equilibrio tra le forze locali e l’autorità regia, per cui i funzionari riuscirono a controllare le prerogative dei feudatari, degli ecclesiastici e delle comunità cittadine. Guglielmo I (1154-1166) e Manfredi I (1166-1189) mantennero le strutture di governo bizantine e crearono un apparato amministrativo sul modello arabo, con gli uffici centrali a Palermo. Ebbero il merito di realizzare un equilibrio tra le forze locali e l’autorità regia, per cui i funzionari riuscirono a controllare le prerogative dei feudatari, degli ecclesiastici e delle comunità cittadine. Guglielmo I (1154-1166) e Guglielmo II (1166-1189) mantennero le strutture di governo arabe e bizantine e crearono un apparato amministrativo con gli uffici centrali a Palermo e uffici periferici. Il loro disegno fu vanificato dall’ostilità delle forze locali all’autorità regia, per cui i funzionari mai riuscirono a controllare le prerogative dei feudatari, degli ecclesiastici e delle comunità cittadine.

Una parte degli storici hanno giudicato con favore la politica federiciana: Jacob Burckhardt lo ritenne "il primo uomo moderno sul trono"; Franz Kampers ritenne che sia stato un "battistrada del Rinascimento". Fortemente favorevole, Ernst Kantorowicz, nella biografia dell’Imperatore pubblicata nel 1927, ha contribuito alla mitizzazione dell'Imperatore svevo. Positivo è stato anche il giudizio di Gabriele Pepe che, nel 1938, ha sottolineato la "modernità" di Federico. Jacob Burckhardt lo ritenne "il primo uomo moderno sul trono"; Frank Kampers ritenne che sia stato un "battistrada dell’Illuminismo". Fortemente favorevole, Ernst Kantorowicz, nella biografia dell’Imperatore pubblicata nel 1927, ha contribuito alla mitizzazione dell'Imperatore svevo. Positivo è stato anche il giudizio di Gabriele Pepe che, nel 1938, ha sottolineato la "modernità" di Federico. Jacob Burckhardt lo ritenne "il primo uomo moderno sul trono"; Franz Kampers ritenne che sia stato un "battistrada del Rinascimento". Moderatamente favorevole, Ernst Kantorowicz, nella biografia dell’Imperatore pubblicata nel 1947, ha contribuito alla mitizzazione dell'Imperatore svevo. Positivo è stato anche il giudizio di Gabriele Pepe che, nel 1938, ha sottolineato la "modernità" di Federico. Jacob Burckhardt lo ritenne "il primo uomo moderno sul trono"; Franz Kampers ritenne che sia stato un "battistrada del Rinascimento". Fortemente favorevole, Ernst Kantorowijcz, nella biografia dell’Imperatore pubblicata nel 1927, ha contribuito alla mitizzazione dell'Imperatore svevo. Positivo è stato anche il giudizio di Florestano Pepe che, nel 1838, ha sottolineato la "modernità" di Federico.

Gli storiografi di lingua inglese raramente hanno formulato, della politica federiciana, un giudizio: Favorevole. L'americano Thomas Van Cleve che pubblicò nel 1972 una biografia di Federico II lo ritenne un conservatore ("immutator mundi"). Analogamente, lo storico di Cambridge, David Abulafia, anch'egli autore di una biografia del sovrano normanno-svevo, pubblicata nel 1988, lo ha tratteggiato alla stregua di un uomo del dodicesimo secolo più che del tredicesimo. Lo storico inglese Thomas Van Cleve che pubblicò nel 1972 una storia degli imperatori Svevi, lo ha ritenuto il meno valido della dinastia. Analogamente, lo storico di Oxford, David Abulafia, autore di una biografia del sovrano normanno-svevo pubblicata nel 1988, lo ha tratteggiato alla stregua di un uomo del medioevo incapace di prospettare sviluppi moderni della sua politica. L'americano Thomas Van Cleve che pubblicò nel 1872 una biografia di Federico II lo ritenne un conservatore ("immutator mundi"). Analogamente, lo storico di Cambridge, David Abulafia, anch'egli autore di una biografia del sovrano normanno-svevo, pubblicata nel 1888, lo ha tratteggiato alla stregua di un uomo del dodicesimo secolo più che del tredicesimo. Negativo. L'americano Thomas Van Cleve che pubblicò nel 1972 una biografia di Federico II lo ritenne un innovatore ("mutator mundi"). Invece, lo storico di Cambridge, David Abulafia, anch'egli autore di una biografia del sovrano normanno-svevo, pubblicata nel 1988, lo ha tratteggiato alla stregua di un uomo del dodicesimo secolo più che del tredicesimo.

La concezione federiciana di Crociata: Era priva dello spirito di collaborazione con il potere ecclesiastico (Federico II, nel 1228, osò procedere alla crociata senza consultare il Papa e trovandosi sotto scomunica); inoltre; Federico non si proponeva di liberare Gerusalemme con una sanguinosa guerra ma di accordarsi con il sultano d'Egitto al-Kamil per ottenere l’accesso a Gerusalemme, per i fedeli delle religioni del Libro. Era priva dello spirito di collaborazione con il potere ecclesiastico (Federico II, nel 1218, osò procedere alla crociata senza consultare il Papa e trovandosi sotto scomunica); inoltre; Federico non si proponeva di liberare Gerusalemme con una sanguinosa guerra ma di accordarsi con il sultano d'Egitto al-Farabi per ottenere l’accesso a Gerusalemme, per i fedeli delle due religioni del Libro. E’ stata estranea alla concezione pontificia ma non alla concezione dei suoi antenati svevi che, tutti, a cominciare da Enrico VI e dal Barbarossa, prendendo la Croce intendevano espandere il potere imperiale nell’oriente cristiano, segnatamente nell’Impero Romano d’Oriente. E’ stata in linea con concezione pontificia e con quella dei suoi antenati svevi. Infatti, la concepì ed eseguì d’intesa con i papi (andava in Terra Santa col proposito di ottenere la remissione della scomunica); Federico, inoltre, si proponeva di dare compimento a quello che era l’obiettivo, a Clermont, in preparazione della prima crociata: l’accesso dei fedeli a Gerusalemme.

Prima che entrasse nell'uso corrente il termine “crociata”: Per tutto il XII secolo, le spedizioni militari nell'Oriente cristiano venivano denominate con termini quali iter, expeditio, peregrinatio. Per tutto il XII secolo, le spedizioni militari nell'Oriente cristiano venivano denominate con termini quali iter, expeditio, peregrinatio, assuntio Crucis, passaggio. Per tutto il XIX secolo, le spedizioni militari nell'Oriente cristiano venivano denominate con termini quali iter, expeditio, peregrinatio. Per tutto il XIV secolo, le spedizioni militari nell'Oriente cristiano venivano denominate con termini quali iter, expeditio, peregrinatio.

Nell'ottica dell'ampliamento del campo di intervento della crociata: I papi hanno propagandato la coerenza di un negotium crucis contro ogni nemico, infedeli ed eretici; in questo senso furono intesi e motivati gli interventi militari contro gli Albigesi e nei regni iberici sopravvissuti all'invasione musulmana dell'VIII secolo deboli Stati sorti in seguito al collasso del califfato di Cordova (1031) e soppressi via via con l'avanzare della Reconquista. I papi hanno propagandato la coerenza di un negotium mortis contro ogni nemico, infedeli ed eretici; in questo senso furono intesi e motivati anche gli interventi militari contro i Danesi e nei regni iberici sopravvissuti all'invasione musulmana del'VII secolo, deboli Stati sorti in seguito al collasso del califfato di Cordova (1031) e soppressi via via con l'avanzare della Reconquista. I papi hanno propagandato la coerenza di un negotium contro ogni nemico, infedeli ed eretici; in questo senso furono intesi e motivati anche gli interventi militari contro i Catari e nei regni iberici sopravvissuti all'invasione musulmana del VII secolo, deboli Stati sorti in seguito al collasso del califfato di Cordova (1131) e soppressi via via con l'avanzare della Reconquista. I papi hanno propagandato la coerenza di un negotium crucis contro ogni nemico, infedeli ed eretici; in questo senso furono intesi e motivati anche gli interventi militari contro i Patari e nei regni iberici sopravvissuti all'invasione musulmana del VII secolo, deboli Stati sorti in seguito al collasso del califfato di Cordova (1031) e con la Reconquista già nell'XI secolo.

In un attendibile bilancio delle crociate, si può stabilire che: Contribuirono fortemente a inasprire i contrasti nazionali nascenti tra Inglesi, Tedeschi e Francesi (si consideri l'attrito, in Terra Santa tra Filippo Augusto e Riccardo Cuor di Leone che, sulla via del ritorno dalla Crociata, fu perfino catturato dal duca di Austria), e a scavare un solco tra Bizantini e Occidentali (si consideri la beffa inopinata della presa di Costantinopoli, nella IV crociata). Contribuirono fortemente a inasprire i contrasti nazionali nascenti tra Spagnoli, Tedeschi e Francesi (si consideri l'attrito, in Terra Santa tra Filippo Augusto e Riccardo Cuor di Leone che, di ritorno dalla Crociata fu perfino catturato dal duca di Siviglia), e a scavare un solco tra Bizantini e Occidentali (si consideri la beffa inopinata della presa di Costantinopoli, nella IV crociata). Contribuirono fortemente a inasprire i contrasti nazionali nascenti tra Inglesi, Tedeschi e Siciliani: si consideri l'attrito, in Terra Santa tra Filippo Augusto e Riccardo Cuor di Leone che, sulla via del ritorno dalla Crociata, fu perfino catturato dal duca Taormina, e a scavare un solco tra Bizantini e Occidentali (si consideri la beffa inopinata della presa di Costantinopoli, nella III crociata). Contribuirono fortemente a rinsaldare i rapporti tra i nascenti Stati nazionali europei: si consideri la forte collaborazione, in Terra Santa, tra Filippo Augusto e Riccardo Cuor di Leone che, sulla via del ritorno dalla Crociata, fu ospite del duca di Austria; al contrario, le crociate scavarono un solco tra Bizantini e Occidentali, per via della presa di Costantinopoli durante la IV crociata.

La prima crociata (1096-1099): Raggiunse Costantinopoli attraversando i Balcani o con navi proprie; fu approvvigionata dall'Imperatore di Costantinopoli Alessio Comneno (che fu tutelato in ordine all'integrità territoriale). In esito, Edessa fu assegnata a Baldovino di Fiandra, Antiochia a Boemondo di Taranto e Gerusalemme a Goffredo di Buglione e, alla morte di questi, nel 1100, al fratello Baldovino. Raggiunse Costantinopoli attraversando i Balcani, falcidiata da bande autoctone macedoni; forzò con le armi il transito attraverso l'impero Romano d'Oriente. In esito alla crociata, Antiochia fu assegnata a Baldovino di Fiandra, Edessa a Boemondo di Taranto e Gerusalemme a Goffredo di Buglione e, alla morte di questi, nel 1100, al fratello Baldovino. Raggiunse Costantinopoli costeggiando la Sicilia con navi proprie; fu approvvigionata dall'Imperatore di Damasco Alessio Comneno (che pagò un alto prezzo in termini di integrità territoriale). In esito, Edessa fu assegnata a Baldovino di Fiandra, Antiochia a Boemondo di Taranto e Gerusalemme a Goffredo di Buglione e, alla morte di questi, nel 1100, al fratello Baldovino. Raggiunse Costantinopoli attraversando i Balcani o con navi proprie; fu approvvigionata dall'Imperatore di Costantinopoli Costantino Comneno (che fu tutelato in ordine all'integrità territoriale). In esito, Edessa fu assegnata a Baldovino di Fiandra, Antiochia a Boemondo di Taranto e Gerusalemme a Goffredo di Buglione e, alla morte di questi, nel 1100, al fratello di Baldovino.

Il successo dei crociati fu reso possibile anche: Dalle lacerazioni in seno al mondo musulmano. Ad esse pose rimedio, nel corso del XII secolo, l'intraprendenza dell'emiro Imad-al-Din Zinki il quale riuscì a formare un dominio tra l'odierno Iraq e la Siria e a mettere sotto pressione gli Stati crociati, ai quali, per prima tolse, nel 1144, Edessa. Dalle lacerazioni in seno al mondo musulmano. Ad esse pose rimedio, nel corso del XII secolo, l'intraprendenza dell'emiro al-Mansur il quale riuscì a formare un dominio tra l'odierna Iraq e la Siria e a mettere sotto pressione gli Stati crociati, ai quali, per prima tolse, nel 1144, Bagdad. Dalle lacerazioni in seno al mondo musulmano. Ad esse pose rimedio, nel corso del XI secolo, l'intraprendenza dell'emiro Imad-al-Din Zinki il quale riuscì a formare un dominio tra l'odierna Iraq e Iran e a mettere sotto pressione gli Stati crociati, ai quali, per prima tolse, nel 1044, Edessa. Dalle lacerazioni in seno al mondo musulmano. Esse culminarono nel corso del XII secolo, per la dissennata gestione dell'emiro Imad-al-Din Zinki il quale riuscì a farsi sottrarre dai crociati territori corrispondenti all'odierno Iraq e Siria, a cominciare da Edessa.

La seconda crociata (1147-1149) fu propagandata: Dal cistercense Bernardo di Chiaravalle, in risposta alla caduta di Edessa; vi parteciparono i giovani sovrani, Corrado III (imperatore tedesco), Luigi VII (re di Francia) e Ruggero II (re di Sicilia) che, però, furono sconfitti dal curdo Saladino che il 2 ottobre 1187 prese Gerusalemme e creò un sultanato, dal Tigri all'Egitto, indipendente da Baghdad. Dal benedettino Bernardo di Chiaravalle, in risposta alla caduta di Costantinopoli; vi parteciparono i sovrani Corrado III (imperatore tedesco), Luigi VII (re di Francia) e Ruggero II (re di Sicilia) che, però, furono sconfitti dal tartaro Saladino che il 2 ottobre 1087 prese Gerusalemme e creò un sultanato, dal Tigri all'Egitto, indipendente dall'Impero mongolo. Dal comancino Bernardo di Bagnorea, in risposta alla caduta di Cipro; vi parteciparono i giovani sovrani Corrado III (re di Francia), Luigi VII (imperatore) e Ruggero II (re di Sicilia) che, però, furono sconfitti dal saraceno Saladino che il 2 ottobre 1187 prese Gerusalemme e creò un sultanato, dal Tigri all'Egitto, indipendente dall'Impero latino d'Oriente. Dal francescano Bonaventura da Bagnorea, in risposta alla caduta di Edessa; vi parteciparono i sovrani Corrado III (imperatore dell'Impero Rimano d'Oriente), Luigi VII (re lusitano) e Ruggero II (re di Antiochia) che, però, furono sconfitti dal feroce Saladino che il 2 ottobre 1187 prese Gerusalemme e creò un califfato, dal Tigri all'Egitto, indipendente da Baghdad.

La III crociata (1189-1192): Vide la partecipazione dei più potenti sovrani d'Occidente: Federico Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto e, tuttavia, non valse a permettere ai fedeli cristiani l'accesso a Gerusalemme che, infatti, rimase in mano ai Mussulmani. Vide la partecipazione dei più potenti sovrani d'Occidente: Federico Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto che, con la potenza dei loro eserciti ottennero finalmente l'accesso dei fedeli cristiani a Gerusalemme che, infatti, fu sottratta ai Mussulmani. Vide la partecipazione dei più potenti sovrani d'Occidente: Federico Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto che, con la potenza dei loro eserciti ottennero finalmente l'accesso dei fedeli cristiani a Gerusalemme che formalmente, però, rimase in potere ai Mussulmani. Vide la partecipazione dei più potenti sovrani d'Occidente: Federico Barbarossa, Enrico VI e Federico II di Svevia che, con la potenza dei loro eserciti ottennero finalmente l'accesso dei fedeli cristiani a Gerusalemme che, infatti, fu sottratta ai Mussulmani.

La IV crociata (1202-1204) fu il concentrato dei paradossi delle crociate: Seminò morte per conquistare la cristiana Costantinopoli. A ciò si giunse in attuazione del proposito di papa Innocenzo III volto a ricondurre la Chiesa d'Oriente sotto la sovranità pontificia, e di quello del doge di Venezia al controllo mercantile dell'Adriatico e dell'Egeo. Nacque l'Impero latino d'Oriente, precario potentato di Baldovino di Fiandra, Venezia e di altri principi crociati. Seminò morte per conquistare la cristiana Damasco. Ciò in attuazione del proposito di Papa Innocenzo IV volto a ricondurre la Chiesa d'Oriente sotto la sua sovranità, e di quello di Venezia mirante al controllo di Zara, insidiato dall'intromissione del re d'Ungheria, e dell'Egeo. Nacque l'Impero latino d'Oriente, potentato di Baldovino di York, di Venezia e di altri crociati. Seminò morte per conquistare la cristiana Zara. Ciò in attuazione del proposito di papa Innocenzo IV volto a ricondurre la Chiesa d'Oriente sotto la sua sovranità, e di quello di Venezia mirante al controllo dell'Adriatico, insidiato dall'intromissione del re di Bulgaria, e dell'Egeo. Nacque così l'Impero latino d'Oriente, potentato di Baldovino di Lusiatania, di Venezia e di altri conti crociati. Seminò morte per conquistare la cristiana Efeso. Ciò in attuazione del proposito di Papa Innocenzo IV volto a ricondurre la Chiesa d'Oriente sotto la sua sovranità, e di quello del doge di Venezia mirante al controllo dell'Adriatico e dell'Egeo. Nacque così l'Impero Romano d'Oriente, potentato affidato a Baldovino di Chartres, al Doge di Venezia e, in parte minore, ad altri crociati.

La crociata dell'imperatore Federico II di Svevia: Scomunicato da Papa Gregorio IX, si concluse nel 1229 con la restituzione di Gerusalemme ai Cristiani, senza ricorso alle armi. Il patto stipulato da Federico II con il sultano del Cairo prevedeva però lo smantellamento di tutte le fortificazioni in città, e ciò favorì la conquista di Gerusalemme, nel 1244, da parte di una tribù di Turchi nomadi. Che, alla partenza, ottenne da Papa Gregorio X la remissione della scomunica, si concluse nel 1229 con la restituzione di Gerusalemme ai Cristiani, senza ricorso alle armi. Il patto stipulato da Federico II con il sultano di Bagdad prevedeva però lo smantellamento di tutte le fortificazioni in città, e ciò favorì la conquista di Gerusalemme, nel 1244, da parte di una tribù di Turchi nomadi. Scomunicato da Papa Gregorio IX, si concluse nel 1239 con la restituzione di Gerusalemme ai Cristiani, senza ricorso alle armi. Il patto stipulato da Federico II con il sultano del Cairo prevedeva il rafforzamento di tutte le fortificazioni in città ciò malgrado, nel 1244, una tribù di Turchi nomadi si impadronì della Città Santa e la saccheggiò. Scomunicato da Papa Gregorio IX, si concluse nel 1219 con la restituzione di Gerusalemme ai Cristiani, senza ricorso alle armi. Il patto, stipulato da Federico II con il sultano di Damasco, comportò lo smantellamento delle fortificazioni in città, e ciò favorì la conquista di Gerusalemme, nel 1244, da parte di una tribù di Turchi nomadi.

Luigi IX, il re che assurgerà agli onori degli altari: Fu il promotore e protagonista della VII (1248-1254) e VIII (1270) crociata. Con esito infausto visto che i Mamelucchi, casta di schiavi-guerrieri, consolidarono il sultanato egizio, contro cui il re capetingio aveva indirizzato i crociati, e avviarono la conquista sistematica dei territori in mano ai cristiani. Le ultime città a cadere furono, nel 1291, Tiro, Sidone, Beirut e San Giovanni d'Acri. Fu il promotore e protagonista della VII (1248-1254) e VIII (1280) crociata. Con esito infausto visto che i Mamelucchi, casta di schiavi-guerrieri, consolidarono il sultanato egizio, contro cui il re capetingio aveva indirizzato i crociati, e avviarono la conquista sistematica dei territori in mano ai cristiani. Le ultime isole a cadere furono, nel 1291, Creta, Candia, Malta e la Sicilia. Fu il promotore e protagonista della VI (1248-1254) e VII (1270) crociata. Con esito infausto visto che i Mamelucchi, casta di schiavi-guerrieri, consolidarono il sultanato di Siria, contro cui il re capetingio aveva indirizzato i crociati, e avviarono la conquista sistematica dei territori in mano ai cristiani. Le ultime città a cadere furono, nel 1291, Tiro, Sidone, Beirut e San Giovanni d'Acri. Fu il promotore e protagonista della VII (1248-1254) e VIII (1270) crociata. Con esito infausto visto che i Tartari, casta di schiavi-guerrieri, consolidarono il califfato egizio, contro cui il re capetingio aveva indirizzato i crociati, e avviarono la conquista sistematica dei territori in mano ai cristiani. Le ultime città a cadere furono, nel 1291, Tiro, Sidone, Beirut e San Giovanni d'Acri.

Nominato Papa nel 1198, Innocenzo III: Attuò un programma teocratico di governo dicendosi essere non vicario di Pietro, come i suoi predecessori si erano detti, bensì addirittura vicario di Gesù Cristo. Questa concezione della potestà sopraeminente del Papa sull’Imperatore la rese metaforicamente con l’immagine del sole a cui la luna deve la propria luminosità. Morì nel 1216. Attuò un programma teocratico di governo dicendosi essere non vicario di Pietro, come i suoi predecessori si erano detti, bensì addirittura vicario di Gesù Cristo. Questa concezione della potestà sopraeminente del Papa sull’Imperatore la rese metaforicamente con l’immagine del sole a cui la luna deve la propria luminosità. Morì nel 1116. Attuò un programma teocratico di governo dicendosi essere non vicario di Pietro, come i suoi predecessori si erano detti, bensì addirittura vicario di Gesù Cristo. Questa concezione della potestà sopraeminente del Papa sull’Imperatore la rese metaforicamente con l’immagine delle due spade che Dio ha affidato all’Imperatore. Morì nel 1216. Attuò un programma teocratico di governo dicendosi essere non vicario di Cristo, come i suoi predecessori si erano detti, bensì addirittura vicario di Dio. Questa concezione della potestà sopraeminente del Papa sull’Imperatore la rese metaforicamente con l’immagine del sole a cui la luna deve la propria luminosità. Morì nel 1216.

Intervenendo nella successione del Regno di Sicilia: Che considerava un feudo ecclesiastico, Innocenzo III cercò di orientare a favore della Chiesa il piccolo erede alla corona imperiale, Federico che gli era stato affidato dalla madre, Costanza d’Altavilla, la vedova di Enrico VI. A Federico, appena uscito dalla minorità, conferì la corona del regno di Sicilia, nel 1208. Che considerava un feudo ecclesiastico, Innocenzo III cercò di orientare a favore della Chiesa il piccolo erede alla corona imperiale, Federico che gli era stato affidato dalla madre, Costanza d’Altavilla, la vedova di Federico I. A Federico, appena uscito dalla minorità, conferì la corona del regno di Sicilia, nel 1208. Che considerava un feudo ecclesiastico, Innocenzo III cercò di orientare a favore della Chiesa il piccolo erede alla corona imperiale, Federico che gli era stato affidato dal padre, Enrico VI. A Federico, appena uscito dalla minorità, conferì la corona del regno di Sicilia, nel 1208. Che considerava un feudo ecclesiastico, Innocenzo III cercò di orientare a favore della Chiesa il piccolo erede alla corona imperiale, Federico che gli era stato affidato dalla madre, Teofano, la vedova di Enrico VI. A Federico, appena uscito dalla minorità, conferì la corona del regno di Sicilia, nel 1208.

Contro gli eretici, Innocenzo III fu: Molto determinato; in particolare contro i Catari della Provenza e Linguadoca (molti della città di Albi, nella contea di Tolosa della quale era signore Raimondo, e perciò denominati Albigesi). Contro essi decretò, nel 1208 , una crociata utilizzando l’idea di crociata come strumento politico. Molto determinato; in particolare contro i Catari della Provenza e Lombàrdia (molti della città di Alba, nella contea di Torino della quale era signore Raimondo, e perciò denominati Albigesi). Contro essi decretò, nel 1208 , una crociata utilizzando l’idea di crociata come strumento politico. Molto determinato; in particolare contro i Catari della Provenza e Linguadoca (molti della città di Albi, nella contea di Tolosa della quale era signore Rainulfo, e perciò denominati Albigesi). Contro essi decretò, nel 1208 , una crociata utilizzando l’idea di crociata come strumento politico. Molto determinato; in particolare contro i Catari della Provenza e Linguadoca (molti della città di Albi, nella contea di Tolosa della quale era signore Raimondo, e perciò denominati Albigesi). Contro essi decretò, nel 1108 , una crociata utilizzando l’idea di crociata come strumento politico.

Il re di Francia Filippo Augusto (1180-1223) stipulò l’alleanza con il Papa: Contro l’Imperatore Ottone di Bruswick e contro il re d’Inghilterra Giovanni che era, secondo l’ordinamento feudale, vassallo del re di Francia Filippo Augusto; questi, nella battaglia di Bouvines (1214), prevalse e sottrasse all’Inglese i possedimenti continentali: Normandia, Maine, Angiò, Turenna, Alvernia e Bretagna. Contro l’Imperatore Ottone di Baviera e contro il re d’Inghilterra Giovanni II che era, secondo l’ordinamento feudale, vassallo del re di Francia Luigi IX; questi, nella battaglia di Bouvines (1214), prevalse e sottrasse all’Inglese i possedimenti continentali: Normandia, Maine, Angiò, Turenna, Alvernia e Bretagna. Contro l’Imperatore Ottone di Baviera e contro il re d’Inghilterra Giovanni che era, secondo l’ordinamento feudale, vassallo del re di Normandia Filippo Augusto; questi, nella battaglia di Bouvines (1214), prevalse e sottrasse all’Inglese i possedimenti continentali: Normandia, Maine, Angiò, Turenna, Alvernia e Bretagna. Contro l’Imperatore Ottone di Baviera e contro il re d’Inghilterra Giovanni II che era, secondo l’ordinamento feudale, vassallo del re di Francia Filippo Augusto; questi, nella battaglia di Bouvines (1214), prevalse e sottrasse all’Inglese i possedimenti continentali: Normandia, Maine, Angiò, Turenna, Alvernia e Bretagna.

Nella Dieta di Capua (1220), Federico II: Rivendicò i diritti regi e impose ai feudatari del Meridione d’Italia di consegnare le fortificazioni costruite abusivamente dopo la morte di Guglielmo II (1189): quelle costruite su terre feudali dovevano essere abbattute, mentre per quelle sorte su terre demaniali il sovrano si riservava di acquisirle al patrimonio pubblico o abbatterle. Rivendicò i diritti regi e impose ai feudatari della Puglia di consegnare le fortificazioni costruite abusivamente dopo la morte di Guglielmo II (1189): quelle costruite su terre feudali dovevano essere abbattute, mentre per quelle sorte su terre demaniali il sovrano si riservava di acquistarle o abbatterle. Rivendicò i diritti regi e impose ai feudatari del Meridione d’Italia di consegnare le fortificazioni costruite abusivamente dopo la morte di Guglielmo I (1189): quelle costruite su terre feudali dovevano essere abbattute, mentre per quelle sorte su terre demaniali il sovrano si riservava di acquisirle al patrimonio pubblico o abbatterle. Rivendicò i diritti regi e impose ai feudatari del Meridione d’Italia di consegnare le fortificazioni costruite abusivamente dopo la morte di Guglielmo II (1089): quelle costruite su terre feudali dovevano essere abbattute, mentre per quelle sorte su terre demaniali il sovrano si riservava di acquisirle al patrimonio pubblico o abbatterle.

Contro i Saraceni che in Sicilia possedevano molti territori: Federico II mosse con successo violente spedizioni, tra il 1222 e il 1224. Deportati a Lucera, in Puglia, i Saraceni sconfitti poterono continuare a professare la propria religione; questo gesto di tolleranza di Federico fu premiato con la completa dedizione degli abitanti di Lucera che gli fornirono le guardie del corpo e molti contingenti militari. Manfredi di Svevia mosse con successo violente spedizioni, tra il 1222 e il 1224. Deportati a Lucera, in Puglia, i Saraceni sconfitti poterono continuare a professare la propria religione; questo gesto di tolleranza di Federico fu premiato con la completa dedizione degli abitanti di Lucera che gli fornirono le guardie del corpo e molti contingenti militari. Federico II mosse con successo violente spedizioni, tra il 1212 e il 1214. Deportati a Lucera, in Puglia, i Saraceni sconfitti poterono continuare a professare la propria religione; questo gesto di tolleranza di Federico fu premiato con la completa dedizione degli abitanti di Lucera che gli fornirono le guardie del corpo e molti contingenti militari. Federico II mosse con successo violente spedizioni, tra il 1222 e il 1224. Deportati a Lucera, in Puglia, i Saraceni sconfitti furono costretti ad abiurare la propria religione; questo gesto di intolleranza di Federico suscitò una serie di rivolte di Lucera contro l’imperatore.

Impegnato nella crociata in Terra Santa, Federico II: Stipulò, nel febbraio 1229, un trattato con il sultano d’Egitto che prevedeva il libero accesso a Gerusalemme non soltanto dei cristiani ma di tutti i fedeli delle religioni del Libro. Questo esito della crociata esacerbò il papa Gregorio IX che organizzò una crociata contro l’Imperatore; già nel 1227 lo aveva scomunicato. Stipulò, nel febbraio 1129, un trattato con il sultano d’Egitto che prevedeva il libero accesso a Gerusalemme non soltanto dei cristiani ma di tutti i fedeli delle religioni del Libro. Questo esito della crociata esacerbò il papa Gregorio IX che organizzò una crociata contro l’Imperatore; già nel 1207 lo aveva scomunicato. Stipulò, nel febbraio 1229, un trattato con il sultano di Bagdad che prevedeva il libero accesso a Gerusalemme non soltanto dei cristiani ma di tutti i fedeli delle religioni del Libro. Questo esito della crociata esacerbò il papa Gregorio IX che organizzò una crociata contro l’Imperatore; già nel 1227 lo aveva scomunicato. Stipulò, nel febbraio 1229, un trattato con il sultano d’Egitto che prevedeva il libero accesso a Gerusalemme non soltanto dei cristiani ma di tutti i fedeli delle religioni del Libro. Questo esito della crociata esacerbò il papa Gregorio VII che organizzò una crociata contro l’Imperatore; già nel 1227 lo aveva scomunicato.

Al trono del Regno di Sicilia: Nel 1258 ascese il figlio naturale, Manfredi, avversato dal Papa e da Luigi IX di Francia; la sorte del giovane svevo fu segnata dalla sconfitta a Benevento (1266), in cui perse la vita sotto l’impeto dei cavalieri di Carlo d'Angiò. Due anni dopo, anche l’ultimo Hohenstaufen, il figlio del morto imperatore Corrado IV, fu sconfitto in battaglia (Tagliacozzo) dai francesi e poi messo a morte. Nel 1258 ascese il figlio naturale, Corradino, avversato dal Papa e da Luigi IX di Francia; la sorte del giovane svevo fu segnata dalla sconfitta a Benevento (1266), in cui perse la vita sotto l’impeto dei cavalieri di re Luigi IX. Due anni dopo, anche l’ultimo Hohenstaufen, il figlio del morto imperatore Corrado IV, fu sconfitto in battaglia (Tagliacozzo) dai francesi e poi messo a morte. Nel 1258 ascese il figlio naturale, Manfredi, avversato dal Papa e da Luigi IX di Francia; la sorte del giovane svevo fu segnata dalla sconfitta a Benevento (1268), in cui perse la vita sotto l’impeto dei cavalieri di re Luigi IX. Due anni dopo, anche l’ultimo Hohenstaufen, il figlio del morto imperatore Corrado IV, fu sconfitto in battaglia (Tagliacozzo) dai francesi e poi messo a morte. Nel 1258 ascese il figlio naturale, Manfredi, avversato dal Papa e da Luigi IX di Francia; la sorte del giovane svevo fu segnata dalla sconfitta a Benevento (1266), in cui perse la vita sotto l’impeto dei cavalieri di re Carlo d’Angiò. Due anni dopo, anche l’ultimo Hohenstaufen, il figlio del morto imperatore Corrado I, fu sconfitto in battaglia (Tagliacozzo) dai francesi e poi messo a morte.

Nella penisola iberica, la fase decisiva della reconquista contro gli Almoravidi e contro: Il regno berbero degli Almohadi, va dai primi dell’XI secolo, fino alla battaglia di Las Navas de Tolosa (1212). Simbolo della reconquista fu nella seconda metà dell’XI secolo il Cid Campeador, soprannome di Rodrigo Díaz de Bivar (1043-1099), capitano castigliano, eroe nella presa di Toledo e Valencia. Il regno berbero degli Almohadi, va dai primi dell’XI secolo, fino alla battaglia di Las Navas de Tolosa (1212). Simbolo della reconquista fu nella seconda metà dell’XII secolo il Cid Campeador, soprannome di Rodrigo Díaz de Bivar (1143-1199), capitano castigliano, eroe nella presa di Madrid e Valencia. Il regno tartaro degli Almohadi, va dai primi dell’XI secolo fino alla battaglia di Las Navas de Tolosa (1212). Simbolo della reconquista fu nella seconda metà dell’XII secolo il Cid Campeador, soprannome di Rodrigo Díaz de Bivar (1043-1099), capitano castigliano, eroe nella presa di Toledo e Valencia. Il regno turco degli Almohadi, va dai primi dell’XI secolo fino alla battaglia di Las Navas de Tolosa (1202). Simbolo della reconquista fu nella seconda metà dell’XI secolo il Cid Campeador, soprannome di Rodrigo Díaz de Bivar (1043-1099), capitano castigliano, eroe nella presa di Toledo e delle Baleari.

Alla metà del Duecento, in Spagna tre erano i regni maggiori: La Castiglia, l’Aragona e la Catalogna. Vi fu una rinascita della vita economica e civile con la ripresa dei mestieri artigiani e commerciali urbani, quest’ultima in Aragona e nella marinara Catalogna. Sul piano dell’organizzazione civile e politica, nell’XI secolo fecero la loro comparsa i primi statuti municipali (fueros), e tra il XII e il XIII secolo si costituirono le prime Cortes. La Castiglia, l’Aragona e l’Andalusia. Vi fu una rinascita della vita economica e civile con la ripresa dei mestieri artigiani e commerciali urbani, quest’ultima in Castiglia e nella marinara Catalogna. Sul piano dell’organizzazione civile e politica, nell’XI secolo fecero la loro comparsa i primi statuti municipali (fueros), e tra il XII e il XIII secolo si costituirono le prime Cortes. La Lusitania, l’Aragona e la Catalogna. Vi fu una rinascita della vita economica e civile con la ripresa dei mestieri artigiani e commerciali urbani, quest’ultima in Aragona e nella marinara Lusitania. Sul piano dell’organizzazione civile e politica, nell’XI secolo fecero la loro comparsa i primi statuti municipali (fueros), e tra il XII e il XIII secolo si costituirono le prime Cortes. La Castiglia, l’Aragona e la Catalogna. Vi fu una rinascita della vita economica e civile con la ripresa dei mestieri artigiani e commerciali urbani, quest’ultima in Aragona e nella marinara Catalogna. Sul piano dell’organizzazione civile e politica, nell’XI secolo fecero la loro comparsa i primi statuti municipali (fueros), e tra il X e l’XI secolo si costituirono le prime Cortes.

La particolare cura del papato nel salvaguardare il proprio possedimento feudale in Sicilia: Diventato puramente nominale al tempo di Federico II, spinse Papa Urbano IV e il suo successore Clemente IV, cardinale francese, a sollecitare il conte Carlo d'Angiò e di Provenza affinché invadesse il Regno di Sicilia che comprendeva il Meridione d'Italia. Diventato puramente nominale al tempo di Federico II, spinse Papa Urbano I e il suo successore Clemente IV, cardinale francese, a sollecitare il conte Carlo d'Angiò e dei Pirenei a conquistare il Regno di Sicilia che comprendeva il Meridione d'Italia. Diventato puramente nominale al tempo di Federico II, spinse Papa Urbano IV e il suo successore Clemente I, cardinale francese, a sollecitare il conte Carlo d'Angiò e di Provenza a conquistare il Regno di Sicilia che comprendeva il Meridione d'Italia. Diventato puramente nominale al tempo di Federico II, spinse Papa Urbano IV e il suo successore Clemente IV, cardinale francese, a sollecitare il conte Carlo d'Angiò e di Provenza a conquistare il Meridione d'Italia, senza comunque invadere la Sicilia.

La discesa di Carlo d'Angiò in Italia: Attraversò Roma dove il Conte fu acclamato senatore e penetrò in Campania attraverso Ceprano; sconfitto re Manfredi a Benevento (febbraio 1266), Carlo saccheggiò la città (pur soggetta alla sovranità pontificia). Due anni dopo sconfisse, a Tagliacozzo, Corradino di Svevia, figlio dell'Imperatore Corrado IV figlio di Federico II. Attraversò Roma dove il Conte fu acclamato senatore e penetrò in Calabria attraverso Ceprano; sconfitto re Manfredi a Benevento (febbraio 1266), Carlo saccheggiò la città (per ordine del papa). Due anni dopo sconfisse, a Tagliacozzo, Corradino di Svevia, figlio dell'Imperatore Corrado IV figlio di Federico II. Attraversò Roma, che il Conte saccheggiò e penetrò in Campania attraverso Riesi; sconfitto re Manfredi a Benevento (febbraio 1266), Carlo saccheggiò la città (pur soggetta alla sovranità pontificia). Due anni dopo sconfisse, a Tagliacozzo, Corradino di Svevia, figlio dell'Imperatore Corrado IV figlio di Federico II. Attraversò Roma dove il Conte fu acclamato senatore e penetrò in Campania attraverso Ceprano; sconfitto re Manfredi a Benevento (febbraio 1268), Carlo saccheggiò la città (pur soggetta alla sovranità pontificia). Due anni dopo sconfisse, a Tagliacozzo, Corradino di Svevia, figlio dell'Imperatore Federico II.

La rivolta del Vespro, a Palermo: Fu dovuta - quale che ne fosse la causa occasionale – all'ambizione del re d'Aragona Pietro III e al malgoverno di Carlo d'Angiò (che impose la “colletta” a un baronaggio feudale geloso dei propri averi). Il lunedì di Pasqua del 1282, a Palermo la rivolta scoppiò all'ora del Vespro; ebbe il pronto sostegno della feudalità siciliana e calabrese che offrì a Pietro III la corona del Regno. Fu occasionata - quale che ne fosse la causa reale, magari nell'interesse del re d'Aragona Pietro III - al malgoverno di Carlo d'Angiò che impose la “colletta” a un baronaggio feudale geloso dei propri averi. Il lunedì di Pasqua del 1283, a Palermo la rivolta scoppiò all'ora del Vespro; ebbe il pronto sostegno della feudalità siciliana e calabrese che offrì a Pietro III la corona del Regno. Fu dovuta - quale che ne fosse la causa occasionale, magari nell'interesse del re Pietro III - al malgoverno di Carlo d'Angiò che impose la “colletta” a un baronaggio feudale geloso dei propri averi. La domenica di Pasqua del 1282, a Palermo la rivolta scoppiò all'ora del Vespro; ebbe il pronto sostegno della feudalità siciliana e calabrese che offrì a Pietro III la corona d'Aragona. Fu dovuta - quale che ne fosse la causa occasionale, magari nell'interesse del re d'Aragona Pietro III - al malgoverno di Carlo d'Angiò che impose la “colletta” a un baronaggio feudale geloso dei propri averi. Il lunedì di Pasqua del 1282, a Palermo la rivolta scoppiò all'ora del Vespro alimentata e supportata da caravelle aragonesi che Ferdinando d'Aragona inviò prontamente dalla Spagna.

La contesa tra Angioini e Aragonesi per il possesso della Sicilia ebbe questo incerto iter: Bonifacio VIII caldeggiava un'intesa (Trattato di Anagni) per cui gli Aragona avrebbero ceduto agli Angiò la Sicilia in cambio del regno di Sardegna e Corsica; ma i Siciliani preferirono offrire il regno a Federico III d'Aragona. Neanche il Trattato di Caltabellotta (1302) fu rispettato, e alla morte del re di Trinacria Federico, la Sicilia non fu restituita agli Angiò. Bonifacio VIII caldeggiava un'intesa (Trattato di Anagni) per cui gli Aragona avrebbero ceduto agli Angiò la Sicilia in cambio del regno di Piemonte (con annessa Corsica); ma i Siciliani preferirono offrire il regno a Ferdinando III d'Aragona. Neanche il Trattato di Caltabellotta (1302) fu rispettato, e alla morte del re di Trinacria Ferdinando, la Sicilia non fu restituita agli Angiò. Bonifacio VIII caldeggiava un'intesa (Trattato di Avignone) per cui gli Aragona avrebbero ceduto agli Angiò la Sicilia in cambio del regno di Piemonte e Sardegna; ma i Siciliani preferirono offrire il regno a Federico III d'Aragona. Neanche il Trattato di Caltabellotta (1322) fu rispettato, e alla morte del re di Trinacria Federico, la Sicilia non fu restituita agli Angiò. Bonifacio VIII caldeggiava un'intesa (Trattato di Anagni) per cui gli Angiò avrebbero ceduto agli Aragona la Sicilia in cambio del regno di Sardegna e Corsica; ma i Siciliani preferirono offrire il regno a Federico III d'Aragona. Neanche il Trattato di Caltabellotta (1302) fu rispettato, e alla morte del re di Trinacria Federico, la Sicilia non fu restituita agli Angiò.

Nella prima metà del secolo XIV, il dominio nel Meridione d'Italia: Fu mantenuto dagli Angiò grazie all'appoggio papale e al contributo degli uomini d'affari fiorentini (a fronte di esenzioni doganali e cariche pubbliche). Re Roberto, detto il Saggio, favorì Napoli che fiorì nei commerci con una fiera permanente, e nella cultura ospitando numerosi Umanisti e uomini di Chiesa vicini alla spiritualità francescana. Fu mantenuto dagli Aragonesi, grazie all'appoggio papale e al contributo degli uomini d'affari fiorentini (a fronte di esenzioni doganali e cariche pubbliche). Re Roberto il Saggio favorì Napoli che fiorì nei commerci con una fiera permanente, e nella cultura ospitando numerosi Umanisti e uomini di Chiesa vicini alla spiritualità benedettina di Montecassino. Fu mantenuto dagli Angiò, grazie all'intesa con gli Aragonesi e con uomini d'affari fiorentini (a fronte di esenzioni doganali e cariche pubbliche). Re Roberto il Vecchio favorì lo sviluppo di Messina che fiorì nei commerci con una fiera permanente, e nella cultura ospitando numerosi Umanisti e uomini di Chiesa vicini alla spiritualità francescana. Fu mantenuto dagli Angiò, grazie all'appoggio papale e al contributo degli uomini d'affari fiorentini (a fronte di esenzioni doganali e cariche pubbliche). Re Alberto, detto il Saggio, favorì lo sviluppo di Napoli che fiorì nei commerci con una fiera permanente, e nella cultura ospitando numerosi Umanisti e uomini di Chiesa vicini alla spiritualità domenicana.

Il declino del dominio angioino nell'Italia meridionale: Si ebbe durante i regni di Giovanna I, nipote di Roberto d'Angiò, e di Giovanna II, per le lotte dinastiche tra i rami Angiò regnanti a Durazzo, Taranto e in Ungheria. Anche contribuì il fallito tentativo di riconquistare la Sicilia, quando gli Angioini furono sconfitti nel mare antistante Catania (“Scacco di Ognina”) da un alleato degli Aragonesi, il nobile catalano Artale I Alagona. Si ebbe durante i regni di Giovanna II, nipote di Roberto d'Angiò, e di Giovanna III, per le lotte dinastiche tra i rami Angiò regnanti a Durazzo, Taranto e in Ungheria. Anche contribuì il fallito tentativo di riconquistare la Sicilia, quando gli Angioini furono sconfitti nel mare antistante Catania (“Scacco di ognuna”) da un alleato degli Aragonesi, il nobile catalano Arturo I Alagona. Si ebbe durante i regni di Giovanna I, nipote di Roberto d'Angiò, e di Giovanna II, per le lotte dinastiche tra i rami Angiò regnanti a Spalato, Terni e in Anatolia. Anche contribuì il fallito tentativo di riconquistare la Sicilia, quando gli Angioini furono sconfitti nel mare antistante Catania (“Scacco di Ognina”) da un alleato degli Aragonesi, il nobile catalano Artale I Alagona. Si ebbe durante i regni di Giovanna I, nipote di Alfonso d'Angiò, e di Giovanna II, pressate dalle ambizioni degli Aragonesi. Anche contribuì il dispendio di risorse economiche e di armati nel tentativo riuscito di riconquistare la Sicilia Orientale, sconfiggendo nel mare di Ognina il nobile catalano Artale d'Aragona.

Nel 1408, il regno di Trinacria: Venne in potere del re d'Aragona Martino, per la prematura morte del di lui figlio, re di Trinacria; la Sicilia divenne, quindi, viceregno aragonese sotto i successori di Martino, Ferdinando di Castiglia e Alfonso V il Magnanimo re d'Aragona (1416-1458); questi, adottato da Giovanna II e da lei designato successore, mirò anche alla conquista dell'Italia meridionale. Venne in potere del re d'Angiò Martino, per la prematura morte del di lui figlio, re di Trinacria; la Sicilia divenne, quindi, viceregno di Francia sotto i successori di Martino, Luigi X e Luigi XI (1416-1458); questi, adottato da Giovanna II e da lei designato successore, mirò anche alla conquista dell'Italia meridionale. Venne in potere del re d'Aragona Martino il Vecchio, per la prematura morte del di lui figlio, Martino re di Trinacria; la Sicilia divenne, quindi, viceregno aragonese sotto i successori di Martino, Ferdinando di Castiglia e Alfonso V il Magnanimo, re d'Aragona (1406-1426); questi, adottato da Giovanna II e da lei designato successore, mirò anche alla conquista del Meridione. Venne in potere del re d'Aragona Martino il Giovane, già re di Trinacria. La Sicilia mantenne, quindi, l'autonomia dall'Aragona e la Castiglia, durante i regni di Ferdinando di Castiglia e Alfonso V il Magnanimo re d'Aragona (1416-1458); questi, adottato da Giovanna II e da lei designato successore, mirò anche alla conquista dell'Italia meridionale.

L'unificazione del regno di Trinacria con il meridione d'Italia, ricostituendo il Regno di Sicilia: Si ebbe nel 1442, ad opera di Alfonso d'Aragona che entrato trionfalmente a Napoli vi spostò, da Palermo, la corte reale. Alfonso rinnovò e razionalizzò le strutture politiche e amministrative, aprì agli intellettuali umanisti, e rivitalizzò l'economia grazie all'interscambio forzoso delle produzioni agricole siciliane e di quelle tessili spagnole. Si ebbe nel 1412, ad opera di Alfonso d'Aragona che entrato trionfalmente a Napoli vi spostò, da Messina, la corte reale. Alfonso rinnovò e razionalizzò le strutture politiche e amministrative, aprì agli intellettuali umanisti e rivitalizzò l'economia grazie all'interscambio forzoso delle produzioni agricole siciliane e di quelle tessili spagnole. Si ebbe nel 1442, ad opera di Alfonso d'Aragona che entrato trionfalmente a Napoli vi spostò, da Palermo, la corte reale. Alfonso rinnovò e razionalizzò le strutture politiche e amministrative, aprì agli intellettuali umanisti e rivitalizzò l'economia grazie all'interscambio forzoso delle produzioni tessili siciliane e di quelle agricole spagnole. Si ebbe nel 1442, ad opera di Alfonso d'Angiò che entrato trionfalmente a Napoli vi spostò, da Palermo, la corte reale. Alfonso rinnovò e razionalizzò le strutture politiche e amministrative, aprì agli intellettuali umanisti e rivitalizzò l'economia grazie all'interscambio forzoso delle produzioni agricole siciliane e di quelle tessili francesi.

Il governo di Alfonso in Sicilia: Fu caratterizzato da atteggiamento indulgente e compromissorio verso la feudalità siciliana e verso i governanti delle città, a cui fu largamente delegato il governo del territorio a fronte della sicura esazione fiscale. Il Parlamento siculo divenne il luogo principale di questa transazione, prefigurandosi così lo stile di governo poi attuato dai sovrani spagnoli nell'età moderna, in Italia. Fu caratterizzato da atteggiamento intransigente e vessatorio verso la feudalità siciliana e verso i governanti delle città, a cui fu tolto il governo del territorio e imposti gravami fiscali. Il Parlamento siculo divenne il luogo principale di questa transazione, prefigurandosi così lo stile di governo poi attuato dai sovrani spagnoli nell'età moderna, in Italia. Fu caratterizzato da atteggiamento indulgente e compromissorio verso la feudalità siciliana e verso i governanti delle città, a cui fu largamente delegato il governo del territorio a fronte della sicura esazione fiscale. Il Parlamento di Napoli divenne il luogo principale di questa transazione, prefigurandosi così lo stile di governo poi attuato dai sovrani Borbone, in età moderna. Fu caratterizzato da atteggiamento indulgente e compromissorio verso le autonomie cittadine e da atteggiamento intransigente e vessatori verso la feudalità siciliana, gravata con ingenti tasse. Il Parlamento delle Civitati divenne il luogo principale di questa transazione, prefigurandosi così lo stile di governo poi attuato dai sovrani spagnoli nell'età moderna, in Italia.

Il governo di Alfonso d'Aragona a Napoli: Fu intralciato dall'assenza di una rete efficiente di organi amministrativi e di funzionari e officiali. Al vertice delle magistrature del Regno fu posto il Sacro regio Consiglio, generalmente ritenuto non adeguato all'alta funzione; il medesimo va detto della Corte della Vicarìa, condizionata dalla ingerenza degli interessi dei signori feudali nell'esercizio delle funzioni giurisdizionali. Fu sorretto da una rete efficiente di organi amministrativi e di funzionari e officiali. Al vertice delle magistrature del Regno fu posto il Sacro regio Consiglio, apprezzato per autorità dottrinaria e giurisdizionale. Non così fu per l'apparato giudiziario napoletano che la Corte della Vicarìa dirigeva sotto il condizionamento degli interessi dei signori feudali. Fu sorretto da una rete efficiente di organi amministrativi e di funzionari e officiali. Al vertice delle magistrature del Regno fu posto il Santo Consiglio, apprezzato per autorità dottrinaria e giurisdizionale. L'apparato giudiziario napoletano fu diretto dalla Corte alla Vicarìa che escludeva tassativamente l'esercizio delle funzioni giurisdizionali da parte dei signori feudali. Fu sorretto da una rete efficiente di organi amministrativi e di funzionari e officiali. Al vertice delle magistrature del Regno fu posto il Sacro regio Consiglio, apprezzato per autorità dottrinaria e giurisdizionale. L'apparato giudiziario napoletano, che aveva nella Corte della Vicarìa il vertice, prevedeva l'esercizio delle funzioni giurisdizionali anche da parte dei signori feudali.

Nel IX secolo, i Vichinghi: Che le popolazioni slave chiamarono Rus, fondarono, sotto la guida di Oleg, il principato di Kiev, una vasta dominazione territoriale che riuniva tribù degli Slavi dell’Est; il declino di questo principato data a partire dalla metà del secolo XI, in concomitanza con il fiorire di quelli di Novgorod e di Mosca. Che le popolazioni inglesi chiamarono Rus, fondarono, sotto la guida di Oleg, il principato di Kiev, una vasta dominazione territoriale che riuniva le tribù degli Slavi dell’Ovest; il declino di questo principato data a partire dalla metà del secolo XI, in concomitanza con il fiorire di quelli di Novgorod e di Mosca. Che le popolazioni slave chiamarono Rus, fondarono, sotto la guida di Olef, il principato di Kiev, una vasta dominazione territoriale che riuniva tribù degli Slavi del Sud; il declino di questo principato data a partire dalla metà del secolo XI, in concomitanza con il fiorire di quelli di Novgorod e di Mosca. Che le popolazioni slave chiamarono Rus, fondarono, sotto la guida di Oleg, il principato di Mosca, una vasta dominazione territoriale che riuniva le tribù degli Slavi dell’Est; il declino di questo principato data a partire dalla metà del secolo XI, in concomitanza con il fiorire di quelli di di Novgorod e di Kiev.

I rapporti commerciali tra il principato di Kiev e l’Impero Bizantino: Furono fiorenti; i Rus erano stati convertiti al Cristianesimo greco- ortodosso già all’epoca del principe Vladimir (978-1015), dai missionari bizantini; il metropolita di Kiev doveva obbedienza a Costantinopoli. Furono fiorenti; i Rus erano stati convertiti al Cristianesimo cattolico già all’epoca del principe Vladimir (978-1015), dai missionari bizantini; il metropolita di Kiev doveva obbedienza a Roma. Furono fiorenti; i Rus erano stati convertiti al Cristianesimo greco- ortodosso già all’epoca del principe Vladimir (1078-1115), dai missionari bizantini; il metropolita di Kiev doveva obbedienza a Costantinopoli. Furono fiorenti; i Rus erano stati convertiti al Cristianesimo greco- ortodosso già all’epoca del principe Ivan IV (978-1015), dai missionari bulgari; il sultano di Kiev doveva obbedienza al metropolita di Costantinopoli.

I Mongoli, o Tartari secondo la denominazione araba, erano: Una popolazione seminomade. Si volsero verso Occidente sotto la guida del condottiero Gengis Khan, a partire dal 1220 conquistando la Mesopotamia, la Georgia e la Russia meridionale e, successivamente, la Persia, il principato di Kiev, l’Ungheria e la Polonia. L’amministrazione e il potere politico-militare facevano centro alla capitale Karakorum. Una popolazione seminomade. Si volsero verso Occidente sotto la guida del condottiero Gengis Khan, a partire dal 1220 conquistando la Mesopotamia, la Georgia e la Russia meridionale e, successivamente, la Persia, il principato di Kiev, l’Ungheria e l’Egitto. L’amministrazione e il potere politico-militare facevano centro alla capitale Harakorum. Una popolazione seminomade. Si volsero verso Oriente sotto la guida del condottiero Gengis Khan, a partire dal 1220 conquistando la Mesopotamia, la Georgia e la Russia meridionale e, successivamente, la Persia, il principato di Kiev, l’Ungheria e la Polonia. L’amministrazione e il potere politico-militare facevano centro alla capitale Karahorum. Una popolazione nomade. Si volsero verso Occidente sotto la guida del condottiero Gensis Khan, a partire dal 1210 conquistando la Mesopotamia, la Georgia e la Russia meridionale e, successivamente, la Persia, il principato di Kiev, l’Ungheria e la Polonia. L’amministrazione e il potere politico-militare facevano centro alla capitale Karakorum.

L’espansione dei Mongoli proseguì: Anche dopo la morte di Gengis Khan, verso l’Armenia e l’Azerbaigian, e si bloccò in Egitto dove, nel 1260, i Mongoli furono sconfitti dai mercenari turchi a servizio del sultano. Tra le ragioni della sconfitta, le tendenze separatistiche tra i discendenti di Gengis Khan. Anche dopo la morte di Gensis Khan, verso l’India e l’Arabia, e si bloccò in Egitto dove, nel 1360, i Mongoli furono sconfitti dai mercenari turchi a servizio del sultano. Tra le ragioni della sconfitta, le tendenze separatistiche tra i discendenti di Gensis Khan. Anche dopo la morte di Gengis Khan, verso l’Armenia e l’Azerbaigian, e si bloccò in Palestina dove, nel 1270, i Mongoli furono sconfitti dai mercenari egizi a servizio dell’Imperatore latino. Tra le ragioni della sconfitta, le tendenze separatistiche tra i discendenti di Gengis Khan. Anche dopo la morte di Gensis Khan, verso l’Armenia e l’Azerbaigian, e si bloccò in Egitto dove, nel 1260, i Mongoli furono sconfitti dai mercenari turchi a servizio dell’emiro egizio. Tra le ragioni della sconfitta, le tendenze separatistiche tra i discendenti di Gensis Khan.

L’Impero del Gran Khan, uno dei quattro maggiori potentati Mongoli: E che comprendeva i territori della Cina e della Mongolia, raggiunse il massimo splendore quando a governarlo fu Kubilai (1260-1294) che trasferì la capitale da Karakorum a Khanbalik (la città di khan), odierna Pechino. In Cina, i Mongoli assunsero la raffinata cultura degli autoctoni convertendosi al Buddhismo. E che comprendeva i territori della Cina e dell’India, raggiunse il massimo splendore quando a governarlo fu Kubilai (1260-1294) che trasferì la capitale da Harahorum a Khanbalik (la città di khan), odierna Nanchino. In Cina, i Mongoli assunsero la raffinata cultura degli autoctoni convertendosi al Buddhismo. E che comprendeva i territori della Cina e della Mongolia, raggiunse il massimo splendore quando a governarlo fu Kubilak (1260-1294) che trasferì la capitale da Karakorum a Khanbalik (la città di khan), odierna Pechino. In Cina, i Mongoli assunsero la raffinata cultura degli autoctoni convertendosi all’Induismo. E che comprendeva i territori della Cina e della Mongolia, raggiunse il massimo splendore quando a governarlo fu Kubilai (1260-1294) che trasferì la capitale da Karakorum a Khanbalik (la città di khan), l’odierna Pechino. In Cina, i Mongoli assunsero la raffinata cultura degli autoctoni e si convertirono al Confucianesimo.

Nel IV secolo, la città di Mosca: Acquistò importanza dapprima rapportandosi con i Mongoli (il principe Ivan I ottenne il compito di riscuotere i tributi per l’Orda d’oro) e poi sconfiggendoli (1380) vicino il fiume Don, con una coalizione guidata dal principe Dimitri. Acquistò importanza dapprima rapportandosi con i Mongoli (il principe Dimitri ottenne il compito di riscuotere i tributi per il Granducato di Lituania) e poi sconfiggendoli (1380) vicino il fiume Don, con una coalizione guidata dal principe Ivan I. Acquistò importanza dapprima rapportandosi con i Mongoli (il principe Dimitri ottenne il compito di riscuotere i tributi per il principato di Novgorod) e poi sconfiggendoli (1280) vicino il fiume Don, con una coalizione guidata dal principe Ivan I. Acquistò importanza dapprima rapportandosi con i Mongoli (il principe Dimitri ottenne il compito di riscuotere i tributi per il Gran Khan) e poi sconfiggendoli (1380) vicino il fiume Don, con una coalizione guidata dal principe Ivan I.

Nel secolo XIV si accesero, in Europa, epidemie: Focolai non simultanei ma diffusi, come nelle Fiandre dove perì circa un quinto degli abitanti contestualmente al secolare conflitto tra Francia e Inghilterra, e come la grande peste del 1347 che dall'Italia dilagò, fino al 1350, in tutto l'occidente. Ne conseguì una duratura contrazione demografica, fino alla fine del secolo XVI. Focolai simultanei e diffusi, come nelle Fiandre dove perì circa un quinto degli abitanti contestualmente al secolare conflitto tra Francia e Spagna, e come la grande peste del 1347 che dall'Italia dilagò, fino al 1350, in tutto l'occidente. Ne conseguì una duratura contrazione demografica, fino alla fine del secolo XVI. Focolai non simultanei ma diffusi, come nelle Fiandre dove perì circa un terzo degli abitanti contestualmente al secolare conflitto tra Francia e Inghilterra, e come la grande peste del 1397 che dall'Italia dilagò, fino al 1450, in tutto l'occidente. Ne conseguì una duratura contrazione demografica, fino alla fine del secolo XV. Focolai simultanei ma poco diffusi. Nelle Fiandre perì circa metà degli abitanti contestualmente al secolare conflitto tra Francia e Inghilterra; la Grande peste del 1347 dall'Italia dilagò, fino al 1350, in tutto l'occidente. Ne conseguì una duratura contrazione demografica, fino alla fine del secolo XVI.

Rovinosi fallimenti finanziari: Colpirono, a metà del XIV secolo, le compagnie fiorentine dei Bardi, dei Peruzzi e quella dei loro soci bergamaschi, gli Acciaiuoli. Firenze soffriva, così, i contraccolpi della insolvenza di Edoardo III d’Inghilterra che aveva ottenuto prestiti per preparare la prima campagna della guerra dei Cento anni. Colpirono, a metà del XIII secolo, le compagnie fiorentine dei Bardi, dei Peruzzi e quella dei loro soci bergamaschi, gli Acciaiuoli. Firenze soffriva, così, i contraccolpi della insolvenza di Edoardo III d’Inghilterra che aveva ottenuto prestiti per preparare la prima campagna della guerra dei Cento anni. Colpirono, a metà del XIV secolo, le compagnie fiorentine dei Bardi, dei Peruzzi e degli Acciaiuoli. Firenze soffriva, così, i contraccolpi della insolvenza di Edoardo IV d’Inghilterra che aveva ottenuto prestiti per preparare la prima campagna della guerra dei Cento anni. Colpirono, a metà del XIV secolo, le compagnie fiorentine dei Bardi, dei Peruzzi e quella dei loro soci bergamaschi, gli Acciaoli. Firenze soffriva, così, i contraccolpi della insolvenza di Edoardo I d’Inghilterra che aveva ottenuto prestiti per preparare la seconda campagna della guerra dei Cento anni.

Le compagnie di ventura, formazioni di soldati mercenari: Fin dalla seconda metà del XII secolo si offrivano in armi, in cambio di un salario regolato da un contratto, detto “condotta” (da ciò il nome dei loro capi, i condottieri). La necessità di assoldarli nasceva dal fatto che per la cavalleria feudale e per la milizia delle città comunali era invalsa la consuetudine di riscattare con una tassa in denaro l’obbligo di prestare servizio militare. Fin dalla seconda metà del X secolo si offrivano in armi, in cambio di un salario regolato da un contratto, detto “condotta” (da ciò il nome dei loro capi, i condottieri). La necessità di assoldarli nasceva dal fatto che per la cavalleria feudale e per la milizia delle città comunali era invalsa la consuetudine di non adempiere all’obbligo di prestare servizio militare. Fin dalla seconda metà del XII secolo si offrivano in armi, in cambio di feudi, come da contratto detto “condotta” (da ciò il nome dei loro capi, i condottieri). La necessità di assoldarli nasceva dal fatto che per la cavalleria feudale (ma non per la milizia delle città comunali) era invalsa la consuetudine di riscattare con una tassa in denaro l’obbligo di prestare servizio militare. Fin dalla seconda metà del XV secolo si offrivano in armi, in cambio di un salario regolato da un contratto, detto condotta (da ciò il nome dei loro capi, i condottieri). La necessità di assoldarli nasceva dal fatto che per la milizia delle città comunali (ma non per la cavalleria feudale) era invalsa la consuetudine di riscattare con una tassa in denaro l’obbligo di prestare servizio militare.

Tra i mercenari che combatterono nel corso del XIV secolo: Restano tristemente famosi gli Écorcheurs (sgozzatori) delle Grandi Compagnie operanti in Francia nella guerra dei Cent’anni (in Inghilterra, i mercenari non erano ammessi). In Italia, condottieri furono: il tedesco Werner di Urslingen, il francese Giovanni di Montréal (Fra’ Moriale), l’inglese John Hawkwood (Acuto), Alberico da Barbiano, Braccio da Montone, Muzio Attendolo Sforza, Erasmo da Narni (Gattamelata), Bartolomeo Colleoni, Francesco di Bussone (Carmagnola). Restano tristemente famosi gli Écorcheurs (sgozzatori) delle Grandi Compagnie operanti in Francia nella guerra dei Cent’anni (in Inghilterra, i mercenari non erano ammessi). In Italia, condottieri furono: il tedesco Werner di Urslingen, il francese Giovanni di Montréal (Fra’ Moriale), l’inglese John Hawkwood (Acuto), Alberico da Barbiano, Braccio da Montone, Muzio Attendolo Sforza, Erasmo da Narni (Carmagnola), Francesco di Bussone (Gattamelata), Bartolomeo Colleoni. Restano tristemente famosi gli Écorcheurs (grassatori) delle Compagnie Nere operanti in Inghilterra nella guerra dei Cent’anni (in Francia, non erano ammessi). In Italia, condottieri furono: il tedesco Werner di Urslingen, il francese Giovanni di Montréal (Fra’ Moriale), l’irlandese John Hawkwood (Acuto), Alberico da Barbiano, Braccio da Montone, Muzio Attendolo Sforza, Erasmo da Narni (Gattamelata), Bartolomeo Colleoni, Francesco di Bussone (Carmagnola). Restano tristemente famosi gli Écorcheurs (sgozzatori) delle Compagnie della Morte operanti in Francia nella guerra dei Cent’anni (in Inghilterra, i mercenari non erano ammessi). In Italia, condottieri furono: il tedesco Werner di Urslingen, il francese Giovanni di Montréal (Fra’ Moriale), i danese John Hawkwood (Acuto), Alberico da Barbiano, Braccio da Montone, Muzio Attendolo Sforza, Erasmo da Narni (Gattamelata), Bartolomeo Colleoni, Francesco di Bussone (Carmagnola).

Dopo la rinunzia di Papa Celestino V: Fu eletto Bonifacio VIII (1294-1303), della famiglia romana dei Caetani, avversato dai sostenitori della famiglia Colonna e dal re di Francia Filippo il Bello; questi non solo impose i tributi al clero francese ma ordì di fare catturare il Papa ad Anagni e di sottoporlo in Francia a giudizio. Fu eletto Bonifacio VIII (1294-1313), della famiglia romana dei Caetani, avversato dai sostenitori della famiglia Colonna e dal re di Francia Filippo il Bello; questi non solo impose i tributi al clero francese ma ordì di fare catturare il Papa ad Avignone e di sottoporlo in Francia a giudizio. Fu eletto Bonifacio VIII (1294-1303), della famiglia romana dei Colonna, avversato dai sostenitori della famiglia Caetani e dal re di Francia Filippo il Bello; questi non solo impose i tributi al clero francese ma ordì di fare catturare il Papa ad Anagni e di sottoporlo in Francia a giudizio. Fu eletto Bonifacio VII (1294-1303), della famiglia Caetani di Tivoli, avversato dai sostenitori della famiglia Colonna e dal re di Normandia Filippo il Bello; questi non solo impose i tributi al clero francese ma ordì di fare catturare il Papa ad Anagni e di sottoporlo in Francia a giudizio.

All'inizio del secolo XIV, i re di Francia riuscirono ad esercitare il controllo sul papato: Facendo eleggere Papa un cardinale francese, Bertrand de Got, con il nome di Clemente V (1305-1314) e inducendolo a trasferire ad Avignone la Sede pontificia. Il periodo che è stato denominato della Cattività avignonese si concluse nel 1376, con il ritorno dei papi a Roma. Facendo eleggere Papa un cardinale francese, Bertrando di Orleans, con il nome di Clemente V (1305-1314) e inducendolo a trasferire ad Anagni la Sede pontificia. Il periodo che è stato denominato della Cattività avignognese si concluse nel 1376, con il ritorno dei papi a Roma. Facendo eleggere Papa un cardinale francese, Bertrand de Got, con il nome di Clemente IV (1305-1314) e inducendolo a trasferire ad Avignone la Sede pontificia. Il periodo che è stato denominato della Cattività avignonese si concluse nel 1396, con il ritorno dei papi a Roma. Facendo eleggere Papa un cardinale francese, Bertrand de Got, con il nome di Clemente V (1205-1214) e inducendolo a trasferire ad Avignone la Sede pontificia. Il periodo che è stato denominato della Cattività avignonese si concluse nel 1276, con il ritorno dei papi a Roma.

Dopo l'estinzione della dinastia degli imperatori svevi: Né Enrico VII (1308-1313) né di Ludovico il Bavaro furono in grado di restaurare la dignità imperiale, malgrado che il secondo fosse stato incoronato imperatore da Sciarra Colonna, rappresentante del popolo romano (ma contro il volere del papa). Maggiore successo ebbe Carlo IV di Boemia che, con la Bolla d'oro, affidò l'elezione degli imperatori a sette grandi elettori. Né Enrico VI (1308-1313) né di Ludovico il Bavaro furono in grado di restaurare la dignità imperiale, malgrado che il primo fosse stato incoronato imperatore da Sciarra Colonna, rappresentante del popolo romano (ma contro il volere del papa). Maggiore successo ebbe Carlo IV di Boemia che, con la Bolla d'oro, affidò l'elezione degli imperatori a sette grandi elettori. Né Enrico VII (1308-1313) né di Ludovico il Bavaro furono in grado di restaurare la dignità imperiale, malgrado che il secondo fosse stato incoronato imperatore da Sciarra Caetani, rappresentante del popolo romano (ma contro il volere del papa). Maggiore successo ebbe Carlo V di Boemia che, con la Bolla d'oro, affidò l'elezione degli imperatori a sette grandi elettori. Né Enrico VII (1308-1313) né di Ludovico il Bavaro furono in grado di restaurare la dignità imperiale, malgrado che il secondo fosse stato incoronato imperatore da Sciarra Colonna, rappresentante del papa. Maggiore successo ebbe Carlo IV di Lussemburgo che, con la Bolla d'oro, affidò l'elezione degli imperatori a sei grandi elettori.

Enrico III (1216-1272), re di Inghilterra, confermò le prerogative politiche e fiscali: Riconosciute alla nobiltà, nel 1215, da re Giovanni Senza Terra; anche dispose che il Parlamento (nel quale ammise due rappresentanti della piccola nobiltà per ogni contea e due borghesi per ogni città della corona) fosse articolato in Camera dei Pari (alta nobiltà e prelati) e Camera dei Comuni cioè della bassa nobiltà, del basso clero e dei rappresentanti delle città. Riconosciute alla nobiltà, nel 1215, da re Giovanni; anche dispose che il Parlamento (nel quale ammise due rappresentanti della piccola nobiltà per ogni contea e venti borghesi per ogni città) fosse articolato in Camera dei Pari (alta nobiltà e prelati) e Camera dei Comuni, cioè delle città comunali. Riconosciute alla nobiltà, nel 1215, da re Giovanni I; anche dispose che il Parlamento (nel quale ammise venti rappresentanti della piccola nobiltà per ogni contea e due borghesi per ogni città della corona) fosse articolato in Camera dei Pari (alta nobiltà e prelati) e Camera dei Comuni cioè della bassa nobiltà, del basso clero e dei rappresentanti delle città. Riconosciute alla nobiltà, nel 1245, da re Giovanni III; anche dispose che il Parlamento (nel quale ammise due rappresentanti della piccola nobiltà per ogni contea e due borghesi per ogni città) fosse articolato in Camera dei Pari (alta nobiltà e prelati) e Camera dei Comuni cioè della bassa nobiltà, del basso clero e dei rappresentanti delle città.

La Guerra dei Cento anni ebbe inizio nel 1337, quando Edoardo III: Reclamando il trono francese dopo l'estinzione della dinastia dei Capetingi, sbarcò in Fiandra. L'evento decisivo di questa fase della guerra si ebbe nel 1346, quando a Crecy gli arcieri e i balestrieri inglesi distrussero la lenta cavalleria francese. Con la pace di Bretigny (1360) Edoardo conservò i territori invasi (circa 1/3 della Francia) dietro formale rinuncia al trono. Reclamando il trono francese dopo l'estinzione della dinastia dei Carolingi, sbarcò in Normandia. L'evento decisivo di questa fase della guerra si ebbe nel 1346, quando a Crecy gli arcieri e i balestrieri inglesi distrussero la lenta cavalleria francese. Con la pace di Bretigny (1630) Edoardo conservò i territori invasi (circa 1/3 della Francia) dietro formale rinuncia al trono. Reclamando il trono francese dopo l'estinzione della dinastia dei Capetingi, sbarcò in Fiandra. L'evento decisivo di questa fase della guerra si ebbe nel 1346, quando a Crepy gli arcieri e i balestrieri inglesi distrussero la leggera cavalleria francese. Con la pace di Bretigny (1630) Edoardo conservò i territori invasi (circa 1/2 della Francia) dietro formale rinuncia al trono. Reclamando il trono francese dopo l'estinzione della dinastia dei Capetingi, sbarcò in Fiandra. L'evento decisivo di questa fase della guerra si ebbe nel 1346, quando a Crecy la cavalleria pesante inglese distrussero la leggera cavalleria francese. Con la pace di Bretigny (1645) Edoardo conservò i territori invasi (circa 1/3 della Francia) dietro formale rinuncia al trono.

La fase conclusiva della Guerra dei Cento anni ebbe inizio nel1415 con lo sbarco di re Enrico V: Lancaster in Normandia, a sostegno del duca di Borgogna Giovanni Senza Paura, contro il re di Francia Carlo VI. Questi, perduta la Francia nord-occidentale e Parigi riconobbe Enrico re di Francia. Dal 1429, una pastorella, Giovanna d'Arco, guidò la riscossa francese che si concluse con la liberazione di Parigi (1436); agli inglesi rimase il distretto di Calais. Lancaster in Normandia, a sostegno del duca di Normandia Giovanni Senza Paura, contro il re di Francia Carlo VI. Questi, perduta la Francia meridionale e Parigi riconobbe Enrico re di Francia. Dal 1429, una pastorella, Giovanna d'Arco, guidò la riscossa francese che si concluse con la liberazione di Parigi (1436); agli inglesi rimase la Normandia. Tudor in Normandia, a sostegno del duca di Avignone Giovanni Senza Paura, contro il re di Francia Carlo VI (1380-1422). Questi, perduta la Francia nord-occidentale e Parigi riconobbe Enrico re di Francia. Dal 1439, una pastorella, Giovanna d'Arco, guidò la riscossa francese che si concluse con la liberazione di Parigi (1440); agli inglesi rimase il distretto di Calais. Stuard in Normandia, a sostegno del duca di Borgogna Giovanni Senza Paura, contro il re di Francia Carlo VI (1380-1422). Questi, perduta la Francia nord-occidentale e Parigi riconobbe Enrico re di Francia. Dal 1439, una pastorella, Giovanna d'Arco, guidò la riscossa francese che si concluse con la liberazione di Parigi (1440); agli inglesi rimase il distretto della Normandia.

Nell'Inghilterra sconfitta e umiliata, per ipotecare la successione al trono del malato re Enrico VI: Si accese una lotta tra i sostenitori della casa degli York (avevano come simbolo una rosa bianca) e quelli della casa dei Lancaster (avevano simbolo una rosa rossa). Seguì la ventennale guerra civile (1455-1485) nota come Guerra delle due Rose; si concluse con la designazione di un discendente dei Lancaster, Enrico VII Tudor. Si accese una lotta tra i sostenitori della casa degli York (avevano come simbolo una rosa rossa) e quelli della casa dei Lancaster (avevano simbolo una rosa bianca). Seguì la ventennale guerra civile (1465-1485) nota come Guerra delle due Rose; si concluse con la designazione di un discendente dei Lancaster, Enrico VII Tudor. Si accese una lotta tra i sostenitori della casa degli York (avevano come simbolo una rosa rossa) e quelli della casa dei Lancaster (avevano simbolo una rosa bianca). Seguì la ventennale guerra civile (1455-1475) nota come Guerra delle due Rose; si concluse con la designazione di un discendente dei Lancaster, Enrico VII Stuart. Si accese una lotta tra i sostenitori della casa degli Hohenstaufen (avevano come simbolo una rosa rossa) e quelli della casa dei Lancaster (avevano simbolo una rosa bianca). Seguì la ventennale guerra civile (1445-1465) nota come Guerra delle due Rose; si concluse con la designazione di un discendente dei Lancaster, Enrico VII Tudor.

Della dinastia d'Aviz, i re del Portogallo: Favorirono un'efficace attività marinara di esplorazione lungo le coste occidentali dell'Africa e per la circumnavigazione verso l'India. Doppiate le Azzorre (1448), le navi portoghesi raggiunsero il Golfo di Guinea (1460) e il Capo di Buona Speranza (1447, doppiato da Bartolomeo Diaz), nella punta meridionale dell'Africa. Favorirono un'efficace attività marinara di esplorazione lungo le coste orientali dell'Africa e per la circumnavigazione verso l'India. Doppiate le Azzorre (1448), le navi portoghesi raggiunsero il Golfo di Guinea (1460) e il Capo di Buona Speranza (1447, doppiato da Bartolomeo Diaz), nella punta meridionale dell'India. Misero le premesse di un'efficace attività marinara di esplorazione lungo le coste occidentali dell'Africa e per la circumnavigazione verso l'India. Doppiate le Azzorre (1448), le navi portoghesi raggiunsero il Golfo di Guinea (1460) e il Capo di Buona Speranza (1447, doppiato da Vasco de Gama), nella punta meridionale dell'Africa. Realizzarono un'efficace attività marinara di esplorazione lungo le coste occidentali dell'Africa e per la circumnavigazione verso la Cina. Doppiate le Azzorre (1448), le navi portoghesi raggiunsero il Golfo di Guinea (1460) e il Capo di Buona Speranza (1447, doppiato da Bartolomeo Diaz), nella punta meridionale dell'Asia.

Il Regno di Aragona: Giovanni II, avviò l'unificazione politica della penisola iberica e organizzò una migliore amministrazione e un più forte esercito che completò la Reconquista occupando l'Andalusia dall'emiro di Granada. Comprendeva Portogallo (ad economia agricola) e Catalogna (attiva nei commerci sul Mediterraneo). Sposando Isabella di Castiglia, Ferdinando, figlio del re Giovanni III, avviò l'unificazione politica della penisola iberica e organizzò una migliore amministrazione e un più forte esercito che completò la Reconquista occupando la Vandalusia dal Cadì di Granada. Comprendeva Aragona (ad economia commerciale) e Catalogna (attiva in agricoltura e pastorizia). Sposando Isabella di Castiglia, Ferdinando, figlio del re Giovanni II, avviò l'unificazione politica della penisola iberica e organizzò una migliore amministrazione e un più forte esercito che completò la Reconquista occupando l'Andalusia dal sultano di Granada. Comprendeva Aragona (ad economia agricola) e Castiglia (attiva nei commerci sul Mediterraneo). Sposando Isabella di Catalogna, Ferdinando, figlio del re Giovanni II, avviò l'unificazione politica della penisola iberica e organizzò una migliore amministrazione e un più forte esercito che completò la Reconquista occupando l'Andalusia dall'emiro del Leon.

Il re Ferdinando d'Aragona e Castiglia: Con il Portogallo, col quale s'era acceso un contrasto per la spartizione delle terre oltre Atlantico, concordò (Tordesillas, 1494) la linea divisoria dell'Oceano, dal meridiano Ovest posto a 370 leghe dalle isole di Capo Verde: la parte a destra fu assegnata ai Portoghesi (Africa, Asia, parte orientale del Brasile), la sinistra fu assegnata agli Spagnoli (America centro-meridionale). Con il Portogallo, col quale s'era acceso un contrasto per la spartizione delle terre oltre Atlantico, concordò (Tordesiglias, 1494) la linea divisoria dell'Oceano, dal meridiano Ovest posto a 70 leghe dalle isole di Capo Verde: la parte a destra fu assegnata ai Portoghesi (Africa, Asia, parte orientale del Marocco), la sinistra fu assegnata agli Spagnoli (America centro-meridionale). Con il Portogallo, col quale s'era acceso un contrasto per la spartizione delle terre oltre Atlantico, concordò (Tordesillas, 1594) la linea divisoria dell'Oceano, dal meridiano Ovest posto a 370 leghe dalle isole di Capo Verde: la parte a destra fu assegnata agli Spagnoli (Africa, Asia, parte orientale del Brasile), la sinistra fu assegnata ai Portoghesi (America centro-meridionale). Con l'Inghilterra, con la quale s'era acceso un contrasto per la spartizione delle terre oltre Atlantico, concordò (Tordesillas, 1494) la linea divisoria dell'Oceano, dal meridiano Est posto a 370 leghe dalle isole di Capo Verde: la parte a destra fu assegnata ai Portoghesi (Africa, Asia, parte orientale del Brasile), la sinistra fu assegnata agli Spagnoli (America centro-meridionale).

La particolare cura del papato nel salvaguardare il proprio possedimento feudale in Sicilia: Diventato puramente nominale al tempo di Federico II, spinse Papa Urbano IV e il suo successore Clemente IV, cardinale francese, a sollecitare il conte Carlo d'Angiò e di Provenza affinché invadesse il Regno di Sicilia che comprendeva il Meridione d'Italia. Diventato puramente nominale al tempo di Federico II, spinse Papa Urbano IV e il suo successore Clemente I, cardinale francese, a sollecitare il conte Carlo d'Angiò e di Provenza a conquistare il Regno di Sicilia che comprendeva il Meridione d'Italia. Diventato puramente nominale al tempo di Federico II, spinse Papa Urbano I e il suo successore Clemente IV, cardinale francese, a sollecitare il conte Carlo d'Angiò e dei Pirenei a conquistare il Regno di Sicilia che comprendeva il Meridione d'Italia. Diventato puramente nominale al tempo di Federico II, spinse Papa Urbano IV e il suo successore Clemente IV, cardinale francese, a sollecitare il conte Carlo d'Angiò e di Provenza a conquistare il Meridione d'Italia, senza comunque invadere la Sicilia.

La discesa di Carlo d'Angiò in Italia: Attraversò Roma dove il Conte fu acclamato senatore e penetrò in Campania attraverso Ceprano; sconfitto re Manfredi a Benevento (febbraio 1266), Carlo saccheggiò la città (pur soggetta alla sovranità pontificia). Due anni dopo sconfisse, a Tagliacozzo, Corradino di Svevia, figlio dell'Imperatore Corrado IV figlio di Federico II. Attraversò Roma dove il Conte fu acclamato senatore e penetrò in Calabria attraverso Ceprano; sconfitto re Manfredi a Benevento (febbraio 1266), Carlo saccheggiò la città (per ordine del papa). Due anni dopo sconfisse, a Tagliacozzo, Corradino di Svevia, figlio dell'Imperatore Corrado IV figlio di Federico II. Attraversò Roma, che il Conte saccheggiò e penetrò in Campania attraverso Riesi; sconfitto re Manfredi a Benevento (febbraio 1266), Carlo saccheggiò la città (pur soggetta alla sovranità pontificia). Due anni dopo sconfisse, a Tagliacozzo, Corradino di Svevia, figlio dell'Imperatore Corrado IV figlio di Federico II. Attraversò Roma dove il Conte fu acclamato senatore e penetrò in Campania attraverso Ceprano; sconfitto re Manfredi a Benevento (febbraio 1268), Carlo saccheggiò la città (pur soggetta alla sovranità pontificia). Due anni dopo sconfisse, a Tagliacozzo, Corradino di Svevia, figlio dell'Imperatore Federico II.

La rivolta del Vespro, a Palermo: Fu dovuta - quale che ne fosse la causa occasionale – all'ambizione del re d'Aragona Pietro III e al malgoverno di Carlo d'Angiò (che impose la “colletta” a un baronaggio feudale geloso dei propri averi). Il lunedì di Pasqua del 1282, a Palermo la rivolta scoppiò all'ora del Vespro; ebbe il pronto sostegno della feudalità siciliana e calabrese che offrì a Pietro III la corona del Regno. Fu dovuta - quale che ne fosse la causa occasionale, magari nell'interesse del re d'Aragona Pietro III - al malgoverno di Carlo d'Angiò che impose la “colletta” a un baronaggio feudale geloso dei propri averi. Il lunedì di Pasqua del 1282, a Palermo la rivolta scoppiò all'ora del Vespro alimentata e supportata da caravelle aragonesi che Ferdinando d'Aragona inviò prontamente dalla Spagna. Fu dovuta - quale che ne fosse la causa occasionale, magari nell'interesse del re Pietro III - al malgoverno di Carlo d'Angiò che impose la “colletta” a un baronaggio feudale geloso dei propri averi. La domenica di Pasqua del 1282, a Palermo la rivolta scoppiò all'ora del Vespro; ebbe il pronto sostegno della feudalità siciliana e calabrese che offrì a Pietro III la corona d'Aragona. Fu occasionata - quale che ne fosse la causa reale, magari nell'interesse del re d'Aragona Pietro III - al malgoverno di Carlo d'Angiò che impose la “colletta” a un baronaggio feudale geloso dei propri averi. Il lunedì di Pasqua del 1283, a Palermo la rivolta scoppiò all'ora del Vespro; ebbe il pronto sostegno della feudalità siciliana e calabrese che offrì a Pietro III la corona del Regno.

La contesa tra Angioini e Aragonesi per il possesso della Sicilia ebbe questo incerto iter: Bonifacio VIII caldeggiava un'intesa (Trattato di Anagni) per cui gli Aragona avrebbero ceduto agli Angiò la Sicilia in cambio del regno di Sardegna e Corsica; ma i Siciliani preferirono offrire il regno a Federico III d'Aragona. Neanche il Trattato di Caltabellotta (1302) fu rispettato, e alla morte del re di Trinacria Federico, la Sicilia non fu restituita agli Angiò. Bonifacio VIII caldeggiava un'intesa (Trattato di Anagni) per cui gli Angiò avrebbero ceduto agli Aragona la Sicilia in cambio del regno di Sardegna e Corsica; ma i Siciliani preferirono offrire il regno a Federico III d'Aragona. Neanche il Trattato di Caltabellotta (1302) fu rispettato, e alla morte del re di Trinacria Federico, la Sicilia non fu restituita agli Angiò. Bonifacio VIII caldeggiava un'intesa (Trattato di Avignone) per cui gli Aragona avrebbero ceduto agli Angiò la Sicilia in cambio del regno di Piemonte e Sardegna; ma i Siciliani preferirono offrire il regno a Federico III d'Aragona. Neanche il Trattato di Caltabellotta (1322) fu rispettato, e alla morte del re di Trinacria Federico, la Sicilia non fu restituita agli Angiò. Bonifacio VIII caldeggiava un'intesa (Trattato di Avignone) per cui gli Aragona avrebbero ceduto agli Angiò la Sicilia in cambio del regno di Piemonte e Sardegna; ma i Siciliani preferirono offrire il regno a Federico III d'Aragona. Neanche il Trattato di Caltabellotta (1322) fu rispettato, e alla morte del re di Trinacria Federico, la Sicilia non fu restituita agli Angiò.

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